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Autore: Kathryn Krystine    01/10/2014    0 recensioni
"Una ruga di confusione andò formandosi al centro della fronte di Kameron. Tra tutti gli scenari  bizzarri che si era immaginato, quello della sua migliore amica che giocava a fare l’equilibrista sopra il massiccio tavolo da cucina era decisamente l’ultima cosa possibile.
(...) Il piede di Kameron, mosso per compiere qualche passo verso il mobile su cui sedeva Pan, si fermò a mezz’aria. Nel vederlo in quella posa ridicola, Pan ridacchiò sotto i baffi.
“Scusa, è che stavi per calpestarlo.”
Calpestare
cosa?
“C’è un topo lì sul pavimento. Credo stia aspettando che scenda dalla sedia per azzannarmi i piedi.”

*
Storia scritta per il contest "Megalomania Momentanea" indetto da Yvaine0, è basata sui personaggi della sua storia "Cows and Jeans" ma può essere letta anche senza conoscere l'opera di origine.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Le verità del topo





Il viaggio verso l’ambulatorio veterinario non durava molto, ma in quel momento a Pan sembrò degno di una traversata oceanica. Seduta sul sedile del guidatore della sua auto, cercava di concentrarsi esclusivamente sulla strada mentre Kameron, che si era rifiutato di mettere la talpa in una scatola e la teneva ancora stretta in braccio, sedeva lì accanto su quello del passeggero e cercava di far trangugiare una carota alla bestiola. I suoi tentativi di conversazione erano stati ben presto scoraggiati dalla stessa Pan, che a qualunque sua domanda era riuscita a rispondere solo a monosillabi stentati.
Stupido nervosismo! Ma che accidenti le prendeva? Era solo Kameron! Sì, d’accordo, aveva appena fatto sfoggio di una cultura faunistica invidiabile, e di una gran sicurezza di sé, e di una delicatezza...  sì, insomma, di cose di cui finora lei non sospettava nemmeno l’esistenza. Ma a parte questo era sempre il solito Kam, giusto? Era il suo migliore amico!

Anche Ron e Hermione hanno iniziato come amici, e poi... sussurrò una vocina impertinente nella sua testa.

Sì, certo ringhiò mentalmente Pan alla vocina. Se è per questo hanno anche fatto volare oggetti con una bacchetta magica. Non significa che possa farlo anch’io.

Arrivare all’ambulatorio, che pure non trasmetteva ricordi felicissimi a Pan, in quel momento fu una gioia infinita.


*


I due ragazzi furono accolti nella saletta d’attesa da una segretaria di mezza età, rotonda e sorridente.
Pan la squadrò da capo a piedi. Quindi era lei la sua sostituta!  In effetti, sembrava molto più gentile e paziente di lei. Non sembrava il tipo che si sarebbe mai addormentata sulla scrivania durante l’orario di lavoro.
Salve, siamo qui per una talpa!” Pan si rivolse a lei, indicando il fagotto che l’amico teneva tra le mani.
Una... talpa?” Il sorriso della segretaria si restrinse di un paio di molari.
Probabilmente nemmeno lei aveva molta simpatia per i roditori, ma Pan dovette ammettere che la donna cercò di non darlo troppo a vedere.  Li fece accomodare sulle sedie per qualche minuto mentre andava a chiamare il medico (MR. SORROW ! Clientiii!”), dopodiché torno a sedersi alla sua scrivania, il più lontano possibile da loro, annunciando che il veterinario sarebbe stato pronto tra poco e prendendo a limarsi le unghie con una limetta che aveva pescato dal cassetto.
Mentre aspettavano il dottore seduti uno di fianco all’altra, improvvisamente Kameron si girò verso di lei.

Che è successo? È tutta la mattina che praticamente non apri bocca, non è da te!” chiese, con un tono a metà tra il divertito e il curioso.

Questa sì che era una bella domanda. E che cosa poteva rispondergli adesso? È colpa tua scemo”?  Ahem...”gracchiò, ma Kameron la interruppe.

Non mi dirai che sei preoccupata per la talpa senza pelo?”

Preoccupata... Beh, questo era un po’ esagerato. Magari la bestiolina non le faceva più ribrezzo come nel momento in cui pensava fosse un topo, e le era grata per aver provocato quel piacevole cambiamento in Kameron. Ma era pur sempre una specie di roditore, e comunque la mettesse a lei i roditori non andavano a genio.
...Però come scusa era ottima.
Sì sì!” esclamò allora, con un entusiasmo fin troppo eccessivo per una persona che in teoria avrebbe dovuto essere pietrificata dall’ansia. Mi dispiacerebbe se quella zampa non guarisse bene. In fondo è in casa mia che si è fatta male.”
La perplessità iniziale nello sguardo di Kameron fece temere a Pan che il ragazzo avesse capito la sua bugia. In fondo fino a nemmeno un’ora prima si rifiutava perfino di guardarla, la talpa! Ma poi sulle labbra gli si formò un sorriso pieno di comprensività. Tranquilla, le zampe delle talpe sono molto forti, visto che gli servono per procurarsi cibo e per scavare gallerie. Guarirà prestissimo, vedrai” mormorò, circondandole le spalle con un braccio per cercare di consolarla.

Fantastico.
Cioè. In meno di un’ora Kameron si era rivelato una specie di genio degli animali (però che conoscesse gli animali era comprensibile, dato che viveva in campagna!), la sua goffaggine si era trasformata in attenzione, delicatezza e senso pratico (anche se solo verso un animale. Chissà, forse erano solo i quattro zampe a fargli quell’effetto). E ora si metteva pure a tranquillizzarla.
Pan ormai era incredula. Ma chi aveva conosciuto i mesi precedenti? Era davvero il suo amico, quel ragazzo così gentile? O era semplicemente colpa sua, di Pan, che non si era mai data pena di cercare di conoscere quel lato del suo carattere, dando per scontato che non ce ne fosse un altro oltre a quello giocoso e talvolta infantile che era abituata a vedere?

Come se non bastasse quello stupido cuore che si ritrovava in petto non voleva sapere di obbedire agli ordini, ma continuava a battere troppo veloce rispetto al solito. Tentò di girarsi dalla parte opposta perché il suo amico non potesse vedere che aveva anche le guance arrossate, ma non fu abbastanza veloce: dopo averle gettato un’occhiata di sbieco Kameron tossicchiò imbarazzato.
Non si ritrasse, però. Il suo braccio rimase sulle spalle di Pan finché il veterinario non li chiamò dentro l’ambulatorio.


*


Dalle labbra strette e lo sguardo torvo impressi sul volto del veterinario, Pan capì immediatamente di essere stata riconosciuta. Fortunatamente Kameron sembrava essergli più simpatico di lei: la ragazza si limitò a stare in silenzio e lasciar parlare Kam, che in quattro e quattr’otto spiegò la situazione, eliminando quei piccoli dettagli insignificanti come il suo accampamento di fortuna sopra il tavolo.
Dopo averla esaminata attentamente, il dottore concluse che la talpa doveva essere incappata in qualche animale più grande, probabilmente un cane, che l’aveva attaccata con forza danneggiandole le zampe, solitamente fortissime e resistenti.
Dopodiché eseguì sulla zampa della talpa una piccola fasciatura rigida, e raccomandò ai due ragazzi di stare attenti che l’animale non poggiasse il peso proprio su quella zampa. Prendetela in braccio, se necessario, ma non fatela poggiare. La zampa anteriore è fondamentale per le talpe, e serve che guarisca bene. Tra un paio di settimane riportatela da me, così potremo togliere la fasciatura e rimettere questa bestiola in libertà.”
Un sorriso di sincera contentezza si dipinse sulla faccia di Kameron, contagiando immediatamente Pan che in effetti si sentiva un pochino in colpa, dato che l’incidente era avvenuto proprio a casa sua. Era contenta di essersela cavata a buon mercato: in fondo per la guarigione della talpa ci sarebbero voluti solo pochi giorni. E poi il veterinario non l’aveva nemmeno insultata dopo averla vista. Era un bel passo avanti nei loro rapporti. Prima di uscire dallo studio per tornare in macchina si girò perfino a salutare il vecchio dottore.


Il viaggio di ritorno fu, se possibile, ancora peggio dell’andata.  Se durante il tragitto precedente Kameron aveva almeno tentato di chiacchierare un po’, dopo essere uscito dallo studio veterinario sembrava anch’egli -come Pan- diventato preda di un’improvvisa timidezza e si rivolgeva solamente per fare da navigatore umano. Tra poco c’è una buca, rallenta! La strada è libera, supera pure quel trattore!”
Dal canto suo Pan non rispondeva nemmeno, limitandosi a guidare con gesti scattanti e nervosi che ben riflettevano il suo umore.
Quando mancavano ormai poche decine di metri per arrivare alla fattoria dei Fletcher, Pan fu ben felice di avere qualcos’altro su cui dirottare la sua attenzione.  Il pick-up di Kameron era ancora dove l’avevano lasciato, ma i sacchi del mangime che trasportava erano scomparsi. Sicuramente Abe era tornato e li aveva scaricati lui stesso.
Pan arrivò nel cortile e parcheggiò l’auto accanto al mezzo dell’amico.
Allora” esordì Kam, senza sollevare lo sguardo dai suoi piedi. Come facciamo con la talpa? Se non vuoi tenerla tu posso portarla a casa mia.”

Accidenti! Ma perché non la smetteva di essere così gentile? Non credeva di averla ancora sconvolta abbastanza per quella mattina?
E quel che era peggio era che, anche se cercava di convincersi del contrario, non era neppure arrabbiata con Kameron. Piuttosto lo era con sé stessa, dato che nonostante i suoi disperati tentativi di ignorare il cuore che batteva più forte del solito e la strana agitazione che l’aveva pervasa, non riusciva comunque ad ignorare la verità. Il suo migliore amico non le era indifferente.
Ecco, l’aveva ammesso. Kameron non le era indifferente.

Perfetto. Ora sì che si sentiva stupida.  L’unico vero amico che aveva lì a Sperdutolandia, l’unico che la trattasse come una persona sana di mente e che non la guardasse dall’alto in basso perché veniva dalla città (come faceva invece un certo biondo mestruato di sua conoscenza)... e lei andava a rovinare tutto prendendosi una cotta per lui. No, davvero, se esistesse un premio per gli idioti avrebbe avuto il primo posto assicurato.
Ma non poteva innamorarsi di Dean? Di certo sarebbe stata una cotta meno problematica di questa!

Per  la seconda volta nel giro della mattina, Kameron dovette sventolarle una mano davanti agli occhi per farla tornare sulla terra. Ma ti sei incantata di nuovo?”
Sì. Cioè, no. Cioè...” Di cos’è che stavano parlando, prima che entrasse nel circolo vizioso senza fine dei suoi pensieri? Volevo dire... grazie, ma la talpa la tengo io, tranquillo. Hai già fatto molto, non posso anche scaricartela a casa!”
Come vuoi allora.” Ennesimo sorriso.
Il ragazzo fece per allungare le mani e passare il fagotto con la talpa in quelle dell’amica, e con il dorso della mano le sfiorò il braccio in una specie di carezza esitante. Un tocco gentile che fece venire a Pan la pelle d’oca. Anche lui doveva essersene accorto, perché le sue guance assunsero un’interessante sfumatura bordeaux. Maledizione, era adorabile.
Oh, al diavolo tutto.
Pan si piegò in avanti, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.


*


Bello, fu il primo pensiero coerente che riuscì a formulare quando realizzò cos’aveva appena fatto. Strano, ma decisamente bello. Anche se la su esperienza con l’altro sesso non era esattamente memorabile le era già capitato di baciare qualcuno, in passato. Ma, forse per sfortuna o forse perché faceva proprio schifo a scegliersi i ragazzi, tutti quei baci erano stati frettolosi, un po’ rudi, come se chi li dava non avesse altro scopo che esplorarle le tonsille. Non esattamente romantico, no.
Kameron non era così. All’inizio aveva risposto al suo bacio con delicatezza, esitando appena, come se avesse paura che Pan potesse allontanarsi da un momento all’altro, ma quando aveva visto che lei non ne aveva nessuna intenzione le aveva passato un braccio attorno alla vita, stringendola a sé, e la sua risposta si era fatta più decisa, ma in qualche modo sempre gentile. Come se non volesse dare a Pan alcun motivo per staccarsi da lui.
Non che lei volesse. Proprio no. Non ne aveva la minima intenzione, ecco.  Anzi, le sembrava quasi di essere sotto incantesimo. Magari qualcuno le aveva lanciato una Maledizione Imperius! Ecco spiegato quello strano impulso di saltare addosso al suo migliore amico.

...D’altronde, da brava esperta di Harry Potter qual era, sapeva che opporsi alla Maledizione Imperius era praticamente inutile. Quindi perché  tentare?
Continuò a baciarlo.


*


Bravi, continuate a perdere tempo così!” li apostrofò una voce burbera oltre il finestrino dell’auto. Pan e Kameron sobbalzarono in perfetta sincronia. Davanti a loro, con un misto di indignazione e stupore stampati in faccia, c’era Abraham che li osservava attraverso il vetro semi abbassato.
Pan arrossì penosamente, sentendosi colta sul fatto mentre Kameron, se possibile, era ancora più in imbarazzo di lei. Prese a torcersi con un dito il bordo della maglietta, senza avere il coraggio di guardare in faccia il vecchio. Il quale, dal canto suo, sembrava essere perfettamente a suo agio. Anzi, se Pan non lo avesse conosciuto bene, avrebbe detto che si stava perfino divertendo.
Pan, non hai ancora finito le tue faccende. Ti do dieci minuti per tornare a casa.” disse semplicemente, a dispetto della ramanzina che i due si aspettavano, e si rialzò per dirigersi verso la fattoria senza aggiungere nient’altro.
Wow, pensò Pan. Sbagliava o suo nonno le aveva appena retto il gioco? E se n’era andato senza sgridarla o trascinarla via dall’auto, come era convintissima che avrebbe fatto? Che dire... quella era decisamente una mattinata di cambiamenti.

Ehm.. forse è meglio che vada.” borbottò Kameron, gli occhi ancora bassi. Anche se il viso era ancora discretamente paonazzo, la sua espressione non era più intimidita come quando avevano appena lasciato lo studio veterinario, ma compiaciuta, quasi euforica. Eccoti la talpa.”
Oddio, la talpa! Pan aveva quasi dimenticato che in macchina con lei e Kameron c’era un altro essere vivente. Con un pizzico di senso di colpa si rese conto che, per tutta la durata del bacio, l’animaletto era rimasto praticamente incastrato tra lei e Kameron. Sappi che ne è valsa la pena, le garantì mentalmente dandole una pacchetta affettuosa sulla testolina.

Mentre lei e Kameron aprivano i rispettivi sportelli della macchina e uscivano, l’aria si era fatta più calda e dolce. Era quasi ora di pranzo, ormai.
Accompagnò il ragazzo al pick-up parcheggiato pochi metri più in là, e al momento di salutarsi Kameron guardò rapidamente oltre la sua spalla, verso l’entrata della fattoria, come per accertarsi che nonno Abe si fosse definitivamente rintanato in casa.
Senti, pensavo che magari stasera potevo passare qui...” propose, grattandosi la nuca in un malriuscito tentativo di mostrare sicurezza. Con tutto il sangue gli che stava affluendo alle guance, Pan si chiese divertita come mai non fosse ancora svenuto. Sai, per vedere come sta la talpa.”
Ma certo.” gli sorrise, incoraggiante. Ok, magari si era presa una cotta per il suo migliore amico. E allora? Non era detto che il loro rapporto dovesse per forze cambiare. O deteriorarsi. Solo il tempo poteva dirlo. E comunque se non ci avesse provato non l’avrebbe mai scoperto, giusto?
Kameron allungò una mano verso il viso di Pan con un gesto un po’ goffo (ecco, stava tornando il Kameron di sempre!) e le sfiorò dolcemente lo zigomo.
Kameron, ORA VATTENE A CASA!”
Il vocione di Abe rimbombò per il cortile (quel vecchiaccio li stava sicuramente spiando dalla finestra della cucina. Non c’era più privacy al mondo!) Kameron ritirò immediatamente il braccio indietro e si infilò nel furgoncino. A più tardi allora” salutò, accendendo il motore e scomparendo dalla fattoria in men che non si dica.
Pan rimase a fissarlo mentre andava via, continuando ad accarezzare la testolina di quella benedetta talpa senza pelo che aveva causato così tanti avvenimenti quella mattina.

In cambio, come minimo dovrò costruirle un giaciglio degno  di un re, pensò soddisfatta, e finalmente si decise a tornare in casa.

  
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