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Autore: KikiShadow93    25/09/2014    11 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccolo avvertimento: Il capitolo si attacca totalmente al precedente.
Appariranno solamente la ciurma di Barbabianca e Týr, motivo per cui il capitolo sarà un più corto rispetto ai precedenti. È di transizione, ecco. Spero comunque che almeno un pochino vi piaccia :) Buona lettura!
(personaggi originali: http://it.tinypic.com/r/2dv7g5j/8 )

 

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Dalla canna del fucile fuoriesce ancora una sottile scia di fumo chiaro dopo la fuoriuscita del proiettile, e il sangue esce nero e denso dal torace perforato dell'estraneo che tanto li ha messi in soggezione.
Curiel abbassa tranquillamente l'arma, consapevole che un colpo come quello che ha mandato a segno è capace di creare un buco di almeno cinque centimetri di diametro nell'avversario e quindi ucciderlo. Non è consapevole però che i suoi proiettili non hanno alcun effetto su un soggetto come Týr, e che l'unico modo per farlo fuori -o almeno metterlo fuori gioco per qualche ora- è staccarli la testa. Ancora meglio spappolargliela con una fucilata, ma di certo l'antico vampiro non gli darebbe il tempo di impugnare di nuovo l'arma e mirare. Si è fatto volontariamente colpire giusto per fare sfoggio della propria incredibile resistenza.
«Stai facendo sul serio?» inarca un sopracciglio e fissa il Comandante con un ghigno strafottente. Velocemente quell'enorme ferita si rimargina, espellendo i pochi residui del proiettile esploso nei suoi polmoni e nel cuore morto da secoli.
Curiel, così come tutti gli altri, lo guarda sconcertato, incapace di credere che sia ancora capace di muoversi dopo un colpo simile. E non solo: oltre a muoversi prende pure in giro, non mostrando il minimo senso di dolore o paura.
«Riponete le armi ragazzi: è già morto.» li avverte con tono freddo Halta, piazzandosi con decisione di fronte al proprio adorato capitano. “Se vuole ucciderlo, dovrà prima passare sul mio corpo.
«Vedo che hai studiato con molta attenzione, Comandante Halta.» ghigna osservandola attentamente, per poi spostare lo sguardo sul resto della ciurma. Per quanto si impegni, proprio non riesce a capire per quale ragione la figlia sia tanto affezionata a loro. Cosa ci troverò mai in un gruppo di umani?
«Vuoi spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?» tuona Barbabianca rivolgendosi alla Comandante, nero in volto per la rabbia. Guarda l'estraneo con astio crescente, più che propenso a staccargli la testa dal collo con un pugno. L'unico motivo per cui si trattiene, per quanto assurdo sia, è il suo sorriso: arrogante, furbo, privo di paura... come quello di Akemi.
Halta prende un profondo respiro, ormai pronta a giocarsi il tutto per tutto, elettrizzata dall'idea di essere finalmente così vicina alla verità. «Questo tizio è l'uomo che sognava sempre Akemi: Týr.» annuncia con voce piatta, osservandolo con attenzione mentre si aggira per il ponte della nave come se fosse casa sua «Questa mattina l'ho casualmente incontrato a Foodvalten e ha chiesto di poter stipulare un'alleanza con noi.» aggiunge subito dopo, distogliendo lo sguardo quando l'uomo si volta a guardarla, sorridendole con la sua insopportabile aria di superiorità. Rivolge così lo sguardo al capitano, morendo interiormente quando legge nei suoi occhi un profondo senso di delusione «Perdonami...»
Týr scoppia a ridere dal niente, facendoli trasalire. Li guarda con curiosità, soffermando lo sguardo su un uomo in particolare. Un uomo dall'imponente mole, con la pelle bronzea e privo del braccio sinistro. Lo guarda e il suo sorriso si allarga, perverso e divertito.
«Prima di passare alle trattative, oh nobili pirati, mi è concesso sapere come hai fatto, Marshall D. Teach, a perdere il braccio? Un uomo come te deve essere difficile da scalfire, quindi notare questa menomazione mi sorprende molto.» domanda con finto interesse, lasciando che le gemelle gli cingano i fianchi e gli bacino il collo e le spalle, come se fosse una cosa del tutto normale da fare di fronte a degli estranei.
Teach, sentendosi preso in giro da quel ragazzino, gli racconta con fierezza gli atroci avvenimenti di quella tragica notte, di come si è coraggiosamente frapposto tra il suo caro amico e la pazza assassina che voleva ucciderlo, di come ha perso l'arto combattendola e tutte quelle frottole che gli hanno garantito la salvezza dall'ira generale.
Týr ascolta con attenzione, trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere. Si concentra pure per non sentire il suo cuore che non fa altro che battere irregolarmente a causa di tutte le bugie che sta tirando fuori, e questa è forse la parte più difficile.
Le donne al suo fianco, al contrario, ridacchiano divertite, fissandolo come se fosse un appetitoso piatto di lasagne fumanti.
«Ci hai ragionato tanto, eh?» lo sfotte dopo qualche istante Týr, incrociando le braccia al petto e fissandolo ora con un vago astio. Sapeva benissimo che avrebbe mentito anche a lui, ma comunque la cosa non gli va giù. Non tanto perché ha lanciato merda sulla figlia, no, quanto proprio per il fatto che gli ha mentito spudoratamente senza battere ciglio. Da quando è stato trasformato in un vampiro nessuno ha più osato dirgli delle balle. Forse solo altri vampiri!
«Ma quale ragionato e ragionato! Questa è la versione dei fatti!» gli urla contro Teach, punto nell'orgoglio. I compagni subito gli danno man forte, in attesa solo dell'ordine del capitano per ucciderlo e ridurlo in mille pezzettini.
«Già, immagino che ormai pure tu te ne sia convinto.» ammette l'immortale, senza mai abbandonare il sorriso. Gli si avvicina piano di qualche passo, godendo nel vederlo indietreggiare di un passo.
«C'è un piccolo problema in questo tuo elaborato racconto, Teach: IO HO VISTO TUTTO!»
I vari pirati rimangono interdetti di fronte a questa sua strana affermazione, soprattutto considerando la rabbia con cui si è espresso. Puntano fulminei le armi contro le vampire che, veloci come saette, si sono portate accanto al loro Signore per proteggerlo, snudando le zanne e soffiando contro Barbanera. Pure loro stanno solo aspettando il via per attaccare.
«Sta mentendo!» urla offeso Teach, puntandogli contro la pistola, senza però intimorirlo minimamente. Se solo Týr volesse, potrebbe strappargli anche l'altro braccio senza dargli nemmeno il tempo di reagire. Ma non vuole. O meglio, non può.
«Ti piacerebbe, grassone.» lo sfotte ridacchiando, senza neanche più degnarlo di uno sguardo. Nessun mortale merita così tanto la sua attenzione, figuriamoci un uomo grasso e maleodorante che è già stato battuto da una mocciosa instabile.
«Come osi?!»
Il richiamo tonante di Barbabianca riporta un minimo di equilibrio sulla Moby, facendo bloccare i presenti e attirando pure l'attenzione delle seducenti vampire. Anche Týr volta un poco la testa, sempre più indispettito. Nessuno gli ha mai mancato tanto di rispetto, nessuno ha mai osato opporsi tanto alla sua volontà e, soprattutto, nessuno ha mai osato dargli del bugiardo. Perché di Týr si possono dire un sacco di cose, la maggior parte delle quali davvero orribili, ma non certo che sia un bugiardo. Le poche volte in cui ha mentito in vita sua, erano solo ed esclusivamente per salvare la vita di coloro a cui tiene davvero.
«Io posso mostrarvi che l'uomo in cui voi tutti riponete la vostra fiducia, altro non è che uno sporco traditore.» soffia nervoso, fissando dritto negli occhi l'imponente capitano, per il quale nutre un briciolo di rispetto «Voleva uccidere il quarto Comandante Satch per sottrargli il Frutto del Diavolo che aveva recuperato quel pomeriggio, motivo per cui Mimì e Silly si sono scomodate per recuperarlo. Mio fratello e tutti gli abitanti di Helheimr conoscono la verità sul tuo conto, Teach: nessun luogo su questo pianeta sarà più sicuro per te, se loro decideranno di vendicare l'onore della loro principessa.» afferma duramente, ghignando malignamente mentre avverte il pirata del pericolo in cui è andato ad invischiarsi da solo.
«Akemi è una principessa?» domanda Ace senza neanche riflettere prima di parlare, avvicinandosi pure incautamente all'uomo, innescando così la reazione nelle sue avvenenti guardie del corpo, che non osano però attaccarlo poiché non hanno il permesso ufficiale del loro Signore.
«Non chiamarla così. Non davanti a me.» sibila indispettito assottigliando lo sguardo, concentrandosi poi per riuscire a ricomporsi per poter rivelare loro una scomoda verità «Il suo nome è Lilith Lothbrook, prima del suo nome e Principessa dei Morti, figlia legittima della Regina dei Dannati, Astrid Anwend, e del Re delle Tenebre... Týr Lothbrook.»
Silenzio. Solo un profondo ed assordante silenzio. Neanche il rumore dei loro respiri osa interromperlo, e per un istante pare quasi che anche le onde del mare abbiano cessato di infrangersi contro i fianchi della nave.
Barbabianca fissa quell'uomo dai modi bizzarri con occhi spalancati, completamente incredulo. Lui, esattamente come tutti gli altri, era perfettamente a conoscenza del fatto che un certo Týr vivesse nella sua testa e, come tutti gli altri, era convinto che fosse una specie di sdoppiamento della personalità o una cosa simile. Mai avrebbe potuto pensare che quell'uomo tanto molesto fosse una persona reale, capace di respirare e muoversi, fatto di carne, ossa e sangue come tutti loro. Tanto meno avrebbe mai potuto pensare che quello stesso uomo avesse con la sua adorata bambina un legame di parentela così stretto.
Vorrebbe davvero ucciderlo. Vorrebbe scattare e ridurlo ad una poltiglia rossastra a furia di pugni, per poi riuscire a decomporlo totalmente a livello molecolare a furia di calciare i suoi resti. Ma non lo fa. Non può farlo, non dopo le precedenti rivelazioni. Perché per quanto gli sembri assurdo che il suo adorato figlio Teach possa averli davvero ingannati, gli è sempre sembrata piuttosto strana pure la sua dichiarazione dei fatti. Dopo aver sentito ciò che Týr ha detto, poi, gli sembra ancor più strana. Si era infatti dimenticato di quel frutto, aveva rimosso il fatto che le due ragazze immortali fossero venute proprio per quello... ma ora ha senso.
«Tu... tu sei suo padre?!» sbotta Marco, prendendo finalmente la parola, travolto dall'angoscia.
Era convinto di essersi quasi sbarazzato del dolore che lo stava distruggendo, ma vederlo lì, così dannatamente simile a lei sia nei modi che nell'aspetto, tutto quello che hanno passato gli torna dolorosamente in mente.
Unito al dolore, poi, c'è pure un fortissimo imbarazzo, che però non dà a vedere. Non ammetterà mai con nessuno, neanche sotto tortura, che trovarsi davanti il padre di Akemi lo sta mettendo tanto in agitazione, che preferirebbe trovarsi legato in una stanza con tutti i vertici della Marina. Perché Marco sa -per ammissione di Akemi- che quell'uomo era sempre presente, che vedeva e sentiva ogni cosa, incluse le emozioni. Quindi, logicamente, ha visto e sentito anche lui.
Quando poi gli occhi glaciali di Týr si posano su di lui, magnetici e curiosi come quelli di Akemi, sente lo stomaco aggrovigliarsi e il cuore fargli una capriola nel petto. Perché lui è fottutamente simile a lei. Anche solo gli sguardi che ti rivolge sono uguali!
«Mio malgrado.» ammette sorridendo falsamente il vampiro, osservando il pirata che tanto faceva sospirare la sua adorata figlia con un certo disgusto. Se prima lo trovava bruttino, adesso può affermare con sicurezza che è proprio brutto, totalmente differente dall'ideale di uomo che aveva immaginato al fianco della ragazza. Sperava, sin dal momento in cui l'aveva vista tra le braccia di Killian, di vederla al fianco di un uomo alto, possente e, soprattutto, immortale come lei, capace di mettere il mondo in ginocchio e donarglielo per un suo capriccio. Invece no! Si è andata a pescare un uomo dalla capigliatura assurda, lo sguardo perennemente scazzato, che vive eseguendo gli ordini di un vecchio e, come ciliegina sulla torta, pure mortale!
Mia figlia è una deficiente.
«Perché non gliel'hai detto?» sibila Satch, tremando per la rabbia che si sta velocemente impossessando di ogni sua cellula «PERCHÈ?! Lei soffriva da morire per il fatto di non conoscere i propri genitori e tu non le hai detto un cazzo!»
Ne avevano parlato molte volte, lui e Akemi, soprattutto quando la ragazza era piccola, e ogni volta gli si stringeva il cuore nel vederla e sentirla tanto afflitta. Avrebbe fatto carte false per poterlo scoprire, anche solo per poter avere una fotografia che li rappresentasse da mostrarle, quindi scoprire che quell'uomo che tanto la faceva dannare e la terrorizzava quando dormiva altri non era che il suo bastardissimo padre biologico, non può far altro che farlo incazzare come una bestia.
Quando poi Týr si volta a guardarlo con aria corrucciata e offesa, come se lo avesse insultato anche a parole oltre che col pensiero, la rabbia aumenta ancora di più. Esattamente come il capitano, vorrebbe saltargli alla gola, distruggerlo e dare fuoco ai resti, ma come lui non lo fa. In fondo, se proprio Barbabianca non ha ancora mosso un dito, un motivo c'è, e lui ne è ben consapevole. In cuor suo, però, spera davvero che rinsavisca e ordini di eliminarlo seduta stante, in modo tale da avere la possibilità di dare sfogo a tutta la rabbia e la ferocia che sta provando.
«Pensi che non avrei voluto? Pensi che non avrei preferito dirle “Ehi, sai che sono tuo padre? Ora forza, raccatta la tua roba, ti conduco tra le braccia di tua madre”?!» gli urla contro Týr, snudando involontariamente le zanne. Le donne al suo fianco tremano nel vederlo così rabbioso, vicino a scattare per ucciderli. Sanno bene che non se ne nutrirebbe neanche, che li ucciderebbe per il semplice gusto di farlo, e la cosa le spaventa ancora di più, perché per quanto brutali loro stesse possano essere, non raggiungeranno mai i suoi livelli. Mai.
«Non l'ho fatto solo perché voi le volevate davvero bene, in un modo così puro che mi ha sconcertato. Solo per questo ho deciso di lasciarla crescere in mezzo a voi, di darle la possibilità di vivere almeno per un breve periodo una vita vera.» aggiunge dopo qualche secondo di silenzio Týr, imponendosi di ritrovare la calma. Respira a fatica, concentrandosi con tutto sé stesso su ricordi positivi, che comprendono esclusivamente l'adorato fratello maggiore. Ricordi che partono dalla loro infanzia, che ripercorrono le loro avventure sia da mortali che da immortali, che riportano in vita le loro risate e i loro giochi, i loro abbracci e il loro amore incondizionato. Solo pensando a questo riesce a ritrovare la lucidità e la calma, tanto da poter ritirare le zanne e gli artigli.
Non posso ucciderli. Dopo mi troverebbero... non posso tornare, non ancora.
«Hai detto che puoi dimostrare che Teach non dice il vero...» afferma quasi sovrappensiero Halta, tenendo gli occhi bassi. Non se la sente di guardarlo, ma sa di doverlo fare. Mostrarsi intimoriti non aiuta assolutamente con quelli come loro, bisogna sempre mostrare di essere forti e con l'intenzione di tenergli testa, senza però mancare mai di rispetto, ovviamente: potrebbe essere l'ultimo errore della vita.
Alza di scatto la testa, puntando gli occhi in quelli attenti e vivaci dell'uomo. La sta sfidando a reagire, a tirare fuori le palle come già l'ha vista fare, e di certo Halta non ha intenzione di dargli una delusione.
«Fallo.» ordina infatti con tono duro, tirando un mentale sospiro di sollievo quando lo vede sorridere compiaciuto, indice che non ha osato troppo. In fondo, se massacrava di botte la figlia, perché mai dovrebbe risparmiare lei?
Týr si sposta velocemente, troppo velocemente per i loro standard, e si porta senza che nessuno possa prevederlo al fianco dell'Undicesimo Comandante, afferrandolo saldamente per le spalle in modo da poterlo mettere in ginocchio.
Avviene tutto in pochi secondi: il Comandante in ginocchio col vampiro alle spalle, una mano che gli tiene ferma la testa e una goccia di sangue nero che gli cade nell'occhio. Poi tutto rimane immobile, il tempo è come sospeso. Aspettano tutti una reazione da parte del compagno immobile, che guarda il cielo stellato come se fosse la prima volta che lo vedesse.
Ma poi si alza. Si alza lentamente, confuso e frastornato. Guarda per un istante il vampiro immobile dietro di lui, ricevendo in risposta ad una muta domanda un cenno di consenso col capo. Una conferma dolorosa per l'uomo, la cui vista viene completamente offuscata da una rabbia nera, che lo porta a scagliarsi violentemente contro il traditore.
«BRUTTO STRONZO!» urla con tutta l'aria che ha nei polmoni prima di dargli un pugno in pieno volto, facendolo cadere rovinosamente a terra. Non gli dà poi neanche il tempo di rimettersi in piedi che ricomincia a picchiarlo duramente, con pugni e calci violenti, facendogli sputare a terra sangue e denti. Non gli importa di niente in quel momento: li ha traditi tutti quanti.
«Kingdew!» «Ma cosa diavolo fai?!» «È impazzito, fermatelo!»
L'intero equipaggio si lancia contro il Comandante per fermarlo ed impedirgli di uccidere a mani nude il compagno steso a terra.
Barbabianca stesso scatta in piedi, preoccupato, concentrandosi per ignorare il forte capogiro e i conati di vomito che quello scatto improvviso gli provocano. Non stava così male da tempo, quasi si era scordato come ci si sentisse.
«Lui! Lui ha ragione! Teach ci ha raccontato solo stronzate!» urla il Comandante in preda ad una rabbia nera, cercando ancora e ancora di liberarsi dalla ferrea presa che i suoi fratelli hanno sulle sue braccia. Tentativi inutili, lo sa, ma non può non provarci: il suo è stato un comportamento inaccettabile.
«Come facciamo ad essere sicuri che non abbia convinto Kingdew con qualche strano incantesimo?» domanda con aria scettica Fossa, lanciando un'occhiataccia al nuovo arrivato, che in tutta tranquillità si è acceso uno spinello.
Týr, dal canto suo, non è minimamente preoccupato. E perché mai dovrebbe, in realtà? In tutta la sua esistenza ha vissuto esperienze assai più pericolose di quella in cui si trova, e fuggire non sarebbe per niente difficile per lui. L'unica cosa che gli darebbe fastidio, nel caso dovesse arrivare alla ritirata, sta nel fatto che dovrebbe sicuramente abbandonare i propri adorati cani.
«Posso fare lo stesso giochino con tutti quanti voi, ma sinceramente mi irrita molto donare così il mio sangue.» ammette con tono annoiato il millenario, osservando con un certo interesse l'erba che lentamente viene bruciata dalla fiamma prodotta dall'accendino. Ha sempre avuto un debole per le droghe, con un'inclinazione particolare all'abuso di fenciclidina. «L'unico a cui ho intenzione di donarlo di mia spontanea iniziativa, come ringraziamento per gli eccellenti lavori svolti, sei tu, Newgate.» afferma subito dopo, alzando gli occhi sull'imponente uomo che si è di nuovo seduto sul proprio seggio «Mia figlia ti diede il suo sangue e tu stetti meglio, rammenti? Ecco, il mio sangue avrà lo stesso effetto, con l'unica differenza che del mio bastano poche gocce.»
«Perché?» domanda automaticamente Barbabianca, incuriosito dai suoi strani modi. Perché sì, gli sta mancando di rispetto, ha causato una rissa tra i propri figli, ha lasciato intuire che li considera al pari di una stufetta, ma c'è comunque qualcosa in lui che gli impone di dargli un minimo di ascolto.
«Perché sono un millenario, amico.» risponde con ovvietà il vampiro, sorridendogli beffardo. Sorriso che però si spegne nel momento esatto in cui il capitano fa saettare gli occhi sul figlio di cui tanto si fidava e che invece si è rivelato essere un traditore. Già Týr è un essere a cui dà molto fastidio essere messo da parte, anche se per pochi secondi, se poi viene messo in ombra e il suo interlocutore ha pure l'intenzione di uccidere qualcuno che lui stesso ha risparmiato la situazione rischia seriamente di degenerare.
Respira con affanno, stringendo violentemente la mano per non scattare lui stesso e fare una vera e propria carneficina. Aspira diverse boccate di erba e continua a ripetersi un Mantra che venne insegnato a lui e il fratello millenni prima da un buddhista: tre cose non si possono nascondere a lungo... “Il Sole, la Luna e la verità. Il Sole, la Luna e la verità. Il Sole, la Luna e la verità. Il Sole, la Luna e la verità.
Il respiro lentamente si calma, la mente torna nuovamente lucida.
Si avvicina velocemente a Barbabianca, tanto da trovarsi ad un metro scarso da lui, fatto che riesce a bloccare pure gli istinti omicidi dei suoi fedeli sottoposti, ora troppo concentrati a tenerlo sotto tiro.
«Non è compito mio occuparmi del traditore, e neanche tuo, Newgate. Questo arduo e delicato compito spetta a mio fratello, Fenrir.» sibila, incredibilmente scuro in volto.
Se uno di loro morisse adesso, Munnin riferirebbe e qualcuno verrebbe a controllare, e di conseguenza verrebbe trovato. Non può ucciderli lui e non possono neanche uccidersi tra loro: niente deve andare assolutamente storto!
«Non era il nome di un grosso lupo della mitologia vichinga?» domanda Izo per provare ad instaurare una specie di conversazione, in modo tale da mostrare a tutti, compreso sé stesso, che quel bizzarro vampiro non ha cattive intenzioni. Perché deve essere così, sennò sarebbero nella merda fino al collo, e non può permettere che qualcuno minacci le loro vite, in particolar modo quella della propria compagna. Se solo sapesse che gli abitanti di Helheimr combatterebbero ferocemente per la salute della Comandante che è stata tanto vicino alla loro piccola e preziosa principessa...
«Secondo te a che stirpe appartengo, uomo dalla sessualità confusa?» sbotta Týr, preda di uno dei suoi classici sbalzi d'umore. Ne ha sempre sofferto, sin da piccolino, e ogni volta non duravano più di qualche secondo.
Speed Jill, colto da una strana e malsana curiosità nei confronti del vampiro che sta osando tanto solo per stringere un'alleanza con loro, gli si avvicina cautamente, osservandolo attentamente.
«Cosa ti ha spinto a dirle la verità?» gli domanda non appena si trova a meno di due metri di distanza, sentendosi a disagio quando i suoi occhi di ghiaccio cominciano a scrutarlo minuziosamente.
«Quale verità?» domanda realmente confuso Týr, reclinando un poco la testa di lato.
«Che sei suo padre, ovviamente.»
«E chi le ha detto niente?» ridacchia divertito il vampiro, provando a ricomporsi non appena nota i cipigli infastiditi sui volti dei pirati «Se n'è andata solo perché era spaventata da sé stessa. Era convinta che suicidandosi in mare, o quanto meno fuggendo lontano da voi e nascondendosi in una fetida grotta nascosta agli occhi del mondo intero, avrebbe trovato un minimo di pace e vi avrebbe tenuti al sicuro.»
«Ancora una volta non ha fatto i conti con te, dico bene?» sibila infastidito Marco, affiancato da Satch. Loro, forse più di tutti gli altri, non provano curiosità nei suoi confronti. Provano solo rabbia e risentimento, vorrebbero semplicemente spedirlo in orbita a calci, inconsapevoli del fatto che questo loro risentimento non fa altro che divertire il vampiro.
«Non è del tutto esatto.» ammette ricominciando a camminare per il ponte della nave «Nessuno sa che sono vivo. Onestamente neanche io pensavo che sarebbe mai potuta succedere una cosa simile, neanche dopo quello che ho fatto.»
«Perché, che hai fatto?» azzarda Ace, avvicinandolo senza paura. Ha ben capito che se voleva provare ad ucciderli lo avrebbe già fatto, quindi è convinto di potersi un minimo fidare.
«Questi non sono cazzi tuoi.» risponde prontamente il vampiro, facendolo sbuffare infastidito «In ogni caso, lei non ha fatto i conti con Peter Bàthory.» aggiunge subito dopo, sputando quel nome con rabbia. I muscoli si tendono automaticamente, pronti a scattare per abbattere quel terribile avversario che, per sua fortuna, adesso è solo nei suoi ricordi. Se si trovassero faccia a faccia adesso, si troverebbe in seria difficoltà, soprattutto se si considera il fatto che è riuscito a sopravvivere da solo, cosa che nessun licantropo è mai riuscito a fare per più di qualche mese.
«Quello che sta reclutando altre ciurme per farci fuori?» gli domanda Halta, tenendosi sempre a distanza. Non vuole provocarlo, non se la sente. In uno scontro forse riuscirebbe a tenergli testa per un po', ma è consapevole che gli basterebbe un artigliata per metterla K.O. a causa della tossina che rilasciano.
«Non solo per far fuori voi.» ammette con una lieve sfumatura di paura nella voce. Perché Týr non è tanto folle da sottovalutare un tipo come Peter: aveva detto quel giorno lontano che dovevano ucciderlo come prevedevano le loro leggi, ma non gli è stato dato ascolto. In effetti il fatto che Fenrir fosse così contrario all'idea di farlo fuori l'ha sempre lasciato assai perplesso: è vero, è stata la sua creazione più perfetta, la macchina da guerra che qualsiasi licantropo o vampiro sogna di essere o comunque di creare, ma perché mai risparmiarlo?
«Vi basti sapere che è un vecchio amico di famiglia, ok?» afferma seccato il vampiro, voltandosi con aria stizzita verso Barbabianca.
«Tu vuoi stringere un'alleanza con me, ma non vuoi dirmi niente?» gli domanda arrogantemente l'Imperatore, incrociando le braccia al petto e guardandolo con insistenza dritto negli occhi.
«Ti conviene cambiare il tono con me, Newgate. Sono certo che saresti un più che degno avversario per me, e anche che mi daresti del filo da torcere, ma tu non sai di cosa sono davvero capace. Questa non è una minaccia, sia chiaro, ma è bene mettere subito le carte in tavola. E già che siamo in argomento, ti conviene tenere a mente che gli immortali raramente giocano pulito.» sorride divertito, Týr, nel vedere quell'imponente uomo tremare per la rabbia. Adora stuzzicare le persone, metterle alle strette, mancare di rispetto senza ritegno e, soprattutto, ama vederle perdere velocemente il controllo.
Se solo potessi attaccarlo...
«Ad ogni modo, sì, voglio stringere un'alleanza con te. E non solo: voglio rimanere su questa nave assieme ai miei cani e alle mie compagne.» afferma con sicurezza subito dopo, sfoggiando un sorriso innocente che fa accapponare la pelle. Per quanto bello possa essere, infatti, è decisamente troppo innaturale su di lui.
«Scordatelo.» sibila Marco, trovando sempre più difficile tenere a bada il proprio potere. Delle piccole fiamme azzurre cominciano a coprirgli il petto e i pugni contro la sua volontà, cosa che però non spaventa minimamente l'immortale che gli sorride sornione.
«Credetemi, sarà estremamente vantaggioso per tutti: nessuno scoprirà della mia resurrezione, cosa che mi darà modo e tempo di escogitare un sistema per sventrare quel cane bastardo, e voi potrete godere della mia inestimabile compagnia, della compagnia di queste zoccole assetate di sesso e avrete anche una notevole protezione.» afferma realmente convinto delle proprie parole, mentre alle sue spalle le vampire sospirano sorridendo inebetite, quasi svenendo per l'emozione quando il loro creatore si volta e sorride serenamente.
«Allora, ci stai?» domanda dopo qualche secondo di silenzio al capitano, con un'espressione in viso che lo lascia pietrificato: i denti bianchi e perfettamente dritti esposti, gli occhi di ghiaccio colmi di allegria e strafottenza, i capelli neri e lucenti che si muovono sospinti da una lieve folata di vento, il sorriso speranzoso che gli illumina il viso... uguale a lei.
Vorrebbe dirgli di no, Barbabianca. Vorrebbe davvero. Vorrebbe mandarlo via e dirgli di non tornare mai più, di lasciarli in pace, per poter così chiudere definitivamente con quella dolorosa faccenda, ma non ci riesce: avere accanto quell'uomo folle ed imprevedibile è l'unico modo che gli resta per poter continuare a rivivere quei ricordi, per avere di nuovo la sua piccola Akemi con sé.
È un'idea folle, ne è consapevole, ma non riesce a non gioire interiormente. Avrà di nuovo una parte di lei, seppur si tratti di quella parte che ha provato a combattere per mesi.
«E sia.» sentenzia infine, ricevendo dai suoi adorati figli degli sguardi colmi di sorpresa. Alcuni addirittura dubitano della sua discutibile scelta di fidarsi di un vampiro evidentemente instabile come quello, ma non osano esporre i propri dubbi ad alta voce. Alla fine sanno bene quanto il loro capitano odi discutere delle proprie scelte, quindi non possono far altro che sperare che tutto vada per il meglio.
Un sorriso brillante si dipinge sul volto dell'antico vampiro, che fulmineo si volta verso le proprie seguaci, allargando teatralmente le braccia per attirare ulteriormente l'attenzione generale.
«Ubrukelige horer: bringe meg hundene i lasterommet og knytte dem slik at de ikke går bort!»
Le avvenenti donne scattano come molle, eseguendo velocemente il suo nuovo ordine sotto gli sguardi attenti e curiosi dei pirati. Le guardano mentre corrono sulla bagnarola su cui sono arrivate, tornando poi sul ponte della Moby affiancate da cani zombie, che latrano come impazziti per poterli attaccare e divorare. Alcuni fanno qualche passo indietro, disgustati da quella visione, ma nessuno emette un suono.
Alcune delle seguaci di Týr si prendono pure la briga di portare sull'imponente nave anche gli effetti personali del loro signore, che consistono in enormi casse cariche di vestiti, sacche di sangue e arti umani, che serviranno poi per nutrire i cani. Perché Týr ama i suoi cani morti, li vizia e li venera come se fossero dei normalissimi cuccioli tutto pelo che scodinzolano ogni volta che li chiami.
«Nummer åtte, gå om bord og sett brann. At det ser ut som en ulykke. Si hei til Hel!» la vampira richiamata, da lui ribattezzata Numero Otto, esegue senza fiatare. Non guarda nessuno dei presenti, non osa neanche avvicinarsi al proprio Signore per salutarlo un'ultima volta. Semplicemente monta di nuovo sulla nave con la testa china e, dopo pochi minuti di attesa, accende finalmente l'incendio che cancellerà ogni traccia del loro passaggio, dicendo addio alla propria natura immortale per renderlo felice.
I vari pirati osservano la scena dall'alto della loro imbarcazione, rimanendo perlopiù impassibili alle urla strazianti della giovane vampira che brucia.
«Tu sei pazzo...» osa mormorare Ace, turbato da tale comportamento: come si può fare una cosa simile ad un proprio compagno? Se lo domanda incessantemente, ma proprio non riesce a trovare una risposta plausibile. Nemmeno a Teach riserverebbe un trattamento simile, malgrado il tradimento da lui compiuto.
«Quando vivi per più di settemila anni, devi trovare qualcosa da fare che ti faccia sentire ancora vivo.» risponde con ovvietà il vampiro, affiancandolo senza alcun timore. Gli sorride pure, con un'aria indecifrabile, cosa che urta non poco il focoso Comandante.
«E uccidere le tue compagne aiuta?» sibila contro di lui, portandosi a pochi centimetri dalla sua figura. I suoi compagni non lo fermano, desiderosi solamente di vederlo accendersi in tutta la sua rabbia ed incenerirlo lì dove si trova.
«Direi, più che altro, uccidere in generale.» risponde il maggiore, stavolta con un tono assai annoiato. Rotea pure gli occhi al cielo, giusto per evidenziare ulteriormente lo stato d'animo che questa noiosa conversazione gli provoca. Poi si volta, dandogli tranquillamente le spalle, dirigendosi con passo calmo verso il sottocoperta, intenzionato a far rilassare i propri cani chiusi nella stiva. «Non temere, figlio di Roger: non torcerò un capello a nessuno di voi.» aggiunge con poca convinzione, pur essendo consapevole di quanto al Secondo Comandante dia fastidio che venga sottolineato chi sia il suo padre biologico.
Quando Ace scatta verso di lui, pronto a prenderlo a pugni, Marco lo ferma prontamente tenendolo per un braccio, continuando a fissare con astio il padre biologico della sua ex-ragazza.
«E perché no? Lilith è morta, cosa siamo noi per te?» gli domanda con tono duro, assottigliando lo sguardo. Poco ci manca che lo mandi pure al diavolo quando si volta e gli sorride con aria derisoria, ma si trattiene. È il Primo Comandante in fondo, è bene che dia il buon esempio.
«Per quanto sia doloroso da ammettere, sì: la mia piccola gemma non cammina più in questo triste mondo. In questo momento starà vagando sorda e cieca per il tetro mondo di Helheimr, dimora della dea Hel, figlia del dio degli inganni Loki, ma non per questo io non devo offrire i miei aiuti a coloro che l'hanno allevata con tante premure.» afferma con voce modulata il vampiro, gesticolando lentamente e camminando calmo tra i vari pirati, osservando con sguardo assorto la Luna che splende alta sulle loro teste. Finge di non sapere come stanno realmente le cose puntando su discorsi più lunghi e confusionari, riuscendo perfettamente nel proprio intento.
«Ma cosa cazzo dici?» sbotta Ace, che si è perso quando ha cominciato a parlare di dei e parentele varie, tirando fuori nomi che non aveva mai sentito nominare prima.
Týr si volta e lo guarda assai infastidito perché ha osato alzare nuovamente la voce, ma anche questa volta si trattiene. Non è il caso che tiri fuori gli artigli e faccia una carneficina per così poco dal momento che è ben consapevole che Munnin osserva i pirati il più delle volte: sarebbe scoperto immediatamente!
«È morta stecchita ma voglio comunque aiutarvi, ok?» domanda ironicamente, girando sui tacchi e dirigendosi a grandi falcate nella sua nuova e assai poco confortevole stanza. Ora che ci pensa a mente fredda, gli viene quasi da vomitare alla sola idea di doverci stare: lui, Týr Lothbrook, il grande Re delle Tenebre, chiuso in una stiva umida e puzzolente per chissà quanto tempo, lontano dal lusso a cui è abituato da millenni.
Per quale fottuta ragione decisi di rendere immortale quel fottuto corvo?! Guarda in che situazione di merda mi ritrovo per colpa sua!” pensa furioso, riacquistando però la lucidità mentale nel momento esatto in cui sente l'inconfondibile odore del Secondo Comandante arrivargli alle narici. Si blocca quindi in mezzo al corridoio, voltandosi infastidito verso di lui.
E ora questo idiota che cazzo vuole da me?
Ace gli corre dietro senza alcuna paura, quasi finendogli addosso. Si guardano per qualche secondo dritto negli occhi, silenziosi, finché il Secondo Comandante si abbandona ad un sorriso imbarazzato.
«Tu sai fare le sedute spiritiche? Cioè, del tipo che contatti i morti e roba simile.» domanda tutto in un fiato, gesticolando animatamente con le mani per dare più enfasi alle proprie parole.
Týr lo guarda assai infastidito, schioccando la lingua e roteando gli occhi al cielo. «So cos'è una seduta spiritica, coglione.» soffia irrispettosamente, girando sui tacchi per potersene andare a riposare, venendo però bloccato per un braccio dal pirata.
«Sorvolerò sull'insulto perché sei un ospite di riguardo.» afferma stizzito Ace, ignorando deliberatamente lo sguardo shockato che vampiro gli rivolge. Mai nessuno si era permesso di afferrarlo in quel modo, giusto il fratello, Astrid e Wulfric e solo quando faceva dei veri e propri macelli al limite della catastrofe.
«Ma che bravo.»
«Voglio mettermi in contatto con lo spirito di Akemi-, oh, scusa: Lilith.» afferma convinto il Comandante, ignorando anche questa volta i suoi modi assai strafottenti «Ne sei capace?» aggiunge subito dopo, guardandolo con occhi speranzosi. In fondo se sono riusciti a mettersi in contatto con uno spirito mesi prima, uno del suo calibro e con la sua esperienza dovrebbe riuscirci senza problemi anche senza quella strana tavola con cui giocarono.
«Non ho alcuna intenzione di disturbare lo spirito di mia figlia per nessuno.» risponde al limite della sopportazione Týr, già totalmente pentito di aver deciso di stringere un'alleanza con loro. Se fosse stato furbo avrebbe continuato a parare loro in culo a distanza, pur essendo rischioso con Munnin nei dintorni.
«Prova ad entrare in contatto con i tuoi sentimenti: ascolta il cuore.» lo prende in giro, aggiungendo pure uno di quei sorrisi falsi che rivolgi ad un bambino quando ti mostra un qualcosa di orrendo e sei costretto a dirgli che è stato bravo.
«Risparmiami queste boiate sul cuore e i sentimenti! Io sono un uomo razionale e pratico, e sono qui per parlare con uno spettro!» sbotta in risposta Ace, lasciandolo completamente di sasso. Pure il Comandante si blocca quando si rende conto dell'assurdità che ha detto e, senza aggiungere più una parola, molla finalmente la presa sul suo braccio e se ne va, imbarazzato a morte.
Poi dicono che io sono pazzo...


Riuscire a dormire con la consapevolezza di avere dei mangiatori di uomini stipati nella stiva è stato pressoché impossibile. Quando la sera precedente uno degli uomini della seconda flotta è sceso per assicurarsi che Teach fosse ancora costretto ai ferri e ha trovato i cani-zombie che lo fissavano famelici, la situazione non è certo migliorata. È stato Barbabianca a calmare gli animi, dicendo loro che sì, possono fidarsi di Týr. Non che ci credano in realtà, ma devono rispettare il suo volere e accettarlo.
Adesso si trovano tutti nella sala mensa a fare colazione, per la maggioranza assai intontiti dal sonno. Giusto all'arrivo delle seguaci di Týr si sono un po' risvegliati, dal momento che sono tutte “vestite” con quella che ad un primo impatto potrebbe sembrare della biancheria intima in pelle nera.
Le vampire si sono messe a sfaccendare in silenzio, senza rivolgere neanche uno sguardo a nessuno di loro. In fondo gli ordini sono stati chiari: se saranno loro ad avvicinarle faranno tutto ciò che verrà loro chiesto, sennò dovranno limitarsi a pulire la nave da cima a fondo in silenzio. E nessuna di loro ha intenzione di disobbedire al proprio adoratissimo Signore, che proprio ora sta facendo il suo ingresso nella grande sala gremita di pirati con i nervi a fior di pelle.
Ma lui non bada a nessuno di loro. Rivolge un sorriso educato al capitano, lasciandolo interdetto, per poi dirigersi con passo leggero verso il tavolo che le vampire hanno allestito per loro. Quando però nota che il suo posto è sparecchiato e già tirato a lucido si blocca.
Batte nervosamente un piede a terra, puntando i pugni sui fianchi e sospirando nervosamente.
«Dov'è la mia sacca di sangue?» domanda assai infastidito, voltandosi verso la vampira più vicina.
La ragazza, una ex-militare dai brillanti e corti capelli castani, lo guarda con sguardo infastidito. Lei sola osa rivolgergli tali occhiatacce, cosa che però non sembra infastidire assolutamente l'uomo.
«Non lo so, Sire, l'avrete bevuta.» risponde quasi sovrappensiero la vampira, soprannominata Numero Quattro.
«NO! Me ne ricorderei!» sbotta Týr, battendo con forza un pugno sul tavolo, che inevitabilmente si spezza.
Per sopravvivere, infatti, Týr ha rapinato tutti gli ospedali in cui si è imbattuto e ha rubato loro tutte le scorte di sangue. Certo, non è assolutamente come nutrirsi direttamente dalla fonte, sentire il battito del cuore impazzito che di colpo si blocca, però è un buon modo per non impazzire accecato dalla fame. È un trucchetto che usava nei periodi bui della propria esistenza, quando lui e i compagni erano costretti a rintanarsi nelle fogne per non essere scoperti prima di sferrare l'attacco decisivo.
«Sai bene che mi concedo un'unica e sola sacca di sangue al giorno, e adesso devo soffrire perché non posso berne un'altra fino a domani, e sì, sono sicuro che tutti loro sarebbero felici se riuscissi a stare una giornata senza la mia sacca di sangue, ma io dico che uno deve godersi la vita!» sbraita tutto in un fiato, ignorando deliberatamente gli sguardi shockati dei pirati presenti. Qualcuno osa pure bisbigliare al compagno che è completamente pazzo, che li ucciderà tutti quanti alla prima occasione, ma lui non ci bada minimamente.
«VOGLIO LA MIA SACCA DI SANGUE!» urla con tutta l'aria nei polmoni, sbattendo i piedi a terra come un bambino viziato.
Quattro, con sguardo accusatorio ed arrogante, lo avvicina tenendo le braccia incrociate sotto all'abbondante seno e il mento alto, fissandolo dritto negli occhi.
«Cosa sono le macchie sulla maglia?» gli domanda sarcasticamente, puntandogli anche un dito sul petto sporco.
Týr abbassa per un secondo lo sguardo, ritrovandosi a sorridere con aria colpevole alla donna che lo fissa infastidita.
«Della sacca di sangue...» sghignazza come un bambino Týr, che aveva scioccamente scordato il fatto che è incapace di nutrirsi da quelle fastidiose buste di plastica senza farsi cadere delle gocce addosso.
«Forse l'ho già bevuta.» ammette indietreggiando velocemente, per poi rigirarsi fulmineo e scappare sul ponte, ridendo sguainatamene.
Le vampire scuotono la testa con rassegnazione, senza però riuscire a trattenere un tenero sorriso, quello dolce e caldo che una madre rivolgerebbe al figlio che tanto ama.
I vari pirati rimangono completamente sbigottiti di fronte a questa sua scenata, riscontrando una somiglianza inumana con quelle che faceva Akemi. Alcuni si trovano a pensare addirittura che in realtà lei non abbia mai fatto niente e che è sempre stato lui a farla muovere e parlare, come se si trattasse di una marionetta vivente, inconsapevoli che tutti gli strani atteggiamenti della ragazza erano proprio suoi e che Týr c'entrava poco o niente.
Ma su una cosa hanno tutti assolutamente ragione: non sarà una convivenza per niente semplice!



Angolo dell'autrice:
Ma buona sera popolo di Efp! :D Perdonatemi infinitamente per questo mostruoso ritardo, ma ho avuto davvero pochissimo tempo per scrivere >< spero di poter essere più veloce da ora in poi!
Cooomunque... Týr! Ma quanto adorerò scrivere le sue scene?! Ok, è sicuramente esageratamente pazzo, ma lo trovo sempre divertente. Con lui c'è sempre un briciolo di allegria!
E i nostri adorati pirati? Poveracci. Andranno in analisi alla fine
Barbabianca che, povero, rivede la propria adorata bambina nei lineamenti e negli atteggiamenti del vampiro millenario; Marco che si ritrova a dover affrontare il padre che viveva nella testa della ex-ragazza che sperava di poter dimenticare; Satch che ribolle dalla rabbia per ciò che il vampiro ha fatto; Ace... Ace verrà preso di mira, quindi diamogli subito del poveraccio e finiamola qui :P
Comunque questo era un capitolo di transizione, come già specificato all'inizio. La storia riprenderà dal prossimo, e tra non molto finalmente le due parti si uniranno. Sarà una grande famiglia quasi felice!
Nel prossimo capitolo ho intenzione di mettere anche uno special con Peter e... DELLINGER!
Io odio quel piccolo nano malefico... ha osato picchiare il mio Bellamy! :@ piccola vacchetta isterica! Spero vivamente che Oda-sensei gli faccia spaccare i denti a furia di calci nel culo dal bel Bartolomeo! >:)

Un grazie di cuore a Aliaaara, KuRaMa KIUUBY, Okami D Anima, Yellow Canadair, Chie_Haruka, ankoku, Monkey_D_Alyce e Portgas D SaRa per le magnifiche recensioni! Siete davvero gentilissimi ♥

A presto, un bacione
Kiki♥

ANGOLO TRADUZIONI (per quanto Google translate lo permetta >w<)
- Ubrukelige horer: bringe meg hundene i lasterommet og knytte dem slik at de ikke går bort! ← Inutili puttane: portate i miei cani nella stiva e legateli in modo che non scappino!
- Nummer åtte, gå om bord og sett brann. At det ser ut som en ulykke. Si hei til Hel! ← Numero otto, sali a bordo della nave e dalle fuoco. Fai in modo che sembri un incidente. Salutami Hel!

  
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