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Autore: breath    27/09/2014    5 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"What were you really thinkin'?
 What did you need?
 'Cause all those wounds forever bleed

 Drink me, it's a nightmare
 It's the needle in your veins

 So tell me how to do it?
 How to do what I'm gonna do?
 How to keep the knife from inside of you?
 Baby, now you're lower too."

| Slash's Snakepit - Lower |

-Slashhh- Bonnie sfilò le chiavi, ricevute qualche giorno prima, dalla serratura e chiuse dietro di lei la porta della casa che il chitarrista aveva comprato a Walnut Drive, su per Laurel Canyon, mesi prima, ma nella quale si era trasferito solo da una settimana, quando finalmente i lavori di ristrutturazione erano finiti.
- Che c'è?- il ragazzo si materializzò nel soggiorno, che assomigliava in maniera impressionante al set del video di Patience, con il solito cocktail in una mano e nell'altra una macchina fotografica delle sue. 
La ragazza, ignorando per il momento quel piccolo particolare, corse verso di lui e praticamente gli saltò in braccio aggrappandosi alle sue spalle.
- RIP Magazine mi ha assunta come una dei suoi fotografi!- esclamò al settimo cielo. Finalmente i suoi sforzi e il suo duro lavoro stavano portando dei risultati. 
L'ingaggio con i Guns l'aveva trovato più per fortuna che per altro, grazie al salvifico intervento di Vicky Hamilton che aveva messo in luce il suo talento ancora acerbo. Il suo lavoro con la band durante quel primo tour e poi durante quelli successivi, aggiunti a tutti i lavori fatti dopo, avevano contribuito a fare spargere sempre di più il suo nome per Los Angeles e la famosa rivista di musica l'aveva chiamata qualche giorno prima per fissare un incontro per quella mattina, incontro nel quale le avevano offerto un posto tra le fila dei loro fotografi per alcuni mesi. 
RIP Magazine era una delle riviste più in voga al momento e il fatto che l'avessero notata era un ottimo segno del suo percorso come fotografa.
-Piccola, è fantastico- disse il riccio stringendola forte e rispondendo al bacio entusiasta della mora con la stessa intensità. 
Si staccò da lei solo per abbandonare il bicchiere e la macchina fotografica su un tavolino basso di vetro, cercando contemporaneamente di tenerla in braccio e scatenando le risate divertite della ragazza per i suoi buffi tentativi di non rovesciare la bevanda e di non fare cadere lei. 
Infine, quando le sue mani furono finalmente libere, si lasciò cadere sul divano ricominciando a baciarla con crescente ardore.
Bonnie si allontanò da lui di qualche centimetro, le guance rosse e un sorriso aperto sulle labbra, e portò le braccia ai lati del corpo per alzarsi il vestito che aveva indosso, notando l'espressione soddisfatta che il riccio assunse quando vide che non portava il reggiseno. 
Si allontanò da lui solo per lo spazio sufficiente affinché lui si abbassasse i pantaloncini che portava e lei potesse togliersi l'intimo. 
Tra loro era sempre così, la passione li travolgeva all'improvviso e vi si abbandonavano senza remore, non importava più di tanto dove fossero in quel momento, se in macchina, a casa di qualcun altro o in un'altra stanza che non fosse la camera da letto. 
Alla fine, da quando Slash si era trasferito, avevano usato veramente poco il letto, almeno per quel genere di attività, più impegnati ad inaugurare ogni stanza della casa a modo loro.

Bonnie si muoveva lenta su di lui appoggiandosi alle sue spalle e dettando lei il ritmo. Guardò la sua bocca peccaminosa schiudersi per lasciarsi sfuggire bassi gemiti, sentì le sue mani accarezzarle i fianchi e poi scendere sui suoi glutei per stringerli. Socchiuse gli occhi in preda al piacere, inarcò la schiena facendo sì che i loro addomi si scontrassero in quella dolce battaglia poi avvicinò il viso al suo lasciando che i scuri riccioli di Slash le solleticassero gli zigomi. 
Le sue labbra si avvicinarono al suo orecchio e non riuscì a frenarsi, non riuscì a trattenere quelle parole che da settimane erano in agguato sulla punta della sua lingua, in attesa di sfuggire ladre fuori dalle sue labbra traditrici.
- Ti amo.-
Slash aprì gli occhi, prima socchiusi, girando il viso verso di lei e guardandola sorpreso ma non disse niente, la prese invece per i fianchi e la fece stendere sul divano prendendo lui il controllo, aumentando il ritmo dei loro movimenti e raggiungendo dopo poco il piacere, baciando poi la ragazza ed accarezzandola sapientemente finché anche lei non lo raggiunse. 
Quando sentì che la presa delle dita della mora sulla sua schiena si era allentata si stese accanto a lei e la attirò contro il suo petto respirando affannosamente e chiudendo gli occhi soddisfatto.
Le mani del riccio, posate una sulla sua schiena e una tra i suoi capelli, erano l'unica cosa che vestiva Bonnie, la quale aveva appoggiato una guancia sul suo petto e si mordicchiava nervosamente il labbro guardando davanti a lei senza realmente vedere la fantasia con la quale era intessuta la stoffa che fungeva da copri divano. 
Le sembrava di avere fatto un enorme sbaglio a pronunciare quelle parole, anche se sul momento le erano venute fuori naturalmente. 
Aveva sempre affermato convinta di non avere mai provato niente di simile all'amore per nessun ragazzo e da quando aveva incontrato Slash si era convinta ancora di più di essere stata nel giusto perché le bastava fare un confronto tra il riccio e i ragazzi che aveva avuto prima per rendersi immediatamente conto della differenza. 
I sentimenti che aveva provato per lui, anche se all'inizio consistevano solo in una semplice attrazione fisica, erano stati fin dall'inizio a un altro livello rispetto a quelli mai provati, più intensi, più profondi, più sconvolgenti, tanto che le sembrava di farsi ogni giorno almeno dieci giri sulle montagne russe dei sentimenti. 
Nessuno le aveva mai fatto un effetto così intenso prima di allora e, se all'inizio aveva ignorato il più possibile questa cosa, con il passare dei mesi e con l'intensificarsi dei sentimenti che provava nei suoi confronti, aveva capito finalmente di stare provando anche lei quel sentimento che prima le era sconosciuto. 
Da quando lo aveva realizzato le era venuto più volte istintivo dirgli quelle parole ma ogni volta si era trattenuta, spaventata di pronunciarle per la prima volta in vita sua e terrorizzata che lui non ricambiasse. 
E quando finalmente le aveva dette si ritrovava ad affrontare quel silenzio che per lei stava diventando insopportabile. 
A quel punto non sapeva se sperare che lui parlasse o piuttosto sperare che lui non si fosse accorto di nulla.
- Bonnie...- Slash la richiamò e lei alzò timorosa lo sguardo su di lui, appoggiando il mento sul suo petto. 
Incrociò il suo sguardo, pacifico e soddisfatto dopo l'amplesso, osservò le sue occhiaie marcate e poi lesse nei suoi occhi qualcosa di indefinito a cui non seppe dare un nome ma che impreziosiva quegli occhi scuri come la pece.
- Anche io ti amo.-

- Tu cosa hai fatto oggi?- erano ancora sdraiati su quel divano mentre l'ultima luce del giorno si nascondeva dietro le colline.
- Io e i ragazzi abbiamo provato un po' ma abbiamo finito prima perché Steve doveva andare.-
- E' partito con Doug in Arizona?- Slash annuì sovrappensiero. 
Quando qualche settimana prima Steve aveva annunciato a tutti loro che si era sposato a Las Vegas con una certa Cheryl, ragazza di cui avevano sentito parlare più volte ma che non avevano mai visto, finendo quindi per pensare che non fosse neanche vera, Bonnie aveva sperato che la presenza stabile di una figura femminile nella sua vita avrebbe calmato l'ossessione del batterista per la droga ma ciò non era successo. 
La mora sospettava che Cheryl, che le era stata presentata qualche giorno prima, non sapesse neanche che Steve aveva dei problemi di quel tipo e non se l'era sentita di verificarlo, timorosa che avrebbe attenuato la luce di felicità che animava i suoi occhi.
Nonostante avesse una bella casa, una moglie e persino un cane, le abitudini del ragazzo su quel fronte non erano cambiate di una virgola, anzi, erano peggiorate.  Certo anche quelle di Slash lo erano ma cercare di risolvere il problema droga nella band partendo dal batterista, in genere più morbido e accomodante per quando riguardava queste cose, era tacitamente sembrata la cosa migliore a tutti. 
Doug aveva quindi proposto al biondo di passare un po' di tempo in un golf resort in Arizona per allontanarsi dalle tentazioni di LA e in questo modo ripulirsi anche. Se il piano avesse funzionato, Bonnie lo sapeva, il prossimo a fare i conti con una cosa del genere sarebbe stato il ragazzo che in quel momento le accarezzava distratto i capelli e non riusciva a non pensare che gli serviva una cosa del genere. 
Sebbene la uccidesse vederlo autodistruggersi così, non riusciva a fare qualcosa in proposito. 
Quando quello spinoso argomento veniva fuori in una discussione vedeva che lui subito si irrigidiva e chiudeva a riccio oppure leggeva la frustrazione prendere possesso del suo corpo. 
In quei momenti lasciava perdere tutto e si ripeteva che l'importante era stargli vicino, che alla fine ne sarebbe uscito come aveva già fatto anche prima. 
Anche se, una vocina nella sua testa le ripeteva sempre più spesso che la situazione questa volta era infinitamente più grave.

Uno sparo risuonò potente e nitido nell'aria squarciando il silenzio della notte. Bonnie spalancò immediatamente gli occhi nell'oscurità e cercò di distinguere qualcosa nel buio della stanza. 
Il panico nel suo corpo si mescolava alla confusione data dall'essersi appena svegliata. 
Rimase un altro secondo sotto le coperte, tremante, in attesa di sentire qualsiasi rumore poi istintivamente allungò la mano nel letto aspettandosi di trovare il caldo corpo di Slash accanto a lei. 
Ma accanto a lei non c'era nessuno e il letto era freddo. 
Il panico la invase ancora di più e l'allarme antincendio che partì in quel momento non le fu in nessun caso d'aiuto. 
Sapeva che Slash aveva delle pistole in casa, non ne aveva mai fatto mistero, quindi non sapeva se quel colpo fosse partito per mano sua, e se sì perché, o per mano di qualcun altro che era entrato in casa. 
Scostò con violenza le coperte e cominciò a scendere lentamente le scale del soppalco sul quale si trovava il letto, tendendo le orecchie in attesa di sentire qualsiasi rumore a parte quello dell'allarme e quello del furioso e martellante battito del suo cuore.  
A tentoni cercò nel buio la porta, sapeva che lì vicino c'era una statuetta di bronzo alta circa mezzo metro di un guerriero africano. Incontrò con le dita il freddo metallo di cui era fatta e la afferrò: in quel momento le sembrava un'arma più che adatta nel caso in cui qualcuno si fosse introdotto veramente in casa. Sempre muovendosi lentamente si avviò verso il corridoio debolmente illuminato da una lampada e si guardò circospetta intorno. 
Vide che non c'era nessuno, controllò il bagno vuoto e poi si avviò silenziosamente verso le scale per andare al piano di sotto, sempre con la statuetta stretta saldamente in una mano. 
Dove diavolo era Slash?
Scese le scale circospetta, maledicendo ogni secondo il rumore stridulo dell'allarme, e arrivò nel soggiorno, illuminato anche esso fiocamente da alcune lampade sparse in giro. 
Lo vide subito. 
Slash era sdraiato supino per terra in mezzo alla stanza, era immobile e fissava il soffitto, un fucile e una macchina fotografica accanto a lui. 
Bonnie si precipitò immediatamente da lui, noncurante della possibile presenza di qualcun altro in casa, terrorizzata che fosse ferito, controllò velocemente che non uscisse sangue da qualche parte del suo corpo e finalmente gli chiese
- Cosa è successo?-
Il ragazzo continuò a fissare il soffitto senza accorgersi della sua presenza. Vedeva il suo corpo tremare e notò sull'avambraccio e sull'addome due punture con ancora del sangue raggrumato sopra, segno che si era appena fatto di qualcosa. 
Se era fatto significava che avrebbe dovuto stare attenta a quello che faceva, le reazioni del ragazzo erano imprevedibili in quei momenti ma, complice l'adrenalina e l'agitazione, non poté non scuoterlo leggermente per le spalle e rifargli la stessa domanda. 
Slash finalmente la guardò negli occhi e disse
- No niente, mi è scappato un colpo mentre ero di pattuglia.- Bonnie aggrottò la fronte confusa a quelle parole, chissà che trip si era fatto.
- Quindi non è entrato nessuno in casa... siamo solo noi due sì?- chiese, giusto per essere sicura.
- Ci siamo noi e loro- disse lui tranquillo, rimanendo nella stessa posizione. Il suo sguardo vagava per la stanza, si fermava sul suo viso e poi ricominciava lo stesso percorso.
- Loro chi?- chiese Bonnie di nuovo spaventata.
Ma il ragazzo non fece in tempo a risponderle che si sentì un colpo violento contro la porta, come se qualcuno stesse cercando di sfondarla. Entrambi guardarono timorosi la porta d'ingresso poi Slash si alzò, sfilò dal retro dei jeans un'altra pistola e corse al piano di sopra verso la finestra che dava sulla strada. Mentre anche lei lo raggiungeva lo sentì chiedere con un tono più o meno normale
- Qualche problema?- 
- Non lo so signore me lo dica lei, il suo allarme sta suonando da più di mezz'ora- sentì la voce profonda di un uomo rispondere e sbirciò da dietro le spalle del riccio in strada: un camion dei pompieri era parcheggiato di fronte alla casa e alcuni pompieri avevano effettivamente cercato di sfondare la porta. 
Slash cercò di convincerli con un tono rassicurante del fatto che non c'erano fuochi in casa ma non ebbe molto successo, anche se era buio si notava lontano un miglio la sua espressione eccessivamente vigile ed agitata.
- Ci siamo dimenticati del cibo nel forno e non sapevamo come disattivare l'allarme- disse Bonnie quando vide che l'uomo guardava sospettoso Slash. 
Le sue parole sembrarono convincerlo che fossero solo dei ragazzini sprovveduti e un po' stupidi quindi dopo poco lui e i suoi colleghi se ne andarono. Bonnie tirò un sospiro di sollievo e si girò verso Slash squadrandolo. 
- Mi vuoi dire che diavolo stavi facendo armato fino ai denti in casa?- 
- Te l'ho detto, ero di pattuglia- ripeté lui spazientito avvicinandosi con uno scatto al suo viso, facendole mancare il fiato per un momento perché non sapeva cosa avrebbe fatto. 
Cercò allora di calmarsi, sapeva che doveva assecondarlo, anche perché se lo avesse corretto lui non le avrebbe dato retta, ancora immerso nel viaggio che a quanto pareva si stava ancora facendo. L'immagine della macchina fotografica abbandonata per terra fece capolino nella sua testa e solo in quel momento si ricordò che anche quel pomeriggio lo aveva trovato con l'oggetto in mano.
- E perché avevi con te una macchina fotografica?-
- Per fotografarli no?- rispose il riccio come se fosse la cosa più scontata del mondo.
- Cosa? Chi? Di chi stai parlando?- chiese lei ormai esasperata, lasciando perdere ogni cautela.
- Quegli omini! Sai, sembrano le creature di Predator, solo che sono più piccoli e hanno i dread, li vedo sempre quando mi faccio di speedball però non riesco mai a vederli per bene perché mi sfuggono sempre quindi ho pensato che se fossi riuscito a fotografarli avrei potuto finalmente vedere come sono fatti completamente- disse lui tranquillo, solo leggermente frustrato per quel piccolo inconveniente e minimamente preoccupato per il fatto di vedere strane creature. Bonnie lo guardò in silenzio di nuovo spaventata, non aveva una conoscenza profonda degli effetti delle droghe sulla psiche ma si rendeva comunque conto che se cominciava a vedere cose strane quando si faceva di sicuro non era un buon segno. 
Quando Slash vide che non diceva niente la prese per mano conducendola veloce al piano di sotto.
- Vieni, te li faccio vedere, sono riuscito a fare delle foto e in alcune si vedono, anche se non del tutto.-
Una volta arrivati in soggiorno il riccio si mise a cercare freneticamente qualcosa aprendo cassetti, salvo poi lasciarli aperti, e frugando nei posti più disparati della camera finché dopo un po' non tirò fuori da un cassetto un mucchio di fotografie polaroid, erano tantissime, tanto che le sue mani a fatica le trattenevano. 
Si sedette per terra, invitandola a fare altrettanto, e con tono concitato ed entusiasta cominciò a indicare le foto dicendo 
- Ecco vedi? Uno è qui, gli si vede solo un braccio e un po' della faccia... in questa invece si vede quasi del tutto, stava qui, proprio sulla mia spalla e quando l'ho scattata stava per buttarsi di sotto. Vedi?- la guardò, il dito ancora puntato sull'ultima foto, in attesa di una sua conferma.
- Allora? Capisci di cosa sto parlando adesso?- 
Bonnie lo guardò in silenzio, riguardò le centinaia di foto sparse sul pavimento che lo ricoprivano come un tappeto e sentì chiaramente una voragine di angoscia aprirsi nel suo stomaco e farsi ogni secondo più larga.
- Slash... non c'è niente in queste foto- mormorò dopo un lungo silenzio guardandolo. 
Vide il suo sguardo confuso e deluso ed abbassò gli occhi. 
Dopo che il ragazzo le aveva fatto vedere quelle foto sentì di non potere più ignorare la gravità della situazione, fu come se quelle immagini impresse sulla pellicola avessero appena fatto crollare il fragile castello di vetro che ostinatamente aveva costruito in quelle settimane. 
Aveva cercato di non preoccuparsi troppo, aveva cercato di non dare un peso eccessivo alle occhiaie che perennemente macchiavano il viso del ragazzo, al suo sguardo perso, alla disperazione che certe volte, quando la stringeva, sembrava scaturire dal suo corpo. Si era detta che era solo un periodo un po' difficile e che quella era la maniera di Slash per superarlo senza uscirne pazzo, che sarebbe bastato essere sempre accanto a lui, fargli capire che lei c'era per aiutarlo ad affrontarlo ma ora si rendeva conto che ormai la dipendenza di Slash aveva assunto tinte più oscure che non poteva più ignorare. 
Ormai non bastava più stargli accanto e sperare che passasse. 
Si chiese cosa sarebbe successo la prossima volta. 
Avrebbe fatto come Izzy? L'avrebbe scambiata per un nemico e magari le avrebbe sparato? 
Già lo scatto che il ragazzo aveva fatto prima nella sua direzione l'aveva spaventata, non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se Slash avesse perso del tutto il controllo.
Ora che l'effetto dell'adrenalina era passato Bonnie si sentì schiacciare da quell'enorme peso che fino ad allora aveva portato sulle spalle cercando di essere forte. 
Sentì che calde lacrime si avventuravano timide sulle sue guance e non riuscì a frenarle. Tenne il viso basso, non voleva che lui la vedesse, e cercò con tutte le sue forze di smetterla, non doveva piangere, doveva essere forte, ne sarebbero usciti, continuava a ripetersi come un mantra nella testa. 
Ma il suo silenzioso piangere diventò inevitabilmente più forte, più rumoroso e il suo corpo non riuscì più a mascherare la tempesta che lo scuoteva. 
Cominciò a singhiozzare rumorosamente, la schiena curva tremante e la testa bassa, premendosi con forza una mano sulla bocca per cercare di fare meno rumore. 
 Ma quando sentì che le braccia di Slash la circondavano lasciò perdere ogni tentativo di nascondere le sue lacrime e si aggrappò a lui stringendolo forte, dando finalmente libero sfogo a tutta l'ansia, la preoccupazione e il dolore che si era tenuta dentro fino a quel momento. 
- Ehi, ehi. Perché piangi?- mormorò lui, preoccupato nonostante non fosse del tutto in sé. 
Ma Bonnie non rispose, semplicemente non riusciva ad articolare nessuna parola; il suo era il pianto di un bambino, talmente intenso e disperato da escludere le parole. 
Continuò a piangere e a stringersi a lui, bagnando la sua pelle con lacrime salate mentre lui la cullava e le accarezzava piano la schiena cercando di calmarla. 
Non l'aveva mai vista in quello stato, lei era quella forte, quella che non si scomponeva praticamente davanti a niente e non sapeva come comportarsi o cosa pensare. Certo l'aveva vista triste o arrabbiata ma mai così... addolorata, come se qualcosa la stesse dilaniando da dentro.
Quando finalmente il suo pianto si calmò, la ragazza continuò a stringerlo, le braccia intorno al suo collo e le gambe a circondargli i fianchi, aggrappandosi a lui e guardando silenziosa nel vuoto. 
Si staccò dopo poco e cercò dei fazzoletti per poi soffiarsi rumorosamente il naso, tutto questo sotto lo sguardo di Slash, infine si avviò in silenzio, distrutta dopo gli avvenimenti di quella notte e dopo quel pianto, verso il piano di sopra. 
Il riccio si alzò subito in piedi e le corse dietro per poi fermarla trattenendola per un gomito e forzandola a girarsi.
- Bonnie! Cosa cazzo ti è successo?- le chiese spazientito e preoccupato. 
La mora abbassò lo sguardo ma lui le alzò il mento per poi sfiorarle con le dita le guance bagnate.
- Perché sei scoppiata a piangere?- chiese di nuovo, stavolta con un tono più dolce. 
Lo sguardo Bonnie seguì ipnotizzato il percorso di una lacrima sulla spalla nuda di Slash, che stava silenziosamente scivolando sulla sua pelle lasciando dietro di sé una scia salata, finché non venne asciugata dalla mano del ragazzo che infastidito si passò le dita sulla spalla. 
Solo a quel punto la ragazza incrociò i suoi occhi neri che la fissavano interrogativi.
- Io non ce la faccio più Slash, pensavo di potere continuare così ma non ce la faccio!- disse con la voce leggermente più roca, ancora segnata dal pianto.
- Non ce la fai più a fare cosa?- chiese lui confuso. 
- Questo- disse lei esasperata alzando le braccia in alto. 
- Fingere che vada tutto bene, fingere che tu non stia ogni giorno peggio, ormai vengono a trovarti più spesso gli spacciatori che gli amici! Non mi ricordo neanche l'ultima volta che non ti ho visto fatto e se adesso mi dici anche che vedi cose che non ci sono, perché quei cazzo di omini non esistono Slash, significa che la situazione è anche peggiore di quanto pensassi e non riesco più a starmene buona, a non dire niente.-
Fece una pausa riprendendo fiato dopo l'accalorato discorso. 
- Slash devi smettere, questa cosa è malata e ti sta distruggendo- disse infine guardandolo. 
Vide i suoi occhi, prima confusi, guardarla feriti, come se si sentisse tradito da lei, e poi arrabbiati. 
Non aveva gradito, non gli piaceva quando la gente gli diceva cosa fare, soprattutto per quanto riguardava quell'argomento, e lei lo sapeva, l'aveva sempre saputo, per quello si era sempre trattenuta dal dirgli quello che pensava in proposito. 
Fino a quella notte, quando non era più riuscita a fare la parte della spettatrice in quel teatrino degli orrori che era diventata quella vita. 
Vide che le voltava le spalle senza più dire nessuna parola e sospirò rassegnata, non poteva dire che non si era aspettata una reazione del genere, ma comunque faceva male vederlo allontanarsi da lei. 
Con quella voragine ancora presente dentro di lei si avviò a sua volta nella direzione opposta, verso le scale e poi nella camera da letto, per cercare di riprendere sonno o per piangere le sue lacrime in solitudine. 
Sapeva che la parte di letto di solito occupata da Slash quella notte sarebbe rimasta desolatamente vuota.


Inizialmente non era pianificato il pezzo iniziale sdolcinato ma a volte tendo a diventare sadica e (la smarties lo sa! :D) a scrivere pezzi gioiosi prima di far succedere cose brutte. Dunque, per chi non lo sapesse, Steve si è davvero sposato nell'estate dell'89 (il 6/7/89, così non si sarebbe dimenticato mai l'anniversario, ha scritto nel suo libro. Furbo lui, eh!) con questa Cheryl. Per quello che succede la notte naturalmente ho riportato molto di quello che Slash ha scritto solo che al posto della sua ragazza di allora, Megan (che tra l'altro deve aver avuto qualche problema alle orecchie per non sentire uno sparo, seguito dall'allarme e dai pompieri che cercano di sfondare la porta di casa. Mah, mi sono sempre chiesta se quella ragazza avesse dei problemi) ho inserito Bonnie, che è un attimino più sveglia. So che le reazioni di Slash sono un po' troppo razionali per essere da tossico in trip ma ho pensato che l'effetto fosse già un po' passato. La scena delle foto in realtà mi è venuta in mente dopo aver letto nel libro di Duff che Slash gliene aveva portate un sacco in cui non si vedeva niente.
Per il resto non penso ci sia molto altro da dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto, magari se avete due secondi di tempo fatemi sapere cosa ne pensate, e spero di riuscire a pubblicare il nuovo prima del prossimo weekend ma non promette niente.
Ultima cosa: consiglio vivamente l'ascolto della canzone di questo capitolo, oltre ad essere stra bella (e in live è ancora più bella) si adatta alla perfezione a questo punto della storia.
Breath

 

  
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