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Autore: Marina Swift    24/09/2014    2 recensioni
Marina Swift e sua cugina Esther Greenland, entrambe due dolci e creative ragazze di 17 anni, decidono di organizzare un bel campeggio in mezzo al verde, e senza pensarci troppo invitano anche i loro due amici Afuro Terumi e Mark Kruger, di cui sono segretamente innamorate.
Cosa accadrà durante quei sette, magici e romantici giorni? 
Vedremo sbocciare l'amore, oppure l'amicizia rimarrà comunque amicizia?
Se avete voglia di fluffluosità(?) e tenerezza, non scartate questa fiction!
*scritta a 4 mani da Marina Swift e Lila May* 
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Mark Kruger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: storie horror davanti al fuoco
Erano ormai le cinque, le tende erano montate e tutto era pronto.
L'unica domanda in quel momento era... cosa fare per passare il tempo?
Marina aveva trovato un tronco d'albero tagliato, ci si era seduta sopra e aveva cominciato a raccogliere i fiori che spuntavano attorno al tronco, nel tentativo di intrecciarli in una ghirlanda.
Margherite, non ti scordar di me e violette le scorrevano veloci tra le mani, mentre lei li sistemava, alternandoli e formando una coroncina.
- Non si smentisce mai, eh? - domandò Mark, rivolto ad Esther, che si limitò a scuotere la testa.
- Lo sai che lei non sa stare con le mani in mano. Soprattutto se ci sono fiori in mezzo -
Quei due cominciarono a chiacchierare amorevolmente, commentando il luogo e cominciando a programmare la loro settimana.
Di tutti, era rimasto solo Afuro l'unico senza far niente, che dopo un po' aprì il telefono, nel tentativo di chiamare Hera per sentire come stavano andando gli allenamenti senza lui e la sua "insostituibile presenza", per come Terumi la descriveva.
Armeggiò per un po' con il suo cellulare, poi all'improvviso lo scagliò per terra.
- Dannazione... non c'è campo. Siamo tagliati fuori dal resto del mondo, in poche parole -
Marina alzò per un'attimo lo sguardo dai fiori, guardandolo con aria di sufficenza.
- Mi pare piuttosto ovvio che non ci sia campo, genio -
- Magari dovevo pensarci due volte, prima di venire con voi - sbuffò il biondo, scostandosi con un gesto una ciocca che gli era caduta su uno dei due occhi vermigli.
- Perchè, quando mai tu hai pensato a qualcosa? - fu l'ultima risposta della castana, che detto questo si eclissò dal resto del mondo, riprendendo lesta il suo lavoro.
Mark in quel punto guardò i due, girati in due direzioni opposte, mentre Afuro si lamentava senza sosta e Marina rimaneva silente, impassibile.
Poi, lo sguardo del biondo si posó definitivamente su Esther.
- Esth... quei due passeranno un giorno della nostra permanenza provando come minimo ad andare d'accordo? -
Lei si limitò a sorridere maliziosa.
- Vedrai Mark... questa vacanza serve proprio per questo -
Eppure... l'americano era perfettamente consapevole del fatto che, in fondo, Afuro amasse Marina.
Il problema, era che ci voleva tanta pazienza, in rapporti nel quale entrambe le persone erano particolarmente suscettibili e con caratteri nati per scontrarsi.
Nel frattempo, erano ormai le cinque circa, quindi Mark decise di cominciare a sistemare le cose per la serata.
- Esther, mi dai una mano a prendere della legna per il fuoco? - chiese gentilmente alla sua amica, la quale scosse la testa.
- Ma mi si rovina la manicure appena fatt... -
- Lascia perdere, vado io -
Ricominciando a parlare, Marina si alzò dal ceppo, buttandoci sopra la coroncina di fiori, e andando nella foresta a cercare dei rametti, portandosi dietro un pezzo di corda nel caso avesse dovuto legarle i fasci per trasportarli più in fretta.
La mora sorrise compiaciuta, baciandosi le unghie smaltate di rosa, mentre Mark cercava dei fiammiferi tra le mille cose che avevano portato, e Afuro rimaneva perfettamente fermo, occupando il posto della castana e sfiorando con le dita i petali setosi.
Doveva ammetterlo, Marina era brava, maledettamente brava a fare questo genere di lavori.
Quella tiara era davvero bellissima.
I fiori blu gli ricordarono immediatamente gli occhioni dell'amica, quelli che spesso lo incantavano, o al contrario, che lo terrorizzavano quando Marina si arrabbiava e le sue iridi si infuocavano.
Si immaginò per un attimo la castana con in testa quella specie di corona.
Sarebbe stata benissimo, come al solito.
Chissà perchè, però, questi complimenti non riusciva a dirglieli in faccia, anzi, spesso li trasformava in insulti.
Mah... l'amore era strano, parecchio strano. 
Non sarebbe bastana nemmeno Afrodite per riuscire a comprenderne a pieno il significato.
- Terumi! -
La voce possente di Mark perforò le orecchie al diciottenne, che sobbalzó dallo spavento.
- Che vuoi Mark? - domandò svogliato, socchiudendo un pochino gli occhi color sangue.
- Vai a raggiungere Marina, metti che le serva una mano la aiuti -
Il capitano della Zeus aveva tanta, tantissima voglia di ribattere che chiunque provava ad aiutare Marina finiva male, ma il tono dell'amico non ammetteva in nessun modo repliche.
E poi, in mezzo a quei due che sembravano una coppietta di neo sposi, si sentiva leggermente tagliato fuori.


Trovare Marina fu abbastanza semplice.
Quella ragazza odiava ogni cosa minimamente superflua, come gioielli e tutto, ma aveva una forte passione per i profumi.
E trovare il suo dolce profumo fu facile.
Anche perchè, quella ragazza si ostinava ad usare un bagnoschiuma fatto di estratto di alga marina, ed era impossibile non riconoscerlo, in una pineta montana.
La castana era in una radura poco distante dal luogo in cui i quattro avevano piantato le tende.
Non appena l'amico le si avvicinò, lei si girò di scatto, con il risultato che ad Afuro arrivó una bella bastonata in testa, dovuta al grosso ramo che Marina aveva in mano.
- Tu devi farmi male ogni santissima volta che mi incontri per caso? -
Quella, non appena si accorse di chi aveva davanti, spalancò gli occhi, mollando il ramo e avvicinandosi a lui.
- Ti è andata bene, questo è il ramo più piccolo che ho trovato. Comunque, non fare la femminuccia Afuro, non ti ho mica pugnalato al cuore - sbuffò lei - E comunque... che ci fai qui? -
In realtà, era piuttosto eloquente dal viso scocciato dell'amico che qualcuno l'aveva trascinato a forza.
Infatti, Terumi si limitò a cominciare a raccogliere della legna, raggruppandola insieme a quella dell'amica.
- Ti aiuto. Non ce la farai mai se no a trascinare tutto da s... -
Subito si tappó la bocca. 
Forse, per il suo bene e soprattutto per evitare litigi, era meglio non provocare la castana.
- Cioè... - si affrettò a dire - Voglio darti una mano, tutto qui -
- Se proprio devi - concluse quell'altra, cominciando a legare sei rami assieme.
Il ragazzo non capiva perché quel giorno la diciassettenne fosse così silenziosa, ma almeno non stavano litigando.
Senza accorgersene, Afuro si graffiò con una spina, alzando di colpo la mano dai cespugli che brillavano con i raggi di luce provenienti dai piccoli squarci che lasciavano i pini, gli abeti e le altre piante sempreverdi, che coprivano il cielo limpido e celeste con i loro rami pieni di aghi verde scuro.
- La foresta è stata progettata per annientarmi - borbottò, richiamando nuovamente l'attenzione della castana.
- Fammi vedere la mano, su - disse lei, inginocchiandosi accanto al biondo.
Quando lui le mostrò l'arto, esso aveva due dita che sanguinavano, e il palmo gonfio e arrossato.
- Ci doveva essere dell'ortica, o dell'edera velenosa lì dentro - constatò Marina - Aspetta... torniamo da Mark ed Esther, così ti fascio la mano -
- Neanche per sogno - fu la risposta di Afuro - Perderemmo inutile tempo. Posso lavorare comunque -
- No. Non puoi. Anche perchè, forse ti è anche entrata una spina tra le dita e va tolta prima che non si possa più rimuovere -
Afuro rabbrividì, anche perchè la mano cominciava seriamente a fargli male, ma non poteva tornare indietro.
Se no, avrebbero davvero fatto sera, e poi non sarebbero più potuti tornare indietro, e non avrebbero avuto il fuoco per la sera.
E poi... doveva ammettere che sentire il tocco delle mani di Marina sulla sua pelle, poteva essere anche meglio di qualsiasi cura.
- Tu non capisci mai quando è meglio mollare, vero? - continuò l'amica - Va beh, vediamo cosa riesco a fare con una borraccia e un pezzo di tela -
Marina taglio una striscia dalla stoffa che aveva preso per coprire la lena in modo da non ferirsi, poi sganciò la borraccia dalla sua cintura, usandone il contenuto per sciacquare la mano di Afuro.
Poi gli fasciò l'arto, dopo aver controllato che non ci fossero spine, che per foruna non vide.
- La prossima volta però lasciami lavorare da sola - fu il suo ultimo avvertimento - E ora, con la mano che ti resta libera, aiutami a portare il legno raccolto da Mark ed Esther -
- Signorsì signora - rispose lui, afferrando tutto quello che riusciva a prendere e trascinandolo via.
In genere, non l'avrebbe mai fatto, ma era meglio evitare il numero di brutte figure fatte davanti alla ragazza che tanto amava.
La vide allontanarsi tra gli alberi, perfettamente agile, mentre cercava in qualche modo di starle dietro.
Un attimo prima che arrivassero dagli altri, però, Marina si girò per l'ultima volta.
- Comunque, sei stato gentile ad aver come minimo provato ad essermi d'aiuto. Grazie -
Detto questo, gli sorrise, incurvando gli angoli delle sue labbra a cuore verso l'alto, e mostrando una fila di denti candidi.
Quando sorride è anche più bella di quando è arrabbiata pensò Afuro, mentre di nuovo si perdeva nel riflesso dei suoi occhi blu.
- Andiamo? - le chiese, per cercare di non farle capire che stava per entrare in stato di trance.
Lei annuì.
- Andiamo, così ti metto anche a posto la fasciatura -
Così dicendo due si incamminarono, raggiungendo finalmente le tanto attese tende, e riuscendo a posare il legname.


Nel frattempo, Esther stava preparando la cena, tagliando della carne di manzo a cubetti e infilzandola in degli spiedini, assieme a della ciliegine di pomodoro e ad altre verdure spezzettate.
- Che stai preparando di buono? -
Mark le era comparso dietro, abbracciandola, mentre lei avvampava lasciando cadere il coltello.
- Spiedini - mormorò, riprendendo il suo lavoro.
- Scommetto che verranno deliziosi - le rispose, cominciando a guardarli goloso.
L'americano allungò una mano verso la salsa che doveva servire come condimento, ed Esther gli bastonò le dita con uno stecco.
- Eh no. Prima di toccare qualsiasi cosa, aspettiamo Marina e Afuro -
Il biondo le donò uno sguardo falsamente offeso, poi ritornò sorridente.
- Posso aiutarti in qualche modo? -
- No. Lasciami lavorare... poi quando arriva mia cugina semmai accendi il fuoco -
Lui la strinse ancora più forte, affondando il viso nell'incavo del collo della ragazza, sentendo il profumo dei suoi capelli scuri mossi dal vento.
- Bene, allora rimango fermo qui ad aspettare -
Lei arrossì come una fragola matura, mentre l'americano non dava segni di volersi spostare.
Allora prese un pezzo di pomodoro, glielo ficcò in bocca e poi lo allontanò delicatamente da lei.
- Bene, ora hai la bocca piena. Vai via, che se no non finisco più -
Quell'altro non si mosse di un millimetro, continuando a stare a dieci centimetri scarsi di distanza da Esther.
- Ma come - mormorò l'americano - Da quando la mia compagnia non ti fa più piacere? -
La mora stava per farfugliare qualcosa, quando la sua salvezza da quell'imbarazzante situazione comparve da dietro due pini.
Il viso abbronzato di Marina fece capolino tra i tronchi, e con lei anche quello di Afuro, che stava tentando di districarsi delle foglie dai lunghi capelli.
- Non vi si può lasciare dieci minuti soli che vi ritrovo appiccicati? - li richiamò la castana - Se doveva essere qualcosa di simile a una "luna di miele per amici" potevate anche non invitarci - aggiunse, alludendo a lei e ad Afuro.
La cugina in quel momento decise di girarsi e di riprendere a fare il suo lavoro come se niente fosse, imbarazzata, mentre Mark si allontanava, disponendo il legno che aveva tra le mani la diciassettenne e cominciando ad accendere un falò.
Marina si guardò il polso nel quale aveva allacciato il suo piccolo orologio celeste.
- Guarda guarda... sono già le sei -
- Già. A proposito, Marina - trillò Esther - Vieni, che così finisci la cena mentre io mi riposo -
Senza ribattere nulla, la castana prese il posto di Esther, e così facendo in fretta fu tutto pronto.
C'era solo da aspettare l'ora di cena.


Alle otto e mezza, mentre il sole era tramontato da poco, i quattro si ritrovarono seduti davanti al fuoco, con in mano gli spiedini di carne e i marshmallow da arrostire.
L'unico rumore che si sentiva era quello del canto dei grilli, interrotto ogni tanto dal verso di un gufo appollaiato su una quercia non molto distante dal campo.
- Che si fa? - domandò ad un certo punto Marina, mentre affondava le mani nell'erba smeraldina, sentendo gli steli sottili dei fiori tra le dita.
- Oh, io ho un'idea - disse ad un certo punto Mark, infilandosi un pezzo di carne in bocca e incrociando le gambe - Facciamo quello che si fa in ogni campeggio... raccontiamo una storia horror -
La castana si mostrò abbastanza elettrizzata all'idea, e visto che Afuro ed Esther non avevano nulla in contrario, il biondo iniziò a narrare.
- Si narra che nel paesino che c'è vicino a questa valle, di sera, la gente si rinchiuda nelle proprie case, perché dei mostri senza volto, allo scoccare della mezzanotte, invadono le strade -
Esther si avvicinò d'istinto a Mark, cominciando a stringergli nervosamente una mano.
- In questo villaggio, c'era una giovane diciassettenne, di nome Esther - continuò il ragazzo senza far troppo caso alla stretta dell'amica.
La quale, non appena sentì il suo nome, si riprese e scoccò all'americano un'occhiataccia molto poco dolce.
- Ehi! - protestò, tirandogli un piccolo schiaffo sul viso.
- Lasciami raccontare, Esth - ribattè Mark, mentre prendeva fiato - Allora... questa ragazza non sapeva dell'avvertimento, e quindi era uscita a prendere dell'acqua dal pozzo.
La serata era buia, c'era una notte senza luna, e l'unica illuminazione era fornita dalle poche stelle che puntinavano il cielo.
Esther sentì solo una forte raffica di vento, e quando si girò, davanti a lei c'era uno di quei mostri.
Si mise a strillare e ad invocare aiuto, ma ormai era troppo tardi.
Il mostro le tagliò la gola, mentre fiotti di sangue macchiavano la strada di ciottoli.
Il suo corpo è stato gettato nel pozzo, ma finora nessuno l'ha mai ritrovato, e tuttora si dice che lo spirito di Esther vaghi tra queste foreste, alla ricerca di una ragazza alla quale poter rubare il corpo, per ritornare finalmente in forma umana -
La mora in quel momento gli si fiondò sotto le braccia, rabbrividendo, e premendogli forte la testa contro il petto.
Mark sorrise compiaciuto, in effetti era proprio quello il motivo per il quale aveva deciso di raccontare quella storia.
Avere Esther tra le braccia, era davvero la cosa migliore che avesse potuto immaginare in quella serata.
In quanto a Marina, non aveva battuto ciglio per tutta la durata dell'horror, e alla fine sbadigliò, appoggiandosi sui gomiti.
- Wow... tutto qui? Non era un grande storia di paura -
Afuro la guardò con la coda dell'occhio, mentre rivolgeva la sua attenzione verso Mark ed Esther.
Ci voleva davvero tanto a spaventare l'amica.
Ed era un peccato, perchè le sarebbe tanto piaciuto poterla abbracciare... 
- Tu non ti sei spaventata? - balbettò la cugina, comunque sicura della risposta.
Marina stava per negare una seconda volta, quando Esther strinse gli occhi di colpo.
Era spaventata, era vero, ma doveva pur cercare di far scoppiare del tenero tra quei due.
Oltretutto, Marina stava sprecando ogni occasione che aveva di stare con Afuro, e lei doveva impedire che accadesse di nuovo.
- Va beh, io me ne vado a dormire, sono stanca - ribattè Marina, entrando nella sua tenda per indossare il suo pigiama.
Due minuti dopo ricomparve, trascinandosi dietro Terumi, che protestò un po', ma che non poteva niente contro la forza dell'amica, che lo sbattè nella tenda, seguendolo non appena fu sicura che si fosse cambiato.
- Ce ne andiamo anche noi? - mormorò Esther dopo un po' - Anche io ho sonno -
- E poi potrebbe arrivare un fantasma... -
- Smettila! - strillò lei, colpendolo con una delle confezioni di marsmallow che non avevano ancora aperto.


Mark ed Esther, così, si ritrovarono insieme nella loro tenda, di un brillante color arancio, mentre lui si infilava nel suo sacco a pelo celeste.
- Mark... - disse lei ad un certo punto - Secondo te la leggenda... è vera? -
- Nah, scherzi? È impossibile.
Non dirmi che tu l'hai presa sul serio -
- No! È solo che... ora ho paura - rispose lei, cominciando a giocherellare con una ciocca di capelli.
L'atmosfera lì dentro era ricca di tensione, da lì in poi sarebbe potuto succedere di tutto.
Il biondo allora si alzò e l'abbracciò di nuovo, stampandole un bacio sulla fronte.
- Tanto ci sono io qui a proteggerti, no? -
Detto questo, appoggiò la ragazza sul suo "letto", stendendosi vicino a lei.
Esther sorrise, sentendosi di nuovo in Paradiso.
Quelle coccole le piacevano davvero tanto, la rassicuravano come non mai.
- Che vuoi fare Mark? -
- Ti sto vicino, cosí se anche quello spirito dovesse assalirti, ci sarei io prima -
Esther si rese conto che era arrossita di nuovo.
Era vero, era sicura da quando aveva programmato il viaggio che avrebbe sfruttato il tempo a sua disposizione per stare accanto a Mark, ma non immaginava che tutto ciò l'avrebbe fatta stare così bene.
Ed era anche perfettamente consapevole del fatto che la leggenda fosse falsa.
Ma in fondo, era stata ben contenta di aver deciso di fingere e di approfittare della situazione.
Per evitare di creare altro, inutile imbarazzo, decise di addormentarsi, calando veloce tra le braccia di Morfeo, ancora abbracciata al suo dolce americano preferito.
In fondo, cosa mai le poteva importare degli spettri, se accanto aveva un meraviglioso cavaliere pronto a salvarla?
Lui invece rimase a guardarla dormire per un po'.
La sua migliore amica era bellissima anche quando dormiva, doveva ammetterlo.
Stare con lei in tenda sarebbe stata un'esperienza meravigliosa.
Chiuse anche lui gli occhi, sprofondando nella chioma della giocatrice della Tripla C.
Beh, come inizio vacanza non avrebbe potuto desiderare di meglio, no?

Nell'altra tenda, nel frattempo, Afuro era uscito a prendere dell'acqua, ed era tornato con Marina seduta per terra, che si sistemava il pigiama.
- Ah. Sei qui - commentò non appena il diciottenne fu entrato - Mi fai un favore? -
Lui annuì subito, felice finalmente di poterla aiutare.
- Ho freddo, mi prendi una delle coperte che sono in quel baule? - continuò lei, indicando un cofanetto di legno che si trovava vicino all'amico.
Afuro prese un plaid a scacchi rosa e bianchi, e si avvicinò a lei per passarglielo, solo che inciampò in un lembo di esso e finì puntualmente addosso alla castana, che si ritrovó stesa per terra.
- Ehm... Afuro... ti levi cortesemente? -
Lui si accorse in quel momento di ritrovarsi con il viso a pochissimo spazio da quello di Marina, quindi cercò subito di alzarsi, con il risultato che finì bloccato, ancora più aggrovigliato nella coperta.
- Lo farei, se riuscissi a togliermi da questo ammasso informe -
Lei allora scansò l'amico di lato, togliendolo da quel casino e infilandosi sotto quella morbida lana bicolore.
- Ah - disse ad un certo punto - Come va la mano? -
- Meglio, grazie. Solo che ora che mi hai tenuto con addosso una cosa che sembrava un termosifone, ho freddo anche io - sbuffò.
In realtà, il biondino non aveva per niente freddo, solo, aveva avuto un'idea.
Avvicinò i due sacchi a pelo, poi si sdariò, prendendo un pezzo di plaid da quello della ragazza per coprirsi, trainandola un po' vicino a sé.
- Ti da fastidio se sto qui? -
Marina si ritrovò imbarazzata per una delle prime volte in vita sua, poi cercò le parole migliori per rispondere, che però non arrivarono, così si limitò a mettersi su un fianco, girata dalla parte opposta a quella di Afuro.
- Se proprio devi... -
Poi, la ragazza sentì qualcosa di caldo sfiorarla.
La mano dell'amico, quella ancora sana, si era intrecciata con la sua, in un gesto probabilmente involontario.
Marina decise però di non dire né fare niente, quindi spense la luce della lanterna che aveva messo nella sala e poi sbattè le palpebre più volte.
Se era quello che si provava a stare in contatto con la persona amata, allora tanto valeva dare più spesso retta ad Esther e laciarsi un pochino andare.
- Buonanotte - sussurrò, lasciandosi cadere contro il cuscino candido.
- Buonanotte -

E tutto quello, era solo l'inizio...
Chissà cosa sarebbe successo dopo.


Angolino delle autrici:
Salve di nuovo, caro popolo di Efp.
No, ok, così è troppo formale, ma non importa.
Beh, finalmente sono riuscita a scrivere il seguito della fic, evviva!! (Di nuovo, per la gioia di non so chi...)
Comunque, spero che vi sia piaciuto, io adoro la prospettiva di Esther (che tra l'altro, tendo a specificare che a differenza di Marina non è un oc, non si sa mai) che si addormenta abbracciata a Mark, poi non so voi.
Ok, ora me ne vado e tento di godermi il mio compleanno (finalmente ho 13 anni, evvai).
Vi aspettiamo al prossimo capitolo!
Marina e Lucy
   
 
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