Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: violadelpensiero    23/09/2014    2 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
Recensite e fatemi sapere la vostra opinione grazie!
Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DRACO

-E questa è l’aula di Trasfigurazione…- spiegò Draco annoiato, ma sempre cortese, aprendo la porta con un gesto galante. Diede un’occhiata di sfuggita all’orologio nella classe della professoressa Mc Granitt accorgendosi che era finalmente ora di chiudere la visita. Voleva assolutamente andare a trovare Ginny per vedere come stesse e per parlarle. Ripensò alla sua espressione quando aveva notato Evangeline seduta al tavolo Serpeverde: stupefatta, allibita, ferita e si sentì in colpa anche se non ne aveva motivo. Forse aveva pensato che le aveva tenuto nascosto che sarebbe venuta, ma era stata una sorpresa pure per lui! In ogni caso, dovevano chiarirsi. Solo l’idea lo rendeva nervoso e preoccupato. Si passò una mano fra i capelli, cercando di nascondere la frustrazione di stare perdendo così tanto tempo.

-Noi non abbiamo niente del genere a Beauxbatons. Insomma dove sono le aule per l’Accoglienza? E poi che freddo qui! Ci sono così tanti spifferi- si lamentò Evangeline che gli stava attaccata al braccio strettamente, appoggiandosi il più possibile a lui, tanto che poteva sentire l’odore dolciastro del suo persistente profumo ai gigli. Lo guardava ogni tanto con quei suoi lucidi occhietti neri, vispi come quelli di un topo, mentre non smetteva di parlare un attimo, riempiendo anche i silenzi pensierosi del ragazzo. Mille domande affollavano la sua mente: perché Evangeline era ad Hogwarts? I suoi genitori sospettavano che stesse tramando la fuga o l’avevano mandata lì solo per “instaurare” un legame con il suo promesso sposo? Dopotutto erano fidanzati e un diamante brillava al dito sottile della ragazza, la richiesta sarebbe stata plausibile. Non potevano arrivare all’altare del tutto da sconosciuti.

-Draco, mi stai ascoltando?- la vocetta petulante, ma fredda lo riscosse dai suoi pensieri; Evangeline lo fissava, imperscrutabile. Aveva blaterato per interi minuti sui particolari del matrimonio: l’abito che aveva fatto confezionare in Francia da un famoso stilista, il mago dello stile Etiènne Jacques Ives Martineu, i fiori, ovviamente i suoi preferiti, dei nauseanti gigli bianchi… Draco continuò a camminare, rassicurandola: -Sì, ti sto ascoltando. Stavi dicendo che preferisci il color crema al bianco panna per gli addobbi? Credo che il bianco sia più intonato al lillà dei vestiti delle damigelle, però comunque tutto quello che vuoi va bene, piccola- sfoderò un sorriso affascinante, vedendo la sua espressione ammorbidirsi con una smorfia soddisfatta. Si sentì disgustato di sé stesso, ma almeno aveva salvato la situazione. Condusse la ragazza attraverso i corridoi in pietra dei sotterranei illuminati fiocamente dalle torce, continuando ad ascoltare le sue lamentele: -Questo castello è diroccato, insomma quel vecchio pazzo non lo vede che è fatiscente?!- Sebbene il Preside Silente non gli stesse sempre così simpatico, Draco lo rispettava perciò sentì un moto di irritazione salirgli nel petto, anche perché Hogwarts era la sua vera casa, l’unica nella quale era accettato così com’era e dove si trovavano i suoi ricordi più felici.

-E poi, cos’è questa cosa del dover dormire separati? Insomma, sono la tua fidanzata, dovrei prendere il posto che mi spetta nel tuo letto…- la bambina lo guardò con un’espressione languida e maliziosa, insinuando una mano sotto la sua camicia. Il ragazzo sentì la sua pelle fresca e morbida accarezzargli gli addominali velocemente, prima di aggirarsi intorno alla cintura. Immediatamente le prese la mano, forse con più forza di quanta ne avrebbe dovuta usare e gliela tirò fuori dalla camicia, sibilando al suo orecchio con furore: -Mi aspetto dalla mia promessa un atteggiamento più consono alla sua casta sociale, perché non si dica che sposerò una sgualdrina. Che non accada fino alla prima notte di nozze-

Gli occhi di Evangeline lampeggiarono irati, perdendo ogni traccia di malizia e indignandosi per il rifiuto così netto. Cercò di staccarsi dal braccio di Draco con forza, divincolandosi spasmodicamente, ma Draco mantenne la presa senza farle male. Fermo e severo, la accompagnò alla sua stanza, congedandola poi con un casto bacio sulla mano. Appena Evangeline chiuse la porta, si appoggiò contro di essa sospirando, con le mani intrecciate ai capelli dietro al collo. Si sentiva così stanco. Si trascinò lentamente fino alla sua stanza ed entrò cercando di non fare rumore, slacciandosi gli alamari del mantello con svogliatezza. Blaise, ancora sveglio ma con gli occhi pieni di sonno, non appena lo vide saltò in piedi così com’era, ossia in una vestaglia di seta bordeaux molto kisch e gli corse incontro, guardandolo dispiaciuto. Doveva sembrare proprio a pezzi se l’espressione del cugino trasudava tutta quella compassione: Draco sospirò. Il bello di Blaise era che non elargiva mai pietà, sentimento che odiava, per quello che ti stava succedendo, ma soffriva insieme a te, in silenzio. Lo abbracciò fraternamente anche se non accettò il bicchiere di bourbon che gli porgeva. L’amico fece le spallucce e lo bevve tutto in sorso, ruttando sonoramente.

-Salute, eh- il biondo alzò gli occhi al cielo e si diresse verso la cassettiera allentandosi la cravatta con una mano mentre si guardava allo specchio. Le occhiaie erano evidenti, ma gli occhi, grigi come argento fuso, risaltavano per contrasto. Distolse lo sguardo, aprì tremante il primo cassetto della scrivania, estraendo maldestramente l’anello di fidanzamento che Evangeline gli aveva regalato in attesa della fede dalla scatolina e lo indossò, sentendo uno strano malessere invaderlo. L’anello luccicava nella penombra.

Alla fine, voltandosi, diede un’occhiata obliqua a Blaise con un altro bicchiere pieno fino all’orlo e mormorò: -Blase, davvero, ti voglio bene e sei mio cugino, ma non dovresti darti una calmata?-

-Io non ho un problema con l’alcool. Ho un serio problema con la vita- il moro rispose melanconico, sorseggiando il liquore pensierosamente. In realtà era un po’ ridicolo, con quella vestaglia porpora di seta ricamata molto barocca che lasciava intravedere il petto glabro però il suo viso era così corrucciato e triste che Draco non osò nemmeno sorridere, soprattutto dopo quella frase. Si buttò senza la solita grazia su una poltroncina ed entrambi si incantarono osservando i corpuscoli atmosferici volteggiare fino al pavimento, illuminati dai raggi di luna che penetravano nelle acque del lago.

-Draco?- chiese all’improvviso Blaise tagliando il silenzio con voce tranquilla. Se Draco avesse dovuto paragonarlo a qualcuno, in quel momento avrebbe optato per un poeta maledetto della Parigi bohèmien tardo-ottocentesca. Con quella vestaglia di seta, poi.

Nascose un sorrisetto al pensiero: -Sì?-.

-Cosa faremo una volta che fuggiremo? Insomma, che vita potremo mai avere… Costantemente in esilio- diversamente dal tono tragico della domanda, la voce del cugino era sinceramente curiosa e interessata, pur senza entusiasmo, come se stesse pensando e soppesando in modo realistico le loro possibilità. Non sapeva, purtroppo, che era un interrogativo che lo tormentava. L’idea di non poter garantire un futuro sicuro ai suoi amici, in pericolo come lui, ma soprattutto a Ginevra, che non aveva nessun motivo effettivo per partire, era frustrante. Si sentiva così egoista a permetterle di scappare con loro solo perché non riusciva ad allontanarsi da lei…

Theodore entrò trafelato dalla porta come se avesse corso; in viso un’espressione serena e sollevata: -Ah, siete qui. Com’è andata con Evangeline?- chiese sottraendo il bicchiere di liquore ambrato a Blaise e bevendone un sorso, dimenticandosi di rimproverarlo e di parlargli degli opuscoli informativi su vari gruppi di Alcolisti Anonimi. Blaise si ridestò meravigliato, alzandosi sui gomiti e strofinandosi gli occhi come se non credesse a quello che vedeva, esasperando i gemiti sorpresi a tal punto che Theo alzò un sopracciglio intimandogli ironico: -Dacci un taglio, Blay-

Nonostante il nomignolo che usavano quando si volevano prendere in giro e che normalmente faceva andare Blaise su tutte le furie perché, a parere suo, sminuiva la sua virilità– ne usavano diversi, l’uno più melenso dell’altro: i ricorrenti erano Blay, Dray, They, Serpentellino mio, Amorino Oscuro- Blaise si stava rotolando sul divano in presa a delle risate incontrollabili che prima fecero preoccupare un po’ gli amici, poi li fecero sorridere e ridacchiare a loro volta. Mentre Theo e Blaise scherzavano ancora e si raccontavano ricordi divertenti, Draco, con ancora il sorriso sulle labbra, scivolò fuori dalla stanza attraversando i locali bui. Passò davanti alla porta di Evangeline, rabbrividendo all’idea di cosa aveva evitato respingendola appena un’oretta prima. Per fortuna che nel contratto stipulato fra i loro padri non erano contemplati rapporti prima del matrimonio. Anzi, forse la ragazza stava cercando in tutti i modi di infrangere il patto per poi passare da vittima, ricevere il cospicuo indennizzo preventivo e annullare il matrimonio. Furba come una volpe, la francesina. Era impossibile che desiderasse davvero di sposare un ragazzo sconosciuto e di abitare così lontano da casa: probabilmente il suo unico interesse era il ricco patrimonio dei Malfoy. Preso in questi ragionamenti, Draco quasi non si accorse di essere arrivato alla porta massiccia della Stanza delle Necessità. Inspirò profondamente e girò il pomello della maniglia con attenzione. Sebbene fosse già fine marzo, un ciocco di legna ardeva nel camino intiepidendo la stanza e diffondendo una lieve luce aranciata. Il ragazzo entrò in silenzio, notando una figura accoccolata in posizione fetale nel centro del letto, avvolta in strati e strati di coperte verde smeraldo. Dall’involto sbucavano solo una testa di capelli rossi un po’ arruffati e una mano che teneva diversi fazzoletti usati. Ginny singhiozzava debolmente, come se avesse da un po’ smesso di piangere, ma non si fosse ancora del tutto calmata. Il suo braccialetto con i ciondoli brillava alla luce della luna e tintinnava quando si portava una mano al viso per asciugarsi le lacrime, senza smettere di darsi della stupida sentimentale a bassa voce. Draco si sentì così male che ebbe prima l’impulso di scappare da quell’immagine, poi di correre senza ritegno e prenderla tra le braccia per consolarla. Vedeva la schiena sussultare per i singulti e riuscì perfino a riconoscere il maglione nero coni bordi verdi che indossava: il suo maglione. Piano piano si avvicinò, senza fare movimenti bruschi per non spaventarla e si sedette sul lato del letto mormorandole pieno di dolcezza: -Ehi, piccola. Sono qui-

Ginny lo guardò stupita, cercando di nascondere i fazzoletti sotto al cuscino e asciugandosi in fretta le lacrime: -Cos.. Cosa ci fai qui, Draco?- Il panico nella sua voce era evidente, ma il ragazzo riuscì a percepire anche un certo sollievo. Ginevra non era mai stata brava a tenersi le cose dentro: esprimeva i suoi pensieri di getto e con assoluta sincerità, anche se a volte era imperscrutabile e non lasciava trasparire nulla di quello che stava ragionando fino a quando non fosse giunta ad una conclusione soddisfacente. Draco spostò una ciocca di capelli umidi dietro il suo orecchio e le prese il mento tra le dita con tenerezza per incontrare il suo sguardo imbarazzato: -Perché piangi?- Si diede dello stupido da solo per l’ovvietà della domanda. Ginevra però intanto aveva smesso di singhiozzare, troppo presa a risvoltarsi dalle coperte per far entrare anche Draco: -Vieni qui, ti prego- lo implorò. Il ragazzo si tolse le scarpe e si infilò nel letto accanto a lei, mentre Ginny si accoccolava sul suo petto come se lo avesse fatto da sempre. Gli sembrava che la testa della rossa si incastrasse perfettamente sotto al suo collo. Profumava di violetta, di sale ed era calda e morbida nel suo abbraccio. L’accarezzò piano sulla schiena con una mano mentre con l’altra le lisciava i capelli in un intimo silenzio. Sentiva bruciare ogni parte del suo corpo che toccava contro quello di Ginny in un dolce desiderio.

Quando alla fine la rossa ruppe il silenzio, la sua voce era perfettamente controllata: -E’ di fidanzamento quell’anello?-

Draco deglutì senza smettere di accarezzarla, osservando il riverbero del platino al suo dito, quindi rispose semplicemente: -Sì. L’ho messo per non far insospettire Evangeline… Dovremo stare molto attenti, Gin..-  Si interruppe bruscamente quando un dito sottile di Ginevra si posò sulle sue labbra per zittirlo: -So perfettamente cosa dovrò fare domani, come mi dovrò comportare e perché devo stare momentaneamente separata dalla persona che amo di più al mondo- Draco provò ad intervenire senza riuscirci –Ma ora, in questo esatto momento, non voglio pensarci- Si sedette a cavalcioni su di lui, scatenandogli brividi di piacere in tutto il corpo e si abbassò in modo che solo qualche centimetro li separasse. Il biondo vedeva perfettamente i suoi occhi verdi lucidi come giada, le labbra tese, le gote arrossate, qualche ciocca liscia che fiammeggiava in contrasto con la pelle bianca. Sentì il suo respiro caldo sulle labbra e provò quell’attrazione irresistibile che aveva sentito le prime volte in cui l’aveva vista, ci aveva parlato, aveva riso insieme a lei.

-Ti amo, Ginevra Molly Weasley- osservò tutte le sue reazioni, imprimendosi nella mente i suoi occhi che si spalancavano, ancora increduli, il breve sorriso che s’incurvava sulle sue labbra, il battito che accelerava sotto le sue mani -Con tutto me stesso, con tutto il mio cuore, l’unica cosa che mi appartiene davvero- Lo ripetè più volte, baciandole delicatamente la mascella, le guance, la zona intorno alle labbra, le tempie, il collo. Si guardarono poi fronte contro fronte, immobili, un po’ ansanti e infine Draco appoggiò la bocca sulle sue labbra fresche, assaggiando il suo sapore e apprezzandone la morbidezza, per poi approfondire il bacio con intensità. Ginny gemeva piano, ricambiando con trasporto il suo ardore, infilandogli le mani fra i capelli, incorniciandogli il viso, stringendosi alla sua camicia. La sentiva seguire il suo tocco e inarcare la schiena per assecondare i suoi movimenti. Le mani instancabili della ragazza slacciarono con foga i bottoni, poi scesero sull’orlo del suo maglione di cachemire e lo sollevarono fino a sfilarlo del tutto. Draco, sorpreso, smise di baciarle il collo e posò i palmi aperti sui suoi fianchi. Era molto pallida nella penombra e i suoi capelli, che sembravano spire infuocate, scendevano sul seno pieno in morbide onde. Moriva dalla voglia di sentire la sua pelle liscia sul suo corpo, di assaggiarla ancora e di guardarla fino a quando non avesse memorizzato ogni particolare, ma si accorse che qualcosa non andava. Ginevra distoglieva lo sguardo, troppo presa a cercare la sua bocca con frenesia per accorgersi che si era fermato, circospetto. Sebbene la desiderasse più di ogni altra cosa, si costrinse a pensare lucidamente, anche se era difficile, difficilissimo con Ginny separata da lui solo da qualche strato di vestiti, i suoi, oltretutto. Proprio mentre la rossa stava per slacciarsi il reggiseno di pizzo bianco, Draco capì e le prese il viso tra le mani. Come poteva dirle che in quel momento non voleva fare l’amore con lei? Ginny cercò di baciarlo ancora, ma lui non abboccò. Cercando in ogni modo di non farla sentita rifiutata e di non umiliarla, le disse con dolcezza: -Ginevra, guardami- non appena ottenne la sua attenzione continuò, facendola arrossire –Io ti desidero da molto tempo. Sei attraente e mi provochi reazioni che non puoi nemmeno immaginare, ma questa sera sei mossa dall’insicurezza e dal pensiero che non avremo più tempo per stare insieme ed io… Io non voglio che accada così, in fretta, per eliminare una paura ingiustificata- non appena Ginny capì qual era il senso del discorso si scostò, rossa in volto, cercando di coprirsi con la coperta. Draco con un movimento fulmineo si girò e la bloccò sotto di sé, impedendole di evitare il discorso: -Io. Ti. Amo. Tantissimo- sottolineò ogni parola con un bacio leggero sulle labbra –e questo non cambierà, né ora né mai. Adesso sei confusa e spaventata, ma fidati di me. Arriverà il momento giusto-

Ginny gemette dalla vergogna, veramente a disagio e si contorse sotto di lui, provocando piccole correnti elettriche nel suo corpo. Draco rimase senza fiato e le sussurrò all’orecchio: -Così però mi metti veramente a dura prova…-

Risero entrambi e la rossa gli diede un buffetto sul braccio, guardandolo non più intimidita, ma felice. Il ragazzo sospirò internamente, rendendosi conto che si era spiegato bene e non aveva rovinato tutto. Fu bello parlare fino a notte fonda abbracciato con lei, baciarsi piano con delicatezza, senza fretta.

-Draco?- chiese infine un po’ assonnata Ginevra, la testa posata sul suo petto, le braccia intorno a lui.

-Si?- rispose con ironia, continuando a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli –Ti prego, dimmi che non è una domanda esistenziale o uno di quegli interrogativi da donna ai quali è scientificamente impossibile trovare una risposta giusta- La rossa sbuffò, indignandosi: -Non ci credo di avere un ragazzo così sessista! Pfui! Ma guarda te- Draco seppellì il viso nella sua spalla per non ridere, ma Ginny gli diede dei colpetti per farlo spostare, a suo modo divertita –Guarda che sono seria! Comunque, parleremo di emancipazione un’altra volta, anche se non pensare che il discorso sia chiuso-

Il Serpeverde alzò gli occhi al cielo, ma la assecondò, baciandole i capelli: -Va bene, piattola. Ora, potresti gentilmente esplicitarmi il ragionamento che tanto t’angustiava, così un povero ragazzo in cerca di riposo può avere la sua benemerita dosa di sonno notturno? Non per essere pedante, ma sai, sono quasi le quattro del mattino…-

Questa volta fu lei a reprimere un sorriso, rispondendo con classe: -Come desidera, sua maestà- poi smise di scherzare e diventò seria –Non c’è nessun modo con il quale il matrimonio potrebbe essere annullato?

Draco si girò nelle coperte a disagio, pensando a come risponderle. Alla fine, le diede un’occhiata esitante e rispose con sincerità, ma comunque restio: -In realtà ci sarebbero diverse variabili per cui il contratto smettesse di avere un valore, sì- si schiarì la voce e continuò dopo un cenno di assenso di Ginny –Beh, se Evangeline consumasse anche un solo rapporto prima delle nozze e la sua verginità andasse a un uomo che non è il suo promesso sposo, ossia io, quello sarebbe un caso. Per quanto suoni disgustosamente antiquato e rozzo, per gli Slytherin i tempi non sono andati avanti da quando la suocera controllava le lenzuola dopo la prima notte- Effettivamente aveva già pensato a questa cosa, ma quale ragazzo avrebbe potuto distogliere la mente di Evangeline dal patrimonio dei Malfoy? Lui stesso era troppo un buon partito! L’idea di pagare qualcuno perché abusasse di lei gli era passata per la mente un solo istante, in un momento di particolare disperazione, ma l’aveva rigettata subito pentendosi di aver anche solo avuto quell’aborto di malvagità.

Ginevra ascoltava a bocca aperta i retroscena della vita nobiliare, mentre Draco quasi sussurrava, vergognandosi di appartenere a un Casato così bigotto.

-Quindi basterebbe che Evangeline perdesse la verginità con uno che non sia tu? Così semplice?- chiese poi curiosamente interessata anche se lui poteva percepire il suo nervosismo del parlare della prima notte di nozze, dopo che quella sera si era opposto a fare l’amore con lei.

-Sì, questa è una possibilità perché lo sposo non è tenuto ad rimanere celibe fino al matrimonio, anzi, ehm, deve fare esperienze per spiegare alla ragazza come si fa, ehm…- il ragazzo si interruppe, sempre più imbarazzato davanti alla curiosità quasi infantile di Ginny-

Lei completò la frase con naturalezza: -A fare sesso?- Draco si nascose gli occhi con le mani, gemendo come se fosse stato colpito al cuore: -Ah, Ginevra, la parola “sesso” che esce dalle tue dolci labbra è così conturbante! Mi uccidi- Rise apertamente, fingendo di avere un pugnale piantato nel petto.

-Draco Lucius Malfoy, ti consiglio di smetterla immediatamente!- la rossa gli diede la schiena, dopo essere arrossita vistosamente, ma il giovane rise ancora e le strofinò il viso contro la spalla, implorandola, per amor suo, di girarsi. Tanto fece e tanto si lamentò che riuscì a strappare un risolino a Ginny.

La luce della luna stillava in lunghi raggi obliqui nella stanza, il camino sfrigolava sommessamente e i loro due respiri si mescolavano, quando, stretti in un abbraccio, si addormentarono fronte contro fronte con ancora il sorriso sulle labbra.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: violadelpensiero