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Autore: Luke_White    26/09/2014    1 recensioni
1977. Ad Hogwarts, gli studenti vanno e vengono in continuazione. Per ogni anno che finisce, un altro inizia e la scuola è perennemente affollata da giovani maghi, pronti a dedicarsi allo studio delle arti magiche. Fra questi, Lily Evans è sicuramente una delle più brillanti: al sesto anno, ha avuto voti migliori rispetto a tutti i suoi coetanei. Durante l'estate, però, qualcosa la tormenta e continua ad avere incubi tremendi. Il peggiore avvenne quell'unica volta in cui si addormentò sull'Espresso per Hogwarts, il primo settembre. E il risveglio non fu migliore del sogno.
Chi è questo "Mike" che dichiara di essere suo fratello? Perché è l'unica a non ricordarsi assolutamente di lui? E, infine, perché qualcuno sembra così deciso a non voler farla indagare?
[From Fragment I:
«Lily» fece Emmeline, cauta. «Mike è tuo fratello». (...)
«Ah, ma davvero? E allora perché non lo ricordo? Perché so per certo di avere una sola e unica sorella che, tra parentesi, mi odia» esclamò la ragazza.]
[From Fragment III:
«Il “cosa”?» fece la ragazza.
«Oh, è come lo chiamo io, ma ha molti nomi. Prigione, Manicomio, Abisso, Altromondo, Inferno… a me piace chiamarlo così, "Paese delle Meraviglie". Molto più poetico, non trovi?» chiese il Cappellaio.]
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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~I’m here~



La vita che cos’è, se non un sogno?
Attraverso lo specchio e ciò che ***** vi trovò


“Nei sogni entriamo in un mondo che è interamente nostro”, diceva una certa persona. Ma come il mondo reale, spesso anche quello dei sogni è incontrollabile. Ciò che si sogna appartiene alla propria mente, questo è certo, ma ciò non significa necessariamente che se ne abbia il comando.
Lei non voleva trovarsi lì, eppure c’era. Voleva svegliarsi, sapeva che quello era solo frutto della sua immaginazione, eppure continuava a scendere, sempre più in profondità. Voleva potersi muovere, girarsi e tornare verso la luce, che invece si faceva sempre più lontana, a volte scomparendo per qualche istante lasciandola nell’oscurità più completa. Vedeva piccole bolle d’aria fluttuare verso l’alto senza controllo, estirpando ogni traccia d’ossigeno dai suoi polmoni.
Era chiaro che quello era solo un sogno. A quelle profondità gli organi avrebbero già dovuto cedere e ormai l’aria sarebbe dovuta essere finita da un pezzo. Invece continuava a sprofondare. Cercava di ribellarsi, ma era in balìa delle correnti del sogno, che la trasportavano negli abissi di quell’oceano fittizio.
Pian piano, la luce proveniente dalla superficie scomparve nel nulla, lasciandola nel buio assoluto. Ora, privata della vista, non aveva alcun punto di riferimento. Anche il senso di caduta svanì. Galleggiava nel Nulla.
Poi toccò terra. Scivolò dolcemente su una superficie invisibile. O forse era lei che ormai non vedeva più nulla? Non seppe rispondersi.
Si alzò dopo alcuni tentativi, scivolando sulle gambe intorpidite. Intorno a lei, il Nulla continuava a essere il padrone. Prima che la mente potesse decidere alcunché, il corpo si mosse. Camminò. Il tempo nei sogni è qualcosa di assolutamente astratto. Per la ragazza furono giorni, nella realtà, forse, solo qualche minuto.
Infine, qualcosa si mosse nell’oscurità. Vederlo era impossibile, ma lei riuscì a percepirlo. Sembrava fatto della stessa materia del mondo che la circondava, eppure era allo stesso tempo differente, come se avesse un'altra densità. Riusciva a percepire i suoi movimenti, ma non avrebbe potuto descriverlo in alcun modo. L’Essere sembrava rotearle intorno, una presenza calda e strisciante che la fece sudare freddo. Benché la mente fosse bloccata, inorridita e terrorizzata, il corpo continuava ad andare avanti, ora con una lentezza estenuante.
Camminò. La presenza continuava a seguirla, scivolando nel Nulla da cui era stato generato. La ragazza aveva ormai superato lo shock ma l’Essere continuava a inorridirla e il suo solo pensiero, al momento, era scappare, ma il corpo continuava a non risponderle. Mentre l’Essere si muoveva intorno a lei, mentre temeva di dover rimanere prigioniera di quel sogno eterno, comparve ciò che per lei più si avvicinava alla salvezza.
A mezz’aria, di fronte a lei, si era pian piano delineata una forma. Una piuma, di un candore abbagliante nell’oscurità del Nulla, galleggiava senza peso. In quel momento, il corpo le rispose per la prima volta. D’istinto la ragazza mosse il braccio e afferrò la piuma, entusiasta di sentirla solida sotto le dita. Se la rigirò fra le mani, esaminando l’unica forma presente in quell’infinito mondo.
Erano solo lei e la piuma.
E l’Essere.
Se ne era quasi dimenticata e, a quanto pareva, alla cosa non piaceva essere ignorata. La ragazza la percepì al suo fianco, immensa eppure solo a pochi centimetri da lei. Avrebbe potuto allungare un braccio e toccarla ma non si mosse. Rimase invece aggrappata alla piuma come se fosse la sua ultima speranza.
Percepì la creatura avvicinarsi ancor di più, fino a sentirne il fiato caldo sul collo.
Il suono le arrivò da davanti a lei.
«Sono qui».
La piuma divenne improvvisamente nera e spenta. Il Nulla riprese il sopravvento. Gli Esseri si mossero.
Lily urlò.

I ragazzi che si erano radunati nello scompartimento avevano guardato Lily Evans assopirsi, sorridendo al pensiero che, solo l’anno precedente, non si sarebbe mai potuta addormentare sapendo che i Malandrini erano giusto accanto a lei. Ma l’anno precedente aveva cambiato molto il modo di pensare della Grifondoro.
Gli altri avevano quindi continuato a scherzare come se niente fosse, consapevoli che il sonno pesante della ragazza li avrebbe aiutati. Dopo non molto, però, Emmeline aveva cominciato a capire che c’era qualcosa che non andava.
Lily aveva cominciato ad agitarsi nel sonno e a mugugnare leggermente. L’amica l’aveva allora scossa un po’, tentando di farla riemergere dai suoi sogni quel tanto che bastava da potersi calmare. Lily non aveva fatto una piega e, anzi, aveva cominciato a mormorare parole incomprensibili e a sudare visibilmente. Emmeline aveva allora aggrottato le sopracciglia, preoccupata, e aveva provato a muovere di nuovo l’addormentata, questa volta con un po’ più di forza. Come se non avesse fatto nulla.
«Tutto bene?» aveva chiesto James, osservando attentamente la rossa. Emmeline scrollò le spalle. Mike si avvicinò a Lily e le prese una mano.
«È gelida» disse. Ormai lo sguardo dei presenti era puntato sulla ragazza.
«Lily?» chiamò Emmeline, provando a svegliarla. «Lily?».
In altre occasioni, nessuno si sarebbe preoccupato in quel modo. Avrebbero lasciato che la ragazza terminasse il suo sogno, pur brutto che fosse, e poi sarebbe stato tutto dimenticato. Ma l’incubo che sembrava avere in quel momento pareva averla indebolita anche fisicamente: in pochi secondi aveva perso colore e ora il sudore le incollava i capelli rosso fuoco alla fronte.
Mentre Mary si stava avvicinando a Lily per esaminarne le condizioni, questa si svegliò improvvisamente, emettendo un urlo strozzato. Nessuno parlò, lasciando che la ragazza si riprendesse. Ansimava faticosamente e aveva gli occhi sgranati.
«Lils» sussurrò gentilmente Mike, chinandosi verso di lei. «Come stai?».
Lily annuì più volte ma ancora guardava a terra e non riusciva a parlare. Deglutì.
«Sto bene» mentì. Poi alzò lentamente gli occhi su di lui che la vide aggrottare le sopracciglia con sospetto. Accanto a lui James si torturava le mani e fissava la ragazza, come se si stesse trattenendo dal fare o dire qualcosa.
«Sicura di stare bene, sorellina?» chiese nuovamente Michael. Lily, per un solo e brevissimo istante, sembrò terrorizzata. La ragazza annuì di nuovo e si alzò, tremando leggermente.
«Dove vai?» chiese Mary, cercando di tenerla seduta perché non si sforzasse.
«In bagno» rispose Lily, scansando l’amica e uscendo dallo scompartimento.
Emmeline si alzò, con aria preoccupata. «Meglio seguirla».
Mary annuì e, dopo un leggero bacio a Sirius, seguì Emmeline fuori dallo scompartimento.

Nessuno, in quel momento, avrebbe potuto capire appieno come si sentiva Lily. In un turbine di confusione e paura, la ragazza non riusciva a smettere di ricordare l’orrida presenza dell’Essere che le aveva sussurrato all’orecchio.
«Sono qui».



Hello guys!
Ho, come promesso, pubblicato il prologo di questa mia nuova storia, di cui, probabilmente non si capisce un accidente. Ma tranquilli: tutto nella norma.
Come anticipato sin dal titolo, la protagonista di questa fanfiction è la dolce, cara e a volte letale Lily Evans. Anticipo che non ho mai scritto dal punto di vista di ragazze (anche se in terza persona, il punto di riferimento è sempre Lily) pertanto chiedo già ora perdono al vasto pubblico femminile di questo fandom. Le cazzate le faccio, per cui aspettatevele.
Voglio dirvi qualcosa che sarà particolarmente essenziale per capire questa fanfiction: questa storia è ambientata in uno degli universi paralleli di cui parlo anche nella mia altra fanfic, The Storytellers. Pertanto, troverete molte discordanze dall'universo del nostro Harry Potter e anche da quello di The Storytellers.
Ciò che vi potreste chiedere è: perché ambientare la storia in un universo parallelo? La cosa è molto semplice e potrebbe far storcere il naso ai più: per avere più libertà nella scrittura. La storia che voglio scrivere, infatti, avrà dei risvolti che la staccheranno molto dall'Harry Potter che conosciamo (non vi anticipo nulla) e che possono essere, se non spiegati, perlomeno accettati con la localizzazione in un altro universo. Ergo: tutto ciò che verrà narrato in questa storia non avrà influenze sull'universo Potteriano che conosciamo (chiamiamolo Universo R, come "Rowling"), ma solo su questo, l'Universo W (da Wonderland).
Altra e ultima cosa: perché Wonderland? Che c'entra il Paese delle Meraviglie? Quasi un tubo, in realtà. Semplicemente, uno dei temi centrali (sta a voi capire quale) l'accomunerà alla splendida storia di Carroll e molti personaggi e situazioni ne conterranno riferimenti.
Direi, quindi, di concludere qui questa premessa più lunga dell'intero capitolo.
Ciò che avevo da dire, credo, l'ho detto, ma se avete altre domande fatele pure.
Spero che questo capitolo introduttivo, e molto incasinato, vi sia piaciuto. Vi pregherei di lasciare una recensione, anche piccola, per farmi sapere cosa ne pensate della storia e se, per voi, potrebbe uscirne qualcosa d'interessante.
Con affetto,
hufflerin
   
 
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