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Autore: CUCCIOLA_83    06/10/2008    4 recensioni
Nuovi arrivi in casa Lupin? Certo, e non solo a casa lupin, i Black non sono messi meglio. Ma se pensate che tutto proceda liscio come l'olio vi sbagliate, tra scoperte ed incidenti vari ecco a voi una ff che spero vi faccia ridere ma anche commuovere, incentrata interamente sulla mia visione della vita di coppia, e non solo, di Remus e Tonks, e di Sirius e la sua compagna (Silphie non è una mia invenzione ma di una mia amica, Sihlphie Black). Buona lettura
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Tre Possono Bastare

E così siamo giunti alla fine. Ebbene si, questo è l’epilogo, spero, tanto atteso.

Buona lettura!

 

 

 

 

Tre Possono Bastare

 

 

Epilogo (tre possono davvero bastare)

 

I° Settembre di due anni e qualche mese dopo.

 

 

Casa Lupin era nel più totale caos.

E pensare che quel primo settembre era soltanto l’inizio di una lunga, lunghissima serie di partenze per Hogwarts che li aspettavano.

«Mamma, papà dobbiamo andare o faremo tardi!» Urlò Alexandra dal fondo delle scale seduta sul suo baule, in attesa che i genitori scendessero con Max e Grace.

«Non temere, arriveremo in orario. Sono solo le nove e mezza». Cercò di tranquillizzarla il padre.

«Uffa scommetto che Julian è già arrivato alla stazione». Sbuffò.

Improvvisamente Maximilian scese di corsa dalle scale inseguito dalla madre.

«Fermo! Devi infilarti i pantaloni prima di uscire!»

«No! Anche io voglio andare con Alexis!» Si lamentò il bimbo, nascondendosi dietro alla sorella maggiore.

«Max, sei ancora piccolo per venire con me a Hogwarts». S’intromise Alexis.

«Non è vero, ho già cinque anni!» Protestò.

«Ma ne devi avere undici per venire a scuola».

«Undici? Quanti sono undici??» Chiese.

«Vediamo. Altri cinque, più uno. Quindi Altri sei anni». Rispose lei, contandoli sulla punta delle dita per fargli capire meglio.

«Ma sono tantissimi! Non è giusto!»

«Vedrai che passeranno in fretta, e poi fino a quando resterai qui, potrai prenderti cura di Grace, lei è ancora piccola, e avrà bisogno del suo fratellone ancora per parecchi anni».

«Va bene resto, però solo per Grace. Io sono il fratello grande». Esclamò infine, visibilmente fiero di sé, mentre infilava i pantaloni.

«Ci siamo tutti?» Chiese Remus, scendendo dalle scale tenendo per mano Grace, che ormai aveva due anni.

«Evviva si parte!» Esultò Alexis.

«Non così in fretta. Sei sicura di aver messo tutto nel baule?» Chiese.

«Certo, ieri sera abbiamo ricontrollato tutto con la lista in mano, due volte».

«Controllare una terza volta non farà di certo male. Hai ancora la lista?».

Alexis annuì, cercando di trattenere uno sbuffo d’irritazione per quell’ennesimo controllo.

«Tre divise, cappello, mantello e guanti?» Chiese Remus.

«Ci sono». Rispose controllando il baule aperto.

«Otto libri di testo, la bacchetta, il calderone di peltro, le provette, il telescopio e la bilancia d’ottone?»

«…Telescopio e bilancia. Ci sono tutti».

«Ok perfetto. Hem Alexis, tesoro, sai che non puoi portare il manico di scopa fino al secondo anno». Le disse osservando il contenuto del baule e intravedendo dei rametti della coda nascosti dal mantello.

«Ops, chissà come ci sarà finito qui dentro…» Cercò di fare l’indifferente prendendolo e andando a posarlo nello sgabuzzino sotto alle scale.

«Già, chissà». Sghignazzò Remus.

«Ma ieri sera avevi detto…» S’intromise Max, ma venne zittito da un’occhiataccia della sorella.

«Ok, visto che c’è tutto possiamo andare ora? Altrimenti il treno partirà senza di me».

«Va bene, andiamo».

Così la famiglia Lupin uscì tranquillamente di casa.

 

Casa Black era nel più totale caos.

Il baule di Julian era aperto in mezzo alla sua stanza con vari indumenti che pendevano da tutte le parti e oggetti vari sparsi tutt’intorno.

«Julian? A che punto sei con il baule?» Chiese la madre dalla camera dei fratellini.

«Quasi sistemato!». Urlò, «o quasi» mormorò poi tra sé e sé, guardandosi in torno sconsolato. Con la poca buona volontà che gli era rimasta prese di nuovo la lista in mano e cominciò a sistemare di nuovo tutto nel baule.

«Divisa, libri, telescopio, bilancia… Dove ho messo la bilancia?» Si chiese, rovistando in tutti gli angoli della camera.

Carck. Sentì un rumore di metallo spezzato.

«Oh per la barba di Merlino, e ora che faccio?» Mugugnò.

«Serve aiuto qui?» Silphie si affacciò in camera.

«Hem veramente… Devo aver calpestato per sbaglio la bilancia». Disse mortificando mostrando la bilancia spezzata in due.

«Non ti preoccupare la sistemo io. Il resto è tutto sistemato?» Chiese.

Julian annuì, osservando la madre che con un rapito tocco di bacchetta, e mormorando “Reparo” sistemò la bilancia.

«Ok direi che c’è tutto. Possiamo andare. Vai a vedere a che punto è papà con i gemelli, l’ho lasciato che doveva cambiare Elaine».

Senza farselo ripetere due volte, andò a controllare nella camera adiacente la sua, ma quando entrò riuscì a stento a trattenere le risate.

Sirius con in mano un vestitino rosa cercava di afferrare la piccola Elaine, Noah continuava a ridere mentre, a fatica, si toglieva i vestiti che probabilmente il padre aveva appena finito mettergli.

«Elaine vieni subito qui! Noah smettila di toglierti i vestiti!» Urlò esasperato. «Ok, ora basta. Pie…» Mormorò puntando la bacchetto verso la bimba.

«Sirius, non ci provare!» Urlò Silphie, entrando di corsa nella stanza.

«Hem, ciao tesoro…»

«Zitto tu. Non provare mai più a scagliare un incantesimo sui nostri figli». Lo minacciò, scoccandogli un’occhiataccia.

«Ma tesoro, non stanno fermi due minuti di fila. Mi spieghi come faccio a vestirli?»

«Ci penso io, tu porta di sotto il baule di Julian». Ordinò. «E questa la tengo io». Aggiunse sfilandogli la bacchetta di mano.

«Ma…»

«Niente “ma” Sirius, Vai!»

Senza aggiungere altre proteste, per non aggravare ulteriormente la sua già precaria situazione, Sirius trasportò il baule fin davanti alla porta d’ingresso.

«Certo che potevi aiutare il tuo vecchio padre». Sbuffò lasciandosi cadere sul coperchio di legno.

«La mamma l’ha detto a te. E poi non sono io che ho tentato d’incantare Elaine e Noah». Sghignazzo il ragazzino.

«Solo perché non sei ancora in grado di farlo, e rischi l’espulsione da scuola ancora prima di entrarci». Mormorò Sirius.

«Mamma, andiamo o faremo tardi! Scommetto che Alexis è già arrivata alla stazione!» Urlò Julian guardando l’ora, ignorando i mormorii del padre.

«Arriviamo. Non preoccuparti siamo in perfetto orario». Rispose Silphie, comparendo in cima all’ultima rampa di scale, tenendo i gemelli per mano, perfettamente vestiti e senza un capello fuori posto.

«Ok, ora mi spieghi come hai fatto a convincerli». Esclamò Sirius stupefatto.

«Basta saperli prendere». Rispose tranquillamente la moglie.

Sirius osservò meglio i bambini, così si accorse che entrambi stavano succhiando avidamente degl’invitanti lecca – lecca.

« “saperli prendere”!, certo, per la gola…» Commentò.

«A mali estremi, estremi rimedi». Sorrise lei.

«E in amore e in guerra tutto è lecito. Giusto?»

«Se avete finito con le frasi fatte, possiamo andare?» S’intromise Julian, spazientito.

Così, finalmente anche i Black uscirono di casa.

 

La stazione di King’s Cross era affollatissima come sempre, ma come ogni primo settembre, molte famiglie di maghi si dirigevano con passo spedito verso il binario 9 ¾  con carrelli pieni di bauli e animali in gabbia.

I babbani sembravano non accorgersi di quel via vai o forse, semplicemente lo ignoravano, troppo presi dalle loro vite.

Alexis era sempre più eccitata all’idea di salire per la prima volta sull’espresso per Hogwarts, aveva sempre sentito i suoi genitori e il loro amici parlare delle mille avventure vissute tra le mura della scuola dei maghi ed ora, con un po’ di fortuna, le avrebbe vissute anche lei.

C’era solo una cosa che la turbava.

«Mamma, papà se non finirò in una delle vostre case andrà bene lo stesso?» spingendo il suo carrello.

«Ma certo, tutte le case andranno bene per noi». Rispose Remus, intento ad evitare che Max scappasse via da solo.

«Anche serpeverde?» Chiese ancora.

I due genitori si guardarono perplessi, probabilmente non avevano mai preso in considerazione quell’eventualità.

«Vedrai che non finirai a serpeverde, sei troppo in gamba». Sentenziò Tonks.

Anche se non del tutto convinta, Alexis accettò quella parole sperando, in cuor suo, che la madre avesse ragione.

Erano quasi arrivati allo spartitraffico tra i binari 9 e 10 quando Alexis si sentì chiamare.

«Alexis, sono qui!» Urlò Julian, sbracciandosi da lontano.

«Ciao! Sei arrivato!» Urlò a sua volta Alexis andandogli in contro.

«Forza ragazzi, dobbiamo andare, altrimenti il treno partirà davvero senza di voi». Li avvertì Silphie.

Così i due cominciarono ad accelerare il passo quasi fino a correre e, guardandoli, anche i gemellini cominciarono ad agitarsi per seguirli, come anche Max e Grace, ma arrivati davanti allo spartitraffico i due ragazzi si fermarono di colpo.

«J.R. ci siamo». Mormorò Alexis.

«Già, comincia l’avventura». Concordò.

«Forza, attraversate la barriera». L’incitò Remus.

Alexandra e Julian presero un grosso respiro ed insieme oltrepassarono la barriera.

Quello che si trovarono davanti li lasciò a bocca aperta.

La grossa locomotiva rossa a vapore sbuffava fumo bianco dal comignolo. Centinaia di ragazzi correvano da una parte all’altra della banchina salutando amici e parenti. Ma ad attirare la loro attenzione fu un gruppo sempre più folto di ragazzi che sembravano accerchiare qualcuno.

«Ma cosa succede la giù?» Chiese Tonks, che aveva appena oltrepassato la barriera con Grace, seguita da tutti gli altri.

In quel momento qualcuno si fece largo tra i ragazzi liberandosi così dall’assedio, e si avviò quasi correndo verso di loro.

«Ciao! Siete arrivati!» Esclamò Harry salutandoli.

«Ciao Harry cosa ci fai qui?» Chiese Julian.

«Pensavate davvero che mi sarei perso la vostra partenza? Non lo avrei mai fatto nemmeno per tutti i dissennatori del mondo».

I due ragazzi sorrisero quasi fieri di essere così importati per colui che aveva salvato il mondo magico.

«Ok venite un attimo con me, devo darvi il mio regalo». E così li allontanò di parecchi metri dai genitori.

«Ecco, tenete questa, vi sarà molto utile a scuola. Usatela con saggezza». Disse consegnandogli una vecchia pergamena.

«Ma cosa…» Tentò di chiedere Alexis.

«L’hanno creata in nostri padri quando andavano a scuola. Mi è stata molto utile, e credo che lo sarà anche per voi. In fondo è una sorta di eredità, ma per evitare problemi, visto che ci saranno anche loro a scuola con voi, ho apportato delle modifiche così non la potranno usare facilmente». Sorrise compiaciuto. Poi bisbigliò qualcosa all’orecchio dei due ragazzi, prima di riportarli dai genitori.

«Cos’avete confabulato voi tre?» Chiese Sirius sospettoso.

«Niente d’importante, gli stavo dando delle dritte, per sopravvivere a scuola». Rispose tranquillamente Harry. «Ora vi devo salutare, il lavoro mi aspetta. Ciao ragazzi, buona fortuna per lo smistamento». E dopo aver scompigliato i capelli ai due ragazzini si congedò dal gruppetto.

«Forza voi due, in carrozza sono quasi le undici!» Esclamò Sirius.

E dopo i saluti di rito a madri e fratelli, i due salirono sul treno, mentre Tonks e Silphie a fatica trattenevano le lacrime per la commozione.

Pochi minuti dopo il treno fischiò e cominciò a muoversi lentamente per uscire dalla stazione, Alexis e Julian cominciarono a salutare dai finestrini, ma vennero interrotti da alcuni ragazzi circa la loro età.

«Hem scusate, ma voi conoscete il famoso Harry Potter?» Chiese un ragazzino più coraggioso degli altri.

«Sì, è un’amico di famiglia. Mio papà è il suo padrino». Rispose Julian, sorpreso di tanta curiosità.

«Wow davvero?» Esclamarono altri ragazzi e senza accorgersene cominciarono a chiacchiere.

 

Ancora alla stazione i quattro genitori osservavano il treno ormai lontano.

«Ormai stanno diventando grandi». Mormorò Tonks.

«Già, pian piano se ne andranno tutti». Concordò Silphie, sospirando.

«Qualsiasi cosa abbiate in mente voi due, scordatevelo, tre possono bastare». Sentenziò Sirius categorico, ripensando agli accadimenti di quella mattina.

«Cosa vorresti dire?» Chiese confusa la moglie.

«Non stavate pensando di avere altri bambini?»

«Certo che no, tre possono decisamente bastare». Esclamò Tonks.

Sirius fece un sospiro di sollievo.

«Papà cosa stanno dicendo?» Chiese confuso Max.

«Che abbiamo delle famiglie bellissime, numerose certo, ma bellissime». Rispose il padre prendendolo per mano e uscendo dal binario 9 ¾  .

 

 

Ci siete ancora? Siete arrivati alla fine? Sì? Perfetto! Allora, cosa ne dite, vi ha stupito questo epilogo, mi auguro di sì, quindi, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia.

Io, invece, vi dico arrivederci alla prossima storia, che non so bene quando posterò qui, sempre per il fatto che se voglio aiutare la mia casata di corvonero le mie ff devono restare inedite. Ma chi lo sa, magari scriverò su altri argomenti come criminal minds e twilight.

Infine lasciatemi ringraziare tutte le persone che mi hanno seguito e che lo fanno tutt’ora:

Grazie per il vostro sostegno! Smack!!

 

Tao, tao

Smack a tutti!! :*

   
 
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