2. Abbandonarsi – alla pioggia, ai rimorsi
Se proprio avesse potuto scegliere, sicuramente avrebbe optato per un giorno carico di vibrante luce per essere sepolto; “Hyūga” significava “attraverso il Sole”, dopotutto. Invece era una fitta pioggia a congedare Neji, quel cupo pomeriggio.
La terra esalava ancora l’acre odore del sangue fraterno versato per la pace, mentre, in lontananza, dei cumuli di detriti e altri avanzi di guerra fumavano, accrescendo il plumbeo grigiore del cielo.
Hinata, che si reggeva in piedi solo perché sostenuta da un braccio del padre che le cingeva la schiena, stringeva spasmodicamente le pieghe della gonna nera, osservando gli amici di una vita abbandonare, a turno, un fiore sulla candida lapide del cugino.
[109 parole]
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Quello stupido sogno di diventare Hokage stava lentamente spegnendosi, nel tuo cuore, e più guardavi il silenzioso bianco delle iridi della Hyūga sciogliersi in lacrime a loro modo assordanti, meno riuscivi a convincerti del trionfo bellico.
Ti eri creduto quasi un dio, in battaglia, vero? Allora perché piangevi, adesso?
Il pallido gelo delle mani della ragazza ti colpì, costringendoti ad afferrarle le dita.
Gliele allontanasti dal tessuto che tormentavano da quasi un’ora e le rivolgesti uno sguardo vacuo, accompagnato da una richiesta legittima, che la fanciulla non avrebbe però mai esaudito: «Ti prego di odiarmi, Hinata».
Neji era morto per salvarla quando lei, a sua volta, aveva cercato di proteggerti.
[110 parole]
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Note dell’autrice
Il quadro cui mi sono ispirata è Ritratto di Edith Schiele in un abito a righe, di Egon Schiele; a colpire la mia immaginazione è stato il dettaglio delle mani – che sono a metà tra il semplice abbandonarsi e lo stringere la stoffa della gonna. È così che concepisco quelle di Hinata, in questa fiction.
Queste sono le due drabbles della raccolta che meno mi convincono, perché decidere di parlare di Naruto in un contesto angst (e nel dopoguerra) mi è parso difficile. Ho pensato che siccome la morte di Neji è avvenuta in battaglia, là ci fosse stato meno tempo per “rendersene conto”, per prendere veramente atto della perdita, essendo gli shinobi costantemente incalzati dal nemico, ma che, una volta che il conflitto è terminato, il lutto sia inevitabilmente calato nel cuore di tutti. Naruto, che era stato tanto spronato da Hinata per andare avanti e non rendere il sacrificio del ragazzo vano, è ora disarmato dalla reazione della fanciulla: lei, durante il funerale, non può che piangere e l’Uzumaki, di fronte a questa debolezza, avverte il proprio sogno di Hokage venir un po’ meno… si sentirebbe meno in colpa, forse, se la Hyūga cominciasse a guardarlo con minor affetto, con occhi obiettivi, che lo connoterebbero come semplice umano, non come “forza portante”, come "semidio".
Beh, questo Naruto angst è stato una grande sfida, spero di non averlo reso OOC (non troppo, perlomeno) XD Ditemi voi come vi è parso :)
Grazie a tutti per la lettura!
Ophelia