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Autore: TessaTrisRose    29/09/2014    1 recensioni
"Le Profezie di una Suprema morente, prossima a diventare un'Antica, erano sempre per il bene della comunità, per proteggere le Guardiane, e si avveravano. Sempre."
30 Dicembre 2014. Ancora un giorno e Rose Stevens compirà dodici anni. Ancora un giorno e Rose andrà a scuola come tutti gli altri. Ancora un giorno e Rose potrà farsi degli amici. Ancora un giorno e la vita di Rose cambierà radicalmente.
Questa è la prima storia che scrivo, se leggete e vi va di lasciare una recensione fatelo, ho davvero bisogno di consigli!
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO: Sogno o realtà?

 

Londra, 30 Dicembre 2014

 

Rose aprì gli occhi. Non era vero. Era solo un sogno. Era solo un sogno. Continuava a ripeterselo. Forse se avesse continuato con quel mantra non sarebbe successo davvero. Era quasi da una settimana che faceva sempre lo stesso sogno. Sempre lo stesso terribile incubo. Sognava se stessa da piccola, in una culla, e vedeva una vecchia brutta come la morte chinarsi su di lei, poi la lei bambina urlava, e la vecchiaccia spariva. Poi qualcuno l'abbracciava. E il sogno si interrompeva. Era la sesta volta che faceva quel sogno in una settimana. E ogni volta, nel sogno, non si ricordava di aver già vissuto l'incubo, e si spaventava come la prima volta che la vecchia era venuta a trovarla durante la notte. Qalche giorno prima del suo compleanno le succedeva sempre di sognare cose strane. A volte vedeva una donna con gli occhi verdi e i capelli color del grano che le sorrideva, a volte un uomo grande e grosso che la teneva in braccio. Ma erano quasi sempre bei sogni, e al massimo si ripetevano due o tre volte. Non le era mai successo di fare sempre lo stesso sogno così spesso, e un sogno così brutto per giunta! Però non voleva dire niente ai suoi genitori, si sarebbero preoccupati per lei e addio libertà. Sperava che l'incubo avrebbe cessato di presentarsi con il suo compleanno. Era sempre così. Nei giorni in prossimità del suo compleanno sognava tanto, e si ricordava sempre i sogni che faceva. Normalemente, invece, sognava, si ricordava il sogno appena si alzava dal letto, poi quando faceva colazione e la mamma le chiedeva come avesse dormito l'aveva già dimenticato. Con i sogni che faceva prima del suo compleanno non era così. Quei sogni la tormentavano tutto il giorno, e si ripresentavano di notte. Non riusciva a smettere di pensarci, le sembrava che fossero tutti collegati, ma non riusciva a trovare il nesso. Una volta aveva chiesto alla signorina Stark, la sua insegnante, perchè si facevano brutti sogni, e le era stato risposto che la materia “sogni” non rientrava nel piano scolastico che era stato preparato apposta per lei. Quando aveva fatto la stessa domanda alla madre, invece, questa l'aveva guardata molto preoccupata, chiedendo quali fossero i sogni che la preoccupavano e giocando con l'anello di famiglia che portava nella mano destra. Rose sapeva che torturava quell'anello solo quando era nervosa (anche lei faceva lo stesso quando si sentiva così), e aveva deciso di non far più preoccupare la madre con quelle stupidaggini da bambina piccola. Aveva deciso quindi di chiedere un rimedio per i brutti sogni alla sua tata. Betsy era sempre stata con lei, da che si ricordasse, e di sicuro avrebbe saputo come scacciare i brutti sogni. La tata le aveva risposto che con una tazza di latte caldo prima di andare a letto non avrebbe più avuto problemi, e aveva comprato delle bellissime stelline adesive che aveva attaccato sul soffitto della camera della bambina, che illuminandosi di notte scacciavano gli incubi. E funzionava, ma solo con gli incubi normali. Se Rose faceva brutti sogni in un periodo vicino al suo compleanno il latte e le stelline non la aiuatavano per niente.

Scacciò via il pensiero del brutto sogno, per quanto potè, e scese in cucina, dove la mamma l'aspettava per la colazione.

“Rose, devo parlarti. Siediti, per favore.” disse la mamma con aria preoccupata, giocherellando con l'anello di famiglia. Brutto segno.

“È successo qualcosa mamma?”

“Niente di grave tesoro, tranquilla. Io e tuo padre dovevamo parlarti di questo da tempo, dovevamo farlo insieme, ma lui è partito e purtroppo non ce la fa a tornare in tempo per il tuo compleanno, quindi te lo dirò io. Non so come dirtelo... non so da dove cominciare...”

“Mamma, non preoccuparti, dimmi tutto, per favore.”

“Beh, Rose, tesoro, non c'è un modo facile per dirlo, e in ogni caso ricordati che noi ti vogliamo tanto bene.” La mamma prese un bel respiro. Rose invece tratteneva il fiato. I suoi genitori le parlavano così seriamente solo quando si trattava della scuola o delle regole da rispettare. E questo non succedeva mai a colazione, né con un urgenza tale da non permettere di aspettare che il padre tornasse. Rose si sentiva come se l'aria intorno a lei pesasse sempre di più, come se tutto l'ossigeno presente si fosse trasformato di colpo in anidride carbonica.

“Rose, io e tuo padre non siamo i tuoi genitori di sangue. Non sei geneticamente nostra figlia, però ti vogliamo bene come se lo fossi. E anche di più. Non sapevamo come dirtelo, quando dirtelo... avevamo deciso di farlo domani, perchè a dodici anni saresti stata finalmente abbastanza grande, ma tuo padre non è riuscito a tornare, e abbiamo pensato che aspettare ancora sarebbe stato inutile.”

Rose fissava immobile il tavolo di fronte a lei. Non riusciva a dire niente. E di cose ne aveva tante per la testa in quel momento. Non avrebbe mai pensato a una cosa del genere. “questo è un altro brutto sogno. Questo è un altro brutto sogno” si ripeteva, ma sapeva che non poteva essere così, perchè nei suoi brutti sogni non era consapevole di stare sognando. Era impietrita dalla paura e basta. Proprio come in quel momento. Non aveva senso. Non poteva essere vero. I suoi genitori erano le persone di cui più si fidava al mondo, ed erano anche i suoi unici amici. Loro l'avevano protetta sempre. Era per questo che non andava alla scuola pubblica. Era per questo che non poteva uscire in città come gli altri ragazzi della sua età. Per la sua protezione. Non sapeva da cosa esattamente i suoi genitori la stessero proteggendo, ma si fidava di loro. Non era una ragazzina egoista e sconsiderata che pensa solo a se stessa. Capiva che c'erano cose che i “bambini” non potevano capire. E infatti non aveva mai insistito per saperle. Ma nulla aveva più un senso. Lei pensava che i suoi genitori l'amassero così tanto da volerla proteggere da qualsiasi cosa ci fosse là fuori, anche se lei non capiva. Era stata paziente, sapeva che questo momento sarebbe arrivato, ma si immaginava sempre qualche altra cosa. Pensava che là fuori ci fosse qualcosa di pericoloso per lei, e che prima o poi, quando sarebbe stata abbastanza grande (dodici anni le sembrava un bel traguardo, proprio per questo era così emozionata per il suo compleanno) i genitori le avrebbero detto di cosa si trattava, in modo che potesse scegliere da sola. Ma mai, mai, si sarebbe aspettata di essere tradita in questo modo.

“Tesoro, ti prego, dì qualcosa” La voce della madre era ansiosa, ma a Rose non importava. Era in ansia per qualcosa che di sicuro non era lei, perchè se le fosse importato di lei non avrebbe mai tenuto un simile segreto per così tanto tempo. Senza dire una parola scappò in camera sua. Non le avrebbe permesso di vederla piangere. Non piangeva da quando era stata abbastanza grande per impedire alle lacrime di scendere, e di sicuro non avrebbe ceduto ora. Si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso il letto. Ma anziché buttarcisi sopra, ci si rannicchiò sotto, come faceva da piccola, occupando meno spazio possibile. Rimase immobile in quella posizione per un po', di solito l'aiutava a sbollire la rabbia. Ma dopo un'ora non si era ancora calmata. Si alzò. Andò alla libreria che aveva di fronte al letto e prese qualche libro. Si sedette a gambe incrociate sul tappeto tra il letto e la finestra e cominciò a sfogliare le pagine. Se il buio che c'era sotto il letto non l'aiutava si metteva sempre a leggere. I libri avevano sempre la soluzione. Per qualsiasi problema, loro erano lì. C'erano sempre. E anche questa volta, come degli amici fidati, aiutarono Rose, che finalmente aveva capito quale fosse la soluzione. Sapeva cosa fare, e questa volta sarebbe andata fino in fondo. Quello che non sapeva era che spesso la soluzione a un problema è solo l'inizio di un altro problema, ben più grande del primo.

   
 
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