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Autore: Mikoru    22/09/2014    1 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 10

Un passo dietro l'altro

«Luniel?»

Nessuna risposta.

«Luniel!»

Ancora un ostinato silenzio.

Allo sbuffo di Alistair fece eco il sospiro di Leliana. Da Morrigan nessuna reazione.

Stavano percorrendo una strada che attraversava una serie di basse colline, poiché la Gran Via in quell'area era notevolmente in rovina, e quindi la dalish aveva la scusa per stare in testa al gruppetto in modo da verificare eventuali tracce.

«Per il Creatore, avete davvero intenzione di non rivolgerci più la parola?» sbottò l'ex templare. «Avanti, state di nuovo reagendo in modo spropositato, ve ne rendete conto?»

Sì, Luniel se ne rendeva conto, ma più il Custode insisteva nel cercare di farla ragionare, più a lei veniva istintivo reagire male e rinserrarsi maggiormente nel suo atteggiamento scostante. La qual cosa non faceva altro che aumentare il suo stesso nervosismo, dal momento che la ragazza stava mettendoci tutta la sua buona volontà per finire di comportarsi in quel modo. In quei cinque giorni trascorsi da quando Alistair le aveva rivelato la verità sulle conseguenze dell'Unione, lei non aveva fatto altro che rimuginarci. E se dapprima la collera era stata l'emozione predominante, a poco a poco aveva iniziato a scemare, man mano che Luniel rifletteva e analizzava la situazione – anche grazie a un paio di lunghe notti insonni – fino a giungere alla conclusione che la rabbia non l'avrebbe portata a nulla. Avrebbe potuto infuriarsi e piangere quanto voleva, ma alla fine non sarebbe cambiato proprio alcunché.

Sennonché, appunto, le pressioni di Alistair per cercare di calmarla e di ripristinare una parvenza di dialogo avevano avuto l'effetto di rinfocolare quella collera che lei stava tentando in ogni modo di acquietare. Soprattutto perché, per quanto irrazionale fosse la cosa, lo considerava responsabile della sua condizione per il solo fatto di avergliela rivelata.

Alla fine, due giorni addietro, Luniel era esplosa come nei primi tempi della loro fuga da Ostagar e gli aveva urlato addosso con un tale livore da farlo impallidire di sdegno. Al tentativo di Leliana di placarla, aveva gridato anche contro di lei, lasciandola triste e dispiaciuta; a quel punto la Sorella, al pari di Morrigan, aveva scelto di non approcciarla più finché non si fosse calmata da sola. Alistair non le aveva più rivolto la parola fino all'indomani – senza ottenere risposta, ovviamente – e poi fino a poco prima. Considerando quanto doveva essere offeso con lei, era una notevole concessione; Luniel doveva riconoscerlo. Forse perché, a mitigare l'irritazione del giovane nei suoi confronti, c'era la consapevolezza che stavano avvicinandosi sempre più alla Torre del Circolo, dove Alistair si sarebbe riunito al suo amico. E dove, in aggiunta, avrebbero richiesto l'aiuto dei maghi contro il Flagello, avvalendosi dei Trattati.

«Templarucolo» lo chiamò Morrigan. «Hai mai pensato che forse, se stessi zitto, le faresti un favore? Mi è parso che sia la tua voce a farla innervosire.»

«Non ricordo di avervi interpellata» reagì lui.

«Non ricordo che mi sia stato impedito di esprimere le mie opinioni.»

Alistair sbuffò. «Una vera disgrazia, a mio parere.»

«Trovo che la vera disgrazia» ribatté la maga, serafica, «sia che tu abbia la capacità di parlare, ma non quella di ragionare. E a farne le spese siamo noi.»

«Quanta gentilezza. Davvero deliziosa.»

«Mi rincresce non poter ricambiare la cortesia elogiando il tuo intelletto.»

«Sentite, voi–»

«Oh, guardate!» cinguettò Leliana, interrompendo il diverbio. «C'è un carro!»

Effettivamente, a poco più di cento iarde da loro si trovava un carro, il cui carico era coperto da un telo, in evidente difficoltà: era finito in parte fuori strada, con le due ruote di destra impantanate nel piccolo fosso che correva di lato al sentiero. Attaccato alle stanghe c'era un cavallo da traino, basso e robusto, che pareva piuttosto agitato. Lì attorno, nell'inutile tentativo di liberare il mezzo da quell'impaccio, si affannava una figura tozza e tarchiata.

«Un nano?» si stupì Alistair.

«Deve trattarsi di un mercante» suppose Leliana.

Mentre si avvicinavano, il nano si accorse di loro e si voltò a fissarli fra la curiosità e il sospetto, sgranando poi gli occhi con un certo panico nel notare Ascher. Aveva i capelli castani, folti baffi e barba di media lunghezza, che sul mento era raccolta in alcune lunghe treccine unite fra loro in punta. I suoi abiti, di fattura semplice, erano puliti e di buon tessuto.

Da dietro il carro spuntò un altro nano, privo di barba e decisamente più giovane del primo, e dall'aria poco sveglia. Grattandosi i corti capelli biondo scuro, tenne lo sguardo sui nuovi arrivati.

I quattro viandanti rallentarono il passo, in loro prossimità, e Luniel disse ad Ascher di rimanere indietro, poi Leliana si fece avanti con un sorriso gentile. «Salve, buon uomo» salutò. «Possiamo aiutarvi?»

Forse le sue vesti e il suo modo di fare cortese, insieme al viso onesto di Alistair, spinsero il nano a fidarsi, pur lanciando un'ultima occhiata dubbiosa al resto della combriccola, in particolare a Morrigan e al lupo che stava trottando via.

«Ve ne sarei davvero grato, amici miei!» esclamò quindi il nano. «Il vostro arrivo è davvero una benedizione della Pietra, io ormai non sapevo più a quali Antenati appellarmi.»

«Bene, vediamo di liberare questo carretto» disse Alistair, avvicinandosi al bordo del pianale.

Leliana lo richiamò. «Forse sarebbe il caso di togliere qualcosa da sopra? Per alleggerirlo.»

«Giusto, avete ragione» convenne il Custode. «Uh, possiamo, vero?» domandò poi, rivolto al proprietario del carico.

«Certo, certo» annuì quello. Sciolse i nodi che fissavano il telo, lo tolse e rivelò diverse casse di varie dimensioni, involti e sacchi; poi salì sul carro, seguito dall'altro nano. «Ecco.»

I due e Alistair iniziarono a spostare il carico, e subito dopo Leliana si unì a loro. La Sorella lanciò un'occhiata a Luniel, con una muta domanda negli occhi chiari, e l'elfa, levando i propri al cielo con un sospiro, si accostò per farsi passare le cose da posare a terra. Morrigan, invece, se ne rimase in disparte a braccia conserte.

«Sapete» iniziò il nano. «Quel fifone del mio cavallo si è spaventato per una lepre che gli ha tagliato la strada. Una lepre! Roba da matti! Ha fatto uno scarto ed ecco il risultato: ci ha fatti finire fuori strada. Io e mio figlio abbiamo provato a riportarlo sul sentiero, ma non c'è stato verso. È proprio una fortuna che siate sopraggiunti voi, non avrei saputo che fare, altrimenti. Non potevo certo lasciare qui il carro per andare a cercare aiuto, c'era il rischio che qualcuno me lo saccheggiasse. E a restare qui c'era il rischio di fare brutti incontri. Oh, a proposito, scusatemi se all'inizio vi ho guardati con sospetto, ma… Insomma, mi capite, no? Siete un gruppetto un po' bizzarro, se mi permettete.»

Accidenti, quanto parla… pensò Luniel, scrutandolo per un attimo con le sopracciglia inarcate. Intercettò lo sguardo di Leliana e l'altra ridacchiò piano.

«Oh, ecco, credo che abbiamo tolto abbastanza roba» stabilì il mercante. «Proviamo a spostarlo adesso.» I due nani scesero e, con l'aiuto di Alistair, iniziarono a sollevare il carro per riportarlo sulla strada.

Senza che qualcuno glielo dicesse, Luniel andò dal cavallo e gli mormorò qualche parola per calmarlo, poi lo afferrò per le briglie e, incitandolo a bassa voce, iniziò a tirarlo per farlo spostare e facilitare il lavoro degli altri.

Quando ebbero finito, il nano li ringraziò nuovamente. «Il vostro intervento è stato davvero tempestivo, miei cari amici, sono in debito con voi. Bodahn Feddic, al vostro servizio. Sono un mercante e un imprenditore.» Posò una mano sulla spalla del nano giovane. «Questo è mio figlio, Sandal. Su, ragazzo, saluta i nostri amici.»

«Salve» disse l'interpellato, con aria svagata.

Bodahn gli diede una pacca sulla spalla, guardandolo con orgoglioso affetto. «Il ragazzo è un po' tonto, ma se la cava piuttosto bene con gli incantamenti. Un Adepto della Calma ha detto che ha… Aspetta, com'è che ha detto? Ah, sì, un "talento immanente". Non sapevo neanche che una cosa del genere esistesse.»

Fu qualcosa che attrasse l'attenzione di Morrigan. «Incantamenti? Di che genere?»

«È in grado di infondere il lyrium in quasi ogni tipo di arma o armatura, anche se, ovviamente, alcuni dei pezzi più particolari avranno bisogno di più lyrium rispetto ad altri» spiegò il nano. «È un procedimento che solo alcuni fabbri di Orzammar conoscono, ma il mio ragazzo è in grado di eseguirlo con la loro stessa maestria. Vero, figliolo?» E di nuovo gli rivolse uno sguardo colmo di affetto e orgoglio.

Per tutta risposta, Sandal batté le mani ed esclamò: «Incantamento!»

«Le strade sono pericolose, di questi tempi» riprese Bodahn. «Posso chiedervi cosa vi porta qui? Forse siamo diretti dalla stessa parte.»

«Oh, be'» tentennò Alistair. «Siamo diretti a Kinloch Hold. Io e la fanciulla elfa siamo… be', siamo Custodi Grigi.»

La bocca chiusa mai, eh? pensò Luniel, irritata da quell'irresponsabilità. Il mugugno alle sue spalle le fece intendere che pure Morrigan la pensava come lei.

«Non mi dite!» s'illuminò il mercante, sgranando gli occhi di un celeste chiarissimo. «E andiamo anche nella stessa direzione. Che ne dite di proseguire insieme?»

Quanto meno il nano pareva onestamente bendisposto verso di loro, oltre a non essere certo una minaccia di per sé. Tuttavia, dopo l'esperienza di Palefort, era meglio stare all'erta.

Alistair si grattò la nuca. «Non temete di correre dei rischi rimanendo in nostra compagnia?»

«Oh, di sicuro meno che a viaggiare da soli» obiettò il nano. «E potrò rifornirvi di ciò che vi occorre, naturalmente a un prezzo di favore. Cosa mi rispondete?»

«Be'…» Il giovane si girò verso le compagne. Per un attimo il suo sguardo indugiò su Luniel e lui fece per aprir bocca, ma poi evidentemente si ricordò della loro situazione tutt'altro che cordiale. Allora si rivolse a Morrigan e Leliana. «Voi cosa ne pensate?»

La prima scrollò le spalle. «Fa' come ti pare.»

La Sorella, invece, sorrise e rispose: «Non vedo perché no.»

Alistair annuì. «D'accordo, allora» disse a Bodahn. «Viaggeremo insieme per un po'. Avete affari al Circolo dei Magi?»

«Oh, no. A dire il vero intendo raggiungere Redcliffe, ma passare a sud del lago è troppo pericoloso e ho scelto di allungare il percorso.»

«Capisco» commentò il Custode, rabbuiandosi un poco. Era evidente che quella zona ormai dovesse brulicare di prole oscura. «Noi dobbiamo fare tappa al Circolo, ma la nostra meta successiva è Redcliffe.»

Ma perché? Perché deve spiattellare proprio tutto?

«Quindi, se anche non proseguiremo il viaggio in compagnia, magari ci rincontreremo là.»

«In tal caso, io sarò sempre disponibile a fornirvi ciò che potrò al miglior prezzo possibile» sorrise Bodahn. «Ma adesso rimettiamoci in marcia e approfittiamo del paio d'ore di luce che ci sono ancora. Posate pure i vostri bagagli sul carro. E, se le donzelle lo desiderano, possono salirci a loro volta.»

«Oh, quasi quasi…» fece Leliana. Benché avesse sostituito le scarpe con gli stivali, a quanto pareva i suoi piedi risentivano ancora dei primi disagevoli giorni di viaggio. Tuttavia non si era mai lamentata, tranne in qualche rara occasione; di questo Luniel le dava merito.

«Approfitto dell'offerta, allora» disse Morrigan, sedendosi sul bordo del pianale. Leliana la seguì subito dopo.

Luniel scrollò le spalle. «Posso ancora camminare.»

«Ottimo!» esclamò Bodahn. «Andiamo, quindi.»

Quando si fermarono, in una radura poco distante dal sentiero, e iniziarono ad allestire l'occorrente per accamparsi, Alistair si premurò – come ogni altra sera precedente – di sondare i dintorni. «Bene. Non assicuro per eventuali banditi, ma almeno non ci sono prole oscura.»

«Ah, brutta storia» commentò Bodahn, mentre Sandal correva qua e là cercando di catturare una cavalletta. «Gran brutte bestie, quelle. Ne ho viste alcune vicino a Lothering, ma erano già morte, per fortuna! E grazie al Creatore non abbiamo perso Teyrn Loghain a Ostagar. Ho saputo che è riuscito a ritirare le sue truppe appena in tempo. Senza di lui, saremmo persi.»

Luniel, intenta a posizionare le pietre per delimitare il cerchio del falò, lanciò una rapida occhiata di sottecchi ad Alistair: era rigido e con uno sguardo cupo, ma riuscì a trattenersi dal fare scenate.

«A proposito, ho sentito dire che a Denerim si sono tenuti i funerali di Re Cailan. La Somma Sacerdotessa ha proclamato una giornata di lutto, e c'è stata una processione lunga un miglio che è passata accanto al braciere. Peccato che non avessero un corpo da bruciare secondo la tradizione. Non oso nemmeno immaginare in che stato l'abbiano ridotto quelle creature.» Scosse la testa.

Se possibile, Alistair sembrò irrigidirsi ancora di più e si allontanò. «Vado a raccogliere un po' di legna» annunciò, quasi funereo. «Tornerò presto.»

«È una minaccia?» lo prese in giro Morrigan.

«Tornerò prestissimo

Leliana lo fissò con un po' d'apprensione. «Sarà prudente che vada da solo?»

La Strega fece spallucce. «Non sono così fortunata, ce lo ritroveremo tra i piedi.»

«Mmm…»

Luniel, che stava raccogliendo altri sassi, si fermò e si mordicchiò il labbro, pensierosa; poi si accucciò davanti ad Ascher e, carezzandogli la testa, gli mormorò soltanto: «Seguilo.»

Il lupo emise un breve abbaio, le diede una musata sulla guancia e si avviò.

L'elfa riprese il suo lavoro e terminò il cerchio per il fuoco, dopodiché si sedette lì a terra e guardò per aria; a est il cielo andava scurendosi e a ovest il tramonto, dietro le colline, infiammava le nuvole sparse di rosa e arancio. Udì un fruscio accanto a sé e riportò lo sguardo in basso; Leliana si stava sedendo accanto a lei.

«Posso?» le domandò la shemlen con la consueta cortesia.

Le rispose con una scrollata di spalle.

«Grazie.» Leliana si accomodò meglio e sistemò la lunga gonna della veste. «Avete mandato il vostro lupo con Alistair?»

Luniel, sentendosi chissà perché colta in fallo, distolse lo sguardo e non rispose, mettendosi a giocherellare con il bracciale in legno-ferro.

«Probabilmente non sono affari miei, ma… non credete di essere un po' troppo dura con lui?» la redarguì la sacerdotessa in tono benevolo.

No, in effetti non sarebbero fatti tuoi… pensò l'elfa, tuttavia tacque.

«Mi rendo conto che probabilmente dal vostro punto di vista è assillante, nondimeno agisce spinto dalle migliori intenzioni» continuò l'altra. «Da quel poco che ho potuto constatare, in questi giorni, mi è parso un giovane onesto e generoso. Ora, io ignoro cosa sia accaduto per farvi adirare così tanto, ma è evidente che Alistair è sinceramente preoccupato per voi. Solo che, io credo, non sa bene come comportarsi.»

A Luniel sovvenne ciò che il Custode le aveva detto durante la loro breve prigionia a Palefort, ovvero che Duncan l'aveva affidata a lui e a Nevan. Fissò ostinatamente a terra, ricacciando l'ondata di collera al pensiero del Comandante e del suo inganno.

Leliana emise un lieve sospiro. «Di certo voi non gli rendete le cose facili. Perdonatemi la schiettezza, ma siete di umore piuttosto… mutevole. Non prendetelo come un rimprovero.»

«Non lo sto facendo» mormorò l'elfa, fin troppo consapevole dell'attuale incostanza del suo carattere. Lei stessa non si sopportava più.

«Sentite, so che non ho alcun diritto di dirvi cosa fare, nondimeno permettetemi di darvi un consiglio: fate pace con Alistair. Del resto, dovrete viaggiare ancora a lungo con lui… non credete sarebbe meglio cercare di avere un buon rapporto?»

«Sì… Credo di sì» rispose Luniel a bassa voce. «Io… ci proverò.»

Leliana le posò una mano sul braccio e strinse appena, in un gesto fra l'approvazione e il conforto. «È la cosa migliore.» Si alzò, si lisciò la veste e aggiunse: «Il nostro nuovo amico si sta occupando di preparare la cena. Vado a chiedergli in cosa consisterà. Stasera vorrei evitare il tipico stufato fereldano» ridacchiò, allontanandosi con una corsetta.

Alla dalish sfuggì un sorriso.

La cena, per la gioia di Leliana, consisté in alcuni cosciotti di carne di pecora, un po' di pesce affumicato e alcune porzioni di formaggio stagionato – le quali furono assai gradite da Alistair. Il pasto, accompagnato da un po' di buon vino, fu ravvivato dalle vivaci chiacchiere di Bodahn, il quale riportò alcuni dei pettegolezzi raccolti durante i suoi spostamenti nel paese. Fra i tanti, raccontò di una voce secondo cui la Regina Anora non avrebbe mai dato alla luce un erede perché sterile, una maledizione del Creatore per aver introdotto una persona non nobile nella linea reale, e che non ci sarebbe mai stato un erede finché qualcuno di sangue reale non fosse salito al trono.

«A quanto pare, la stirpe di Calenhad è stata spezzata per sempre, è così?» commentò poi il nano. Ma non diede tempo a nessuno di rispondere e continuò, con quella sua parlantina apparentemente inarrestabile: «E a proposito di questo, pare che Re Cailan non fosse il figlio legittimo di Maric. Quello vero si troverebbe nascosto nei sotterranei del palazzo di Denerim sin dalla nascita. Immagino gli diano da mangiare dolci tutto il giorno per tenerlo di buonumore. Forse è una persona stupida… o un mago! Ve lo immaginate? Il vero figlio di Maric, un mago.» Fece un'allegra risata.

«Oh, sarebbe proprio spassoso» ghignò Morrigan, in disparte come di consueto, ma non tanto da non udire le chiacchiere di Bodahn.

Leliana ridacchiò. «Certo che hanno una bella immaginazione.»

Alistair, invece, non si unì; anzi, si accigliò. Di certo non apprezzava sentir parlare in quel modo di colui che era stato il suo sovrano.

A Luniel non interessavano quelle dicerie. Tutto ciò che le premeva, al momento, era trovare il modo e il momento di parlare con il collega Custode. Oltre a racimolare il coraggio e la forza di mettere a tacere l'orgoglio; questa sarebbe stata la parte più complicata.

Poco dopo sia Leliana sia Morrigan si ritirarono nelle piccole tende monoposto che Bodahn aveva generosamente messo a disposizione dei suoi salvatori, dato che il cielo si era rapidamente rannuvolato e c'era il rischio di un acquazzone notturno. Purtroppo non avevano abbastanza denaro per permettersi di acquistarne una per ciascuno; erano riusciti a comprarne due – ad un prezzo decisamente ribassato, secondo Leliana – ma per le altre due si erano dovuti accontentare di riceverle in prestito. A dire il vero, Alistair e la Sorella avevano obiettato che non era giusto utilizzarle senza che fossero loro, ma il mercante nano aveva messo a tacere ogni protesta.

Luniel, rimasta sola con Alistair, giacché Bodahn si era allontanato con Sandal per ripulire e rimettere a posto le loro stoviglie, fu colta improvvisamente dal panico e si alzò di scatto, allontanandosi a sua volta dal falò. Senza rendersene conto, nel camminare giunse proprio nei pressi del carro, dove si trovavano i due nani, e il più anziano si voltò a guardarla.

«Amica mia» le disse con un gran sorriso. «Se c'è qualcosa che posso fare per voi, ve ne prego, non esitate a chiedere.»

«Ah. Io, a dire il vero…» farfugliò lei.

«Oh, mi è appena venuto in mente!» esclamò lui, battendosi una mano sulla fronte. «Ho qualcosa che forse potrebbe interessarvi.» Si voltò, salì sul carro e aprì una delle casse di legno, e si chinò a frugare tra la merce in essa custodita. «Non ricordo dove l'ho trovato» bofonchiò nel mentre, «ma suppongo che a voi possa piacere. Oh, eccolo qui.» Si raddrizzò, scese giù e le porse un oggetto.

Era un burattino raffigurante un Custode Grigio. Il corpo era una tunica di panno color blu scuro ed era ricoperto da un piccolo pettorale grigio decorato con il grifone blu dei Custodi, disegnato con una precisione incredibile. In una mano aveva uno scudo, nell'altra una spadina, e la testa era coperta da un elmo completo; le armi e i pezzi di armatura erano di stagno, e ogni dettaglio era stato curato con minuzia.

Luniel non era un'esperta di manifattura, ma aveva assistito abbastanza Mastro Ilen e gli altri artigiani del clan da saper stabilire se un oggetto poteva almeno definirsi "ben fatto"; e quello era davvero un piccolo capolavoro. «Ehm… temo di non avere abbastanza soldi» disse, già pronta a restituire il giocattolo. Non era il caso di sperperare il poco denaro che avevano per degli oggetti inutili ancorché graziosi.

Bodahn fece un gesto di diniego con la mano. «Consideratelo un regalo di ringraziamento, amica mia. E sarò sincero: non ho speso soldi per quest'oggetto, l'ho trovato per caso.» Lei inarcò un sopracciglio e lui aggiunse, allegro: «Non l'ho rubato, state tranquilla.»

Lei arricciò le labbra, sentendosi un po' in colpa per aver formulato quel pensiero. «Allora grazie.» Salutò il nano e suo figlio, e tornò verso il fuoco con il giocattolo in mano. Alistair era ancora lì seduto. Luniel chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e deglutì, preparandosi psicologicamente per qualcosa che le sarebbe stato oltremodo difficile. «Ecco…» iniziò di punto in bianco quando gli fu appresso, quasi farfugliando. «Io… ci ho riflettuto e… sì, credo… di essermi comportata male. Io…»

Alistair le scoccò un'occhiata in tralice, dal basso. «Non c'è bisogno che vi sforziate così tanto per chiedermi scusa» ribatté in tono sarcastico. «È palese quanto vi infastidisca, quindi non fate finta che vi dispiaccia.»

Luniel avvampò di stizza. Lei si era scusata. Si era scusata con un umano… un gesto che le era costato una notevole dose di amor proprio… e lui osava rigettarglielo in faccia in quel modo? Dopo che lei aveva passato ore a rimuginare per prendere quella decisione, ingoiando l'orgoglio? «Non sto fingendo!» esclamò, ritrovando la voce. «Io voglio soltanto… Ah, accidenti a voi! Prendete!» Con un gesto brusco, tese la mano che teneva il burattino.

L'altro Custode guardò interdetto il balocco, poi lo prese e alzò gli occhi verso l'elfa. «Fatemi capire. Per farvi perdonare, mi state regalando… un giocattolo?»

Luniel s'irrigidì. «No, io non…!» iniziò a protestare, ma lo sguardo scettico dell'altro la fece rinunciare in partenza. «Oh, sì, va bene, lo sto facendo!»

«Quindi mi considerate un marmocchio?»

«Non è quello! È che…» Luniel cercò disperatamente il modo di spiegarsi senza fare una figuraccia. «Insomma, raffigura un Custode e l'ho trovato grazioso, pensavo poteste gradirlo… Voi siete nell'Ordine da più tempo di me e… Ah, deamhan! Se non vi piace, buttatelo nel fuoco!»

Alistair scoppiò in un'allegra risata. «Non oserei mai! Servirà a ricordarmi che avete un cuore. Pensavo ci fosse un macigno di granito al suo posto.»

«Me ne state facendo pentire…» borbottò lei, ma lui non la sentì.

«E lo segnerò sul calendario» proseguì. «Il 29 di Justinian, nell'anno 30 dell'Era del Drago, Luniel si scusò e mi fece un dono.»

«Ah. Ah. Divertente.» Imbronciata, si voltò per raggiungere la propria tenda.

«Ehi» la richiamò Alistair. Quando si girò, le sorrise e disse: «Grazie. Davvero.»

Luniel fece rapidamente spallucce, impacciata, e non rispose, riprendendo a camminare. Solo quando fu presso la tenda si girò di nuovo e vide il giovane che, col burattino infilato nella mano, lo faceva muovere davanti al muso di Ascher con un sorriso divertito. Sentendosi stranamente più serena, la ragazza scostò il telo ed entrò.

“Hai perso molte cose, ma potrai trovarne altre.”

Ora le riusciva più facile crederlo. Un passo dietro l'altro, forse avrebbe raggiunto quel qualcosa che Duncan le aveva promesso. E forse, quella notte, avrebbe dormito più tranquilla.

L'indomani i due Custodi erano di umore decisamente migliore rispetto ai giorni precedenti. Alistair non fece che sorridere e canticchiare insieme a Sandal intanto che approntava con Bodahn una rapida colazione, mentre Luniel addirittura diede il buongiorno ai suoi compagni di viaggio. Escludendo le due ore del suo turno di guardia, l'elfa aveva finalmente riavuto un sonno ininterrotto, il che aveva giovato parecchio al suo umore. Non sprizzava gioia da ogni gesto né esibiva un sorriso tutto denti, ma quanto meno non sembrava più auspicare atroci sofferenze a chiunque le stesse intorno, e le sue sopracciglia erano finalmente distese, non più aggrottate.

Leliana le sorrise, con uno sguardo quasi complice, e le rivolse un occhiolino.

Morrigan inarcò un sopracciglio e la squadrò con una certa dose di perplessità, poi disse: «Trovo inquietante la tua improvvisa affabilità, ma devo ammettere che è sempre meglio dell'espressione immusonita che hai inalberato fino a ieri. Cominciavi ad essere insopportabile.»

«Temevate che qualcuno vi togliesse questa prerogativa?» intervenne Alistair con fare brioso. «Non preoccupatevi, il rischio non sussiste.» E ingurgitò un pezzo di formaggio talmente grosso da faticare a masticarlo.

«Strozzati» gli augurò seccamente la Strega delle Selve, suscitando le risatine delle altre donne.

Mezz'ora dopo erano sulla strada. Il carro di Bodahn fu veramente un beneficio, giacché permise loro di viaggiare più leggeri, potendo lasciare le loro sacche sul mezzo. Proseguirono in un clima rilassato; Leliana e Alistair chiacchieravano amabilmente con Bodahn, Sandal canticchiava, Morrigan se ne stava sulle sue e Luniel ascoltava e, leggermente più avanti rispetto al gruppo, controllava i dintorni con l'aiuto di Ascher.

I tre giorni successivi trascorsero senza intoppi, a parte il fatto che di questo Leliana ringraziò il Creatore, facendo sì che Morrigan palesasse il proprio disappunto per tale convinzione e la devota Sorella desse inizio ad un panegirico sulla fede, la Chiesa e tutto il resto, di cui Luniel non ascoltò mezza parola.

Ad un certo punto del percorso erano risaliti sulla Gran Via, ma nella tarda mattinata di quel terzo giorno Bodahn si fermò all'altezza di una delle rampe a lato della strada e annunciò che sarebbe sceso da lì, perché quello era l'ultimo punto d'accesso utile per i mezzi, dal momento che più avanti la Gran Via s'interrompeva per un altro tratto. I Custodi e le loro compagne recuperarono i propri equipaggiamenti e le due tende, di cui si fece galantemente carico Alistair piazzandosele in spalla.

«Le nostre strade si separano qui, per ora» disse il nano. «Se la sorte ci sarà favorevole, ci rivedremo a Redcliffe. E ricordate: le mie merci saranno sempre a vostra disposizione, amici miei.»

«Buona fortuna» gli augurò Alistair.

«Che il Creatore vi protegga» gli fece eco Leliana.

Morrigan non si sprecò ad aprir bocca, limitandosi ad un cenno del capo. Luniel, dal canto suo, fece un gesto di saluto con la mano, cui Sandal rispose agitando entrambe le braccia ed esclamando vivacemente: «Ciao-ciao!»

Mentre si rimettevano in cammino, Leliana domandò ad Alistair se non volesse una mano per trasportare le tende, ma lui rispose di no.

«Ne siete sicuro?» intervenne Luniel.

Il giovane si voltò verso di lei quasi piroettando – e come ci fosse riuscito senza perdere l'equilibrio, malgrado il carico, rimase un mistero per tutte loro – e, camminando all'indietro, esclamò: «Assolutamente sì! Oggi sono pieno di energie!» Le rivolse un sorriso smagliante. «E poi non posso mica gravare delle donzelle con simili pesi» aggiunse.

Luniel roteò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso. Quell'atteggiamento allegro che all'inizio aveva trovato tanto irritante, ora lo accoglieva con più naturalezza e con una certa gratitudine. Si era resa conto che era ciò di cui aveva bisogno per ritrovare l'armonia, oltre che interna, anche fra se stessa e il mondo che la circondava; non era senz'altro un comportamento cupo e pessimista quello di cui necessitava.

«Non offenderti quando crollerai a terra come un sacco vuoto e io riderò» lo avvertì Morrigan.

«Non contateci, non accadrà» ribatté lui. Luniel immaginò che avrebbe potuto resistere oltre le sue forze per il solo gusto di far dispetto alla figlia di Flemeth. «Ma, se lo desiderate, potete prendere il mio posto trasformandovi in un mulo.»

«E perché mai? È un ruolo che ti calza a meraviglia» fu la replica flautata della maga.

«Oh, volete perdere l'occasione di rendervi finalmente utile?»

«Curioso. Stavo per dire lo stesso di te.»

Alistair dovette incassare l'ennesima sconfitta verbale e voltarsi di nuovo, mentre Morrigan inalberava un sorrisetto soddisfatto.

Luniel osservò la giovane Strega delle Selve. Ancora non sapeva come valutarla. La shemlen, oltre a mantenere un costante distacco da loro e un contegno talvolta quasi sprezzante, pareva anche avere idee ben diverse su come agire circa la loro attuale situazione. Ad esempio, per quanto la riguardava trovava inutile recarsi a Redcliffe una volta recuperato il mago.

“Andate direttamente dal vostro nemico” aveva detto a Luniel e Alistair, quando la questione era saltata fuori qualche giorno prima. “Trovate quest'uomo, Loghain, e uccidetelo. Poi potrete occuparvi dei restanti affari riguardanti i Trattati in sicurezza.”

“Già, perché di certo non ha considerato l'ipotesi che potremmo cercare di ucciderlo!” aveva replicato Alistair. “Inoltre non ha il vantaggio di un esercito, dell'esperienza e–”

“Se vuoi cercare delle scuse per non fare qualcosa, possiamo restarcene rintanati da qualche parte finché la Prole Oscura non piomberà su di noi.”

“C'è modo di contattare gli altri Custodi Grigi?” era intervenuta Leliana, cercando di sedare sul nascere la lite fra i due.

“Dovremmo lasciare il Ferelden per cercarli” aveva risposto Alistair, scuotendo la testa con fare sconsolato. “Escludendo di raggiungere la Fortezza di Weisshaupt, che si trova a migliaia di miglia di distanza, per contattare i più vicini dovremmo comunque sconfinare in Orlais.” Poi aveva sospirato e aggiunto: “Non abbiamo molta scelta.”

“Sì che ce l'hai, invece” aveva ribattuto Morrigan. “Puoi scappare e lasciare che la Prole Oscura faccia ciò che vuole fino all'arrivo degli altri Custodi Grigi. Sempre che vengano.”

“E questa la chiamate una scelta?” si era indignato il giovane.

L'apostata aveva fatto spallucce. “Forse non sarà una buona scelta, ma è pur sempre una scelta. Noi tutti stabiliamo il nostro cammino, anche quando sembra che esista soltanto una direzione da percorrere.”

“Davvero illuminante, non c'è che dire…”

Un'altra scrollata di spalle da parte di Morrigan. “Pensala come ti pare. Ad ogni modo, io resterò con voi qualsiasi cosa decidiate.”

“E questa è una prospettiva anche peggiore del lasciarsi sbranare dai prole oscura…” era stato il commento conclusivo di Alistair.

Luniel imitò la maga e scrollò le spalle mentre ripensava a quel dialogo e fissava a terra, osservando distrattamente i propri piedi che calpestavano i lastroni della Gran Via, passo dopo passo. Non la toccava poi molto il fatto che Morrigan sembrasse sempre dall'altra parte del fiume rispetto a loro; tra l'altro, in taluni casi in realtà l'elfa si trovava più d'accordo con lei che con Alistair e, di recente, Leliana. Tuttavia, l'aveva colpita quell'asserzione… “Resterò con voi qualsiasi cosa decidiate.” A tal punto Morrigan era intenzionata a portare a termine la missione affidatale dalla madre. E dire che la giovane non le era parsa particolarmente legata alla genitrice.

E, d'improvviso, il pensiero volò ad Ashalle, in un misto di nostalgia e senso di colpa. Negli ultimi anni Luniel si era comportata in modo piuttosto ribelle nei confronti di colei che l'aveva cresciuta al posto dei genitori, e tutto a causa della sua stupida caparbietà, del suo ostinarsi a ritenersi offesa per essere stata tenuta all'oscuro di un'amara verità. Ora, all'idea che avrebbe potuto non rivederla più, il cuore le si gonfiò di tristezza.

Chiuse gli occhi e si diede dei leggeri pugni contro la fronte. Smettila, sciocca! La rivedrai. Li rivedrai tutti, quindi piantala di essere così pessimista.

«È quella laggiù, vero?»

La voce di Leliana la distolse dal suo rimuginare. Alzò il capo e si rese conto che la Gran Via adesso era in posizione più elevata rispetto agli alberi circostanti, il che le permise di scorgere, in lontananza, la loro meta. Dalle acque scintillanti del Lago Calenhad si ergeva quello che, da lì, appariva come un sottile pinnacolo. La Torre del Circolo.

La loro prima meta era ormai vicinissima.


E scusate il ritardo. Stavolta però non è colpa mia, della mia pigrizia o della mia memoria che ogni tanto s'imbiondisce e perde colpi. Il fatto è che, trovandoci in fase di transizione da un operatore internet a un altro, ci hanno simpaticamente tolto la connessione fissa di punto in bianco, senza avvisare. La simpatia, eh? Vedete il lato positivo: ho prodotto altri due capitoli XD (e ho verificato di essere terribilmente prolissa, essendo riuscita a far slittare una cosa dal capitolo 11 al 12…)

Comunque. Avete visto? Finalmente Luniel s'è data una calmata. Non aspettatevi ovviamente che mi diventi tutta bacin-bacetti da un giorno all'altro, però, eh; per adesso accontentatevi di questo. XD Almeno non dovrebbe più ispirarvi la tentazione di tirarle una raffica di ceffoni. :p

Alla prossima!

E non siate timidi/e XD Lasciatemi un segno per dirmi se vi piace o no XD




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- Deamhan significa "accidenti" in scozzese.

  
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