Alya aprì con un lieve cigolio la porta della torre di Astronomia, guardandosi bene attorno prima di uscire dal riparo e chiudere piano il battente. Era leggermente in anticipo, ma non ce la faceva più a rimanere nel dormitorio. Venne accolta da un vento freddo che soffiava lieve sul terrazzo, che la fece rabbrividire, ma di Sargas nemmeno l’ombra. Si sfilò il mantello dell’invisibilità, e lo piegò con cura, per infilarlo poi in una tasca della divisa.
La notte era buia e fredda, nonostante fosse ormai
giugno, e ombre cupe di delineavano in ogni angolo. Solo il vento muoveva le
cose, creando effetti spaventosi e maligni. Nel più perfetto silenzio, un gufo
tubò nella notte, e la fece sobbalzare. Alya incrociò le braccia, mentre si
guardava intorno. Da quando in qua aveva paura del buio? Vide l’ombra di un
uccello notturno volteggiare sopra la foresta, e un'altra immagine si affacciò
nella sua mente: un gufo che raspava alla finestra, una lettera che bruciava nel
camino.
Si riscosse. Quello non era certo il momento di pensare a quelle
cose.
Il vento spazzò ancora il terrazzo, passando sul viso e sul collo della ragazza, che rabbrividì per una seconda volta. Ricordando con rammarico il suo mantello sull’attaccapanni nel dormitorio, Alya si appiattì al muro, considerando l’idea di estrarre la mano dall’incavo del braccio e far apparire una coperta.
All’improvviso sentì un live rumore sopra di sé, e, alzando lo sguardo, vide un’ombra svolazzare in cerchio sopra di lei: una figura nera, che la salutava con la mano, a cavalcioni su una scopa molto più grande e grossa del normale. Inutile dire che poteva essere soltanto Sargas. Alya sentì aumentare il battiti del cuore, ma mantenne comunque il sangue freddo, incurvando appena le labbra in un mezzo sorriso, che tradiva però tutta la sua gioia.
Sargas abbassò la scopa ad un metro dal pavimento e
scese con un sorriso stampato in faccia, lasciando il manico sospeso in aria, in
attesa.
“Ciao! Da quanto tempo non ci vediamo!” esclamò Sargas avvicinandosi
a braccia aperte verso Alya, che si scansò, continuando ad osservare con una
certa apprensione mista a curiosità l’oggetto sospeso.
“Non ho mai visto scope come questa. Dove l’hai presa?”
chiese Alya, inarcando un sopracciglio.
Sargas si grattò la
testa, in un tipico gesto teatrale: “Non so esattamente da dove provenga, me
la sono fatta prestare da un mio amico. Vuoi farci un giro?” chiese, con
un sorrisetto ironico.
“No, grazie. Non mi piacciono le scope, e sinceramente
sto bene qui, con i piedi a terra.” Rispose Alya, allontanandosi dalla scopa
come se improvvisamente potesse mordere.
“E Dai. Non mi dire che soffri
ancora di vertigini?” Chiese Sargas, facendo un passo in avanti.
Alya, di
tutta risposta arretrò: “Anche se fosse? Non sono affari tuoi. Non mi piace
volare e non ci tengo a salire su quel trabiccolo.”
Sargas,non rispose, ma
fece un altro passo in avanti. Alya non riusciva a vedere il suo volto, per il
buio, ma era certa che lui stesse sorridendo.
La ragazza fece un altro passo
indietro: “Sargas, no. No no no …”
Sargas fece un balzo in avanti per
prenderla, ma Alya riuscì a sfuggirgli scappando di lato, mentre il ragazzo si
mise a rincorrerla.
Alya girò attorno alla scopa correndo sulla terrazza e
lanciando occhiate dietro di sè, e, nonostante Sargas provasse in mille modi ad
afferrarla, lei era comunque più piccola e agile e riusciva sempre in un modo o
nell’altro a svincolare.
Alla fine Sargas si fermò, ansimante, guardando
Alya oltre la scopa che li divideva, ed alzò le braccia in segno di resa: “Ok
d’accordo. Niente giretto. Adesso però vieni qui, dai.”
Alya fece un
sorrisetto ironico, portando la mano destra nell’incavo del gomito sinistro in
un tipico gesto provocatorio, e disse: “Tu pensi veramente che io mi faccia
fregare così?”
“E dai …” sorrise Sargas, aggirando la
scopa.
Alya seguì i suoi movimenti, girando anche lei il manico
dall’altro lato. “Ahah! Provaci soltanto …”
Sargas si fermò un momento, poi
con uno scatto riprese l’inseguimento, ma questa volta estraesse la bacchetta,
e, con un solo movimento fluido, lanciò un incantesimo poco più avanti di dove
aveva il piede Alya.
“Hei!! – Esclamò la ragazza, vacillando – Non
vale!!”
Sargas ne approfittò e finalmente riuscì ad afferrarla
da dietro, bloccandole le braccia. “Certo che vale! A mali estremi …”
Alya
cercò di divincolarsi, ma era impossibile riuscire a sciogliersi dall’abbraccio.
“Lasciami immediatamente, baro che non sei altro. Ho detto
lasciami!!”
“Ahaha! No, con tutta la fatica che ho fatto!! ” e detto ciò le
diede un bacio sul collo, poi, trascinando anche Alya si diresse verso il manico
di scopa e vi salì, non senza una certa difficoltà, date le violente proteste
della ragazza.
"Sargas, mettimi giù!” Il ragazzo non le rispose, ma con
un lieve tocco la scopa si sollevò e, lasciata la terrazza, volarono nel
vuoto.
Alya si morsicò forte il labbro per non urlare, ma la tentazione era
forte. Chiuse gli occhi e si aggrappò disperatamente a Sargas, che ovviamente
rideva, felice come una pasqua. “Sargas!! Tu sei un uomo morto, questa è una
promessa!”
Il ragazzo rise ancora di più, e, ignorando le minacce che Alya
gli sibilava, accelerò, stringendo a sé la ragazza con affetto, e appoggiò una
guancia sulla sua testa, dandole poi un bacio sui capelli.
“Non credere di
salvarti con questo – gli disse Alya, anche se era già notevolmente più calma –
quando atterreremo te la parò pagare.”
Sargas ridacchiò. “Non vedo
l’ora.”
Alya sbuffò, ma in fondo non stava poi così male. Odiava
andare sulla scopa, e soffriva di vertigini, ma a dire il vero, in quel momento,
non poteva certo lamentarsi: stretta attorno a quel corpo caldo, a occhi chiusi
…
“Ehm, – esordì Sargas, accarezzandole un braccio – non che mi dispiaccia
stare qui, ma siamo arrivati …”
Alya aprì immediatamente gli occhi, accorgendosi di
essere immobile ad un metro da terra, e arrossendo scese velocemente sull’erba,
allontanandosi dalla scopa il più velocemente possibile. Sargas ridacchiò mentre
appoggiava i piedi a terra, e automaticamente la scopa andò ad appoggiarsi ad un
albero lì vicino, in attesa come sempre.
Alya si guardò intorno, sfruttando
la luce della luna, cercando un punto di riferimento che le indicasse dove si
trovasse esattamente. Erano su una sponda del lago, in un ansa da dove non si
poteva scorgere il castello, e a circondare il piccolo spiazzo dove erano
atterrati, una fitta ombra scura, quasi sicuramente degli alberi. Accanto a sé
c’era un grande masso e poco più lontano un tronco caduto. Ad Alya tutto questo
sembrava familiare, ma dove ..?
“Siamo nel luogo dove ti ho seguito il giorno
della prima prova – proruppe Sargas, avvicinandosi con in mano una lanterna
appena accesa – il giorno in cui Malfoy ti ha avvicinato per stabilire per il
Ballo del Ceppo.”
“Già, e tu mi stavi spiando.” Commentò la ragazza,
funerea.
Sargas sorrise, alzando la mano libera: “Ehi, volevo
tenerti d’occhio. Non sapevo ancora che non eri stata tu ad attaccarmi.”
Alya
sbuffò, e con un cenno del capo indicò la lanterna: “Non è pericoloso accendere
una luce? Specie qui, di notte.”
“Non ti preoccupare, solo noi possiamo
vedere la luce di questa lanterna, l’ho stregata apposta. E in più ho lanciato
degli incantesimi di protezione qua intorno, questo pomeriggio. Dovrebbe
bastare.” Le rispose il ragazzo, appoggiando al masso la luce.
“Hai pensato
proprio a tutto.”
“Tutto questo per il mio tesoruccio amoruccio adorato …”
Alya si rivolse un’occhiata fulminante: “Com’è che mi
hai chiamato?”
Sargas incrociò le braccia, provocandola: “Cucciolotta?
Patatina? Goccia di rugiada?”
“Brutto idiota!!” Alya reagì di istinto e gli
si avventò contro, cercando di prenderlo a calci: il ragazzo, ridendo, d’altro
canto non riusciva a arrestare la furia che si aveva aizzato contro (da solo) e
arretrava vistosamente, fino a quando non inciampò su un sasso e cadde a terra.
Alya sorridendo, gli piantò un piede sul petto, e alzò le braccia al cielo, in
segno di vittoria.
Sargas, che ovviamente non era molto d’accordo sul fatto
di avere un piede sopra di sé, afferrò con entrambe le mani la caviglia e tirò
verso l’alto, facendo perdere l’equilibrio alla ragazza, che ruzzolò a terra.
Alya non fece in tempo ad alzarsi in piedi che Sargas si girò e le bloccò
entrambe le gambe con il proprio peso. La ragazza si mise a sedere puntellandosi
con le braccia, e incrociò lo sguardo di Sargas, che non prometteva niente di
buono. Cercò allora di sfilare da quell’abbraccio indesiderato le proprie gambe,
tirando all’indietro, invano.
“Grosso… Stupido… Ominide.” sbuffò la ragazza,
facendo altri tentativi, senza però riuscire a cambiare di una virgola la
situazione. “Lasciami!”
Sargas venne scosso da una risatina maligna, mentre,
sempre tenendo ferme le gambe con le braccia, raccoglieva le proprie gambe sotto
si sé e si inginocchiava. “Non ti sei resa conto della situazione vero?”
“Cosa vai blaterando?” gli rispose malamente la ragazza,
continuando a tirare.
“Tu e io. Soli in mezzo alla foresta. Chi mai potrebbe
sentirci?”
Alya si irrigidì, rimanendo immobile. “Cosa vorresti
dire?”
Un’altra risatina. “Quello che ho detto. Ti ho in pugno."
La ragazza spalancò gli occhi, facendo un altro debole
tentativo di liberarsi. “Tu stai scherzando vero?”
Sargas alzò la testa,
guardandola diritto negli occhi. “ Ti sembra che io stia scherzando?” E detto
questo strattonò con forza le gambe di Alya verso di sé, facendola slittare in
avanti, e le montò a cavalcioni sopra, bloccandola a terra.
La ragazza fece un grido inarticolato, e subito la sua
mano corse verso la tasca dove teneva la bacchetta, ma venne bloccata dalla
morsa ferrea della mano di Sargas, che le strinse il polso a terra. Allora Alya
si portò l’altra mano sul viso, nascondendosi nell’incavo del gomito.
Strinse forte gli occhi, in attesa di qualcosa. Già, ma di cosa? Sentiva
vagamente l’altra mano di Sargas scorrerle tra i capelli, e sfilare
delicatamente l’elastico che li teneva raccolti. Poi più nulla. Il peso di
Sargas era sparito e poteva muoversi liberamente. Aprì gli occhi e cautamente si
mise a sedere, guardandosi intorno.
Sargas stava saltellando da una parte
all’altra, con un ridicolo ciuffo di capelli tenuto irto sulla testa
dall’elastico appena sottratto.
Alya si portò una mano tra i capelli sciolti, incredula.
“Tutto qui?”
Sargas smise di saltellare e la guardò stupito. “Come tutto qui?
Cosa pensavi?”
La ragazza arrossì violentemente, voltandosi dall’altra parte.
“Niente.”
Sargas, si avvicinò, con un sorriso malizioso stampato in faccia.
“Come niente? E perchè sei tutta rossa allora?”
Alya sbuffò, cercando di
riprendere velocemente il controllo. “Non è vero. E ridammi il mio
elastico!”
Il ragazzo scosse la testa, avvicinandosi ancora: “Non cambiare
argomento! Perché sei così imbarazzata?”
La ragazza scattò in piedi, con le braccia rigide lungo
i fianchi. “Ho detto che non ho niente! E non sono imbarazzata!”
Sargas si
raddrizzò, portandosi una mano sul mento, facendo finta di pensare. “Uhm. Cosa
potrebbe mai essere?”
Alya, se possibile, divenne ancora più rossa in viso,
ed esclamò: “Niente! E voglio il mio elastico!” E detto questo allungò le
braccia per sfilarglielo dai capelli.
SArgas fece un passo indietro, e al
secondo tentativo di attacco le prese i polsi con le mani e l’attirò a sé,
abbracciandola e bloccandola contro il proprio corpo. “Vediamo... Lo sai che non
ho proprio idea?”
Alya intanto sbuffava cercando di spingere via il corpo
del ragazzo, ma come al solito, otteneva ben poco.
“Ah! Aspetta! – esclamò
Sargas, fingendo di aver finalmente ricevuto l’illuminazione – forse ho
capito.”
Mantenne la presa con una mano su fianco della ragazza, mentre
l’altra la fece passare sul collo di Alya, che si bloccò. Le alzò la testa,
guardandola negli occhi.
“Forse tu intendevi questo.” Si chinò su di lei e
congiunse le proprie labbra con quelle di Alya, in un bacio casto e dolce.
La ragazza rimase perfettamente immobile, pietrificata davanti quel
gesto.
La mano di Sargas le accarezzava lievemente il collo, poi si infilò
tra i suoi capelli nella nuca e l’attirò più vicino, mentre schiudeva con la
lingua le labbra di Alya. La sua presa si fece più forte, mentre Alya rispondeva
al bacio con lo stesso trasporto.
Dentro si sé, la ragazza aveva un
miscuglio di emozioni, e si sentiva totalmente persa tra le sue braccia, mentre
si lasciava trasportare dalla sua bocca. Pregava che quel momento non finisse
mai, e che quell’abbraccio non potesse mai sciogliersi.
Dopo poco, troppo poco per quello che sembrava ad Alya,
Sargas si staccò dalle sue labbra, e le baciò la fronte, raddrizzandosi.
“Mi
sembra di aver azzeccato.” Disse sorridendo verso Alya, che lo guardava
stralunata.
La ragazza cercò di darsi un contegno, abbassando la testa –per
non far vedere il sorriso– e divincolandosi dall’abbraccio.
Sargas la
lasciò andare allargando le braccia, e la ragazza si allontanò, lanciando un
altro fugace sguardo al viso di Sargas. Vedendo che stava ancora sorridendo, si
voltò subito, e si diresse verso il lago.
Giunta sulla riva, si sedette e si
portò le gambe al petto, nascondendovi il viso.
Incredibile
–pensava – io che so molto più incantesimi di un mago del settimo anno, mi
faccio abbindolare da un … da un … da lui. C’è qualcosa di sbagliato in tutto
questo.
Ma interruppe qui le sue riflessioni, dato che sentì un
corpo caldo premuto contro la schiena e due braccia stringerle la pancia. Sargas
si era seduto dietro di lei a gambe aperte, mentre aveva appoggiato le sua testa
nell’incavo del suo collo, tra i suoi capelli sciolti.
Alya sentiva il suo
respiro caldo sul collo, e, dopo un primo momento di tensione, chiuse gli occhi,
rilassando i muscoli tesi e abbandonandosi contro di lui.
Non ci fu una parola, entrambi godendo di quel contatto
semplice, fino a quando Sargas non alzò un braccio, e con la mano spostò
delicatamente i capelli dove si era appoggiato, e posando le sue labbra sulla
pella delicata della ragazza.
Alya rabbrividì lievemente, e sentì Sargas
stringerla di più a sé, mormorando: “Hai freddo?”
La ragazza sorrise,
scuotendo lievemente la testa. “Non ho freddo.”
Sargas sorrise anche lui, dando baci leggeri sul collo di Alya, respirando avidamente il suo profumo.
La ragazza chiuse gli occhi, ma un cupo presentimento si fece strada dentro di lei, impedendole di rilassarsi. Aprì le palpebre e guardò il cielo notturno, trapuntato di stelle. Cosa c'era che non andava? All'improvviso notò un'ombra volare verso la loro direzione, poco sopra gli alberi della foresta dall'altra parte del lago. Socchiuse gli occhi e cercò di identificarla meglio. Forse un uccello? Un gufo? Si sporse un po' in avanti, facendo levare il capo a Sargas, che domandò: "Che c'è?", e guardò nella stessa direzione.
"Non ne sono sicura" sussurrò Alya, in risposta, consapevole solo del fatto che quella strana inquietudine strava crescendo.
"Ma è solo un gufo con la posta. Vedi? Ha una grossa lettera aggrappata alla zampa. Cosa c'è di tanto interessante?"
"Niente..." Ma ad Alya non era chiaro. Chi spediva posta a quest'ora? Poi improvvisamente un pensiero le balenò in mente, cancellando tutto il resto. Si alzò immediatamente in piedi e si diresse verso la scopa, prendendola in mano. Intanto Sargas l'aveva raggiunta, e le aveva messo le mani sulle spalle.
"Ma cosa c'è? Cosa vuoi fare?"
"Andiamocene." rispose Alya, voltandosi verso di lui e mettendogli la scopa in mano. "Ora."
Lui la guardò stupito, proprio non capiva questo improvviso cambiamento d'umore. Poco prima era tranquilla e serena, ora non la smetteva di lanciare occhiate a quel gufo, e sembrava sul punto di ...
"Seginus" sussurrò piano Sargas, guardando la scopa come se la vedesse la prima volta.
"No." disse Alya, aggrappandosi a lui, con la disperazione nella voce "No, ti prego. Andiamocene."
"No." Rispose risoluto Sargas, lasciando cadere la scopa. "Io non scapperò un'altra volta. Non ti lascerò un'altra volta!" E detto questo si voltò e andò alla riva del lago, estraendo la bacchetta verso il gufo ormai vicino.
"No." mormorò Alya, sfoderando anche lei la bacchetta. "Mi dispiace." Sargas si voltò verso di lei, e vide una lacrima scenderle dalla guancia.
Alya alzò la bacchetta, e un getto di luce colpì Sargas, che cadde a terra.
Salve! xD Lo so, scrivo con la retromarcia, ma che ci posso fare? xD Ok, questo capitolo è un bel colpo di scena non trovate? xD Vabbè, vado a dormire che è meglio... Colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta chi mi legge e chi mi recensisce, ricordando in particolare una mia cara amica che purtroppo sta molto male e non la vedò da un po'. Non vedo l'ora che tu ritorni, Ari. ^^ Ora è veramente ora che io vado a dormire, o rischio di fare danno ancora una volta xD ciao!