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Autore: fire_94    01/10/2014    1 recensioni
Nella città di Tarri, assieme agli umani convinvono altre due razze, molto diverse fra loro e da sempre in competizione. Una, le Ombre, razza molto simile agli umani, con caratteri scuri e dai poteri misteriosi; l'altra, i Domatori, razza anch'essa dalle fattezze umane, ma che presenta dei caratteri “bestiali” e che è in grado di comandare delle creature potenti e straordinarie.
Oltre a loro, da poco sono comparsi anche i Cuori Impuri, delle creature che si cibano di umani ma invisibile agli occhi delle loro prede.
Da allora, Ombre e Domatori hanno smesso di combattere fra loro, almeno per ora, e si sono dedicati allo sterminio dei Cuori Impuri, sebbene cerchino di evitarsi il più possibile...
Questa più che una trama mi rendo conto che è soltanto una descrizione di queste razze che faranno da protagoniste alla mia storia... mi scuso, ma ancora devo capire bene anche io come si evolverà.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo Cinque
Falce di Luce

 
Erano molti i gradini che Nahal doveva ancora salire per arrivare dai due Mezzosangue, ma continuava a correre il più veloce possibile, sfrecciando fra le mura che la circondavano, con la falce ancora riposta dietro la schiena. L'oscurità che avvolgeva il passaggio segreto cominciava a diradarsi a ogni gradino un po' di più, una luce ancora flebile cominciava a farsi strada fra le ombre.
I Mezzosangue avevano provato a sfuggirle nel mondo delle ombre, teletrasportandosi da un posto oscuro all'altro, ma presto si erano però resi conto di quanto Nahal fosse veloce, molto più di loro, in quanto Ombra pura, perciò avevano preferito provare a fuggire correndo a piedi. In questo modo, purtroppo, avevano il grande vantaggio di conoscere il passaggio segreto molto meglio della loro inseguitrice, perciò, mentre lei si era ritrovata imprigionata in qualche trappola per alcuni secondi, loro erano riusciti a guadagnare un vantaggio.
Accanto a sé, all'improvviso Nahal sentì la presenza calma di Farrin, per questo si voltò alla propria destra, senza decellerare nemmeno per un istante. Il suo vicecapo apparve accanto a lei, rasente al muro, in un punto in cui ancora l'oscurità era padrona assoluta e quel po' di luce che penetrava da chissà dove più avanti non riusciva ancora a raggiungere. Nel preciso istante in cui fece la sua comparsa, Farrin stava già correndo per star dietro alla compagna, la quale le rivolse un breve sorriso.
«Allora, com'è andata?», chiese Nahal. Le sue gambe si muovevano talmente veloci che sembrava quasi che i suoi piedi non toccassero nemmeno terra, prima di sollevarsi di nuovo.
Con la coda dell'occhio, Farrin le rivolse una veloce occhiata. «Ci è andata piano,» rispose soltanto. Nahal avrebbe voluto cercare di dedurre qualcosa di più dalla sua espressione, ma il suo volto era calmo come sempre, i muscoli rilassati nonostante lo sforzo fisico che stava compiendo, ma riuscì a notare una goccia di sudore scorrerle giù lungo la fronte. Il calore, quel giorno, come tutti del resto, era insopportabile, ma in quel luogo buio Nahal era sicura che, come lei, Farrin non lo trovasse poi tanto atroce. Perciò, a farla sudare doveva essere stato il combattimento contro quella Domatrice, cosa che per un attimo la preoccupò sul serio: in rari casi aveva visto Farrin impegnarsi sul serio in un combattimento, dopotutto era una delle dieci Ombre più potenti di Tarri. Questo voleva dire che la sua avversaria doveva essere molto più forte di quanto potesse sembrare.
«Quanto sono lontani ancora i Mezzosangue?», cambiò subito argomento Farrin.
Nahal a quel punto decise di distrarsi e non pensarci, dicendosi che, tanto, per il momento sarebbero state al sicuro da quella strana Domatrice, che a quanto sembrava aveva soltanto voluto assaggiare i loro poteri. Le era sembrato parecchio bizzarro che un Domatore fosse interessato alle Ombre, di solito ne parlavano con disprezzo, li chiamavano Striscianti quasi sputando quella parola con tutto il disgusto di cui erano capaci. Quella ragazza, invece, aveva un'aria insolita, le aveva chiamate con il loro nome e si era scontrata con loro modo in leale.
Scrollò le spalle per rispondere alla domanda di Farrin. «Non ne ho idea, purtroppo li ho persi da un po',» disse.
«Be', rallegrati. Sono lì.»
Nahal stava guardando il profilo di Farrin quando il vicecapo pronunciò quelle parole; subito tornò a concentrarsi sulla strada avanti a sé, sollevò il capo per poter scorgere al meglio una figura alta e muscolosa, con due enormi corna da cervo che gli spuntavano ai lati della nuca. Se ne stava immobile, entrambe le braccia distese lungo i fianchi, gli occhi puntati sulle due Ombre che adesso avevano arrestato la loro corsa per osservarlo in silenzio. Per qualche istante, Nahal nutrì il timore che potesse aver intenzione di richiamare a sé qualche bestia gigantesca e potesse sfruttare il caos che ne sarebbe seguito per scappare.
Cercò la figura di Farrin accanto a sé, vederla calma come al solito la tranquillizzò, quindi tornò a concentrarsi sul Mezzosangue che avevano di fronte.
Dal punto in cui si trovava, lo vide spalancare la bocca, dalla quale uscì un urlo bestiale e selvaggio, ma il grido dovette interrompersi a metà, quando i muri che li circondavano e i gradini sotto i loro piedi iniziarono a tremare così forte da fargli perdere l'equilibrio. Il Mezzosangue dovette appoggiarsi con l'avambraccio al muro per evitare di cadere a terra e ruzzolare fino ai piedi delle due Ombre di sotto.
Nahal e Farrin invece non ebbero alcun problema nel mantenere l'equilibrio, e si limitarono a restare immobili per osservare la scena di fronte ai loro occhi.
Il terreno, proprio nel punto in cui si trovava il Mezzosangue, iniziò a creparsi, i gradini si separarono fra loro, la terra si squarciò. L'uomo fletté le gambe e spiccò un balzo proprio nel momento in cui il terreno si aprì in due, lasciandone uscire la figura gigantesca di una bestia dalla forma vagamente simile a quella di un rinoceronte, ma dalla pelle d'acciaio, sul cui dorso era seduta la ragazza bionda dotata di coda che si era presentata col nome di Kimiya Scuotiterra. Il corno della creatura girava in senso antiorario a una velocità inaudita, riducendo in mille pezzi qualsiasi cosa si trovasse per strada, ma il Mezzosangue riuscì a superarlo con il suo balzo inaudito, anche se per un attimo, lui e la creatura si ritrovarono a guardarsi negli occhi.
L'uomo atterrò alle spalle di Nahal e Farrin, le quali si voltarono per osservarlo fuggire via a gambe levate.
«Ah, ma ve lo lasciate sfuggire così?», disse Kimiya, gli occhi viola rivolti alle due Ombre. Quando Nahal si girò nella sua direzione per guardarla dal basso, notò che, annidati fra i suoi capelli color paglia c'erano dei pezzi di terra e che delle macchie scure avevano sporcato i suoi vestiti. Anche sul viso presentava alcune chiazze di terra, ma dal fatto che non se ne curasse, Nahal dedusse che ci fosse abituata.
Nahal per un attimo pensò di risponderle, fece un passo avanti, ma il braccio teso di Farrin le intimò di fermarsi, così inghiottì i suoi ringraziamenti per l'aiuto e rimase in silenzio. Non avrebbe dovuto pensarlo, Ombre e Domatori, sebbene avessero momentaneamente messo da parte i loro rancori, non erano ancora riusciti a superare l'odio che provavano gli uni per gli altri. Per questo non avrebbe dovuto essere contenta dell'aiuto che quella strana tipa stava dando loro.
Dopo pochi istante di silenzio, Kimiya parve comprendere l'antifona e con un sospiro batté un colpo di tacco contro la pelle dura della sua creatura. «Come volete, lasciate perdere. Preoccupatevi di quell'altro almeno, con quello stronzo ho un conto in sospeso.» Quando ebbe terminato di parlare, la sua creatura sorpassò le due Ombre con un piccolo salto, facendo tremare l'intero passaggio segreto quando riatterrò. Quindi, si mise a correre con le sue zampe tozze, molto più velocemente di quanto Nahal avrebbe mai creduto potesse essere capace.
Farrin fissò la loro figura scomparire dalla loro vista e soltanto allora si voltò in direzione di Nahal. «Seguila, non sono sicura dovremmo fidarci,» disse con la sua solita voce atona.
«Ma...», provò a protestare Nahal.
«Non fare niente. È abbastanza potente da fermare quel Mezzosangue da sola, e non credo ti attaccherà, ma assicurati che lo trovi e non si metta a giocarci. Dovete eliminarlo.»
Per Nahal, la figura di Kimiya era ancora un enorme punto interrogativo. Aveva capito che di certo non si trattava di un Domatore come tanti, aveva qualcosa di particolare, ma non tanto per la potenza delle creature che era in grado di richiamare a sé, né per la sua stessa forza: era il suo comportamento a lasciarla sconcertata, il suo conversare con le Ombre come se non avesse niente contro di loro, come se appartenessero alla stessa razza. Non comprendeva bene il sadismo che Farrin sembrava aver notato in lei, ma in un certo senso credeva che fossero simili. Neanche lei aveva mai odiato i Domatori come gli altri, non ne aveva mai visto il motivo.
«Buona fortuna con l'altro,» disse dopo un po'.
Farrin annuì in risposta, quindi sparì dalla sua vista, spostandosi nel mondo delle ombre.
Nahal si voltò nella direzione in cui Kimiya e la sua creatura erano scomparse. Era trascorsa soltanto una manciata di secondi, al massimo un minuto, tuttavia pensò che, alla velocità con cui si muovevano, dovessero essere già piuttosto lontani. Per sua fortuna si era addentrata nell'oscurità, cosa che avrebbe permesso a Nahal di raggiungerla in pochi istanti: lasciò che il proprio corpo diventasse un tutt'uno con l'oscurità che la circondava. 
In meno di un secondo si ritrovò nel mondo delle ombre.
Era un immenso corridoio avvolto nel buio più totale, che sembrava avanzare all'infinito in entrambe le direzioni, avanti e dietro di lei. In alto, tuttavia, presentava una specie di soffitto fatto di immagini, e alzando lo sguardo in alto Nahal poteva vedere il mondo esterno muoversi a una velocità molto minore rispetto al normale. C'erano le immagini del passaggio segreto, ogni singolo angolo che il sole e le luci delle torce non riuscivano a illuminare, ma di tutto ciò che si trovava nella luce non c'era neanche traccia.
Nahal iniziò la sua corsa, osservando sopra di sé i gradini crepati a causa del passaggio della creatura a forma di rinoceronte che, con il suo peso, aveva quasi distrutto ogni cosa. Impiegò pochi secondi prima di trovare la figura della creatura e di Kimiya sul suo dorso, la quale guardava di fronte a sé con un lieve accenno di un sorriso sadico, gli occhi splendevano di una luce propria, un bagliore che, per qualche motivo che neanche lei fu in grado di comprendere, fece rabbrividire l'Ombra che la stava guardando.
Nahal scosse la testa per scacciare ogni altro pensiero, il suo compito adesso era assicurarsi che Kimiya svolgesse al meglio il proprio compito, in quanto Domatore, che per una volta era in comune con quello delle Ombre: eliminare il Mezzosangue.
In realtà, Nahal stessa non ne comprendeva il motivo, sapeva che i Mezzosangue erano il frutto dell'unione proibita tra un Domatore e un'Ombra, che erano pericolosi in quanto disponevano dei poteri di entrambe le razze, ma che tuttavia fino ad allora non erano mai riusciti a sfruttare al meglio il potenziale di nessuna delle due. Sia Ombre che Domatori avevano l'obbligo, morale e non, di eliminarli a vista, ma Nahal non aveva ancora capito se le due razze avessero paura dei Mezzosangue e del momento in cui avrebbero imparato a utilizzare entrambi i poteri, oppure se ci fosse qualcos'altro sotto.
Ai membri delle squadre riferivano soltanto una misera scusa, che non si reggeva molto in piedi, ovvero che i Mezzosangue non sarebbero dovuti esistere perché l'amore fra un'Ombra e un Domatore era una cosa proibita e immorale. Nahal però non ci aveva mai creduto, era convinta che fossero ben altri i motivi per cui entrambe le razze avevano il compito di sterminarli tutti.
Spiccò un salto, la sua testa si scontrò con l'immagine del soffitto del mondo delle ombre, causando quella che all'esterno sarebbe dovuta sembrare come un'increspatura, facendo la sua apparizione proprio di fianco alla creatura simile a un rinoceronte e a Kimiya, la quale le rivolse una veloce occhiata. Le sue labbra si curvarono in un sorriso.
«Fammi indovinare, l'altra ti ha inviato qui a controllarmi,» disse, tornando a guardare di fronte.
Nahal correva al fianco della sua creatura che, sebbene fosse molto più veloce di quanto potesse sembrare a una prima occhiata, non sarebbe mai riuscita a superare il livello di un'Ombra, soprattutto non al suo. «Devo solo assicurarmi che tu non perda d'occhio il tuo obiettivo principale.»
«Ma tu guarda, adesso perfino le Ombre mi dicono cosa devo e non devo fare.» Kimiya sbuffò in modo fin troppo rumoroso, teatrale quasi. «Se Kobra lo viene a sapere mi ammazza. Cioè, ci prova.» Stette zitta per un istante, poi si voltò di nuovo in direzione dell'altra ragazza, il sopracciglio abbassato, senza più nemmeno l'ombra del sorriso di poco prima. «Com'è che ti chiami, tu? Non mi piace parlare con gente di cui non conosco il nome.»
Sebbene la sua domanda la sorprese, cercò di non darlo a troppo a vedere, evitando appositamente il suo sguardo e aspettando finché la Domatrice non decise di tornare a concentrarsi sulla strada che stava percorrendo. Soltanto allora, l'Ombra le rispose. «Sono Nahal Falce di Luce, Ramo Destro della squadra Ba',» spiegò.
«Come mai questo soprannome? Falce di Luce... mi suona strano per un'Ombra.»
«Più che altro mi chiamano così perché sono molto veloce.»
Kimiya non aggiunse altro. Da lì in avanti, le due ragazze appartenenti a razze diverse continuarono ad avanzare senza più degnarsi attenzioni l'un l'altra, come sarebbe dovuto essere fin dal principio. Eppure, fu soltanto allora che finalmente avevano preso a comportarsi come avrebbero dovuto, senza darsi molta confidenza, che Nahal iniziò a provare un certo disagio.
All'improvviso, entrambe si arrestarono.
Nel buio, davanti a loro, c'era la figura immobile del Mezzosangue, che le fissava nella stessa identica posizione di poco prima, quando aveva provato ad attaccare le due Ombre sulle scale, tuttavia questa volta Nahal notò qualcosa di diverso in lui, i suoi occhi le sembrarono stranamente spenti.
«Avete un qualche potere per creare delle illusioni o cose simili, voi Ombre?», chiese Kimiya, in un tono serio, che Nahal trovò parecchio strano in bocca a lei, sebbene la conoscesse da pochi minuti non le era sembrata una che si preoccupa della situazione, ma più una di quelle persone che, sicure di sé, si buttano a capofitto nella rissa, convinte che niente e nessuno potrebbe mai fermarle. Eppure in quel momento era ferma, esaminava la figura immobile con estrema cautela, come se si aspettasse una qualche trappola da un momento all'altro.
«No, niente del genere,» rispose, mentre la sua mano destra si allungava fino ad afferrare l'impugnatura della falce alla propria schiena. Quindi raggiunse il Mezzosangue ad almeno tre metri di distanza in un istante, di corsa, sfoderando l'arma mentre ancora era a metà strada, più veloce di un fulmine. La lama della falce fendette di fronte a sé con furia, con bramosia di sangue, e affondò nella carne del Mezzosangue.
O almeno, così Nahal credette in un primo momento.
Quando ebbe trapassato la figura da parte a parte, tuttavia, abbassò la falce, ritrovandosi di fronte, anziché il corpo diviso in due del suo nemico, soltanto il nulla. L'avversario si era volatilizzato e lei non se ne era nemmeno accorta.
«Ci ha fregate,» le disse Kimiya, alle sue spalle.
Nahal si girò nella sua direzione, ma non disse niente, si limitò a osservarla con un sopracciglio sollevato in un'espressione interrogativa, in attesa che l'altra si spiegasse meglio.
«Quello era un falso. Mi sorprende che tu non l'abbia notato, ma non aveva un'ombra.»
«Cosa?» In effetti sarebbe stato piuttosto strano che una qualsiasi Ombra non avesse notato una cosa del genere, ma nel caso di Nahal non si trattava di niente di bizzarro, visto e considerato il suo modo di fare così impulsivo che spesso la portava ad agire molto prima di riflettere. Aveva notato però nei suoi occhi qualcosa di diverso, soltanto che non aveva degnato la cosa di importanza, aveva creduto che il Mezzosangue fosse soltanto pronto ad accettare il proprio fato, dopotutto come avrebbe mai potuto sperare di vincere contro un'Ombra e una Domatrice insieme? «Ma una cosa del genere è impossibile,» aggiunse poi.
Kimiya si strinse nelle spalle. «Evidentemente no. Forse sono più in gamba di quanto vogliono farci credere.» I suoi occhi erano puntati in un punto casuale del soffitto, da cui alcuni granelli di sabbia continuavano a cadere all'interno. «Comunque ormai penso che li abbiamo persi. Me ne vado. Se li becco di nuovo gliela farò pagare, spero che tu e Farrin facciate lo stesso.»
Nahal la osservò sparire sottoterra assieme alla sua creatura, chiedendosi se avrebbe mai più rincontrato quella Domatrice tanto strana, che addirittura le chiamava per nome. Quando ogni traccia di lei fu scomparsa, a parte il buco per terra che aveva causato la sua creatura, Nahal si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato, pensando che forse, per quanto la cosa potesse farla infuriare, quei Mezzosangue davvero le avevano prese in giro e se n'erano andati ormai da tempo. Per un attimo si chiese se fosse il caso di tornare da Farrin o di proseguire la strada che stava percorrendo fino all'uscita, da cui lei e Farrin erano entrate, per raggiungere Roxana. Alla fine, scelse la seconda opzione, dopotutto il vicecapo se la sarebbe cavata anche senza di lei, mentre, se si fosse ritrovata contro entrambi i Mezzosangue, forse Roxana si sarebbe trovata in difficoltà.
Impiegò pochi minuti per raggiungere le scale immerse in una luce solare accecante. Li riconobbe subito, e li percorse in fretta per ritrovarsi finalmente in quella distesa di sabbia che aveva imparato a conoscere e ad amare con il tempo, sebbene in quanto Ombra non amasse i luoghi illuminati, ormai quel deserto assolato era la sua casa, da sempre.
All'inizio i suoi occhi non riuscirono a vedere altro che bianco a causa della luce, ma quando pian piano si abituarono, poté guardarsi attorno alla ricerca di Roxana.
La sua compagna però sembrava essere scomparsa.
«Roxana?», la chiamò Nahal a gran voce, quindi attese alcuni istanti, ma non le giunse alcuna risposta.
Non poté fare a meno di pensare al peggio, che i due Mezzosangue l'avessero presa alla sprovvista dalle spalle mentre era di guardia e l'avessero catturata, o forse addirittura ammazzata, ma con un sospiro cercò di scacciare quei pensieri. Il suo istinto le ruggiva chiaro nel petto, doveva andare a cercarla, subito, senza esitazioni, e squarciare in due il petto di chiunque avesse osato torcerle un solo capello, ma in qualche modo riuscì a reprimerlo. Per quanto la tentazione potesse essere forte, quella di sicuro non era la soluzione giusta, avrebbe potuto finire in una trappola, e allora sarebbero state in due quelle in pericolo.
Prima di tutto, doveva avvertire Farrin. Avrebbe lasciato che fosse il vicecapo della squadra, con la sua calma e il suo freddo distacco, a prendere una decisione. Nel frattempo, poteva soltanto pregare che Roxana stesse bene.



Angolo Autrice:
Eccomi con un nuovo capitolo! :D
Avrei dovuto inserirlo questa mattina, ma dato che il mio pc ha cominciato a fare i capricci, da quando non si connette a quando non si accende proprio, purtroppo devo prendere in prestito quello di mia sorella e... vabbé, la smetto, non credo interessi davvero a qualcuno! xD
No, davvero, tornando seri... che dire? L'ho corretto di sera, quindi potrei non averlo corretto, ma solo peggiorato xD Spero di no, ma io a quest'ora non ci affilo molto, quindi... è meglio se adesso vi lascio, va'...
Alla prossima! ^^
   
 
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