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Autore: AxisTheGamer    25/09/2014    2 recensioni
“Piltover è da tempo nota come la Città del progresso, un luogo dove ordine e pace regnano sovrani…”
L’esile figura dalle lunghe trecce azzurre spenge la tv e salta in piedi. “Ma non per molto!” Grida, come cercando di farsi sentire.
“Trema Piltover, perché tra poco farai la conoscenza di Jinx!” dice, imbracciando Fishbones e PowPow e sparando colpi a caso dalla finestra.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Jinx, Vi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi’s Pow
 
“Oooh! Ma che… Carini!” Da sopra di noi una voce squillante pronuncia queste parole con scherno.
Quel tono è inconfondibile.
Jinx.
E’ appollaiata su un piccolo terrazzo sopra di noi. In mano ha la testa di un Poliziotto-Robot, uno dei tanti disseminati per la città.
Con un balzo, salta sul tettuccio dell’auto dietro la quale siamo riparate io e Caitlyn, senza però considerarci. Forse non ci ha viste.
“La piccola principessa tratta in salvo dal suo principe azzurro, ridotto un groviera! Bwahahaha!!”
Scende dall’auto e si avvicina ai giovani sdraiati a terra. Akali non la considera.
“Hey, dico a te.” Si ferma a metà strada fra noi e lei.
“Cait!” Sussurro senza staccare lo sguardo dalla figura davanti a me, come per non lasciarla scappare. Non ottengo risposta e mi volto.
Caitlyn è china con le mani sul viso. Dev’essere troppo shockata dalla morte di Ez per accorgersi di Jinx.
“Caitlyn!”
“Zitta!!” Urla, e dal tono di voce capisco che sta piangendo.
“Shh! Ci sentirà!”
“Chi?”
“Io!” Mi rigiro verso la fonte di quella parola. Mi ritrovo faccia a fatta con Jinx, a pochi centimetri dal suo viso. Tentenno un attimo, distratta dal suo odore di polvere da sparo, cemento e.. casa, dai suoi lineamenti infantili contorti in un sorriso sadico e marcati da spesse cicatrici. Quelle cicatrici..
Mi sono distratta solo un attimo. Ma le è bastato per puntarmi una pistola alla tempia e far fuoco.
 
Caitlyn’s Pow
Alzo lo sguardo e vedo un lampo viola, poi il corpo di Vi immobile sul marciapiede. Ha una bruciatura alla tempia da cui esce un rivolo di sangue.
Sono un’incapace. Lo Sceriffo che non riesce a proteggere i suoi cittadini e amici.
Ho fallito.
Piltover ha perso.
Guardo Akali. Ancora china sul corpo pallido di Ezreal, in lacrime. Torno a fissare Vi. Immobile.
Non avrei dovuto trattarla così freddamente prima.
Penso che sia solo uno scherzo. Adesso si rialzerà e romperà tutti i denti a Jinx, che le sta premendo uno scarpone sul petto. E invece no.
“Ma tu sei quella col cappello! Lo Sceriffo! Sei amica di questa qua?” La terrorista parla sorpresa, come se fossi spuntata dal nulla. Vorrei dirle –No, non sono io-, ma so che la stella che ho appuntata sul petto mi tradirà, perciò rimango in silenzio e chino la testa.
“Proprio te cercavo! Hahaha!” Saltella in giro allegramente.
“Cosa vuoi da me?” Butto fuori le parole come se fossero una colpa da confessare.
“Cosa voglio? Che tu venga con me. Con le buone o…” Per un secondo assume un’espressione pensierosa, per poi riprendere il discorso.
“Nah, con le cattive sarà più divertente!”
Con il sorriso stampato in faccia, mi assesta un calcio in testa e io perdo i sensi.
 

 
Mi risveglio con la dolce carezza del vento che mi scompiglia i capelli. Sono senza cappello.
Provo a muovermi, ma sono seduta in terra, appoggiata ad un muro freddo, con polsi e caviglie legati. Mi guardo intorno. Dalla struttura sembra una villetta del complesso sulle colline sopra Piltover, probabilmente è qui che si è spostata dopo aver fatto saltare in aria la sua vecchia casa.
Da quassù dovrei riuscire a vedere com’è la situazione in città.
Striscio fino al balcone e butto lo sguardo oltre l’inferrata.
Il cielo nero, coperto di nuvole temporalesche, fa da sfondo alla città. Palazzi distrutti e avvolti in fiamme che si stagliano verso il cielo e combattono contro l’incessante pioggia che cade pesante. Percepisco echi di sirene confuse e lontane.
“Ti sei svegliata.” Co voce calma e pacata, Jinx mi si avvicina. Non sembra più la ragazza pazza di poco fa. Sembra quasi normale.
“Tu… perché fai tutto questo?!” Le urlo contro. Si siede accanto a me.
“Cerco vendetta. E la mia vittima è in questa città.” I suoi occhi brillano della luce rossastra provenente dalla città.
“Chi?! E pensi che distruggere la città sia la cosa migliore?!” Potrebbe esplodermi la gola da quanto sto urlando. Lei rimane in silenzio a fissare i roghi che vengono pian piano domati.
“Ma certo. Bhe, sai cosa? Ormai non ha più importanza. Uccidimi come hai fatto con tutti i miei amici e cittaini.”
“Non ancora.” Le sue parole sono una condanna a morte, ma non ne sono spaventata. Suonano più come una bella notizia.
“Perché no?! Cosa vuoi da me?” Non riesco a trattenere le lacrime.
“Io… Non ho ucciso tutti.. Ho cercato di uccidere meno innocenti possibile.”
Cosa? Innocenti? Non ha senso.
“Innocenti?”
“Sai, non me ne vado in giro a distruggere città come passatempo, anche se potrebbe sembrare.” Sospira. “Non sono normale. Questo lo so, e me lo hanno detto in tanti. Potrei aver esagerato, ma sento di aver fatto la cosa giusta.”
Sta dicendo cose orribili, ma il suo tono calmo e innocente non è quello della ragazza che ha ucciso Vi.
“Sai.. il Biondo… E’ stato un’errore. Vi ho osservati e.. credevo riuscisse a scampare all’esplosione. E’ tipo… magico no? Non volevo ucciderlo.”
Mi sta prendendo in giro?
“Basta. Non voglio sentire più nessuna delle tue scuse.” Le lacrime mi rigano gli occhi. “Finiamola qui. Uccidimi se ti potrà far stare meglio, ma lascia in pace la mia città.”
“No. Voglio parlare con te.”
Vuole parlare con me prima di uccidermi? E’ pazza. E sadica.
“Vuoi sapere perché ho fatto tutto questo?” La sua voce diventa sempre più flebile e infantile. “Volevo una vita normale. Un tempo vivevo qua. Con la mia famiglia. Eravamo felici.” Cerca di nasconderlo, ma sta piangendo. “Mia madre impazzì e uccise mio padre. Poi ci trasferimmo a Zaun. Io, lei e mia sorella.”
Si interrompe per colpa di un singhiozzo, troppo grave per nasconderlo.
“Mia madre cominciò a colpirmi. Ogni giorno, sempre di più. E mia sorella era l’unica che le riusciva a tener testa. Mi proteggeva.” Smetto di piangere. Metto da parte il rancore e la tristezza e l’ascolto. Ha forse bisogno di qualcuno?
“Poi arrivò il giorno in cui mi abbandonò. E mia madre fù nuovamente libera di farmi del male. E utilizzava qualsiasi cosa le capitava a tiro.”
Doveva sfogarsi. Ora ho capito perché ha preso di mira la città. Anche se un’infanzia difficile non giustifica una città a ferro e fuoco.
“Non ne potevo più. Così un giorno.. Mi ribellai. Uccisi mia madre, ma non mi sentivo libera, soddisfatta. Dovevo uccidere l’ultima persona che mi ricordava la mia infanzia. Mia Sorella.”
Non posso fare a meno di chiederlo. “Chi è?”
“Non ha importanza. Ti basta sapere che è morta. Tutti i posti legati a brutti ricordi sono ridotti a cumuli di macerie. So che quello che ho fatto non è per nulla giusto. Infatti me ne andrò.”
“Quindi.. dovevi semplicemente parlare con qualcuno? Per questo mi hai portata qua? Avevi bisogno di una spalla su cui piangere?”
Uh-ho. Pessima scelta di parole.
Le lacrime smettono di scendere sulle sue guance. La sua espressione torna seria e il suo sguardo torna cupo.
“Io? Io non ho bisogno di nessuno. NESSUNO.” Mi prende per i capelli e mi trascina contro il muro.
Si sfila la pistola dalla cintura e me la punta.
“E’ stato un piacere, Sceriffo.” L’ironia nelle sue parole mi dà il voltastomaco.
Sento la canna della pistola piantata sul mio petto.
Il suo dito sul grilletto.
Piccole scariche rosa circondano l’arma.
C’ero andata così vicina, ma non si può ragionare con un folle.
Sento il rumore dell’arma che si carica.
Scusami Piltover. Sono stata un fallimento.
Addio.
 

 
BAM.
 
Un freddo rumore metallico colma il vuoto del silenzio.
Sono viva?
Sento qualcosa cadere vicino a me.
Aspetto qualche secondo poi apro gli occhi.
Jinx è sdraiata accanto a me. Immobile, gli occhi chiusi. Sangue che le cola dalla nuca sul collo. Di fronte a me una figura alta, con i capelli rosa ed un guanto meccanico ad una mano.
Mi sta fissando con le braccia incrociate.
“Cupcake, non posso lasciarti cinque minuti da sola che ti fai ammazzare? Ahh, come faresti senza di me.”
Lacrime di gioia mi scendono sulle guance.
“Vi! Sei viva!” Cerco di liberarmi dalle corde con il suo aiuto.
Lei mi prende in collo con una risata e si dirige verso l’uscita della stanza.
“Non posso crederci. Sei viva! Come hai fatto?” Le chiedo, osservando il corpo di Jinx piu in là.
“Vi sta per… Viva! Non ne ho idea Cupcake, forse un malfunzionamento nella pistola. O forse ho solo la testa dura.” Il suo sorriso va scemando mentre riaffiorano i ricordi di quello che è successo oggi.
“E’ finita. Torniamocene a casa.” Sono sollevata, ma allo stesso tempo distrutta.
“Certo ed una volta là, ti chiederò di sposarmi piccola!”
“E io accetterò!” Ridacchio, pensando che sia divertente, ma lei mi guarda seria.
Non sta scherzando.
Arrossisco mentre le nostre labbra si avvicinano lentamente.
ZAP.
Un lampo rosa illumina la stanza.
Vi si blocca. Un grido strozzato in gola. Gli occhi spalancati.
Le sue braccia cedono e cado a terra. Mentre lei si accascia, mi avvicino. Un’enorme squarcio sulla sua schiena gronda di sangue.
“Vi…” Lacrime scendono sulle mie guancie e vanno a bagnare le sue. I suoi occhi fissano i miei. Avvicino il mio volto al suo e la bacio. Lei ricambia.
“Ti ho.. presa… So..re…llina..” Dal fondo della stanza, con il suo ultimo respiro. Il braccio teso di Jinx cade a terra, lasciano andare la pistola ancora fumante.
“Vi!!” Il mio grido si frammenta in mille echi, sparsi per l’enorme stanza spoglia.
 
 
EPILOGO
 
Ripongo il guanto al suo posto. E’ ancora sporco del suo sangue.
Non ho toccato nulla in camera di vi, è ancora tutto come lo ha lasciato lei. La biancheria, la divisa, i cd. Tutto. Esco dalla camera e mi dirigo verso il cimitero. Ormai ci vado spesso prima di andare a lavoro.
Sorpasso diversi cantieri adibiti alla ricostruzione della città. Passo il macabro arco in ferro del cimitero e prendo il sentiero di ghiaia bianca.
Mi fermo di fronte ad una grande lapide costruita in marmo rosa. L’incisione recita una sola sillaba. “Vi”.
Ripenso a cos’è successo. E’ già passato un mese e ancora non mi sento bene. Dietro questa vi è un’altra lapide. Più piccola, senza incisione, ma di un colore azzurro chiaro.
Torno a fissare la lapide più grande, e sussurro una breve frase, come ormai mi è solito fare.
“Ti amo, Vi.”
 
 


NOTA DELL'AUTORE
E siamo alla fine. 
Grazie, veramente grazie a chi ha seguito la storia, a chi la sta seguendo e a chi la seguirà.
Ah, e grazie ad Alessandro, se non mi avesse spronato lui, gli ultimi due capitoli non sarebbero mai stati scritti.
Grazie di tutto, ci si vede alla prossima ff!
Profilo Autore: https://www.facebook.com/lorenzo.brandi.39
   
 
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