I
ragazzi si
diressero correndo verso l’Impala parcheggiata sul retro del
locale, ma quando
arrivarono alla macchina Dean si liberò della stretta di Sam
e corse verso il
boschetto ai margini del parcheggio.
Si appoggiò con
una mano ad un albero, mentre con l’altra si teneva i
capelli, e iniziò a vomitare.
Sam pensò che
uomo o donna che fosse, Dean attirava i guai. Ma almeno i motociclisti
non li
avevano seguiti.
Si avvicinò al
fratello, che nel frattempo aveva smesso di rigettare e gli disse,
“Come va
Dean?”
“Come vuoi che
vada? Non capisco, ho bevuto solo…”. Un altro
conato di vomito gli impedì di finire
la frase.
Quando sembrò
che non avesse più niente da rimettere si sedette sul bordo
del marciapiede,
tenendosi la testa tra le mani.
Sam si
accovacciò davanti a lui e cercò di consolarlo.
“Coraggio Dean,
non è nulla di grave. Evidentemente il tuo corpo di donna
non regge bene l’alcool
come la tua versione maschile. Alzati e torniamo a casa”.
Dean fece per
alzarsi ma ricadde a terra pesantemente.
“Oddio, sto
malissimo. Sparami e lasciamo qui”, gli disse, sdraiandosi
sul prato.
“Mammamia, come
sei melodrammatico”,
rispose Sam.
“Dai, andiamo
via”, aggiunse.
Quando vide che
il fratello non accennava a muoversi lo sollevò di peso e lo
prese in braccio,
portandolo fino alla macchina.
In quel momento
sperò con tutto il cuore che Dean si ricordasse tutto
l’indomani. L’avrebbe
preso in giro a vita per questo.
Salirono in
macchina e Sam guidò verso il bunker. Arrivarono dopo una
decina di minuti, ma
Dean nel frattempo era praticamente svenuto.
Sam provò a
svegliarlo, ma a parte qualche mormorio incomprensibile non ottenne
nessuna
reazione. Si rassegnò a prenderlo di nuovo in braccio e lo
portò nel bunker,
fino alla sua stanza.
Fortunatamente la
versione femminile di Dean pesava almeno
una trentina di chili meno di quella maschile.
Lo mise sul letto
e dopo avergli tolto gli stivali lo coprì con una coperta.
Poi andò a
prendere una borsa con il ghiaccio e gliela posò sulla
guancia, dove l’aveva colpito
il motociclista. Era arrossata e stava iniziando a gonfiarsi.
Certo, non era
stata proprio una serata ideale, ma tutto sommato era stato bello
uscire con
suo fratello/sorella, come due persone normali e dimenticarsi per un
po’ delle
enormi responsabilità che gravavano sulle loro spalle, pensò Sam mentre
lasciava la stanza.
Quando Dean si
svegliò, il mattino dopo, aveva la testa che gli martellava
e la nausea. Vide
che sul comodino c’erano un
bicchiere pieno d’acqua e il tubetto delle aspirine.
Ringraziò
mentalmente il fratello, ne prese due, si alzò e andò verso il
bagno, sperando che una doccia
l’avrebbe fatto sentire meglio.
Si spogliò e si
guardò allo specchio.
Aveva gli occhi
segnati e il viso stanco, ma la guancia non era gonfia, solo un
po’ arrossata. Per
sua sfortuna si ricordava più o meno tutto della sera
precedente, compreso Sam
che lo salvava dal bruto e lo portava in braccio come un cavaliere con
una damigella
in pericolo.
Sapeva che il
fratellino l’avrebbe sfottuto a vita, anche se avesse finto
di non ricordare
nulla. Ma in fondo se l’era cercata.
Se fosse rimasto
tranquillo nel bunker non sarebbe successo niente.
Ma non tutto il
male viene per nuocere, pensò. Quella serata era stata un
duro colpo per la sua
dignità ma gli aveva ricordato che esisteva altro oltre alla
caccia, e ai
demoni e ai mostri.
Effettivamente
dopo la doccia si sentiva un po’ meglio. Entrò in
cucina, si versò una tazza di
caffè e andò nella biblioteca.
Sam stava
rimettendo al loro posto alcuni libri e quando lo vide lo
salutò dicendogli,
“Buongiorno principessa, abbiamo dormito fino a tardi questa
mattina”.
Dean lo fulminò
con lo sguardo, ma non aveva neanche la forza di ribattere. Si sedette
e bevve
un sorso di caffè, poi appoggiò i gomiti sul
tavolo, tenendosi la testa fra le
mani.
Sam decise di
non infierire ulteriormente e gli chiese, “Come stai? Come va
il dopo
sbornia?”.
“Ho la nausea e
un mal di testa feroce, sono ancora una donna, ma a parte questo va
tutto
benissimo”, rispose Dean
con sarcasmo.
“Beh, per il mal
di testa e la nausea non posso fare granché, ma per l’altro
problemino penso di poterti aiutare”,
gli disse Sam, mentre continuava a mettere via i libri.
Dean impiegò
qualche secondo a realizzare quello che il fratello aveva appena detto,
poi alzò
la testa e disse, “Sammy, hai trovato un contro
incantesimo?”.
“Penso proprio
di si. Entro un paio di giorni, se tutto va bene, sarai di nuovo Dean
Winchester il macho, il guerriero”, rispose Sam, sorridendo.
Dean si alzò e
corse verso il fratello, saltandogli in
braccio e dicendo, “Si, si. Quanto amo il mio fratellino
geniale”.
“Ok, Dean ti spiace
mollare la presa. Non mi sento molto a mio agio”, gli disse
Sam con imbarazzo,
mentre lo rimetteva a terra.
Anche Dean era
imbarazzato ora, aveva dato a Sam un altro motivo per sfotterlo fino
alla fine
dei loro giorni.
Cercò di
giustificarsi dicendo, “Scusa, hai ragione, Devono essere gli
ormoni femminili.
Grazie al cielo presto tutto questo sarà solo un
incubo”.