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Autore: fire_94    24/09/2014    2 recensioni
Nella città di Tarri, assieme agli umani convinvono altre due razze, molto diverse fra loro e da sempre in competizione. Una, le Ombre, razza molto simile agli umani, con caratteri scuri e dai poteri misteriosi; l'altra, i Domatori, razza anch'essa dalle fattezze umane, ma che presenta dei caratteri “bestiali” e che è in grado di comandare delle creature potenti e straordinarie.
Oltre a loro, da poco sono comparsi anche i Cuori Impuri, delle creature che si cibano di umani ma invisibile agli occhi delle loro prede.
Da allora, Ombre e Domatori hanno smesso di combattere fra loro, almeno per ora, e si sono dedicati allo sterminio dei Cuori Impuri, sebbene cerchino di evitarsi il più possibile...
Questa più che una trama mi rendo conto che è soltanto una descrizione di queste razze che faranno da protagoniste alla mia storia... mi scuso, ma ancora devo capire bene anche io come si evolverà.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo Quattro
Kimiya contro Farrin

 
Il Mezzosangue si era tolto la benda dal volto e si aggirava con un passo lento in un passaggio sotterraneo, fra due pareti di mattoni grezzi, con una mano che sfiorava quella alla sua destra. L'intero luogo era illuminato soltanto da poche torce appese ai muri a intervalli più o meno regolari. Il pavimento era piastrellato, anche se in molti punti presentava delle crepe, mentre in altri, fra una piastrella e l'altra, sbucavano alcuni granelli di sabbia, così come a volte alcuni ne cadevano dal soffitto.
L'unico uomo che vi si trovava non si accorse di essere pedinato fino a quando la terra sotto ai suoi piedi non iniziò a tremare; subito dopo udì anche un forte rumore alle proprie spalle. Si voltò di scatto, ritrovandosi così davanti la figura di una ragazzina bionda con una coda da gatto, in piedi accanto a una buca nel terreno, da cui sbucava la testolina di una creatura dotata di antenne.
Kimiya rivolse prima di tutto un largo sorriso al Mezzosangue, che la fissava con gli occhi scuri spalancati; quindi iniziò a guardarsi intorno, alzando la testa anche per controllare il soffitto, con le labbra dischiuse. «Certo che ne conosci di passaggi segreti tu, eh?», disse dopo un po', senza tuttavia degnarlo più di un solo sguardo.
Il Mezzosangue digrignò i denti, il pugno serrato poggiato con forza contro la parete, i muscoli tesi. «Chi diavolo sei tu?», sibilò. La sua voce era roca e fastidiosa alle orecchie della Domatrice.
«Oh, non mi dai nemmeno il benvenuto? Guarda che non si trattano così gli ospiti, sai? Vero, Jafa?», disse la ragazza, e con ciò scambiò uno sguardo d'intesa col suo piccolo amico scava-fosse, che, anche se non possedeva occhi, si girò nella sua direzione. Quindi tornò finalmente a concentrarsi sull'uomo che aveva di fronte, con la testa inclinata da un lato e il suo solito sorrisetto sadico, quasi inquietante, forse, in quella situazione.
Il Mezzosangue contrasse la mascella per la frustrazione. «Cosa vuoi?», chiese, indietreggiando di uno o forse due passi, i muscoli delle braccia si erano gonfiati e tesi.
Kimiya allargò ancor di più il sorriso, portandosi entrambe le mani dietro la schiena per intrecciare le dita. La sua coda da gatto si agitava con fare pigro, disegnando dei piccoli archi nell'aria. La Domatrice aveva inclinato la testa da un lato. «Che c'è? Ti stai chiedendo come hai fatto a non accorgerti che ti stavo seguendo?», lo prese in giro.
Il Mezzosangue digrignò i denti. Non le rispose, continuò a marciare all'indietro ancora un po', sperando forse che la ragazza non se ne accorgesse; Kimiya invece stava tenendo d'occhio ogni suo singolo movimento, ma per impedire che lui se ne accorgesse ricominciò a guardarsi intorno con aria incuriosita.
«Allora?», sbottò lei dopo un po', spazientita. Perfino il suo sorriso sembrava essere scomparso dal suo volto, dall'aspetto tanto dolce e innocente, adesso un suo sopracciglio era abbassato, e i suoi occhi fissavano la figura dell'uomo di fronte a lei, in attesa che si decidesse a fare o dire qualcosa. Onestamente, da come si comportava, non le sembrò affatto né un tipo intelligente né capace di combattere: stava impiegando troppo tempo per fare la sua mossa, ma allo stesso tempo non stava cercando di distrarla mentre aspettava il momento giusto per attaccare. Era proprio vero, allora, che i Mezzosangue, nonostante dovessero avere ereditato i poteri di entrambe le razze, erano delle mezze tacche. Chissà, forse il problema era padroneggiare entrambi i poteri, troppo complessi per una sola persona, o forse semplicemente non si impegnavano abbastanza.
Kimiya ormai aveva cominciato a dare per scontato che un combattimento decente contro quel tizio fosse fuori discussione, non le avrebbe mai mostrato le capacità di un'Ombra e seppure l'avesse fatto, probabilmente non avrebbero comunque avuto molto a che fare con quelle della razza rivale dei Domatori, sarebbe stata soltanto una brutta e rozza copia. Perciò pensò di legarlo contro il muro e torturarlo un po' per risollevarsi il morale, almeno forse sentire le sue urla di dolore avrebbe potuto distrarla dalla curiosità di conoscere i veri poteri delle Ombre.
Il Mezzosangue deglutì, poi aprì la bocca, pronto a far uscire chissà quale verso per richiamare una creatura. A quel punto Kimiya perse la pazienza e in un istante gli fu addosso. Divorò i due metri buoni che li separavano con un salto, girando su se stessa tre volte, fino ad atterrare con l'agilità degna di un felino alle sue spalle. A quel punto, prima che lui potesse dire o fare qualsiasi cosa, sollevò una gamba e gli assestò un calcio a gancio sulla tempia, facendolo crollare sul pavimento. Kimiya lo osservò con uno sguardo glaciale, tutta la sua sadica allegria sembrava essersi volatilizzata.
Il Mezzosangue la guardò dal basso, con un rivolo di sangue che gli scorreva sull'occhio, costringendolo a tenerlo chiuso.
«Ora ti insegno un segreto, sporco bastardo,» gli disse Kimiya, senza spostare gli occhi da quello aperto di lui. «Una mezza tacca come te non può sperare di andare lontano contro di me usando delle tecniche che conosco fin troppo bene. Avresti potuto prendermi di sorpresa facendo qualcosa che fanno di solito le Ombre. Ma nessun Mezzosangue al mondo potrà mai sconfiggermi con le tecniche dei Domatori.»
Lui aprì la bocca per risponderle, e Kimiya dovette trattenersi dalla voglia di tirargli un altro calcio sulla mascella. Decise di ascoltare cos'aveva da dire, forse si era finalmente deciso a fare sul serio. Quando sentì la sua risatella, però, si pentì di non averlo ancora ridotto in pezzi. Quel suono le fece venire la pelle d'oca, i pugni le si strinsero con forza contro la sua stessa volontà, il corpo che tremava quasi per la voglia incontrollata di distruggerlo, in quel preciso istante, prima che potesse prenderla in giro.
«Credi davvero che mi spaventi una mocciosa come te?»
Kimiya aveva già sollevato una gamba, pronta a fracassargli la mandibola, ma un rumore improvviso di passi in corsa la fermò con l'arto sollevato in aria. Si voltò per vedere un altro Mezzosangue, con le corna da cervo e dei simboli sul volto, identico in tutto e per tutto a quello che era a terra davanti a lei. Quello le corse incontro, all'ultimo momento spiccò un balzo con cui la raggiunse e roteando su se stesso sferrò un calcio mirando alla tempia della ragazza.
La Domatrice però si abbassò non appena comprese le sue intenzioni. Sentì l'aria smuoversi sopra la testa al passaggio dell'uomo. Quindi, poggiando una mano a terra e facendo perno su quella, sollevò il busto e sferrò un calcio in pieno stomaco al nuovo arrivato, mozzandogli il respiro e scaraventandolo contro il muro.
Prima che la sua schiena potesse urtare contro la parete, però, l'uomo riuscì a piantare bene i piedi sul terreno, talmente tanto da distruggere le mattonelle, fermando così il suo volo.
Kimiya questa volta si concesse un nuovo sorriso: forse si era sbagliata, questo qui non era del tutto una mezza tacca come il primo, magari aveva anche qualche asso nella manica che avrebbe potuto darle del filo da torcere. Così pensò, e la cosa le provocò una scarica di adrenalina in corpo che la pregò di cominciare a fare sul serio, di schiacciare quel bastardo che credeva di essere abbastanza forte da poter rivaleggiare con lei, ma accadde qualcosa di imprevisto prima che potesse dar ascolto al proprio istinto.
Nelle ombre oscure dietro la schiena del Mezzosangue, lì dove la luce delle torce non riuscivano ad arrivare, all'improvviso l'aria sembrò incresparsi, come se fosse un foglio di carta mezzo accartocciato. Pochissimi istanti dopo, l'effetto svanì, ma lì dove era avvenuto comparve una ragazza dai lunghi capelli corvini, che piantò il piede con forza nella schiena dell'uomo, con una precisione degna di un combattente professionista. Il Mezzosangue, con i piedi ancora ben piantati a terra, cadde con la faccia contro il pavimento, sputando un grumo di sangue, alla cui vista la ragazza dietro di lui fece una smorfia.
Kimiya invece sbottò a ridere. Aveva appena assistito all'incredibile entrata in scena di un'Ombra, proprio quando meno se l'era aspettato. Aveva cominciato a credere che quello dopotutto fosse davvero il suo giorno fortunato.
Guardò negli occhi scuri dell'Ombra, l'unica caratteristica del suo volto a non essere coperta e per alcuni secondi il tempo sembrò quasi essersi fermato. Poi, quando la Domatrice pensò di parlare, una voce femminile proveniente dalla sua destra la precedette.
«Farrin!» Un'altra Ombra entrò nel suo campo visivo. Sarebbe stata praticamente identica alla prima, agli occhi di Kimiya, se non fosse stato per i capelli, raccolti in un tuppo sulla nuca. Era arrivata correndo, eppure non sembrava affaticata, né aveva una sola goccia di sudore che le bagnava la fronte.
Si accorse subito sia del fatto che i Mezzosangue fossero due, sebbene identici, sia della presenza di Kimiya, che la salutò con un largo sorriso e un cenno della mano.
«Ehilà! Addirittura due Ombre in una volta sola! Sono davvero fortunata,» disse la Domatrice.
«Cosa ci fa una Bestia qui?», sibilò la seconda arrivata. I suoi muscoli, prima rilassati, si erano tesi non appena i suoi occhi si erano posati sulla figura della bionda dalla coda di gatto, la sua mano aveva lentamente raggiunto l'impugnatura della lunga falce che portava legata dietro la schiena.
Kimiya congiunse le mani dietro la schiena, reggendosi in piedi con l'aiuto di un solo piede ora, il sinistro, mentre il destro era leggermente sollevato da terra, il busto inclinato in avanti, in una posizione più adatta a una bambina che a una ragazza cresciuta come lei. «Bestia? Come siete scortesi. Sono una Domatrice, e sono troppo carina per essere chiamata Bestia. Comunque, se preferite, potete chiamarmi per nome: sono Kimiya Scuotiterra, della squadra Scuotiterra.» Il suo sorriso si allargò ancor di più alla vista dell'espressione di panico che si formò sul volto della seconda arrivata. Aveva sicuramente capito cosa significavano le sue parole.
La squadra da cui proveniva Kimiya prendeva il suo soprannome, il che significava che lei era il membro più forte in assoluto fra i quattro assegnati. Anche se non si fosse trattato di una delle squadre migliori, la sua forza di sicuro era indiscutibile, e avrebbe potuto rivaleggiare senza problemi con quella di un'Ombra ben addestrata.
Kimiya era talmente esaltata dalla presenza di quelle due che aveva completamente dimenticato i due Mezzosangue gemelli, che nel frattempo si erano rialzati e si erano ricongiunti. Sfruttarono l'occasione per fuggire, ma la Domatrice non se n'era nemmeno accorta, ormai aveva occhi solo per le due Ombre.
«Stanno scappando!», urlò la seconda Ombra.
Quella che invece rispondeva al nome di Farrin non disse niente, ma si mosse subito in direzione dei due Mezzosangue.
Kimiya la raggiunse con un salto, bloccandole la strada. Non le importava più niente di quei due gemelli, adesso aveva finalmente la possibilità di vedere una vera Ombra all'opera, non poteva lasciarsi sfuggire quell'occasione. «Mi dispiace, ma non ho intenzione di lasciarti passare. Prima dovrai batterti con me.»
«Stai scherzando? Vuoi lasciar scappare quei due Mezzosangue?», sbottò la seconda arrivata.
Farrin invece non batté ciglio. «Nahal, seguili. Se vuole combattere, me la vedrò io con lei.»
Kimiya non poté fare a meno di allargare il suo sorriso ai limiti del possibile. Le piaceva quella tipa, aveva un modo di fare apatico che normalmente le avrebbe dato sui nervi, ma sembrava fosse anche capace di valutare la situazione e prendere una decisione sul da farsi in fretta, una qualità degna di un capo delle Ombre. Per un attimo infatti pensò di essere stata talmente fortunata da incontrare addirittura un caposquadra, o magari un vice.
Nahal sparì in un istante, ricomparendo pochi istanti dopo dall'oscurità alle spalle di Kimiya, che si girò un attimo per guardarla correre dai due Mezzosangue. Subito dopo tornò a concentrarsi sulla sua avversaria.
«Non preoccuparti, ci andrò piano, è solo un combattimento amichevole,» disse, inclinando la testa da un lato. «Però prima che ne dici di presentarti? Io l'ho fatto.»
L'Ombra sembrò esitare, ma dopo un po', indietreggiando per portarsi un po' più lontana dalla Domatrice, rispose. «Mi chiamo Farrin, sono il vicecapo della squadra Ba'.»
La squadra Ba', dopo l'Alif, era la più forte fra tutte le squadre di Ombre, e quella che Kimiya aveva davanti era il suo vicecapo, il che significava che stava per scontrarsi con una delle dieci Ombre più potenti di Tarri. Ancora una volta, si stupì della fortuna sfacciata che aveva quel giorno.
Mostrò i suoi denti bianchi e dai canini appuntiti all'Ombra, in un sorriso; portò indietro il piede destro, sfiorando soltanto il terreno con la pianta della scarpa, e fletté il ginocchio sinistro. In un istante, scattò in avanti, raggiunse l'avversaria con un balzo, quindi poggiò una mano a terra, sollevando l'intero busto, e colpì l'Ombra allo stomaco con un calcio.
Farrin incassò il colpo, emise soltanto un lieve gemito, da cui Kimiya capì che non doveva averle causato molto dolore. Quindi l'Ombra scomparve dal punto in cui si trovava. La Domatrice si rimise in piedi in un istante, ma impiegò comunque troppo; riuscì a scansarsi di poco quando sentì il sibilo di un pugnale saettare verso di lei, proveniente dalle sue spalle. La lama le aprì uno squarcio sulla spalla, da cui iniziò a colare un rivolo di sangue. Alla sua vista, Kimiya quasi scoppiò a ridere: quell'incontro era appena cominciato e già la sua avversaria le stava dando del filo da torcere. Era da una vita che non si sentiva più così viva.
Senza curarsi della ferita, si voltò a guardare Farrin, in piedi nell'ombra, con in mano due nuovi pugnali pronti per essere lanciati. La sua espressione impassibile, però, aveva lasciato il posto a una smorfia di disgusto, mentre i suoi occhi scuri sembravano cercare di evitare di sostare più di quanto necessario sul sangue che colava dalla spalla della Domatrice.
Kimiya si umettò le labbra, ancora sorridente. «Che hai, ti fa schifo il sangue?»
Farrin comunque non le rispose. Sparì di nuovo alla sua vista, perciò la bionda iniziò a girare su se stessa per cercare di capire dove sarebbe riapparsa. Scontrarsi con qualcuno di cui non conosceva affatto i poteri le faceva crescere un'adrenalina in corpo che ormai aveva soltanto potuto sognare. I Cuori Impuri, infatti, erano tutt'altro che avversari temibili, soltanto se presi in gran numero potevano rappresentare una minaccia, ma in ogni caso spesso le loro mosse erano noiose e ripetitive.
Quello scontro, al contrario, sarebbe stato tutt'altro che noioso, ne era sicura.
Con la coda dell'occhio, notò l'aria incresparsi alla sua sinistra. Se aveva compreso almeno in parte come funzionava quell'abilità incredibile di cui disponeva quell'Ombra, quello doveva essere il punto esatto in cui sarebbe riapparsa. Invece di voltarsi a guardarla comparire dal nulla, però, rimase dov'era, in attesa che le lanciasse un nuovo pugnale. Questa volta, infatti, quando arrivò se lo stava aspettando. Si limitò ad abbassarsi, sentendo il sibilo che produsse nel passarle sopra la testa. Quando si rialzò, si voltò soltanto un attimo per vedere l'arma affondata nel muro dietro di lei, ma tornò subito a concentrarsi sull'Ombra, dedicandole un nuovo sorriso.
«Ti ho impressionata?», le chiese.
Farrin ancora una volta non le rispose, forse per non darle soddisfazioni, o magari soltanto perché era una tipa di poche parole. Qualsiasi fosse la motivazione, restò in silenzio dove si trovava, con le mani che andavano a cercare qualcosa sotto il suo mantello. Si mosse lentamente, però, come se nel frattempo volesse studiare l'avversaria; Kimiya allora decise di darle una dimostrazione delle proprie abilità.
Dopotutto, non la chiamavano Scuotiterra solo perché la parola aveva un bel suono.
Pestò il terreno con un piede, così forte da far quasi tremare quelle due mura che le circondavano. Il pugnale di Farrin iniziò a volare non appena la Domatrice aveva sollevato il piede, ma non ci fu alcun bisogno per lei di spostarsi. La sua creatura fu talmente veloce ad accorrere che sbucò dal terreno, distruggendo in mille pezzi le mattonelle e provocando una pioggia di sabbia, proprio di fronte alla sua padrona. Il pugnale colpì il suo gigantesco muso dotato di corno, ma non riuscì a scalfire la sua pelle d'acciaio e crollò al suolo con un tintinnio.
Ritrovandosi di fronte quella creatura grande forse tre o quattro volte la padrona, con la pelle d'acciaio che sembrava assorbire l'oscurità attorno a loro, un grosso corno sul muso e le quattro zampe tozze che pestavano il terreno, Farrin per un attimo sembrò immobilizzarsi. Un grosso rinoceronte d'acciaio che sbuca da sottoterra non doveva essere proprio all'ordine del giorno per lei, e Kimiya per un attimo pensò di averla impressionata davvero questa volta.
Ma dovette ricredersi subito, perché Farrin, afferrando un nuovo pugnale da sotto il mantello, iniziò a correre verso il nuovo avversario, con i capelli e il mantello che le ondeggiavano alle spalle. All'ultimo secondo, quando la creatura fece per colpirla al petto con una delle sue tozze zampe, l'Ombra spiccò un agile balzo, roteando su se stessa. I suoi piedi arrivarono a sfiorare il soffitto, mentre i suoi capelli si agitavano all'ingiù e il suo volto si imporporava un poco a causa della circolazione. Lanciò un pugnale a mezz'aria in direzione di Kimiya, che riuscì a scartare di lato all'ultimo secondo, poi Farrin atterrò dietro la Domatrice e la sua creatura. Non diede all'avversaria il tempo di riprendersi che scagliò il pugnale che stringeva nella mano sinistra, con la stessa precisione della destra.
Kimiya sollevò una mano e lo afferrò al volo, a pochissimi centimetri dal viso. L'elsa era più calda di quanto si fosse aspettata, pensò che quello stesso pugnale l'avesse tenuto fra le dita più a lungo degli altri.
«Alìn, vai sottoterra,» ordinò quindi al rinoceronte d'acciaio. Quello si lanciò nella fossa da cui era sbucato, sparendo alla vista. «È da una vita che non combatto con qualcuno così degno,» disse poi Kimiya, con il solito sorriso.
Farrin, come al solito, non batté ciglio.
«Lo sai, mi piaci. Anche se un magari ti avrei preferita un po' più loquace, ma mi accontento.»
Mentre Kimiya perdeva tempo a chiacchierare, Farrin era di nuovo scomparsa, pronta a riapparire chissà dove e chissà quando per colpirla con i suoi pugnali. Per quanto potesse essere ripetitiva, la Domatrice doveva ammettere di non essere comunque in grado di contrastarla, non ancora almeno. Ma presto avrebbe trovato la strategia giusta, si sentiva vicinissima alla soluzione.
L'aria alla sua destra iniziò a incresparsi. Senza perdere tempo a riflettere, Kimiya cambiò la presa sul pugnale che aveva afferrato al volo e lo lanciò in quella direzione, ma proprio quando fendette il punto in cui aveva creduto sarebbe riapparsa l'Ombra, invece di incontrare la carne di Farrin come aveva sperato, andò a scontrarsi col muro e cadde al suolo. L'Ombra riapparve invece a mezz'aria, proprio sulla sua testa, e ricadde con il pugnale stretto con entrambe le mani; Kimiya si spostò indietro con un balzo, facendola scontrare solo con il terreno.
Quel momento, in cui Farrin era ancora in ginocchio, a cambiare la presa sul proprio pugnale, era il momento migliore per attaccare, tuttavia Kimiya non si mosse, si limitò a sorridere. Fu Alìn a colpire per lei. Con il corno che adesso aveva iniziato a girare su se stesso a una velocità incredibile, in senso antiorario, sbucò da sotto il terreno su cui era poggiata Farrin, la quale però riuscì a spostarsi prima ancora che la creatura spuntasse, probabilmente il tremore della terra doveva averla avvisata del suo arrivo. Subito dopo, Alìn sparì di nuovo sottoterra.
Kimiya non avrebbe saputo dire da quanto tempo di preciso stessero lottando, ma di sicuro sapeva una cosa: era da anni che nessuno riusciva a durare così a lungo contro di lei, se si escludevano tutte le volte in cui Kobra e Rashid l'avevano sfidata per diventare i nuovi capi della squadra, e sebbene ogni volta avessero perso, a volte gli incontri erano durati parecchie ore. In particolare, Kobra sapeva come darle del filo da torcere, continuava a mandare delle bestie volanti che quelle di Kimiya, ancorate a terra, non avrebbero mai potuto raggiungere. Alla fine aveva dovuto sconfiggere personalmente Kobra, ma in ogni caso non era stata un'impresa facile, dato che anche lei era in grado di volare. Era una fortuna che Kimiya, nonostante tutto, avesse una grande agilità anche nei salti.
«Devo ucciderti per fartene avere abbastanza?», chiese a un certo punto Farrin, con un tono quasi seccato.
Fu a quel punto che Kimiya capì che, fino ad allora, quella ragazza non aveva fatto altro che giocare per accontentarla. Quello non era stato nemmeno un vero scontro, fin dall'inizio. Il sorriso sempre presente sul viso fintamente angelico della Domatrice si allargò ancora di più per un istante, per poi finalmente sparire.
«No, hai ragione, doveva essere solo un combattimento amichevole,» ammise. Cominciò a credere di aver fatto degli errori di calcolo, quelle Ombre erano troppo forti per lei, se voleva avere una qualche possibilità di vittoria contro una come Farrin, prima doveva imparare di più sui loro poteri. Se all'ultimo secondo lei avesse deciso di utilizzare un'abilità di cui Kimiya non era a conoscenza, avrebbe avuto la vittoria servita su un piatto d'argento.
Per il momento, decise che si sarebbe accontentata.
Pestò di nuovo il piede a terra, facendo tremare i muri.
Come vuoi, le disse una voce nella testa, che l'Ombra non poté sentire, e seppe che Alìn se ne sarebbe stato buono.
«Per ora finiamola qua. Dovremmo inseguire quei Mezzosangue, no?», aggiunse subito dopo.
Farrin sembrò rilassarsi un poco, ma non rinfoderò il pugnale. Senza dire niente, si voltò e sparì nel nulla, probabilmente sarebbe riapparsa nel giro di qualche secondo accanto alla sua compagna. Kimiya si chiese perché non l'avesse fatto da subito, avrebbe potuto benissimo evitarla se avesse voluto, invece aveva combattuto nonostante tutto. Che anche lei fosse curiosa?
Qualunque fosse la risposta, al momento non aveva il tempo di preoccuparsene. Avrebbe dovuto aiutare quelle due contro i Mezzosangue, per quanto fosse sicura che non ne avessero bisogno, ma non avrebbe mai lasciato a loro tutto il divertimento.
«Alìn, andiamo!»


Angolo Autrice:
Ecco a voi il quarto capitolo! :D
Ancora non si sa niente dei Mezzosangue, Kimiya si è distratta, sta cominciando a diventare davvero ossessionata dalle Ombre...
Be', è un po' lunghetto, ma spero che vi sia piaciuto!
Grazie e alla prossima! ^^
   
 
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