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Autore: Maybeisyou    22/09/2014    4 recensioni
Luke: "Un mese fa ho incontrato una ragazza. Era così diversa da tutte quelle che ci seguono di solito..”
Calum: “Oh si, la ragazza del McDonald!”.
Smetto di scarabocchiare e alzo lo sguardo.
Luke mi guarda, io lo guardo. Riprende a parlare: “Si, lei Calum. Dicevo, ho incontrato questa ragazza per caso e.. Beh la storia la sapete.. Avrei voluto chiederle il suo numero di telefono, o la sua mail, o almeno il suo nome. Mentre non ne ho avuto la possibilità. E ancora oggi non ho idea di quale sia, il suo nome; o di che suono abbia, o se renda giustizia al suo sorriso timido..” dice mentre appoggia i gomiti alle ginocchia ed accenna ad un sorriso sbilenco, proprio come quando mi ha rivolto la parola per la prima volta.
“Quindi, signorina White, come si chiama?”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"What I like about you
You really know how to dance
When you go up, down, jump around 
I think about true romance."


Una promessa.

“Luke..” dico senza ricevere risposta. Le mani esitano ancora qualche istante sui miei occhi e poi si spostano. Riabituo la mia vista alla luce brillante del sole e metto in pausa la musica.
“White, come hai fatto a sapere che quelle erano le mie mani?” chiede lui mentre si siede sulla poltrona che sta di fronte a me. Ha i capelli più lunghi da quando abbiamo scattato quella foto insieme, e mi sembra ancora più alto mentre appoggia i suoi gomiti sulle ginocchia. Porta una felpa nera con il cappuccio, una maglia bianca sotto. Come da manuale, i suoi jeans sono più stretti dei miei.
“Non sono state le tue mani, è stato il profumo a farmi capire chi era il simpaticone che si divertiva a tendermi un’imboscata.. Non dovresti essere con gli altri?”
“Diciamo che sono evaso per un attimo, avevo voglia di parlare un po’ con te.. da soli.”
“Che succede? Ho forse sbagliato qualcosa? Sono stata invadente? Vogliono rimandarmi a casa e hanno chiesto a te di avvisarmi sperando che così non avrei fatte scenate? Oddio.. il mio futuro da giornalista avrebbe visto un’ottima opportunità nella giornata di oggi invece probabilmente ho sbagliato qualc…” La mano che prima mi ostruiva la vista ora mi sta tappando la bocca. Con un sospiro smetto di parlare e resto inerte di fronte alla sensazione delle mie labbra sulla pelle di Luke. Perché sono le sue mani, le sue dita. Sono pur sempre pelle. Il cuore inizia a battermi più forte, sempre più forte.. come se stessi correndo. E invece sono immobile, sperando che niente interrompa questo momento. Luke mi guarda, e si avvicina. Tiene ancora la sua mano sulla mia bocca, ma allenta leggermente la presa.
“Nessuno mi ha mandato qui. Ti sei alzata da tavola e ti ho seguita. Scelta mia. Volevo stare con te. Da soli. Te lo ripeto.” Azzurro nel nocciola, il nostro colore. Azzurro nel nocciola e il tempo si ferma.
“Perché?”. È un suono ovattato, ostacolato dalle dita di Luke che ancora restano sulla mia bocca.
“Perché non mi hai cercato?” chiede con lo sguardo di chi è in cerca di una risposta. Fa scivolare via la mano dalla mia faccia e traccia il profilo del mio labbro inferiore con l’indice. Sospiro troppo rumorosamente e lui si avvicina ancora. Ora ci sono solo 10 centimetri tra il suo naso e il mio. Mette la mano sul bracciolo della mia poltrona.
“Perché non hai twittato qualcosa su di me? Perché non hai intasato i messaggi privati del mio profilo Twitter? Perché non sei scesa da quel TAXI e non sei venuta sotto la radio dove c’erano almeno cento ragazze? Ho passato tutto il tempo dell’intervista attaccato al cellulare, chiudendo e riaprendo Twitter almeno quindici volte. E quando sono uscito da quella porta scortato da due bodyguard non ho fatto altro che guardarmi in giro per cercare i tuoi occhi tra la folla. Niente. Non avevo un nome, un indirizzo, una mail, un numero di cellulare.. niente. Avevo solo un graffio, sul polso. Probabilmente me lo hai fatto quando sei svenuta e ti sei aggrappata al mio braccio.. L’ho guardato fino a quando è sparito del tutto, sperando che mi desse un qualsiasi segno, una qualsiasi idea. Qualcosa cazzo, qualcosa..” ha un tono di voce fermo, quasi arrabbiato. E io non riesco a capire.
“Come avrei potuto cercarti? E poi per dirti cosa? “Ho sprecato l’occasione della mia vita perché ho un carattere di merda e non sono una psicopatica?” No, grazie Luke. Non sono il genere di persona che fa la vittima, e cercandoti avrei fatto la vittima. Ci siamo ritrovati comunque. Era destino, e ora io mi ritengo la persona più fortunata del mondo perché sono qui, con te. Con voi. Sono con i miei quattro idoli e non hai idea di quanto paura mi faccia l’orologio che ho al polso. Perché ogni volta che lo guardo mi ricorda che il tempo con voi sta scadendo.”
Butto fuori questo monologo tutto d’un fiato, terrorizzata dalla vicinanza di Luke e da come mi fa sentire. Perché ora non stiamo parlando del mio idolo, quello che ascolto prima di dormire e che ho appeso dentro l’armadio. Ora stiamo parlando di un ragazzo in carne ed ossa che si trova a 10 centimetri da me, e che ha lo sguardo più penetrante che io mi sia mai trovata davanti. Stiamo parlando di un ragazzo in carne ed ossa che si sta avvicinando sempre di più al mio viso. Io lo guardo e gli occhi mi si riempiono di lacrime, perché mi fa paura come mi fa sentire quando mi respira affianco.

“Signor Hemmings, mi spiace disturbarla ma la prossima intervista comincia tra meno di cinque minuti. La attendiamo nella sala conferenze dell’Ala Ovest.. Non arrivi in ritardo.”
Una voce interrompe il lento e progressivo avvicinarsi di Luke. Una donna con delle cartelline in mano sta sulla soglia della portafinestra e ci guarda come se volesse non aver visto niente. Anche se non c’è nulla da vedere, se non due ragazzi con lo sguardo spaventato che si trovano drasticamente calamitati uno verso l’altro. Luke annuisce alla donna, porta lo sguardo verso di me e, mentre si alza per seguire la segretaria oltre il vetro, dice:
“Il tempo con me non sta scadendo, questa è una promessa.”
Se ne va così, lasciandomi a respirare a scatti sotto il sole invernale.
 
Il pomeriggio continua tra interviste e prove costumi per il concerto della sera e io quasi non riesco a vedere i ragazzi, così ne approfitto per trascrivere in bella copia il reportage della giornata. Verso le 16:00 i ragazzi si devono spostare al Mediolanum Forum per il Soundcheck e con loro si muove tutto lo STAFF. Vengo invitata da una delle loro assistenti a prendere posto in uno dei SUV che li accompagnerà fino al luogo dello show. Nervosa ed emozionata, per tutto il viaggio continuo a pensare alle parole di Luke e al fatto che ora li sentirò suonare ancora. Non ne avrei mai abbastanza dello loro voci, dei loro sorrisi e dei loro strumenti. Entriamo nel Forum e io vengo invitata a scendere in platea. È deserta, ci sono solo io e mi sento minuscola. Io di fronte ad un palco che aspetta solo di esser calpestato da loro. Quasi mi si spezza il cuore quando li vedo salire, con le chitarre in mano. Michael mi saluta e fa un inchino, Ashton fa due capriole e poi sale alla batteria e Calum al microfono mi ringrazia per aver presenziato allo show. Io continuo a ridere perché stanno facendo gli idioti, e lo stanno facendo per me oltre che per loro stessi. Attaccano con “Eighteen” e io canticchio timida, restando ferma con i gomiti appoggiati ad una transenna. Luke mi guarda spesso, e non me ne stupisco perché sono l’unico pubblico che hanno. Qualche volta passa qualcuno della sicurezza, qualche volta arrivano gli addetti alle luci o gli addetti al suono e io mi sento sempre più fuori luogo, come se stessi intralciando il loro lavoro. Così mi siedo a terra mentre i ragazzi cantano, prendo il mio blocco appunti e comincio a scrivere. Mi trattengo dal saltare in piedi, dal cantare, dall’urlare. Questa giornata dovrebbe essere una giornata lavorativa anche per me e mi sto lasciando distrarre, quindi cerco di concentrarmi.
Le canzoni continuano e ad un certo punto la musica si ferma di colpo.
Luke batte sul microfono e poi dice:
“White, metti in borsa quel quaderno e alza il culo. Non è possibile che tu non abbia voglia di cantare o di ballare, al diavolo il lavoro. Hai scritto per tutto il giorno, adesso vedi di toglierti il maglione e cominciare a divertirti!”
Lo guardo sconvolta e scoppio a ridere, insieme agli altri ragazzi. Seguo le istruzioni alla lettera e mi avvicino alla transenna. Ci appoggio il maglione, arrotolo le maniche della camicetta e la sbottono un po’. Sciolgo i capelli e Luke mi fa un occhiolino, scatenando un’altra delle mie risate fragorose. Partono le note di “What I like about you” e io salto come una pallina da ping pong. Canto a squarciagola, sorrido e verso metà canzone arriva Michael che mi porge un braccio.
“C’mon Darling!” dice ridendo. Così mi aggrappo al suo avambraccio e mi lascio trascinare sul palco. Mi blocco vedendo quanti posti ci sono di fronte a loro. Un’ondata di orgoglio mi blocca il respiro, perché mi rendo conto solo ora di tutta la strada che hanno fatto.
Me ne accorgo perché ho cambiato prospettiva, perché vedo le cose da un’altra angolazione.

 
LUKE.

Mentre concludo la mia strofa vedo Micheal che porge un braccio a Vanessa e la trascina sul palco con noi. Ha i capelli spettinati che le ricadono sulle spalle in ricci castani, gli occhi sgranati di fronte ai posti vuoti e il petto che si alza e si abbassa velocemente. Probabilmente è spaventata, così mi avvicino a lei e mi spunta un sorriso: è così fuori luogo con quella camicetta bianca. Mi verrebbe voglia di dirle di togliersela, ma da quel poco che la conosco mi farebbe un occhio nero, e diciamo che non è la cosa migliore a cui aspirare prima di un concerto. Scuote la testa e si volta, facendo un gran sorriso a Michael che deve averle detto qualcosa. Continuiamo a suonare mentre lei balla, fa la stupida e io la guardo divertirsi e mi rendo conto che aver accettato quel contratto potrebbe essere la cosa migliore che ho fatto nella mia vita. Concludiamo la canzone e ci lasciamo andare a qualche risata. Lei fa per scendere dal palco ma le blocco un braccio.
“Tu adesso sei la nostra mascotte, non puoi abbandonare il palco. Mai.” Dico ridendo.
E lei mi segue a ruota, e mi verrebbe voglia di farle una foto. Qui, ora, senza darle il tempo di mettersi in posa. Lei, una nostra fan, sul palco con noi senza che le guardie ce la portino via perché sta tentando di rapirci per tenerci a casa sua. Mentre la guardo ridere le faccio una carezza sul braccio e lei torna seria. Guarda la mia mano sulla sua pelle e poi cerca i miei occhi; e io mi lascio trovare. Li incastro ai suoi e mi accorgo che lì dentro, in quel nocciola caldo, ci sto bene. Che ci potrei stare bene per tanto. Inizio a giocare con l’anello che ho al labbro perché la mia mente sta vagando a ruota libera, sta correndo senza briglie.
I ragazzi attaccano con SLSP e allora lascio il braccio di Vanessa e torno al centro del palco. Canto e lei ride e balla, e corre da Ash e gli ruba la bandana che tiene tra i capelli. Ci stiamo divertendo un sacco, tutti noi, e finiamo con il lasciar perdere il Soundcheck per rincorrere lei. L’obiettivo comune è quello di recuperare la bandana portafortuna di Ashton, mentre il mio obiettivo è prendere lei e caricarmela in spalla. Non so bene ancora il perché, ma vorrei solo farla ridere per tutto il tempo che abbiamo a disposizione. Prima di riuscire a raggiungerla però arriva Josh con Alexia, la nostra assistente principale, e ci obbligano ad andare a prepararci.
Vanessa riconsegna la bandana ad Ash, che le mette un braccio in torno alle spalle e la spettina con la mano, facendola sbuffare. Quando arriviamo sotto il palco, lei raccoglie le sue cose e ci saluta con la mano, mentre chiede indicazioni ad un uomo dello STAFF per trovare l’uscita. Così mi fermo e guardo i ragazzi. Anche loro si sono accorti che Vanessa se ne sta andando.
“Perché se ne sta andando?” mi chiede Cal.
“Non ne ho idea.. Alexia? Perché la signorina White se ne sta andando? Non dovrebbe rimanere ancora con noi?” domando alla nostra assistente.
“Veramente sarebbe dovuta andar via prima delle prove ma l’abbiamo tenuta con noi perché sapevamo che era una vostra fan, così le abbiamo fatto questo regalo. Ora però non ha un biglietto per rimanere qui, e neppure un pass, e sai benissimo come funzionano queste cose Luke.”
Non voglio neanche stare ad ascoltarla, così mi volto e corro verso Vanessa, che ormai ha quasi raggiunto il fondo della platea. La raggiungo e mi piazzo di fronte a lei, che sgrana gli occhi quando si accorge di chi si trova di fronte.
“Luke.. Che ci fai qui? Siete abbastanza in ritardo, e io avrei dovuto lasciare questo almeno un’ora fa.. Il TAXI mi aspetta qua fuori.”
“Tu non te ne vai da qui. So che non potresti rimanere ma non mi importa, se vogliono che noi suoniamo devono permetterti di restare.” Non le do il tempo di rispondere. Comincio a trascinarla verso il backstage, nonostante le sue lamentele. Ma è possibile avere una fan che si lamenta se il suo cantante preferito la vuole a tutti costi ad un suo concerto? Mi stupisco sempre di più di questa ragazza.
“Luke ne abbiamo già parlato: non può rimanere. A meno che la teniate chiusa in un camerino dove ness..” interrompo Alexia dicendole che no, lei resta. Cal abbraccia Vanessa e la spinge lungo il corridoio che porta ai nostri camerini.

“Non puoi restare vestita così. Sei carina, d’accordo. Ma quella camicetta è troppo professionale per un nostro concerto. Ti troveremo una maglia da mettere.” le dice Ashton.
Lei annuisce timida, e mentre cammina davanti a me mi ripeto che devo parlarle del contratto non appena il concerto sarà finito. Jennifer, un’altra delle nostre assistenti, si offre di prendere una delle nostre maglie e portarla a Vanessa nella sala comune, così che si possa cambiare tranquillamente. Così ci dividiamo e io do a J. la mia maglia dei Nirvana tutta stracciata.
Usciamo dai camerini poco prima che lo show cominci, perché abbiamo ritardato tutto a causa del Soundcheck prolungato. Non abbiamo neppure il tempo di sederci un minuto che già dobbiamo dirigerci dietro il palco, pronti ad entrare in scena dopo qualche minuto. Lì c’è Vanessa con J.
Stanno parlando amabilmente e ridono. Ha addosso la mia maglia e riesco a scorgere la sua pelle chiara dai buchi che ci sono praticamente su tutta la t-shirt. Deglutisco, e scuoto la testa dicendomi di lasciar perdere i pensieri assurdi che mi affollano la mente in questo momento. Lei si volta e ci sorride, poi mi si avvicina.
“Grazie per la maglia, è leggermente abbondante ma è sicuramente meglio della mia camicia.” Mi dice facendomi un occhiolino. Effettivamente la mia maglietta le potrebbe benissimo fare da miniabito, e forse per questo con quella addosso mi sembra ancora più bella di prima.
Ci chiamano dal palco, e le voci dei nostri fan continuano a crescere. È il momento di uscire, così mi volto verso Vanessa che mi guarda con un sorriso. Ha i capelli raccolti, così senza neppure pensarci, allungo una mano e le prendo il laccio. Lo infilo al polso destro, quello che solitamente lascio vuoto. Mi allontano camminando all’indietro e la guardo ridere.
“Vedi di non perderlo che è uno dei miei preferiti!” urla.
Allargo le braccia e mi fisso il polso. La striscia di cotone azzurro copre proprio il punto dove c’era il graffio di Vanessa, quello che mi ha fatto la prima volta che l’ho incontrata. Sorrido e riporto lo sguardo su di lei.
“Perché è il tuo preferito?” urlo cercando di sovrastare il rumore.
Perché è del colore dei tuoi occhi.” dice lei mentre si nasconde la faccia con le mani, perché si vergogna. I ragazzi sono già sul palco, e ora aspettano solo me per cominciare. Così guardo un’ultima volta quella ragazza dai capelli ricci che sta a qualche passo da me. La guardo e do un bacio al suo laccio, e lei sorride scuotendo la testa. Così mi volto e raggiungo i miei uomini sul palco. E mentre mi incammino al microfono tra le urla dei fan, mi chiedo come sarebbe baciare lei. Come sarebbe baciare quelle labbra morbide che ho sfiorato solo con un dito. Come sarebbe baciare lei al posto di quello che ora è diventato il mio braccialetto preferito?




                                                                                 


Ciao bellezze!
Ecco a voi un mega capitolo per farmi perdonare. Spero vi piaccia! Ho inserito anche il punto di vista di Luke, cosa che ho scelto di fare all'ultimo minuto. Che ne dite? Ho avuto una buona idea o no? Per favore, se leggete quello che ho scritto lasciatemi una recensione: mi fa davvero piacere leggere quello che avete da dire. Mi aiuta moltissimo. 
Vi mando un abbraccio enorme, spero di avervi reso felici. 
Vostra V. 



La maglia di Luke.. 


 
   
 
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