DRACO
-E
questa è l’aula di Trasfigurazione…-
spiegò Draco annoiato, ma sempre cortese, aprendo la porta
con un gesto
galante. Diede un’occhiata di sfuggita all’orologio
nella classe della
professoressa Mc Granitt accorgendosi che era finalmente ora di
chiudere la
visita. Voleva assolutamente andare a trovare Ginny per vedere come
stesse e
per parlarle. Ripensò alla sua espressione quando aveva
notato Evangeline
seduta al tavolo Serpeverde: stupefatta, allibita, ferita e si
sentì in colpa
anche se non ne aveva motivo. Forse aveva pensato che le aveva tenuto
nascosto
che sarebbe venuta, ma era stata una sorpresa pure per lui! In ogni
caso,
dovevano chiarirsi. Solo l’idea lo rendeva nervoso e
preoccupato. Si passò una
mano fra i capelli, cercando di nascondere la frustrazione di stare
perdendo
così tanto tempo.
-Noi
non abbiamo niente del
genere a Beauxbatons. Insomma dove sono le aule per
l’Accoglienza? E poi che
freddo qui! Ci sono così tanti spifferi- si
lamentò Evangeline che gli stava
attaccata al braccio strettamente, appoggiandosi il più
possibile a lui, tanto
che poteva sentire l’odore dolciastro del suo persistente
profumo ai gigli. Lo
guardava ogni tanto con quei suoi lucidi occhietti neri, vispi come
quelli di
un topo, mentre non smetteva di parlare un attimo, riempiendo anche i
silenzi pensierosi
del ragazzo. Mille domande affollavano la sua mente: perché
Evangeline era ad
Hogwarts? I suoi genitori sospettavano che stesse tramando la fuga o
l’avevano
mandata lì solo per “instaurare” un
legame con il suo promesso sposo? Dopotutto
erano fidanzati e un diamante brillava al dito sottile della ragazza,
la
richiesta sarebbe stata plausibile. Non potevano arrivare
all’altare del tutto
da sconosciuti.
-Draco,
mi stai ascoltando?- la
vocetta petulante, ma fredda lo riscosse dai suoi pensieri; Evangeline
lo
fissava, imperscrutabile. Aveva blaterato per interi minuti sui
particolari del
matrimonio: l’abito che aveva fatto confezionare in Francia
da un famoso
stilista, il mago dello stile Etiènne Jacques Ives Martineu,
i fiori,
ovviamente i suoi preferiti, dei nauseanti gigli bianchi…
Draco continuò a
camminare, rassicurandola: -Sì, ti sto ascoltando. Stavi
dicendo che preferisci
il color crema al bianco panna per gli addobbi? Credo che il bianco sia
più
intonato al lillà dei vestiti delle damigelle,
però comunque tutto quello che
vuoi va bene, piccola- sfoderò un sorriso affascinante,
vedendo la sua
espressione ammorbidirsi con una smorfia soddisfatta. Si
sentì disgustato di sé
stesso, ma almeno aveva salvato la situazione. Condusse la ragazza
attraverso i
corridoi in pietra dei sotterranei illuminati fiocamente dalle torce,
continuando ad ascoltare le sue lamentele: -Questo castello
è diroccato, insomma
quel vecchio pazzo non lo vede che è fatiscente?!- Sebbene
il Preside Silente
non gli stesse sempre così simpatico, Draco lo rispettava
perciò sentì un moto
di irritazione salirgli nel petto, anche perché Hogwarts era
la sua vera casa,
l’unica nella quale era accettato così
com’era e dove si trovavano i suoi
ricordi più felici.
-E
poi, cos’è questa cosa del
dover dormire separati? Insomma, sono la tua fidanzata, dovrei prendere
il
posto che mi spetta nel tuo letto…- la bambina lo
guardò con un’espressione
languida e maliziosa, insinuando una mano sotto la sua camicia. Il
ragazzo
sentì la sua pelle fresca e morbida accarezzargli gli
addominali velocemente,
prima di aggirarsi intorno alla cintura. Immediatamente le prese la
mano, forse
con più forza di quanta ne avrebbe dovuta usare e gliela
tirò fuori dalla
camicia, sibilando al suo orecchio con furore: -Mi aspetto dalla mia
promessa
un atteggiamento più consono alla sua casta sociale,
perché non si dica che
sposerò una sgualdrina. Che non accada fino alla prima notte
di nozze-
Gli
occhi di Evangeline
lampeggiarono irati, perdendo ogni traccia di malizia e indignandosi
per il
rifiuto così netto. Cercò di staccarsi dal
braccio di Draco con forza,
divincolandosi spasmodicamente, ma Draco mantenne la presa senza farle
male.
Fermo e severo, la accompagnò alla sua stanza, congedandola
poi con un casto
bacio sulla mano. Appena Evangeline chiuse la porta, si
appoggiò contro di essa
sospirando, con le mani intrecciate ai capelli dietro al collo. Si
sentiva così
stanco. Si trascinò lentamente fino alla sua stanza ed
entrò cercando di non
fare rumore, slacciandosi gli alamari del mantello con svogliatezza.
Blaise,
ancora sveglio ma con gli occhi pieni di sonno, non appena lo vide
saltò in
piedi così com’era, ossia in una vestaglia di seta
bordeaux molto kisch e gli
corse incontro, guardandolo dispiaciuto. Doveva sembrare proprio a
pezzi se
l’espressione del cugino trasudava tutta quella compassione:
Draco sospirò. Il
bello di Blaise era che non elargiva mai pietà, sentimento
che odiava, per
quello che ti stava succedendo, ma soffriva insieme a te, in silenzio.
Lo
abbracciò fraternamente anche se non accettò il
bicchiere di bourbon che gli
porgeva. L’amico fece le spallucce e lo bevve tutto in sorso,
ruttando sonoramente.
-Salute,
eh- il biondo alzò gli
occhi al cielo e si diresse verso la cassettiera allentandosi la
cravatta con
una mano mentre si guardava allo specchio. Le occhiaie erano evidenti,
ma gli
occhi, grigi come argento fuso, risaltavano per contrasto. Distolse lo
sguardo,
aprì tremante il primo cassetto della scrivania, estraendo
maldestramente
l’anello di fidanzamento che Evangeline gli aveva regalato in
attesa della fede
dalla scatolina e lo indossò, sentendo uno strano malessere
invaderlo. L’anello
luccicava nella penombra.
Alla
fine, voltandosi, diede
un’occhiata obliqua a Blaise con un altro bicchiere pieno
fino all’orlo e
mormorò: -Blase, davvero, ti voglio bene e sei mio cugino,
ma non dovresti
darti una calmata?-
-Io
non ho un problema con
l’alcool. Ho un serio problema con la vita- il moro rispose
melanconico, sorseggiando
il liquore pensierosamente. In realtà era un po’
ridicolo, con quella vestaglia
porpora di seta ricamata molto barocca che lasciava intravedere il
petto glabro
però il suo viso era così corrucciato e triste
che Draco non osò nemmeno
sorridere, soprattutto dopo quella frase. Si buttò senza la
solita grazia su
una poltroncina ed entrambi si incantarono osservando i corpuscoli
atmosferici
volteggiare fino al pavimento, illuminati dai raggi di luna che
penetravano
nelle acque del lago.
-Draco?-
chiese all’improvviso
Blaise tagliando il silenzio con voce tranquilla. Se Draco avesse
dovuto
paragonarlo a qualcuno, in quel momento avrebbe optato per un poeta
maledetto
della Parigi bohèmien tardo-ottocentesca. Con quella
vestaglia di seta, poi.
Nascose
un sorrisetto al
pensiero: -Sì?-.
-Cosa
faremo una volta che
fuggiremo? Insomma, che vita potremo mai avere…
Costantemente in esilio-
diversamente dal tono tragico della domanda, la voce del cugino era
sinceramente curiosa e interessata, pur senza entusiasmo, come se
stesse
pensando e soppesando in modo realistico le loro
possibilità. Non sapeva,
purtroppo, che era un interrogativo che lo tormentava. L’idea
di non poter
garantire un futuro sicuro ai suoi amici, in pericolo come lui, ma
soprattutto
a Ginevra, che non aveva nessun motivo effettivo per partire, era
frustrante.
Si sentiva così egoista a permetterle di scappare con loro
solo perché non
riusciva ad allontanarsi da lei…
Theodore
entrò trafelato dalla
porta come se avesse corso; in viso un’espressione serena e
sollevata: -Ah,
siete qui. Com’è andata con Evangeline?- chiese
sottraendo il bicchiere di
liquore ambrato a Blaise e bevendone un sorso, dimenticandosi di
rimproverarlo
e di parlargli degli opuscoli informativi su vari gruppi di Alcolisti
Anonimi. Blaise
si ridestò meravigliato, alzandosi sui gomiti e
strofinandosi gli occhi come se
non credesse a quello che vedeva, esasperando i gemiti sorpresi a tal
punto che
Theo alzò un sopracciglio intimandogli ironico: -Dacci un
taglio, Blay-
Nonostante
il nomignolo che
usavano quando si volevano prendere in giro e che normalmente faceva
andare
Blaise su tutte le furie perché, a parere suo, sminuiva la
sua virilità– ne
usavano diversi, l’uno più melenso
dell’altro: i ricorrenti erano Blay,
Dray, They, Serpentellino mio, Amorino
Oscuro- Blaise si stava rotolando sul divano in presa a
delle risate
incontrollabili che prima fecero preoccupare un po’ gli
amici, poi li fecero
sorridere e ridacchiare a loro volta. Mentre Theo e Blaise scherzavano
ancora e
si raccontavano ricordi divertenti, Draco, con ancora il sorriso sulle
labbra,
scivolò fuori dalla stanza attraversando i locali bui.
Passò davanti alla porta
di Evangeline, rabbrividendo all’idea di cosa aveva evitato
respingendola
appena un’oretta prima. Per fortuna che nel contratto
stipulato fra i loro
padri non erano contemplati rapporti prima del matrimonio. Anzi, forse
la
ragazza stava cercando in tutti i modi di infrangere il patto per poi
passare
da vittima, ricevere il cospicuo indennizzo preventivo e annullare il
matrimonio. Furba come una volpe, la francesina. Era impossibile che
desiderasse davvero di sposare un ragazzo sconosciuto e di abitare
così lontano
da casa: probabilmente il suo unico interesse era il ricco patrimonio
dei
Malfoy. Preso in questi ragionamenti, Draco quasi non si accorse di
essere
arrivato alla porta massiccia della Stanza delle Necessità.
Inspirò
profondamente e girò il pomello della maniglia con
attenzione. Sebbene fosse
già fine marzo, un ciocco di legna ardeva nel camino
intiepidendo la stanza e
diffondendo una lieve luce aranciata. Il ragazzo entrò in
silenzio, notando una
figura accoccolata in posizione fetale nel centro del letto, avvolta in
strati
e strati di coperte verde smeraldo. Dall’involto sbucavano
solo una testa di
capelli rossi un po’ arruffati e una mano che teneva diversi
fazzoletti usati.
Ginny singhiozzava debolmente, come se avesse da un po’
smesso di piangere, ma
non si fosse ancora del tutto calmata. Il suo braccialetto con i
ciondoli
brillava alla luce della luna e tintinnava quando si portava una mano
al viso
per asciugarsi le lacrime, senza smettere di darsi della stupida
sentimentale a
bassa voce. Draco si sentì così male che ebbe
prima l’impulso di scappare da
quell’immagine, poi di correre senza ritegno e prenderla tra
le braccia per
consolarla. Vedeva la schiena sussultare per i singulti e
riuscì perfino a
riconoscere il maglione nero coni bordi verdi che indossava: il suo maglione. Piano piano si
avvicinò,
senza fare movimenti bruschi per non spaventarla e si sedette sul lato
del
letto mormorandole pieno di dolcezza: -Ehi, piccola. Sono qui-
Ginny
lo guardò stupita, cercando
di nascondere i fazzoletti sotto al cuscino e asciugandosi in fretta le
lacrime: -Cos.. Cosa ci fai qui, Draco?- Il panico nella sua voce era
evidente,
ma il ragazzo riuscì a percepire anche un certo sollievo.
Ginevra non era mai
stata brava a tenersi le cose dentro: esprimeva i suoi pensieri di
getto e con
assoluta sincerità, anche se a volte era imperscrutabile e
non lasciava
trasparire nulla di quello che stava ragionando fino a quando non fosse
giunta
ad una conclusione soddisfacente. Draco spostò una ciocca di
capelli umidi
dietro il suo orecchio e le prese il mento tra le dita con tenerezza
per
incontrare il suo sguardo imbarazzato: -Perché piangi?- Si
diede dello stupido
da solo per l’ovvietà della domanda. Ginevra
però intanto aveva smesso di
singhiozzare, troppo presa a risvoltarsi dalle coperte per far entrare
anche
Draco: -Vieni qui, ti prego- lo implorò. Il ragazzo si tolse
le scarpe e si
infilò nel letto accanto a lei, mentre Ginny si accoccolava
sul suo petto come
se lo avesse fatto da sempre. Gli sembrava che la testa della rossa si
incastrasse perfettamente sotto al suo collo. Profumava di violetta, di
sale ed
era calda e morbida nel suo abbraccio. L’accarezzò
piano sulla schiena con una
mano mentre con l’altra le lisciava i capelli in un intimo
silenzio. Sentiva
bruciare ogni parte del suo corpo che toccava contro quello di Ginny in
un
dolce desiderio.
Quando
alla fine la rossa ruppe
il silenzio, la sua voce era perfettamente controllata: -E’
di fidanzamento
quell’anello?-
Draco
deglutì senza smettere di
accarezzarla, osservando il riverbero del platino al suo dito, quindi
rispose
semplicemente: -Sì. L’ho messo per non far
insospettire Evangeline… Dovremo
stare molto attenti, Gin..- Si
interruppe bruscamente quando un dito sottile di Ginevra si
posò sulle sue
labbra per zittirlo: -So perfettamente cosa dovrò fare
domani, come mi dovrò
comportare e perché devo stare momentaneamente separata
dalla persona che amo
di più al mondo- Draco provò ad intervenire senza
riuscirci –Ma ora, in questo
esatto momento, non voglio pensarci- Si sedette a cavalcioni su di lui,
scatenandogli brividi di piacere in tutto il corpo e si
abbassò in modo che
solo qualche centimetro li separasse. Il biondo vedeva perfettamente i
suoi
occhi verdi lucidi come giada, le labbra tese, le gote arrossate,
qualche
ciocca liscia che fiammeggiava in contrasto con la pelle bianca.
Sentì il suo
respiro caldo sulle labbra e provò
quell’attrazione irresistibile che aveva
sentito le prime volte in cui l’aveva vista, ci aveva
parlato, aveva riso
insieme a lei.
-Ti
amo, Ginevra Molly Weasley-
osservò tutte le sue reazioni, imprimendosi nella mente i
suoi occhi che si
spalancavano, ancora increduli, il breve sorriso che
s’incurvava sulle sue
labbra, il battito che accelerava sotto le sue mani -Con tutto me
stesso, con
tutto il mio cuore, l’unica cosa che mi appartiene davvero-
Lo ripetè più
volte, baciandole delicatamente la mascella, le guance, la zona intorno
alle
labbra, le tempie, il collo. Si guardarono poi fronte contro fronte,
immobili,
un po’ ansanti e infine Draco appoggiò la bocca
sulle sue labbra fresche,
assaggiando il suo sapore e apprezzandone la morbidezza, per poi
approfondire
il bacio con intensità. Ginny gemeva piano, ricambiando con
trasporto il suo
ardore, infilandogli le mani fra i capelli, incorniciandogli il viso,
stringendosi alla sua camicia. La sentiva seguire il suo tocco e
inarcare la
schiena per assecondare i suoi movimenti. Le mani instancabili della
ragazza
slacciarono con foga i bottoni, poi scesero sull’orlo del suo
maglione di
cachemire e lo sollevarono fino a sfilarlo del tutto. Draco, sorpreso,
smise di
baciarle il collo e posò i palmi aperti sui suoi fianchi.
Era molto pallida
nella penombra e i suoi capelli, che sembravano spire infuocate,
scendevano sul
seno pieno in morbide onde. Moriva dalla voglia di sentire la sua pelle
liscia
sul suo corpo, di assaggiarla ancora e di guardarla fino a quando non
avesse
memorizzato ogni particolare, ma si accorse che qualcosa non andava.
Ginevra
distoglieva lo sguardo, troppo presa a cercare la sua bocca con
frenesia per
accorgersi che si era fermato, circospetto. Sebbene la desiderasse
più di ogni
altra cosa, si costrinse a pensare lucidamente, anche se era difficile,
difficilissimo con Ginny separata da lui solo da qualche strato di
vestiti, i
suoi, oltretutto. Proprio mentre la rossa stava per slacciarsi il
reggiseno di
pizzo bianco, Draco capì e le prese il viso tra le mani.
Come poteva dirle che in quel momento
non voleva fare l’amore
con lei? Ginny cercò di baciarlo ancora, ma lui non
abboccò. Cercando in ogni
modo di non farla sentita rifiutata e di non umiliarla, le disse con
dolcezza:
-Ginevra, guardami- non appena ottenne la sua attenzione
continuò, facendola
arrossire –Io ti desidero da molto tempo. Sei attraente e mi
provochi reazioni
che non puoi nemmeno immaginare, ma questa sera sei mossa
dall’insicurezza e
dal pensiero che non avremo più tempo per stare insieme ed
io… Io non voglio
che accada così, in fretta, per eliminare una paura
ingiustificata- non appena
Ginny capì qual era il senso del discorso si
scostò, rossa in volto, cercando
di coprirsi con la coperta. Draco con un movimento fulmineo si
girò e la bloccò
sotto di sé, impedendole di evitare il discorso: -Io. Ti.
Amo. Tantissimo-
sottolineò ogni parola con un bacio leggero sulle labbra
–e questo non
cambierà, né ora né mai. Adesso sei
confusa e spaventata, ma fidati di me.
Arriverà il momento giusto-
Ginny
gemette dalla vergogna,
veramente a disagio e si contorse sotto di lui, provocando piccole
correnti
elettriche nel suo corpo. Draco rimase senza fiato e le
sussurrò all’orecchio:
-Così però mi metti veramente a dura
prova…-
Risero
entrambi e la rossa gli
diede un buffetto sul braccio, guardandolo non più
intimidita, ma felice. Il
ragazzo sospirò internamente, rendendosi conto che si era
spiegato bene e non
aveva rovinato tutto. Fu bello parlare fino a notte fonda abbracciato
con lei,
baciarsi piano con delicatezza, senza fretta.
-Draco?-
chiese infine un po’
assonnata Ginevra, la testa posata sul suo petto, le braccia intorno a
lui.
-Si?-
rispose con ironia, continuando
a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli –Ti prego,
dimmi che non è una
domanda esistenziale o uno di quegli interrogativi da donna ai quali
è
scientificamente impossibile trovare una risposta giusta- La rossa
sbuffò,
indignandosi: -Non ci credo di avere un ragazzo così
sessista! Pfui! Ma guarda
te- Draco seppellì il viso nella sua spalla per non ridere,
ma Ginny gli diede
dei colpetti per farlo spostare, a suo modo divertita –Guarda
che sono seria!
Comunque, parleremo di emancipazione un’altra volta, anche se
non pensare che
il discorso sia chiuso-
Il
Serpeverde alzò gli occhi al
cielo, ma la assecondò, baciandole i capelli: -Va bene,
piattola. Ora, potresti
gentilmente esplicitarmi il ragionamento che tanto
t’angustiava, così un povero
ragazzo in cerca di riposo può avere la sua benemerita dosa
di sonno notturno?
Non per essere pedante, ma sai, sono quasi le quattro del
mattino…-
Questa
volta fu lei a reprimere
un sorriso, rispondendo con classe: -Come desidera, sua
maestà- poi smise di
scherzare e diventò seria –Non
c’è nessun modo con il quale il matrimonio
potrebbe essere annullato?
Draco
si girò nelle coperte a
disagio, pensando a come risponderle. Alla fine, le diede
un’occhiata esitante
e rispose con sincerità, ma comunque restio: -In
realtà ci sarebbero diverse
variabili per cui il contratto smettesse di avere un valore,
sì- si schiarì la
voce e continuò dopo un cenno di assenso di Ginny
–Beh, se Evangeline
consumasse anche un solo rapporto prima delle nozze e la sua
verginità andasse
a un uomo che non è il suo promesso sposo, ossia io, quello
sarebbe un caso.
Per quanto suoni disgustosamente antiquato e rozzo, per gli Slytherin i
tempi
non sono andati avanti da quando la suocera controllava le lenzuola
dopo la
prima notte- Effettivamente aveva già pensato a questa cosa,
ma quale ragazzo
avrebbe potuto distogliere la mente di Evangeline dal patrimonio dei
Malfoy?
Lui stesso era troppo un buon partito! L’idea di pagare
qualcuno perché abusasse
di lei gli era passata per la mente un solo istante, in un momento di
particolare disperazione, ma l’aveva rigettata subito
pentendosi di aver anche
solo avuto quell’aborto di malvagità.
Ginevra
ascoltava a bocca aperta
i retroscena della vita nobiliare, mentre Draco quasi sussurrava,
vergognandosi
di appartenere a un Casato così bigotto.
-Quindi
basterebbe che Evangeline
perdesse la verginità con uno che non sia tu?
Così semplice?- chiese poi
curiosamente interessata anche se lui poteva percepire il suo
nervosismo del
parlare della prima notte di nozze, dopo che quella sera si era opposto
a fare
l’amore con lei.
-Sì,
questa è una possibilità
perché lo sposo non è tenuto ad rimanere celibe
fino al matrimonio, anzi, ehm,
deve fare esperienze per spiegare alla ragazza come si fa,
ehm…- il ragazzo si
interruppe, sempre più imbarazzato davanti alla
curiosità quasi infantile di
Ginny-
Lei
completò la frase con
naturalezza: -A fare sesso?- Draco si nascose gli occhi con le mani,
gemendo
come se fosse stato colpito al cuore: -Ah, Ginevra, la parola
“sesso” che esce
dalle tue dolci labbra è così conturbante! Mi
uccidi- Rise apertamente,
fingendo di avere un pugnale piantato nel petto.
-Draco
Lucius Malfoy, ti
consiglio di smetterla immediatamente!- la rossa gli diede la schiena,
dopo
essere arrossita vistosamente, ma il giovane rise ancora e le
strofinò il viso
contro la spalla, implorandola, per amor suo, di girarsi. Tanto fece e
tanto si
lamentò che riuscì a strappare un risolino a
Ginny.
La
luce della luna stillava in
lunghi raggi obliqui nella stanza, il camino sfrigolava sommessamente e
i loro
due respiri si mescolavano, quando, stretti in un abbraccio, si
addormentarono
fronte contro fronte con ancora il sorriso sulle labbra.