Serie TV > The Big Bang Theory
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Autore: _TimeLady    23/09/2014    3 recensioni
“Sheldon che soffre per amore, pensa te... allora non è un robot alieno come pensavo da quando ci ho parlato per la prima volta. Dopotutto il dolore è pronto a colpire chiunque, dall’idiota del villaggio al professore accademico saccente.” Riflettè Penny guardando l’amico con occhi nuovi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. È una sventura non essere amati;
ma è un affronto non esserlo più.




Da giorni Sheldon era alle prese con un nuovo problema per poter raggiungere finalmente un risultato che lo facesse avvicinare al premio Nobel.

Ma c’era qualcosa che impediva alla sua mente di dedicarsi totalmente al suo lavoro: era come se mancasse un pezzo importante nella sua vita...

Amy. La sua memoria eidetica continuava a mostrargli il suo sorriso, i suoi occhi, i momenti passati insieme...

«Andiamo Sheldon, sei un fisico, non un hippie.»
Continuava a ripetersi lottando contro le lacrime che volevano conquistare il suo viso.

«Sheldon, io e i ragazzi usciamo... vuoi venire? Magari così ti distrai un po’... »
Leonard odiava quando l’amico faceva il saccente, però adesso ne sentiva la mancanza. Era meglio sentire la sua insopportabile parlantina che vederlo così ridotto come se fosse sotto un treno.

«Leonard, Leonard... amico mio... io ho un quoziente intellettivo di 180.
Pensi sul serio che l’amore riesca a distruggermi?»

«Sarà... ma come mai nella tua equazione compare tante volte il nome di Amy?»
Sheldon si girò verso la lavagna dove si stava concentrando per risolvere l’equazione quando s’accorse che il nome dell’ex amata si ripeteva tante volte da riempire quasi ogni spazio vuoto dell’enorme foglio fino a ricoprire il lavoro del fisico.

«È stato solo... un momento di... per tutte le pippette! »
Sheldon prese la lavagna e la buttò fuori dalla finestra.

«La prossima mossa del mio subconscio quale sarà? Farmi sentire fino allo sfinimento struggenti canzoni d’amore di cantanti neomelodici? No, questo no!»

Detto questo si chiuse nella sua camera, come Superman nella sua fortezza della solitudine. Si distese nel suo letto, s’avvolse con le coperte come a chiudere fuori dal suo mondo quel sentimento senza senso, quel dolore che minacciava di rovinare tutto ciò che aveva costruito in quegli anni e il suo futuro da premio Nobel.

«Io voglio essere Spock, non un alieno alla Disney che si sottomette a queste emozioni da hippie! »

Lottò con tutte le sue forze, ma le lacrime tornarono a rigargli il viso, ancora una volta vincitrici.
   
 
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