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Autore: Kirara_Kiwisa    26/09/2014    2 recensioni
Terzo volume della serie originale Victoria's Memories.
"Le mie ali erano rosse e piene di sangue, i miei vestiti avevano subito la stessa sorte ma non mi importava [...] Quando superai la collina e vidi ciò che anche Kilmor doveva aver visto, compresi la sua perdita di parole. Il dolore al petto fu lancinante e mi sentii sconfitta. Non ero arrivata in tempo. Non ero riuscita a proteggerlo. [...] Nolan era steso a terra, con lo sguardo rivolto al cielo"
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Eccezionalmente, il demone a guardia del bosco aveva permesso a qualcuno di entrare. Qualcuno che non aveva ricevuto il consenso del Principe.
Si era dimostrato angosciato, poco prima di lasciarmi, per la punizione che avrebbe potuto subire. Gli avevo promesso che lo avrei impedito, nel caso fossi stata scoperta.
Non avrei permesso a Nolan di prendersela con il lupo.
Sospirai, camminando immersa fra gli alti alberi. Ce l’avevo fatta. Ero entrata.
Si percepiva l’aria fresca della sera, l’odore di un bosco umido e pieno di muschio. Mi sarei immaginata di trovare silenzio, in realtà mi circondavano strani suoni. Animali in volo, il fruscio di foglie trasportate dal vento, lo strisciare di piccole creature e il misterioso movimento di alcuni cespugli.
Mi sentivo osservata e in compagnia, in quella passeggiata verso il lago.
Scossi le spalle, cercando di rilassarmi comunque, quando qualcosa mi afferrò una caviglia. Caddi in ginocchio, urlando. Mi volsi, osservando nella penombra una strana luce fosforescente dietro di me.
Inizialmente credetti di avere le visioni, poi notai che al calar del sole tutta la foresta si stava illuminando. I tronchi degli arbusti, le loro fronde e radici, emanavano luce. Attorno alla gamba si era avvinghiato qualcosa di ruvido e luminoso, una protuberanza dal terreno. Una radice.
Il contatto non durò a lungo, dopo poco il mio calore la ferì. Essa mi lasciò andare ed io potei alzarmi, scuotendo le foglie secche dai vestiti.
- Scappa! Scappa!-
Udii una voce stridula sopra la mia testa. Alzai lo sguardo e, su di un ramo illuminato, scorsi uno strano pappagallo. Appollaiato mi fissava, sbattendo incessantemente ali scintillanti ma che parevano così pesanti. A prima vista, dovevano essere d’oro.
- Arriva! Arriva!-
Continuò il grande uccello.
- Chi?-
Domandai.
- Chi sta arrivando?-
- Presto! Presto!-
- Ma cosa sei? Un pappagallo?!-
- Alicanto! Alicanto!-
Avevo letto qualcosa a riguardo. Si trattava  di un uccello che amava divorare oro e argento e che non poteva volare, a causa delle sue ali davvero troppo pesanti. Le sue piume infatti erano composte da quel metallo così prezioso, di cui lui si nutriva.
Non sapevo cosa ci facesse lì, credevo che il suo habitat naturale fosse più a sud.
- Chi arriva?-
Continuai ad interrogarlo.
- Principe! Principe!-
- Speriamo di no-
Sbottai.
- Lo vedi da lassù?-
- Di notte! Di notte!-
- Di notte…-
Ripetei.
- Di notte…arriva il Principe?-
Ipotizzai.
- Luce! Luce!-
Continuò la creatura.
- Serve! Serve!-
Mi guardai intorno. Il bosco irradiava luce propria, tramutando la notte in un giorno illuminato di raggi argentei. Tentai di capire.
Luce, serve, arriva, Principe.
Temevano così tanto di non veder Nolan arrivare da generare luce? Nah. Dovevo aver capito male.
- Cosa succede alla foresta? E’ incantata?-
- E’ viva! E’ viva!-
- Sì, me ne sono accorta-
Mormorai. Il rumore non apparteneva agli animali. Gli alberi e i cespugli, si muovevano.
- E’ viva! E’ viva!-
Continuò a ripetere il pennuto.
- S-Si-
I miei occhi rotearono e passai oltre l’uccello seduto sul ramo. Vi camminai sotto e lo superai ignorandolo completamente. Mi sembrava solo un animale pazzo, dalle ali d’oro.
- Attenta! Attenta!-
Gracchiò, peggio di un corvo.
- Pericolo! Pericolo!-
Non mi volsi. Continuai la mia passeggiata attraverso il sentiero, illuminata dal bosco stesso.   
Non temevo gli alberi che si spostavano sotto i miei occhi. Camminavano adagio proprio come me, quasi affiancandomi. Non mi infastidivano i cespugli che prendevano a correre non appena mi vedevano. Ridevo quando scorgevo una roccia tremare e indietreggiare.
Sembrava che tutto avesse molta più paura di me di quanto io non dovessi averne di loro.
Più camminavo più mi accorgevo di particolari e dettagli che all’inizio non notavo. Ad esempio mi resi conto che molti rami non erano tali, se guardavo attentamente potevo scorgere una coda, una pigmentazione e una testa.
L’intera foresta era ricoperta di serpenti che si mimetizzavano in rami. Non capii il motivo di questo assurdo comportamento fino a che un uccellino non si posò su uno di questi. Il serpente si destò subito dal suo sonno e partì all’attaccò mostrando la sua reale figura. Mangiò il pennuto in un solo boccone, per poi tornare nella stessa posizione.
Notai anche tanti piccoli occhietti che mi stavano spiando. Piccole manine che sbucavano dai fiori per aggrapparsi ai miei pantaloni o alla mia maglietta.
Leggeri mugolii da parte di foglie che mi volavano intorno.
L’alicanto aveva ragione, la foresta era viva. Non sembrava incantata, non mi dava l’impressione di essere stata trasformata in esseri viventi, se mai l’incontrario. Mi pareva che fossero stati queste creature ad essere tramutate in alberi e rocce. Il che era abbastanza inquietante.
Vidi molte Driadi, che salutai educatamente ma le creature avevano qualcosa di strano. Solitamente esse sono molto liete dalla propria condizione, quelle che vidi invece parevano enormemente tristi. Sembravano spiriti imprigionati nella corteccia degli alberi e non certo fanciulle che vi dimorassero allegramente.
Volli informarmi e cercai di chiedere proprio ad una di loro.
Arrivai ad un incrocio solcato da quattro sentieri. La creatura mi stava davanti e a separarci vi era la strada sterrata. Non potevo raggiungerla, fino a che non fosse passato un intero branco di Viverna, che sfilava in fila indiana.
Indietreggiai paurosamente, quando mi accorsi della loro presenza. Erano alti cinquanta centimetri e non li avevo affatto visti.
La Driade prese a ridere.
- Ti fanno paura?-
Chiese.
- N-No-
Risposi io.
- Mi hanno colta alla sprovvista-
Tornai ad osservare le creature. Non le avevo mai viste dal vivo.
La Viverna era una creatura simile ad un drago ma molto più piccolo. Camminava verticalmente sulle uniche due zampe che disponeva. Gli arti anteriori mancavano completamente ed erano sostituiti da un paio di ali. In pratica un pollo squamoso.
Disponeva di una lunga coda, il cui aculeo sulla punta era estremamente velenoso ma non si trattava di un essere feroce né violento. Non sputava neanche fuoco, era solamente buffo e scorbutico.
- Ma quanti sono?!-
Chiesi esasperata, affacciandomi al sentiero per scorgere la fine della colonna di creature.
Non capivo perché dovessero camminare così lentamente e in fila indiana.
- Passano da qui ogni giorno. La loro tana è vicina-
Spiegò la Driade. Sbuffai spazientita, volevo passare e non perdere tempo con le follie di quel bosco. Più che pericolosa, la foresta mi sembrava assurda.
Decisi di agire, cercando di scavalcarli. I piccoli draghetti verdi non la presero bene.
Si fermarono, sibilando con le loro lingue da serpente. Sbatterono le ali più volte, facendomi indietreggiare non appena vidi che preparavano la coda per attaccare. Innervositi che la marcia era stata interrotta, l’intero branco si volse per fissarmi attentamente.
Mi ritrassi, affermando che avrei aspettato. Parvero capire, comprendermi appieno.
Dimenticarono lo scontro, rilassando l’aculeo sulla coda e ripresero il cammino.
La Driade scoppiò a ridere.
- Sei il primo demone che teme i Viverna-
Schernì.
- Non sono un demone-
La ninfa all’interno dell’albero mi scrutò a lungo con i suoi grandi occhi azzurri.
- Questa è una foresta di demoni-
- Sono in visita-
Spiegai.
- Nessuno può essere in visita-
Replicò lei contrariata.
- Eppure Fenrir mi ha fatto passare-
Innanzi a quella consapevolezza, la driade tacque. Nessuno poteva sfuggire al controllo del demone di guardia al bosco. Se mi trovavo lì, Fenrir lo aveva permesso.
- Cosa sei?-
Tornò a chiedere l’arbusto.
- Niente di preciso. Sono un misto-
Sbottai, sollevando le spalle.
- Un misto di cosa?-
Continuò la creatura. Era molto curiosa, forse non parlava con qualcuno da tempo.
- Sei una strega?-
- Un po’-
Risposi.
- Se sei un po’ strega, devono piacerti i Viverna-
- Non molto. Perché?-
- Perché uno di loro stabilirà un patto con te-
Sbuffai.
- Non credo a certe storie-
- E’ destino che una strega se incontra un branco di Viverna…-
- Sì, sì-
La interruppi. Conoscevo la leggenda, tutti la conoscevamo. Apparteneva a quando prima della guerra con i Demoni, le streghe usavano i Viverna al posto dei gatti neri.
- Non ne prenderò uno con me-
Affermai.
 - Non hai scelta-
Replicò la Driade.
- Questi draghi minori e le streghe sono sempre stati legati. Una strega è obbligata a prendere un Viverna e a rispettare il patto fra le vostre specie-
- Sai quanti patti ho rotto dalla mia nascita…-
Sussurrai accucciandomi per la stanchezza e continuando a fissare le buffe bestiole.
Il loro passo era bizzarro. Barcollavano sulle due zampe, la coda serviva forse più per equilibro che per attaccare.
- E quale…dovrei prendere?-
Domandai divertita, giusto per curiosità.
- Non sei tu a dover scegliere. Sarà il Viverna che ti sceglierà-
- Che cavolata-
Affermai, mettendomi una mano nei capelli. Figuriamoci ora se uno di quei animaletti si fermava improvvisamente e veniva da me. Non potevano neanche intuire che fossi una strega.
Sospirai di nuovo.
Sapevo che quei draghi una volta erano molto tenuti in considerazione dalle streghe, utili negli incantesimi. Il veleno del loro aculeo era unico e nelle giusti dosi per niente letale, serviva da ingrediente di incantamenti molto potenti.
Io però non potevo dedicarmi ad un animale domestico, non avevo tempo.  
Finalmente il branco di piccoli draghi terminò e anche l’ultimo di loro sfilò davanti a noi, andandosene con la coda dritta.
Il passo era libero.
- Visto?-
Dissi io rialzandomi.
- Non si è fermato nessuno di loro. Quelle che dici sono solo stupidaggini-
La ninfa mi sorrise, chiedendomi di aspettare.
- Eccolo-
- Cosa?-
Mi volsi verso il sentiero dal quale erano giunti tutti i Viverna. Improvvisamente ne scorsi uno, rimasto indietro. Ci raggiunse affannosamente, con il petto che si muoveva veloce per riprendere fiato.
Si fermò davanti a noi, guardandosi da ogni lato. Parve spaventato e iniziò a sbattere forte le ali, emettendo uno strano richiamo decisamente molto acuto.
Alzava la testina e, aprendo la bocca, continuava ad emettere quel suono, senza mai smettere di guardarsi attorno.
- Ma cosa gli prende?-
Chiesi io fissandolo. Mi sembrava più piccolo rispetto agli altri, forse era alto nemmeno quaranta centimetri. Un esemplare maschio, riconoscibile dal colore delle squame di un verde più scuro rispetto a quello delle femmine.
- E’ rimasto indietro e si è perso. Non ricorda la strada-
Gli occhietti rossi del Viverna si incrociarono con i miei. Continuò a mugolare, più lentamente. Anche le ali parevano essersi calmate ed iniziò ad avanzare verso di me, con i suoi piedi barcollanti.
Io indietreggiai.
- Oh no. Cosa vuole?-
- Ti ha scelto. Adesso è tuo-
- No, no-
Replicai io.
- Non mi ha scelto. Si è solo perso e ha paura. Se lo potessimo aiutare…-
- La tana dei Viverna è inaccessibile a qualunque altra creatura. Nessuno sa dove si trovi esattamente e come raggiungerla. Ormai questo piccolo è perso. Se non lo prendi tu, morirà-
Accidenti. Odiavo quando qualcosa di carino moriva per causa mia, a meno che non fossi io a volerlo.
- Stai cercando di farmi pena?-
- Sto cercando di non farti infrangere la promessa fra le streghe e i Viverna-
- Altrimenti?-
- Ho sentito dire che si muore con atroci sofferenze. Una maledizione ti colpirà se non lo accetterai-
Io sbuffai, rimpiangendo di essere entrata nel bosco solo per ripicca.
Non potevo portarmi un draghetto appresso per sempre. Questo però continuava a guardarmi e a venirmi incontro, timoroso e piagnucolante. Cercai di scacciarlo ma pareva molto determinato.
- Sciò. Via. Sciò ho detto-
Mi si aggrappò alle gambe, squilibrandomi al punto da farmi cadere.
Picchiai il sedere al suolo, gemendo.  
La creatura si arrampicò su di me, strisciando sul mio corpo fino al ventre. Giunto sulla pancia si accoccolò, rimanendo a guardarmi dritto negli occhi. Mi pose la testina stanca sul petto e il suo sguardo di fuoco continuò a supplicare il mio.
Un cucciolo abbandonato. Da piccola avevo tentato di prenderne uno. Mia sorella lo uccise.
Sospirai e solo allora notai che la mia maglietta si era alzata. Il Viverna mi stava toccando sulla pelle ma non si feriva. Provai allora ad accarezzarlo con la mano e constatai che non potevo fargli del male. Il primo animaletto che potevo toccare.
- Anche se sono piccoli…sono sempre draghi, vero?-
- Certo-
- Resistono alle alte temperature?-
- Fanno il bagno nella lava-
Qualcosa di resistente, che non potevo ferire o distruggere facilmente. Qualcosa che potevo toccare senza controllare il calore del mio corpo. I Viverna non dovevano essere associati alle streghe, piuttosto ai sangue misti.
- Credo che onorerò il patto-
 
Avevo perso la cognizione del tempo. Non sapevo da quanto ero uscita dal castello e non sapevo che ore fossero. Era difficile vedere la luna attraverso la fitta vegetazione.
Due cose però le sapevo.
La prima era che la creatura verde dietro di me, era il mio Viverna.
La seconda che quella non era decisamente una foresta incantata.
Prima di lasciarci, la Driade rivelò che si trattava di un luogo di punizione. Un bosco reso pericoloso dalla presenza di chi vi era stato rilegato al suo interno. Una grande prigione, un carcere magico dove i condannati venivano tramutati in foresta.
Tutti coloro che avrei trovato dentro quella boscaglia, compresa la Driade con cui avevo parlato, erano demoni che si erano macchiati di crimini molto gravi. Scoprii che nel regno dei Demoni c’era una pena maggiore della morte: trascorrere il resto della vita in luoghi oscuri come quelli.
Pareva che anche i Viverna avessero commesso un crimine tale da essere confinati in quella selva. Il capo stipite del loro branco aveva rotto il patto con una strega di sua spontanea volontà. L’intera sua discendenza dunque stata condannata alla prigionia. 
Fissai la creaturina che cercava di stare al mio passo, barcollando come un pinguino che pretendeva di correre. Diminuii leggermente l’andatura, solo perché mi faceva pena.
Lui mi raggiunse subito, camminandomi a fianco.
- Sei un Viverna cattivo?-
Questo alzò il capo, guardandomi dritta negli occhi e inclinando leggermente il muso.
Ma no, come poteva esserlo. Era solo un cucciolo, nato in cattività ed incolpato di qualcosa che con aveva commesso.  
- Come ti chiami?-
Chiesi io, cercando di rompere il silenzio fra noi due.
- Kiiii-
Rispose questo, aprendo la bocca e dando fiato alle corde vocali.
- Iniziamo bene-
Misi le mani in tasca, cercando di farmi venire qualche idea.
Sapevo che raggiunta la maturità i draghi uniti alle streghe imparavano a parlare ma per lui era ancora troppo presto.
- Sicuro di non avere un nome?-
Chiesi ancora, volgendogli lo sguardo.
- Kiiii Kiiii-
Iniziavo a stufarmi di vedere quella lingua biforcuta venire fuori verso la mia direzione.
- Dunque ti devo dare io un nome…che noia…-
Non ero mai stata capace di dare nomi alle cose o agli animali.
Viverna. Un nome già brutto di per sé. Senza contare che avrei dovuto tenermi quel drago fino alla fine dei miei giorni. Quelle creature verdi potevano vivere anche centinaia di anni. Il Viverna non me lo sarei più staccato di dosso. Un bell’impegno.
Doveva quindi avere un nome serio.
Sarebbe cresciuto, perdendo le buffe sembianze. Affiancati a stregoni potenti, la leggenda narrava che i Viverna assimilavano la forza del padrone e ottenevano quasi le dimensioni di un drago vero. Doveva avere un nome appropriato, che incutesse timore.
- Qualche suggerimento?-
Chiesi io sull’orlo della disperazione.
- Kiiii Kiiii-
- Ci hai provato. Ma non ti chiamo Ki-
Cercai di riflettere. Ci doveva essere qualcosa di decente nella mia testa.
- I Viverna in latino si chiamano Ferret. Ti piace?-
La creatura non rispose e continuò a camminare.
- Come sei difficile. Allora…Drakor?-
Non mi degnò neanche di uno sguardo.
- Va bene, non ho fantasia. Che ci devo fare. Ma la tua mamma come ti chiamava?-
- Kiiii-
Sbuffai. Avrei trovato qualcosa di adatto.
- Più di un nome? Che ne dici?-
La sua coda si mosse ma non aprì più bocca. Credo che anche lui si fosse stufato.
- Akor? Sempre meglio di Drakor, no?-
Continuai così per un bel po’. Sparando nomi a caso e facendo tacere la creatura dalla disperazione. Non mi fermai fino a che non scorsi davanti a me lo scintillare delle acque.
Di notte anch’esso si illuminava. Sorrisi, finalmente avevamo raggiunto il lago.
L’estasi durò poco. Consapevole di aver vinto nella mia trasgressione, ora dovevo semplicemente tornare indietro da Nolan.
Sospirai, decidendo che prima avrei almeno raggiunto la riva.
Procedetti di un passo, poi qualcuno mi bloccò. Una persona sbucò dalla fitta vegetazione, parandomi la strada. Fissai la sua figura con attenzione. Era notte, faceva buio ma la corteccia luminosa degli alberi mi permetteva di scorgere i suoi lineamenti. Si trattava di una ragazza, identica a me.
I miei stessi occhi color oro, i miei vestiti, i capelli che stavano tornando velocemente lunghi. Si atteggiava a me, imitando la mia postura e la mia espressione. Sperai che io non sorridessi davvero in quel modo, altrimenti dovevo nascondermi in un buco per l’eternità.
Arretrai leggermente, preparandomi a combattere, anche il Viverna si pose in difesa.
Nonostante fossimo pronti ad accogliere la sua ostilità, l’altra me stette semplicemente a fissarci.
Io abbandonai momentaneamente la posizione di difesa mentre il draghetto iniziò a stridere con la sua voce acuta. Allargò le ali, sbattendole forte quasi per farsi più grande di quel che era. Coraggioso.
Non mi piacque l’espressione della mia replica alla reazione del Viverna. Lo afferrai per la coda, attenta all’aculeo su di essa, riportandolo dietro di me. Non potevo già farlo uccidere, sarei stata la padrona più terribile del mondo.
- Non sai parlare?-
Domandai.
- Certo che parlo-
Rispose la replica, con la mia voce.
- Dimmi chi sei-
- Te-
- Non credo proprio. Se solo il mio riflesso allo specchio-
Feci notare.
- La tua immagine di me è speculare, all’incontrario. Non sei tanto bravo a imitarmi-
La mia copia si sentì offesa, forse nessuno aveva mai osato dirglielo. I disegni sulla maglietta, l’andatura dei capelli e il resto era tutto opposto.
- Cosa sei?-
Decisi di cambiare domanda.
- Un mutaforma-
Rivelò il demone.
- Lo avevo capito-
Per mostrarmi la sua bravura si tramutò nel mio Viverna, raggiungendo al pari la sua altezza e sibilandogli con cattiveria.
- Posso assumere qualunque forma-
Disse successivamente, mutandosi nel demone Fenrir, a guardia dell’entrata del bosco. Così mi trovai innanzi un enorme lupo dalle zanne affilate e pericolose, forse non dovevo sottovalutarlo.
- Visto? Sono bravo!-
Eruppe, quasi in cerca di complimenti.
- Sei rimasto qua dentro troppo a lungo-
Osservai.
- Oppure eri pazzo già da prima, dimmelo te-
Non ne fu lieto e riprese le mie sembianze, facendomi il verso con le labbra. Iniziava ad innervosirmi. 
- Smettila. Fammi passare-
- Hai paura?-
Domandò l’altra me.
- Posso diventare chiunque e ucciderti-
- Io posso ucciderti pur rimanendo me stessa-
Affermai, cogliendolo di sorpresa.
- Perché non mi mostri il tuo volto?-
- Perché io sono Baldanders. Il demone mutaforma più forte di tutto il regno-
- Che però è stato imprigionato. Non sei poi tanto forte…-
- Ti dimostrerò quanto posso essere pericoloso-
Mi sfidò con rabbia. Cercai di ricordare cosa sapevo su quel demone. Nessuno aveva mai visto la sua vera identità, poteva assumere le sembianze solo di persone che aveva incontrato dal vivo.
La creatura mutò forma ancora una volta trasformandosi in qualcosa che avrebbe dovuto terrorizzarmi.
- Se non hai paura di me, ne avrai per colui che ti ha bandita in questa foresta maledetta!-
Urlando, prese le spoglie di Nolan. Doveva avere almeno un anno meno ma era lui. Leggermente più basso, occhi dorati e vestiti eleganti.
Si avvicinò a me sorridendo malignamente, imitando lo sguardo di sangue del mezzo demone. Le iridi si colorarono di rosso ma non accadeva niente, certamente non possedeva i poteri di Nolan.
Si trattava di un semplice riflesso.
- Non ti inginocchi davanti al tuo Principe?-
- Non è il mio Principe-
Spiegai.
- Impudente! Potrei ucciderti per questo-
- Ma fammi il piacere-
Dissi incrociando le braccia. Non poteva prendere che avessi paura di Nolan.
- Lui non parla così tanto, agisce. Non sei bravo per niente-
- Non mi temi?! Io che ti ho sconfitta e ridotta a questa squallida vita?! Tanto vale che te la tolga allora allora e tu non oserai fermarmi-
Non potei rispondere. Il falso Nolan partì all’attacco per colpirmi a mani nude, gli afferrai il pugno. La sua mano era fredda, certamente non come quella di Nolan. Prima di contrattaccare diedi un calcio al drago dietro di me, per allontanarlo e metterlo al sicuro.
Pronta allo scontro, respinsi la sua forza, spingendolo indietro e colpendolo in pieno volto.
Questo cadde a terra, lamentandosi per l’ustione in pieno volto. Non ci fu nessuno scontro.
La creatura si arrese subito, mugolando con le fattezze del mezzo diavolo.
- Maledetta-
Sbraitò.
- Tu scotti-
- Sei tu che non scotti-
Esposi.
- Come fai a non temere il Principe?!-
Continuò a gridare la creatura.
- Quello è un mostro!-
Roteai gli occhi, incitando il Viverna dietro di me a riprendere a camminare. Lasciammo il falso Nolan a terra, intento a gridare qualcosa sulla foresta e sul lago. Non ascoltai, riflettendo su come tutti i prigionieri di quel carcere fossero tanto deboli. Si trattava di creature di poco conto, un riformatorio più che altro. I veri demoni non si lasciavano imprigionare, le vere leggende non si trovavano lì dentro. Chissà perché Nolan fosse tanto preoccupato che io vi entrassi.
 
Finalmente giunsi al tanto sospirato lago.
Me ne pentii non appena lo vidi, chiedendomi se ne fosse valsa la pena. Ero caduta, rotolata, in debito con Fenrir e ci avevo guadagnato la copia di un drago in miniatura.
Sarei dovuta rimanere nelle mie stanze.
Sospirai, avanzando verso le acque cristalline che riflettevano il cielo sopra di noi.
Sereno, stelle e luna. Uscita dalla selva della foresta, scorgevo gli astri.
Sotto di essi, intorno al lago, passavano le loro ore di detenzione varie creature demoniache.
Degli Alastyn si abbeveravano con il muso fino dentro all’acqua. Si mostravano sotto le loro sembianze base di cavallo, con criniere e code molto folte. Pure le gambe parevano molto possenti.
Poco lontano, a ridosso della riva, vi era un bel gruppo di Veela. Intente a specchiarsi nelle acque iridescenti, le ninfe ammaliatrici mi gettarono subito uno sguardo. Vedendo che non ero un uomo da poter uccidere, smisero di considerarmi.  
Per la prima volta vidi anche un Piasa. Mi avvicinai lentamente, cercando di non creare problemi. Sulla sponda destra questo demone mostruoso stava facendo il bagno, agitando la sua grande pinna. Possedeva il corpo umano, come avevo visto nelle illustrazioni e delle vere e proprie corna di cervo, le ali da pipistrello gli erano però state tagliate.
Quando il Piasa mi lanciò un’occhiata terribile, indietreggiai. Mi fissò con odio, squadrando me e il Viverna. Non destai simpatia nemmeno a tre Nereidi. Giunsero a nuoto dal centro del lago fino a me, osservandomi quasi mi volessero mangiare. Eppure credevo che le ninfe marine fossero creature benevole. Non mi parvero tali quando si avvicinarono, urlando e minacciando di uccidermi.
- Vattene!-
Continuarono.
- Strega!-
Chissà da cosa lo capirono. Dal Viverna?
- Perché sei qui?!-
Me lo chiedevo anch’io. La peggior fuga trasgressiva, di sempre.
Sentendosi minacciato, il draghetto tentò di proteggermi, agitando le ali e mostrando la lingua.
Queste risero innanzi a noi, un’intrusa con una lucertola. Sembravano terribilmente deboli ai loro occhi. In quel caso, come nel precedente, mi preparai alla lotta.
- Consegnaci il rettile-
Vociferavano le ninfe.
- Sarà più utile da morto-
Lo nascosi dietro di me, proteggendolo dai loro occhi.
- Io ho ancora un servitore, intanto-
Feci notare.
- Al contrario non vedo i vostri delfini, neanche i cavalli marini. Voi siete prigioniere e sole. Lontane dall’acqua salata, impotenti. Cosa vi fa credere di non essere più utili voi da morte?-
Mi fecero una smorfia e se ne andarono, sparendo nel lago.
Fu il turno delle sirene.
Cinque di loro comparvero improvvisamente, salendo sui massi adiacenti al lago.
Mostrarono le loro belle e luccicanti code, che illuminarono la riva.
Si aggiustarono i capelli bagnati, lanciandomi occhiate ammalianti. Indietreggiai, non essendone per niente attratta.
- Potete rilassarvi-
Avvisai.
- Non sono un uomo-
- Ehi, noi ti diciamo come fare il tuo lavoro?-
Il mio drago intanto era già partito ed io dovetti rincorrerlo, afferrandolo per la coda. Non sapevo che avessero effetto anche sugli animali. Strinsi la creatura forte a me e cercai di distrarla mentre le donne pesce ridevano per la mia figuraccia.
- Ma state zitte, se non volete che vi faccia alla griglia-
Non sembrarono prendere bene il mio insulto e due di loro si rigettarono in acqua.
Le altre tre rimasero a fissarmi, a sorridermi mentre io le scrutavo.
Era la prima volta che vedevo una sirena, credevo che non si muovessero dal loro golfo a nord del regno. Eppure dovevano aver fatto qualcosa di talmente grave da essere costrette lì, lontano dalle onde, lontano dai pesci.
Rimasi sorpresa anche per il loro aspetto, non sembravano poi così belle una volta viste da vicino. La coda squamosa faceva davvero impressione e non era molto diversa da quella di qualunque altro pesce. La pelle non sembrava candida e perfetta, bensì a me parve viscida e quasi bluastra. Anche le pupille dei loro occhi non erano normali, non condividevo l’idea della “forma mezza umana”. Quelle creature non avevano niente di umano, neanche l’aspetto.
- Vuoi giocare con noi?-
Chiese una, dai i capelli ricci e verdi che era rimasta sullo scoglio.
- Non ci tengo-
- Allora perché sei venuta?-
- Per vedere la tenuta del castello-
- Ah già-
Sospirò l’altra dai capelli rossi.
- Avvolte dimentico di essere nella tenuta di Sua Maestà. In cattività, come un pesce rosso nello stagno di casa-
Espose, con odio.
- Che cosa avete fatto?-
Chiesi improvvisamente, curiosa.
- Avete ucciso troppi uomini?-
Continuai scherzando, per incitarle a parlare.
- Uccidere gli uomini è assolutamente legale-
- Uccidere le donne è vietato-
Spiegarono senza smettere un attimo di sistemarsi i capelli. Ci credo che avessero quell’aspetto orribile, non li lasciavano un secondo in pace.
- Se si tratta di una sirena è ancora più illegale-
Riprese la prima ed io rimasi sconcertata. Non avevo mai sentito parlare di sirene che si uccidono fra loro.
- Se è tua sorella poi…-
Aggiunse la seconda scoppiando a ridere e l’altra la seguì.
- Avete ucciso…-
- Nostra sorella, sì. Era venuta male, non era una sirena-
Iniziò a spiegare la terza, tentando di non ridere.
- Sì, abbiamo fatto un favore alla nostra specie. Quella donna pretendeva che noi smettessimo di mangiare gli uomini. Non era normale, una sirena che non vuole uccidere. Ci faceva vergognare-
- Per di più ci faceva perdere tutti i pasti. Si metteva in cima al golfo impedendo ai marinai di entrarvi, facendoli fuggire. La comunità si era stancata ma nessuno osava toccarla. Era una situazione di emergenza, dovevamo intervenire-
Ne parlavano con serenità e tranquillità, per niente risentite di aver ucciso parte del loro sangue. Piuttosto odiavano non essere riuscite a farla franca.
Finalmente trovavo una creatura degna di me, della mia malvagità. Io però non ero una sirena, ero per metà angelo.
- Come si uccide una sirena?-
Domandai, curiosa.
- Devi strapparle il cuore ragazzina-
Mi spiegò quella con i capelli verdi.
- Lo abbiamo fatto fare a uno degli uomini che la nostra sorella cercava tanto di salvare. Sai, possiamo essere molto persuasive quando vogliamo-
Aggiunse l’altra, senza distogliere lo sguardo da me.
- Siete mostruose-
Le sirene si ritrassero indietro per un istante, offese.
- Tu non dovresti giudicarci-
- Simili parole dette da un simile cuore. Che ironia-
- Noi ti conosciamo, Victoria-
Asserì una, chiamandomi per nome. Molto inquietante.
- Le sirene possono leggere nell’anima delle persone. Dunque non fare la saccente con noi, quando sei ben peggiore di questi demoni che hai davanti-
Annuii.
- Il mio era un complimento-
Dichiarai.
Mi sorrisero ma, non per questo, decisero di lasciarmi andare.
Qualcosa mi afferrò improvvisamente le caviglie, attraverso il tessuto del jeans.
Mi volsi di scatto, notando che mi ero avvicinata troppo all’acqua.
Due sirene, quelle che per prima se ne erano andate, mi presero trascinandomi nel lago.
- Kiiiiiii-
Il piccolo Viverna cercò di difendermi, seguendomi fino al limite dell’acqua. I draghi non sapevano nuotare, se fosse entrato dentro sarebbe morto sicuramente.
Le creature mi condussero velocemente sul fondo del lago, che scoprii terribilmente profondo. La pressione iniziò a farsi sentire e presto la testa prese a farmi male. Il marchio scarlatto si illuminò.
- Hai visto?-
- Si, che divertente. Quella lucertola cercava di salvarla-
- Si è messo pure a piangere! Appena finito con lei, ce lo divoriamo-
Parlavano sott’acqua, perfettamente.
Io al contrario non riuscivo a respirare. Iniziai a scalciare, nonostante la mia forza fosse ridotta a meno della metà in acqua.
Una di loro, non aspettandoselo, perse subito la presa ed io ne approfittai. Raggiunsi la creatura che mi stava ancora stringendo e la presi per il braccio. Questa urlò per il dolore. Anche in acqua, il mio tocco di fuoco si faceva sempre sentire.
La sirena mi mollò, urlando e mostrando i suoi affilati denti. Non sapevo che loro ne avessero ma mi ricredetti quando vidi quelle numerose zanne avventarsi contro di me.
Cercai di scacciarla con un pugno ma servì a poco. Mi mancava l’aria.
Colpita la sirena che si era buttata contro di me, rimase l’altra. Questa parve allontanarsi, ma in realtà si stava solo preparando. Mi colpì con la sua coda, prendendomi in pieno.
Non solo mi lanciò ancora di più verso le profondità del lago ma riuscì a stordirmi a tal punto da non farmi più muovere. Il marchio sul polso bruciava. Faceva male ma lo ignorai, continuando andare a fondo. Sopra di me si stagliavano le sirene, vittoriose. Le loro figure furono l’ultima immagine che vidi. 
 
Quando riaprii gli occhi stavo tossendo e rigettando acqua.
Sentii il terreno sotto di me e questo mi fece intuire di essere all’asciutto.
Vidi la luce argentata emanata dalle foglie degli alberi, il cielo e il volto di una persona.
Iniziai ad udire una voce, appartenente ad un ragazzo dagli occhi d’oro. Il marchio aveva smesso di scintillare e di fare male. Ero al sicuro, o forse no.
- Stupida!-
Distinsi bene, ancor prima di smettere di tossire e di vomitare l’acqua del lago.
Nolan era bagnano fradicio, i suoi capelli mi gocciolavano addosso.
- Come ti è venuto in mente di venire qui?!-
A malapena lo ascoltavo, era proprio un bel risveglio.
Cercai di tirarmi a sedere, nonostante facessi ancora fatica a respirare. Appena fui seduta rigettai ancora acqua e mi chiesi quanta diavolo ne avessi bevuta là sotto.
- Respira maledizione, respira e inspira. Altrimenti finisci subito negli Inferi-
Disse, incitandomi ad imitarlo. Feci dei respiri profondi, gonfiando il petto e rilasciando aria. Dopo un paio di volte già mi sentivo meglio, avevo la sensazione che i miei polmoni avessero bisogno di riprendere tutta l’ossigeno che gli era stato strappato via.
- Non…non…dovevi…tu…-
Continuai a vomitare acqua.
Ma per quanto ero rimasta negli abissi? Sentivo anche decisamente freddo. Le mani di Nolan erano calde in confronto a me. Ne cercai il calore, per tentare di ristabilirmi. Il demone lo capì e mi abbraccio, almeno per farmi smettere di tremare.
- Non dovevo venire?-
Domandò lui, terminando la frase per me.
- Sbaglio o stavi morendo?-
- Sbagli-
A salvarci da un’imminente litigio fu il Viverna. Mi saltò addosso, gracchiando peggio di un corvo. Lo presi fra le mie braccia, percependone il tiepido calore della corazza. Era piacevole.
- Dovresti ringraziarmi invece-
Riprese Nolan.
- Vi ho salvati entrambi-
Alzai lo sguardo verso di lui, domandando cosa intendesse.
- Quando sono arrivato le sirene stavano per affogarlo. Mi è sembrato strano e le ho costrette a liberarlo-
Una cosa buona l’aveva fatta.
- Grazie-
Eruppi, sorprendendolo.
- Grazie per averlo salvato-
Nolan sospirò, sedendosi e rilassandosi un attimo. Tentò di sistemarsi i capelli bagnati, io osservai il lago oltre di lui. Sulla superficie dello specchio d’acqua, giacevano a galla morte tutte le sirene.
Non feci domande. Non chiesi nulla. Fissai lo sguardo degli altri demoni, nascosti fra le fronde del bosco e ben lontani da noi. Erano terrorizzati, decine forse centinaia di demoni che non osavano attaccarci pur vedendoci in difficoltà.
- Cosa volevi dimostrare?-
Domandò improvvisamente Nolan, facendomi rinsavire.
- Perché sei entrata?-
Scossi le spalle, continuando a stringere il Viverna. Emanava un bel calduccio.
- Mi piacciono le foreste piene di demoni-
Il mezzo diavolo non fu per niente convinto.
- Vorrei dare la colpa alla tua cocciutaggine-
Iniziò dicendo.
- Ma la verità è che lui ti stava chiamando-
Dichiarò, indicando il draghetto.
- Come prego?-
- Metà del tuo sangue ha percepito la presenza dei Viverna a breve distanza. E’ il tuo istinto, assoggettarne uno-
- Non è vero-
Replicai.
Nolan mi fece notare come stringevo la creatura.
- E’ caldo, tutto qui. Io non lo volevo-
Protestai.
- Si tratta della cosa più stupida che possa fare, adottare un mini drago. Devo crescerlo, nutrirlo, insegnargli a parlare…-
- Ci riuscirai-
Mi tranquillizzò.
- Tutte le streghe ci riescono. E’ naturale. Diventerà una parte di te-
- Lo vuoi tu?-
Chiesi. Sembrava quasi geloso del mio animale domestico.
- I demoni non hanno legami con i Viverna-
- Già…però hai un lupo alto cinque metri in giardino-
- Quattro metri-
Mi corresse, sorridendo.
 
Mi portò fuori dalla foresta, appena fui in grado di camminare. Senza polemiche.
Non mi sgridò molto per la mia fuga, non a lungo almeno.
Era cambiato, diverso dall’ultima volta che lo avevo visto. Da quando ci eravamo ritrovati al porto, avevo l’impressione che si trattasse quasi di una persona diversa.
Lo punzecchiai con un dito, vicino al confine del bosco-prigione. Sobbalzò, non aspettandoselo.
- Che fai?-
- Tu sei sempre tu, vero?-
Mi fissò stranamente, ridacchiando.
- Certo che sono io-
Appurato che non si trattasse di una persona diversa, il motivo di quel cambiamento doveva trovarsi in altro.
Era maturato, da quando ero corsa a salvarlo da Abrahel. In quell’occasione avevamo litigato, si era mostrato immaturo come al suo solito. Adesso lo trovavo più rassegnato nei miei confronti, pochi mesi prima non avrebbe affrontato quella situazione così pacatamente.
Quando lo avevo incontrato negli Inferi si era mostrato abbastanza normale.
Mi bloccai, nel mezzo della foresta, illuminata. Il Viverna si fermò accanto a me.
- Cosa ti prende?-
Chiese il demone.
- Quanti anni hai?-
Domandai.
Mi squadrò intensamente, per qualche istante senza che il suo volto trapelasse la minima emozione. Stava riflettendo sulla risposta. Quando la trovò, le sue labbra si contorsero in un sorrisetto imbarazzato.
- Perché lo chiedi? Sai benissimo…-
- Quanto-
Lo interruppi.
- Quanto tempo hai trascorso all’Inferno?-
Non ero brava con i calcoli. Era passato qualche giorno, dalla notte in cui Hella mi uccise allo sbarco della Gold Sea sulla costa meridionale. Pochi giorni. Poteva averli trascorsi tutti nell’oltretomba, oppure essere tornato dopo poco. Era stato vago a riguardo, la sua memoria non era stata delle migliori al mio arrivo al porto. Dal suo aspetto esterno non sembrava cresciuto ma lui era rimasto nel distretto di Hel con lo spirito, non con il corpo.
- Dimmi quanto-
Lo incitai.
I suoi occhi vagarono nel vuoto, incrociò le braccia con disinvoltura, sollevando le spalle.
- Non ricordo esattamente-
- Avanti-
Incoraggiai.
- Non sono stupida-
- Ho perso il conto-
Ammise.
- Dopo un po’-
Sospirai, riprendendo a camminare oltrepassandolo. Non era cambiato, in quello. Quando non voleva rispondere, non c’era modo di strappargli un’informazione.
Anche il Viverna riprese il passo.
- Un anno-
Sbottò, sorprendendomi.
Mi fermai, voltandomi verso di lui. Era rimasto indietro, irradiato dalla luce delle cortecce degli alberi. Lo fissai intensamente, lieta che avesse confessato.
- Credo che siano stati dodici mesi. Non ne sono sicuro-
- Solamente un anno? Sicuro?-
Continuai.
- Dopo un anno, ho smesso di farci caso-
Un anno più grande, minimo. Un anno trascorso negli Inferi.
- Ci hai messo così tanto a guarire?-
Nolan scosse la testa.
- Avevo delle cose da fare-
- Tipo?-
- Cose-
Non ne avrebbe parlato, non insistetti. Ero già soddisfatta di aver ottenuto una risposta su due.
Ancora bagnati fradici, uscimmo dalla foresta incontrando Fenrir.
Nolan lo rimproverò con lo sguardo e il lupo indietreggiò.
- Non me lo aspettavo da te-
Affermò, puntandogli il dito contro.
Il grosso demone abbassò entrambe le orecchie, accucciandosi totalmente al suolo. Stette immobile, attendendo la sua punizione. Nolan sospirò, volgendogli le spalle. Intraprese il sentiero per far ritorno al castello, senza aggiungere altro, senza tornare a voltarsi verso Fenrir.
Io lo seguii, a mia volta seguita dal Viverna.
- Non essere troppo duro con lui-
Lo invitai.
- E’ stata colpa mia-
- Lo so-
Sbottò il mezzo diavolo.
- Forse è rimasto lì di guardia troppo a lungo. Un tempo non si sarebbe fatto abbindolare da nessuno-
Tralasciando l’ultima affermazione, mi sorse una domanda.
- Perché tieni un demone come Fenrir a guardia di…niente?-
Chiesi, riferendomi al fatto che il bosco non contenesse nessun serio criminale.
- Dalla tua reazione, avevo creduto che nella foresta dimorasse chissà quale demone terrificante-
- Intanto ti stavano annegando-
- Va bene, mi sono fatta fregare dalle sirene. Ma cinque sirene, adesso pure morte, non sono un motivo sufficiente per tenere Fenrir lì davanti-
- Fenrir non è solo una guardia-
Spiegò.
- Fare da guardia ad una prigione mediocre è in se stessa la sua punizione. Riguardo a te, lo avevo proibito perché sapevo che lì dentro ti saresti “fatta fregare” da qualcosa…-
- Aspetta, la sua punizione?-
Mi raccontò che la corona reale aveva strappato il demone Fenrir ai suoi carcerieri per assoggettarlo al loro servizio. Ma si trattava pur sempre di un prigioniero e come tale doveva essere trattato. Il patto ,con i membri della cabala demoniaca, consisteva nel tenerlo in castigo ogni qual volta non venisse usato in battaglia.
- Sto cercando di liberarlo-
Spiegò Nolan.
- Quando avrò più autonomia, lo libererò-
- Più autonomia da cosa?-
- Dalla nobiltà Infernale-
 
Lasciammo la prossimità del bosco, le cui fronde emanavano luce. Camminammo fra l’oscurità, per risalire la collina da cui io ero rotolata. Affiancando gli appartamenti della servitù, Nolan si fece dare un paio di asciugamani. Avevamo ancora i capelli bagnati che, con l’umidità della sera, non si stavano asciugando. I servi notarono il mio Viverna. Lo fissarono sbalorditi, intimidendolo. Il mini drago si nascose dietro di me, nascondendosi dagli occhi altrui. Coraggioso contro strani mostri nella foresta, pavido e timido verso dei servitori. Avrei dovuto migliorare il suo grado di giudizio.
- Ha già un nome?-
Chiese Nolan, riprendendo il sentiero verso la roccaforte.
- Non ancora-
Ammisi.
- Suggerimenti?-
- Devo trovare io il nome alla tua lucertola?-
- No Lucertola non va bene. Un nome da drago!-
Nolan sospirò.  
- Qualcosa di possente! Di bello! Qualcosa che faccia tremare gli avversari!-
Continuai.
- Stiamo parlando di un draghetto di venti centimetri-
- No-
Replicai.
- Almeno quaranta. Comunque crescerà. Non crescono se non sono affiancati ad un padrone. Con me vicino…crescerà presto-
Spiegai.
- Dunque un nome serio-
Constatò il Principe.
- Esatto-
- Che ne dici di Bithor?-
Propose.
- Ma per favore. Che nome è Bithor?-
- Un nome da drago-
- Niente affatto. Piccolo, ti piace Bithor? Visto?! Non risponde-
- Ah, perché risponde pure-
Ridacchiò il demone.
- Certo che risponde-
Il Viverna taceva, tentando di tenere il passo.
- Neceron?-
Suggerì.
- Ne…che?-
- Neceron. Bello non credi?-
Il draghetto verde ed io ci guardammo, lui non rispose. Non lo gradiva.  
- Va bene. Allora, Kilmor?-
- Kiiii-
Urlò il Viverna aprendo la bocca e mostrando la sua lingua rosa e biforcuta.
- Non ci credo. Ma è brutto. Io scherzavo-
Sbottò Nolan.
- A lui però piace. Vedi? Abbiamo gli stessi gusti-
- Ah si? Aspetta. Che ne dici di Fragore?-
- Kiiii-
L’animaletto verde ripeté la stessa scena e Nolan rimase in silenzio.
- Visto gli piace!-
- Due nomi?-
- Si. Pensavo a qualcosa di lungo…con magari anche un aggettivo…-
Il mezzo diavolo ci pensò un istante, riflettendo sul fatto che fosse un drago.
- I Viverna non sputano fuoco, vero?-
- No-
Risposi io.
- Molto poco e con molta fatica-
- Allora, Ash Creator?-
- Bellissimo!!!-
Confermai io. Creatore di cenere mi pareva perfetto.
- Ricapitolando. Kilmor Fragore Ash Creator. Ti piace?-
Chiesi rivolta al Viverna.
- Kiiii Kiiii-
Fece i salti di gioia. Il nome era deciso.
  
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