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Autore: softkitty    01/10/2014    1 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 1

 

07.27

Ecco come iniziare male una giornata. Ritardo. Un minuto di ritardo. Nicky salutò rapidamente Noah che dormiva ancora nel suo letto e uscì di casa facendo i gradini a due a due per recuperare tempo.

Aveva dormito male quella notte, colpa dei mille pensieri che le affollavano la mente.

Colpa di Edward e Kelly Parker.

«Attenta!». Un braccio la bloccò prima che potesse attraversare la strada, con il semaforo arancione.

«Era arancione, ma grazie lo stesso». Nicky si voltò per ringraziare la persone che l'aveva placcata e si trovò davanti Oneweek. «Grazie»

«Di niente, stai più attenta la prossima volta». Nicky si stizzì per il tono di quell'avvertimento, non era una bambina. Si limitò a sorridere e guardare di fronte a sé, in attesa che il semaforo tornasse verde.

Raggiunse la stazione della metro con Oneweek che le camminava poco dietro, tallonandola. Quella mattina era troppo nervosa per sedersi accanto a Mrs Mondo, perciò rimase in piedi. Con Oneweek accanto.

La metro arrivò con qualche minuto di ritardo e Nicky si stizzì ulteriormente per quell'attesa, salì e si aggrappò al paletto, ben decisa a restare in piedi per calmarsi un po'. Dal vetro di fronte a lei poteva vedere il riflesso di Oneweek, seduto dietro di lei. Di nuovo.

Le stava guardando il culo?

Si girò di scatto e lo vide osservarla senza scomporsi, impassibile e serio. Ciò la fece innervosire ancora di più.

Scese una fermata prima e fece il resto del tragitto a piedi per sbollire la rabbia. Quando arrivò da Missy's era totalmente calma. Quasi.

«Ti ha dato un passaggio Noah, oggi?»

«No, sono scesa alla fermata prima». Si legò il grembiule e si voltò, trovandosi di fronte Mrs Mondo.

«Cappuccino deca con latte di soia, non bollente, con molta schiuma e una spruzzata di cacao magro sopra».

Sarebbe stata una lunga giornata.

Per fortuna, a risollevarle il morale c'era Benny. Quella ragazza era un'ottima fonte di distrazione. Bastava dare il via ad una conversazione su qualsiasi argomento e lei ci si sarebbe buttata a capofitto.

Ancora ricordava la chiacchierata che avevano fatto qualche settimana prima, riguardo al suono del timer del suo forno. Avevano iniziato con un'invettiva contro il campanello spacca-timpani ed erano finite a parlare di quanto bello sarebbe se, anziché il solito trillo, ci fosse la voce sexy e ammaliante di Johnny Depp a sussurrare “Sono caldo e pronto per te, vieni a prendermi”. Decisamente meglio!

Quel giorno invece, lei e Nicky stavano parlando di animali da compagnia e, poco dopo, si erano ritrovate a pensare di proporre una legge che obbligasse ogni persona ad avere un criceto o un coniglietto nano o una cavia peruviana.

«Sono animali dolcissimi, farebbero venire voglia a chiunque di sorridere e coccolarli! La gente sarebbe meno incazzata se avesse sempre un cricetino a portata di carezza!».

Nicky scoppiò a ridere per la serietà con cui Benny stava difendendo la sua idea.

«Non credi che sarebbe... problematico portarsi sempre addosso un criceto?».

La ragazza la fissò stupita: «Problematico un criceto? Neville Longbottom portava con sé un rospo! Cosa vuoi che sia un criceto?». Per un solo instante, Nicky immaginò di vedere tutte le persone entrare nel locale con un criceto. In testa, in mano o magari... Oneweek con un criceto nel taschino!

***

«Ciao Willa!». La ragazzina, che stava studiando, alzò lo sguardo e sorrise a suo fratello.

«Noah!». Si alzò e corse ad abbracciarlo. «Non ti aspettavo! Come stai? E Nicky? Perché non è venuta?»

«Ma che domande, cara! – disse Kelly scendendo le scale e raggiungendo i figli – Sarà sicuramente in quella bettola a lavorare».

Willa non disse nulla, ma strinse il braccio al fratello, in segno di avvertimento.

«Vorrei dire che è un piacere vederti, mamma, ma non sono molto bravo a mentire»

«Noah caro, così mi ferisci! Lo sai che ti voglio bene. E voglio il tuo bene. E quella ragazza non lo è»

«Mamma, non sono ancora arrivato e vuoi già iniziare?». Allargò le braccia. «Coraggio, parla pure»

«Domenica al golf club c'è una festicciola per l'anniversario dell'iscrizione di tuo padre, vorrei che tu e Willa partecipaste»

«E Nicky?»

«Tuo padre mi ha detto che gli hai confermato che domenica lavorerà. Non è così?»

«Certo, ma potrebbe venire per il dopocena».

Kelly storse il naso, contrariata. «Non c'è bisogno che si disturbi»

«Non è un disturbo. Mi raggiungerà volentieri»

«Non voglio che venga, così è più chiaro?».

Noah si alzò dalla sedia e sorrise a sua sorella. «Bene mamma, sei stata chiarissima. Ora vado»

«Sii puntuale domenica»

«Non ti preoccupare, mamma. Non c'è bisogno che mi aspetti, non verrò». Diede un bacio a Willa. «Fai la brava, ti chiamo stasera».

Uscì da quella che doveva essere casa sua con i nervi a fior di pelle. Odiava lo snobbismo di sua madre che credeva di essere ancora nel 1800. Nicky era intelligente, simpatica, gentile, arguta, aveva mille qualità, perché mai avrebbe dovuto interessarsi del suo conto in banca?

Entrò nel bar con il fumo che gli usciva dalle orecchie.

«Ciao Noah, Nicky è in bagno»

«Grazie Missy»

«Il solito?»

«No, niente caffè, sono già abbastanza nervoso»

«Mh, allora mangiati un po' di cioccolato!». Gli lanciò un cioccolatino, facendogli l'occhiolino. «Eccola qui, la nostra Nicky! Coraggio, fila a casa. Oggi siete entrambi nervosetti»

«Grazie Missy». Una volta usciti, i due decisero di fare una camminata. «Come mai sei nervoso?»

«Sono passato a salutare Willa e c'era mia madre». Si strinse nelle spalle. «Solite cose». Si allentò un po' il nodo della cravatta. «Domenica non andrò al golf club».

Nicky sospirò. «No?»

«No, se non vogliono te, non andrò neppure io»

«Per me non è un problema, lo sai»

«Lo è per me»

«Ma...».

Noah si fermò, alzando il tono di voce: «Lo so! Loro sono i miei genitori! Ma non è che perché i tuoi sono morti, allora io devo per forza accontentarli in tutto e per tutto!».

Nicky rimase interdetta. «Scusami tanto se sto cercando di evitare di sfasciarti la famiglia! Scusa, eh!»

«Non sta a te decidere!»

«Ottimo, decidi da solo, allora! Io me ne vado a casa a farmi una doccia!». Gli voltò le spalle e si scese le scale che l'avrebbero portata alla metro, fumante di rabbia.

Ok, era arrabbiato, ma perché doveva prendersela con lei? E che bisogno c'era di tirare in mezzo i suoi genitori? Se voleva ferirla, quello era indubbiamente il metodo migliore.

Arrivò alla banchina e trovò Oneweek, vestito con il completo del martedì, poggiato con una spalla al muro. Quell'uomo era una persecuzione quel giorno!

Lo vide spostarsi più avanti e notò un accendino cadergli dalla tasca. Nicky si chinò a raccoglierlo ed allungò il passo per salire e raggiungerlo.

«Ti è caduto questo».

Oneweek afferrò l'accendino, rigirandoselo tra le dita. «Non è mio»

«Ti è caduto dalla tasca».

La guardò dritto negli occhi e, per la prima volta, Nicky si accorse che erano meravigliosamente azzurri. «Ma io non fumo»

«Se sei un piromane non sono affari miei. Comunque bastava dirmi 'grazie'».

Oneweek la fissò, cercando di trattenere un sorriso. «Grazie»

«Di niente, stai attento la prossima volta». Nicky pronunciò quella frase con sarcasmo e orgoglio, fiera di se stessa per essere riuscita a pareggiare i conti almeno con quello sconosciuto. Non si avvide, però, del sorriso divertito che si formò sulle labbra di Oneweek.

***

«Nicky, stasera usciamo! Andiamo a farci quattro salti nel nuovo discopub che hanno aperto, dai!»

«Guarda che io domani lavoro!»

«Se è per quello, pure io! Dai, non faremo tardi!»

«Ma è mercoledì, come può essere aperto?»

«Siccome l'hanno appena inaugurato, questa settimana è aperto tutte le sere!»

«Va bene, passa a prendermi per le 21. Se non ci sei, me ne torno di sopra!». Nicky riattaccò ed aprì l'armadio, alla ricerca di qualcosa da mettere per uscire con la sua amica pazza e probabilmente qualche sua altrettanto pazza compagna di corsi.

Si mise un vestito grigio, come il suo umore, e infilò i piedi in un paio di ballerine nere. Era truccata, i capelli erano in ordine. Sì, si disse, così poteva andare.

Alle 21 chiuse, puntuale come sempre, il portone di casa. Contro ogni previsione, la sua amica scelse in quel preciso istante per arrivare, lasciandola sbalordita. «Che ti è successo?»

«Ciao anche a te, Nicky»

«Stai male? Hai battuto la testa? Sei puntuale!»

«Ti ho sentita poco convinta a venire e ho pensato che saresti stata capace di mollarmi veramente in asso se fossi stata in ritardo».

Nicky ridacchiò, compiaciuta. «Dovrei usare il mio tono acido più spesso!».

Diane la fulminò. «Non ci pensare proprio, è la prima volta che sono puntuale in vita mia! Non sono abituata». Sbuffò, fingendosi infastidita. «Comunque, perché sei così acida?»

«Ho litigato con Noah»

«Fammi indovinare! C'entrano i suoi genitori! Mollalo e falla finita! Quella famiglia ti odia e lui non sa gestire la situazione». La fissò eloquentemente. «Davvero lo ami?»

«Sì, ma inizio a chiedermi se siano sano questo rapporto».

Diane fermò immediatamente la sua amica: «Non pensarci, stasera possiamo divertirci!». Non era il momento di abbacchiarsi con discorsi pesanti ed importanti. Era decisamente meglio farla scatenare.

«D'accordo, ci sto!»

«Così si fa, sorella!».

***

Noah rientrò nel suo appartamento furioso.

Furioso con sua madre per il suo comportamento da stronza.

Furioso con Nicky per il suo irritante comportamento da buona samaritana.

Furioso con se stesso perché non riusciva a trovare una soluzione e finiva con il litigare sempre con entrambe.

Sapeva che quello non era lo stato d'animo migliore per uscire, ma stare in casa lo rendeva ancora più nervoso. Così si fece una doccia e sentì i suoi amici. Forse una breve uscita con loro gli avrebbe fatto bene.

Prese l'auto e raggiunse i suoi amici.

«Che razza di posto è questo?». Noah si sedette al tavolo accanto a Luke e Dave.

«L'hanno aperto questa settimana, è una figata, vero?». Il giovane dentista si guardò attorno, osservando il locale. Sicuramente era moderno, con l'arredamento completamente bianco, il pavimento lucido e le luci soffuse sui tavoli e molto più fastidiose e luccicanti dove c'era la pista.

«Ho visto di meglio».

Dave gli diede una pacca sulla spalla. «Andiamo Parker, non fare il lagnoso!»

«Va bene, va bene! Il primo giro lo offro io!»

«Così si fa, amico!»

***

«Questo posto fa schifo!». Nicky non riuscì a trattenere il commento, non appena fu dentro. «È tutto troppo bianco!»

«Nicky, non abbiamo neppure fatto un giro!»

«Ok, ok! Sto zitta, andiamo a prendere qualcosa da bere». Effettivamente, l'idea che Nicky si era fatta, fu solo confermata dal rapido tour che fecero. Tavoli bianchi, divanetti bianchi, bancone bianco. Era tutto asetticamente bianco. Ma Nicky non disse nulla per evitare che Diane si irritasse.

Era intenta a guardarsi attorno, quando qualcuno le urtò una spalla. «Scusa, non ti avevo vista». Nicky si voltò e si trovò davanti un giovane con un paio di occhi azzurri che, nonostante l'assenza degli occhiali ad incorniciarli, le furono immediatamente familiari. Oneweek.

«Non fa nulla».

Rimase ad osservarla per un istante, scrutandola con attenzione. «Ci conosciamo?».

Possibile che davvero non l'avesse riconosciuta? In effetti, a differenza del look da lavoro, quella sera aveva i capelli sciolti e il trucco era decisamente meno acqua e sapone. E in quel locale le luci erano molto soffuse.

«Non credo».

Oneweek le tese la mano. «Daniel»

«Nicky»

«Posso offrirti da bere?»

«Mi dispiace, ma sono qui con un'amica»

«Se cambi idea, sono al tavolo laggiù con degli amici».

Le fece un mezzo sorriso e si allontanò, proprio mentre Diane si avvicinava con due bicchieri. «Analcolico per me, devo guidare!»

«Grazie, D». Mise la cannuccia tra le labbra e assaggiò la bevanda con cautela. Diane si sbizzarriva a scegliere i cocktail più improbabili. «Dai, andiamo a ballare!»

«No, aspetta! Fammi finire il cocktail, altrimenti farò danno in pista».

Nicky si ritrovò ad annuire, ripensando al giorno del suo diciottesimo compleanno, quando, presa dalla foga dei festeggiamenti, Diane si era dimenticata di avere in mano un bicchiere di Cosmopolitan. La macchia di mirtillo, grande almeno quanto un'anguria, che fece sul vestito della festeggiata, non se ne andò mai più.

«In effetti, visti i precedenti...»

«È capitato solo una volta, per sbaglio!»

«Con me! Vogliamo parlare di Jef?»

Diane mosse la mano come per scacciare un insetto fastidioso. «Non è stata colpa mia! Mi aveva urtata!».

Nicky ridacchiò pensando che Diane avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di negare l'evidenza della sua sbadataggine in ambito di cocktail. «Mh, e cosa mi dici di Sean?»

«Sean? Quella volta è stato tutto volontario! Quello era un laureato con lode in coglionaggine!». Nicky scoppiò a ridere a posò il bicchiere ormai vuoto al bancone, mentre Diane la imitava per poi trascinarla in pista.

Le due amiche trascorsero una breve serata all'insegna del divertimento accantonando, per qualche ora, tutti i problemi.

Mentre Nicky si muoveva a ritmo con la musica, ripensò alle parole di Benny. Un criceto per ogni persona. Non riuscì a trattenere un sorriso, pensando a tutte le persone che c'erano in quel locale con un criceto con cui ballare.

 

Il mio angolo.

Buonasera/buongiorno a tutti :)

Ecco a voi il primo capitolo, cosa ne pensate?

Vorrei dilungarmi, ma sono di fretta!

Mi scuso per eventuali errori.

Grazie a chiunque sprecherà un po' del suo tempo a leggere questa storia e magari anche a lasciare un commento!

Bisous,

Softkitty

  
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