Due
mani delicate
toccarono il suo braccio, erano fredde mentre il suo braccio era caldo.
Sentì
una corda stringersi intorno al polso, poi annodarsi. Alzò
lo sguardo, era Ruki
che gli li sorrideva dolcemente.
− L’ho legato troppo stretto? – Gli
chiese il ragazzino.
− No tranquillo, va benissimo. – Si fissarono negli
occhi per qualche secondo,
sempre sorridenti – Ma questo è un sogno o sei
ritornato? – L’altro non
rispose, si limitò a mostrargli un sorriso triste, e
cambiò argomento.
− Ti va di giocare un po’? −
− Ah… certo.
Cosa vuoi giocare? – Il
piccoletto ci pensò.
− Giochiamo a nascondino. Conti tu. −
− Ok, vai a nasconderti. –
− Reita chiudi gli occhi. – Reita eseguì
il comando dell’amico e chiuse gli
occhi.
Quando li riaprì, si ritrovò in camera sua. Era
giorno, la luce solare entrava
dalla finestra. Si sedette sul letto, scostando le coperte e
prendendosi la
faccia fra le mani. Voleva
piangere ma
si trattenne, lo aveva sognato, per l’ennesima volta. Decise
di non pensarci,
si alzò e andò in cucina. Sua madre era
lì, si stava preparando un tè caldo.
Appena entrato, un profumo di biscotti appena fatto gli
riempì il naso. – Mmm
biscotti. – Sul tavolo c’era un piatto blu con una
montagnetta di biscotti con
gocce di cioccolato, ne addentò uno. Senza rendersene conte
ne divorò una
decina, si sentiva pieno e decise di portarli a scuola come spuntino.
Si
preparò e uscì di casa, salutò la
madre ma non suo padre, quello che aveva
detto la sera prima gli era rimasto in testa. Corse verso il negozio
della
madre di Uruha, entrò salutando la commessa.
− Buongiorno, c’è Uruha? −
− Buongiorno giovanotto, te lo vado a chiamare. –
Gli sorrise e si avviò verso
il retro del negozio, sentì la commessa che chiamava
l’amico, lo sentiva urlare
– Sì arrivo! Un attimo! − , sentiva
rumori di cose che cadevano e urla varie.
Alla fine Uruha apparve sulla soglia del retro del negozio. Aveva i capelli scompigliati e
due shuriken nella
mano destra.
− Hey Rei, scusa per il trambusto. −
− Tranquillo, andiamo? −
− Va bene, ma devo fermarmi per prendere da mangiare.
– Aveva riposto gli
shuriken nell’astuccio dietro la schiena e si era sistemato i
capelli.
− Ma non hai preso qualcosa da qui? E’ un negozio
di alimentari. – Fece notare
il biondo.
− Lo so, ma mia madre mi fa pagare quello che prendo.
− Era
uscito dal negozio seguito dal biondo, si
erano incamminati verso la scuola, ci misero poco più di
venticinque minuti,
contando la sosta e l’indecisione di Uruha per prendere da
mangiare. Gli altri
erano già arrivati, avevano occupato due panchine, e stavano
per occupane una
terza.
− Ehi
ragazzi, qual buon vento vi porta
qui? – Gli salutò allegramente Aoi che era
sdraiato sulla panchina, mentre Kai leggeva
un quaderno appoggiato sulle gambe. I due si avvicinarono.
− Ehi ragazzi, lasciate una panchina anche per me!
– Aveva urlato Uruha mentre
correva incontro ai due imbecilli sulle panchine.
− Certo signorina, si accomodi sulla terza, o se preferisce,
fra le mie gambe.
– Disse provocatorio Aoi, con la solita bocca a culo di
gallina e lo sguardo da
pesce lesso fisso sulle cosce scoperte del castano. Uno sonoro schiaffo
colpì
la guancia sinistra di Aoi, subito dopo, il ragazzo era per terra con
la mano
appoggiata lievemente sulla guancia dolorante e le lacrime agli occhi.
− Uruha…. mi hai fatto male….
– La guancia gli doleva.
Tutti i ragazzi presenti iniziarono a ridere, le ragazze si
allontanarono per
andare a ridere in gruppo.
− DEVI SMETTERLA DI GUARDARMI LE COSCE, BRUTTO
PORCO MANIACO!! – Urlò Uruha con
tutta la voce che aveva, attirando
l’attenzione di tutti, compresi i professori.
− Ma.. ma.. ma io… −
Il castano si diresse, nervoso e a passo svelto, verso il cancello
della
scuola. Aoi si massaggiava la guancia dolorante mentre Kai lo
rimproverava.
− Così impari a guardargli le cosce. −
− Ma quando lo fa Reita non dice niente. –
Piagnucolò Aoi con la guanci rossa.
Si alzarono
e entrarono nella scuola, Reita li seguì sghignazzando .
−Waoooo. –
Fu il commento esterrefatto dei presenti.
− Bene ragazzi, a gruppi di quattro vi scontrerete con
shuriken e kunai, i
gruppi li faccio io voi mettetevi in fila. − I ragazzi si
misero in fila e il
professore scelse i gruppi. I quattro ragazzi finirono nello stesso
gruppo.
Andarono a disporsi
in una parte
dell’enorme stanza dividendosi in
gruppi.
Kai e Uruha
contro Reita e Aoi, avevano quindici shuriken e venti kunai a testa.
− L’esercizio consiste in un combattimento fra di
voi. Non voglio ferite gravi,
solo piccoli graffietti. Questo
scontro
servirà per selezionare i componenti più forti
per le missioni speciali. –
Tutti i ragazzi si prepararono. – Pronti, hajime! –
I ragazzi partirono, ognuno
di loro prese un’arma dall’astuccio dietro la
schiena. Lame sfrecciavano
velocemente per tutta la stanza. Tutti i ragazzi presenti usarono tutte
le armi
a loro disposizione. Qualcuno
di loro si
fece qualche taglietto.
− Yamé! – Ulrò il professore.
I ragazzi si fermarono, gli ultimi kunai si
conficcarono nel pavimento, le pareti erano piene di shuriken. Si disposero in fila di
fonte al professore,
l’uomo li scrutò con attenzione.
– Come vi ho
già detto, questo è stato un combattimento per
selezionarvi. I migliori di voi
parteciperanno a una missione speciale. La mia assistente, mi
aiuterà a
scegliere i migliori fra di voi e vi farà anche da
insegnante. – Da dietro al
professore, comparve una ragazza giovane, lunghi capelli castano scuro
raccolti
in una cosa di cavallo. Occhi color sabbia e enormi labbra rosa. Era
alta con
un bel corpo snello non troppo asciutto. Seno prosperoso curve nei
punti
giusti.
– Piacere, io sono Kotone. Sono l’assistente del
professore. – Quasi tutti i
ragazzi rimasero imbambolati vedendo l’abitino eccessivamente
corto in cui era
avvolta, una veste cinese color viola acceso.
– Chiudete
la bocca che vi entrano le mosche. – Si voltò
verso l’assistente – Adesso
Kotone ci dirà i migliori di voi.– La ragazza
lesse i nomi scritti sul foglio
che aveva fra le mani. I nomi era pochi, sette in tutto. Si schiarì la
voce e li chiamò. Fra di loro
c’erano anche i quattro ragazzi.
Non erano
arrivati all’ultimo anno per buona condotta o
perché avevano un bel sorriso, ma
perché in quattro anni di scuola si erano impegnati per
diventare i migliori.
Erano cresciuti giocando ai ninja da piccoli, e ora che stavano per
diventarlo
si stavano impegnando moltissimo.
– Prego, accomodatevi sul divanetto e sulle poltrone.
– Disse lei con un
sorriso. I posti
sul divanetto erano
quattro e le cinque persone sedute sopra erano leggermente strette.
– Dunque, vi ho fatto venire qui perché ho
ritenuto che voi foste migliori
rispetto agli altri. – I sette
l’ascoltarono con attenzione – Avrete
un addestramento speciale, non uno
tradizionale come quello dei vostri compagni.
Avete domande? – Ci fu un attimo di silenzio poi
uno dei ragazzi prese
la parola.
– Mi scusi, cos’abbiamo
più degli altri?
– Era seduto sulla poltrona di destra, quella in pelle
bianca. Kotone abbandonò
la schiena contro lo schienale della sedia accavallando le gambe.
– Avete più
forza, più energia, più velocità,
più ferocia e cattiveria. In poche parole,
avete ciò che serve per essere un ninja. Mentre combattevate
vi osservavo, solo
voi sette avete combattuto per ferire gli altri e per aggiudicarvi la
vittoria.
– Ci fu ancora silenzio. La ragazza scavallò le
gambe riavvicinandosi alla
scrivania, appoggiò i gomiti alla base di pino. –
Domande? –
– In cosa
consiste l’addestramento speciale? –
Domandò Kai serio, forse fin troppo.
– Consiste
in un durissimo allenamento da mattina a sera con i più
grandi maestri ninja.
Ma anche li ci sarà una selezione. – Concluse con
un leggero sorrisino.
– Noo, ancora selezioni. – Sbuffò la
ragazza seduta vicino a Reita, che era
schiacciata come una sardina, e Aoi la imitò sbuffando anche
lui.
– La selezione sarà durante i giorni di
allenamento, nel qualche dovrete
dimostrare quanto valete. Un volta finite le selezioni, ci
sarà un ultimo
allenamento prima di diventare dei ninja veri e propri. Domande? –
Non ci
furono domande solo facce perplesse e sguardi incerti. Tutte quelle
selezioni
stavano iniziando a preoccuparli e a stancarli.
– Bene, se non avete domande potete andare. Ci ritroviamo
domani mattina alle
sette sul tetro della scuola. Portatevi un pranzo molto sostanzioso.
– Fece un
sorriso ampio e caldo.
– Ma non facciamo lezione come gli altri? – Chiese
la ragazza seduta a sinistra
sulla poltrona di pelle nera.
– No, mi sembrava di avervi spiegato che farete un
allenamento speciale. Le
vostre lezioni saranno totalmente diverse. Ci vediamo domani, non fate
tardi.
– I sette
ninja si alzarono e uscirono
dalla stanza. –
Andate in classe e
riprendete normalmente le lezioni, da domani cambia tutto. Buona
giornata. –
Disse prima di chiudere la porta e di barricarsi dentro
l’ufficio del
professore.
– Non ho ancora imparato i vostri nomi. – La
ragazza che era seduta vicino a
Reita ruppe il silenzio.
– Hai ragione, io sono Noboru e diventerò il
miglior ninja del paese. – Era
fiero, sorrideva con fiducia, la si poteva
vedere. Era biondo con degli occhi verdi chiari, le labbra carnose come
due
canotti ma sensuali. Alto e robusto con le spalle larghe. Il vestito
verde in
cui era avvolto lo rendeva un po’ più alto.
– Io sono
Amaya, e diventerò il capo delle guardie ninja del paese.
– Era la ragazza
seduta nella poltrona di pelle nera. Era allegra, con dei meravigliosi
capelli
rossi, legati in una treccia che arrivava a metà schiena, e dei fantastici occhi
castani. Labbra
asimmetriche e delle lentiggini su guance e naso. Era leggermente in
carne e
avvolta da una maglietta bianca con dei pantaloncini color argento che
le
arrivavano fino a metà coscia.
– Io sono
Kaori, e voglio diventare una ninja. – Era piuttosto timida
quando si trattava
di parlare in pubblico, era di poche parole. Era bassina ed esile.
Occhi
castani color nocciola, carnagione pallida e labbra sottili. Aveva i
capelli
castani lunghi fino alle spalle. Era avvolta in un abito lungo azzurro
fino
alle ginocchia.
Erano a
pochi passi dalla porta dell’aula, ma la ignoravano
tranquillamente. La
voce dell’insegnante che era all’interno
si sentiva anche da fuori.
– Bhè,
domani comincerà il vero e duro allenamento. –
Noboru intrecciò le braccia al
petto con il suo sguardo fiero.
– Sembra di sì, non vedo l’ora.
Sperò però non sia troppo faticosa. –
Sbuffò
Amaya chiudendo gli occhi.
– Susu, sono sicuro che andrà tutto bene.
Piuttosto, voi eravate in gruppi
diversi? – La rassicurò Uruha formulandole poi la
domanda.
– Si, tranne vuoi quattro noi siamo tutti di gruppi diversi.
–
Rimasero fuori per qualche altro minuto prima di rientrare e seguire
regolarmente le lezioni.
– – – –
Uruha era
sdraiato sulla panchina del cortile della scuola, lo sguardo fisso
sulle
nuvole.
– Secondo me siamo a solo una gradinata di distanza dal
diventare dei ninja! –
Aveva esultato Aoi salendo sulla panchina affianco a quella di Uruha e
sovrastando Kai.
– Ma cosa dici? Siamo ancora troppo lontani e la vetta
è ancora lontana. Datti
una calmata. –
– Kai mi spieghi perché deve sempre rovinarmi i
momenti? Avevo la giusta
intonazione. – Si sedette su di essa.
– Sì certo. –
Reita era
rimasto in silenzio per tutto il tempo, non aveva proferito parola. Se
ne stava
in disparte affiancando Kaori nel silenzio. Quando erano usciti da
scuola si
erano impossessati di tre delle cinque panchine verde scuro davanti
alla
scuola. Erano li da ormai tre ore, non avevano ancora dato segno di
volersi alzare da
lì. Aoi e Kai stavano
ancora discutendo.
– Siamo dei veri ninja, facciamo un corso speciale. Cosa che
gli altri si
sognano mentre noi non ne abbiamo bisogno. – Sorrise
all’amico con un sorriso
ampio.
– Non siamo ancora dei ninja, siamo ancora
all’inizio. –
Erano ancora
all’inizio di tutto, eppure Reita avrebbe voluto essere
già arrivato alla fine.
Al traguardo finale. Era sempre più vicino al suo
obbiettivo, quello di
riportare a casa Ruki.
– Ragazzi
che ne dite di tornare a casa? –
– Si è
meglio. –
Erano appostati dietro a un grande albero, i loro abiti neri si confondevano mischiandosi con lo scuro dei rami interni delle foglie. Le cinque persone si stavano preparano per il prossimo attacco. Avevano già deciso la vittima, restava solo il “come” ucciderla.
Aspettarono la notte prima di andare a posizionare le trappole.NOTE: Ringrazio per aver letto la terza parte di questa storia che nessuno legge. Grazie. ^^
Spero comunque possa piacervi, lo spero davvero. :3
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!