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Autore: Shifa    24/09/2014    0 recensioni
La storia parla di Ryan , un ragazzo che è stato "salvato" da una cellula militare e invitato a farne parte dato le sue grandi capacità. Per Ryan l'ossessione per la sua salvatrice, Hyo, diventa un chiodo fisso, dato che per lui è impossibile incontrarla. Dopo 4 anni Ryan rincontra Hyo che gli propone di accompagnarla in quella che lei chiama " una missione personale". Ryan accetta senza sapere nulla di Hyo ne del mondo di cui lei fa parte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Respirai a fondo l’aria dell’hotel non appena fummo entrati nell’attico. Hyo si sfilò i tacchi e li lasciò davanti all’ingresso. Durante la lunga camminata a piedi e il tragitto in auto non aveva proferito parola , ne mi aveva  guardato. Era come se tentasse di ignorarmi, come se fossi un qualcosa di fastidioso alla sua vista. Confesso che la cosa, più che infastidirmi ,mi ferì profondamente. Come se non bastasse, lei agguantò una bottiglia di vodka alla frutta e si chiuse in camera sbattendo la porta, chiaro segno che non voleva essere disturbata. Guardai la porta per qualche minuto con lo sguardo di chi vuole fulminare qualcosa ma , malgrado i miei sforzi, la porta non prese fuoco. Questo era davvero il colmo! Adesso era lei che evitava me? Non sono certo il tipo che si fa trattare in questo modo! Non sono un ragazzino!
Andai in camera mia e mi tolsi quella camicia e quelle scarpe da damerino , infilai una maglia qualsiasi e gli anfibi , presi la mia giacca di pelle che giaceva sul divano nel salone e uscii dall’attico. Quasi mi aspettavo che Hyo uscisse fuori dalla stanza ordinando di non muovermi come se fossi stato un adolescente, ma non accadde nulla. Presi l’ascensore e scesi al piano terra , imboccando velocemente l’uscita a sguardo basso e con le mani strette a pugno nelle tasche del giubbino.
Le strade di Savannah erano illuminate dalla luce fioca dei lampioni e dalla miriade di insegne  che proiettavano colori brillanti sulle pareti degli edifici e sui marciapiedi.
Camminai per ore in lungo e in largo senza uno scopo preciso. Avevo un gran bisogno di schiarirmi le idee.
Ripensai al ritratto, a François e all’irruzione improvvisa di quelle persone. Hyo mi aveva detto che François stava bene e nessuno nel locale era stato ferito, fortunatamente. Poi ripensai ad Hyo. Qualche giorno prima mi aveva chiesto di andare con lei ma che non dovevo fare domande perché mi avrebbe detto tutto “strada facendo” e fino ad ora sapevo solo che stavamo cercando un tizio di un ritratto e che mentre cercavamo informazioni da un baffuto francese per poco non ci facciamo ridurre come dei semplici colabrodo.
Non avrei mai dovuto accettare le condizioni che Hyo mi aveva imposto , non avrei mai dovuto accettare la sua offerta e basta! Una missione personale … << Vada a farsi fottere! >> Diedi un calcio ad una lattina che giaceva solitaria sul marciapiede e sentii il mio stomaco brontolare.
Ora che ci facevo caso non avevo nemmeno mangiato quella sera e avevo ancora il martini che faceva a pugni con il mio stomaco. Ricordai il Hyo appollaiata sul mio letto con il viso sporco di biscotti al cioccolato. Sembrava davvero sconvolta dalla serata e il rimorso di averla lasciata sola mi faceva contrarre lo stomaco.  Entrai  allora nella prima rosticceria che trovai aperta , sperando che avessero qualcosa di commestibile.

Quando rientrai nell’attico trovai tutto esattamente come l’avevo lasciato tranne per il fatto che i tacchi di Hyo erano spariti dall’ingresso.  Cercai di non farmi cadere i cartoni enormi di pizza e la busta di bibite che avevo in mano mentre tentavo in modo maldestro di chiudere la porta. A quel punto mi avviai verso la stanza di Hyo e bussai alla porta. Nessuna risposta. Magari dormiva. Decisi ugualmente di entrare. Hyo se ne stava seduta sul letto a gambe incrociate ,le braccia intorno ad un cuscino su cui poggiava la testa con l’aria assente e la schiena appoggiata alla parete. Alzò lo sguardo e notai che si era cambiata. Indossava una canotta,un pantalone della tuta piuttosto logoro e aveva racchiuso i capelli in un ordinata treccia. << Non saresti dovuto uscire>> mi disse con tono lamentoso << Tu però non mi ha fermato>> Sembrò riflettere su quella risposta e poi fece un alzata di spalle << Touché >> . Le feci un sorriso timido ed entrai in stanza tenendo in equilibrio i cartoni di pizza in una mano.  << Vengo in pace. Spero che la pizza ti piaccia. Non sapevo cosa preferivi , cosi ho preso un po’ di tutto >> Il viso di lei sembrò illuminarsi e giurerei di aver sentito il suo stomaco esultare. Lei mi fece segno di entrare e mi fece spazio. Poggiai i cartoni di pizza sul letto e mi sedetti accanto a lei. Appena sollevai il coperchio la stanza si riempì di un odore delizioso che mi fece venire l’acquolina in bocca. Hyo afferrò un trancio di pizza ai peperoni senza pomodoro e gli diede un morso. Il suo viso andò in estasi. << Dove diavolo hai comprato questa pizza è buonissima!>>
Mi gongolai del successo con aria soddisfatta << In una rosticceria italiana non molto lontano da qui >>
Quando guardai Hyo però, il suo viso si era incupito << Ryan mi dispiace di averti coinvolto in tutto questo senza darti nemmeno una spiegazione e che per il momento non posso dartele>> Non capivo il motivo per cui dovesse tenermi all’oscuro di tutto ma guardando il suo viso ne carpii tanta solitudine e capì che volevo aiutarla. << Ok Hyo , aspetterò quando sarà il momento. Però la prossima volta avvertimi quando ci sono dei tizi che vogliono trivellarci  d’accordo?>> Lei sorrise ed era la cosa più bella che avessi mai visto. Lei non sorrideva quasi mai, non così almeno. Sentii la tensione sciogliersi e la vidi rilassare le spalle << Ok , farò del mio meglio per avvertirti prima >>. Presi un altro pezzo di pizza e con il boccone ancora in bocca le chiesi << Allora? Cosa si fa domani?>> Hyo fece il suo sorriso sarcastico e avevo imparato che quel sorrisetto non portava a niente di buono. << Oh domani è una giornata tranquilla … Cerchiamo delle persone , affittiamo una barca e , se tutto va bene, in serata partiamo per il triangolo delle Bermuda>> Scoppiai a ridere. Ovviamente stava scherzando …  stava scherzando vero? No. Non stava scherzando!

 Quella sera cercai invano di convincere Hyo che  addentrasi nel triangolo delle bermuda era un suicidio annunciato, ma lei continuò ad insistere che non avrei dovuto preoccuparmi e che lei sapeva benissimo quello che faceva. Le feci anche notare che  al centro del triangolo non c’era un bel niente ma a quanto pareva per lei “niente” era troppo poco. Avevo anche deciso che per ogni volta che sbuffavo mi toccava un malrovescio dietro la nuca tanto che , per la fine della serata , andai a dormire con l’emicrania che neanche i soffici cuscini della mia sontuosa camera riuscirono a farmi dimenticare il segno delle dita di Hyo sulla pelle. Avevo un sacco di pensieri che si affollavano nella mia , anche quando mi addormentai, la mia mente non mi lasciava in pace. Sognai la villa distrutta delle foto , con le fiamme che lambivano le pareti. Era tutto confuso , come se stessi guardando tutta la scena da dietro un vetro. Le persone senza volto  correvano da tutte le parti nella grande sala della villa dalle mattonelle bianche lucide che riflettevano le fiamme che scoppiettavano e divoravano tutto l’ambiente circostante. E poi la vidi al centro della stanza. Una ragazzina in ginocchio con i capelli di un rosso intenso che potevano essere scambiati per fiamme vive, un vestito bianco, immacolato se non fosse per la cenere portata dal vento che le si attaccava al tessuto sottile.  Cercai di urlarle di andare via di li che era pericoloso , ma era come se fossi muto e le gambe non mi rispondevano ai comandi. Lei si girò verso di me, aveva il viso sporco di cenere e sangue le mani erano due  chiazze rosso scuro e le lacrime le rigavano le guance. La vidi accasciarsi a terra con la stessa grazia di una foglia secca che si stacca da un ramo in autunno. Le fiamme si fecero più alte e la circondarono. Non riuscivo più a vederla. La chiamai più forte ,costrinsi me stesso a muovermi ma niente. Ero nel panico,sentivo il calore delle fiamme sulla faccia e gli occhi che mi bruciavano e poi …

Aprii gli occhi che ero madido di sudore come se ci fosse stato davvero un incendio. La maglia si era incollata addosso come anche i capelli alla fronte. Qualcuno mi stava scuotendo le spalle, affondando le dita nella carne quasi in modo doloroso. << Ryan! Ryan calmati ! Va tutto  bene, calmati adesso, era solo un incubo! >> Hyo era in ginocchio sul letto e mi scostava i capelli dalla fronte in modo protettivo. Aveva le dita calde sulla mia fronte gelida . Il viso era una maschera di preoccupazione. Mi misi a sedere  cercando di riscuotermi dall’incubo. Avevo ancora le immagini della ragazza in mezzo alle fiamme stampate nella testa . Hyo mi diede un bicchiere di acqua  che accettai con immensa gratitudine . Avevo la gola cosi secca che mi bruciava. Cercai di regolarizzare il respiro  e di ritrovare la calma. Feci un sorriso tirato ad Hyo per tranquillizzarla. Teneva il labbro inferiore stretto tra i denti , avrei giurato, fino a farselo sanguinare.  << Va tutto bene adesso, grazie per avermi svegliato e scusami se ti ho fatto preoccupare. >> La allontanai gentilmente e scesi dal letto per andare nel bagno. Lo specchio sopra il lavandino mi rimandò la mia immagine riflessa . Ero pallido come un cencio e avevo gli occhi lucidi. Nella mente mi passò l’immagine della ragazzina in lacrime che mi fece stringere il cuore. Aprii il rubinetto e feci sgorgare l’acqua fredda sui polsi ma quell’immagine non riuscivo a scacciarla via. Provai ad affondare la testa sotto il getto freddo del rubinetto e sentii i nervi gelarsi. Respirai a fondo mentre le gocce gelide mi bagnavano i capelli e scorrevano lente sul mio viso. Sentii l’acqua raggiungermi le labbra, ma aveva un sapore strano. Era salata. Alzai lo sguardo e vidi me stesso piangere attraverso lo specchio. Le lacrime si confondevano con le gocce che mi cadevano dai capelli zuppi. Hyo si era appoggiata allo stipite della porta e mi guardava con aria apprensiva come se si sentisse in colpa. Afferrai un asciugamano e me la passai sul viso per poi lasciarmela sulle spalle ma quando guardai di nuovo nello specchio , Hyo non c’era più.

 
   
 
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