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Autore: KatWhite    23/09/2014    3 recensioni
Dal primo capitolo: "La scena che la bionda vide durò un secondo che per lei fu una vita e che bastò a pietrificarla, sbarrando occhi e bocca. Un groppo alla gola le pesava, grave come un macigno. Le labbra, solitamente rosa e carnose, erano tirate e strette con forza, quasi con violenza. Lo stomaco era in subbuglio: il suo primo istinto fu quello di vomitare il nulla che aveva dentro, vomitare l'aria stantia e di esclusione che aleggiava intorno a lei; cercò di calmare questo istinto, ma mille lame le trafiggevano l'addome, assieme a quella perenne orrenda sensazione di vuoto che le faceva venire voglia di buttare fuori tutto -letteralmente-. Il petto si alzava e si abbassava a ritmo irregolare e frenetico, respirando a pieni polmoni ma allo stesso tempo silenziosamente, cercando di non attirare l'attenzione. Gli occhi le bruciavano terribilmente, come se la cornea fosse stata torturata da un pezzo di metallo rovente ed incandescente; non piangeva ancora Ino, ma vi erano già minuscole gocce che avevano sfumato il rimmel e che lente scivolavano sporcandole gli zigomi. "
WHITE MIDNIGHT 2014: AUGURI SHIKAMARU ED INO!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"If I lay here, 
if I just lay here,
would you lie with me and just forget the world?.
"

— Chasing Cars, Snow Patrol


Passò una settimana dall’ultima volta che Ino fu vista mettere piede fuori dalla propria camera: aveva corso per tutta la notte del suo compleanno, cercando un posto sicuro e accogliente, un luogo che potesse trasmetterle una sensazione di almeno remota tranquillità e serenità, ma la sua ricerca fallì. Trovò rifugio solamente nel suo regno di viole e di viola, racchiuso e legato a lei tramite una chiave e una serratura, la stessa serratura che ora la isolava dalle persone e che le impediva di trovarsi faccia a faccia con il mondo.
Aveva cacciato via tutti coloro che erano venuti a cercarla per la sua sparizione: suo padre e sua madre, Sakura, Choji, Shikamaru… Aveva avuto modo di pensare, di riflettere della sua vita in silenzio ora che era rimasta sola: la vita era solo dolore e disperazione. Che senso aveva viverla se non c’era una ragione, almeno una, che la rendesse bella? Cosa rendeva la sua vita degna di essere vissuta? La sua carriera da medic-ninja? L’orgoglio dei suoi genitori? La sua amicizia con Sakura? Ino ci aveva riflettuto a lungo, ed era arrivata alla conclusione che non ne valeva la pena di vivere per altri, per dare soddisfazioni agli altri. Voleva qualcosa che desse soddisfazione a lei, voleva qualcosa che rendesse felice lei.
E purtroppo, credeva di avere capito cosa la rendesse felice.
Affondò la testolina bionda più a fondo nelle gambe, schiacciando con tutta la forza che potè la testa contro le proprie ginocchia, conficcandosi con violenza le unghie nei palmi delle mani strette in un pugno e mordendosi furiosamente le labbra cercando di non scoppiare a piangere ancora. Non poteva permettersi altre lacrime, non voleva sprecare altre lacrime per sentirsi patetica ed inutile per essersi innamorata. Ed ancora una volta, dell’uomo sbagliato.

 
Se passava le giornate a piangere in segreto, Ino passava le notti a riflettere pacatamente in una piccola radura vicino al campo di allenamento, un bellissimo e tranquillo, e soprattutto sconosciuto a tutti i suoi amici, spiazzo erboso nel quale il cielo non era coperto dalle folte chiome degli alberi, che invece lasciavano spazio ad un panorama meraviglioso e costellato da una coperta brillante di stelle che splendevano in tutta la loro eterea purezza, accompagnate dallo scintillio enorme e latteo della luna.
Shikamaru era andato una sola volta a casa di Ino ma contrariamente agli altri visitatori, che puntualmente venivano a trovarla ogni giorno e altrettanto puntualmente ogni volta venivano respinti dalla bionda, il Nara non tornò più da lei, per un semplice motivo: d’altronde si sapeva che era un genio, un genio che conosceva fin troppo bene la propria compagna di squadra e che sapeva che finchè non lo avrebbe deciso lei, nessuno avrebbe mai avuto la benché minima possibilità di parlarle. Ma aveva calcolato pure che Ino non avrebbe resistito molto all’aria muffa e stantia dei luoghi chiusi. Per questo motivo un dì rimase nascosto tra gli alberi di casa Yamanaka per tutta la giornata, fino a quando la bionda non sarebbe finalmente uscita. E la sua pazienza venne ripagata dato che, poche ore dopo la mezzanotte, Ino scavalcò il davanzale della finestra e, con l’ausilio delle ombre, la seguì fino al pezzo di prato personale.
E così come Ino ogni notte si sdraiava in mezzo all’erba, sentendo i fragili steli d’erba ingiallirsi e rinsecchirsi giorno dopo giorno contro le proprie gambe nude a causa dell’arrivo ormai imminente dell’autunno, così Shikamaru ogni notte si sdraiava contro il ramo di un albero cavo, con la schiena rigida e incurvata, le labbra tirate e gli occhi socchiusi. Non aveva il coraggio di avvicinarsi più di così alla ragazza, gli bastava averla vicino anche quella distanza.
Intanto il rampollo Nara aveva imitato la bionda, e anche lui aveva deciso di sfruttare la pace che regnava in quel luogo, interrotto ogni tanto solo dal frusciare del leggero vento contro l’erba, e aveva preso a meditare sull’accaduto con Temari, che era ripartita immediatamente il giorno seguente, scusandosi sentitamente con l’Hokage, ma «Gaara ha urgente bisogno di me per alcuni affari di Suna». Shikamaru si sentiva stupido a sprecare del tempo per riflettere su un argomento sul quale aveva sempre dato poca importanza e che soprattutto gli era quasi del tutto sconosciuto, ma alla fine era arrivato ad una conclusione più o meno soddisfacente: era certo di non amare Temari, nonostante non sapesse cosa significasse «amare» veramente. Non si era mai innamorato di nessuna ragazza, aveva solo avuto una bella e pesante e cotta per Ino quando erano poco più che bambini innocenti, e quindi non sapeva definire se il tremore nelle mani ogni volta che si sfioravano per sbaglio, se il desiderio di sentirla accanto a sé ogni volta che poteva, se la volontà di proteggerla sempre e di abbracciarla quando tremava o piangeva, se quel sentimento corrosivo che provava ogni volta che Ino civettava con Sai significassero amore o fossero una semplice attrazione fisica, un puro e primordiale desiderio di appartenenza.
Ma era certo che con Temari non provava nessuna di queste cose.
E si accorse solo in quel momento guardando Ino che si era addormentata mentre fissava le stelle, ed era raggomitolata in se stessa come una bambina. La bella bambina bionda di cinque anni del quale Shikamaru era così… così… attratto?
Balzò rapidamente giù dall’albero e altrettanto velocemente arrivò al corpo della ragazza incosciente, e lentamente si inginocchiò al suo cospetto, osservandola con reverenza, quasi fosse una pietra preziosa fatta di puro e fragile cristallo e temesse di spezzarla da un momento all’altro: la prima cosa che notò di Ino furono le sue gambe, così lunghe e snelle, che si intrecciavano tra di loro all’altezza del ginocchio. Poi i suoi occhi salirono lungo la sua figura longilinea, e la sua bocca si curvò in un sorriso vedendo il petto della ragazza alzarsi ed abbassarsi ritmicamente, il busto che ogni tanto era vittima di qualche brivido causato dalle basse temperature nottrune, creando una strana ma dolce melodia che lo rapì, tanto che si riscoprì ad aver regolato il proprio respiro al suo. Mentre poggiava soavemente una mano sul cuore della bionda, curioso di ascoltare pure quella sinfonia, il dorso dell’altra mano sostò sulla guancia della ragazza e gliela accarezzò con lentezza mentre ora le sue iridi scrutavano il viso di Ino, così meravigliosamente rilassato, con qualche traccia lucida di lacrime, e incorniciato da quella matassa di fili d’oro e sempre, sempre… bellissimo. Perché lei era sempre bellissima, e non c’era altro aggettivo che potesse descriverla, perché quello era il più adatto ad un angelo come lei.
Si avvicinò ancora di più col volto e, guidato da un impulso che non riuscì a controllare, delicatamente poggiò le proprie labbra contro quelle di lei.
Shikamaru venne improvvisamente preso da quel desiderio di curiosità, forse causato dal profumo troppo intenso della ragazza che gli inebriava le narici, da quella voglia di sapere se le labbra di Ino avessero lo stesso sapore di quelle di Temari, se sarebbe rimasto ancora impassibile,  e soprattutto, pensava sarebbe stato facile liberarsene: un leggero contatto e via.
Ma purtroppo Nara si sbagliava: non si aspettava questo, non aveva calcolato che le labbra di Ino fossero così calde e soffici, non aveva considerato che stava chiedendo troppo e che presto la ragazza si sarebbe svegliata se avesse continuato a desiderarla così bramosamente.
Si staccò frettolosamente e ansante dalla compagna, respirando affannosamente e fissando la bionda che continuava a dormire beatamente, come se nulla fosse accaduto. Tirò un sospiro di sollievo registrando che la ragazza non si era svegliata e lasciò un ultimo bacio sulla fronte mentre la sollevava lentamente per le gambe, correva verso l’abitazione degli Yamanaka e la posava dolcemente nel proprio letto, sistemandola sotto le lenzuola per riparala dal freddo.
La notte seguente, si decise che le avrebbe finalmente parlato perché ora capiva, comprendeva perfettamente tutto.

 
La notte dopo Ino era tornata nuovamente come ormai di consuetudine nella propria radura. Quando quella mattina si era svegliata, non aveva realizzato immediatamente di trovarsi nel proprio letto, perché si ricordava chiaramente che le stelle avevano salutato i suoi sogni, colmi di speranze che ormai considerava vane. Nonostante si fosse chiesta come avesse fatto ad arrivare alle proprie coltri, non si perse ad interrogarsi sul come e sul perché: probabilmente era tornata a casa da sola ed era talmente stanca da essersi addormentata subito, senza nemmeno ricordarsi del tragitto percorso.
Si sdraiò e subito un brivido le corse lungo la colonna vertebrale: l’erba diventava giorno dopo giorno sempre più fredda e maledì l’autunno, l’inverno, Temari, il deserto e tutte le cose che odiava.
Sbuffò contrita facendo involontariamente un adorabile broncio e proprio in quell’istante, i passi lenti e strascicati di Shikamaru fecero eco in lontananza, interrompendo il pigro strofinarsi degli steli gli uni contro gli altri. Ino li riconobbe immediatamente e prontamente si alzò, o almeno questo era il suo intento, dato che non riuscì a muoversi nemmeno di un millimetro, mentre intanto Shikamaru, con l’andatura più svogliata e fiacca che una persona potesse avere, si avvicinava ad Ino: piano sì, ma sempre e pericolosamente più vicino.
Si accorse solo in quel momento che era impossibilitata a muoversi perché l’ombra di Shikamaru aveva intrappolato la sua, e capiva che non c’era scampo e che doveva prepararsi un discorso convincente, e in fretta anche: sapeva che non l’avrebbe lasciata andare finchè non gli avesse sputato il rospo.
Il ragazzo finalmente la raggiunse e Ino, nonostante sentisse il cuore martellarle furiosamente nel petto, prese a respirare profondamente cercando di calmarsi e di non peggiorare ulteriormente la situazione. “Calma e sangue freddo Yamanaka, calma e sangue freddo…”
Il Nara si sdraiò comodamente accanto a lei e voltò immediatamente il capo alla ricerca dei suoi occhi, che trovò, ma lampeggianti e carichi di ira. «Ciao» la salutò lui atono, cercando di modulare una voce quantomeno seria: Ino era ancora più sexy in versione incazzata-afflitta.
Di tutta risposta la ragazza avrebbe voluto girare la testa dall’altra parte e dargli le spalle, ma quel maledetto codino ad ananas glielo impediva e ciò la rendeva ancora più nervosa. Perciò si limito ad ignorarlo, lanciandogli contro lo sguardo più truce che riuscì a fare.
«Avanti Ino, non fare l’offesa, lo sai anche tu che non avresti potuto evitare questo momento a lungo ed or-»
«Lasciami andare. Ora» sibilò velenosa, la voce carica di rancore, talmente astiosa da stupirsi lei stessa.
Shikamaru capì che non aveva iniziato con la strategia giusta e che forse conveniva cambiare tattica.
«Lo farò, ma solo se giuri su Asuma-sensei che non scapperai e che mi ascolterai. Non ti obbligo a rispondere alle mie domande o a parlarmi, ma devi promettere che resterai qui, chiaro? Questa è la mia offerta, prendere o lasciare» espose con tono freddo e calcolatore, distaccato. Gli faceva male ricattare Ino obbligandola a giurare sul loro maestro, ma doveva avere la garanzia che Ino non scappasse. Non poteva perderla ancora, non ora che finalmente aveva raccolto il coraggio necessario e aveva deciso di farsi avanti.
«Sei uno stronzo meschino e farabutto»
“Ecco appunto… Mendokusee!” «Allora abbiamo un accordo?»
«Stronzo!»
«Umph, ok quello che vuoi…» disse sbuffando, mentre rilasciava la Kage Mane e Ino gli dava le spalle.
«Ascoltami seccatura… io non ti capisco. Né io, ne Cho, né Sakura e nemmeno i tuoi genitori. Nessuno ti capisce» Un singulto soffocato giunse dalle spalle di Ino, eccessivamente composte. Sorrise, per le parole che ora stavano per uscirgli dalle labbra, dettate completamente dal suo cuore. «Ma io ti conosco, Ino. So che stai soffrendo ma ciò che più mi da fastidio è non conoscerne il perché. Perché io voglio sapere tutto di te, non voglio solo conoscere a memoria il tuo abbigliamento o il tuo profumo, il fatto che adori le fragole con la panna ma che odi l’insalata e la falsità, che sei innamorata della vita e delle stelle, che ami stare con me e Choji ad allenarti, che non sei stupida e sleale come le malelingue dicono, ma che tu sei meravigliosa, una stella che splende e brilla sempre, e anzi, sei molto profonda e sensibile. Non mi basta conoscere la cadenza dei tuoi passi o il ritmo del tuo respiro mentre dormi… Voglio sapere anche che cosa passa per questa tua bellissima testolina bionda, perché sei troppo bella per lasciarti andare e sciupare così. Perché io non voglio lasciarti affondare, io sarò sempre qui per tirarti su e aiutarti, mi hai capito?» disse tutto d’un fiato, lasciando Ino a bocca spalancata e se stesso piacevolmente sorpreso: non si era affatto preparato un discorso, ma aveva la certezza di aver detto le cose giuste al momento giusto.
«Permettimi di aiutarti, ti prego. Se non per te, fallo per me. Perché io voglio veramente sostenere assieme a te questo fardello, e non per prendermi gioco di te: io non ti abbandonerò mai» le sussurrò dolce all’orecchio, mentre una mano scivolava lungo i fianchi della bionda fino a giungere ad una mano, stretta in un pugno. La avvolse protettivo nella sua, chiedendo tacitamente alle sue dita di schiudersi alle proprie, di lasciare che fosse lui a guidarla e a prendersene cura.
Ino non ci mise molto a reagire e a lasciare che le sue mani stringessero le proprie, e le lacrime non tardarono a rigare le sue guance nivee, che parevano risplendere ancora di più sotto la luce della luna.
Lasciò che le braccia possenti del ragazzo la girassero e la circondassero protettive, e si sentì maledettamente stupida: questo era tutto ciò che era capace di fare, di piangere, di piangere, solo di piangere, e nient’altro. Le parole non le uscivano dalla bocca, erano scavalcate da quegli inutili singhiozzi ed era tutto ciò che in quel momento era in grado di fare. Shikamaru comprese, ed esercitò lieve pressione sopra la sua testa in modo che si avvicinasse di più a lui, che potesse sentirlo vicino a lei con tutto se stesso. Ino si lasciò cullare dal profumo del suo maglione, dalle carezze timide ma allo stesso tempo decise che le regalava sulla schiena, dai soavi baci che le lasciava tra i capelli, e anche se le costava ammetterlo… tra le sue braccia stava bene, lei aveva bisogno di tutto questo. Lei aveva bisogno di Shikamaru.
 
 
Dopo una buona mezz’ora, Ino si era finalmente calmata e gli rivolse le prime due parole dal giorno del suo compleanno: «Eri serio?» domandò con tono vuoto e ancora un po’ incrinato.
Shikamaru non ebbe bisogno di chiedere, seppe immediatamente a cosa Ino si stesse riferendo. «Certo. Perché avrei dovuto mentirti?»
Ino non rispose, si limitò a mettersi seduta e ad incatenare i propri occhi nei suoi, cobalto e antracite si sfidavano e si scioglievano insieme, mescolandosi e diventando un tutt’uno.
«Sai Ino» parlò lui con tono rassicurante «quando ero piccolo, mia mamma usava raccontarmi una stupida favoletta per bambini, ma ora voglio raccontarla io a te» aggiunse ben più serio, poggiando la propria mano sopra quella della ragazza. Lei annuì flebilmente.
«Un giorno la Follia, annoiata dal solito andazzo della vita, decise di chiamare le sue amiche emozioni e le invitò tutte quante a giocare a nascondino con lei. La prima a venire scoperta fu la Curiosità, che non si era nemmeno nascosta tanto voleva conoscere il gioco; poi venne il turno dell’Allegria, della Felicità… tutte le emozioni furono trovate dalla Follia, eccetto una: l’Amore. Così la Follia cercò l’Amore in lungo e in largo, fino a che non sentì dei lamenti giungere da sotto un roseto: era l’Amore che si era nascosto lì, e che soffriva terribilmente perché una spina gli si era appena conficcata in un occhio. La Follia, non sapendo cosa fare, si scusò per aver organizzato un gioco così stupido e gli promise che mai l’avrebbe abbandonato, e che l’avrebbe assistito per sempre. L’Amore accettò quella promessa, e da allora… L’Amore è cieco, e la Follia l’accompagna sempre»
Ino tacque per qualche secondo, cercando di registrare le parole che lui le aveva appena detto. «Quindi?» domandò esitante. Era ovvio a chi si stesse riferendo.
«Ti sto dicendo che, anche se non credo in queste baggianate, sono convinto che era destino che io mi innamorassi di te, Ino. Non ho scelto io di innamorarmi di te, perché non è il tuo fisico ad avermi attirato, ma sei tu… sei la mia Ino. E che io sono un folle per questo, perché ci ho messo così tanto per capirlo, e soprattutto perché tu non-»
Il ragazzo venne interrotto dalle cinque dita di Ino, che risuonarono nel silenzio tombale della notte, seguito poi dagli improperi della bionda. «RAZZA DI CRETINO! MA NON TI VERGOGNI A TENERE IL PIEDE IN DUE SCARPE?!»
«Ma di che diamine stai parlando Yamanaka?!» si era trattenuto nell’insultarla di rimando: insomma, le aveva appena dichiarato il suo amore, aveva ascoltato il suo sfogo e l’aveva consolata, l’aveva abbracciata e se ne era preso cura… e ora gli tirava schiaffi in faccia senza apparente motivo!
«Sei uno stronzo! Stai con Temari e vieni qui facendo tutto il carino e l’amicone con me e poi ci provi con me, quando sei fidanzato con Temari!»
«Ma chi diavolo te le ha messe in testa queste cose?! Aspetta… non mi dirai che… che davvero tu hai creduto per tutto questo tempo che… no, non puoi essere così stupida»
«CREPA!» gli urlò contro, alzandosi di scatto e correndo velocemente via.
Shikamaru, altrettanto lestamente si alzò, e non passò nemmeno mezzo secondo che già l’aveva raggiunta e fermata per un braccio.
«Ascoltami Ino! Mi avevi promesso che mi avresti ascoltato e che non te ne saresti andata via! Ascolta quello che ho da dirti, poi ti darò la possibilità di andartene se lo desidererai»
Lei assentì col capo, alzando le sopracciglia e sospirando.
«Non mi è mai piaciuta Temari. E’ stata lei a baciare me, ma io non ho ricambiato perché ho capito che non solo non mi piace, ma non la amo nemmeno. L’unica seccatura che amo è un'altra ma purtroppo l’ho capito troppo tardi, ed è anche lei bionda con gli occhi azzurri, ed ora è qui davanti a me. Non voglio che tu ti senta obbligata ad accettare il mio amore Ino, perché so che io non potrò mai essere abbastanza per te e se lo rifiuterai lo capirò e mi farò da parte. Ma se lo accetterai… Dio Ino, mi renderai l’uomo più felice di questa terra. Se ora mi bacerai, sappi che scriverai un contratto con la saliva Ino Yamanaka, perché io non ti lascerò mai e poi mai» Sapeva di starsi giocando il tutto per tutto e che avrebbe fatto la figura dell’idiota patentato se lei avesse rifiutato ma… quella connessione che stava sentendo e che provava ogni volta che era con lei… credeva fosse impossibile che fosse solamente lui a percepirla, soprattutto perché Ino era molto più ferrata di lui nelle faccende sentimentali. Certo, forse quando non la riguardavano era più sveglia, ma erano dettagli.
«Quindi tu…» boccheggiò incredula mentre si voltava ed incatenava il suo sguardo a quello del ragazzo, cercando di modulare la voce e di regolarizzare il battito del proprio cuore: era sicura che di lì a poco le sarebbe esploso nel petto.
«Yamanaka, hai intenzione di continuare a blaterare o cosa? Perché io sto morendo dalla voglia che tu mi baci» cercò di stuzzicarla ghignando, ma con tono troppo felice per essere serio.
«Potrei anche farlo» rispose prontamente con gli occhi che brillavano di una strana e bellissima luce, mentre si portava un dito alle labbra rosee e alzava le iridi celesti e le sopracciglia con finto fare meditabondo «ma prima voglio sentirlo dalla tua bocca»
«Mai, donna. Non mi sottometterò mai all’altro sesso e non sarò io il primo a dirlo» ribattè falsamente sgomento ma nascondendo un sorriso dietro le labbra: Ino stava tornando la solita.
«Mendokusee, che seccatura» commentò lei arrochendo la voce e cercando buffamente di imitarlo.
«Non basta abbassare la tua acuta voce da civetta stridula di qualche tono per essere scambiata per il sottoscritto, lo sai?» la provocò mentre avvicinava il volto a quello della bionda. «E per essere precisi, è: mendokusee, aishiteru Ino» le sussurrò alitandole sulle labbra in modo sensuale e finalmente cancellando la distanza che separava le loro bocche.
Si baciarono appassionatamente e bramosamente, con desiderio e passione, mentre i loro stomaci erano in subbuglio e i loro cuori martellavano impazziti e fuori controllo nei loro petti, ma sincronizzati. Le loro mani si cercarono e si intrecciarono mentre ora una lacrima rigava ancora il viso della ragazza, ma questa volta non era di tristezza bensì di gioia.
Shikamaru la prese per le gambe e la sollevò per riaccompagnarla anche quella notte nella propria camera, ma questa volta non pensava sarebbe tornato immediatamente a casa.
E insomma, quanto ci avevano messo entrambi a capire che erano adatti per stare insieme! Ma d’altronde, pensò Shikamaru ringraziando mentalmente e benedicendo per una volta nella vita la madre, era vero che l’amore era cieco e che la follia l’accompagnava sempre.





Note dell'autrice
Ed eccomi qui come promesso col secondo ed ultimo capitolo! Nella recensione Ryanforever diceva che non aveva trovato i personaggi particolarmente OOC... ma non aveva ancora letto la seconda parte. Perchè è pieno di cavolate OOC ma sono talmente stanca che non voglio stare nemmeno qui ad elencarle è stata giornata di merda ehmehm.
Mi scuso ma non credo che riuscirò a pubblicare altro per il White Midnight, e mi sento tremendamente in colpa di contribuire così poco ogni anno... andrò avanti a scrivere nei fine settimana queste altre due fiction che avevo per la testa (obviously ShikaIno), perciò spero rimaniate ancora sinotnizzati sul canale! 
Per i cuoriosi, lascio uno stralcio della prossima che intendo pubblicare, che s'intitolerà "A sky full of stars":


"Una donna anziana dai lineamenti ancora femminili e poco rugosi per la sua età, e che suggerivano che un tempo la sua bellezza doveva essere stata superba, sbattè lentamente le palpebre per poi riaprirle ed incontrare gli occhi antracite di suo marito, che non si erano staccati dai suoi celesti nemmeno per un attimo da quando avevano varcato assieme quella soglia: la soglia bianca ed asettica del Konoha’s hospital.
Shikamaru, stanco, anziano, con i capelli bianchi sempre raccolti in quel buffo e stupido codino ad ananas che insisteva a tenere nonostante l’età, strinse con tutta la forze che potè la mano della moglie, spostando lo sguardo per qualche secondo alle loro mani unite che combaciavano e aderivano perfettamente l’une con le altre. Seguì la figura longilinea e affusolata delle dita di Ino mentre si intrecciavano con le sue, più callose e tozze: il tempo non aveva avuto pietà per lui, mentre la moglie aveva conservato la sua bellezza in tutto il corpo, persino nelle mani. Il suo sguardo finalmente si fermò non appena incontrò la fede in oro bianco sull’anulare sinistro di lei e, con gli occhi lucidi, le prese la mano e gliela baciò dolcemente, nascondendo l’ansia e il terrore."


Spero di avervi incuriosito, concludo queste note augurando un Buon Compleanno alla carissima e dolcissima Ino-chan e ancora un Buon White Midnight 2014! Mosche, siete fantastiche!

Ems.
  
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