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Autore: H A N A K O    02/10/2014    1 recensioni
Da anni, il paese del fuoco e quello del buio sono in guerra. La seconda grande guerra non era bastata a placare il loro odio. Ladri del paese del buio saccheggiavano i villaggi al confine del paese del fuoco, era così da sempre. I quattro ragazzi non sapevano il motivo del trasferimento del loro amico, ma speravano di rivederlo.
Genere: Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due mani delicate toccarono il suo braccio, erano fredde mentre il suo braccio era caldo. Sentì una corda stringersi intorno al polso, poi annodarsi. Alzò lo sguardo, era Ruki che gli li sorrideva dolcemente.
− L’ho legato troppo stretto? – Gli chiese il ragazzino.
− No tranquillo, va benissimo. – Si fissarono negli occhi per qualche secondo, sempre sorridenti – Ma questo è un sogno o sei ritornato? – L’altro non rispose, si limitò a mostrargli un sorriso triste, e cambiò argomento.
− Ti va di giocare un po’? −
− Ah… certo.  Cosa vuoi giocare? – Il piccoletto ci pensò.
− Giochiamo a nascondino. Conti tu. −
− Ok, vai a nasconderti. –
− Reita chiudi gli occhi. – Reita eseguì il comando dell’amico e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, si ritrovò in camera sua. Era giorno, la luce solare entrava dalla finestra. Si sedette sul letto, scostando le coperte e prendendosi la faccia fra le mani.  Voleva piangere ma si trattenne, lo aveva sognato, per l’ennesima volta. Decise di non pensarci, si alzò e andò in cucina. Sua madre era lì, si stava preparando un tè caldo. Appena entrato, un profumo di biscotti appena fatto gli riempì il naso. – Mmm biscotti. – Sul tavolo c’era un piatto blu con una montagnetta di biscotti con gocce di cioccolato, ne addentò uno. Senza rendersene conte ne divorò una decina, si sentiva pieno e decise di portarli a scuola come spuntino. Si preparò e uscì di casa, salutò la madre ma non suo padre, quello che aveva detto la sera prima gli era rimasto in testa. Corse verso il negozio della madre di Uruha, entrò salutando la commessa.
− Buongiorno, c’è Uruha? −
− Buongiorno giovanotto, te lo vado a chiamare. – Gli sorrise e si avviò verso il retro del negozio, sentì la commessa che chiamava l’amico, lo sentiva urlare – Sì arrivo! Un attimo! − , sentiva rumori di cose che cadevano e urla varie. Alla fine Uruha apparve sulla soglia del retro del negozio. Aveva  i capelli scompigliati e due shuriken  nella mano destra.
− Hey Rei, scusa per il trambusto. −
− Tranquillo, andiamo? −
− Va bene, ma devo fermarmi per prendere da mangiare. – Aveva riposto gli shuriken nell’astuccio dietro la schiena e si era sistemato i capelli.
− Ma non hai preso qualcosa da qui? E’ un negozio di alimentari. – Fece notare il biondo.
− Lo so, ma mia madre mi fa pagare quello che prendo. −  Era uscito dal negozio seguito dal biondo, si erano incamminati verso la scuola, ci misero poco più di venticinque minuti, contando la sosta e l’indecisione di Uruha per prendere da mangiare. Gli altri erano già arrivati, avevano occupato due panchine, e stavano per occupane una terza.
  Ehi ragazzi, qual buon vento vi porta qui? – Gli salutò allegramente Aoi che era sdraiato sulla panchina, mentre Kai leggeva un quaderno appoggiato sulle gambe. I due si avvicinarono.
− Ehi ragazzi, lasciate una panchina anche per me! – Aveva urlato Uruha mentre correva incontro ai due imbecilli sulle panchine.
− Certo signorina, si accomodi sulla terza, o se preferisce, fra le mie gambe. – Disse provocatorio Aoi, con la solita bocca a culo di gallina e lo sguardo da pesce lesso fisso sulle cosce scoperte del castano. Uno sonoro schiaffo colpì la guancia sinistra di Aoi, subito dopo, il ragazzo era per terra con la mano appoggiata lievemente sulla guancia dolorante e le lacrime agli occhi.
− Uruha…. mi hai fatto male…. – La guancia gli doleva.
Tutti i ragazzi presenti iniziarono a ridere, le ragazze si allontanarono per andare a ridere in gruppo.
− DEVI SMETTERLA DI GUARDARMI LE COSCE, BRUTTO  PORCO MANIACO!! – Urlò Uruha con tutta la voce che aveva, attirando l’attenzione di tutti, compresi i professori.
− Ma.. ma.. ma io… −
Il castano si diresse, nervoso e a passo svelto, verso il cancello della scuola. Aoi si massaggiava la guancia dolorante mentre Kai lo rimproverava.
− Così impari a guardargli le cosce. −
− Ma quando lo fa Reita non dice niente. – Piagnucolò Aoi con la guanci rossa.
Si alzarono e entrarono nella scuola, Reita li seguì sghignazzando .

 − Buongiorno ragazzi, oggi faremo un’esercitazione di lotta, seguitemi nella stanza degli esercizi. – Si spostarono tutti nella stanza degli esercizi, un’enorme stanza di trentacinque metri per quarantaquattro, con un’altezza di ventotto metri. Le pareti erano arancione pallido mentre il pavimento era verde erba.
−Waoooo. – Fu il commento esterrefatto dei presenti.
− Bene ragazzi, a gruppi di quattro vi scontrerete con shuriken e kunai, i gruppi li faccio io voi mettetevi in fila. − I ragazzi si misero in fila e il professore scelse i gruppi. I quattro ragazzi finirono nello stesso gruppo.
Andarono  a disporsi  in una parte dell’enorme stanza dividendosi in  gruppi. 
Kai e Uruha contro Reita e Aoi, avevano quindici shuriken e venti kunai a testa.
− L’esercizio consiste in un combattimento fra di voi. Non voglio ferite gravi, solo piccoli graffietti.  Questo scontro servirà per selezionare i componenti più forti per le missioni speciali. – Tutti i ragazzi si prepararono. – Pronti, hajime! – I ragazzi partirono, ognuno di loro prese un’arma dall’astuccio dietro la schiena. Lame sfrecciavano velocemente per tutta la stanza. Tutti i ragazzi presenti usarono tutte le armi a loro disposizione.  Qualcuno di loro si fece qualche taglietto.
− Yamé! – Ulrò il professore. I ragazzi si fermarono, gli ultimi kunai si conficcarono nel pavimento, le pareti erano piene di shuriken.  Si disposero in fila di fonte al professore, l’uomo li scrutò con attenzione.
– Come vi ho già detto, questo è stato un combattimento per selezionarvi. I migliori di voi parteciperanno a una missione speciale. La mia assistente, mi aiuterà a scegliere i migliori fra di voi e vi farà anche da insegnante. – Da dietro al professore, comparve una ragazza giovane, lunghi capelli castano scuro raccolti in una cosa di cavallo. Occhi color sabbia e enormi labbra rosa. Era alta con un bel corpo snello non troppo asciutto. Seno prosperoso curve nei punti giusti.
– Piacere, io sono Kotone. Sono l’assistente del professore. – Quasi tutti i ragazzi rimasero imbambolati vedendo l’abitino eccessivamente corto in cui era avvolta, una veste cinese color viola acceso.
– Chiudete la bocca che vi entrano le mosche. – Si voltò verso l’assistente – Adesso Kotone ci dirà i migliori di voi.– La ragazza lesse i nomi scritti sul foglio che aveva fra le mani. I nomi era pochi, sette in tutto.  Si schiarì la voce e li chiamò. Fra di loro c’erano anche i quattro ragazzi.
Non erano arrivati all’ultimo anno per buona condotta o perché avevano un bel sorriso, ma perché in quattro anni di scuola si erano impegnati per diventare i migliori. Erano cresciuti giocando ai ninja da piccoli, e ora che stavano per diventarlo si stavano impegnando moltissimo.

 I sette ragazzi seguirono Kotone in un’altra stanza. Andarono nell’ufficio del professore, un stanza non eccessivamente grande, ben illuminata con una finestra dietro la sedia della scrivania in legno di pino. L’arredamento era il classico da ufficio, con foto di lui e dei colleghi.
– Prego, accomodatevi sul divanetto e sulle poltrone. – Disse lei con un sorriso.  I posti sul divanetto erano quattro e le cinque persone sedute sopra erano leggermente strette.
– Dunque, vi ho fatto venire qui perché ho ritenuto che voi foste migliori rispetto agli altri. – I sette  l’ascoltarono con attenzione – Avrete un addestramento speciale, non uno tradizionale come quello dei vostri compagni.  Avete domande? – Ci fu un attimo di silenzio poi uno dei ragazzi prese la parola.
– Mi scusi, cos’abbiamo  più degli altri? – Era seduto sulla poltrona di destra, quella in pelle bianca. Kotone abbandonò la schiena contro lo schienale della sedia accavallando le gambe.
– Avete più forza, più energia, più velocità, più ferocia e cattiveria. In poche parole, avete ciò che serve per essere un ninja. Mentre combattevate vi osservavo, solo voi sette avete combattuto per ferire gli altri e per aggiudicarvi la vittoria. – Ci fu ancora silenzio. La ragazza scavallò le gambe riavvicinandosi alla scrivania, appoggiò i gomiti alla base di pino. – Domande? –
– In cosa consiste l’addestramento speciale? – Domandò Kai serio, forse fin troppo.
– Consiste in un durissimo allenamento da mattina a sera con i più grandi maestri ninja. Ma anche li ci sarà una selezione. – Concluse con un leggero sorrisino.
– Noo, ancora selezioni. – Sbuffò la ragazza seduta vicino a Reita, che era schiacciata come una sardina, e Aoi la imitò sbuffando anche lui.
– La selezione sarà durante i giorni di allenamento, nel qualche dovrete dimostrare quanto valete. Un volta finite le selezioni, ci sarà un ultimo allenamento prima di diventare dei ninja veri e propri. Domande? 
Non ci furono domande solo facce perplesse e sguardi incerti. Tutte quelle selezioni stavano iniziando a preoccuparli e a stancarli.
– Bene, se non avete domande potete andare. Ci ritroviamo domani mattina alle sette sul tetro della scuola. Portatevi un pranzo molto sostanzioso. – Fece un sorriso ampio e caldo.
– Ma non facciamo lezione come gli altri? – Chiese la ragazza seduta a sinistra sulla poltrona di pelle nera.
– No, mi sembrava di avervi spiegato che farete un allenamento speciale. Le vostre lezioni saranno totalmente diverse. Ci vediamo domani, non fate tardi. –  I sette ninja si alzarono e uscirono dalla stanza.  – Andate in classe e riprendete normalmente le lezioni, da domani cambia tutto. Buona giornata. – Disse prima di chiudere la porta e di barricarsi dentro l’ufficio del professore.
Si guardarono negli occhi un po’ confusi prima di tornare in classe. Camminarono in silenzio lungo il corridoio fino a raggiungere la porta dell’aula.
– Non ho ancora imparato i vostri nomi. – La ragazza che era seduta vicino a Reita ruppe il silenzio.
– Hai ragione, io sono Noboru e diventerò il miglior ninja del paese. –  Era fiero, sorrideva con fiducia, la si poteva vedere. Era biondo con degli occhi verdi chiari, le labbra carnose come due canotti ma sensuali. Alto e robusto con le spalle larghe. Il vestito verde in cui era avvolto lo rendeva un po’ più alto.
– Io sono Amaya, e diventerò il capo delle guardie ninja del paese. – Era la ragazza seduta nella poltrona di pelle nera. Era allegra, con dei meravigliosi capelli rossi, legati in una treccia che arrivava a metà schiena,  e dei fantastici occhi castani. Labbra asimmetriche e delle lentiggini su guance e naso. Era leggermente in carne e avvolta da una maglietta bianca con dei pantaloncini color argento che le arrivavano fino a metà coscia.
– Io sono Kaori, e voglio diventare una ninja. – Era piuttosto timida quando si trattava di parlare in pubblico, era di poche parole. Era bassina ed esile. Occhi castani color nocciola, carnagione pallida e labbra sottili. Aveva i capelli castani lunghi fino alle spalle. Era avvolta in un abito lungo azzurro fino alle ginocchia.
Si presentarono, ognuno con il sorriso stampato in faccia. Erano contenti della notizia.
Erano a pochi passi dalla porta dell’aula, ma la ignoravano tranquillamente.  La voce dell’insegnante che era all’interno si sentiva anche da fuori.
– Bhè, domani comincerà il vero e duro allenamento. – Noboru intrecciò le braccia al petto con il suo sguardo fiero.
– Sembra di sì, non vedo l’ora. Sperò però non sia troppo faticosa. – Sbuffò Amaya chiudendo gli occhi.
– Susu, sono sicuro che andrà tutto bene. Piuttosto, voi eravate in gruppi diversi? – La rassicurò Uruha formulandole poi la domanda.
– Si, tranne vuoi quattro noi siamo tutti di gruppi diversi. –
Rimasero fuori per qualche altro minuto prima di rientrare e seguire regolarmente le lezioni.

 

– – – –

 
Uruha era sdraiato sulla panchina del cortile della scuola, lo sguardo fisso sulle nuvole.
– Secondo me siamo a solo una gradinata di distanza dal diventare dei ninja! – Aveva esultato Aoi salendo sulla panchina affianco a quella di Uruha e sovrastando Kai.
– Ma cosa dici? Siamo ancora troppo lontani e la vetta è ancora lontana. Datti una calmata. –
– Kai mi spieghi perché deve sempre rovinarmi i momenti? Avevo la giusta intonazione. – Si sedette su di essa.
– Sì certo. –
Reita era rimasto in silenzio per tutto il tempo, non aveva proferito parola. Se ne stava in disparte affiancando Kaori nel silenzio. Quando erano usciti da scuola si erano impossessati di tre delle cinque panchine verde scuro davanti alla scuola. Erano li da ormai tre ore, non avevano ancora dato segno di volersi  alzare da lì. Aoi e Kai stavano ancora discutendo.
– Siamo dei veri ninja, facciamo un corso speciale. Cosa che gli altri si sognano mentre noi non ne abbiamo bisogno. – Sorrise all’amico con un sorriso ampio.
– Non siamo ancora dei ninja, siamo ancora all’inizio. –
Erano ancora all’inizio di tutto, eppure Reita avrebbe voluto essere già arrivato alla fine. Al traguardo finale. Era sempre più vicino al suo obbiettivo, quello di riportare a casa Ruki.
– Ragazzi che ne dite di tornare a casa? –
– Si è meglio. –

 

Erano appostati dietro a un grande albero, i loro abiti neri si confondevano mischiandosi con lo scuro dei rami interni delle foglie. Le cinque persone  si stavano preparano per il prossimo attacco. Avevano già deciso la vittima, restava solo il “come” ucciderla.

Aspettarono la notte prima di andare a posizionare le trappole.







NOTE: Ringrazio per aver letto la terza parte di questa storia che nessuno legge. Grazie. ^^
Spero comunque possa piacervi, lo spero davvero. :3
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima! 



   
 
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