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Autore: Moony16    24/09/2014    1 recensioni
«allora … hai trovato quello che cercavi in America?» gli chiese. Voleva sapere almeno se tutta quella sofferenza fosse servita a qualcosa.
***
«allora io vado, … ci vediamo»lei sbuffò
«si fra, dieci anni» lui sorrise
«in realtà, fra appena due giorni. Ci sarò anche io alla cena di famiglia di Domenica. Albus mi ha invitato» lei parve scioccata, così lui, godendosi quella piccola vittoria, uscì dalla stanza. Dopotutto, lui voleva ancora farla impazzire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, Louis, Weasley, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Quella mattina si era svegliata fra le braccia di Scorpius. Era stato bene per tutta la notte e anche per tutta la mattina, così avevano dormito entrambi fino a mezzogiorno. Era stato un sollievo dormire a sazietà ma ancora più bello era stato svegliarsi appagata e ritrovare il suo viso a pochi centimetri. Mai avrebbe creduto che sarebbe ricapitata una cosa simile, le era piaciuto talmente tanto sentire il suo corpo caldo contro quello di lei, il suo odore, che le faceva male. Il cuore cominciò a battere furiosamente contro il suo petto solo a guardarlo dormire, con i capelli sottili e spettinati sparsi sul cuscino, le palpebre chiuse che nascondevano i suoi occhi grigi e il profilo della mascella con un filo di barba. Con un braccio le cingeva possessivamente il fianco, come se non volesse lasciarla andare via, mentre la testa di Rose era poggiata sul suo petto, proprio sopra il cuore. Dormivano sempre in quella posizione da ragazzi. Lei sgattaiolava nel dormitorio maschile, andando contro tutte le regole della scuola, e dormivano abbracciati, beandosi l’uno nelle braccia dell’altro. Non facevano altro, non avrebbero potuto neanche volendo, semplicemente dormivano insieme. Tutte quelle notti erano impresse a fuoco nella mente di entrambi, troppo calde, dolci e belle per poter essere dimenticate.
Dopo essersi separata da lui, però un nuovo sentimento si era fatto strada in Rose, perché quel risveglio non le aveva dato solo felicità, le aveva fatto anche male. Tanto, troppo male, non solo perché aveva paura di finire di nuovo fra le sue braccia o perché era tornato da lei solo ora che stava morendo ma anche per il senso di colpa che aveva verso Robert. La ragione le diceva che un bacio a fior di labbra non poteva significare un tradimento, che può capitare di baciarsi in quel modo anche per sbaglio e che in quel letto non ci si era messa lei. Il cuore invece, beh gli urlava che lei aveva desiderato con tutta se stessa risvegliarsi al suo fianco e che se lo aveva baciato era solo perché lei non lo aveva mai dimenticato. E se non lo aveva mai dimenticato, allora avrebbe dovuto lasciare Robert: l’ultima cosa che quell’uomo meritava erano le sue bugie.
Passò due giorni torturandosi. Cercava di stare il meno possibile con Scorpius e spesso al suo risveglio dopo le crisi lei scappava via, affidando le sue cure a qualche infermiere di turno. Lui la guardava volatilizzarsi con il cuore stretto e le lacrime negli occhi. La voleva vicina, anche se sapeva di essere uno schifoso egoista. Avrebbe dovuto allontanarla lui stesso, perché riscoprire quello che provava per lui sarebbe significato solo soffrire ancora. Come poteva pretendere che lei lo amasse ancora, quando ogni giorno lei era costretta a vederlo soffrire in quel modo, non lo sapeva. Però non ce la faceva a tenerla lontana, non riusciva a privarsi dell’unica persona che gli dava un poco di felicità e di speranza. Soprattutto non in quel momento, che si sentiva come un condannato a morte e ogni suo singolo istante valeva oro.
Quel pomeriggio aveva avuto una crisi, non tanto terribile, non era neanche svenuto ma era notevolmente indebolito. Lei stava lasciando la stanza, come sempre negli ultimi giorni, quando con una smorfia lui le afferrò il polso. La voleva lì, vicino a lui, non voleva che si allontanasse, voleva viverla ogni singolo istante della vita che gli rimaneva. Non contava più nulla, tranne quello.
«rimani …» i suoi occhi imploravano, le parole gli uscirono dalle labbra terribilmente deboli ma poco importava, perché lei lo guardava, finalmente. Lo osservò per un istante, e s’illuse che sarebbe rimasta.
«possono farlo anche loro, io sono impegnata. Passo più tardi» gli rispose invece, con un sorriso più falso dei fiori finti. Poi scivolò via attraverso lo porta, che lui rimase a fissare mentre cercava di riprendere possesso di quel corpo che ormai non sentiva più suo.
Rose varcò la porta e riprese a respirare. Perché doveva renderle tutto più difficile? Aveva bisogno di capire cosa le stava succedendo, o meglio, di accettarlo.
S’imbarazzava persino a guardarlo, aveva timore di quello che avrebbe potuto dire, perché qualcuna delle sue battute sarebbe potuta essere vera quella volta, il senso di colpa la dilaniava e la spingeva a stargli il più lontano possibile. Quello che aveva provato con lui era così tremendamente ingiusto. Quella felicità, quel tepore, quell’eccitazione, riusciva a darglieli solo lui. E non era giusto, perché era la persona al mondo che meritava meno il suo amore, per come l’aveva lasciata. Eppure, era anche la persona più giusta, erano giusti l’uno per l’altro. Lo sentiva indistintamente quel sentimento che aveva nascosto in un angolo del suo cuore e della sua mente, che aveva camuffato in odio per quasi tutta la vita e che adesso chiedeva esigente lo scotto.
Si lasciò cadere sulla sua scrivania e si guardò intorno, spaesata: quasi non si era resa conto di essere arrivata. Quella parola, quel “rimani”, pronunciato in quel modo, le aveva ricordato molto la prima volta che si erano avvicinati. All’epoca, lui era solo il migliore amico di suo cugino, il ragazzo più odiato dai ragazzi del castello, a causa sia del suo cognome sia dell’aspetto, e desiderato da tutte quelle che non morivano dietro suo cugino James. Era stata la prima volta che la maschera del suo odio aveva vacillato e da allora non aveva mai smesso di farlo. Fino a che non si era sfracellata al suolo dopo il loro primo bacio. Era stato difficile rimetterla insieme, quando ormai era solo polvere, le ci erano voluti anni. E adesso lui l’aveva nuovamente ridotta a pezzi. Come era possibile che bastava la sua vicinanza, la sua scelta di starle vicino, a farla cedere e abbattere tutte le sue difese? Come riusciva ogni volta a spogliarla in quel modo?
La mente le viaggiò lontano nel tempo, in quella notte, volando più di sette anni indietro.
Erano circa le tre del mattino, la notte era scura oltre le finestre, mentre nella casa c’era finalmente silenzio. Rose tremava nel suo letto, senza riuscire a riprendere sonno dopo aver di nuovo fatto quell’incubo. Tremendo, ecco com’era quel sogno. Si vedeva di anni più grande, con lei tutti i suoi amici, tutti i suoi parenti. Era in mezzo a loro, l’unica che non aveva trovato un ragazzo. C’era anche Scorpius con una ragazza, che con il suo sarcasmo le ribadiva quanto fosse inadatta a una relazione, esattamente come aveva fatto tante altre volte, quando qualche ragazzo l’aveva mollata, o semplicemente quando aveva capito che moriva dietro Dean da anni e lui non la calcolava. La accerchiavano, la deridevano, la stringevano e lei urlava a squarciagola ma nessuno la ascoltava. E poi si svegliava nel mezzo della notte, sudata e tremante, proprio come in quel momento.
Si alzò lentamente e si diresse verso il bagno nel corridoio. Il rumore dell’acqua copriva il sonoro russare di suo zio Harry e le parole sconnesse e senza senso di James. Quando però Rose chiuse l’acqua, si accorse di un altro rumore, come di un singhiozzo a stento trattenuto. Uscì dal bagno sospettosa, non sapendo da dove proveniva. Aguzzò l’udito e sentì un altro di quei rumori, provenienti dalla stanza degli ospiti. Posò la mano sulla maniglia, combattuta fra curiosità e paura. Fosse stata smistata in qualche altra casa, avrebbe voltato i tacchi, ma la curiosità era troppa, fra l’altro aveva il timore che fosse successo qualcosa. Così aprì la porta, richiudendola alle sue spalle. Poi si diresse verso la fonte di quel rumore, che in quel momento era rintanato sotto le coperte. Rose le sollevò, scoprendo uno Scorpius stravolto dalle lacrime e dal terrore di essere stato scoperto da lei in quello stato.
«Scorpius …» Rose era sconvolta quasi quanto lui, che non aveva mai mostrato della debolezza a nessuno, così forte, il ragazzo da sfidare. Sentiva che se Malfoy stava piangendo, allora il mondo poteva anche smettere di girare. Era Malfoy, dannazione, lui non piangeva, al massimo le faceva versare, le lacrime.
«che ci fai qui?» la voce era un sussurro, tremante, debole. Debole come un bambino che ha perso la mamma al parco e non sa ritrovarla.
«non riuscivo a dormire e ho sentito …»
«certo, non potevi perderti lo spettacolo di Malfoy che piange, no?» disse, attaccando come un animale ferito.
«no … non ci ho minimamente pensato. Forse è quello che avresti fatto tu, ma io non mi comporterei mai così» disse lei decisa e offesa, girandosi vero la porta. Le mani le tremavano di rabbia
«avevo solo paura che fosse successo qualcosa» gli dava le spalle, ed era pronta ad andarsene. Voleva allontanarsi da lì, perché l’idea che Malfoy stesse piangendo era … assurda. Non poteva essere reale e soprattutto non poteva fargli male: sarebbe dovuta essere felice di vederlo così ridotto. Invece si sentiva solo vuota.
«rimani» una parola, appena sussurrata. Rimani.  Una mano la tirò per il polso e lei si ritrovò, ancora prima di capirlo, stesa nel letto accanto a Malfoy con gli occhi lucidi e la voce roca per il pianto.
 Malfoy iniziò così a raccontare, rivelandole quello che gli aveva fatto passare la sua famiglia da quando era stato smistato a grifondoro. Si aprì completamente, forse perché sapeva che Rose non avrebbe rotto il segreto, forse perché era l’unica lì che potesse ascoltarlo e lui ne aveva un gran bisogno … comunque finirono per addormentarsi abbracciati.
La prima cosa che Rose sentì l’indomani, appena sveglia, fu un odore intenso, pungente. Un odore che sapeva di maschio. Tuttavia non ci fece caso, rimanendo tranquilla nel suo stato di dormi-veglia. Quando però qualcosa si mosse, lei si costrinse ad aprire gli occhi, trovando per suo sommo orrore, Scorpius in pigiama e con i capelli spettinati, che cercava di alzarsi senza svegliarla. 
«buon giorno … dormito bene?» il ragazzo sembrava imbarazzato e anche un po’ spaventato, inoltre era ancora mezzo addormentato.
«si …» disse Rose mettendosi a sedere
«perché ieri notte eri sveglia?» arrivò veloce la domanda a bruciapelo di Scorpius. Non le andava di rispondere, però lui quella notte si era confidato con lei e ciò la metteva in difficoltà.
«ho fatto un brutto sogno e non riuscivo a riaddormentarmi».
«ti va di raccontarmelo?» stava cercando di essere carino con lei, per chissà quale ragione. Senza un motivo evidente, Rose si trovò a descrivere con le lacrime agli occhi il sogno che faceva ogni notte.
«devi smetterla di pensarci. Ti farà solo male, fra l’altro non ti permetterà di accorgerti se qualcun altro ha delle attenzioni per te»
«ma chi dovrebbe interessarsi a me? È una vita che me lo ripeti, quindi non fare il carino solo perché ieri ti ho consolato, preferisco la sincerità. Faccio schifo, ok? Pazienza … me ne farò una ragione»
«stai facendo tutto tu» disse visibilmente infastidito dalla sua risposta. Non le diede il tempo di controbattere, perché era già in piedi e si stava dirigendo verso la porta del bagno.
La poteva sentire distintamente la sua voce infastidita, anche dopo tutti quegli anni. Ne era rimasta sconvolta, perché non avevano mai parlato in quel modo prima e soprattutto lui non aveva mai perso occasione di deriderla. Quella volta però era stato tutto così diverso, si erano mostrati entrambi umani. Non il ragazzo freddo come il marmo o la ragazza brillante, la più brava del suo corso. Solo loro, Scorpius e Rose. Ragazzi, con paure, debolezze e il bisogno di donare amore.
E il primo brandello di odio era caduto, spazzato via con la stessa facilità con cui si soffierebbe su una piuma.
 Si alzò di scatto dalla sedia.
Doveva parlare con Robert, e subito anche. Prese mantello sciarpa e guanti e corse verso il caporeparto chiedendo un permesso: sarebbe tornata il giorno dopo o solo in caso di emergenza. Una manciata di ore per buttarsi di nuovo nel mare in tempesta. Oh sapeva che sarebbe annegata. Però non avrebbe trascinato Robert con sé, non lo meritava e basta.
Si smaterializzò qualche minuto dopo davanti alla casa di Robert. Lui avrebbe dovuto essere a casa, era il ventitré Dicembre aveva lavorato solo la mattina.
Quando bussò, lui le aprì sorpreso e Rose entrò come una furia in quella casa che ormai conosceva così bene.
«ciao …» le disse lui un po’ titubante. Era sorpreso, anche se non dispiaciuto. Lei si guardò in torno, improvvisamente spaesata. Adesso che lo aveva di fronte, nel piccolo e accogliente salotto che tante volte li aveva nascosti al mondo intero, non sapeva cosa dire. Così si limitò a fissarlo martoriandosi il labbro. Lui dopo qualche secondo di silenzio la invitò a sedersi sul divano, poi si mise accanto a lei. Rose non aveva neanche tolto il giubbotto. Stava lì immobile, aspettando di trovare le parole. A un certo punto lui parlò.
«Rose, c’è qualcosa che non va?» lei continuò a guardarlo e annuì. Lui sospirò paziente.
«che cosa?» Rose abbassò gli occhi, arrossendo.
«tutto, non va. Io, tu … noi» Robert la fissò per un istante poi annuì. Non era stata per niente chiara, però sembrava che lui aveva capito.
«Rose, lui come sta?» le chiese tranquillamente, facendola quasi strozzare. Tutto si sarebbe aspettata tranne che quella domanda. Dopo aver deglutito un paio di volte a vuoto, gli rispose.
«male … l’altro giorno è stato per un’ora a urlare e …» scosse la testa, le parole bloccate in gola.
«vorrei tanto non dover guardare come si avvicina alla morte ogni giorno di più»
Robert annuì guardandola con attesa, però lei non disse niente. Così distolse lo sguardo, come assorto nei pensieri. Il suo atteggiamento incuriosì Rose, che lo osservò meglio, mentre aggrottava le sopraciglia e si grattava il mento, indeciso. Poi cominciò a parlare lo sguardo fisso davanti a sé.
«sai Rose, la mia ultima ragazza, prima di te, era babbana» lei si sorprese. Robert non aveva mai parlato di questa ragazza, le aveva solo detto che si chiamava Alexia e che lo aveva abbandonato dopo due anni di relazione. Queste erano state le uniche parole che Robert aveva speso su di lei. Lui fece una pausa, per farle assimilare la notizia, poi continuò.
«avevamo deciso di sposarci, lei sapeva che ero un mago, andava tutto bene … una sera era in ritardo per una cena a casa dei miei … sai che odio essere in ritardo. Così la chiamai al telefono e lei rispose mentre guidava. Cominciammo a discutere e a urlarci contro come due ragazzini, lei però stava ancora guidando. Era distratta e non aveva visto il camion che andava verso di lei a una velocità esagerata. A un certo punto sentì un forte rumore, come uno schianto. L’ultima cosa che le ho detto è che era un’irresponsabile» disse continuando a guardare il vuoto. Aveva gli occhi lucidi, e anche Rose era commossa.
«quando ti ho incontrata ho pensato che a te fosse accaduto qualcosa di simile, da come eri cauta con me, dal tuo sguardo perso ogni volta che ti soffermavi in qualcosa che probabilmente te lo ricordava, dal tuo modo di cambiare argomento ogni volta che si parlava dell’ultimo anno di scuola o di vecchi amori. Tu però non ne parlavi ed io ho fatto lo stesso. Fino a un paio di mesi fa pensavo che Scorpius fosse morto, Rose. Si vedeva nei tuoi occhi che ti mancava, così come adesso si vede che a me manca Alexis. A modo mio però ti amo e credo che la cosa sia reciproca. Inizialmente ho odiato Scorpius, soprattutto per come ti guardava, come se gli appartenessi e non ci fosse niente che avrebbe potuto cancellare quella certezza: eri pur sempre la mia ragazza e lui un totale estraneo. Poi ho collegato le cose, e ho capito che tu non lo hai mai dimenticato. Quando sono venuto al S. Mungo, avrei voluto dirti tutto questo, però ho pensato che non eri pronta, che dovevi capire sola che è di lui che hai bisogno ora» disse con un sorriso amaro.
«Io sarò qui, ad aspettarti. Il mio cuore, come il tuo, non mi appartiene più, però possiamo ancora renderci felici a vicenda, almeno per un po’» aggiunse con un briciolo di speranza. Lei l’abbraccio di getto e lui ricambiò affondando il viso nei suoi capelli.
«corri da lui … se sa che sei qui, andrà in iperventilazione» disse scherzando. Lei annuì e si alzò.
«grazie, di tutto» disse con sincerità. Si sentiva come se si fosse liberata da un fardello enorme. Gli occhi le brillavano e un sorriso le riempiva il volto. Non importava se aveva poco tempo, se non sarebbe stato facile, se dopo sarebbe stata peggio. In quel momento importava solo che era libera.
Stava giusto andando all’ospedale, di nuovo, quando ricordò che il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale. Fece dietrofront e cominciò a cercare un regalo adatto a lui, a loro.
Lo avrebbe sorpreso, ne era certa. Sorrise immaginando la faccia che avrebbe fatto appena aperto il suo regalo e fu felice, nonostante tutto. Felice per averlo ritrovato, seppur per poco tempo.
***
Albus passeggiava per le strade di Londra. Il freddo era pungente e lui non era coperto abbastanza, però poco importava. Non gli importava più di niente negli ultimi giorni, era apatico. Quello che era successo a Diagon Alley con Scorpius lo aveva sconvolto. Non riusciva a pensare ad altro che ad Alice e al suo migliore amico, in un circolo che lo stava inghiottendo, tanto che aveva quasi dimenticato tutto il resto.
E se fosse stato vero, quello che dicevano? Se fosse stato sul serio uno stupido spaventato dalla paternità? Non aveva mai riflettuto sul serio sulla possibilità che lui fosse nel torto, un po’ per orgoglio un po’ perché neanche voleva crederci che Alice era incinta.
Ed era stato davvero così disinteressato da non aver capito la gravità della malattia di Scorpius? Come aveva fatto a dimenticare che il suo migliore amico, suo fratello, fosse ridotto così male? Era davvero una brutta persona, se era riuscito a ferire contemporaneamente il suo migliore amico, la sua ragazza e la sua cugina preferita. Capiva di aver sbagliato e davvero si stava impegnando per rimediare. Ogni volta che poteva era con Scorpius e gli faceva compagnia, aveva aiutato Rose con il cibo e a pulire casa, visto che la ragazza non aveva neanche il tempo per dormire. Stava cercando di rimediare, però non sapeva cosa fare con Alice. Pensava e ripensava ma c’era qualcosa che gli sfuggiva. Certo se si immaginava alle prese con dei poppanti storceva il naso e di certo la cosa non lo avrebbe mai entusiasmato. Però non avrebbe mai abbandonato suo figlio.
Non era da Alice fare ciò di cui lui la accusava, anche se era passato troppo poco tempo da quando era tornato, anche se era sicuro di aver fatto bene l’incantesimo. E se lui sarebbe diventato sul serio padre? Rabbrividì all’idea di non veder crescere il proprio figlio.
Nei giorni precedenti la rabbia lo aveva accecato, ora che era invaso dai sensi di colpa riusciva a ragionare più lucidamente, tanto che ricordava quasi perfettamente tutti i giorni che aveva passato con Alice, esaminava i ricordi minuziosamente, cercando il momento in cui lui avrebbe potuto commettere quell’errore fatale.
Però era sicuro di non aver sbagliato nessun incantesimo e di non aver bevuto, cosa che cancellava gli effetti dell’incantesimo. Ne era certo, dannazione!
Tu non hai bevuto ... e Alice? Il pensiero lo colpì improvvisamente e con la forza di un colpo di cannone. Una lampadina si era accesa nel suo cervello, come se finalmente dopo giorni che brancolava nel buio aveva trovato l’interruttore.
Spalancò gli occhi, fermandosi nel mezzo della strada. Si mise le mani sui capelli, tirando, cercando di svegliarsi da quell’incubo. Perché non poteva aver combinato davvero tutto quel casino. La notte in cui lui era tornato Alice non era in casa … lui voleva farle una sorpresa, così non sapeva che sarebbe tornato un paio di giorni prima, ma lei era uscita. Alice quella sera era stata fuori con Rose e Lily Dursley.
E non era improbabile che avesse bevuto, anzi. 

Hola!!

Che ne pensate? Carino? A me piace moltissimo il flash-back ... se vi interessa, per vedere le foto dovete cliccare col tasto destro e mettere "copia Url immagine" ... dopo di che dovete aprire un'altra pagine con l'URL della foto. so che è un po' incasinato ma questo è il meglio che sono riuscita a fare >.< vi lascio con le mezze immagini di Rose e Alice :D

questa è Rose
E questa è Alice:

che ne pensate?? :D

 

  
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