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Autore: mary fox time    22/09/2014    1 recensioni
Sakura Haruno è una quindicenne che frequenta il liceo. Qui s' innamora di un ragazzo allegro, positivo, ottimista e sorridente: Naruto Uzumaki. Ormai ha realizzato di aver trovato la persona giusta, ma la travolgerà un vento che cambierà la sua vita completamente...
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(tratto dal testo)
Chiesi “ Perché stai parlando con me e soprattutto di questo?!”
Rispose “ Perché io non lo ho ancora superato, non l’ ho dimenticato, ma pensai che se non ero morto, dovevo andare avanti, che se succedono cose del genere c’è un motivo che prima o poi scoprirai”
Domandai “ E qual è il motivo della tua tragedia?”
Rispose “ Dovevo aiutare te ad alzarti!”
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sai/Ino, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 16: La notte dei fulmini

Mi addormentai dopo circa un’ ora senza essere riuscita a prendere sonno.
Mi addormentai pensando a Naruto e “ovviamente” lo sognai: stava con Hinata ed era felice, si vedeva. Poi arrivavo io e glielo rubavo. Con me lui si ammalava. Vedevo il suo corpo che a poco a poco moriva.
Poi c’è stato il suo funerale dove vi era anche la sua ex fidanzata che piangeva disperata. A fine celebrazione, lei mi vide, mi venne incontro. Mi guardava come se avesse davanti un assassina. Era così che la pensava. Continuava  a piangere. Non faceva niente per fermare quel flusso di lacrime. Sembrava volesse che io vedessi ancora di più cosa le avevo fatto uccidendo Naruto. Poi disse: “ È colpa tua. Se non fosse per te, lui sarebbe ancora vivo. Sarebbe felice. Sarebbe ancora con me e non avrebbe mai sofferto. È colpa tua. Spero che il senso di colpa ti divori come il dolore sta lacerando me. È colpa tua.”. iniziai a piangere anch’ io, solo che al contrario di lei, mi coprivo la faccia con le mani, come se cercassi di nascondere le mie colpe.
Subito dopo mi trovavo su una strada buia. Con me c’era anche Naruto, solo che lui era sdraiato al mio fianco. Entrambi avevamo le catene ai polsi.
Lui si svegliò. Mi chiese cosa ci facessi lì.
Lo abbraciai felice di rivederlo e risposi che non lo sapevo. Lui si liberò dalle mie braccia. Continuò: “Sakura... io sono morto!
Cosa ci fai ancora qui? Perchè non ti sei liberata se hai la forza di farlo?” rimasi avvilita e non seppi più cosa fare. Naruto mi indicò di guardare. Vidi che vicino alla strada dove eravamo seduti, ce ne era un’altra. In essa c’era Sasuke. Era un po’ lontano da noi. Significava che lui stava andando avanti.
Intanto quest’ultimo mi osservava come se stesse vedendo una bambina appena caduta.
Oltre a quelle due, ce ne erano altre di vie, seguite dai miei amici. Ino e Sai erano insieme. Quelle di Shikamaru e Temari si avvicinavano poco a poco, come per Gaara e Matsuri, Neji e TenTen.
Loro mi avevano detto in precedenza di avere un debole per quei ragazzi.
Poi tornai a guardare Sasuke. Quando mi notò osservarlo... lui iniziò ad avvicinarsi tagliando la sua strada per farla incrociare con la mia... e continuò ad avanzare.
Mi raggiunse che io stavo piangendo di nuovo. In quel momento vivevo il fatto in terza persona: guardavo da un’altra prospettiva tutta la scena.
Lui raggiunse la me da cui si dirigeva. Si accucciò, si avvicinò, prese le catene con tutte e due le mani e come dei fili da cucito le spezzò.
Naruto sorrise. Io ricordai quella sensazione che avevo vissuto quando Sasuke mi aveva abbracciato la prima volta che ci parlammo da soli.
Aprii gli occhi. Mi aveva svegliato un tuono. Fuori pioveva. Non mi era mai piaciuto il temporale e specialmente i suoi fulmini: il loro rumore mi dava sempre l’impressione che il cielo stesse cadendo a pezzi e che il mondo stesse di conseguenza finendo.
Mi alzai. Tanto non sarei riuscita a riaddormentarmi.
Mi diressi nella cucina del tempio: era lì che ci ospitavano.
Mi preparai un tè ai mirtilli. Quella bevanda era sempre riuscita a rilassarmi.
Mentre essa iniziava a bollire sentii dei passi avvicinarsi. Mi paralizzai dalla paura. Non mi muovevo più.
Solo quando entrò nella stanza Sasuke i miei muscoli si rilassarono e mi lasciai cadere a terra pesante. Il temporale aveva svegliato anche lui. Gli chiesi se voleva anche lui il tè e accettò.
Ci sedemmo a berlo in silenzio. Ogni tanto lo osservavo con la coda dell’occhio: speravo che solo guardandolo avrei potuto ottenere delle risposte.
Lui non mi diceva mai niente di sè. Rimaneva sempre impassibile. Saltava fuori solo se ne avevo bisogno altrimenti rimaneva in disparte a vivere  la sua vita mentre controllava che io nella mia non combinassi casini. Era un tipo strano, contorto fino al midollo e a me le cose inrisolvibili non  erano mai andate a genio. Volevo avere le cose chiare. Volevo capirci un po’ di più su di lui, sui suoi pensieri, sui suoi problemi. Dentro stava male e volevo poterlo aiutare come lui aiutava me. Volevo dargli quel senso di sicurezza che lui sapeva trasmettermi nonostante non lo conoscessi a pieno. Mi fidavo di lui e non ero il tipo che provava certe cose senza desiderarle contraccambiate. Forse era solo questo o forse era il semplice fatto che quel ragazzo in qualche modo era magnetico e la sua sfacciataggine ti faceva corrodere di rabbia e allo stesso tempo ti spronava a volerne sapere di più.
Odiavo quei pensieri, odiavo quelle sensazioni, odiavo che Sasuke mi continuasse a proteggere come fosse un angelo custode mandato da Naruto.
Odiavo quel biondo perchè ogni giorno da quando se ne era andato, la sua immagine nella mia memoria si sbiadiva e mi impediva di mantenere la mia promessa.
Odiavo Sasuke perchè in quel periodo aveva occupato gran parte dei miei pensieri senza il mio permesso. Lo odiavo perchè la sua immagine era sempre limpida mentre quella di Naruto no. Detestavo il fatto che io davanti a tutto quello ero impotente, non avevo la forza necessaria per fermare la mia voglia di capirci di più. Così decisi di accettare quel difetto e soddisfarlo. Pensavo che il giorno in cui io avrei imparato tutto di Sasuke, forse i miei pensieri si sarebbero placati, avrebbero ripreso il flusso di prima e specialmente ... avrei continuato a ricordare Naruto.
Sentii Sasuke chiamarmi. Forse mi ero imbambolata e non me ne ero accorta.
Chiese: “Scotta per caso?”
Negai. “Perchè?”
Sulla sua faccia si allargò quel sorriso arrogante che mi dava sui nervi e rispose: “Sei tutta rossa ... ... fiorellino!”
 
Mentre cercavo qualcosa da rispondere le luci della stanza si spensero: era saltata la corrente a causa di un fulmine.
Mi strinsi nelle spalle spaventata. Mi abbracciai cercando di darmi sicurezza e di simulare in qualche modo la stretta di Naruto. Non ci riuscii.
Nella mia testa continuavo a ripetermi di stare tranquilla, ma non serviva a niente. Mi sentivo sola nel buio di un vuoto immenso. Sasuke si era dileguato. Avevo sentito i suoi passi allontanarsi poco prima e questo aveva fatto in modo che la mia ansia si amplificasse. Un fulmine scheggiò il cielo e se ne sentì il suo boato. Era così forte e spaventoso che tirai un urlo di paura. Mi sentii più libera, ma non del tutto e non volevo svegliare gli altri. Cercai di alzarmi in piedi e di dirigermi nella mia stanza per sentirmi protetta almeno un po’ dal morbido del cuscino e delle coperte. Verso circa metà strada ci fu un altro fulmine e dopo tre secondi il suo rumore.
Dopo una lieve ventata d’aria la mia schiena si riempì di brividi e cercai di accelerare il passo.
Andai a sbattere. Per istinto aprii la bocca per urlare. Ma una mano me la tappò e allora cercai di urlare ancora più forte.
“shhh… vuoi stare zitta o no? È solo un temporale” era Sasuke e mi aveva fatto prendere un colpo.
Smisi di gridare e lui mi liberò le labbra. Mi bruciavano gli occhi dal sollievo che fosse lui e non qualcun altro di simile a un ladro.
Gli risposi: “Tu sei un uomo. Io no e mi fanno paura i temporali”.
Disse: “Chi ti dice che un uomo non ha paura? Non siamo tutti uguali e poi siamo umani anche noi.” Gli chiesi se anche lui temeva quelle luci naturali e i loro suoni.
Rispose: “No …e poi ho solo detto che l’uomo che non ha paura di niente è uno stereotipo. Anzi, qualcuno può anche essere più spaventato di te, ma se lo tiene dentro. Non come te che lo sbandieri volentieri svegliando tutto il tempio.” Mi venne da ridere e piansi come una bambina. Ero felice che lui fosse così. Ero felice che fosse una delle poche persone che mi capiva e mi faceva ridere prendendomi in giro.
Ma in quel momento lui non si rese conto che quelle erano lacrime di gioia, che si liberavano di tutta quella tensione accumulata prima e che era riuscito a liberare con una battuta sarcastica.
Infatti si scusò, aggiungendo, ‘se è colpa mia ’ .
Io invece lo abbracciai e gli bagnai tutta la maglia bianca del pigiama. E dopo un momento di confusione lui ricambiò con una stretta forte. Gli stavo praticamente facendo la doccia con le mie lacrime che sapevano di mare e lui se ne stava fregando.
Da quel momento in poi i fulmini non li sentii più. Forse perché il temporale era cessato, forse perché non li volevo ascoltare, forse perché quell’abbraccio era fatto apposta per isolare quei suoni che facevano male.
Decisi che quello sarebbe sempre stato il mio riparo nei momenti di pioggia.
 
Quando mi calmai e capii che i tuoni non erano finiti, mi sedetti appoggiata al muro e Sasuke rimase in piedi. Ma dopo dieci minuti si stancò e si sedette vicino a me.
Di fronte a noi c’era la porta finestra e si vedeva tutto quello che succedeva fuori. Quell’attimo mi ricordò il tramonto sulla spiaggia che vidi con Naruto. Ricordai che quella volta lo avevo continuato a guardare apposta per non dimenticarlo mai.
In quel momento invece detestavo quell’immagine perché faceva così male.
Mi venne da piangere, ma non lo feci.
I miei pugni si strinsero con rabbia al punto da rendere le nocche bianche… e basta.
Sasuke se ne accorse e prese la mia mano sciogliendola da quella tensione. La strinsi e mi accorsi che anche lui lo stava facendo. Lo guardai e i suoi occhi erano vuoti e tristi.
Volevo aiutarlo come lui sosteneva me.
L’altra mano la appoggiai alla sua. Mi guardò e sorrisi.
Sorrise anche lui e con la mano che gli avevo appena occupato lui mi diede un colpetto sulla fronte. Non me l’aspettai, ma mi fece male.
Alla fine disse, con un sorriso non arrogante, ma che voleva sembrarlo: “Grazie fiorellino”
.

angolo autrice:
'giorno genteee XD
allora volevo ringraziare chi ha recensito, messo questa storia
tra le seguite, ricordate o preferite.
Grazie a tutti.
Se avete notato qualche errore o avete qualche domanda
ditemi pure che io penserò a correggere e a rispondere
ciao e alla prossima
mary fox time =)
  
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