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Autore: crazyfrog95    22/09/2014    13 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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I Tre Sannin


 

L'enorme rospo si guardò intorno, cercando l'eremita. Poi, un movimento sulla sua testa attirò la sua attenzione. Alzando lo sguardo, distinse la figura di Naruto.

«Ehi, tu, ragazzino! Che ci fai sulla mia testa!? Dov'è Jiraiya? Non è stato lui a evocarmi?»

«No Gamabunta! Non sono stato io!»
Jiraiya lo chiamò dal basso, attirando così la sua attenzione. Gli occhi a pupilla rettangolare del rospo lo individuarono, e questo si rivolse a lui.

«Jiraiya! Cosa ci faccio qui? E se non sei stato tu a evocarmi, chi è stato?»
«Ehm, ehm...»
Naruto si schiarì la voce, e solo allora l'enorme rospo gli dedicò la sua attenzione.

«Chi sei tu, ragazzino?»
«Il mio nome è Naruto Uzumaki, figlio del Quarto Hokage di Konoha, Minato Namikaze, e sono stato io a evocarti!» La sua espressione compiaciuta, anche se affaticata, non lasciava spazio a dubbi.

«E così tu saresti il figlio di Minato...» Gamabunta ricordava benissimo quell'allievo di Jiraya, il più potente ninja che lo avesse mai controllato. Il rispetto che provava per lui aveva resistito anche dopo la sua morte, e ora suo figlio lo aveva evocato.


«Gamabunta, Naruto ha appena imparato la Tecnica del Richiamo. Cosa ne dici, dato che è stato in grado di evocare addirittura te, è degno di sottoscrivere il contratto dei rospi?»

Gamabunta ci pensò su, e alla fine rispose.
«No. Normalmente avrei considerato la mia evocazione come una prova più che sufficiente, ma qui ho di fronte il figlio di una vera leggenda. Lo metterò alla prova personalmente: se riuscirà a restare aggrappato a me per tre ore, non solo potrà evocare qualunque rospo, e ne avrà l'obbedienza assoluta, ma lo prenderò come mio compagno d'armi personale. Che ne dici ragazzino, accetti?»

Gamabunta lo guardò con aria di sfida. Non aveva mai proposto spontaneamente a nessuno di diventare suo compagno d'armi personale, Jiraiya e Minato avevano dovuto faticare non poco per avere questo onore, e l'espressione stampata sul volto di Jiraiya lasciava ben immaginare quanto fosse scioccato dalla proposta del sovrano dei rospi (e anche infastidito, dato che conquistare l'obbedienza di Gamabunta era stata una delle sue più grandi fatiche, e Naruto si vedeva offerta una simile occasione praticamente gratis).

Naruto non sembrava minimamente intenzionato a ritirarsi: con un ghigno, guardò dritto negli occhi il rospo gigante, e rispose: «Io sono Naruto Uzumaki, e non mi arrendo davanti a niente!»
E si aggrappò al mantello di Gamabunta, mentre questo partiva a tutta velocità.


Tre ore più tardi, Naruto era sfinito: Gamabunta aveva compiuto acrobazie incredibili per tentare di disarcionarlo, ma lui non aveva mollato, e alla fine Gamabunta si era dichiarato soddisfatto. Aveva impresso un nuovo kanji accanto alla sua firma sul contratto, identico a quelli che completavano i nomi di suo padre e dell'Ero-Sennin, prima di sparire in un'enorme nuvola di fumo. Quel simbolo lo contraddistingueva come alleato del sovrano dei rospi, e non poteva fare a meno di sentirsi estremamente fiero di quella conquista. Dopo aver firmato, continuò per qualche altra ora ad allenarsi nella tecnica del richiamo, e conobbe anche Gamakichi, il principe dei rospi figlio di Gamabunta, un piccolo rospetto arancione che parlava un po' troppo. Benchè irritante, Naruto fece rapidamente amicizia con lui, e i due si allenarono insieme finchè il biondo non cadde a terra stremato.


Dopo averlo lasciato riposare un po', Jiraiya ricominciò a farlo allenare. «Benissimo Naruto, ora che hai padroneggiato la Tecnica del Richiamo, sei pronto per imparare il Rasengan.»

Jiraiya gli spiegò il funzionamento della tecnica, attingendo direttamente dal diario e dalla sua conoscenza personale, e lo sottopose a prove di tre gradi di difficoltà.
La prima consisteva nel far esplodere un palloncino pieno d'acqua, facendola roteare al suo interno tramite il movimento del chakra. La seconda era lo stesso esercizio, ma con una palla di gomma, per dare potenza alla rotazione. La terza prova era la più difficile: lo stesso esercizio veniva eseguito in un palloncino comunemente gonfiato d'aria, ma questo non doveva esplodere. Questa prova serviva ad insegnare al biondo a mantenere la rotazione del chakra confinata in una zona ristretta. Naruto ebbe non poche difficoltà in questa terza parte.

Un grosso aiuto venne dal suo uso della Tecnica della Moltiplicazione: Jiraiya gli aveva spiegato che se, per esempio, 10 cloni eseguivano uno stesso esercizio, l'esperienza di ognuno si sommava a quella dell'originale, moltiplicando per 10 la velocità di apprendimento. Grazie all'enorme quantità di chakra che Naruto possedeva, poteva creare un'infinità di copie, e così il suo allenamento divenne vertiginosamente più veloce. Quando giunsero al villaggio in cui si trovava Tsunade, due giorni dopo, Naruto era riuscito a creare un Rasengan abbastanza completo, ma molto instabile e piuttosto deforme. Con un po' di giorni di pratica avrebbe imparato a dominarlo alla perfezione.

I due si misero a cercare la donna in questione. Jiraiya aveva raccontato a Naruto dei vizi per i quali era tristemente famosa la principessa delle lumache: l'alcol e il gioco d'azzardo. Perciò i due perlustrarono tutti i bar e i casinò del villaggio.


In uno di quei bar, una donna con due codini biondi e un enorme seno, accompagnata da una mora di aspetto più anonimo, finiva il suo sesto biccchiere di sakè.

«Shizune, va a preparare i bagagli, domani mattina ripartiamo»
La donna chiamata Shizune annuì frettolosamente: «Si signorina Tsunade» e si diresse verso le camere.
Tsunade si avviò verso l'uscita del bar, intenzionata a passare ancora qualche ora nella sala giochi lì accanto. Anche se non vinceva quasi mai, il gioco era una passione troppo grande per lei da reprimere, e aveva finito per indebitarsi con un sacco di persone. I suoi creditori, infatti, le davano continuamente la caccia, per cercare di recuperare i loro soldi. Era uno dei motivi che la spingevano a viaggiare ininterrottamente. Avvicinandosi all'uscita, però, andò a scontrarsi con quello che le parve un uragano biondo, che la fece cadere sul sedere. Anche il biondino si rialzò dolorante.

«Ahi, che botta... Mi scusi, vecchia signora, non l'avevo...» Naruto non fece in tempo a scusarsi, che la donna in questione lo sollevò, tenendolo per la collottola e guardandolo con occhi di fuoco.

«Come osi darmi della vecchia, maleducato! Ma dico, almeno ci vedi?» Urlò la donna, riferendosi chiaramente al suo aspetto da trentenne tremendamente sexy. Tsunade non se l'era presa per la caduta accidentale, ma nessuno poteva chiamarla vecchia, era una cosa che la faceva andare fuori di sè...

In quel momento, entrò anche Jiraiya, salvando il suo allievo da una morte prematura. Tsunade fu talmente contenta di rivedere il suo amico e compagno di squadra che lasciò andare subito Naruto, dimenticando la sua rabbia, e correndo ad abbracciare l'eremita. Questo non perse occasione per comportarsi nuovamente da pervertito, guadagnandosi un bel cazzotto della bionda, che lo mandò a piantarsi nel pavimento.


Quando il vecchio si riprese, i tre andarono a sedersi in un tavolo appartato, a riparo da orecchie indiscrete.
«Allora, Jiraiya, cosa ti porta qui, e chi è questo ragazzino?»
Naruto, sentendosi chiamato in causa, rispose con un sorriso.

«Piacere, vecchia Tsunade, (La donna lo guardò come volendolo polverizzare dopo quel nuovo appellativo, e anche Jiraiya diede uno scappellotto a Naruto per farlo smettere) il mio nome è Naruto Uzumaki, e sono il figlio di Minato Namikaze.»

Tsunade restò piuttosto sorpresa, ma in effetti la somiglianza con suo padre era innegabile. Il carattere, invece, era senza dubbio quello di Kushina...

«Siamo venuti a cercarti...» iniziò Jiraya «...perchè abbiamo un'importante comunicazione del maestro Sarutobi per te.»
«Ovvero?» Tsunade alzò un sopracciglio: cosa voleva dirle il loro vecchio maestro?
«Vuole che tu lo sostituisca. Ti sta offrendo di diventare il Quinto Hokage.»


La bionda restò esterrefatta da quella proposta. Il suo maestro le stava chiedendo di diventare il nuovo capo del Villaggio della Foglia! Ma nello stesso momento, notò un'aria piuttosto stizzita sul volto di Naruto.

«Ho bisogno di pensarci» disse dopo una pausa.
«Non so darti una risposta così su due piedi. Ma il tuo allievo non mi sembra così contento.» Aggiunse voltando lo sguardo verso il Jinchuuriki.

«Beh, in effetti non molto.» iniziò a rispondere il biondo
«Non fraintendermi, non ho assolutamente nulla contro di te, ma diventare Hokage è il mio sogno, ed è abbastanza fastidioso vedere qualcuno che lo diventa prima di me...»


Tsunade restò di sasso. Il suo stesso sogno... Il LORO stesso sogno. Quel ragazzino glieli ricordava tremendamente entrambi. Dan e Nawaki: il suo amato, morto anni prima, e il suo fratellino, anch'egli passato a miglior vita. Per cercare di fare ammenda per non essere stata capace di salvarli, aveva preso con sè la nipote di Dan, Shizune Kato, e ne aveva fatto la sua allieva, insegnandole le arti mediche. Ma Tsunade sapeva bene che Shizune soffriva molto a stare lontana dal Villaggio per così tanto tempo. Era ora di rientrare, era arrivato il momento di tornare a casa.

«E sinceramente...» continuò il biondo «... con i tuoi vizi non mi sembri la persona più adatta a ricoprire il ruolo del Sandaime...» Tsunade a quell'affermazione scattò in piedi.

«Ma come osi, chi credi di essere per giudicarmi? Ti ricordo che io sono una Sannin, come Jiraya, e che sono la nipote del Primo Hokage! Se credi di essere migliore di me, vieni fuori e affrontami.»

«E perchè dovrei farlo? So che mi batteresti senza difficoltà.» Naruto non era uno che si tirava indietro, ma contro un ninja del calibro di Tsunade sapeva di non avere alcuna possibilità.
Tsunade si aprì in un sorrisino malizioso: «Perchè altrimenti mi giocherò tutti i tuoi risparmi.» Disse sventolando davanti al biondo il suo salvadanaio a forma di rospo.

«Ma quando me l'hai rubato? Non me ne sono neanche accorto!»
Al che, Naruto si alzò e la seguì fuori, conscio di non avere molta scelta.
«Non preoccuparti. Se mi impressionerai, non solo ti restituirò i tuoi soldi, ma avrai un regalo speciale da parte mia...»
Jiraiya capì a cosa la donna si stava riferendo: la collana che indossava. Era stata creata dallo Shodaime con del chakra naturale cristallizzato, e aveva il potere di sopprimere il chakra demoniaco: a Naruto sarebbe stata estremamente utile per tenere sotto controllo il Kyuubi.


I tre uscirono dal locale, e si diressero fuori dal villaggio, fermandosi in una radura. Naruto si preparò ad attaccare Tsunade, ma prima che potesse farlo una voce gelida risuonò per la radura.
«Ma che piacevole sorpresa... Due piccioni con una fava.»
I tre sussultarono nel riconoscere il proprietario di quella voce...


Venne fuori dalla foresta lì vicino, con i suoi capelli neri lunghi e fluenti e la carnagione pallida, accompagnato da un ragazzo con i capelli grigi e un paio d'occhiali: Kabuto e Orochimaru.

I due Sannin mostrarono la loro espressione più furibonda nello squadrare il loro compagno traditore, mentre Naruto rabbrividiva al ricordo del loro ultimo incontro...

«Orochimaru! Cosa diavolo ci fai tu qui?» Tsunade si rivolse in modo irato all'ex-compagno.
«Eravamo venuti a cercare te, Tsunade...» La voce melliflua di Kabuto, che ora sfoggiava un coprifronte del Suono, rispose alla domanda.
«Il maestro Orochimaru vuole che tu venga con lui. Non ci aspettavamo di trovare qui anche il ragazzo della Volpe a Nove Code, ma è un'occasione in più per catturarlo.»
«Già, e poi non vedevo l'ora di regolare i conti con te, Jiraiya... Ne è passato di tempo da quella volta, vero?»
Orochimaru si rivolse al vecchio, che ricordava benissimo quando quella notte lo aveva inseguito, tentendo di riportarlo indietro. Dolorante e pieno di ferite: ecco come era tornato al villaggio. Quello era stato il suo più grande fallimento.

«Naruto...» chiamò il suo allievo con voce seria e determinata
«Tu stanne fuori. Solo io e Tsunade possiamo affrontare Orochimaru. Tu cerca di tenere impegnato il suo tirapiedi. Se intervenisse, potrebbe crearci problemi...» Con un cenno d'intesa rivolto a Tsunade, i due si scagliarono all'attacco dell'eremita dei serpenti, trascinandolo lontano, mentre Kabuto e Naruto si trovavano faccia a faccia.

«E così, sei una spia...»
L'espressione di Naruto era una maschera di ghiaccio. Non si era mai fidato di quel tipo, e aveva fatto bene. Si era rivelato un servitore di Orochimaru. Come probabilmente tutto il Villaggio del Suono.

«Non è il momento di parlare...» le mani del grigio di ricoprirono di uno strato di chakra biancastro. «Combatti!» e i due si lanciarono l'uno contro l'altro...


I tre Sannin erano finiti a circa un chilometro di distanza. Orochimaru si avventò con le sue zanne contro Jiraiya, mirando al collo, e questo eresse una barriera con i suoi capelli, divenuti ritti e appuntiti come la pelle di un riccio. Il Sannin dei serpenti fu costretto a retrocedere, mentre Tsunade lo caricava con una potente sequenza di colpi. Con la tecnica dell'Ombra della Serpe, con la quale evocava dei serpenti dalle sue braccia, Orochimaru riusciva a tenere i due a debita distanza. Dopo alcuni minuti, tutti e tre decisero contemporaneamente di portare lo scontro a un livello superiore. Insieme, evocarono le loro creature più potenti.

«Tecnica del Richiamo!»
All'unisono, utilizzarono la tecnica che Naruto aveva padroneggiato pochi giorni prima. Jiraiya si trovò sulla testa di Gamabunta, mentre Tsunade cavalcava Katsuyu, una lumaca gigante, con diversi poteri di divisione e guarigione. Orochimaru li fissava dall'alto dell'enorme Manda, il sovrano dei serpenti, un enorme rettile viola con quattro corna che incoronavano la sua testa. Orochimaru gli aveva promesso dei sacrifici per ogni battaglia in cui lo avrebbe affiancato, e offrirgli i suoi due ex-compagni come tributo gli sembrava un'idea niente male.


Jiraiya e Gamabunta attaccarono subito: Gamabunta bersagliò il serpente con un getto d'olio, mentre il bianco diede fuoco al liquido con una fiammata dalla sua bocca.

«Arte del Fuoco: Fiato Incendiario del Rospo!»
L'enorme vampata di fuoco investì in pieno Manda, che però sfuggì al colpo facendo una rapida muta, lasciando che solo la sua pelle bruciasse. Il vero serpente si lanciò contro Gamabunta, che tentò di usare la sua katana per bloccare il colpo. Manda lo disarmò, ma mentre stava per colpire nuovamente Tsunade sfruttò la sua enorme forza per afferrare la spada del rospo, e la usò per inchiodare il muso dell'enorme rettile al suolo. Privo di mobilità, il sovrano dei rospi non potè far nulla per evitare che il suo compagno d'armi venisse attaccato direttamente dai due Sannin.

Orochimaru si ritrovò ad affrontare i suoi vecchi compagni in un corpo a corpo. Anche se erano in due, con la sua velocità riusciva a tenere testa a entrambi. Arrivarono ad un punto in cui si fermarono, in cerchio, fissandosi in cagnesco...


Naruto e Kabuto combattevano con tutte le loro forze. La superiorità numerica su cui Naruto poteva contare grazie alla sua tecnica di moltiplicazione era costantemente respinta dalla Tecnica del Bisturi di Chakra di Kabuto, con la quale questo bersagliava i muscoli dell'avversario, tentando di immobilizzarlo. Naruto era già stato colpito una volta, sulla gamba sinistra, ma poi era riuscito a fare in modo che l'avversario si colpisse da solo a un braccio. Con sua grande sorpresa, però, il grigio era stato capace di curarsi, e riprese a combattere come se nulla fosse. Questo complicava le cose: se il suo avversario era un ninja medico, doveva finirlo subito, senza dargli il tempo di rigenerarsi.

«Arrenditi, ragazzino, non hai speranze. Ora morirai!» E Kabuto si avventò contro di lui.

Naruto creò velocemente una copia, bloccando l'avversario, mentre nella sua mano destra veniva concentrata una grande quantità di chakra, che prese a vorticare freneticamente: era arrivato il momento di testare la sua nuova tecnica.

«Io diventerò Hokage. Finchè non ci sarò riuscito non morirò, a qualunque costo!»
La sfera di chakra si formò completamente, era perfetta, e lui portò il braccio a colpire il torace dell'avversario.
«RASENGAN!!»

L'avversario fu spinto da una forza tremenda contro una roccia, vorticando nell'aria. Sul suo stomaco erano evidenti i segni causati dalla tecnica: una fitta rete di tagli spiraleggianti. Senza riuscire a rialzarsi, Kabuto voltò la testa verso il luogo dove anche il suo maestro era in netta difficoltà...


«Da oggi, non esiste più la Triade Leggendaria. Tu non sei più un nostro compagno, sei solo un traditore!!»
Guidata da una furia cieca, Tsunade si avventò contro l'eremita dei serpenti, cogliendolo di sorpresa. La sua sequenza di colpi fu devastante, e lo mandò a schiantarsi vicino alla roccia dove anche il suo allievo giaceva, sconfitto da Naruto.

«Ugh... Per questa volta... Siamo costretti a ritirarci...»
Kabuto capì il messaggio, e con le ultime forze utilizzò una Tecnica del Richiamo Inverso, trasportandosi via assieme al maestro.


I tre si riavvicinarono. Naruto era abbastanza malconcio, ma Tsunade lo rimise in sesto in pochi minuti.

«Sei stato davvero bravo, Naruto. Per sconfiggere Kabuto hai usato il Rasengan, e ti è riuscito alla perfezione.» disse con tono soddisfatto, mentre si slacciava la collana che portava al collo.
«Questa ora appartiene a te. Era del Primo Hokage, e ti sarà molto utile in futuro. Ora è meglio tornare in albergo. Sono certa che un giorno riuscirai a diventare Hokage. Ma, per ora, quel ruolo lo occuperò io.» Jiraiya sorrise: Tsunade aveva accettato.

Arrivati in albergo, i tre si stabilirono nella stanza di Tsunade, dove Naruto conobbe Shizune, e insieme fecero i bagagli, aggiornando la mora sugli ultimi eventi e decisioni. La mattina dopo, i quattro si misero in marcia verso il Villaggio della Foglia.


 

   
 
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