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Autore: SophieJ    24/09/2014    2 recensioni
Avevo sentito tre esplosioni e avevo percepito qualcosa di liquido scorrermi sul viso.
Non mi ero azzardata ad aprire gli occhi, finché non avevo sentito una mano tiepida sulla spalla.
Allora avevo guardato su e i miei occhi si erano persi in quel grigio magnetico.
“Tutto bene?” mi aveva chiesto.
Io avevo solo annuito, incapace di proferire parola, e mi ero tirata su i piedi.
“Non ho potuto fare molto per la tua bambola, mi dispiace.”
Mi aveva teso Brigitte e io l’avevo afferrata con forza, stringendomela al petto.
“Perché? Tu non hai fatto nulla. E’ tutta colpa di quei brutti bambini di prima.-“
Lui aveva sorriso.
E solo allora avevo visto.
Sul prato c’erano in tre punti differenti, tre pozze vermiglie dai contorni indefiniti e un sacco di sangue spruzzato sulle giostre, sul prato e su tutto ciò che si trovava nel raggio di tre metri.
Lo avevo guardato con timore e mi ero ritratta, mettendo un po’ di distanza tra noi.
“Non aver paura. Non ti voglio fare del male… non te ne farei mai.”
E io gli avevo creduto.
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Chapter Two.

 

Fermi tutti! Avevo sentito bene? Dale Armstrong? 

Scandagliai con tutte le mie forze ogni ritaglio del mio passato, ma per qualche ragione non riuscivo a ricordare dove lo avessi già sentito.

Eppure quel nome mi parve così pericolosamente famigliare.

Dannato proprietario di R8! Che l’ira degli dei scenda su di te!

Passai la notte insonne a causa dell’euforia di mia madre per il nuovo membro della famiglia.

Non faceva altro che blaterare di quanto sarebbe stato bello una volta lo avessero portato a casa e di quante volte si sarebbe recata a casa di mia sorella per assolvere ai suoi doveri di nonna.

“Mamma, guarda che non è mica figlio tuo… Lasciali in pace.”

Mia madre mi guardò malissimo. “Certo, che non è figlio mio! Ma essendo figlio di mia figlia è come se lo fosse!” disse con la naturalezza che solo lei possedeva, anche mentre diceva stupidaggini.

Va bene… Se lo dici tu… Vorrà dire che quando verrà il mio turno, mi trasferirò dall’altra parte del pianeta!

 

Il giorno seguente, non feci in tempo a mettere piede a scuola, che fui presa d’assalto dalle mie compagne.

“Che sta succedendo? Come mai siete così eccitate? Il preside si è finalmente deciso a farci vedere un film Horror/Splatter con tanto di squartamenti, evirazioni eccetera?”

Tre paia di occhi scioccati e schifati si posarono su di me.

“Gwyn, è disgustoso! Ma come ti vengono in mente certe idiozie?”

Feci spallucce.

Da quando la gente era diventata così sensibile? Bah.

“Comunque, a scuola si è iscritto il figlio di un miliardario! Non è emozionante?” chiese Erin con gli occhi lucidi. 

Era sempre stato il suo sogno quello di sposare un miliardario e fare la bella vita, perciò non mi sorpresi del suo stato d’animo: stava già fiutando il sangue di scapolo, giovane e schifosamente ricco.

E non era la sola: anche Margaret e Clarisse lanciavano gridolini concitati, battendo le mani e raccontandosi già la storia della loro vita, all’insegna della prosperità e del successo.

“Cause we are living in a material world and i am a material girl…” intonai, ricevendo indietro tre occhiate contrariate.

“Ok… Ok! - dissi alzando le mani in segno di resa - comunque, chi è il nuovo dio bello, ricco e famoso che ha deciso di unirsi a noi comuni mortali?”

“Dale Armstrong!” sospirò, con un espression e così sognante da darmi il voltastomaco. “Devi vederlo! É così attraente! Occhi grigi, capelli corvini… Gnam! Gnam!”

Occhi grigi? Capelli corvini? Mi parve di ricordare qualcosa, ma proprio quando l‘immagine rivelatrice si stava per presentare di fronte ai miei occhi, ecco che invece sopraggiunse il ricordo del bellimbusto del giorno precedente.

“Ehm, Dale Armstrong? Ne sei sicura?” ripetei, colta da un misto di imbarazzo e preoccupazione.

Margaret mi scrutò con attenzione, cercando di capire questo mio strano comportamento.

Ero quasi certa di aver letto preoccupazione nei suoi occhi. Forse temeva che anch'io mi sarei buttata nella gabbia dei leoni, per vincere il premio finale.

“Non fare la svampita, Gwyn! Queste tattiche non hanno mai funzionato! Credi di riuscire ad accalappiarlo con un trucco simile? Ha! Incredibile!”

“Dale Armstong, accalappiarlo?” scoppiai a ridere “Beh, di lui per il momento mi interessa meno di zero, però la sua macchina… quella sì che era una bomba!”

“La sua macchina?” Clarisse mi guardò come se fossi pazza.

“Si, un R8.” dissi, ricordandola con un sorriso. “ Grigia metallizzata.”

“Hai passato troppo tempo con tua madre ultimamente… Hai preso un po’ della Alicite…” Clarisse scosse la testa con esasperazione “Non c’è proprio speranza che almeno uno della famiglia sfugga a quella tremenda malattia. Credevo che tua sorella maggiore l’avrebbe scampata, ma già mostra i segni dell’infezione…” Scosse nuovamente la testa con finto dispiacere.

“Hey!” incrociai le braccia al petto: chi si credeva di essere per parlare così della mia famiglia? “Non ce l’ho. Oltretutto, una ragazza deve sapere certe cose.”

E detto ciò sbiancai, vedendo il proprietario dell’R8 dirigersi con fare altezzoso verso di noi.

“Buongiorno, quale sfortunata coincidenza di frequentare la tua stessa scuola.”

Mi piazzai di fronte a lui, lanciandogli occhiate di sfida.

“Quindi, ti sei per caso schiantato contro qualche palo della luce di recente?”

“Questo non è affatto divertente, rossa.” Una delle bellezze mozzafiato si era avvicinata con fare protettivo al bellimbusto e mi guardava sprezzante.

“Mi ci sono imbattuta una volta.” la vidi distogliere lo sguardo e arrossire leggermente, forse a causa della rivelazione appena fatta. “E fa davvero… male.”

Beh, questo non mi sorprende affatto Miss Perfettina e dannatamente Bionda.

Dale alzò una mano e la ragazza arretrò di un passo. Dannazione, quanto vorrei anch’io avere degli schiavi!

Iniziò ad avvicinarsi e io mi misi in posizione d’attacco. Non ero una tipa particolarmente violenta, ma imparavo in fretta.

“Fai un altro passo e ti decapito!” 

A questo punto, quasi peraltro involontariamente avevo tirato fuori dallo zaino una scarpetta rosa Barbie, Dio solo sa come c’era finita lì. Ah, già… il nuovo nato.

A cui ho dato in eredità tutti i miei vecchi giocatoli. Anche contro il mio volere.

“Io non credo proprio, signorina Brown.” Udii la voce del preside Jefferson dirmi. 

Diedi uno schiaffo alla mano che Dale mi tendeva con rabbia; gli aveva dato l’arma più potente che esista. Il mio cognome.

“Metaforicamente parlando, signore, la mia scarpetta delle bambole è smussata e quindi inoffensiva.” gli ho assicurato con gentilezza, alzando la scarpetta per dimostrare la mia tesi.

“Sapete cosa penso,” disse spostando lo sguardo da me a Dale “Penso che abbiate bisogno di una pausa.”

Poteva sembrare una bella notizia in altre circostanze, ma ciò che la nostra scuola definisce ‘pausa’, letteralmente significa ‘tortura’.

E questo significava che ci avrebbero affibbiato una qualche attività disgustosa, per cui non volevano sborsare un soldo per assumere un professionista.

Maledetto preside! Lo sfruttamento minorile è perseguibile dalla legge! Dovrei denunciarti! 

No. Non sarebbe una buona idea.

“No, preside,” protestai “ sono una brava ragazza… Voi non potete farlo” piagnucolai.

Preside Jefferson mi ignorò e decise la nostra sorte con un sorrisetto compiaciuto:”Voi due pulirete il bagno dei maschi.”

Oh signore. Tutto fuorché questo, dio solo sa cosa ci fanno lì dentro. Credete che mi serva una maschera? Lo penso anch’io.

“Cosa?” farfugliò Dale, che si capiva non aveva mai dovuto muovere un dito per far nulla, “Non può essere serio!”

“Sono serio Aale Drmstrong.” disse, prima di allontanarsi. “L’attrezzatura la potete prendere nello sgabuzzino dei bidelli”

“Fa sul serio?” mi chiese. Aveva quell’aria atterrita tipica dei marmocchi che non hanno mai lavorato e quindi non sanno neppure da dove cominciare.

Anche se non mi dispiacerebbe toglierlo d’impiccio. Per soldi, s’intende.

“Aww, abbiamo paura di un po’ di olio di gomito? Avanti! Sii uomo, Aale!” dissi con una risatina.

“Oh cielo, mio padre lo verrà a sapere, ne può stare certo! E faremo chiudere questa stupida scuola per maltrattamenti su minori!” Mormorò, scuotendo la testa.

E io lo guardai incredula.

Voglio dire, sì, questo compito fa schifo, ma non c’è bisogno di piantare su una scenata simile. Non così tanto, almeno. Avrei capito se fosse stato un po triste, non nego che quei bagni mi preoccupassero non poco. Ma pure quello delle ragazze non era da meno.

“Andare a riferire tutto al paparino perché sei troppo prezioso per essere punito? Cresci un po’ Armstrong!”

Sbattei le palpebre un paio di volte. C’era un che di famigliare in quel nome. Nel pronunciarlo mi erano venute le farfalle nello stomaco. Cosa? Farfalle nello stomaco? Per questo qui? Per carità!

Ebbi anche l’impressione che un ricordo si stesse per affacciare nella mia mente, ma non fui in grado di trattenerlo e questo fuggì via.

Dannazione!

Lui ignorò il mio precedente commento e andammo a recuperare l’attrezzatura.

Vidi che di tanto in tanto mi lanciava delle occhiate, cariche di un’emozione che non avevo mai visto e che mi scottava le guance, tanto da farmi male.

Andai a prendere la scatola di cookies che tenevo nello zaino, sapendo che quel compito ci avrebbe tenuti occupati per un po’.

“Che stai facendo?” chiese tendendo una mano come per fermarmi, nemmeno fossi una delle oche che avevano imparato a parlare a comando.

“Prendo del cibo! Non finiremo molto presto questa ‘faccenda’.” gli dissi “Ti consiglio di fare altrettanto.”

“Nah… Non ne ho bisogno.” mi fece cenno con una mano e si diresse verso il bagno dei maschi. Oh beh, io l’ho avvertito.

Recuperai i cookies e lo raggiunsi. Lo trovai di spalle che se ne stava da una parte, con i muscoli contratti, che guadava con disgusto gli orinatoi a muro. 

Non riuscii a trattenermi e gli andai di soppiatto alle spalle e gli feci “Boo!”, senza sortire alcun effetto.

“Sapevo che eri qui dal momento in cui hai aperto la porta.” Sbuffai, seccata. Un punto per te, Dale!

Gli presi la spazzola dalle mani per mostrargli come si usava. In fondo era lui l’uomo lì e io non avevo nessuna intenzione di avvicinarmi a quei luoghi di perdizione.

“Questo,” e gli indicai la spazzola “si usa per pulire quello.” e indicai con essa l'orinatoio di fronte a noi.

Forse avrei dovuto spiegargli meglio, perché mi lanciò delle occhiate interrogative. Anzi no, era in iperventilazione. Forse dovrei prendergli un sacchetto di carta o qualcosa di simile.

Mi grattai la testa e gli allungai la spazzola. Lui si avvicinò meccanicamente agli orinatoi, accigliato, e iniziò a strofinare.

Bravo ragazzo. Nel frattempo, io lavo il pavimento.

Dopo un po’ di ‘oh signore e molti ‘che diamine…’, mi venne una certa fame. Perciò tirai fuori i miei cookies e lo osservai mentre scrostava con estremo disgusto.

“Come è elegante da parte tua…” sbuffai con malizia. Se solo avessi avuto con me una macchina fotografica... Questo era uno di quei classici momenti da polaroid.

Emerse dal wc che stava pulendo, adocchiando con invidia i miei biscotti. Che cosa avevo detto a proposito di portarsi del cibo? Umano insolente!

Ma io non sono umano. Sentii di colpo sussurrare nella mia testa.

Girai la testa da una parte all’altra,  cerando di capire da dove quel sussurro, anzi fruscio, provenisse, ma niente. Nemmeno un’anima viva a confermare quello che forse mi ero immaginata. A parte Dale, ma lui era troppo intento a guardarmi male perché non aveva ascoltato il mio consiglio.

“Ne vuoi uno?” gli domandai, sventolandogli il biscotto in faccia. “Te ne darò uno solo se mi darai uno strappo fino a casa in quella tua meravigliosa R8.”

Lui ci pensò leggermente su, poi annuì tendendo una mano verso di me per reclamare il suo biscotto.

Gliene consegnai uno con un sorriso trionfante. Si! Un Passaggio gratis! Non ero mai stata un’abile contrattatrice, ma di sicuro quel giorno feci l’affare del secolo.

Mi chiedo se ha solo un R8 o se invece, magari, possiede pure una Lamborghini o una Ferrari.

“Hey!” disse, indicandomi il biscotto “C’è un po’ di saliva su questo!”

“Hey! L’accordo ormai è fatto e quindi non puoi restituirmi il biscotto!” dissi con impazienza. “E poi…” aggiunsi, agitando un dito “la saliva è un extra!”

 

 

 

 

Donnina nell’ampolla:

Buondì! Eccomi qui con il secondo capitolo di questo mio esperimento! hahaha! Spero sia stato di vostro gradimento! Dal prossimo iniziano tutti gli eventi paranormali ecc, quindi Stay Tuned! xD Mi scuso per gli eventuali errori! A volte si nascondono ai miei occhi questi piccoli furfanti! xD Comunque, intanto ringrazio chiunque abbia letto, recensito o semplicemente speso 5 minuti del suo tempo ( forse anche meno xD) a leggere questa mia nuova impresa: STIMA PROFONDA! Sopratutto a Furga1, per il coraggio nell’avermi comunque lasciato un segno del suo passaggio: *Occhi lucidi e mi inchino umilmente*  Alla prossima, Jollies! Un bacione! SMACK!

Sophie J

 

 

   
 
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