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Autore: _Cthylla_    01/10/2014    5 recensioni
Dopo la tragica morte di un chojin che ben conoscete, qualcuno inizia a perseguitare i ragazzi della Muscle League per motivi che loro non conoscono.
Riusciranno a chiarire i punti oscuri riguardanti l'omicidio e scoprire la verità?
O sarà #R ad avere la meglio...?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«mein g…NO!!!»

Il tedesco crollò sulle ginocchia alla scena che gli si presentò davanti agli occhi. Il biglietto che aveva stretto nella mano destra nella corsa fatta da casa sua fino a lì gli scivolò dalle mani.

Era inutile ormai…

Era tutto inutile.

Vide Suzie Tusket stringere Dorothy a poca distanza. Almeno loro si erano salvate.

Ma la Muscle League, a quel punto, dopo la distruzione completa della famiglia Kinniku, era ufficialmente morta.

Così come i suoi componenti.

 

 

:: qualche ora prima ::

 

 

«è quasi finita».

«vero, lo è».

Erano in cima ad un palazzo nella città di Tokyo. La luce rossastra del tramonto si spargeva sia sui due, che sulla busta piena di cibo comprato poco prima al supermercato.

«la prova che ti serviva più un aiuto in termini economici che altro. Ad avere avuto le risorse disponibili, la Muscle League sarebbe caduta già da un pezzo anche se avessi agito in solitaria».

«forse. Ma purtroppo le bombe per Sunshine, che peraltro non ha neppure compiuto il proprio dovere come avevamo stabilito, le avevano prosciugate tutte. È assurdo quanto aumenti il prezzo di bombe del genere in tempi di crisi».

«le bombe dici! E la sabbia rossa, allora? Quelle streghe dello spazio sono di un’esosità assurda. Quantomeno visto che sono abbastanza abile a gestire il denaro ho riottenuto in breve il quadruplo di quanto abbiamo speso per la droga, le auto, le bombe, i vari cellulari, le sim prepagate, e quel programma non rintracciabile che consente di mandare automaticamente sms reimpostati».

«più le mazzette per i tizi delle pompe funebri che ti hanno permesso di entrare a volto coperto nel posto dov’erano le bare la notte prima dei funerali».

«si, anche quello».

« …E ultimo ma non per importanza le preparazioni di un viaggio di sola andata per Nettuno previsto tra stanotte e domani mattina».

«distruggere la Muscle League ci è costato una fortuna. Ringraziando il cielo possiamo raggiungere il pianeta con mezzi personali».

Dal sacchetto del supermercato una delle due figure tirò fuori due bottiglie di birra. «brindiamo al completamento della missione, Redraft?»

«non con quella roba. Accidenti a me, eppure lo sapevo che dovevo portare lo champagne. Lo sapevo!»

Dopo quelle mezze proteste seguì una pausa di silenzio.

«solo una cosa».

«quale?»

«non mi hai ancora detto perché del feto che Trixie portava in grembo hai voluto occuparti tu, Redraft. Come fosse stata una questione personale».

Redraft si appoggiò al muretto che li divideva dal vuoto. «per gli stessi motivi per cui tu volevi distruggere la Muscle League, anzi per lo stesso motivo: una banale psicosi».

«ehi. La mia non è psicosi. Da quando ho preso il sopravvento sul quell’altro sono completamente stabile».

«ah-ha. Sicuro».

«e comunque non mi hai ancora risposto».

Redraft assunse un’aria pensierosa. «credo che mi facesse rabbia l’idea che lei potesse averne ed io invece non potrò mai. Non di miei, almeno».

«per via di quella faccenda?»

«proprio di quella faccenda lì. Credo che qualunque psichiatra la definirebbe la causa scatenante della mia cosiddetta “psicosi”. Quella, e quel che non è stato detto del contorno».

«ad ogni modo, dicono che le persone particolarmente intelligenti a volte tendano ad avere un equilibrio psichico più fragile» aggiunse Ravage «e a quel punto basta poco. Una vita poco tranquilla. Qualche bulletto che ti tormenta per anni. Il mancato reale riconoscimento per un lavoro che peraltro non era quello sognato. L’essere sottovalutati anche se “di facciata” ciò non sembri. Il peso dei farmaci da rubare e prendere in segreto per tenere sotto controllo la “personalità cattiva”. La conferma di valere meno di niente per il proprio padre. E comunque alla fine ho sempre avuto un certo controllo sull’altro, visto che gli impedivo di andare da uno psichiatra e -pur non riuscendo ad impedirgli di procurarsi farmaci- lo spingevo a farlo come l’avrei fatto io».

«personalmente trovo Ravage più interessante rispetto a…l’altro».

«da dopodomani smetterò completamente di fingere. Non ce ne sarà più bisogno. Giusto il tempo di assestare un ultimo colpo a qualcun altro. Un paio di altre morti che per l’altro sarebbero come un bel dito medio splendente alzato nel cielo».

«serve una mano?»

Ravage rifletté un po’.

«non sarebbe male. Poi ti spiego come vorrei fare».

«d’accordo. Solo una cosa…»

«dimmi».

«seriamente, tu hai un’idea anche vaga di chi sia -A? perché per quanto mi stia scervellando a cercare indizi in Pretty Little Liars, proprio non riesco a capirlo».

«non te lo rendono nemmeno facile considerando che per i vari mascherati/incappucciati usano pure delle controfigure degli attori».

«la prossima missione sarà quella: scoprire l’identità di -A!»

Che due persone che avevano fatto tutto quel che avevano fatto loro riuscissero a scherzare tranquillamente su simili stupidaggini era qualcosa che aveva quasi dell’assurdo.

«tre a uno che ancora non lo sa neppure Marlene King».

«dalle dichiarazioni che ha fatto pare di sì».

«magari mente».

«probabile. Allora, come ci muoviamo?»

 

 

:: dieci minuti prima dell’arrivo di Jeager ::

 

 

Erano le ultime bombe rimaste, ed intendeva utilizzarle al meglio.

Ravage non aveva avuto grandi difficoltà a posizionarle dove gli interessava, era l’unico a poter entrare dovunque in quella casupola, inclusa la stanza dive si era rinchiusa Belinda e, adesso, anche un Kid Muscle che finalmente si era deciso ad aprire la porta.

Che brutto errore, Kid, che brutto errore.

Gli aveva posizionato una bomba sotto il letto e non se n’era nemmeno accorto, così come non se ne era accorta Belinda.

Né lo aveva fatto nessun altro.

Tanto era sempre stato così. Nessuno badava mai a cosa faceva lui. Forse perché lo conoscevano come uno dei buoni, o perché lo ritenevano semplicemente inoffensivo. In fin dei conti aveva vinto un solo incontro in vita sua con una suplex. Probabilmente lo ritenevano anche più debole di Van Dik. Già, era un peccato che Redraft non potesse perdere tempo a sistemare definitivamente anche lui; dopo quel che avevano deciso di fare, avrebbero dovuto darsi ad una fuga repentina appena  avesse finito.

Essere sottovalutato: la costante che aveva accompagnato Ravage -ed anche l’altro- per tutta la vita.

Sottovalutato dai suoi compagni di scuola, sottovalutato -anche se non sembrava, ma poi eccolo a fare quel che voleva senza che nessuno se ne accorgesse, segno che non gli davano poi tutta questa importanza- sottovalutato dalla sua stessa famiglia...suo padre lo aveva dato via in cambio di un motoscafo. Un motoscafo. Con le sue sorelle non aveva fatto così, lui era l’unico maschio, c’era da domandarsi cosa diavolo gli fosse saltato in testa.

Era stato quando era venuto a conoscenza di questo fatto, anni prima, che la sua fragile altra personalità gli aveva ceduto il posto.

E da quel momento in poi lui aveva lavorato per ottenere la giusta vendetta contro suo padre, che l’aveva abbandonato, e con tutti coloro che non l’avevano mai realmente apprezzato.

Non avendo molti mezzi fino a qualche tempo prima non aveva potuto fare altro che raccogliere informazioni su quanti più scheletri nell’armadio possibile.

E non gli era stato difficile, sia perché era intelligente che perché ispirava fiducia.

Poi aveva incontrato Sunshine, aveva preso accordi con lui, ed aveva usato tre quarti dei propri risparmi per procurargli le bombe con cui far saltare la sede della D.m.P. in cambio della distruzione della Nuova Generazione.

Già allora Ravage non aveva mai pensato nemmeno minimamente di dargli anche il resto dei soldi promessi, ma di ucciderlo appena ne avesse avuto l’occasione.

Quelli che erano seguiti erano stati tempi morti, fino alla Massima Sfida.

Lì aveva dato luogo alla sua più grande interpretazione: il dolore per il rapimento e la morte del padre, da parte del mercenario Bone Cold, e la sorpresa per “scoprire solo allora l’identità di suo padre e di essere stato venduto”.

Era stato lui stesso a pagarlo con quel che gli era rimasto, sotto mentite spoglie, proprio perché facesse quel lavoro.

Ed una volta terminata la sfida, quando -con sommo astio del vecchio MacMadd- erano finiti a festeggiare lì nella sua villa, c’era stata la “svolta maxima”.

Nessuno si era accorto di lui, quando se l’era filata in sordina dai festeggiamenti per andare a spiare i discorsi dei MacMadd.

Né Redraft si era accorta di essere seguita fino in cucina, determinata a fare quel che aveva fatto solo un paio di mesi dopo, fino a quando lui stesso non gli si era palesato…trovando imprevedibilmente una grande alleata con altrettanto grandi mezzi, incredibilmente efficiente.

Anche Redraft aveva i suoi motivi per volerli tutti morti. Pur meritandolo, il padre non le aveva dato il controllo della Lega unicamente perché donna. E come se questo non fosse bastato, aveva scoperto che la domestica che da piccola aveva ucciso sua madre e quasi ucciso lei, suo padre e suo fratello, aveva continuato ad intrattenere una relazione con lui anche quando era sposato. Fino a quando non l’aveva mandata definitivamente al diavolo, facendo succedere quel che era successo.

Inoltre Redraft sapeva che, sempre in quanto donna, i misogini del quale il mondo del wrestling era pieno non le avrebbero mai dato retta. E che se avesse ucciso padre e fratello così, all’improvviso, avrebbero avviato un tale mucchio di indagini che sarebbe diventata vecchia prima di riuscire a mettere le mani sulla Muscle League.

Per cui, meglio liquidare quanto più possibile e godersi un mucchio di soldi da tutt’altra parte sapendo di avere ottenuto la propria rivalsa.

Nonché un improbabile amante, nella persona di Ravage per il quale la cara vecchia ed abusata regola della L sembrava valere eccome.

Ravage, ossia -a questo punto si può pure dire chiaramente- Alexandria Meat, uscì per l’ultima volta dalla casupola di legno che gli era appartenuta per tanti anni.

Oh, si, a proposito, quella dell’essersi ibernato era stata una balla a metà. In realtà non aveva passato poi così tanto tempo in quella specie di frigorifero, se non per periodi di tempo programmati ad arte; essere in uno stato di ibernazione poteva essere un buon alibi, se si trattava di pensare a “chi poteva essere a conoscenza degli scheletri nell’armadio di Tizio, Caio e Sempronio?”. E non pareva granché invecchiato, forse anche perché il tipo di nanismo da cui era affetto -oltre ai periodi di ibernazione- gli aveva causato un rallentamento nell’invecchiamento dei tessuti.

Salì su una bicicletta a misura di bambino, che di solito era il suo mezzo preferito per spostarsi. Avrebbe fatto la telefonata che avrebbe innescato l’esplosione da una distanza di circa cinquecento metri, considerando il raggio di esplosione della bomba era meglio sfruttarli tutti quanti.

Arrivato nel luogo dove aveva stabilito di incontrarsi con Redraft, fece un gran sospiro.

Come le aveva detto quel pomeriggio, erano arrivati ormai alla fine.

Quanti ne avrebbe uccisi con quell’ultima azione? Allora: Kid Muscle e Belinda Muscle che erano ancora rinchiusi in camera e a quell’ora dormivano, Terry Kenyon e Terryman che stavano facendo la stessa cosa…

“suvvia, Terry, non dovrai più preoccuparti di nulla una volta morto”.

E infine Suzie Tusket e Dorothy Tusket, nella cui stanza silenziosa non si era nemmeno curato di controllare; erano una donna di mezz’età ed una bambina, che potevano fare se non dormire?

Si, via, tutto sommato sarebbe stato un bel massacro.

Si era perfino vestito di nero per l’occasione, e dalla tasca che la felpa nera che indossava aveva sul davanti tirò fuori il cellulare. Nessuno avrebbe sentito squillare l’altro telefono, visto che aveva messo il silenzioso.

«tanti team di lottatori hanno tentato invano di distruggere la Muscle League combattendola sul ring, quando sarebbero bastati un po’di veleno, un po’di sabbia rossa e qualche bomba. Beata stupidità!» sospirò, facendo partire la chiamata.

 

 

:: nel frattempo, altrove…::

 

 

Quella ragazza sembrava scioccata, disperata, e non l’aveva vista in quel modo nemmeno al funerale del padre e del fratello.

Quindi nonostante l’ora tarda Sergent Muscle non intendeva rifiutare a Jacqueline MacMadd il proprio aiuto.

L’aveva vista correre piangendo sotto la terrazza sulla quale lui stava fumando la sua cara vecchia pipa, come d’abitudine; puntualmente alle due di ogni notte il suo orologio biologico lo induceva a svegliarsi, e non gli permetteva di riaddormentarsi fino a quando non si decideva a farsi una fumatina di pipa.

Con il giubbotto antiproiettile sotto il pigiama e la maschera come sempre ben calcata sul volto, naturalmente.

Era saltato dunque giù dalla terrazza, che era appena al secondo piano, deciso a soccorrere quella povera figliola che ne aveva già passate tante. Oltre che per domandarle cosa ci facesse in giro a quell’ora vestita in quel modo, con guanti e cappotto nero nemmeno fosse stata una specie di 007.

Forse era anche a causa dell’ora tarda che Sergent Muscle  pur con tutta l’esperienza che aveva e pur -almeno di solito- non essendo completamente stupido, non aveva fiutato la trappola.

«miss MacMadd! Che succede?! Vi stanno inseguendo?!»

Non si era nemmeno curato di svegliare il gruppo di soldati flessibili che si era portato dietro,  non ci poteva volere un drappello di militari per portare al sicuro una ragazza che, da quel che vedeva, non sembrava neppure essere inseguita da nessuno.

Magari era riuscita a seminare temporaneamente il suo aggressore.

La rossa sollevò i begli occhi verdi apparentemente ricolmi di paura verso il kinniku. «l’assassino della mia famiglia...» balbettò «s-so di chi si tratta!» guardò in un punto indefinito verso la direzione da cui era venuta, cosa che fece anche il kinniku.

«adesso vi porto al sicuro, non permetterò che vi uccida» disse deciso, facendola mettere dietro di sé.

«oh, Sergent Muscle…vi posso assicurare che non accadrà. Non ho intenzione di suicidarmi».

Lui non fece neppure in tempo a voltarsi in stato di shock, perché venne raggiunto da tre colpi alla nuca sparati da una pistola silenziata che Jacqueline, mentre correva verso l’auto lasciata a poca distanza, fece sparire sotto il cappotto nero.

«pensavo che sarebbe stato più difficile, ma l’età e l’ora tarda devono avergli annebbiato il comprendonio» commentò cinicamente.

Aveva appuntamento con Ravage tra poco, doveva passarlo a prendere per poi andare dritti in aeroporto, e non c’era tempo da perdere.

 

 

«ma mammaaaaaaa!!!»

«Dorothy, non voglio sentire una parola uscire dalla tua bocca! Cosa ti è saltato in testa di scappare via dalla stanza, sperando che non ti avrei beccata?! Mi dici cosa avevi in mente di fare?!!»

Con un figlio in coma e tutto il resto la signora Tusket non era proprio in vena di stare dietro anche ad una figlia minore che stava rivelando un lato scapestrato fino a quel momento inedito, visto che era scappata giusto una decina di minuti prima.

«io non ce la facevo più a stare lì dentro!!!» strillò la trichechina «avevo avuto un incubo su Wally e…e le pareti sembravano minacciose, e…e non lo so! Sono scappata perché ho avuto paura!»

A quelle parole la rabbia della signora Tusket diminuì drasticamente in favore di un’occhiata tra il comprensivo ed il preoccupato. «piccola mia, ma potevi semplicemente svegliarmi?» erano ormai a trecento metri da Beverly Park, ma si fermarono ugualmente sul marciapiede, la donna chinata verso sua figlia «ti avrei rassicurata sul fatto che era tutto a posto».

«non…non lo so…io ho agito d’impulso» cercò di giustificarsi Dorothy «volevo solo scappare via, e non sono riuscita a trattenermi. Mi dispiace».

«capisco. Adesso torniamo a Beverly Park a-»

Entrambe si lasciarono sfuggire un urlo di paura quando improvvisamente sentirono un fragore assordante provenire proprio dal parco, seguito da altissime fiammate che tingevano il paesaggio attorno di un colore rossastro.

«MAMMA!!!»

«o m-mio Dio…!»

Era stata un’altra bomba, l’ennesima dannata bomba che tra l’altro non aveva colpito solo Beverly Park ma anche diversi edifici abitati che stavano attorno, distruggendoli e dando in pasto alle fiamme quel poco che era rimasto su.

Strinse a sé la figlia, ma in quel momento non pensò minimamente di ringraziare il cielo che fosse fuggita e che dunque almeno loro fossero scampate all’esplosione. Riusciva a pensare solo a coloro che erano rimasti dentro, i Muscle, Terryman e figlio, il povero Meat….

Non aveva nemmeno un telefono per chiamare la polizia, ma con il disastro che c’era stato era sicura che non ci avrebbe messo molto ad arrivare.

«mein g…NO!!!»

Jeager.

Suzie pensò che se non fosse stato per il suo ruolo di madre, sarebbe crollata in ginocchio esattamente come lui.

Il tedesco adesso riteneva di avere sulle proprie spalle la vita di tutte quelle persone, oltre che un pesante senso di fallimento per non aver carpito prima un indizio così evidente.

“Aiax Ravage D’Arnel”.

Togliendo “Ravage” che così come “Rage” e “Redraft” era un nome in codice, rimaneva “Aiax D’Arnel”. E fin lì ok, c’era arrivato.

Ma come aveva potuto, lui che comprava per diletto “La Settimana Enigmistica”, non accorgersi del fatto che “Aiax D’Arnel” era nientemeno che l’anagramma di “Alexandria”?!

Altro che nuovi avversari francesi, si erano covati una serpe in seno fin dall’inizio!

Ed una volta colto quell’indizio era andato quasi tutto a posto come per magia.

Chi poteva essere a conoscenza dei segreti della nuova e della vecchia generazione se non lui?

Chi altri -a parte Wally, da lui manipolato- li conosceva tutti così bene e conosceva le loro abitudini in modo così perfetto se non lui?

Chi era con lui all’ospedale, quando era andato a trovare Terry e, pure se in modo discreto, avevano deciso di raccontare di #R alla polizia? Lui!

Ed ultima cosa ma non per importanza, chi lì in giro aveva abbastanza intelligenza da archittettare certe cose? Meat, unicamente Meat, a cui nessuno avrebbe potuto pensare perché sembrava che tutto lo escludesse dai possibili nomi che rispondevano alla domanda “cui prodest?”, a chi giova?

Restava solo da chiarire un punto fondamentale: perché?

Forse anche a causa dello shock, pur sforzandosi non riusciva a capire per quale accidenti di motivo Meat, proprio Meat, avrebbe dovuto fare una cosa simile. Distruggere un’organizzazione nella quale aveva lavorato per tanto tempo. Uccidere degli amici ed i figli degli amici in questione.

Perché?!

 

 

:: cinque minuti dopo ::

 

 

«tutto fatto?»

«fatto. A te non lo chiedo nemmeno, ho visto da sola l’esplosione. Salta su».

Meat salì rapidamente nell’auto, sul sedile del passeggero, andando per prima cosa ad accarezzare fuggevolmente una gamba della ragazza. «ora è finita».

«sì. È proprio finita».

 

 


 

…più o meno, manca giusto l’epilogo. Si vedrà chi si è salvato -sempre che nell’esplosione si sia salvato qualcuno- e chi no, cosa pensano i sopravvissuti della faccenda, che fine faranno i due #R e quant’altro.

Non credo di avervi sorpresi eccessivamente, alcuni di voi avevano già capito chi era chi da diverso tempo, e se aveste colto l’indizio dell’anagramma (ok, non era così palese) lo avreste saputo già dal capitolo…quale era? Quattro o cinque? Vabbè dai.

So che avevo detto che in questo capitolo si sarebbero chiariti i ruoli degli #R, ma ho cambiato idea. Spero di non essere stata troppo confusionaria con i salti aventi ed indietro nel tempo, e soprattutto di non esserlo stata con ciò che riguarda Meat e Jacqueline. Due psicotici geniali che si sono incontrati…! Se così fosse, e non si capisse assolutamente niente, vi chiedo scusa.

   
 
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