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Autore: musicaddict    05/10/2008    1 recensioni
Aleksanteri è il leader di una giovane band locale, gli Snow Butterfly, ma non riesce a scrivere i testi che servono alle loro canzoni per venire al mondo. Servirà l'avvento di una ragazza per introdurlo al mondo della poesia e fargli capire ciò che vuole, permettendo così al gruppo di sfondare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20

[La Fine Dell’inizio]

 

- Ti prego, rilassati! - sbottarono all’unisono Mikko e Ole rivolti a Julius.

- Sei isterico ultimamente! - continuò Ole prendendo per le spalle l’amico.

- Oh, scusatemi se non mi capita tutti i giorni di aprire un concerto di fronte a qualche migliaio di persone!! - obiettò Julius iniziando a offendersi per i continui rimproveri dei suoi colleghi.

- Nemmeno Aleksanteri è in crisi, e sta per aprire al suo idolo! - disse Antto bacchettando in testa a Julius che gli afferrò minaccioso le bacchette.

- Lui ha una ragazza che lo sta coccolando, in questo momento. E, a parte Ole, è l’unico di noi! Quindi non venitemi a prendere lui come esempio! - replicò.

- Non essere invidioso! Hai sempre Mikko, se vuoi le coccole: lui è sempre così affettuoso! - disse Aleksanteri.

- Aleksanteri, sei il mio miglior amico, ti voglio bene, ma in questo caso puoi andare tranquillamente a cagare! - lo rimbeccò Mikko con la sua rinomata eleganza e raffinatezza.

Monika si alzò e andò a dare un bacino sulla guancia a Mikko.

- Ehi! Quello dovrebbe essere una mia priorità! - protestò Aleksanteri puntando l’accendino contro la ragazza.

- Oh, non fare il ragazzo geloso ora, non ti viene bene! E poi Mikko si è appena lasciato con Essi, ha bisogno di affetto e di conforto. Vorresti darglielo tu? - replicò Monika provocando le risate dei presenti.

- Hai finalmente trovato qualcuno che sa metterti in riga, eh, Aleksanteri? - lo canzonò Julius.

- Ah ah, molto divertente… - obiettò Aleksanteri senza però riuscire a trattenere un sorriso. - E tu vieni qui che mi devo vendicare! - disse poi afferrando Monika per la vita e facendola sedere sulle sue ginocchia.

- Siamo veramente qui? - sospirò Antto sedendosi su una sedia - Voglio dire… Ci pensate che avremo un contratto discografico, incideremo un CD nostro, andremo in tournée e tutto quanto? -

- Io è meglio se non ci penso, altrimenti mi viene un’ulcera per l’agitazione… - commentò Julius lanciando uno sguardo fuori dalla porta del loro camerino. Si riusciva benissimo a vedere un viavai di tecnici e truccatori che attraversavano nervosi i corridoi del backstage. Osbourne non c’era ancora, sarebbe arrivato entro due ore e mezza se fosse stato in orario, nel frattempo loro dovevano suonare. Avevano ancora tre quarti d’ora di stasi prima di doversi presentare sul palco per intrattenere i presenti nell’attesa della vera star.

- In fondo è ciò per cui abbiamo lavorato negli ultimi tre anni, no? - disse Mikko cominciando già a sistemare il suo basso. Quel basso era tutto per lui: era in qualche modo tutto il suo mondo, l’unica cosa che gli dava delle vere soddisfazioni insieme al gruppo, l’unica cosa che lo faceva sentire bravo in qualcosa. L’aveva personalizzato negli anni con adesivi e scritte fatte da Aleksanteri, nessun’altro ce l’aveva come lui, era unico come il suo padrone.

- Tre anni che scriviamo canzoni, e sei che suoniamo insieme. Sono tanti se contate che ne abbiamo tra i diciotto e i diciannove… anzi, venti, io vado per i venti. - disse Ole lasciandosi cadere sul divano vicino a Saara, Aleksanteri e Monika.

- Sei un vecchietto! - lo canzonò la sua ragazza pizzicandogli una guancia.

- Non mi avete mai detto come vi siete conosciuti. - disse Monika giocherellando con i capelli di Aleksanteri, tornati a essere sciolti per l’occasione.

- Niente di particolarmente interessante. - rispose Aleksanteri - Io, Mikko e Julius ci conosciamo da una vita, siamo cresciuti insieme e quando abbiamo iniziato a studiare degli strumenti diversi abbiamo pensato di mettere su una band. All’inizio dovevamo scegliere chi tra me e Mikko avrebbe suonato il basso, visto che io fondamentalmente suono quello, ma visto che lui è più bravo di me, allora mi ero arrangiato a suonare la chitarra. -

- Il problema era che Aleksanteri era bravo, ma non quanto ci serviva che lo fosse. - intervenne Julius - Comunque sia, siamo rimasti in quel modo per un anno, insieme a un batterista che avevo incontrato a scuola, Mika. -

- Quindi all’inizio non era Antto il batterista? L’avete cambiato? - chiese Saara.

- Io sono entrato quando Mika ha deciso di lasciare perché si trasferiva a Oulu. - rispose Antto - Ho fatto un’audizione vera e propria. Aleksanteri e Mikko avevano affisso dei volantini per tutta Helsinki e quindi ho preso il loro numero e li ho contattati. -

- Aveva chiamato Mikko, era lui che aveva parlato con Antto, mi ricordo. Giusto? - disse Aleksanteri.

- Già, ma a te non era piaciuto all’inizio, ti ricordi? Gli abbiamo fatto il provino a casa. Siamo arrivati e Aleksanteri ha visto una batteria bianca che non gli piaceva per niente; disse che era praticamente sicuro che nemmeno il batterista gli sarebbe piaciuto! - asserì Mikko guardando divertito Antto.

- Questa non la sapevo! Brutto coglione! - esclamò Antto battendo una bacchetta in testa ad Aleksanteri che protestò.

- Senti quella batteria era veramente orribile! Quando l’hai cambiata ho fatto festa! - replicò il ragazzo.

Antto non parve abbastanza soddisfatto delle parole dell’amico e gli diede un’altra bacchettata in testa. - Quella batteria faceva schifo pure a me, ma non per questo posso giustificarti! -

- Oh, adesso non divagate! Voglio sapere come è andata dopo! - li redarguì Monika saltellando sulle ginocchia di Aleksanteri in segno di protesta.

- Nonostante la batteria mi facesse sempre schifo, quando Antto cominciò a suonare mi convinsi che non volevo altro batterista che lui. Mikko era felice perché avevamo trovato un nuovo membro in pochi giorni, Julius un po’ meno perché il primo giorno di prove lui e Antto litigarono come pochi. - continuò Aleksanteri.

- Dio, avrei voluto esserci! - esclamò Ole suscitando le risate di tutti tranne che di Julius.

- Non so se ti sarebbe piaciuta la scena: abbiamo perso un’ora a picchiarci, praticamente! - affermò Julius.

- E perché? - chiese Saara.

- Perché a volte so essere un completo testa di cazzo. - le rispose Antto.

- Oh, cosa odono le mie orecchie? Se l’è detto da solo? Sua maestà ha riconosciuto di non essere perfetto! - disse Julius.

I presenti risero un po’ seguendo il breve battibecco che seguì queste parole. Era sempre un piacere vedere discutere Antto e Julius: erano due caratteri talmente diversi che era impossibile che non si scontrassero. Non si odiavano né si trovavano antipatici, anche se una volta questa non era esattamente la verità, semplicemente non avevano molte opinioni in comune: Antto era un tipo molto estroverso, sicuro di sé e troppo casinista per sforzarsi di essere serio a volte; Julius era riflessivo, tranquillo, fondamentalmente timido e forse un po’ invidioso della sicurezza del batterista. In più Antto si divertiva immensamente a prendere in giro Julius per le sue origini lapponi, e Julius lo detestava.

- E Ole com’è entrato? - chiese Saara quando la situazione si fu calmata.

- Io sono stato introdotto da Aleksanteri invece. - rispose Ole sorridendo al ricordo dell’occasione. - Ci siamo incontrati a un concerto underground, io suonavo la chitarra in un altro gruppo all’epoca, ma volevo lasciarlo perché avevano cominciato a cambiare troppo di genere. L’incontro non è stato dei più felici, però, Aleksanteri mi ha quasi vomitato addosso. -

- Cazzo, me l’ero dimenticato! - esclamò Aleksanteri chiudendo gli occhi per prepararsi al racconto di Ole.

- Ma tu sei sempre ubriaco?! - protestò Monika dandogli un buffetto sul braccio.

- E quella volta lo era veramente tanto! Solo che dopo essersi un attimo ripreso abbiamo cominciato a parlare e lui mi ha detto che cercavano un chitarrista per il gruppo e che lui non era adatto al compito. Vedendolo in quello stato pensai che si fosse ubriacato per la delusione di sé. - disse Ole.

- E invece poi hai scoperto che Aleksanteri quando non fuma si ubriaca! - obiettò Mikko alludendo all’ennesima sigaretta che il ragazzo si era acceso.

- Chi sei, mia madre? - lo rimbeccò Aleksanteri acido - Ho diciotto anni, faccio quello che mi pare entro i limiti del possibile, senza doverne rendere conto a te! -

- Peccato che siano anni che lo fai, e non solo da quando sei diventato maggiorenne… - gli fece notare Julius.

Il cantante sbuffò scocciato senza però spegnere la Marlboro Light che aveva in bocca.

- Quindi è così che vi siete conosciuti? E poi sei andato a suonare da loro e ti hanno preso? - chiese Saara appoggiandosi a Ole che l’abbracciò affettuosamente. Stavano insieme da una vita, almeno agli altri ragazzi cinque anni sembravano una vita, soprattutto per un ragazzo che aveva quasi vent’anni.

- Già, e così sono nati gli Snow Butterfly, grazie a mia sorella, neonomati VelvetViolet. - concluse solennemente il ragazzo - E adesso, dopo sei anni di collaborazioni e incazzature varie siamo giunti a un traguardo importante. -

Antto trasse un profondo sospiro - Credo che dovrò cominciare a diventare responsabile… -

- Sarebbe anche ora, in effetti. - lo punzecchiò Julius procurandosi una linguaccia.

Un uomo con una maglietta nera e un cartellino appeso al collo entrò improvvisamente nella stanza dove i ragazzi stavano aspettando l’inizio di tutto. - VelvetViolet, due minuti. - annunciò prima di chiudere nuovamente la porta.

I cinque ragazzi smisero di respirare nello stesso istante. Aleksanteri fece lentamente fuoriuscire il fumo grigio chiaro dalla sua bocca per cercare di riprendere una respirazione regolare. - Due minuti… Ci siamo veramente. - disse poi.

- A quanto pare sì. - confermò Mikko alzandosi in piedi e issandosi il suo basso in spalla. - Avanti, andiamo! -

Uno ad uno i ragazzi si alzarono e recuperarono i loro strumenti o le loro bacchette prima di prepararsi a salire sul palco.

Monika e Saara passarono ad abbracciare ognuno dei VelvetViolet per dare loro la carica necessaria, quando Monika arrivò a Aleksanteri questi la strinse come mai aveva fatto prima.

- Se penso che questo è anche merito tuo, mi sento in colpa per tutto quello che ti ho detto quella famosa volta fuori da casa mia. - le sussurrò in un orecchio - Grazie, da parte mia e di tutti. -

Monika sorrise, come faceva ogni volta che non sapeva come rispondere, e diede al ragazzo un confortevole bacio sulla guancia. - Siete qui per voi, non per me. Io ho solo scelto di sostenere un gruppo in cui vedevo già delle potenzialità, non ho fatto nulla di più. Se stasera aprirete per un’icona del rock lo dovete solo al vostro modo di suonare, al vostro amore per la musica e ai tuoi testi romantici! - spiattellò dopo, prima che le parole tornassero a bloccarlesi in gola.

Aleksanteri la osservò pieno di gratitudine per quelle parole. Era quello di cui aveva bisogno in quel momento, era come quella sigaretta che si era andato a fumare quando l’aveva conosciuta: rilassante e energizzante, era la sua droga, in qualche modo.

- Aleksanteri, avanti, è ora! - lo richiamò Mikko dalla porta.

- Arrivo! - rispose Aleksanteri facendogli un cenno con la testa - Vi voglio vedere sbracciarvi verso di noi durante il concerto, ok? Almeno ci darete un’illusione. - disse poi a Saara e Monika che si misero a ridere.

- Vai, prima che la gente fuori si innervosisca! - lo rimproverò Saara - Tanto non avete bisogno di noi, ve la caverete benissimo, come fate sempre! - Aleksanteri si ricordò di come se l’erano egregiamente cavata al loro primo concorso, ma preferì pensare ad altro, non era quello il modo migliore per tranquillizzarsi.

Abbracciò ancora una volta le ragazze e si accese l’ultima sigaretta della serata, sarebbe salito con quella sul palco, per lui non era un problema cantare mentre fumava, l’importante era che rimanesse rilassato. Il bianco corridoio che portava al palco sembrò ai cinque ragazzi di Helsinki un misto tra il miglio dei condannati a morte e il famoso tunnel che portava all’aldilà, anche se per loro era tutto il contrario: per loro non era la fine di una vita, per loro era l’inizio della fine di quello che erano stati. Il capitolo finale di un libro, del loro libro.

La folla scoppiò in un grido quando i cinque apparvero sul palco. Aleksanteri, Mikko, Ole, Julius e Antto si scambiarono uno sguardo intenditore: era cominciato. Quelli erano i VelvetViolet.

 

THE END

ed eccoci finalmente giunti a conclusione! =) devo dire che un po' mi dispiace: nonostante questa storia sia stata scritta e terminata un paio d'anni fa, averla risistemata e ripubblicata la rende nuova ai miei occhi. comunque non è detto che finisca tutto qui... potrebbe esserci un seguito, chi lo sa! bisogna solo vedere come si metterà con l'università [sono ufficialmente al primo anno di medicina e chirurgia a padova! il mio tempo sarà sbranato vivo dallo studio...] ma potrebbero esserci nuovi risvolti prossimamente su questa web page. ^^

intanto ringrazio calorosamente chi ha letto e seguito volentieri e fedelmente VelvetViolet, che abbia fatto o meno dei commenti [si è sempre in tempo, comunque, eh!] e spero che leggerete anche altri miei lavori in futuro!

alla prossima e... enjoy me!
musicaddict

PS: per chi se lo stesse chiedendo, mi è già capitato altre volte, la scelta della finlandia come background della storia è stata dettata dalla mia infinita passione per quel paese, così come dall'ispirazione himmica per certi personaggi. =)

 

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