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Autore: Ai_1978    23/09/2014    4 recensioni
…Dreams are my reality…
Chi non ricorda almeno il ritornello della famosa canzone “Reality” di Richard Sanderson che fu colonna sonora del film del 1980 “Il tempo delle Mele”?
Bene, la citazione è voluta perché è proprio di questo che parla questa storia: l’amore tra adolescenti.
Inutile dire che si colloca temporalmente come prequel di “The Eye of the Tiger”
Vista l’età dei protagonisti, anche il rating è cambiato… da “Rosso” ad un più tenue “Arancione”. Tutto molto più soft… ma non per questo meno intenso.
Grazie fin da ora a tutti coloro che mi daranno di nuovo fiducia, leggendo ciò che scrivo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mito delle Metà'
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CAPITOLO 2: A VOLTE… RITORNANO
 
Benji uscì dagli spogliatoi della Nankatsu, si tolse per un attimo il berretto rosso e si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore.
Che caldo!                                                                                                           
Non si ricordava più che nel suo Paese natale a settembre fosse ancora piena estate.
Era stato in Germania per due anni con Freddy Marshall per allenarsi e diventare il portiere più forte del mondo.
Aveva solo diciassette anni, ma era già sulla buona strada.
Dopotutto non per niente si faceva chiamare il Super Great Goal-Keeper.
Questo era il suo anno sabbatico: era tornato in Patria per rivedere i vecchi amici e disputare il Campionato con la New Team.
Successivamente, tra dodici mesi esatti, sarebbe ritornato in Europa per completare il suo percorso.
Si rimise il cappello e abbassò la visiera sugli occhi per farsi un po’ di ombra.
Dall’altra parte del cortile vide Paul che stava parlando con una ragazza.
Lei era in pantaloncini corti sgambati neri e canottiera bianca attillata:  evidentemente tornava dall’ora di ginnastica. Stava sorseggiando una bottiglietta d’acqua. Ad un tratto cedette la bottiglia a Diamond  per aver le mani libere al fine di sistemare la lunga coda di cavallo che, con l’attività sportiva, si era un po’ disfatta.
Benjamin si fermò a guardarla: Il collo flessuoso, la morbida linea della schiena, le spalle esili e le braccia sottili ma ben fatte. Scese con lo sguardo e vide un fondoschiena adorabile: alto, tondo e sodo. Le gambe poi erano lunghissime con le cosce ben tornite e i polpacci deliziosi. La ragazza, che fino a quel momento gli aveva dato la schiena, si girò a tre quarti e il portiere poté intravedere che aveva anche un bel seno: non troppo grande, ma sicuramente perfetto per quella corporatura esile.
Ma chi era? Possibile che alla Nankatsu studiasse una bellezza del genere e lui non la conoscesse?
Bisognava rimediare: IMMEDIATAMENTE.
Si avvicinò ai due e quando fu ad un paio di metri di distanza, esclamò con gaiezza: - Ciao Paul! Come va?-
Diamond rispose al saluto: - Benji! Eccoti qua. Muoviti che dobbiamo andare ad allenarci.-
Il SGGK temporeggiò, poiché aveva altre priorità in quel momento: - Un attimo, prima presentami questa bella signorina.-
L’amico lo guardò stranito: - Presentartela? Ma sei scemo? Non la riconosci?-
In quel momento la ragazza si girò verso di lui.
Capelli nerissimi, occhi enormi ed espressivi di un fantastico colore verde-blu, pelle chiarissima, qualche lentiggine…
Oh porca puttana!
Non poteva essere!
Quella era… Vivien?!?
Il cervello di Benji andò in cortocircuito.
No, ALT: fermi tutti. Qualcosa non quadrava.
Gli occhi erano i suoi, non c’erano dubbi. Il viso… beh sì era simile a quello che lui si ricordava: d’altronde la cuginetta di Oliver aveva sempre avuto un visetto angelico. Adesso era SOLO un pochino più provocante, con un’espressione maliziosa e una bocca che…
Lasciamo perdere.
Ma il corpo?!?
Da dove diavolo era saltato fuori tutto quel ben di Dio?
Dove era finita la sua Piccolina?
-Ciao Benji!-
Chi aveva parlato? Di chi era quella voce sensuale da far spavento?
No, per favore, non dirmi che…
-CIAO BENJI.- ripeté Vivien a tono più alto, credendo che lui non l’avesse sentita.
Price cercò di muovere le labbra, ma non ne uscì alcun suono.
Per chi lo vedeva dal fuori appariva decisamente come un pesce rosso che boccheggiava fuori dalla boccia.
Considerato che Price se ne stava lì impalato con la faccia di uno che aveva appena scoperto che il Papa si era dichiarato ateo, la ragazza decise che fosse arrivato il momento di togliere il disturbo:
-Ok, visto che Benji è stato colto da una paralisi momentanea io vi saluto. Devo ancora fare la doccia e poi tornare in classe per il Club di Scienze. …Paul, quando vedi mio cugino, digli che lo raggiungo dopo l’allenamento come al solito, per tornare a casa insieme,-
Poi passando a fianco del portiere gli lanciò uno sguardo fugace e pronunciò con voce calda: - Bentornato.-.
-G-grazie.- balbettò lui guardandola allontanarsi.
Quando Vivien fu sparita dalla visuale, Diamond si fece vicino a Price e appoggiandogli una mano sulla spalla, come per confortarlo, disse: - Notevole, eh?-.
Il SGGK stentava ancora a connettere. Tuttavia riuscì a chiedere all’amico: - Ma COSA le è successo?-.
Paul rispose la cosa più ovvia: - Niente. E’ solo cresciuta! Sono due anni che non la vedi…-.
-E in soli due anni ad una ragazza può succedere QUELLO?- domandò l’altro sgomento.
Diamond rise: - Beh…direi di sì!-.
-Ah.- concluse Benji senza aggiungere altro.
 
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Era tornato. Era tornato! Era tornato!!
Vivien quasi danzava per la contentezza.
Quando Holly l’aveva informata dell’ imminente ritorno in Giappone di Benjamin Price, su un primo momento non gli aveva creduto.
Invece era lì! In carne ed ossa!
E quanto era diventato bello? Ancora più alto e muscoloso…
Ma soprattutto: come l’aveva guardata?
Ormai Vivien si era lasciata alle spalle da un bel po’ la sindrome del “Brutto Anatroccolo”.
Esattamente come Tom Baker aveva previsto un paio di anni prima, col tempo il suo corpo era sbocciato e lei si era trasformata in uno splendido cigno.
Era abituata agli sguardi maschili e normalmente non le facevano né caldo né freddo.
Ma essere guardata così da LUI!
Il suo sogno che si avverava…
E pensare che l’aveva sempre snobbata chiamandola “Piccolina” quando era in buona, o “manico di scopa” quando voleva fare lo stronzo.
Manico di scopa.
Manico di scopa.
MANICO DI SCOPA.
Quelle parole bruciavano ancora. Lei che avrebbe voluto soltanto piacergli, anche solo un pochino.
Adesso però lui la trovava bella: era evidente.
Se l’era mangiata con gli occhi, pochi minuti prima.
Ad un tratto un pensiero sadico attraversò la mente della ragazza.
Un’unica parola serpeggiò nei meandri del suo cervello fino ad emergere prepotentemente:
VENDETTA.
Lui l’aveva fatta soffrire e piangere in passato.
Perfetto: gli avrebbe reso pan per focaccia.
Aveva lei il coltello dalla parte del manico ora.
Se lo meritava quel borioso, stupido, arrogante portiere da strapazzo.
Aprì l’armadietto dello spogliatoio ed estrasse il suo diario dalla cartella in pelle nera.
Tra le pagine una foto sgualcita di Benjamin Price quindicenne durante una gita in montagna che avevano fatto due anni prima.
L’aveva conservata gelosamente per tutto quel tempo.
Diede un bacio fugace alla foto e la rimise a posto.
Scusami Benji. Tu mi piaci ancora molto. Ma prima di goderti il premio hai un debito da pagare”.
Prese l’asciugamano, shampoo e bagnoschiuma e si diresse verso le docce.
   
 
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