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Autore: Prongs4    23/09/2014    4 recensioni
Dal prologo:
"Man mano che ripercorreva i passi che lo avevano portato lontano, i connotati della sua vita andavano delineandosi nuovamente.
Il ricordo avrebbe perso la sua essenza di passato, e tutto si sarebbe concretizzato, attualizzato.
Il Lucius Malfoy che era stato fino a qualche anno prima sarebbe tornato. Più adulto, più deciso, più affascinante, ma pur sempre lui.
Era già per strada, e stava arrivando.
[...]
Narcissa Black desiderava che il suo cuore si fosse fermato.
Avrebbe dato qualunque cosa, qualunque, pur di morire con la consapevolezza che il suo desiderio più intenso si era avverato.
Lucius era tornato.
Forse per lei c’era ancora speranza.
Forse non era tutto perduto.
Forse il suo cuore avrebbe ripreso a battere, e forse avrebbe continuato a pompare felicità allo stato puro invece del sangue."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO VII


Centro primario e governativo del mondo magico, il Ministero della Magia era come tutti i giorni un turbine di persone, di vociare, e di una tanto astratta quanto palpabile frenesia.
Stagliata con aria altezzosa davanti uno dei camini, Narcissa si guardava intorno: era stata diverse volte al ministero, ma non poteva certo dirsi abituale di quel luogo.
Con una smorfia, osservava la gente intorno a lei che spintonava, a tratti imprecava, e con ribrezzo cercava di scostarsi dal resto della folla, sentendosi una regina in mezzo al volgo.
Si pentì istantaneamente di essersi recata lì, anche se per un motivo buono come insultare Lucius Malfoy. Però era certa di essere andata a colpo sicuro; quando Narcissa l’aveva cercato a Villa Malfoy quella mattina, il suo l’elfo si era lasciato sfuggire di un importante appuntamento che il suo padrone aveva quel giorno al Ministero.
Tuttavia, trovarlo in quella confusione non sarebbe stata un’impresa facile. Narcissa ne era consapevole, così come si rendeva conto che doveva porre rimedio in fretta agli ultimi avvenimenti con Stephen , e ribadire la situazione con Lucius le sembrava l’unico inizio possibile.
Ebbe un brivido a ricordare le parole che Fawley le aveva rivolto solo il giorno prima, e ancora di più a immaginare quelle mani a stringere il suo corpo.
Senza sapere esattamente chi cercare o dove andare, la Black salì su uno dei vasti ascensori. Avrebbe girato anche tutti i piani dell’enorme edificio pur di trovarlo.


Per rimetterlo al suo posto. Per dirgli di lasciarmi in pace una volta per tutte e basta.
Si ripeteva con ostinazione.

L’ascensore si fermò per la prima volta da quando vi era salita, e lei era pronta ad iniziare la sua ricerca. E così avrebbe fatto, se non avesse incrociato Avery nell’istante in cui stava per mettere un piede sul pavimento di marmo.
“Narcissa!” la salutò con una certa giovialità non appena la riconobbe.
Erano stati allo stesso anno a Hogwarts, e Narcissa era certa di aver sempre riscosso un certo interesse da parte sua.
Lo salutò a sua volta educatamente, e si spostò in modo che potesse rimanerle accanto nell’ascensore. Lei non aveva idea di come muoversi, e non si sarebbe lasciata sfuggire per nulla al mondo l’opportunità di avere una guida in quella sorta di labirinto.
“Sembra che oggi ci sia una riunione di purosangue” proseguì lui, sistemandosi con un sorriso vicino a lei. “Ora ho visto te, quando sono arrivato ho incontrato Rowle all’ufficio misteri, e adesso raggiungo Dolohov al quinto piano. E giusto cinque minuti fa ho incrociato Lucius Malfoy, che andava a soggiogare il ministro!”
Avery scoppiò a ridere, e Narcissa si sforzò di assecondarlo.
Senza saperlo, le aveva appena fornito un’informazione essenziale.
“E tu, invece? E’ già scomodo per noi gentiluomini doverci mischiare alla feccia che circola qui, deve esserlo ancora di più per una signora come te!”
“Oh… ero qui con mia sorella e suo marito Rodolphus, che dovevano sbrigare degli affari di famiglia, ma ci siamo persi di vista e ora sto disperatamente cercando di trovarli! In questo subbuglio non so davvero orientarmi…” mentì con naturalezza Narcissa.
“Sta tranquilla, ti aiuto io. Di cosa dovevano occuparsi? Posso accompagnarti in quell’ufficio”
“Ecco, loro dovevano… ah si, anche loro dovevano vedere il Ministro della Magia!”
“Che fortuna quell’uomo! Tanti incontri onorevoli con così tanti purosangue e in così poco tempo!”
“A che piano si trova il suo ufficio?” gli domandò la Black dopo un’ulteriore risata.
“E’ al primo. Dobbiamo cambiare ascensore al prossimo e prenderne uno che scenda”
“Non voglio trattenerti oltre, sarai di certo impegnato. Posso trovarli da sola, ora che so il piano”
“Non è un problema per me farti compagnia!”
In quel momento si aprirono le porte.
“Non è davvero necessario” lo liquidò in fretta Narcissa mentre usciva dall’ascensore. “Ma il tuo aiuto mi è stato prezioso. A presto” gli disse allontanandosi velocemente lungo corridoio, così da seminarlo in caso l’avesse seguita.
Solo quando vide l’ascensore sparire si concesse un sospiro soddisfatto.
Fece come le era stato detto, e qualche minuto dopo si trovò al piano che ospita gli uffici del Ministro della Magia e dei suoi collaboratori più stretti.
Imboccò un corridoio che aveva come unico sbocco solo un’elegante porta in legno scuro, al di là della quale si trovava certamente l’ufficio del Ministro, per lo meno a dire della targhetta sulla porta.
Una fila di poltrone precedeva l’entrata, come una sorta di zona d’attesa.
Accomodati a leggere la Gazzetta del profeta, a parlare sommessamente, o a fissare di tanto in tanto gli orologi, una serie di uomini aspettavano di essere ricevuti.
Avevano tutti l’aria tipica e veneranda dei vecchi stregoni, con vesti lunghe e ricamate, la barba, e alcuni anche con il cappello a punta.
Quando Narcissa si avvicinò, si rese conto di non aver compiuto una mossa saggia. La fissavano tutti con aria stranita, e lei si sentì a disagio. Di Lucius non vi era traccia, e se anche fosse voluta restare lì a controllare che arrivasse, avrebbe dovuto subire le occhiate inquisitorie di quei signori.
Tornò vicino all’ascensore, aspettando che ripassasse.
D’un tratto si sentì nettamente, in quel silenzio, la porta dell’ufficio che veniva aperta.
Narcissa si voltò di scatto e, con una gioia che non avrebbe mai ammesso, riconobbe i lunghi capelli di Lucius, il suo viso affilato, e percepì leggermente il delicato profumo della sua acqua di colonia.
Lo osservò mentre stringeva la mano al ministro, salutandolo, e si gustò appieno l’occhiata sorpresa di cui fece mostra non appena la vide.
A passo svelto, la raggiunse vicino le grate dell’ascensore.
“Cissy, tesoro, che meravigliosa sorpresa vederti qui” la salutò con un sorriso radioso.
“Dobbiamo parlare” disse lei senza preamboli, mentre il respiro le si bloccava in gola, dandole la sensazione che un macigno bloccasse il corso dell’aria.
Arrivò l’ascensore ed entrambi vi salirono.
“Sarei felice di averti ospite a Malfoy Manor per il pranzo, così potrai dirmi ciò che desideri”
“Vado di fretta” ribatté Narcissa gelidamente. “E se anche potessi, non pranzerei comunque con te. Non gradisco la tua presenza”
Lucius ridacchiò, col risultato che la donna lo incenerì con lo sguardo.
“Mi concedi almeno una passeggiata a Diagon Alley?” le chiese sottovoce.
“Non vedo alternative!”
Molto più velocemente di quanto ci avesse messo ad entrare, Narcissa si ritrovò in pochi minuti fuori dal ministero,  e pochi secondi dopo nella strada principale di Diagon Alley.
“Hai ricevuto i miei doni, Narcissa?”
Lucius si guardava intorno con allegria, come se non avesse un problema al mondo. Come se fosse normale camminare vicino a Narcissa, osservarla, desiderare baciarla, come se quella fosse una passeggiata verso un futuro da condividere, e non uno spezzone di due vite separate che facevano due corsi diversi.
“E’ proprio dei tuoi regali che dobbiamo parlare! Mi hanno messa in difficoltà!”
“Addirittura!” commentò Lucius alzando gli occhi al cielo.
“Il mio fidanzato, come puoi ben immaginare, non ha gradito quelle attenzioni. E nemmeno io”
“I regali non ti sono piaciuti?” le chiese sorpreso.
“Non si tratta di questo!” protestò lei. “Mi devi lasciare in pace una volta per tutte. Io non ti voglio. L’unica cosa che desidero è che tu sparisca dalla mia vita!”
Non si rese contò di aver alzato troppo la voce, Lucius invece si guardò intorno, notando le persone che li guardavano.
“Il punto” continuò Narcissa imperterrita, “è che pensavo di essere stata chiara qualche settimana fa. So che ti diverte rovinare la vita altrui, e preferisco sapere che stai cercando di fare questo, così da potermi preparare, piuttosto che vederti con la maschera dell’innamorato!”
Lucius scoppiò a ridere di gusto. “La maschera dell’innamorato? Io non indosso nessuna maschera, Cissy. Sono solo un giovane che corteggia la dama che desidera”
Narcissa si arrossò in viso.
“Menti” gli sussurrò, “tu sei indignato per il mio rifiuto, e ora cerchi di mandare a pezzi la mia esistenza. Abbi il coraggio di ammetterlo: voglio sapere di essere nel bel mezzo di uno scontro!”
Mentre discutevano avevano continuato a passeggiare, destando molti sguardi curiosi di persone che li conoscevano, o di altre che semplicemente non potevano fare a meno di ammirare due giovani così avvenenti, eleganti, e con quella indefinibile aria che caratterizza tutti gli aristocratici.
Di nuovo, fu Lucius ad avvedersene.
“Non mi piacciono le scenate in pubblico. Spostiamoci” le disse con tono serio.
Narcissa, senza pensarci, fece come aveva detto. Non se ne rendeva conto, ma la vecchia abitudine di pendere dalle labbra di Lucius, di seguirlo in ciò che faceva, di stare ad ascoltare ciò che diceva o consigliava, non l’aveva persa: per lei era la cosa più naturale del mondo comportarsi in quel modo quando era con lui.
Si inoltrarono in una traversa del corso principale. Si trattava di un vicolo cieco, ed era vuoto, fatta eccezione per un porta malconcia posta in un angolo.
Narcissa fece una smorfia, osservandosi intorno.
“E’ qui che porti le ragazze per i tuoi appuntamenti?” gli chiese con sarcasmo, inarcando un sopracciglio.
“Noi non stiamo combattendo nessuna guerra, Narcissa” le disse, ignorando il suo commento. “Io cerco semplicemente di riconquistarti, ammesso e non concesso che tu desideri davvero non stare con me”
“Credi che io menta?” gli domandò la donna, fingendosi incredula.
“C’è un metodo semplice per constatarlo” ribatté Lucius con fare imperturbabile.
“E sarebbe?”
Dopo aver controllato che non ci fosse nessuno all’orizzonte, Lucius chiuse dolcemente le sue mani intorno alle spalle di Narcissa, e avvicinò il viso al suo.
“Voglio solo una prova concreta che fra noi due la scintilla si è davvero spenta”
Si spinse ancora più vicino a lei e, con disinvoltura, con naturalezza, la baciò.
Il corpo di Narcissa reagì istintivamente, ma non con lo stesso tipo di istinto che avrebbe avuto in passato.
Con tutta la forza che possedeva, lo spinse lontano dal suo corpo.
“Non sono una bambola!” gli gridò.
Lucius la guardò attonito, ascoltando la sua sfuriata.
“Credete tutti di potermi fare quello che volete, a vostro piacimento! Beh, vi sbagliate di grosso”
 Malfoy scosse confuso la testa. “Ma che dici? Chi è che crede di poterti fare quello che vuole?”
Ma Narcissa stava proseguendo senza dargli retta.
“Voi uomini ci vedete come bambole con cui giocare, prive di volontà! Ma se Fawley pensa di potermi trattare ancora in quel modo, di baciarmi come se io….”
Sentendo quel nome, Lucius la interruppe. “Fawley? Che diavolo c’entra lui?” le chiese con rabbia. Le afferrò i polsi, cercando di fermare i gesti frenetici che accompagnavano le sue grida.
“Sta ferma e rispondimi! Che ha fatto Fawley?”
La Black si fermò di botto a quella domanda così diretta, mordendosi le labbra; non era certo andata da lui per cercare conforto o protezione, ma per allontanarlo.
“Ti conviene raccontarmi subito questa storia, prima che io faccia qualcosa di estremo pur non conoscendo la situazione” le intimò Lucius con tono di voce calmo.
A Narcissa sembrò di rivivere un flashback: Fawley aveva usato lo stesso tono basso e all’apparenza rassicurante appena qualche ora prima, indirizzandole la stessa occhiata di celata minaccia.
Ma era diverso. Non si sentiva ansiosa, o inquieta, e il bacio di Lucius non l’aveva certo disgustata, semmai indispettita per la sua prepotenza.
Si chiese come fosse possibile che due comportamenti talmente simili risvegliassero in lei sensazioni e pensieri diversi, e si rispose inconsciamente: lui è Lucius.
Una voglia di gettarsi nella disperazione, di piangere, la colse.
Senza farci neppure caso, le parole le scivolarono dalla bocca.
“Lui si è arrabbiato quando ha visto che mi mandavi tutti quei regali. Voleva imporsi su di me, suppongo, e… mi ha baciata. Probabilmente non si sarebbe limitato a questo, se non ci fosse stata mia madre nella stanza accanto” sussurrò Narcissa, sentendosi umiliata.
Aveva abbassato lo sguardo sulle sue scarpe, e lo rialzò appena in tempo per scorgere sul viso di Lucius un’espressione di rabbia cieca.
“Ha sancito la sua rovina” disse questo fra i denti, con tono mortalmente severo.
Vedendolo che stringeva i pugni, che serrava la mascella e che assottigliava lo sguardo, la Black si rese conto che Lucius avrebbe fatto di tutto per proteggerla e in un certo senso per vendicarla.
L’orgoglio le strisciò in petto, e lo sputò fra i denti, borbottando: “Non sono una debole, non devi batterti per me. Io sono in grado di difendere il mio onore! Per di più, quell’inetto non mi intimorisce affatto”
“Da morto ti intimorirà ancora di meno” ribatté Lucius con decisione, “Ora devo andare” le disse, voltandosi e facendo svolazzare il mantello nero sulle sue spalle.
Narcissa gli bloccò il passaggio. “Lui mi ha toccata contro la mia volontà, è vero, ma non ha fatto nulla di diverso da ciò che hai fatto tu poco fa”
La rabbia di Lucius sembrò, se possibile, intensificarsi.
“Fawley appartiene a quel gruppo di purosangue che non esiterebbero a violentare la propria moglie, pur di riscuotere  i loro diritti. Io, invece, sono l’uomo di cui sei innamorata. Non vedi differenze?”
Narcissa le vedeva, le vedeva eccome. Le bruciavano sulla pelle, nella mente, la accecavano: era sicura anche lei che Fawley sarebbe stato quel tipo di marito.
“Adesso perciò io metterò fine alla sua squallida, inutile e misera esistenza, impedendogli di fatto di poter anche solo pensare di mettere le mani su ciò che mi appartiene” proseguì Lucius con tono fermo, e un sorriso inquietante in viso.
“Non sai quello che dici”, mormorò Narcissa. “Se ti ho cercato è stato solo per chiederti di non mandarmi più nulla, e di mantenere in generale una certa distanza. Non è necessario che tu ti sporchi le mani per me”
“Si che c’è bisogno!” urlò quasi Lucius.
Narcissa non lo aveva mai visto in quel modo. Privo del suo autocontrollo, impaziente, frustrato, e con quel dolore che gli vibrava nella voce e che lui tentava di mascherare.
Lei stava per cedere. Stava per dirgli di stare tranquillo, che non l’avrebbe persa. E non perché avesse cambiato davvero idea, ma solo perché le era insopportabile il pensiero che lui potesse soffrire a causa sua.
“Come mai?” le chiese d’un tratto Lucius, e gli si leggeva il rancore negli occhi. “Dimmi una volta per tutte perché non vuoi stare con me. E smettila con la storia che non mi ami più: ho parlato con Bellatrix, e mi ha fatto capire che hai mentito”
“Non ci si può davvero fidare di nessuno” borbottò Narcissa. “Ad ogni modo, è così e basta. Io sono una Black, ho il diritto di imporre la mia volontà agli altri senza dovere spiegazioni a nessuno”
Lucius tentò di nuovo, e stavolta lei non riuscì a respingerlo.
La schiacciò contro il muro sudicio di quel vicolo, stringendola a sé con una forza tale da farle mancare il fiato. Fiato che le avrebbe mozzato in ogni caso, visto il bacio di asfissiante agonia in cui la coinvolse.
Le passò la lingua sul labbro inferiore, stuzzicandola, e Narcissa non poté trattenersi dal socchiudere le labbra, invitandolo a impossessarsi della sua bocca.
Fu colta immediatamente da una fitta di calore nel petto, mentre il piacere si diffondeva nelle sue vene e nella sua testa, diramandosi a partire dai punti in cui la sua pelle veniva sopraffatta da quella morbida di Lucius.
Si era scambiati centinaia, migliaia di baci, duranti tutti quegli anni, ed ogni volta Narcissa non aveva potuto fare a meno di notare la perfezione con cui le loro labbra si incastravano. Quel bacio non fece eccezione, e la giovane realizzò che, se fosse stato fisicamente possibile, avrebbe dato tutto ciò che possedeva per poter passare la sua vita a baciare Lucius. A sentire il loro corpi premere uno contro l’altro, i loro respiri che si fondevano, a percepire il gusto della pelle di Lucius, il profumo naturale della sua pelle.
Fu lui a staccarsi, e soltanto per gongolare di soddisfazione.
“Non ti manca tutto questo, Narcissa? Per me baciarti è un bisogno fisico” le mormorò, dedicandole uno sguardo intenso.
Lei tacque, e distolse lo sguardo da quello di Lucius. Forse per la prima volta da sempre.
Restarono in silenzio tanto a lungo che Narcissa stava per andarsene, ma prima ancora che potesse muoversi, la voce di Malfoy la trattenne.
“Io farò ciò che è meglio per entrambi, Cissy. Speravo di averti come mia alleata in questa piccola faida fra me e Fawley, ma anche se mi remerai contro, non mi lascerò scoraggiare!”
Mentre ascoltava le sue parole decise e stranamente appassionate, Narcissa si era guardata intorno, studiando quel vicoletto e osservando la gente che camminava nella strada principale di Diagon Alley.
Ad un tratto una giovane attirò l’attenzione della Black; era senza giacca, in pieno inverno, con solo un vestitino addosso, ma non fu per questo che Cissy la notò; singhiozzava e piangeva in mezzo alla strada senza pudore, senza curarsi della gente intorno che la guardava bisbigliando, ma non era nemmeno questo il motivo dell’interessamento di Narcissa; si trattava di Anita Burke, ecco cosa.
“Cissy, ci sei?” le chiese più volte Lucius, notando che era presa da altro.
Seguì la scia infuocata del suo sguardo fino a focalizzare anche lui la Burke, e allora sgranò gli occhi sorpreso.
Passarono una manciata di minuti, prima che apparisse a sua volta l’altra gemella, Cassandra.
Pur sapendo di essere sadica, tutta quella faccenda era estremamente gustosa per Narcissa, che non riusciva a capacitarsi di essere stata così fortunata da abbattersi in un dramma delle sue acerrime nemiche.
Sorridendo, concentrò tutta la sua attenzione alla scena che le si svolgeva davanti:
Cassandra coprì con un mantello Anita, e tentava di abbracciarla nonostante le sue resistenze.
“Non è colpa mia, Anita, e scappare in quel modo è stato davvero stupido. Sapevamo che di fatto non avrebbe potuto sposarci entrambe!”
“L’hai sedotto? Come sei riuscita a fare in modo che scegliesse te?” le domandò la ragazza ancora in lacrime.
“Non ho fatto nulla del genere! Forse ha scelto a caso” tentò di tranquillizzarla la sorella. “Fattostà che nostro padre era entusiasta quando oggi ha parlato con Abraxas Malfoy, e la nostra famiglia non può tirarsi indietro. E’ un’occasione che capita una volta sola nella vita!”
Senza rendersene conto, Narcissa ansimò e poi trattenne il respiro. Si voltò a guardare Lucius, altrettanto attonito.
“Congratulazioni” gli sussurrò. “Sarà di sicuro un matrimonio bellissimo”
Uscì rapidamente dal vicolo, e fortuna volle che riuscì a mescolarsi con una piccola folla, cosicché che nessuno fece caso a lei.
Un groppo le bloccava la gola, ma Narcissa non era una strega qualunque, non era quella sciocca, priva di dignità e d’orgoglio di Anita Burke, e non avrebbe lasciato che nemmeno una lacrima bagnasse il suo volto.


 
*ANGOLO AUTRICE*
Piccola premessa: temo che il capitolo sia un po' troppo lungo, ma credo che non sarebbe venuto bene se l'avessi spezzato. Mi auguro che la lettura non risulti troppo pesante!
Detto questo, passiamo al capitolo: le Burke hanno fatto il loro "glorioso" ritorno. Come avrete capito, c'è in ballo un contratto matrimoniale fra Lucius e Cassandra Burke (io suggerisco di prendere la forca e farla fuori tutti insieme!). Il nostro adorato Malfoy dovrà impegnarsi non poco a questo punto, e la sua "lotta" si allarga, creando tutta una serie di nodi che dovrà essere in grado di sciogliere per raggiungere il suo obiettivo: Narcissa.
Spero anche di essere stata realistica nella descrizione della scena iniziale al ministero, in questi ambienti tipicamente potteriani si deve stare attenti a restare fedeli alla sacra creazione di J.K.!
Ringrazio tutti i lettori e soprattutto i miei fedeli recensori, che mi stanno aiutanto e accompagnando in questa impresa!
A prestissimo,
Prongs4
  
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