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Autore: Dark_soul    07/10/2008    3 recensioni
In una cella una donna attendeva. Nulla decorava le pareti spoglie di quella prigione se non una piccola immagine in bianco e nero su cui tante volte la maga posava lo sguardo. Quell’immagine era il suo obiettivo... Alya è la figlia di Bellatrix e Rodulphus Lestrange, ha una missione da portare a termine..
Genere: Triste, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Alya aprì con un lieve cigolio la porta della torre di Astronomia, guardandosi bene attorno prima di uscire dal riparo e chiudere piano il battente. Era leggermente in anticipo, ma non ce la faceva più a rimanere nel dormitorio. Venne accolta da un vento freddo che soffiava lieve sul terrazzo, che la fece rabbrividire, ma di Sargas nemmeno l’ombra. Si sfilò il mantello dell’invisibilità, e lo piegò con cura, per infilarlo poi in una tasca della divisa.


La notte era buia e fredda, nonostante fosse ormai giugno, e ombre cupe di delineavano in ogni angolo. Solo il vento muoveva le cose, creando effetti spaventosi e maligni. Nel più perfetto silenzio, un gufo tubò nella notte, e la fece sobbalzare. Alya incrociò le braccia, mentre si guardava intorno. Da quando in qua aveva paura del buio? Vide l’ombra di un uccello notturno volteggiare sopra la foresta, e un'altra immagine si affacciò nella sua mente: un gufo che raspava alla finestra, una lettera che bruciava nel camino.
Si riscosse. Quello non era certo il momento di pensare a quelle cose.

Il vento spazzò ancora il terrazzo, passando sul viso e sul collo della ragazza, che rabbrividì per una seconda volta. Ricordando con rammarico il suo mantello sull’attaccapanni nel dormitorio, Alya si appiattì al muro, considerando l’idea di estrarre la mano dall’incavo del braccio e far apparire una coperta.

All’improvviso sentì un live rumore sopra di sé, e, alzando lo sguardo, vide un’ombra svolazzare in cerchio sopra di lei: una figura nera, che la salutava con la mano, a cavalcioni su una scopa molto più grande e grossa del normale. Inutile dire che poteva essere soltanto Sargas. Alya sentì aumentare il battiti del cuore, ma mantenne comunque il sangue freddo, incurvando appena le labbra in un mezzo sorriso, che tradiva però tutta la sua gioia.

Sargas abbassò la scopa ad un metro dal pavimento e scese con un sorriso stampato in faccia, lasciando il manico sospeso in aria, in attesa.
“Ciao! Da quanto tempo non ci vediamo!” esclamò Sargas avvicinandosi a braccia aperte verso Alya, che si scansò, continuando ad osservare con una certa apprensione mista a curiosità l’oggetto sospeso.

“Non ho mai visto scope come questa. Dove l’hai presa?” chiese Alya, inarcando un sopracciglio.
Sargas si grattò la testa, in un tipico gesto teatrale: “Non so esattamente da dove provenga, me la sono fatta prestare da un mio amico. Vuoi farci un giro?” chiese, con un sorrisetto ironico.

“No, grazie. Non mi piacciono le scope, e sinceramente sto bene qui, con i piedi a terra.” Rispose Alya, allontanandosi dalla scopa come se improvvisamente  potesse mordere.
“E Dai. Non mi dire che soffri ancora di vertigini?” Chiese Sargas, facendo un passo in avanti.
Alya, di tutta risposta arretrò: “Anche se fosse? Non sono affari tuoi. Non mi piace volare e non ci tengo a salire su quel trabiccolo.”
Sargas,non rispose, ma fece un altro passo in avanti. Alya non riusciva a vedere il suo volto, per il buio, ma era certa che lui stesse sorridendo.
La ragazza fece un altro passo indietro: “Sargas, no. No no no …”
Sargas fece un balzo in avanti per prenderla, ma Alya riuscì a sfuggirgli scappando di lato, mentre il ragazzo si mise a rincorrerla.

Alya girò attorno alla scopa correndo sulla terrazza e lanciando occhiate dietro di sè, e, nonostante Sargas provasse in mille modi ad afferrarla, lei era comunque più piccola e agile e riusciva sempre in un modo o nell’altro a svincolare.
Alla fine Sargas si fermò, ansimante, guardando Alya oltre la scopa che li divideva, ed alzò le braccia in segno di resa: “Ok d’accordo. Niente giretto. Adesso però vieni qui, dai.”
Alya fece un sorrisetto ironico, portando la mano destra nell’incavo del gomito sinistro in un tipico gesto provocatorio, e disse: “Tu pensi veramente che io mi faccia fregare così?”

“E dai …”  sorrise Sargas, aggirando la scopa.
Alya seguì i suoi movimenti,  girando anche lei il manico dall’altro lato. “Ahah! Provaci soltanto …”
Sargas si fermò un momento, poi con uno scatto riprese l’inseguimento, ma questa volta estraesse la bacchetta, e, con un solo movimento fluido, lanciò un incantesimo poco più avanti di dove aveva il piede Alya.
“Hei!! – Esclamò la ragazza, vacillando – Non vale!!”

Sargas ne approfittò e finalmente riuscì ad afferrarla da dietro, bloccandole le braccia. “Certo che vale! A mali estremi …”
Alya cercò di divincolarsi, ma era impossibile riuscire a sciogliersi dall’abbraccio. “Lasciami immediatamente, baro che non sei altro. Ho detto lasciami!!”
“Ahaha! No, con tutta la fatica che ho fatto!! ” e detto ciò le diede un bacio sul collo, poi, trascinando anche Alya si diresse verso il manico di scopa e vi salì, non senza una certa difficoltà, date le violente proteste della ragazza.

"Sargas, mettimi giù!” Il ragazzo non le rispose, ma con un lieve tocco la scopa si sollevò e, lasciata la terrazza, volarono nel vuoto.
Alya si morsicò forte il labbro per non urlare, ma la tentazione era forte. Chiuse gli occhi e si aggrappò disperatamente a Sargas, che ovviamente rideva, felice come una pasqua. “Sargas!! Tu sei un uomo morto, questa è una promessa!”
Il ragazzo rise ancora di più, e, ignorando le minacce che Alya gli sibilava, accelerò, stringendo a sé la ragazza con affetto, e appoggiò una guancia sulla sua testa, dandole poi un bacio sui capelli.
“Non credere di salvarti con questo – gli disse Alya, anche se era già notevolmente più calma – quando atterreremo te la parò pagare.”
Sargas ridacchiò. “Non vedo l’ora.”

Alya sbuffò, ma in fondo non stava poi così male. Odiava andare sulla scopa, e soffriva di vertigini, ma a dire il vero, in quel momento, non poteva certo lamentarsi: stretta attorno a quel corpo caldo, a occhi chiusi …
“Ehm, – esordì Sargas, accarezzandole un braccio – non che mi dispiaccia stare qui, ma siamo arrivati …”

Alya aprì immediatamente gli occhi, accorgendosi di essere immobile ad un metro da terra, e arrossendo scese velocemente sull’erba, allontanandosi dalla scopa il più velocemente possibile. Sargas ridacchiò mentre appoggiava i piedi a terra, e automaticamente la scopa andò ad appoggiarsi ad un albero lì vicino, in attesa come sempre.
Alya si guardò intorno, sfruttando la luce della luna, cercando un punto di riferimento che le indicasse dove si trovasse esattamente. Erano su una sponda del lago, in un ansa da dove non si poteva scorgere il castello, e a circondare il piccolo spiazzo dove erano atterrati, una fitta ombra scura, quasi sicuramente degli alberi. Accanto a sé c’era un grande masso e poco più lontano un tronco caduto. Ad Alya tutto questo sembrava familiare, ma dove ..?
“Siamo nel luogo dove ti ho seguito il giorno della prima prova – proruppe Sargas, avvicinandosi con in mano una lanterna appena accesa – il giorno in cui Malfoy ti ha avvicinato per stabilire per il Ballo del Ceppo.”
“Già, e tu mi stavi spiando.” Commentò la ragazza, funerea.

Sargas sorrise, alzando la mano libera: “Ehi, volevo tenerti d’occhio. Non sapevo ancora che non eri stata tu ad attaccarmi.”
Alya sbuffò, e con un cenno del capo indicò la lanterna: “Non è pericoloso accendere una luce? Specie qui, di notte.”
“Non ti preoccupare, solo noi possiamo vedere la luce di questa lanterna, l’ho stregata apposta. E in più ho lanciato degli incantesimi di protezione qua intorno, questo pomeriggio. Dovrebbe bastare.” Le rispose il ragazzo, appoggiando al masso la luce.
“Hai pensato proprio a tutto.”
“Tutto questo per il mio tesoruccio amoruccio adorato …”

Alya si rivolse un’occhiata fulminante: “Com’è che mi hai chiamato?”
Sargas incrociò le braccia, provocandola: “Cucciolotta? Patatina? Goccia di rugiada?”
“Brutto idiota!!” Alya reagì di istinto e gli si avventò contro, cercando di prenderlo a calci: il ragazzo, ridendo, d’altro canto non riusciva a arrestare la furia che si aveva aizzato contro (da solo) e arretrava vistosamente, fino a quando non inciampò su un sasso e cadde a terra. Alya sorridendo, gli piantò un piede sul petto, e alzò le braccia al cielo, in segno di vittoria.

Sargas, che ovviamente non era molto d’accordo sul fatto di avere un piede sopra di sé, afferrò con entrambe le mani la caviglia e tirò verso l’alto, facendo perdere l’equilibrio alla ragazza, che ruzzolò a terra.
Alya non fece in tempo ad alzarsi in piedi che Sargas si girò e le bloccò entrambe le gambe con il proprio peso. La ragazza si mise a sedere puntellandosi con le braccia, e incrociò lo sguardo di Sargas, che non prometteva niente di buono. Cercò allora di sfilare da quell’abbraccio indesiderato le proprie gambe, tirando all’indietro, invano.
“Grosso… Stupido… Ominide.” sbuffò la ragazza, facendo altri tentativi, senza però riuscire a cambiare di una virgola la situazione. “Lasciami!”
Sargas venne scosso da una risatina maligna, mentre, sempre tenendo ferme le gambe con le braccia, raccoglieva le proprie gambe sotto si sé e si inginocchiava. “Non ti sei resa conto della situazione vero?”

“Cosa vai blaterando?” gli rispose malamente la ragazza, continuando a tirare.
“Tu e io. Soli in mezzo alla foresta. Chi mai potrebbe sentirci?”
Alya si irrigidì, rimanendo immobile. “Cosa vorresti dire?”
Un’altra risatina. “Quello che ho detto. Ti ho in pugno."

La ragazza spalancò gli occhi, facendo un altro debole tentativo di liberarsi. “Tu stai scherzando vero?”
Sargas alzò la testa, guardandola diritto negli occhi. “ Ti sembra che io stia scherzando?” E detto questo strattonò con forza le gambe di Alya verso di sé, facendola slittare in avanti, e le montò a cavalcioni sopra, bloccandola a terra.

La ragazza fece un grido inarticolato, e subito la sua mano corse verso la tasca dove teneva la bacchetta, ma venne bloccata dalla morsa ferrea della mano di Sargas, che le strinse il polso a terra. Allora Alya si portò l’altra mano sul viso, nascondendosi nell’incavo del gomito.
Strinse forte gli occhi, in attesa di qualcosa. Già, ma di cosa? Sentiva vagamente l’altra mano di Sargas scorrerle tra i capelli, e sfilare delicatamente l’elastico che li teneva raccolti. Poi più nulla. Il peso di Sargas era sparito e poteva muoversi liberamente. Aprì gli occhi e cautamente si mise a sedere, guardandosi intorno.
Sargas stava saltellando da una parte all’altra, con un ridicolo ciuffo di capelli tenuto irto sulla testa dall’elastico appena sottratto.

Alya si portò una mano tra i capelli sciolti, incredula. “Tutto qui?”
Sargas smise di saltellare e la guardò stupito. “Come tutto qui? Cosa pensavi?”
La ragazza arrossì violentemente, voltandosi dall’altra parte. “Niente.”
Sargas, si avvicinò, con un sorriso malizioso stampato in faccia. “Come niente? E perchè sei tutta rossa allora?”
Alya sbuffò, cercando di riprendere velocemente il controllo. “Non è vero. E ridammi il mio elastico!”
Il ragazzo scosse la testa, avvicinandosi ancora: “Non cambiare argomento! Perché sei così imbarazzata?”

La ragazza scattò in piedi, con le braccia rigide lungo i fianchi. “Ho detto che non ho niente! E non sono imbarazzata!”
Sargas si raddrizzò, portandosi una mano sul mento, facendo finta di pensare. “Uhm. Cosa potrebbe mai essere?”
Alya, se possibile, divenne ancora più rossa in viso, ed esclamò: “Niente! E voglio il mio elastico!” E detto questo allungò le braccia per sfilarglielo dai capelli.
SArgas fece un passo indietro, e al secondo tentativo di attacco le prese i polsi con le mani e l’attirò a sé, abbracciandola e bloccandola contro il proprio corpo. “Vediamo... Lo sai che non ho proprio idea?”

Alya intanto sbuffava cercando di spingere via il corpo del ragazzo, ma come al solito, otteneva ben poco.
“Ah! Aspetta! – esclamò Sargas, fingendo di aver finalmente ricevuto l’illuminazione – forse ho capito.”
Mantenne la presa con una mano su fianco della ragazza, mentre l’altra la fece passare sul collo di Alya, che si bloccò. Le alzò la testa, guardandola negli occhi.

“Forse tu intendevi questo.” Si chinò su di lei e congiunse le proprie labbra con quelle di Alya, in un bacio casto e dolce.
La ragazza rimase perfettamente immobile, pietrificata davanti quel gesto.
La mano di Sargas le accarezzava lievemente il collo, poi si infilò tra i suoi capelli nella nuca e l’attirò più vicino, mentre schiudeva con la lingua le labbra di Alya. La sua presa si fece più forte, mentre Alya rispondeva al bacio con lo stesso trasporto.
Dentro si sé, la ragazza aveva un miscuglio di emozioni, e si sentiva totalmente persa tra le sue braccia, mentre si lasciava trasportare dalla sua bocca. Pregava che quel momento non finisse mai, e che quell’abbraccio non potesse mai sciogliersi.

Dopo poco, troppo poco per quello che sembrava ad Alya, Sargas si staccò dalle sue labbra, e le baciò la fronte, raddrizzandosi.
“Mi sembra di aver azzeccato.” Disse sorridendo verso Alya, che lo guardava stralunata.
La ragazza cercò di darsi un contegno, abbassando la testa –per non far vedere il sorriso– e divincolandosi dall’abbraccio.
 Sargas la lasciò andare allargando le braccia, e la ragazza si allontanò, lanciando un altro fugace sguardo al viso di Sargas. Vedendo che stava ancora sorridendo, si voltò subito, e si diresse verso il lago.
Giunta sulla riva, si sedette e si portò le gambe al petto, nascondendovi il viso. 
Incredibile –pensava – io che so molto più incantesimi di un mago del settimo anno, mi faccio abbindolare da un … da un … da lui. C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo.

Ma interruppe qui le sue riflessioni, dato che sentì un corpo caldo premuto contro la schiena e due braccia stringerle la pancia. Sargas si era seduto dietro di lei a gambe aperte, mentre aveva appoggiato le sua testa nell’incavo del suo collo, tra i suoi capelli sciolti.
Alya sentiva il suo respiro caldo sul collo, e, dopo un primo momento di tensione, chiuse gli occhi, rilassando i muscoli tesi e abbandonandosi contro di lui.

Non ci fu una parola, entrambi godendo di quel contatto semplice, fino a quando Sargas non alzò un braccio, e con la mano spostò delicatamente i capelli dove si era appoggiato, e posando le sue labbra sulla pella delicata della ragazza.
Alya rabbrividì lievemente, e sentì Sargas stringerla di più a sé, mormorando: “Hai freddo?”
La ragazza sorrise, scuotendo lievemente la testa. “Non ho freddo.”

Sargas sorrise anche lui, dando baci leggeri sul collo di Alya, respirando avidamente il suo profumo.

La ragazza chiuse gli occhi, ma un cupo presentimento si fece strada dentro di lei, impedendole di rilassarsi. Aprì le palpebre e guardò il cielo notturno, trapuntato di stelle. Cosa c'era che non andava? All'improvviso notò un'ombra volare verso la loro direzione, poco sopra gli alberi della foresta dall'altra parte del lago. Socchiuse gli occhi e cercò di identificarla meglio. Forse un uccello? Un gufo? Si sporse un po' in avanti, facendo levare il capo a Sargas, che domandò: "Che c'è?", e guardò nella stessa direzione.

"Non ne sono sicura" sussurrò Alya, in risposta, consapevole solo del fatto che quella strana inquietudine strava crescendo.

"Ma è solo un gufo con la posta. Vedi? Ha una grossa lettera aggrappata alla zampa. Cosa c'è di tanto interessante?"

"Niente..." Ma ad Alya non era chiaro. Chi spediva posta a quest'ora? Poi improvvisamente un pensiero le balenò in mente, cancellando tutto il resto. Si alzò immediatamente in piedi e si diresse verso la scopa, prendendola in mano. Intanto Sargas l'aveva raggiunta, e le aveva messo le mani sulle spalle.

"Ma cosa c'è? Cosa vuoi fare?"

"Andiamocene." rispose Alya, voltandosi verso di lui e mettendogli la scopa in mano. "Ora."

Lui la guardò stupito, proprio non capiva questo improvviso cambiamento d'umore. Poco prima era tranquilla e serena, ora non la smetteva di lanciare occhiate a quel gufo, e sembrava sul punto di ...

"Seginus" sussurrò piano Sargas, guardando la scopa come se la vedesse la prima volta.

"No." disse Alya, aggrappandosi a lui, con la disperazione nella voce "No, ti prego. Andiamocene."

"No." Rispose risoluto Sargas, lasciando cadere la scopa. "Io non scapperò un'altra volta. Non ti lascerò un'altra volta!" E detto questo si voltò e andò alla riva del lago, estraendo la bacchetta verso il gufo ormai vicino.

"No." mormorò Alya, sfoderando anche lei la bacchetta. "Mi dispiace." Sargas si voltò verso di lei, e vide una lacrima scenderle dalla guancia.

Alya alzò la bacchetta, e un getto di luce colpì Sargas, che cadde a terra.

 

 

 

 

Salve! xD Lo so, scrivo con la retromarcia, ma che ci posso fare? xD Ok, questo capitolo è un bel colpo di scena non trovate? xD Vabbè, vado a dormire che è meglio... Colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta chi mi legge e chi mi recensisce, ricordando in particolare una mia cara amica che purtroppo sta molto male e non la vedò da un po'. Non vedo l'ora che tu ritorni, Ari. ^^ Ora è veramente ora che io vado a dormire, o rischio di fare danno ancora una volta xD ciao!

 

 

 

 

  
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