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Autore: FiammaBlu    24/09/2014    1 recensioni
Ho scritto questo romanzo molto tempo fa, si può dire sia stato il primo lavoro serio in cui mi sono cimentata. Ve lo propongo e spero vi divertirete anche voi a seguire i tre fratelli protagonisti della storia nelle loro avventure che li porteranno a crescere e a prendere in mano le redini della famiglia.
L'ambientazione è fantasy, inventata, ma segue le regole di D&D.
Sono 30 capitoli.
Il boia, che stava per tirare la leva della botola, si fermò guardandola. Sanie salì sulla piattaforma seguita da due soldati della Guardia Reale del Sultano. Indossava uno stupefacente abito bianco, quasi trasparente, che poco lasciava all'immaginazione. I capelli ricci e lunghi erano sciolti in una nuvola sulla schiena e indossava un paio di sandali bassi e ricamati.
Artiglio Rosso osservò ogni suo passo, la bramava e ammirava con lo sguardo e sorrideva della sua audacia. Sanie lo raggiunse, si asciugò le lacrime che scorrevano incessanti, lo fissò qualche istante, gli circondò il collo con le braccia sensuali e lo baciò profondamente.

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Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. Le Terre del Fuoco

 

Il porto di Grigeo era piccolo e la nave attraccò al largo. Il mare era calmo e per poter trasbordare i cavalli usarono delle grandi chiatte, gli abitanti erano abituati a quanto pareva.

Una volta a terra, vennero accolti da un gruppo di cavalieri dell'Ordine che li condusse al Monastero di Barilev, la città principale del Ducato di Cabilasita. Era ormai notte fonda del quattordicesimo giorno di viaggio quando lo raggiunsero. Lasciarono i cavalli alle stalle e il Cavaliere che li aveva accolti li portò alle camere assegnate avvisandoli che l'indomani mattina avrebbero potuto parlare con l'Alto Chierico.

Erano tutti stanchi e approfittarono dei letti comodi per riposare.


L'Alto Chierico era un uomo anziano, più del padre di Mark a Torap. La pelle raggrinzita aveva preso una sfumatura grigia, gli occhi liquidi e scuri avevano profonde occhiaie. Tutti lo chiamavano Spina ma Klod non riuscì a comprendere da dove provenisse quel soprannome. In realtà si chiamava Sergey Haralin. Quando li convocò, restarono diversi minuti in piedi, mentre lui in silenzio li valutava. Infine si decise a parlare.

- Così voi siete il gruppo messo insieme da Leon di Fir Ze. Tre ragazzini, un tagliaborse, un Cavaliere rinnegato e un altro che crede di essere un campione degli dèi - sbuffò. Celia rimase sconcertata dalla crudezza delle parole ma né Mark né Gwaine batterono ciglio incassando il giudizio. Erik fece spallucce e si sedette senza badare più all'etichetta. Kathe e Klod si guardarono incupendosi ma non dissero niente.

- Maestro, mio padre vi saluta e vi manda questa - disse Mark porgendo una pergamena sigillata - Dobbiamo raggiungere le Fauci del Drago, dovreste avere una mappa da darci -

L'anziano chierico sbuffò di nuovo. Spezzò il sigillo e lesse lentamente il contenuto della pergamena.

- Voi Nateshwar date sempre tutto per scontato - gracchiò, gettando la pergamena nel fuoco del camino. Mark restò in silenzio ma Celia vide le sue labbra assottigliarsi.

- Sapete cosa stiamo andando a fare, ci serve quella mappa, volete finire sotto il dominio della Fratellanza di Sangue? Sapete cosa fanno ai chierici dell'Ordine quando li catturano? - ribadì Mark con decisione alludendo a certe torture di cui aveva sentito parlare. Sergey lo fissò con sguardo truce.

- Giovanotto ricordati da dove proviene il tuo potere clericale. Se perdi il favore degli dèi per la tua boria, non potrai più utilizzare la loro magia - lo rimbrottò l'Alto Chierico. Mark serrò la mascella ma non replicò.

- Forse ho capito da dove proviene il soprannome che ha - sussurrò Klod a Kathe ridacchiando.

- Cedric! - urlò il vecchio facendoli sussultare. La porta si aprì di scatto e un messo con la veste grigia e le guance rosse entrò di corsa.

- Eccomi, Maestro - disse prontamente.

- La mappa delle Terre di Fuoco, dov'è? - gracchiò sputacchiando. Il giovane e imbarazzato messo aprì le ante di uno scaffale chiuso e prelevò una mappa fra altre centinaia. Erik guardò avido l'interno e Celia gli scoccò un'occhiata ammonitrice.

- Eccola, Maestro - Cedric porse la mappa arrotolata e l'Alto Chierico la prese sgarbatamente. La srotolò e indicò un punto che era raffigurato con il muso di un drago stilizzato.

- Le Terre di Fuoco sono un gruppo montagnoso impervio, non ci cresce neanche un filo d'erba ed è abitato da serpenti, rapaci, conigli e bande di orchi, minotauri, troll, giganti e altre razze selvagge. Le Fauci del Drago sono un dedalo di caverne che si dipanano fino in profondità sotto la montagna ma nessuno è mai tornato con mappe per raccontarcelo - la voce dell'anziano chierico era grave e roca.

- Vi occorreranno almeno sette giorni di viaggio per raggiungere le Fauci ma anche con la mappa non le troverete facilmente, il tempo è inclemente su quelle cime e i pericoli troppo frequenti e letali, vi serve una guida - nonostante li stesse praticamente consigliando e aiutando, il suo tono rimase di scherno.

- Fai entrare Annie - disse a Cedric, che uscì e tornò dopo qualche secondo seguito da una ragazza in abiti di cuoio morbido, aderenti e provocanti, che mettevano in risalto il suo corpo snello e tornito. Aveva a tracolla un arco e faretra e una spada sottile e ricurva dall'elsa praticamente inesistente e l'impugnatura d'osso finemente incisa, un pugnale assicurato alla cinta della vita sottile, un altro infilato nello stivale destro. Portava corti capelli neri, un paio di orecchini a cerchietto dorati, uno strano anello a forma di teschio, la pelle era di una lucida tonalità bronzea e i suoi occhi scuri e brillanti guardavano tutti con celata ilarità. Fece un lieve inchino e raggiunse l'Alto Chierico.

Klod dette una gomitata a Kathe che lo guardò di traverso, Erik si alzò in piedi con gli occhi che gli uscivano dalle orbite e anche Mark e Gwaine non poterono fare a meno di ammirare quel corpo femminile in abiti succinti che mostravano praticamente ogni cosa.

- Lei è Annie, è una guida e una cercatrice di tracce, vi porterà alle Fauci del Drago - gracchiò Sergey e un sorriso enigmatico gli distese i tratti del volto.

- Vi ringraziamo, Maestro... - iniziò Mark ma l'Alto Chierico lo interruppe bruscamente.

- Domani mattina vi voglio fuori dal Monastero, all'alba - disse il vecchio, prese un grande libro alla sua sinistra e iniziò a scrivere ignorandoli.

Gwaine e Mark si guardarono scambiandosi un lieve sorriso. Annie li raggiunse muovendosi come un felino.

- Vi ha congedato, se non l'aveste capito - la sua bocca piena e sensuale si inarcò in un sorriso gentile.

- Avevamo capito - annuì Mark indicando la porta che Cedric aveva diligentemente aperto.

Occuparono il resto della giornata a sistemare i cavalli e le provviste e Celia assisté ad alcune scene esilaranti che coinvolsero Kathe ed Erik che, insieme a Klod, trascorse ogni secondo con Annie. La giovane era abituata alle attenzioni degli uomini ed era chiara la disinvoltura con la quale parlava con loro.

- Sembra che Mark non ti tormenti più - le disse Kathe quella sera nel letto che dividevano.

- Gli ho detto chiaramente che non deve continuare a sperare, che quanto successo fu un errore, che non lo amo - rispose Celia sommessamente.

- Gli hai mentito, ti ha creduto? - Kathe insinuò la mano in quella della sorella.

- Non c'era altro da fare, voleva parlare con nostro padre. Sì, credo mi abbia creduto, non c'è motivo per cui si ostini ancora - Celia tirò fuori la mano con l'anello, poi spense la candela.


I primi tre giorni viaggiarono spediti ma dopo aver attraversato un ponte di corda su una gola, il terreno iniziò ad inerpicarsi. Annie sembrava sapere sempre che svolta prendere, che zona evitare.

La sera del quarto giorno il cavallo di Gwaine si azzoppò ma il Cavaliere scese ed evocò immediatamente un incantesimo che permise alla bestia di continuare. Quella notte dormirono in una caverna fredda e umida. Annie accese un fuoco con i pochi ramoscelli trovati in giro ma la roccia della montagna era davvero spoglia come aveva detto l'Alto Chierico.

Il quinto giorno vennero attaccati da un gruppo di goblin, probabilmente un'avanscoperta in cerca di cibo. Il combattimento fu breve e violento e per la prima volta videro Annie alle prese con un nemico. La guida si occupò dei tre arcieri che dall'alto bersagliavano il gruppo uccidendo ognuno con una singola freccia alla gola. Erik emise un fischio di apprezzamento e lei gli strizzò l'occhio rimettendosi l'arco a tracolla con un gesto fluido.

Si accamparono nei pressi di una roccia che curvava su stessa fornendo un piccolo riparo. Fecero dei turni ma non accadde niente.

Il sesto giorno di viaggio trovarono una gola occlusa da una frana. Annie sembrò particolarmente seccata e dopo un attimo di riflessione voltò il cavallo tornando indietro e prendendo una svolta diversa.

Il sentiero che percorrevano in fila era sassoso e nel dirupo sottostante c'erano i resti di un'antica foresta carbonizzata. I tronchi neri puntavano verso il cielo, coperti di un muschio giallo e vecchio.

- Avrei voluto evitare questa strada - disse Annie che precedeva la fila - Cercate di tenere i cavalli più vicino possibile alla montagna -

- Mi sembrava scontato - borbottò Kathe e Celia, che le stava subito davanti, sorrise.

Quella sera un temporale potente squassò la montagna. L'acqua scendeva a fiumi lungo le rupi scoscese, senza alberi o altri ad impedirne il cammino. Annie li condusse ad una sorta di casa di pietra, fatta coi sassi della montagna, legati con una malta semplice, e con un tetto di massicci tronchi di pino che erano sicuramente stati portati visto che non c'erano alberi.

Costrinsero i cavalli ad entrare e quando furono tutti all'interno lo spazio risultò completamente occupato. L'odore forte della pioggia e del sudore dei cavalli rendeva l'aria quasi irrespirabile ma almeno erano al riparo. Mangiarono carne secca e pane duro dalle provviste e si addormentarono quasi subito.

Celia si svegliò probabilmente disturbata da un rumore. Si alzò lentamente per non svegliare Kathe e uscì dalla casupola. Era freddo e il sole stava per sorgere a est. Lo spettacolo era incredibile. Il cielo dietro la montagna che aveva di fronte sembrava ardere di luce e fiamme. Restò col fiato sospeso finché il sole non comparve. La pioggia torrenziale era cessata, le rocce erano bagnate di goccioline e la luce dell'alba accese le pietre come diamanti.

- Un vero spettacolo - la voce di Mark giunse dalle sue spalle. Celia si voltò di scatto spaventata.

- Scusa, non volevo spaventarti - le disse alzando le mani.

- Stavo guardando l'alba - si difese lei. Lui annuì e si avvicinò.

- Esistono pochi uomini che possono dire di aver visto una cosa del genere - commentò il Cavaliere guardandosi intorno.

- Stupefacente - ammise Celia. Il sole stava illuminando il fianco della montagna, poi la valle sottostante, come un velo le tenebre si alzavano. La luce mostrò l'imboccatura di una caverna che era indubbiamente le Fauci del Drago.

- Guarda - sussurrò la giovane indicando verso ovest. L'imboccatura assomigliava veramente al muso di un drago, addirittura nella parte superiore c'erano due spuntoni che sembravano denti.

- Impressionante - disse Mark guardando le Fauci.

- Chissà cosa troveremo là sotto - rifletté a voce alta la chierica.

- Qualsiasi cosa sia non dobbiamo permettere che entri in possesso della Fratellanza di Sangue -

- Non l'ho pensato neanche per un momento - rispose lei guardandolo e sorridendo. La porta si aprì ed uscirono gli altri.

- Che meraviglia! - esclamò Kathe guardandosi intorno.

- Si vedono le Fauci del Drago - disse Mark indicando la montagna a ovest. Gli altri si voltarono osservando la caverna e lui ebbe modo di osservare Celia ancora qualche attimo. Non aveva creduto ad una sola parola di ciò che gli aveva detto. Sapeva perché l'aveva fatto sebbene conoscendola non comprendeva come avesse accettato quella situazione senza lottare con il suo solito ardore.


Occorsero altri tre giorni per raggiungere le Fauci, la montagna era impietosa e le bestie che la abitavano affamate e selvagge. Dopo aver ripreso il cammino dalla casa di pietra, Annie li condusse oltre il promontorio, aggirando la gola franata, poi in un'ampia valle dove furono attaccati da un branco di lupi prima e di leoni di montagna poi. Kathe dette sfoggio delle sue qualità e Klod e Erik non furono da meno. Tuttavia, vedere Annie in azione era strabiliante. Era agile come un gatto, veloce e precisa, che usasse l'arco, la spada o il pugnale.

- Siete un vero talento con quell'arco milady - disse Gwaine con la sua solita formalità e gentilezza.

- Mi sono allenata molto - disse sbattendo le ciglia in modo sensuale. Ma Gwaine sembrava immune a quel tipo di atteggiamento.

- Siete molto giovane eppure estremamente accurata e letale - aggiunse come fosse un maestro che valutava un'allieva.

- Non fai parte dell'Ordine - fece notare Mark pulendo la spada su un cespuglio secco.

- No, Cavaliere - disse Annie avvicinandosi felina - Io lavoro per me stessa, mi alleno per sopravvivere e a far sopravvivere quelli che accompagno. Il Maestro Sergey è così buono e dolce poi, che non riesco a dirgli di no - sospirò lei come se parlasse del principe dei suoi sogni.

- Chi? Quel vecchiaccio? - disse Klod alzando un sopracciglio - Sarà dolce con te, col resto del mondo è un astioso e impudente vecchio bavoso - Celia lo guardò di traverso indicandogli che non approvava il commento ma Klod la ignorò.

- Vieni qui, Kathe - la giovane maga si avvicinò, uno dei leoni di montagna aveva aperto un profondo graffio sul braccio. Celia evocò la sua magia e la ferita si rimarginò.

- Raggiungiamo il fondo della valle, dobbiamo risalire fino ad una caverna dove potremo riposarci - li avvisò Annie. Celia richiamò i cavalli usando un incantesimo e ripresero il viaggio.

Risalirono il crinale seguendo un sentiero aspro e tortuoso fino ad un piccolo spazio. Annie fermò il cavallo e venne affiancata dagli altri. Alcune picche erano infilate nel terreno e sulle punte erano infilzate delle teste umane, coperte di sangue rappreso e sfigurate dagli uccelli.

Una freccia si infilò nel terreno davanti al suo cavallo che scartò di lato nitrendo. Annie lo trattenne e guardò in alto. C'erano una decina di goblin e loro erano tutti sotto tiro.

- Lasciate parlare me, se qualcosa andrà storto, preparatevi a combattere - sussurrò Annie.

- Non possiamo passare da un’altra parte? - chiese Gwaine a voce bassa.

- Anche se ci spostassimo ci infilzerebbero come polli - rispose indicando il crinale.

Dal sentiero poco avanti, che diventava stretto come un imbuto, uscì un goblin coperto di pelli e piume, seguito da sei goblin con strane armature rattoppate, armati di lance e spade.

- Questo territorio Gulegh, paga per passare - disse quello che sembrava lo sciamano in un comune stentato. Annie scese lentamente da cavallo, sganciò un sacchettino dalla cinta e, facendolo rimbalzare sulla mano, si avvicinò al goblin. La creatura seguiva avidamente con lo sguardo il sacchetto e quando fu abbastanza vicina sollevò una mano.

Annie gli lanciò il sacchetto che lui prese al volo con un ghigno felice.

- Sono poche, donna colorata - disse il goblin soppesandolo.

- Sono tutte d'oro massiccio, goblin, guardale bene, non ti capiterà più un bottino così facile, prendile e lasciaci passare - ribadì Annie mantenendo al calma.

Il goblin aprì il sacchetto e i suoi occhi brillarono, perfino le guardie e gli arcieri sul crinale si mossero per guardare. Grugnì un assenso storpiato, Annie tornò lentamente indietro, rimontò a cavallo e riprese verso il sentiero. I goblin li seguirono saltellanti, Kathe si guardò indietro e li vide confabulare fra loro.

- Credo ci saranno dei problemi - sussurrò a Klod che avvisò anche Celia.

Dopo circa un chilometro, sulla destra e sinistra del sentiero si allargava una radura sassosa dove i goblin avevano costruito il loro villaggio.

- Non c'era fino al mese scorso - sussurrò Annie. Gwaine con movimenti lenti sganciò la fibbia che chiudeva la spada, imitato da Mark.

Fuori dalle capanne sudice c'erano decine di goblin maschi, femmine, cuccioli, bitorzoluti, dalla pelle verde, grandi orecchi a punta, pochi capelli sfilacciati e unti. L'odore era terrificante e Kathe si mise una mano davanti al naso.

Quando furono praticamente in mezzo al villaggio vennero attaccati. I goblin mirarono subito ai cavalli ma loro erano già pronti. Annie aveva già ucciso tre goblin arcieri mentre Gwaine, Mark e Klod difendevano le cavalcature imbizzarrite.

Kathe e Celia si dedicarono alla retroguardia. Lo sciamano lanciò dei dardi di fuoco, Celia si mise davanti alla sorella e incassò il colpo, i tre dardi si conficcarono nella carne, bruciando e lacerando. Kathe completò l'incantesimo e una ragnatela appiccicosa intrappolò lo sciamano e i sei goblin che erano con lui. La maga si voltò, furibonda, evocò la palla di fuoco che distrusse e uccise nel lato destro del villaggio.

- Stai bene? - chiese alla sorella.

- Sì, restami dietro - disse Celia cercando di fermare il sangue di uno dei dardi. Si riunirono al gruppo, Kathe si posizionò dietro Gwaine, il Cavaliere stava falciando goblin come fossero grano, usava la spada e lo scudo in maniera eccellente. Cantilenò un incantesimo e un'altra palla di fuoco oltrepassò il Cavaliere, che si voltò esterrefatto, e si infranse sull'altro lato del villaggio. I goblin fuggirono urlando e improvvisamente il villaggio fu deserto, c'era solo il crepitare del fuoco.

- Milady, dovete ricordarmi di non farvi arrabbiare - le sorrise Gwaine pulendo la spada sulle vesti lacere di un goblin morto.

- E' una scelta saggia, milord - rispose Kathe spolverandosi la veste della Scuola.

- Lasciati aiutare - Kathe udì il sussurro di Mark.

- Non è necessario, so come si lancia un incantesimo di cura - ringhiò Celia sottovoce. Kathe sospirò, per quei due non c'era possibilità, sapeva che, in un modo o nell'altro, sarebbero finiti insieme. Forse ora il tempo e gli eventi li stavano dividendo ma avrebbero avuto la loro occasione.

Mark evocò la magia nonostante i borbottii di Celia e Kathe si accorse di come Gwaine e Annie li guardavano sorridendo.

- Faccio un giro velocissimo per il villaggio - le sussurrò Erik all'orecchio. Avrebbe voluto fermarlo ma era già schizzato via. Si diresse immediatamente alla tenda più grande, che doveva essere dello sciamano. Controllò che fosse ancora imprigionato nella ragnatela magica, poi rovistò in mezzo alle macerie fumanti. Trovò quello che cercava, l'aprì in pochi secondi e si mise in tasca tutto ciò che c'era dentro.

Raggiunsero la caverna ma si trovava in alto e per raggiungerla Erik scalò la parete come una scimmia, assicurò una corda coi nodi intervallati e la lasciò cadere. I cavalli dovevano restare sotto e qualcuno con loro. Per il primo turno si offrì Kathe, che doveva comunque studiare sul suo libro di magia. La caverna era piccola e aleggiava un odore di selvaggina e sterco però gli permise di ripararsi dal freddo della notte.

Erik era rimasto ad osservare Kathe seduta a terra, il grande libro appoggiato sulle gambe incrociate, le labbra che si muovevano ripetendo le complesse formule magiche. Aveva evocato una piccola sfera di luce e i lunghi capelli biondi poggiavano a terra avvolti da un caldo bagliore.

- Resto io coi cavalli, vai a mangiare -  le disse schiarendosi la gola. La maga si riscosse, sollevò la testa e gli sorrise. Erik, incantato, si inginocchiò, le prese il volto fra le mani e la baciò poggiando le labbra sulle sue.

- Perché? - sussurrò Kathe con il cuore che le batteva all'impazzata. I suoi occhi azzurri erano come un mare infinito e si sarebbe smarrita in essi.

- Perché sei bellissima e perché ho in mente solo te dal primo momento in cui ti ho visto - la baciò di nuovo ma questa volta non seppe fermarsi, le sue labbra erano troppo morbide e invitanti.

Kathe sentiva il cuore scoppiare di gioia, di paura, per i dubbi che aveva, per Lewel. In quell'istante, se gliel'avesse chiesto, sarebbe andata via con lui in qualsiasi posto del mondo.

- Devo andare ora - gli disse con voce tremante per l'emozione.

- Perché? Siamo fatti per stare insieme, è evidente - sussurrò Erik sfiorandole ancora le labbra umide.

- Non lo so Erik, ci sono delle cose... - obiettò Kathe fissando i suoi bellissimi occhi. Si alzò e il libro cadde a terra, Erik lo raccolse e glielo porse.

- Se mi concedessi questa notte, fugherei ogni tuo dubbio - piegò la bocca in un sorriso di sfida. Kathe arrossì e abbracciò il libro.

- Ne sono sicura ma concedimi di chiarire alcune cose prima - sussurrò lei evocando un incantesimo di levitazione che le permise di raggiungere la bocca della caverna seguita dallo sguardo fermo e sorridente del ladro.


- Non acconsentirebbe mai, lo sai - era notte fonda ma Kathe non si arrendeva al sonno. Era troppo agitata e Celia aveva insistito perché le raccontasse cosa non andava.

- Devi scoprire chi è, Celia, fallo per me - sussurrò Kathe nelle tenebre della caverna. Non le aveva raccontato del bacio, ma le aveva chiesto di indagare.

- E se non fosse nessuno? - insisté Celia, voleva che indagasse ma sinceramente sembrava un ladro qualsiasi, educato ma un ladro.

- Celia, ha un modo di parlare e di muoversi che non è comune, ne sono sicura! E tu sei l'unica che può scoprire chi sia! - era disperata e la voce era incrinata per il pianto. Celia era sicura che fosse attratta da entrambi ma questa ostinazione nel cercagli una parentela nobile indicava che l'ago pendeva più dalla parte del ladro che da quella del principe elfo.

- Quando ho scoperto chi fosse Lewel avevo un anello con un disegno per poter risalire. Con Erik non posso fare niente, ho solo il suo nome - le posò un bacio sulla fronte e la tenne stretta.

- Parti da quello! - esclamò soffocata artigliandole il braccio.

- D'accordo - sospirò Celia accostando la guancia alla sua. Sentì il suo respiro farsi lieve e infine si addormentò. Probabilmente Erik si era unito alla spedizione proprio per starle vicino. Vide Mark alzarsi nell'ombra, la sua sagoma inconfondibile, e scendere per dare il cambio a Erik. Gwaine avrebbe fatto l'ultimo turno prima dell'alba e Annie avrebbe dormito tutta la notte, dopotutto era lei a guidarli ed era bene che fosse in forze. Klod russava come un mantice.


Raggiunsero le Fauci del Drago due giorni dopo sotto una tempesta di pioggia e fulmini. Entrarono coi cavalli al riparo della grande caverna, il vento sibilava e ululava. Smontarono rapidamente scuotendosi l'acqua dai mantelli. Annie assicurò le cavalcature ad alcuni anelli incastrati nella roccia. Sembrava che gli avventurieri fossero frequenti.

- Proseguirò l'esplorazione con voi - esordì Annie facendo voltare tutti.

- Non è necessario, potete attendere qui il nostro ritorno e riportarci al Monastero - disse Mark assestandosi la spada e mettendo nello zaino alcuni oggetti dalle bisacce.

- È stato l'Alto Chierico stesso a ordinarmelo - sorrise lei in modo enigmatico.

- Hai capito il vecchiaccio... - commentò Klod sussurrando ma poteva essere solo piacevole avere la possibilità di guardare ancora quel fondo schiena perfetto e sodo. Celia gli lanciò un'occhiataccia.

- Allora è deciso - annuì Mark voltandosi verso il buio della caverna.

- Annie, cosa sai dirci delle Fauci del Drago? - chiese poi il Cavaliere.

- Le Fauci sono il complesso montagnoso su cui siamo ora. E' inospitale, ci sono orchi, troll, goblin, bestie selvagge e molti altri tipi di creature. Sebbene nessuno sia tornato dal suo interno con delle mappe, sappiamo da racconti e libri che c'è sicuramente un primo livello di caverne e dedali scavati nella roccia dall'acqua durante i secoli. Da qualche parte deve esserci una discesa verso le Catacombe di Hilizia ma non ne conosco l'estensione né se le leggende che si raccontano siano vere - spiegò Annie sistemandosi l'arco a tracolla.

- Quindi nessuno è tornato da qui... - valutò Erik guardando il buio davanti.

- Dovremo essere molto cauti - suggerì Gwaine evocando una sfera di luce.



Ma diventa molto difficile muoversi cautamente quando si è inseguiti da un'orda di ragni giganti.

 

   
 
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