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Autore: SakiJune    30/09/2014    0 recensioni
"Gallifrey si era risvegliata con un ruggito di dolore, non con uno sfarfallio di ciglia. La pace futura doveva fondarsi su un ultimo, necessario atto di violenza. Ma il Dottore non ne fu testimone né causa. Non sentì le voci stridule risuonare nelle strade, le voci gravi sillabare con prudenza all’interno di stanze sigillate, né le voci amiche chiamare il suo nome, i suoi tanti nomi, in un tono che non attende risposta ma ne ha bisogno, ne ha sete. Non sentì giungere chi, fuggito o intrappolato all’inizio della Guerra del Tempo, si era rifugiato in differenti linee temporali e ora aveva sentito il richiamo, sempre più forte, giungere da casa. Erano tornati - gli spauriti e i vili, i saggi e gli idealisti..."
Sequel di "A Taste of Honey".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Doctor - 12, Jenny, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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Qualche notina.
- Ovviamente so già a grandi linee (no, non l'ho ancora scritto, ma ho uno schema altrimenti buonanotte) cos'è successo a Jenny e Vastra e soprattutto quando accadrà nella linea temporale del Dottore, ma le supposizioni sono libere.
- Ho riflettuto sul fatto che ci sia un bel po' di bashing su Vastra in questa parte della storia. Me ne rendo conto e so di non sembrare corretta nei confronti di un personaggio che, davvero, ammiro sinceramente. Ma in questo contesto vediamo solo il punto di vista di Jenny (che non è comunque di condanna o disprezzo). Quando saranno svelati gli eventi trascorsi (non prima di un'altra long, credo), scopriremo i suoi sentimenti e le sue motivazioni.
- Riepilogo sui nomi del lucertolino.
Arkhew, il Cugino del ritratto, e Quences, il precedente Kithriarca di Lungbarrow, furono entrambi uccisi in famiglia (il primo dal cattivissimo Glospin, il secondo da Owis ma sempre sotto la sua supervisione) incastrando il Dottore per gli omicidi. Di Rallon ho già parlato ampiamente, nei capitoli relativi al Giocattolaio. Devo dire che un po' lo incolpo anch'io per quella storia :P
- Il Mistero del Tempo Nuovo è una specie di Corazzata Potemkin che si rappresentava nelle Case durante "Otherstide" (da me indegnamente tradotto, dopo estenuanti sondaggi, con "Ricorrenza dell'Altro"). Parla della Maledizione e della nascita dei Telai e di tante altre cose noiose.
- Alzi la mano chi alle medie non ha avuto una cotta per il professore figo. Tra l'altro, il prestavolto ufficiale di Kedred (nel senso che io lo immagino così e quindi vi ordino di farlo anche voi XD) è Ian Harding di Pretty Little Liars - che interpreta, guardacaso, il professore figo.


- Comprendo la necessità del nostro silenzio a riguardo. Non è affatto una situazione piacevole. Ma l’alternativa è riscrivere il tempo. -  Innocet aveva riflettuto a lungo prima di prendere posizione, arrivando a frugare tra i pensieri della visitatrice per ricevere una conferma definitiva delle sue parole.  Proprio come all’alba della loro civiltà, i Signori del Tempo avevano recuperato i loro poteri telepatici. Era considerato scortese penetrare nei pensieri di qualcuno senza il suo permesso o intromettersi in una conversazione mentale privata, ma era troppo importante sincerarsi della verità.

La mente di Jenny sembrava anche troppo facile da attraversare. Era limpida e tuttavia mostrava una volontà forte come poche. L’ammirò e decise di appoggiarla, nonostante detestasse nascondere qualcosa al Dottore. Si chinò sul bimbo, sciogliendo la bolla musicale che lo circondava e in cui aveva continuato a giocare per tutta la durata della conversazione, perfettamente a suo agio e fiducioso. - E noi non lo vogliamo, non è vero?

- Sei bella, signora - rispose il piccolo, posandole una manina scagliosa e azzurra sulla guancia. Innocet ricambiò la carezza. - Anche tu, tesoro.

- Cosa intende con “riscrivere il tempo”? - l’incalzò Jenny. Erano cose che anche Vastra aveva detto al Dottore, quel giorno tremendo. Alla fine non aveva osato, ma era stato orribile lo stesso da sentire.

- Puoi darmi del tu. Se ho capito bene, hai già sentito parlare di me… e naturalmente tuo padre mi ha raccontato tutto di te.

Lei abbozzò un sorriso amaro. - Tutto ciò che sa. L’ultima volta che io l’ho visto, Kew aveva pochi mesi. Ha dovuto assistere a scene vergognose. Lui…

- Jenny, scusami. Meno mi racconti e meglio è. Davvero, io non dirò nulla al Dottore di questa faccenda, ma tutto può accadere. Da quando Gallifrey e Karn hanno siglato il Nuovo Patto, i pensieri sono talvolta più forti delle parole.

- Capisco. L’ultima volta che lui mi ha vista è stato su Poosh. Mi ero appena fidanzata con la donna che credevo… - Si interruppe, accennando al piccolo. Innocet riattivò la bolla e questi parve gradire, battendo le mani e improvvisando una danza. - Grazie. Non parlerei mai male di Vastra davanti a lui. È sua madre, non c’è nulla da dire. Lo adora. Morirebbe per lui, e anch’io.

- Eppure hai dovuto prendere delle misure drastiche - osservò Innocet, alzando un sopracciglio.

- Ho dovuto, sì. Non sopporto l’ingiustizia. Non mi capacito di come si sia comportata con... il padre di Kew. Eppure era qualcosa che avevamo deciso insieme… - Si interruppe, ricordando che non doveva scendere nei dettagli. - Ho iniziato a studiare per capire quali fossero i miei diritti. La legislazione su Sto è molto complessa, per via delle numerose razze che vivono sul pianeta. L’intolleranza è diffusa, e specialmente tra umani e cyborg vi sono state vendette e sabotaggi, ma in compenso il governo tutela le minoranze come pochi altri. Sono argomenti che mi hanno subito affascinata. E da quest’anno ho ricevuto l’opportunità di continuare gli studi su un pianeta differente, per specializzarmi in Procedura Civile Comparata.

- E hai scelto Gallifrey.

- Per la prima tranche di esami, sì. L’occasione era troppo ghiotta per non coglierla. - Sembrava quasi inorridita dalle sue stesse parole, consapevole del cinismo che le era cresciuto dentro come una Legnotalpa in una vecchia cassapanca. - Lei ha sibilato. Ha morso. Ha minacciato. Ma siamo ancora legalmente sposate, e sempre agli occhi della legge Kew è mio figlio tanto quanto suo. Ed è figlio di suo padre tanto quanto nostro.

- Ma se poteste mettere da parte ciò che è successo… voglio dire, è il passato. Lui sta bene, è un amore, potreste essere completamente felici.

- Se riuscisse a perdonarli, sì, potremmo ricominciare. Io l’amo ancora. È la mia Donna Lucertola dall’Alba dei Tempi. Non ero la prima per lei, ma lei è stata la prima e l’unica per me. Abbiamo deciso di…

- Jenny, non devi assolutamente dirmi come è successo - l’ammonì Innocet.

- Sì, scusami.

- Come dicevo, se tuo padre avesse dei sospetti su quello che ha fatto… voglio dire, su quello che farà, gli eventi potrebbero non svolgersi nel modo giusto, il tempo verrebbe riscritto e...

Jenny rabbrividì. - Non ne avrà. Non gliene darò modo. Credimi, ho i miei motivi per desiderare che nella sua linea temporale tutto ciò avvenga il più tardi possibile.

Innocet annuì, arretrando inconsapevolmente. Si era sbagliata: Jenny non era affatto priva di difese mentali; poco prima le aveva abbandonate per conquistare la sua fiducia, ma ora che ne aveva bisogno era riuscita a costruire un muro solido. Gliene fu grata.

Il bimbo si era stancato di ballare e aveva spento la bolla da sé, dimostrando di imparare in fretta. Guardava dal basso il ritratto multidimensionale di un membro della vecchia Famiglia che Innocet aveva dipinto a memoria in una notte di malinconia. Era un ometto pallido e magro che indossava abiti logori e stropicciati, ma nei suoi occhi vi era una scintilla di tenera ingenuità.

- Ti è simpatico? - chiese la Governante, alle sue spalle. Lui rise e batté le mani. - Nuvole! - Indicò lo sfondo del quadro, ricco di particolari in movimento.

- Sì. È così che lo chiamavamo. Arkhew, lo Scultore di Nuvole.

- Come me. Mamma, si chiama come me!

Innocet fissò Jenny con aria interrogativa. - Questo possiamo dirlo al Dottore. È stata una sua idea, vero? Oh, sì, è proprio da lui.

- Sì, ma… Credevo fosse solo un diminutivo. Una sigla. R.Q., sta per Rallon Quences.

- Tre. - Innocet boccheggiò, turbata e commossa.

- Tre… cosa?

- Persone che gli volevano bene. Tragedie per cui è stato ingiustamente accusato… persino da me. - Nei suoi begli occhi scuri aleggiò un’espressione a metà fra il rimorso e la nostalgia. - No, Jenny, non ho più dubbi. Non so quando succederà, ma di una cosa sono certa: tua moglie ha torto a portargli rancore… il Dottore non dimenticherà mai, non cambierà, non smetterà di amare e proteggere e sperare. Non vedo più alcun motivo per cui non dovremmo vivere ora, quando tutto è ancora intero e splendente, ciò che ha avuto inizio in un futuro che non voglio immaginare.

Lui non cambierà, ripeté Jenny tra sé. Erano parole dai molti significati, e non tutti si adattavano perfettamente a ciò che nella sua linea temporale era accaduto pochi anni prima.

Kew aveva distolto abbastanza in fretta l’attenzione dal suo buffo omonimo e dalle nuvole dipinte alle sue spalle, per concentrarsi sulla finestrella scorrevole accanto al quadro. Non si smuoveva, e non aveva intenzione di romperla. Ma c’erano dei pulsanti lì vicino e potevano servire allo scopo.

- Tesoro, cosa fai? Non toccare, non sei a casa tua! - Si accorse di averlo detto proprio come se si fossero trovati nel salotto dei loro vicini, nel Quinto Complesso Popolare alla periferia di Grad.

Innocet posò uno sguardo lungimirante sulla scena. - Certo che lo è. Questa è anche casa sua. Sta solo seguendo l’istinto, seguendo una strada già tracciata. Noi possiamo osservare, nulla di più.

Il LED rosso prese a lampeggiare e la finestrella scivolò nel muro rivelando un’apertura. Sotto gli occhi stupefatti del bimbo, al suo interno si era materializzato qualcuno. O meglio, la testa di qualcuno, con nient’altro sotto.

- Salve. - Dorium guardò il piccolo Siluriano, pregando il Mainframe Papale che non si mettesse a piangere terrorizzato.

- Ciao - rispose semplicemente Arkhew. - Bel colore.

- Anche tu, ragazzino.

Jenny si schiarì la voce. Era strano rivederlo, strano e imbarazzante. Ma aveva firmato tonnellate di carte, cartelle e scartoffie per arrivare lì. Avevano una lunga storia alle spalle, ma lui ancora non la conosceva.

- Jenny? Oh, questa sì che non me la potevo perdere. Innocet, il Dottore si prenderà un doppio infarto quando la vedrà. Sarà felicissimo, altroché! Quando sei arrivata? State ancora dalle parti della Cintura di Casivanian?

- E questo come lo sai, stavi origliando? - sbottò lei, sulla difensiva.

- Ehi, piano con le accuse. Non è colpa mia se non sai usare il manipolatore e saltelli su e giù per il tempo come... Jack Harkness. - Stava seriamente per dire “River Song”, ma aveva troppo rispetto per quella donna straordinaria anche solo per osare nominarla… e comunque la dottoressa Song non mancava mai un appuntamento.

- Come chi? Oh, questa non ci voleva.

- No, non ci voleva - confermò Innocet, e Jenny sentì l’agitazione prendere il sopravvento.

- Mi vuoi dire che mi avete incontrata prima? Aspetta, non dirmi niente. Mio padre viaggerà dal suo futuro nel mio passato, e io lo stesso... Scoppierà un paradosso, vero?

- Non necessariamente. Restiamo calmi. Dobbiamo lasciare che gli eventi accadano da sé. Davvero, Jenny, tutto si può aggiustare.

- Già. Va bene. Tutto si aggiusterà… - Nella sua voce, più calma e rassegnata, era comparsa una nota di sarcasmo. - Tutto tranne il mio matrimonio - concluse lei, crollando il capo. La Governante l’abbracciò, accarezzandole i capelli biondi.

- Chissà. Ti va una tisana di erbe?

Jenny annuì, ma lanciò un’occhiata apprensiva al figlioletto.

- Va tutto bene. Lasciali fare amicizia.

Possiamo solo osservare, ricordò Jenny, e lasciò la porta socchiusa.




Thistle era genuinamente entusiasta delle notizie giunte da casa. Era sempre stata curiosa di conoscere Jenny e ora che ciò stava per avverarsi ne era felice. Non le sfiorava nemmeno la mente che un giorno sarebbe stata gelosa di lei. Non era mai stata gelosa di Jack, in fondo. A casa era talmente insopportabile che i loro genitori erano costretti a sgridarlo ogni due secondi, facendola sentire una vera figlia modello; a scuola, ecco, si vedevano molto poco: le loro classi erano ai lati opposti dell’Accademia, una nell’ala che dava sul deserto e l’altra quasi a ridosso della Cittadella. Anche i dormitori erano diversi, ovviamente. Sapeva per vie traverse, però, che aveva voti molto alti e che finora non si era cacciato nei guai - era incredibile, sembrava di sentir parlare di tutt’altra persona.
E dunque, era impaziente di conoscere Jenny e il bambino che aveva portato con sé, che considerava già come un cuginetto anche se, tecnicamente, era il suo nipotino acquisito.
Ma non era ancora periodo di vacanze; anzi gli esami di metà semestre erano vicini e non erano permesse distrazioni. La mamma all’inizio credeva che aspirare dalle boccette fosse l’equivalente gallifreyano di lunghi anni di studio terrestre su libri cartacei. Nulla di più lontano dalla verità. Un conto era, per fare un esempio, conoscere a memoria la sfera degli elementi. Quell’insieme di informazioni sì, veniva inalato direttamente nei centri mnemonici del cervello; ma era solo una piccola parte di ciò che bisognava imparare realmente. Non esisteva una boccetta che insegnasse a capire come gli elementi interagissero tra loro: per questo occorreva sviluppare il senso logico. Si studiava sui grandi schermi inseriti in ogni banco dell’aula, e su altri più piccoli, portatili; nelle biblioteche tematiche c’erano scaffali e scaffali di cubi che proiettavano ologrammi a quattro dimensioni e persino dei libri di carta, simili a quelli che Innocet teneva sottochiave come veri tesori. E ovviamente c’erano i laboratori, e le lezioni vere e proprie. A lei queste ultime piacevano più di ogni altra cosa: che si trattasse di storia antica o di fisica applicata, era stupendo sentir parlare il professor Kedred. Era gentile, e sapeva rendere anche l’argomento più ostico o noioso semplice e interessante. Ma non era solo questo: lo sentiva simile a lei, molto più dei suoi compagni con cui pure andava d’accordo. E poi era carino. Poteva quasi dire che fosse bello, ma ovviamente era una sciocchezza pensarlo.

 

- Thistleswincetlungbarrowmas?

- Eh-oh? - Si accorse di essersi imbambolata e di non aver fatto caso di essere rimasta sola in classe mentre gli altri erano già usciti in cortile. Maledetti sogni ad occhi aperti. - S-scusi, professore, vado via subito.

- No, aspetta, ho bisogno di chiederti qualcosa.

Lei sudò freddo. Non riusciva a immaginare cosa volesse da lei, a meno che non le avesse letto nel pensiero e volesse spiegazioni per le sue fantasie inopportune. Sarebbe stato imbarazzante. “Lui non lo farebbe mai, non è quel tipo di persona” si disse, ma non era tranquilla lo stesso.

- Tuo padre fa sul serio? È una cosa ufficiale? Non posso rifiutarmi?

Thistle non capì a cosa il professor Kedred si riferisse finché lui non girò finalmente il palmare permettendole di leggere il messaggio che lo turbava tanto. Era un invito a far parte della compagnia teatrale che avrebbe recitato il Mistero del Tempo Nuovo durante la Ricorrenza dell’Altro. Tirò un sospiro di sollievo.

- Oh, ma perché dovrebbe? Che fortuna, avrà un ruolo nella rappresentazione! È un grande onore, sa? Ci sarà un palco in giardino, per le prove, Badger farà da suggeritore e faremo un picnic tutti insieme.

- Pic...? - Era davvero strano vederlo così imbarazzato e confuso, più di quanto lo fosse stata lei fino a qualche istante prima. In fondo, che differenza c’era tra spiegare la lezione ad una classe di ragazzini e recitare un copione? Non riusciva a capirlo, però era tanto, tanto felice che papà avesse pensato a lui, accidenti! Due belle notizie in una volta sola...

- Ma certo, una merenda in giardino! - A volte le capitava di infilare qualche termine terrestre in mezzo ad una conversazione. È che spesso non esisteva proprio un termine gallifreyano corrispondente.

- Bene. Cioè, non sono sicuro di essere la persona che lui cerca, ma lo ringrazierò della proposta. A proposito di merenda, ti stai perdendo la ricreazione. - Era tornato l’insegnante tranquillo e premuroso di sempre, e non seppe se esserne rassicurata o dispiaciuta. Ridacchiò mentalmente, comunque, perché, conoscendo suo padre, “lo ringrazierò della proposta” equivaleva a “sarò costretto ad accettare”. E il pensiero di averlo a Lungbarrow durante le vacanze le colmò i cuori di gioia.

 

 

   
 
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