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Autore: reggina    24/09/2014    3 recensioni
Per ogni successo c'è un prezzo da pagare. Per ogni sorriso, conquistato faticosamente, c'è una difficoltà a fare da contraltare. Il mondo dei contrari dà e toglie. Ma, fino a che punto, il destino sarà infido e spietato con Julian?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Julian aveva esitato quando le voci, concitate, allegre e giovani, lo avevano investito nel corridoio come un riflusso di esperienze passate.

Sebbene giungessero come un coro disordinato avrebbe saputo descrivere ogni scena, con la sola immaginazione: Holly concentrato a tal punto da sembrare assorto per entrare in clima partita, quel vanitoso di Philip ad allacciarsi i suoi orribili scarpini, Benji a ficcarsi in testa quel cappellino rosso come una coperta di Linus, , Pearson a perpetrare in uno dei suoi assurdi riti scaccia iella...

Aveva respirato a fondo sentendosi, per un momento, ridicolo nell'essere lì. Solo quando la mano di Amy si era stretta nella sua aveva ritrovato un briciolo di consapevolezza.

Lì, fuori dagli spogliatoi, lei gli aveva sorriso tranquilla rendendolo sicuro. Se solo lui avesse schioccato la lingua, se solo avesse avanzato quella semplice richiesta, Amy avrebbe compiuto quel fatidico passo accanto a lui.

Ma non poteva. Era una cosa che doveva riaffrontare da solo e lo sapeva.

"Ti aspetto di sopra, in tribuna, Capitano! A dopo"

Aveva sorriso la ragazza con la stessa serenità che la rendeva ancora più bella. Aveva suggellato la promessa con una carezza sulla guancia di lui e si era voltata, allontanandosi leggiadra.

Solo il pensiero di quel dopo aveva infuso nuova verve in Julian. Era stata la signora Aoba in persona a chiedergli di venire ad Osaka, di fermarsi a pranzo a casa loro, magari in concomitanza con la partita della nazionale juniores.

Era stato strano essere ospite in casa di Amy ma, vinto l'imbarazzo iniziale, si era fatto più spigliato e si era addirittura divertito nel conversare con il signor Aoba. Ciò, ovviamente, non aveva sminuito la felicità nel godere di un intero pomeriggio con Amy.

Julian sarebbe stato ben disposto ad andare allo stadio come semplice spettatore. Finché non aveva ricevuto la telefonata di Pearson.

Il buon Kirk, ancora un po' a disagio per come aveva gestito la metamorfosi di Ross l'ultima volta, aveva chiesto al Capitano della Mambo di prendere in considerazione l'idea di affiancarlo come vice allenatore.

Una sorta di ritorno al passato.

Julian aveva rifiutato deciso. Non poteva tornare indietro.

Tuttavia fare un saluto ai compagni e augurar loro in bocca al lupo gli era sembrato doveroso.

Con una poderosa spinta spalancò la porta catalizzando l'attenzione su di sé.

L'espressione di sorpresa mista a gioia, un po' di tutti, non lo rese impacciato e quando i ragazzi fecero capannello attorno a lui rispose, garbatamente, a tutte le loro curiosità.

"Julian come ti senti?"

"Julian ma quando torni a giocare con noi?"

"Peccato Julian, con te in campo saremmo partiti in vantaggio di due gol!"

Quel lagnone di Bruce!

Quando il cerchio si aprì attorno a lui si accorse che Kirk Pearson aveva assistito alla scena, ancora inginocchiato ad ultimare il suo rito: tutte le bottigliette d'acqua erano state allineate con le etichette rivolte verso i suoi giocatori.

"Riti scaramantici!"

Disse per lui Ed Warner, scettico.

"Io, piuttosto, le chiamerei manie malsane!"

Benji Price non perse occasione per avere l'ultima parola con il detestato rivale.

"Sempre meno innocue delle tue manie di grandezza, Price!"

Lo reguardì Mark Lenders, più rabbuiato del solito.

"Siamo alle solite!"

Tom Becker finì di sistemarsi i parastinchi, alzò gli occhi al cielo con tutta l'intenzione di lasciare la stanza e la discussione. Invece si avvicinò a Julian battendogli, amichevolmente, una pacca sulle spalle. Capitan Hutton lo imitò.

"Ragazzi basta punzecchiarsi. Piuttosto vediamo di essere squadra oggi e di giocare anche per Julian."

L'altro si sentì avvampare. Non gli era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione per compassione.

"Ogni tua parola è un ordine, captain Fantastic!"

Cercò di rabbonirlo Philip senza rinunciare a sfotterlo un po'. Callaghan aveva questa capacità di essere geniale ed urtante al contempo.

Hutton ignorò la provocazione ma non altrettanto saggio fu Lenders.

"Oggi sei urticante come un ortica, Callaghan!"

Ringhiò infatti.

"Cosa ti è successo, Mark?"

La domanda improvvisa di Julian ebbe la capacità di sedare un nascente battibecco. Dopo che era andato a trovarlo in ospedale, Ross lo sentiva un po' più amico e meno ostile.

"Paga pegno. Pare abbia perso al gioco con Philip..."

Anticipò Bruce con aria da cospiratore. La morra cinese, la scommessa, l'alone di mistero che Philip aveva mantenuto attorno all'intera vicenda.

Julian seguiva lo svelamento del mistero con un velo di inquietudine per il ricordo in cui tutto era maturato e con la stessa, crescente, curiosità degli altri.


*** *** ***

Amy dovette asciugarsi le lacrime con il palmo della mano per il troppo ridere quando Julian finì il suo racconto. Se l'erano svignata dallo stadio Nagai che la partita era ancora a metà del secondo tempo.

"Io ho adempiuto al mio compito!"

Le aveva sussurrato il ragazzo rendendo palese il desiderio di entrambi di restarsene da soli. Anche quando Julian aveva, educatamente, declinato l'ennesimo invito di Pearson che gli aveva proposto di seguire l'incontro a bordocampo con lo staff tecnico, gli altri calciatori avevano strabuzzato gli occhi.

E alla sua giustificazione - "sono in compagnia", erano seguiti sguardi ammiccanti e sorrisi sornioni che, questa volta sì, lo avevano imbarazzato.

"Così oggi il buon Philip ha giocato da falso nueve e il Giappone senza punte, se ho ben capito!"

Alla spiegazione lineare di Amy il ragazzo l'aveva guardata ammirato. Forse con troppa meraviglia perché lei non se ne accorgesse.

"Julian seguo il calcio da quando avevo dieci anni. Qualcosa l'avrò pur imparata in tutti questo tempo, no?"

Gli fece, infatti, notare.

"Anche se..."

"Anche se?"

"Anche se il più delle volte avevo occhi solo per te!"

Avevano raggiunto un bioparco poco distante ed era bello potersi godere la tranquillità e un'acerba intimità.

Notando che quella rivelazione lo aveva fatto arrossire come un pomodoro fu lesta a sviare discorso.

"Dunque Philip ha defraudato Mark della sua maglietta?"

Cercò una conferma.

"Non proprio. Ha voluto indossare la maglietta numero 9 come avevano stabilito da patto. Anche se, sono certo, ha goduto come un riccio nel far incollerire Lenders!"

"Pensa se avesse chiesto la numero dieci ad Holly!"

Amy si appoggiò contro il petto di Julian lasciandosi cullare dal ritmo del suo respiro. Si sentiva rilassata come non mai.

"Sai qual è la cosa strana? Nessuno ha voluto la maglia numero 14."

"Perché hanno rispetto di te e sapranno aspettarti!"

Disse Amy sollevandosi per dargli uno sguardo significativo. Un momento tanto intenso che il ragazzo non voleva si trasformasse in qualcosa di malinconico.

"Comunque Mark ha escogitato un buon sotterfugio: ha avuto anche lui la sua numero 9!"

"E come?"

Chiese confusa Amy che, in tribuna, era stata attenta a tutt'altro che alla partita.

"Facendosi, espressamente, confezionare una scritta 8 più 1!"

"L'arbitro avrà pensato che erano i compiti dei suoi fratellini!"

Risero di nuovo. Quando erano insieme non potevano fare a meno di ridere e di star bene.

"Ho una cosa per te!"

Disse Julian dopo un po'. Amy si scostò un po' da lui restando in attesa fissandolo armeggiare nella tasca. Ne tirò fuori una scatolina.

"Non mi fai un po' troppi regali per essere solo le prime settimane da fidanzatini? Finirai per viziarmi!"

"Io voglio solo farti felice, Amy!"

Replicò lui estremamente serio. Quando le allungò la scatolina lei restò incerta a rigirarsela tra le mani dicendosi se avrebbe fatto bene ad accettare il regalo che, intuiva, potesse celare.

"Aprilo!"

La esortò Julian. Un anellino, tempestato da pietre blu, luccicava alla luce del sole pomeridiano.

"Julian..."

Mormorò.

"Non è certo il brillocco che meriteresti...E prima che ti venga un colpo sappi che quelle pietre sono false. Eppure è un ricordo speciale per me...e voglio che lo abbia tu!"

Lo prese e lo infilò al dito della ragazza. Calzava a pennello.

"Me lo regalò mia nonna. Allora ero un bambino e non sapevo proprio cosa farmene di un gingillo da femmina: lei mi fece promettere che lo avrei conservato per una ragazza speciale..."

Amy contemplava il piccolo cerchio emozionata e fuori di sé dalla gioia.

"Vedi questa venatura qui a lato?"

Julian indicò: c'era una storia dietro quel segno.

"Una volta si spezzò in due ma nonna non volle buttarlo via. Secondo una leggenda quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello."

Amy ascoltò affascinata, poi lo guardò con amore. Posò entrambe le mani contro la maglietta di lui, contro quel cuore che pulsava forte. Così simile all'anello riparato.

"Hanno ragione: è molto più bello!"

   
 
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