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Autore: Elygrifondoro    29/09/2014    4 recensioni
Cosa succedere se uno Shadowhunter e i suoi amici frequantano la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Cosa succede se due persone destinate a stare insieme come Alexander Lightwood e Magnus Bane si trovassero nella stessa scuola, rispettivamente nei panni di studente e professore? lLamore e l'attrazione vinceranno sui dubbi che una relazione proibita inevitabolmente crea?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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~~~~CALL IT MAGIC…
Mi svegliai presto il primo giorno di Settembre moralmente pronto per l’inizio del mio sesto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ai piedi del mio letto, nella stanza che occupavo nell’istituto per Shadowhunters di Londra, il mio baule giaceva ordinato e la Firebolt era riposta in una morbida sacca di pelle. La mia famiglia s’era trasferita a Londra quando compii undici anni e ricevetti la lettera d’Ammissione ad Hogwarts. Era stato un vero colpo: mai nella storia della nostra razza uno Shadowhunter aveva anche poteri magici, se non per parentele con Nascosti. La stessa sorte era ovviamente toccata anche a Isabelle, la mia sorellina minore amante di trucchi e abiti succinti e Jace. Il mio Parabatai. Parlando del diavolo, spuntano le corna. Jace si fiondò come un razzo nella mia stanza, già vestito con un paio di jeans scuri abbastanza aderenti e una maglietta bianca a maniche corte da cui si potevano intravedere le rune permanenti che si diramavano su tutto il torace e la schiena. -Buongiorno fratellino!-  possibile che Jace avesse sempre quell’aria così allegra la mattina?  Io odiavo le mattine, le persone felici, le persone felici di mattina e le persone. Aveva lo stesso tono divertito anche quella volta in cui dovemmo  fronteggiarci con un branco di lupi mannari impazziti. Era frustrante. Ma era proprio questo che ancora mi attraeva di lui: vedere Jace e i suoi capelli color grano scompigliati mi lasciava a bocca aperta ancora adesso. Con fatica mi tirai su dal letto e mi alzai, barcollai fino all’armadio e tirai fuori a casaccio dei vestiti. Jace intanto mi aspettava paziente sulla porta. Per quel giorno “speciale” optai per una camicia candida come quella del mio fratellastro e un paio di pantaloni neri. Appena fui pronto scendemmo le scale e raggiungemmo la sala da pranzo dove ci attendeva un’Isabelle sorridente, truccata e pettinata perfettamente, con una gonnellina un po’ troppo corta per essere definita comoda e una camicetta a pois neri che incorniciava il suo corpo impeccabile da fata. Izzy aveva sempre avuto quel fascino da ragazzina innocente, che con il suo sedere mezzo scoperto e l’aria da verginella faceva impazzire più o meno tutto il dormitorio Serpeverde e non solo. I nostri genitori si trovavano a Idris, come al solito, così ci organizzamo chiamando un taxi e chiedendogli di portarci sino alla stazione di King’s Cross.
 Attraversammo il binario 9 e ¾ e Izzy corse subito verso un gruppo di ragazze Serpeverde dall’aria poco simpatica, ovviamente lanciando gridolini di gioia.
 Io e Jace rimanemmo un po’ spaesati, poi lui scorse tra la folla una chioma rosso fuoco: Clary.
 Clarissa era una di quelle ragazze che appena la vita riservava loro qualche minimo dispiacere, subito si disperavano. E tutte le persone che le stavano attorno dovevano necessariamente correre in suo aiuto, manco fosse la principessa tenuta prigioniera nella torre. In pratica, una piagnucolona.
 Sbuffai, forse un po’troppo rumorosamente, quando mi resi conto di essere solo. Di nuovo. Mi addentrai nella tortuosa giungla di braccia, gambe, bauli e sciarpe colorate, in cerca di qualche volto noto. Poi la vidi: bassa, capelli castano chiaro e un paio d’occhi color del bosco. Annabelle, la mia salvezza, colei che sapeva tutto di me e non ne aveva paura, non si vergognava.
 Appena mi vide  mi saltò in braccio facendomi barcollare. Dopodichè mi abbracciò forte e mi  salutò dicendo (fu più un urlo che un saluto) :
-ALEEEC, MI SEI MANCATOOO!!!!-  sbaciucchiandomi le guance, modo per lei usuale di mostrare affetto. Poi, con una punta di malizia nella voce mi sussurrò all’orecchio -Hai conosciuto qualche bel ragazzo quest’ estate?- .
-Mi spiace Ann, ma dovrai aspettare di essere sul treno per sapere tutte le novità...-  dissi con un tono misterioso.
-Non vedo l’ora!!!- a quel punto il treno fischiò e l’aiutai a caricare anche i suoi bagagli sul convoglio. Lei mi aspettava alla porta, con il suo perenne sorriso che le contornava il volto, mi guardava incuriosita
-che c’è adesso?!- dissi stizzito.
 -siamo sul treno- -e??-
- e mi avevi promesso che mi raccontavi ogni dettaglio!-incrociò le braccia al petto, facendo l’offesa. In quei momenti mi ricordava molto Max, il mio fratellino minore. L’avevo conosciuta proprio in quella stazione, sei anni fa, sullo stesso treno, lo stesso giorno e alla stessa ora. Era, ancora adesso, terribilmente fragile e minuta ma sprizzava allegria da tutti i pori. Madre e padre maghi, era per eredità destinata ad entrare nella prestigiosa scuola ma, a differenza di tutti gli altri bambini, lei non storse il naso quando le passai davanti anzi, mi porse la mano e si presentò subito, giustificandosi dicendo che avevo un naso simpatico e volevo conoscerlo. Quella fu la prima volta in cui risi per davvero.
-Ann, non preoccupati, ti racconterò tutto, ma non ho nessuna intenzione di rendere partecipi della conversazione almeno un centinaio di orecchie oblunghe e i loro padroni ficcanaso e chiacchieroni.- Rise alle mie parole e mi prese a braccetto.
-allora Alec, sbrighiamoci a trovare questo scompartimento!- Percorremmo tutti i vagoni fino ad arrivare all’ultimo, vuoto. Ci sedemmo in uno scompartimento e subito iniziammo a raccontarci tutti gli aneddoti protagonisti di quell’estate. Certo, ci eravamo scambiati qualche lettera via gufo, ma non era la stessa cosa. Recapitando una lettera non potevo vedere la sua faccia quando l’avrebbe ricevuta, né l’emozione che quelle parole avrebbero provocato dopo.
 Lei  aveva conosciuto un ragazzo australiano, alto, magro, abbronzato e muscoloso, rigorosamente biondissimo: insomma, il tipico belloccio da spiaggia.
-e tu Al?? New York è piena di ragazzi carini!!!- Io arrossii di colpo.
-beh… in effetti…- -in effetti cosa?- -E LASCIAMI FINIRE DI PALARE PER L’ANGELO!-
 -okay, scusa, è che sono troppo… troppo felice!!!- -ebbene, come stavo dicendo, ho conosciuto un ragazzo- -come si chiama? Quanti anni ha? Di che colore ha i capelli? E gli occhi? Oh!!! Dagli occhi capisci tutto di una persona!! Ha fratelli? Sorelle? Ha delle belle labbra? Bacia bene vero? No perché sennò lo devi lasciare!- -calma,calma Ann! Non è successo niente!- -COME NON è SUCCESSO NIENTE?!- -niente di niente, ti devo dare la definizione?- -nemmeno un bacio?- -neanche uno- -uno piccolo?- -no.- -a stampo?- -HO DETTO DI NO!!!- stava ridendo fortissimo, si teneva la pancia perché iniziava a fargli male, Annabelle era troppo spiritosa quando era… beh, quando era Annabelle.
 -neanche un bacetto sulla guancia casto casto?-
-neanche quello- -uno scoccato da lontano fra le querce di Central Park?- -ma che siamo, in un film?- -in questi casi anche un film di quelli che ci fa vedere Ruf sulla fondazione di Hogwarts sarebbe più interessante- disse lei incrociando le braccia al petto, il viso imbronciato, nascosto da qualche ciocca della sua indomabile chioma marrone. In quel momento, dall’entrata dello scompartimento, sbucò una testa bionda seguita da un’ingarbugliata rossa e dietro di lei altre due persone.
-Jace! Clary! Izzy! Simon!- Ann si buttò fra le braccia di Clary e Izzy, loro assieme formavano un trio quasi ridicolo; e poi salutò Jace e Simon, che si affrettarono a sedersi uno agli estremi opposti dell’altro, Jace accanto a me vicino al finestrino, Simon verso l’interno, attaccato all’entrata. No! Il Mondano No! Tra l’altro stava vicino all’unica uscita, il che voleva dire che sarebbero di certo morti tutti se il treno avesse preso fuoco. D’altronde, non era certo conosciuto per la sua agilità, piuttosto per la storica collezione di ruzzoloni che negli anni s’era moltiplicata come batteri.  Clary si sedette vicino al Mondano, Izzy accanto a lei e Annabelle di fronte a Simon.
-allora, come sono andate le vacanze?- chiese Clary scrutando ogni persona nell’abitacolo. Io le lanciai uno sguardo tagliente.
 -sono andate bene, fino a quindici secondi fa quando mi hai fatto questa domanda.- Ann mi trafisse con lo sguardo
-scusatelo, ha le sue cose…- disse Ann con noncuranza
 -COSA FARFUGLI SOTTOSPECIE DI VERMICOLO?!- gridai stizzito
 -Stavo solo giustificando il tuo comportamento da troll delle montagne, brutto ingrato!- tutti si misero a ridere. Io incrociai le braccia e sbuffai sonoramente.
-ma dai Alec, smettila di tenere il broncio!- rise Jace allegramente scompigliandosi i capelli biondi con la mano sinistra. Grazie al Cielo in quel momento passò il carrello con i dolci e ci rifornimmo di prelibatezze di tutti i tipi. Ormai dovevamo essere quasi arrivati: il cielo iniziava ad imbrunirsi e la campagna lasciava spazio a grandi prati verdi. Mi alzai per andarmi a cambiare e mettere la divisa. La mia spilla da Caposcuola luccicava sul  petto e sui colori della mia casata: Corvonero. Quando tornai nella cabina, il treno stava iniziando a rallentare, così presi il mio zaino e la mia civetta Elyssa e mi dirisi verso l’uscita con Annabelle al mio seguito, anche lei già in divisa anch’essa Corvonero  e la spilla da Caposcuola. Mi sorrise, prima di balzare giù dal treno ormai fermo alla stazione.

Salii sul treno in perfetto orario anzi, con mezz’ora di anticipo. Dopottutto, era il primo giorno del mio nuovo lavoro: mi avevano proposto di insegnare Difesa Contro le Arti Oscure nella rinomata scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Non ne sapevo l’esistenza fin quando non mi arrivò la lettera con la proposta di lavoro. Accettai subito: la proposta mi sembrava allettante e, si sa, l’Inghilterra è la Nazione per eccellenza del buon gusto. Avevo approfittato del viaggio di lavoro per fare compere in tutti i negozi di Londra e per informarmi sugli usi e i costumi. Ero comunque uno stregone newyorkese e avevo un sacco da imparare sulla magia inglese. La Nazione alle spalle aveva un passato tumultuoso, ben due guerre magiche in meno di un secolo e un’attività demoniaca piuttosto elevata. Beh, con tutta la magia oscura che s’era accumulata, era più che ovvia una reazione così violenta. Ma perché a lui doveva importare? Era Magnus Bane, il sommo stregone di Brooklynn, non un Nephilim. In realtà, dopo quello che era successo appena un mese prima, era più comprensibile che si preoccupasse di cose come attività demoniache o guerre magiche: quell’estate aveva conosciuto Alexander Lightwood, lo Shadowhunter più sexy e terribilmente gay di tutti gli Stati Uniti. Lui era così ingenuo… un fiore appena sbocciato. E lui c’era cascato come una ragazzina. Aveva frequentato un Nephilim!! Peggio, se n’era innamorato. Gli era costato tanto allontanarsi da New York, ma s’era detto che quella che gli era stata offerta era un’occasione da non sprecare. Guardò fuori dal finestrino, con un gesto della mano fece dissolvere il vapore prodotto dal treno per vedere i ragazzi, i suoi studenti, salire sul convoglio ed eccolo lì: bello, alto, capelli neri come la notte, un fisico da far paura, che si affrettava a salire e trovare un posto libero: cosa ci faceva Alexander Lightwood in Inghilterra, al binario 9 e ¾, che scalpitava per salire sull’espresso scarlatto?! Non poteva essere, Alexander Lightwood non poteva essere un mago, non poteva essere… quella parola lo fece rabbrividire, un suo studente.
  
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