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Autore: Lely_1324    27/09/2014    3 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L.A. 18 Ottobre 11:30 p.m.

 

Chiuse gli occhi per un istante, e abbozzò un mezzo sorriso fra quei capelli di seta, mentre la testa di lei si sollevava leggermente in un sospiro di commozione.

Colin: “Non avrei mai creduto che Kill Bill 2 fosse un film strappalacrime..”

Jen: “Non sto piangendo”

Le alzò il mento con un dito, costringendola a guardarlo negli occhi: “Vedo lacrime” mentre in viso gli si dipingeva quel suo solito sorrisetto ironico “voi donne pretendete sempre il lieto fine..”

“C’è stato il lieto fine!” esclamò Jen indispettita “lei ha fatto ciò che riteneva più giusto e ha ritrovato il suo bene più prezioso..la sua bambina!”

“Ma uccide il suo uomo..proprio come Jeanne in Ultimo Tango..” continuò Colin, corrugando la fronte in un’espressione di finto spavento.

“Già..” gli rispose con un sorriso malizioso “bisognerebbe prendere esempio da donne così..”

“La prossima volta vediamo un cartone animato, ok?” continuò lui, ridendo sommessamente.

Ma lei non lo ascoltava più: le sue piccole mani giocavano nervosamente coi bottoni della camicia di lui, mentre il pensiero le volava chissà dove. Quei suoi brevi momenti di sospensione lo riempivano di incanto e di stupore, e lo paralizzavano di paura. Sembrava una farfalla pronta a spiccare il volo.

“Un penny per i tuoi pensieri” proruppe Colin, intrecciando le dita fra le sue.

Jen: “Hai mai visto le lucciole?”

Una farfalla...

Colin sorridendo: “No, non credo che ce ne siano in Irlanda”

Jen: “Quand’ero bambina passavo molto tempo a casa di mia nonna, quella di cui ti ho parlato, che poi si è ammalata..aveva una casa ad Arlington Heights, con un prato grandissimo..qualche volta, nelle sere d’estate, comparivano questi piccoli gruppi di puntini luminosi, e cominciavano a danzare fra l’erba alta..io e Julia ne eravamo estasiate..” Sollevò il volto dal petto di lui, guardandolo con tenerezza: “ma a Los Angeles non le ho mai viste. Peccato.”

Peccato non poterti portare con me a Chicago..Colin si schiarì la voce, sospirando in maniera buffa. Se fosse stato un altro tipo di uomo, l’avrebbe baciata adorante in un momento come questo, quando lei sapeva essere ancora più dolce, e lo guardava come se lui fosse tutto il suo mondo. Ma non era abituato a quel tipo di amore, e si schermiva, si difendeva, quasi senza rendersene conto.

“Mmm..ti commuovi per un film di Tarantino e per degli insetti con la lampadina..Madre Teresa impallidisce ancora di più al tuo confronto..”

Jen scoppiò a ridere, mettendosi a cavalcioni su di lui e serrandogli il bacino fra le ginocchia, con un sorriso trionfante.

Colin mugolò di piacere e di un leggero dolore: “Non dirmi che Pai Mei ha insegnato anche a te la tecnica dell’esplosione del cuore con cinque colpi delle dita..”

“L’apparenza inganna..non sono poi così docile e sprovveduta..” e gli si avvicinò alle labbra, girandoci intorno con le proprie, baciandolo appena agli angoli della bocca, cullandosi sopra di lui, torturandolo piano, come a volte le piaceva fare.

“Dovrò comportarmi bene allora..” sospirò Colin ad occhi chiusi.

Adesso gli stava baciando le palpebre, anche lei con gli occhi serrati, le mani sulle sue guance ispide, i polpastrelli che seguivano le linee del suo viso, come un cieco che cerca di decifrare al tatto l’identità dell’amato: “Ho passato una serata bellissima. Ora sarà meglio che vada.”

Colin le serrò i polsi d’istinto, svegliandosi di soprassalto da quell’incantesimo. Controllò l’orologio, calcolando velocemente quante ore dovevano ancora passare prima che un volo della Irish Airline atterrasse al LAX e gli portasse sua moglie e i suoi figli.

Jen si liberò dolcemente della presa e si staccò dal suo abbraccio, lasciandolo stordito, eccitato e a disagio. Ma le sveltine non erano più roba per loro.

La vide dirigersi in bagno, e poi in camera da letto, e in cucina, dove prese dal tavolo un sacchetto aperto dei suoi biscotti preferiti: infine ritornò in salotto, raccolse la borsa dal divano, dove lui era rimasto seduto, con le gambe divaricate e quell’espressione confusa, infilò i biscotti nella borsa e diede un’ultima occhiata in giro, preoccupata di avere dimenticato qualcosa. Niente. Non ci sarebbe più stata alcuna traccia di lei in quell’appartamento, almeno per i prossimi dieci giorni. Finalmente, lo guardò di nuovo negli occhi:

“Ci vediamo domani sul set.”

Colin annuì lentamente, alzandosi controvoglia dal divano, e la accompagnò verso la porta.

“Stai qui” gli disse Jen, posandogli la mano sul petto. Colin annuì ancora e, senza dire una parola, le prese la testa fra le mani, e la baciò, intensamente, seriamente, mentre lei si sollevava sulla punta delle dita e lo accoglieva con tutta quella straordinaria comprensione di cui era capace.

Si staccò, ansimando ancora sulle sue labbra, e con le dita della mano lo colpì divertita all’altezza del cuore, mimando un’improbabile mossa di kung-fu. Poi, con la stessa mano, lo salutò sorridendo, e abbandonò quella casa.

Colin chiuse la porta a chiave, e si massaggiò il petto, sentendo ancora sotto le sue dita il calore lasciato dalla mano di lei: “Mi farà davvero esplodere il cuore.” E in quel momento aveva già fatto la sua scelta.

  
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