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Autore: Hypnotic Poison    02/10/2014    5 recensioni
Il Dipartimento Speciale di Investigazione era un reparto riservato dell'Agenzia di Intelligence per la Pubblica Sicurezza. Dislocato lontano dal palazzo del quartier generale, era uno di quei reparti di cui tutti sapevano, ma che nessuno conosceva davvero.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo sette: Come on tell me the answer



Voglio tutto il personale disponibile qui,” Ryo entrò a passo di marcia nel laboratorio informatico, arrotolandosi le maniche della camicia “Voglio che controlliate tutte le telecamere disponibili nel quartiere e che rintracciate quel SUV.”
Taruto, che lo stava tallonando, iniziò ad istruire i suoi colleghi informatici, assumendo un tono serio che non gli era familiare.
D'altronde, però, era anche la prima volta che gli capitava qualcosa del genere.
Ryo,” Keiichiro, che chiuse la porta del laboratorio dopo che le tre agenti rimaste della squadra μ furono entrate, si avvicinò al biondo e gli parlò sottovoce “Conosci la regola. Se entro un certo tempo non le recuperiamo, noi non ne saremo più responsabili.”
Certo che la conosceva, le politiche della CIA erano anche più rigide di questa. Ciò non significava però che avrebbe lasciato due delle sue agenti in mano ad un branco di criminali russi.
Allora faremo meglio a trovarle in fretta.”
Con un'ultima occhiata al suo capo, Shirogane si sedette accanto a Taruto, digitando freneticamente sulla tastiera.
Il satellite che avevamo calibrato su di voi non ha fatto in tempo a registrare la scena,” gli spiegò il giovane scienziato “E, ovviamente, i lavori in corso hanno usufruito della corrente elettrica che alimentava la telecamera diretta su quella strada, mettendola fuori gioco. Possiamo provare a controllare le altre telecamere lungo il percorso, ma ci vorranno ore.”
L'americano annuì: “Allora diamoci da fare.”

§§

La prima cosa che avvertì fu la gola secca e i muscoli del collo indolenziti. Poi l'aria umida e fredda le punse le narici mentre pian piano riacquistava sensazioni nel resto del corpo. Mosse appena le braccia, avvolte attorno allo schienale di una sedia, cercando di evitare eccessiva frizione nei polsi doloranti. Per ultimo, aprì gli occhi.
Le ci volle qualche secondo per abituarsi al buio totale della stanza; non vi era luce che filtrasse da nessuna fessura, e per qualche istante pensò che non ci fossero porte. Fece un respiro profondo, impegnandosi a ragionare in modo razionale – in qualche modo le avevano portate lì, quindi un'apertura doveva per forza esserci.
Un gemito alla sua sinistra la fece voltare; la sagoma di Retasu era appena distinguibile nell'oscurità.
Retasu!” sussurrò Minto “Retasu-chan, svegliati!”
M-Minto?” la voce dell'amica era roca e piena di spavento “Do-dove siamo?”
Non lo so. Tu stai bene?”
Retasu sbatté le palpebre. Si accorse di essere scalza, doveva aver smarrito le ballerine mentre era svenuta. Nonostante la sensazione di gelo, le dita dei piedi obbedirono al suo ordine di muoversi. “Cre-credo di sì.”
Le scappò un singulto, ma strinse le labbra. Doveva ricordarsi l'addestramento, doveva ricordarsi di tutto quello che le avevano insegnato quando avevano riferito alla sua classe di dover essere sempre pronti a tutto. Aveva saputo a quello cui sarebbe andata incontro quando aveva deciso di unirsi all'Agenzia, e quando si era offerta volontaria per quella missione.
Non avrebbe ceduto.
All'improvviso, una debole luce arancione le si parò davanti; stringendo gli occhi per abituarli, nonostante le lenti a contatto le bruciassero terribilmente, vide la figura di Pai stagliarsi contro quella che doveva essere la porta.
Bene, bene,” seguito da due uomini armati, Pai entrò con due lente e lunghe falcate nella stanza “Direi che il nuovo cloroformio funziona bene, avete dormito come degli angioletti per molto tempo.”
Prese una sedia che loro non avevano notato e la posizionò al centro della stanza, lasciando sempre che la luce lo colpisse alle spalle.
Le cose possono andare in due modi,” iniziò in tono casuale che suonava decisamente minaccioso “Voi mi raccontate chi siete e cosa sapete con le buone, e allora prometto che i miei amici qui vi tratteranno con riguardo... oppure, mi raccontate chi siate e cosa sapete con le cattive, e io non posso promettervi che loro saranno così clementi.”
Retasu sentì gli occhi pizzicarle ancora di più, ma rimase in silenzio, tenendo gli occhi bassi.
Non vorrete certo rovinarvi quei bei faccini, vero?”
Si era rivolto a Minto, che sosteneva con disprezzo il suo sguardo.
Il tono di voce di Pai si fece più duro: “Allora, per chi lavorate?”
La mora rise sarcastica: “Per il balletto di Tokyo, ovviamente.”
Non farmelo ripetere due volte,” l'uomo si alzò “O ti costerà.”
Minto rimase in silenzio, lasciandosi andare contro lo schienale e guardandolo con aria di sfida.
Il rumore del ceffone sulla sua guancia bianca fece sussultare anche Retasu; nella penombra, riuscì a riconoscere il rivolo di sangue che le scese dall'angolo della bocca.
Per chi lavorate?” insistette Pai.
All'ennesimo silenzio, si voltò verso Retasu. “Vediamo se la tua amica è più decisa a collaborare.”
Le si avvicinò, scrutandola con i suoi occhi scuri. “Ho incontrato poche donne riempiti di strumenti di localizzazione quanto voi. Non pensiate che sia stupido. Scoprirò il vostro segreto in un modo o nell'altro, quindi risparmiamoci tutti la fatica. Non mi piace far male alle signore, ma d'altronde...”
Afferrò un coltello dalla tasca posteriore dei pantaloni e fece scorrere lentamente la parte piatta della lama contro il viso di Retasu. “Quindi? Per chi lavorate?”
Lei chiuse gli occhi e strinse le labbra.
Non date informazioni troppo precise o che possano ricondurre alla verità. La voce del suo istruttore le rimbombò nella testa.
Per qualcuno a cui non piacete.”
Ascoltò Minto rispondere. Sentì Pai sospirare, poi la punta del coltello scendere pericolosamente verso la vena pulsante del suo collo.
Portatele via.”

§§

Le luci del laboratorio sembravano accecanti ai loro occhi stanchi. Purin si stropicciò le palpebre, incurante delle tracce di trucco che le rimasero sulle dita. Era seduta per terra a gambe incrociate, appoggiata contro il muro, a fissare incessantemente Taruto e gli altri che lavoravano.
Lei non era brava con i computer, e si stava sentendo parecchio inutile; sapeva che anche le sue amiche provavano lo stesso.
Zakuro stava camminando avanti e indietro per la sala, e per il bene della sanità mentale di Ryo e degli altri, si era tolta gli stivali ed era rimasta scalza. Purin sapeva che quello era uno dei suoi modi per scaricare la tensione ed evitare di staccare la testa a morsi a qualcuno.
Dei passi affaticati sulle scale introdussero il ritorno di Ichigo, che reggeva un vassoio colmo di tazze di caffè.
Ho portato il rifornimento,” cercò di scherzare “Come sta andando?”
Shirogane prese un lungo sorso: “La ricerca dell'auto in tutte le telecamere è infinita, era l'ora di punta e quel modello di SUV è particolarmente popolare in questi ultimi tempi. Stiamo rimpicciolendo il raggio d'azione, ma ci vorrà ancora un po'.”
Purin osservò la rossa stringere velocemente la spalla dell'americano in un gesto di conforto. Le sorrise quando le si sedette accanto, calciandosi via le zeppe e sospirando.
Mi sento un po' inutile. Almeno tu puoi portare il caffè, il capo mi ha impedito di farlo da quella volta in cui gliel'ho rovesciato sui pantaloni,” le sussurrò.
Ichigo rise sottovoce, mordendosi poi la pellicina in un dito: “Siamo qui da ore.”
Dici che stanno bene?”
La rossa avrebbe voluto dirle di sì; ma la quantità di bugie che raccontava giornalmente era abbastanza per poterci aggiungere anche quella alla sua amica.
Sanno cavarsela,” le rispose solo “Sapevano quello che stavano facendo.”
La biondina annuì e le poggiò la testa sulla spalla, sospirando forte. Si sentiva esausta, erano da ore chiusi in quel laboratorio, e quel sentimento la faceva sentire ancora più in colpa. Le sue amiche se la stavano passando molto peggio di lei, quindi come poteva lei sentirsi stanca?
Zakuro si inginocchiò davanti a loro, parlando a bassa voce: “Devo uscire di qui, vado a comprare qualcosa da mangiare. Cosa volete?”
Purin scosse la testa: “Non ho fame, grazie, Zakuro-san.”
Lei annuì, si alzò, e fece per rimettersi gli stivali quando la voce di uno dei loro tecnici le mise tutte all'erta: “Forse abbiamo trovato qualcosa, Shirogane-san.”
Ryo fece scivolare la sedia vicino all'uomo, che subito riprese a spiegare: “Abbiamo circoscritto il più possibile la zona di plausibile passaggio del SUV, grazie alle telecamere di alcune banche due isolati più a nord. Coprono anche le strade sul retro, quindi abbiamo avuto un aerea abbastanza localizzata. Qui, proprio sulla strada che corre parallela al luogo di incontro, abbiamo trovato questo.” digitò velocemente sulla tastiera, e sullo schermo apparve l'immagine sgranata di un SUV.
Calcolando l'orario in cui sono state riprese queste immagini, il tragitto per arrivare in quel punto e la velocità massima che l'auto poteva raggiungere con il traffico registrato a quell'ora, ci sono buone probabilità che quello sia il SUV che stiamo cercando.” spiegò infervorato Taruto.
Quant'è per te una buona probabilità?” gli domandò Ryo.
Taruto si morse il labbro: “Uhm... potrei dirti il settanta percento, capo, ma...”
Okay, d'accordo, togliete tutti quei pixel e fatemi leggere la targa.”
Avvertì le tre ragazze farsi più vicine a loro, concentrate sugli schermi. In pochi minuti, i tecnici riuscirono ad ingrandire la foto e renderla nitida abbastanza da poter distinguere le cifre e il kana incisi sopra.
Quali sono ora le probabilità che sia una targa vera?” domandò Ichigo.
L'americano afferrò un telefono e compose velocemente un numero: “Sono Shirogane, chiamo dal laboratorio, ho bisogno di identificare una targa. È urgente.” lesse ciò che era scritto sullo schermo e riagganciò.
Passarono quasi dieci minuti di silenzio prima che il computer di Taruto emettesse un ping e si aprisse una schermata con le informazioni che i piani superiori avevano ritrovato.
E' registrata ad una certa Izumi Masahiro”, lesse il giovane tecnico “Che, secondo l'anagrafe, ha ottantatré anni, ed abita alla periferia di Tokyo. Dubito che vada in giro con un SUV.”
Shirogane afferrò la pistola, riponendola nella fondina che teneva sulla schiena: “C'è un indirizzo?”
Taruto digitò su qualche altro tasto, rispondendogli dopo pochi istanti.
Chiamate la Squadra d'Intervento,” Ryo s'infilò la giacca “Voglio tutto il personale disponibile pronto in cinque minuti. Voi no,” aggiunse rivolto alle ragazze “Ne avete già passate troppe oggi.”
Shirogane-kun, è troppo semplice, non possiamo sapere se le ragazze sono davvero lì,” tentò Ichigo.
Vuoi davvero che mi lasci scappare l'opportunità?”
Lei si permise due secondi per pensarci. “No, hai ragione.”
Le strinse la mano così brevemente che, per un attimo, Ichigo pensò di esserselo immaginato: “Andiamo.”

§§

La cosa buffa del suo cervello, si ritrovò a pensare, era che faceva sempre i collegamenti più strani nei momenti meno opportuni. Se avesse raccontato che in quel momento era capace di pensare solo al Titanic, probabilmente l'avrebbero presa per pazza.
Se fosse sopravvissuta a tutto ciò, non l'avrebbe certo riferito alla psicologa da cui l'avrebbero decisamente spedita.
L'acqua di quella bacinella era talmente fretta che il graffio creatosi dal contatto con un pezzo di ghiaccio quasi non le fece male; erano i suoi polmoni a bruciarle terribilmente, esausti da quel continuo dover trattenere aria all'improvviso ed ogni volta più a lungo.
Quando sentì i capelli tirati di nuovo verso l'alto, Retasu strinse ancora di più gli occhi e si preparò ad inspirare forte tra i colpi di tosse che non la lasciavano andare.
Ma sarebbe potuto andare molto peggio, si disse, davvero molto peggio.
Le ciglia erano piene d'acqua e sbatterle era difficile, gli occhi le pizzicavano e aveva perso le lenti chissà quanto tempo prima dentro quella pozza gelida, perciò vedeva meno del solito. Minto, accanto a lei, la frangia e le ciocche frontali fradicie e gocciolanti, era praticamente soltanto una silhouette sfocata.
Non fatemelo ripetere,” la voce di Pai era stranamente calma mentre stava seduto su una sedia, giocherellando con il coltello che prima le aveva graffiato il collo “Ditemi per quale organizzazione lavorate.”
Retasu mosse le ginocchia, che si erano sbucciate a contatto con il pavimento, per alleviarne un po' la pressione. Fissò un punto davanti a sé sul suolo sporco, senza alzare il viso. Udiva Minto respirare affannata, ma nessun altro rumore.
Pai sospirò, facendo un cenno ai due uomini nella stanza. Essi afferrarono nuovamente le teste delle due ragazze, spingendole dentro i catini e tenendole sott'acqua, contrastando il loro naturale tentativo di uscirne quando la pressione nei polmoni diventava troppa.
Doveva ammettere di non aver pensato che potessero essere così tenaci. A vederle, così grazioso e gracili, le aveva scambiate per qualcuno che sarebbe crollato alla terza insistenza. A lui non piaceva essere troppo brusco con le donne, ma forse sarebbe stato opportuno, con loro, cambiare tecnica. D'altronde, nessun altro era mai arrivato così vicino ad incastrarlo.
Si alzò, accucciandosi accanto a Retasu, che annaspava, le labbra ormai blu e il viso pallido sotto i graffi, il sangue e il rossore sulla pelle provocato dal gelo.
Volete continuare a resistere ancora per molto?” le prese il viso con due dita, voltandolo verso di sé “Credete davvero che fare le dure vi aiuterà a salvarvi? Perché so anch'io due o tre cose sul mondo a cui sospetto apparteniate. E so che quando due agenti sotto copertura sono dispersi, è davvero difficile che i loro superiori intervengano.”
Retasu ignorò il tuffo che il suo cuore fece a quelle parole, scostò la testa dalla presa dell'uomo e ritornò a fissare il pavimento.
Lo ascoltò scambiarsi parole con gli altri uomini nella stanza in una lingua a lei sconosciuta. Non sapere cosa si stessero dicendo era quasi rinfrancante, l'aiutava ad accettare meglio quello che sarebbe stato. Era così stanca che non le veniva nemmeno da piangere.
Li sentì ridacchiare, quello che torreggiava sopra a Minto prese una delle ciocche corvine e se l'arrotolò attorno ad un dito, sfiorandole una guancia con la mano dalle nocche indurite e sporche mentre la mora tentava flebilmente di allontanarlo. Retasu avrebbe voluto aiutarla, avrebbe voluto anche solo farsi più vicina a lei, ma era come se il freddo della bacinella l'avesse avvolta fino alla punta dei piedi.
Retasu è il tuo vero nome?”
A quell'ennesima domanda di Pai, lei non riuscì a mentire ed annuì.
Sai cos'è il waterboarding, Retasu?”
Lasciala stare!” la voce di Minto era roca, spezzata, ma non aveva perso quella carica combattiva e tenace che la ragazza sempre dimostrava. “Siete solo dei codardi!”
Pai si alzò, ritornando sulla sua sedia: “Ancora.
Il russo che aveva giocherellato con i suoi capelli spinse di nuovo Minto nell'acqua, mandandola più a fondo e contraccambiando la forza che lei sembrava aver recuperato per quell'effimero momento. Retasu riuscì a guardarla per mezzo secondo, prima che il suo viso fosse nuovamente avviluppato dal liquido e dai cubetti di ghiaccio. La stanchezza le fece aprire la bocca prima del previsto, e l'acqua glaciale le invase la gola; si accasciò a terra quando la riportarono su, sentendosi affogare mentre tossiva senza sosta, tremando, non riuscendo a rispondere ai deboli richiami della sua amica.
Pai fece scorrere un dito sulla parte larga della lama del suo coltello; forse, ora, sarebbe arrivato vicino ai risultati sperati. Riteneva di basso livello ricorrere ad altri metodi con le donne, ma i suoi “colleghi” non erano certo della sua stessa fattezza morale. Lui non era nemmeno come Kisshu, a cui piacevano le storielle di una notte senza senso. A lui, in fondo, le donne con un certo fegato piacevano. E quella Retasu ne stava dimostrando parecchio.
Quasi quasi era un peccato.
Con la coda dell'occhio, vide una delle guardie avvicinarsi alla finestra, fatta di spesso vetro che non veniva pulito da molto.
Cosa c'è?” abbaiò, non incline ad essere interrotto.
L'uomo gli rispose in russo: “Si sta avvicinando una macchina.”

§§

Zakuro aveva preso il posto di Ryo lungo l'estesa fila di computer che ora erano tutti impegnati tra GPS, satelliti e telecamere. Shirogane era in collegamento continuo con loro, così tutti potevano osservare cosa stesse succedendo.
Più il tempo passava, più lei era tesa come una corda di violino. Non lo aveva mai ammesso ad alta voce, e forse non l'avrebbe mai fatto, ma era disposta a tutto pur di tenere al sicuro le ragazze con cui lavorava. Magari perché era la più anziana, magari perché avevano tutte transizionato molto velocemente dal ruolo di colleghe a quello di strette amiche, fatto sta che sentiva un fortissimo senso di protezione nei loro confronti, quasi da sorella maggiore. E pensarle, ora, lontane dalla sua ala... non poteva sopportarlo.
Pensò alla dolce Retasu, che si era imbarcata in tutto ciò solo per dimostrare che lei non era da meno; non gliel'aveva detto, ma non erano servite parole per farle capire che era così.
E pensò a Minto, che l'aveva incontrata anni ed anni prima ad una festa quando ancora lei era nel pieno della sua vecchia vita, e che l'aveva accettata così com'era anche nella nuova. Minto era davvero la cosa più simile ad una sorella che avesse mai avuto.


Lui vuole dei figli e io no, ecco il problema.”
Minto non alzò nemmeno gli occhi dalla sua insalata di pesce: “Ne avete già parlato?”
Zakuro sbuffò: “Centinaia di volte. Non potergli spiegare davvero il perché rende tutto più difficile.”
La mora annuì: “Quindi ne vorresti se non lavorassi per il Dipartimento?”
Forse,” la modella ci aveva pensato un attimo “Non lo so. Non mi sono mai sentita materna.”
Non dirlo a me. Piagnucolanti esserini che richiedono attenzioni a tutte le ore, per carità.”
Rimasero in silenzio qualche istante, concentrate sui loro pranzi e sui loro pensieri.
Hai mai pensato di mollare tutto?” domandò Minto dopo un po'.
La domanda, per Zakuro, poteva avere un doppio significato, ma lei sapeva dove l'amica stesse andando a parare: “A volte penso sarebbe più semplice. Ma ho già mollato tutto una volta, e lavorare al Dipartimento mi piace. Mi fa sentire più utile che posare per delle foto.”
Anche se ciò significa rischiare di dover sacrificare tutta la tua vita privata?”
Lei si strinse nelle spalle: “Vuoi sentirmi dire che il matrimonio tra me e Matt durerà per sempre perché è così che funziona il vero amore?”
Minto scosse la testa: “No, perché non crederei nemmeno in quella domanda.”
A ventun anni si crede un po' a tutto.”
Oppure ti chiami Ichigo Momomiya.”


Il rumore delle portiere sbattute che proveniva dai computer la riscosse dai pensieri; Shirogane e la squadra di intervento erano arrivati all'indirizzo che Taruto aveva trovato collegato alla targa del SUV.
Sugli schermi comparvero tanti capannoni, di quelli usati per il deposito di vecchie cose o di quelle cianfrusaglie in più che tra i traslochi e i viaggi non si sanno mai dove mettere.
La squadra, uomini bardati in caschi, grosse tute nere e giubbotti antiproiettile, scese in silenzio, armi puntate davanti a sé.
Capo, ci sono quattro capannoni nella zona indicata dall'indirizzo. Non riesco a trovarti il numero di quello che ci serve.” esclamò Taruto a voce bassa, come se avesse potuto disturbare.
Non potevano vedere Shirogane, perché la telecamera era attaccata al suo giubbotto, ma sentirono la sua voce: «Dobbiamo dividerci, voglio due uomini davanti ad ogni capannone.»
Il rumore di passi concitati li accompagnò mentre si posizionavano davanti alle porte a serranda di metallo.
Ichigo si avvicinò agli schermi, mordendosi la pelle secca del pollice, borbottando qualcosa sulla violazione di proprietà privata che fece sorridere Zakuro. Purin si mise tra di loro, prendendo le loro mani e stringendole forte.
«Capannone uno, ora!» grazie ad un congegno che riusciva a decifrare codici e password, gli uomini con Shirogane riuscirono ad aprire il primo di quei prefabbricati. Quando lo illuminarono, videro che era occupato da una grande barca che aveva tutta l'aria di essere stata dimenticata lì.
Ryo fece un gesto ai due di perquisire l'interno, mentre lui si spostava al capanno successivo.
Lì, l'apertura rivelò soltanto qualche auto e dei vecchi divani.
Non ci sono,” mormorò Purin con un singhiozzo “Non sono lì. Con tutto quel rumore, sarebbero già usciti.”
La sua previsione si rivelò corretta. I due ultimi capanni erano totalmente vuoti. La loro ispezione non rivelò niente di importante; nessuna botola nascosta, nessuna telecamera di sorveglianza, nessuna traccia di passaggio umano negli ultimi mesi, per non dire anni.
Rimasero tutti in silenzio mentre sentivano Shirogane esclamare parolacce in inglese e abbaiare ordini; anche se a mani vuote, era ora di rientrare.

§§

Kisshu si fece avanti con la sua solita aria rilassata, alzando solo un sopracciglio quando vide la scena davanti ai suoi occhi: “Siete ancora qui?”
Potevi almeno avvertire che eri tu che stavi entrando, sai. Pavel era già pronto a riempirti di buchi,” gli rispose Pai, con un cenno del capo all'uomo alla finestra “E comunque, le signorine qui stanno facendo le ritrose.”
Minto, da sotto la frangetta bagnata che le si appiccicava al volto, lanciò uno sguardo d'odio al ragazzo appena entrato, non stupendosi quando si accorse che la stava già guardando.
Non hai esagerato, vero?”
Fu stavolta il turno di Hayashi di stupirsi: “Proprio tu ti fai degli scrupoli con le donne, ora?”
Kisshu afferrò una delle sedie e la voltò, così da appoggiare le braccia sullo schienale: “Oh, lo sai che sono altri i metodi che mi piace usare con loro.”
Retasu, a quelle parole, rabbrividì. Che tutta quell'aria di casualità fosse solamente una maschera, un piano che in realtà rivelava cose molto peggiori di quella? Che Kisshu fosse entrato con uno scopo ben preciso?
Sei sempre così volgare. Magari adesso però la tua amichetta avrà qualcosa da dirti.”
A Minto scappò una risatina nervosa: “Oh, certo. Vaffanculo.”
Quasi non fece in tempo a prendere aria che la sua testa fu spinta nell'acqua. Non sapeva nemmeno quante ore fossero passate, quante volte aveva dovuto fare quel bagno fuori programma. Sentiva ogni singola parte del corpo dolere per la scomoda posizione in cui era costretta a stare da quando le avevano prese; i polsi pungere e tirare, forse anche sanguinare contro i polpacci lasciati scoperti e graffiati dal pavimento. La testa le pulsava, la bocca e la gola erano secche, le grida con cui Pai aveva cercato di estorcere loro informazioni le rimbombavano nelle orecchie fischianti. Eppure, l'unico suo pensiero era che non poteva cedere.
Soprattutto, ora, non davanti a Kisshu.
Vide i due parlottare, vide Retasu ormai stesa su un fianco, notò con sollievo il suo petto alzarsi ed abbassarsi, lentamente. Forse perdere conoscenza avrebbe reso le cose più facili, ma non poteva rischiare di abbassare la guardia in mezzo a tutti loro.
Se vuoi che ti aiuti, colombella, forse dovresti dirci per chi lavori.” la voce di Kisshu le arrivò lontana.
Sta' sveglia, Minto, sta' sveglia.
Tossì, sputando del catarro ai piedi del suo torturatore. Tre istanti dopo, lui quasi le spezzò il collo tanta fu la forza con cui la spinse in avanti.
Kisshu la osservò lottare a malapena, le bolle d'aria che increspavano la superficie.
Non penso ricaveremo molto da loro, Pai.” esclamò pensieroso “Tanto vale...”
L'altro sembrò rifletterci, poi annuì. “D'accordo. Occupatene tu.”













...... oops? xD Lo so, sono particolarmente sadica negli ultimi tempi ^^''' Comunque almeno è passata solo una settimana dall'ultimo aggiornamento, quindi non potete dire che vi ho lasciate troppo col fiato sospeso (anche se sììì, adesso forse è peggio di prima? xD)
Mi scuso se le scene presentate possano aver offeso qualcuno; ho cercato di  non essere troppo esplicita né troppo crudele. E scusatemi anche per l'OOC di Pai, ma già io e lui non ci becchiamo quando si tratta di carattere, se poi devo renderlo anche criminale internazionale, diventa difficile davvero ^^
Il titolo è, di nuovo, una strofa di Helter Skelter :)
Grazie alle magnifiche che sempre commentano e mi fanno scrivere per alleviare il loro dolore, e grazie a chi spenderà due minuti per commentare anche questo :)
A presto e buon weekend,

Hypnotic Poison






   
 
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