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Autore: Maybeisyou    26/09/2014    2 recensioni
Luke: "Un mese fa ho incontrato una ragazza. Era così diversa da tutte quelle che ci seguono di solito..”
Calum: “Oh si, la ragazza del McDonald!”.
Smetto di scarabocchiare e alzo lo sguardo.
Luke mi guarda, io lo guardo. Riprende a parlare: “Si, lei Calum. Dicevo, ho incontrato questa ragazza per caso e.. Beh la storia la sapete.. Avrei voluto chiederle il suo numero di telefono, o la sua mail, o almeno il suo nome. Mentre non ne ho avuto la possibilità. E ancora oggi non ho idea di quale sia, il suo nome; o di che suono abbia, o se renda giustizia al suo sorriso timido..” dice mentre appoggia i gomiti alle ginocchia ed accenna ad un sorriso sbilenco, proprio come quando mi ha rivolto la parola per la prima volta.
“Quindi, signorina White, come si chiama?”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"So why can I stop feeling this way?"


You were right.


20 giorni.
 
Mi sveglio con un forte mal di testa e la maglia di Luke addosso. Mentre faccio colazione ripenso alla serata precedente: i ragazzi sul palco che incantano la folla, io nel backstage che salto accanto a J., la loro assistente. E poi la fine dello show, l’abbraccio di Luke e la sua guancia sudata appoggiata sulla mia fronte. Ripenso a loro che mi salutano di fronte ad un TAXI che hanno chiamato per farmi riaccompagnare a casa, ripenso alle loro voci, alle loro risate, ai loro abbracci. Ripenso al fatto che ancora una volta me ne sono andata senza ottenere un indirizzo mail, un numero di telefono.. niente.

19 giorni.

L’Università mi uccide. Esami da preparare in continuazione, lezioni da seguire ed approfondire attentamente, le ore di sonno che non bastano mai. Sono distrutta.
Fortunatamente Gio si è offerto di studiare con me e di aiutarmi a preparare gli ultimi esami in programma per quel mese.
Ho ricevuto notizie sul mio lavoro riguardante la giornata passata con i 5SOS e ne sono tutti entusiasti. Verrà pubblicato. Ancora non mi rendo conto del fatto che ho potuto passare ore accanto ai miei quattro idioti preferiti. E ancora non mi rendo conto del fatto che ho una maglia di Luke Hemmings nel mio armadio. Tutte le volte che la vedo mi maledico da sola, perché quei centimetri di stoffa tutta stracciata potrebbero essere l’unico ricordo di quella meravigliosa giornata.

18 giorni.

“Miss my favorite T-shirt Darling”.
Mi sveglio così quel lunedì mattina. Un numero sconosciuto, con un prefisso strano. Il mio cuore inizia a battere all’impazzata.  
“Hemmings?”
“U’re right White”
Ohmerdaaaa.

15 giorni.

Luke Hemmings ha ottenuto il mio numero di telefono dal giornale per cui ho realizzato le due interviste che li riguardavano. Da quel momento, ogni giorno, un suo messaggio rallegra le mie ore da studentessa.
Sentire Luke mi ha aggiornata sulla situazione dei ragazzi: sono in tour per il nord Europa e tra 15 giorni torneranno a Milano. E ci resteranno. Hanno accettato un contratto discografico per la registrazione e la pubblicazione del nuovo album, e questo sta ad indicare che si trasferiranno qui per almeno un mese e mezzo. Forse due.
Ovviamente saranno sommersi di impegni e non mi illudo neppure che proveranno a incontrarmi per un caffè. Non hanno tempo da perdere.

13 giorni.

Parlando di trasferimenti, ho due nuove coinquiline: Alaska e Aurora. Sono simpatiche, solari e non sono psicopatiche. Credo di aver vinto alla lotteria! Sanno di Luke. Veramente lo hanno scoperto perché giro per casa in mutande, con addosso semplicemente la sua maglia dei Nirvana.

“Puoi tenerla, almeno non ti dimenticherai di me White.” Aveva detto così, con una risata.
Mentre chiudeva la portiera del TAXI che mi ha catapultata fuori dalle loro vite.

“DOVE L’HAI PRESA?” mi urla Alaska dal tavolo della cucina. Sta mangiando una fetta biscottata di fronte ad un libro. Ha gli occhi sbarrati. Aurora dal divano lancia un grido. “È seriamente la maglia di Luke Hemmings? Oh mio dio. Dove l’hai comprata?!”
Così ho raccontato tutta la storia. Mi sono stupita del fatto che non abbiano cercato di togliermela di dosso con la forza. Probabilmente punteranno sulla notte, vedrò di chiudere a chiave l’anta dell’armadio.

10 giorni.

“Goodmorning baby, -10 days! We miss Italy so much, and I still have ur string, it smells like u. Have a good day, xoxo”
Il buongiorno si vede dal mattino.

8 giorni.

Su pressioni di Aurora ed Alaska ho accettato un invito a cena di Gio. Me lo ha chiesto durante la lezione del professor Rossi.

“Stasera vuoi uscire a cena con me?”

Così. Chiaro. Dritto al punto. Sono rimasta sbalordita, perché il tono con cui ha pronunciato quelle parole stava ad indicare tutto, tranne amicizia. Così gli ho detto che ci avrei pensato, ma non appena ho parlato dell’accaduto alle ragazze mi hanno obbligata ad uscire con lui. Così ho accettato. E proprio quando siamo usciti dal ristorate ho ricevuto una chiamata. In realtà si trattava di una videochiamata, da parte di Luke. Ho accettato subito e mi sono ritrovata di fronte i due sorrisi migliori del mondo: era con Ash. Non ci è voluto molto per capire che erano ubriachi. Avevano appena terminato un concerto e stavano per andare a festeggiare in discoteca.

“Where are u honey? I miss u so much!” Così per rispondere alla voce impastata di Luke ho preso Gio per un braccio e l’ho tirato verso di me, così da vedere il suo volto accanto al mio sullo schermo del cellulare.
“Non so se vi ricordate di lui.. vi ha intervistati con me la prima volta. Siamo appena stati a cena, e ora credo che ce ne andremo a casa. Magari noleggiamo un film e compriamo un pacco di popcorn..”
“Fuck”
La comunicazione è stata chiusa. Bruscamente. Guardo Gio con la fronte corrugata, confusa da quello che è appena successo. Ma non voglio darci molto peso, nonostante Gio cominci ad indagare..

“Ma, come mai ha il tuo numero di cellulare?” chiede mentre ci avviamo alla sua macchina, parcheggiata ad un isolato di distanza.
“L’ha ottenuto dal giornale credo, mi ha scritto quando ormai erano partiti per il nord Europa.. perché?”
“Curiosità..” e sprofondiamo nel silenzio. Camminiamo uno accanto all’altro, nei nostri cappotti, inchiodati nei nostri pensieri. I nostri respiri si affiancano in nuvole di vapore.
“Sai vero che stasera si rimorchierà mezza discoteca solamente perché ha un piercing al labbro e una chitarra nella sua camera?” il tono di Gio è basso, rabbioso.
“Naaah, Luke non è il tipo che fa certe cose. Probabilmente starà seduto con una bottiglia di vodka tra le mani..” rispondo convinta delle mie parole. Luke non è il tipo che sfrutta la popolarità e il bel faccino che Madre Natura gli ha donato per portarsi a casa qualche ragazzina.
Vedo la macchina e accelero leggermente, perché i miei piedi stanno congelando e non vedo l’ora di stare in un piccolo ambiente con il riscaldamento al massimo. I miei tacchi sono l’unico rumore che si sente nel silenzio della notte, e quasi mi infastidiscono. Mi fermo di fronte alla portiera del passeggero, aspettando che Gio faccia il giro della macchina e la apra. Ma non lo fa. Si ferma accanto a me e mi prende per  un braccio. Così mi volto a guardarlo e i suoi occhi si insinuano nei miei. I lampioni ci battono sopra, regalando un gioco di luci e ombre drasticamente piacevole. Sospiro e vedo la bocca di Gio che comincia a muoversi.
“È assurdo..” sussurra.
“Cosa?”
“Tu. Tu sei assurda.”
La mia espressione si fa sempre più confusa. Incrocio le braccia sul petto e mi appoggio alla macchina, aspettando una spiegazione.
“Sei piena di talento, intelligente, simpatica. Hai un sorriso che fa restare senza parole, e fai sempre battute brillanti. E sei bellissima. Come fai a non accorgerti che hai accanto persone che farebbero qualsiasi cosa per farsi notare da te? Come fai a restare concentrata su una persona che ti sbatte il telefono in faccia?”
“Io non sono concentrata su Luke. Mi pare che questa sera ero a cena con qualcun altro. O sbaglio?”
“Sono io che sbaglio Vanessa! Sono io. Perché speravo di avere una possibilità con te. E magari ce l’avrei pure fatta, ma poi è spuntato lui e tu sei entrata in dipendenza. Hai passato tutto il tempo a lanciare occhiate al cellulare, sperando in cosa? In un sms da parte di uno che se le scopa tutte perché è famoso? Meriti di meglio.”

Non voglio stare a sentire altro, così mi avvio a piedi nella notte fredda. Non mi volto quando sento la sua voce che mi chiama. Non mi volto. Continuo a camminare e comincio a piangere. Perché ha ragione. E niente fa più male della verità: Luke è e sarà sempre il mio idolo, nonostante le nostre strade continuano ad incrociarsi. La verità fa male. Non sono abbastanza per lui, non lo sarò mai. E poi piango perché sono arrabbiata, perché Gio non lo conosce, non sa quanto lui sia dolce. Non sa di chi sta parlando. Luke non sfrutterebbe mai la sua popolarità per non andare in bianco. No.

7 giorni.

Alaska e Aurora ascoltano tutto quello che racconto loro, annuiscono nei momenti giusti e aggrottano la fronte quando la loro mente suggerisce loro solo insulti.
“Seriamente, vi pare che Luke farebbe mai una cosa del genere? Luke Hemmings! Ci metterei l mano sul fuoco, non si comporterebbe mai come ha detto Gio.”
Le ragazze si lanciano uno sguardo complice, e io non capisco.
“Che c’è?” chiedo allarmata.
“Niente tesoro, davvero. Siamo solo un po’ stanche e io mi sono appena ricordata che ho finito il succo d’arancia, quindi è il caso che vada a fare la spesa..” risponde Aurora.
“Oh al diavolo. Tanto lo scoprirà comunque prima di sera.” Dice Alaska mentre mi porge una copia di un magazine di gossip. Siamo tutte e tre sedute sul divano, ho le gambe incrociate e la maglia di Luke addosso. Mi pesa il cuore.
In copertina c’è una foto di quello che si direbbe Luke, che bacia un ragazza in discoteca. Comincio a respirare a scatti e guardo smarrita Alaska, che come risposta allunga una mano e mi fa una carezza sul ginocchio. Sfoglio il giornale e trovo le due pagine che mi interessano. Luke, con il cappuccio sulla testa e il ciuffo biondo sparato fuori, chinato su una rossa più bassa di lui, che gli tiene le braccia attorno al collo. Accanto c’è un’altra foto: sempre Luke, stavolta senza felpa, seduto su un divano con una ragazza che gli sta a cavalcioni sopra. Le sue mani sembra stiano correndo sulla schiena di lei, e io sento bruciare la mia. Guardo le foto con gli occhi spalancati. Sposto la mia attenzione sulla pagina successiva: Luke con un’altra ragazza ancora, fuori dalla discoteca, contro un muro. Non passerebbe un dito tra i loro corpi. Quando mi concentro sull’ultima fotografia, vedo dei piccoli cerchi di mare sulla carta lucida del giornale. Sto piangendo. E neanche so il motivo, o forse sì: speravo, in una piccola e minuscola parte della mia fottutissima mente, che Luke non fosse quel genere di ragazzo. E ancor di più speravo che tutti quegli sguardi, tutti quei messaggi, quelle risate, la sua maglietta.. speravo che significassero qualcosa. La sua maglietta! Ancora con gli occhi incollati sull’ultima foto me la sfilo di dosso e resto in reggiseno, a guardare lui che abbraccia tre ragazze di fronte ad un TAXI. Nuda, resto praticamente nuda di fronte al dolore che mi provocano quegli scatti rubati. Aurora mi mette una coperta sulle spalle e mi da un bacio sulla testa, e Alaska mi stringe forte la mano. Mi sorride e io mi accorgo di quanto sono stata cieca in questi giorni. Accecata dalla speranza. Faccio un respiro profondo e prendo il telefono dal tavolo. Ho 4 messaggi: due di Gio, che si scusa ancora. Due di Luke. Neppure li leggo. Fisso per un po’ lo schermo, l’azzurro di cui ero follemente ed innocentemente innamorata, le sua labbra sulla mia guancia. Guardo quello che ho sempre sognato e capisco cosa devo fare: blocco il suo numero.

“Hai fatto bene tesoro, così ora non ti potrà più abbindolare con messaggi falsi.”
“Hai assolutamente ragione Aurora! Forza dolcezza, cosa vuoi fare oggi?” mi chiede Alaska. So già cosa devo fare. Mi alzo e vado in camera, mi infilo un paio di leggins, una felpa e il giubbotto blu.
“Devo fare una cosa..” dico.
È la disperazione, l’orgoglio, la mia folle ostinazione. È la rabbia che parla per me.

Mi fiondo fuori senza ricevere una loro risposta. Esco dal portone del nostro palazzo e comincio a correre. Dopo quindici minuti e qualche grammo, mi trovo di fronte ad un palazzo simile al mio. Il portinaio ha lasciato il portone aperto così mi infilo dentro senza neppure citofonare. Arrivo al secondo piano e comincio a bussare alla terza porta. Non ricevo risposta per quelli che mi sembrano almeno cinque minuti, così mi volto e comincio a scendere le scale. Arrivo al secondo gradino quando sento la porta che si apre e una voce che chiama il mio nome.

“Vanessa?”

Mi volto e mi trovo di fronte Gio, con una mano sulla porta e il telecomando nell’altra. Ha addosso un paio di pantaloncini neri, probabilmente sono della divisa del Barcellona. Non mi ero mai accorta di quanto fosse muscoloso sotto quei maglioni: i suoi bicipiti sono rilassati eppure la luce che ci batte sopra crea delle zone d’ombra che mi impediscono di spostare lo sguardo. Ha le spalle larghe, che si alzano e si abbassano ad ogni respiro. Un tatuaggio sul fianco rende giustizia ai suoi addominali, che di per sé sono già dannatamente perfetti. Lo guardo negli occhi e vedo che è confuso, e qualcosa dentro di me si spezza. Guardo i suoi occhi e spero che siano di un altro colore. Guardo i suoi occhi e mi accorgo di quanto siano banalmente belli, un po’ come i miei. Marroni. Eppure immensi. Guardo i suoi occhi e ripercorro i due grandini che mi separano la pianerottolo. Convinta, sicura, forte. Cammino verso di lui e mi fermo solo quando le mie labbra trovano le sue. Chiudo gli occhi e mi lascio andare, e sento che lui fa lo stesso. Sento che le sue sicurezze vacillano, mentre appoggia una mano sulla mia nuca e infila le dita tra i miei capelli. Le nostre labbra si allontanano di qualche millimetro.

“Avevi ragione” sospiro.

“Non sapevo che aver ragione fosse così bello.” 


                                                                                   

Ciao bellezze!
Holaaaa. Sono di nuovo qui. Per farmi perdonare ecco a voi un nuovo capitolo. Mi aspetto molte critiche perchè so che sto andando contro la vostra immaginazione. Ma vi voglio bene, I swear! Ci saranno tante sorprese, quiiiiindi: restate connessi, lasciatemi qualche recensione e magari passate parola! 
A presto, vostra innocente V. 

 
   
 
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