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Autore: JulietXD5    28/09/2014    1 recensioni
“Katniss… se sto per fare qualcosa che tu non vuoi… fermami.”
“Non ho intenzione di fermarti.” Rispondo pronta, per poi eliminare la distanza tra le nostre bocche.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Spazi perfetti tra le sue dita.


 


Non riesco a dormire. Non posso.

Un’altra nottata insonne, solo che il posto è diverso. Siamo nel rifugio, dove il letto è ancora più scomodo di quello dell’ospedale dove ho ormai ho preso residenza.
Ma almeno, quando non riesco a prendere sonno, posso girarmi e osservare Prim e mia madre mentre dormono.

Niente da fare. Nemmeno questo mi calma.
Cerco con lo sguardo il letto di Gale.
Come farò a spiegargli che tra di noi, ormai, non può più esserci nulla?
Ma guardare lui che dorme beato è un’altra cattiva idea, pensando che lo deluderò profondamente.

Decido di alzarmi e so già cosa fare. Non mi serve camminare a lungo per trovare Finnick Odair, il quale dorme a soli pochi letti dal mio.

Ma anche lui non sta dormendo, e guarda il vuoto attraverso il buio della stanza. Quando vede che anch’io non prendo sonno, mi fa un gesto con la mano, invitandomi a fargli compagnia.
Mi siedo sul giaciglio accanto a lui, incrociando le gambe e tenendomele strette con le braccia.
“Sto crollando.” Ammetto senza più riserve.
“E’ questo il suo piano. Di Snow. Farci crollare. Ha Peeta e ha Annie, e li sta sfruttando a suo piacimento proprio per distruggere sia me che te.” Mi risponde lui.

Ha colto nel segno. Tutto ciò che ha detto è vero e mi rendo conto dello straordinario egoismo che mi porto dietro: non ho pensato molto a lui, a Annie, e a tutto ciò che sta provando in questo momento.
“Mi dispiace tanto.” Confesso.

Ma lui mi prende una mano e la stringe tra le sue, come un fratello, come un padre, si volta e mi sorride flebile, e quel sorriso vale più di mille parole. E’ come se stesse dicendo “Non ti preoccupare, basta il mio di dispiacere” solo con lo sguardo.
In quel momento mi sento completamente catturata, quasi alienata. Mi ritrovo in un altro mondo, in un altro tempo, ai confini della realtà, persa in quel mare profondo quali sono le sue iridi.
Finnick tiene salda la stretta sulla sua mano, appoggiando la schiena al muro adiacente al suo letto, e lo stesso faccio io.

Rimaniamo in quella posizione per minuti, ore, senza mai sciogliere le mani da quelle altrui.
E stare così, qui con lui in questo momento, mi fa sentire bene. Mi calma, mi da pace, e per pochi attimi mi fa scordare i miei problemi.
Vedo che a poco a poco le sue  palpebre non riescono più a resistere, e lentamente si addormenta.

Contemplo il suo viso levigato nel buio che ci circonda per un po’, non so per quanto, fin quando non prendo sonno anch’io.
Il mio cervello mi spinge ad alzarmi e a dirigermi verso il mio letto, ma le mie gambe non ce la fanno, e in un attimo anch’io mi addormento, qui, vicino a Finnick Odair, persona che odiavo prima di conoscerla, con la mano stretta nella sua.

La mattina dopo non so bene che ore sono, ma mi sveglio con calma, non di colpo come tutte le sere dopo i soliti incubi, e mi ritrovo ancora vicino a lui.
Ancora dorme beato, con la testa appoggiata alla mia spalla destra, il suo petto che si alza sotto i tocchi del respiro. La sua mano ancora nella mia.
Pian piano, sciolgo quell’unione, prima che qualcuno si svegli e ci veda in quel modo, e mi dirigo verso il mio letto, finalmente.
Non riesco a riprendere sonno, ho dormito abbastanza per quanto mi riguarda. Così aspetto, finchè non scatta la solita routine del Distretto 13.

Oggi si gira un altro pass-pro.
Siamo in superficie, io nel mio vestito da Ghiandaia Imitatrice seduta sulla colonna di marmo che, se potesse parlare, rivelerebbe tutte le mie crisi.
Con me c’è anche Finnick. Non so se si ricorda della scorsa notte, ma sta di fatto che non sa che ha dormito accanto me, essendomi defilata all’alba.
Iniziano le riprese. La troupe inizia a farmi domande su Peeta. “Lui era già innamorato di te?” “Come sopporti la separazione?”
Rispondo a tutte, bene o male, con calma o con più fretta. Ma tutte le risposte e le domande mi fanno pensare solo una cosa: dobbiamo liberare Peeta.
La missione per salvarlo avrà luogo a breve, e io non so cosa aspettarmi. Troverò un Peeta cambiato o sarà ancora il mio Ragazzo del Pane?

Dopo la mia intervista, vedo Plutarch catapultarsi verso Haymitch e Finnick e iniziare un discorso molto acceso.
Non capisco di cosa parlino, finchè Finnick si apposta davanti all’obiettivo della telecamera e inizia a parlare…a confessare.
“Il Presidente Snow aveva l’abitudine di… vendere il mio corpo.”

Le sue parole mi distolgono dai miei pensieri su Peeta e mi costringono a guardarlo a bocca aperta.
Ho capito bene? Snow lo costringeva a vendersi?

Lo osservo, lo scruto e quasi mi viene da piangere per ciò che sta ammettendo. Stimo il suo coraggio, stimo la persona che mi è davanti in tutto e per tutto.
Racconta che è sempre stato il più richiesto, che i suoi clienti lo pagavano con i segreti e inizia a svelare il segreto più grande di tutti: quello di Snow. Quello di come ha conquistato il potere. Veleno.
Quella parola mi fa tornare alla mente l’odore forte e acre della rosa bianca nel suo taschino, uguale a quella che mi lasciò a casa nel Villaggio dei  Vincitori.
Finnick racconta di decessi inspiegabili, di uomini che morivano durante festini o dopo mesi di agonia per cause anomale, ed era tutto un piano di Snow, il quale, per allontanare i sospetti, beveva anch’egli delle coppe avvelenate che gli hanno provocato piaghe incurabili alla bocca. Ecco perché porta sempre quella rosa addosso, per nascondere l’odore amaro del sangue.
Ok, ora non posso davvero resistere più. Devo alzarmi per ricacciare dentro i conati di vomito che mi assalgono.
Tutto questo ribollire che mi sento è dovuto all’ansia, alla rabbia, al dolore che mi lacera nel profondo, alla preoccupazione per Finnick, a quella per Peeta, per Gale, per mia madre e Prim.

E basta. Si fermano le riprese e io urlo, con tutta me stessa, come una pazza. E le lacrime iniziano ad uscire.
Sono costretti a portarmi dentro di nuovo, dove inizio ad aspettare.
L’equipe riesce a bypassare i tentativi di Capitol City di interrompere i nostri pass-pro e a mandare in onda il tutto. La bomba è scattata.

Stanotte, la squadra di recupero si intrufolerà dentro Capitol City, e a me non è permesso andare. Non mi è permesso prendermi la responsabilità della morte di nessuno ,per una volta. Ci credo, dopo tutte le crisi da schizzata è ovvio che non si fidino di me.
Così, mi ritrovo a cena da sola, ma per poco, perché presto vengo raggiunta da Finnick.
Al tavolo, nemmeno una parola. Solo respiri ansiosi. In attesa.






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Eccoci ad un altro capitolo concluso!
Devo dirvi la verità, è il mio preferito in assoluto (almeno per ora!) *-*
Come mi avevo già detto, finalmente la storia inizia leggermente a districarsi...
Spero vi sia piaciuto e al prossimo capitolo!
Recensite recensite! ahahah
Juliet

 
  
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