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Autore: Lux_daisy    02/10/2014    3 recensioni
"Perché? Perché è andato a finire tutto così? Era solo una stupida scommessa! Io… io non posso fare una cosa del genere… Gokudera… non posso fargli questo… non a lui…"
Takeshi rimase lì, immobile, le spalle chine, la mazza impugnata debolmente che toccava terra e gli occhi fissi nel vuoto.
Cosa succederebbe se Yamamoto fosse costretto a mentire a Gokudera a causa di una scommessa? E cosa succederebbe se le conseguenze di questo gesto cambiassero il rapporto tra i due?
La mia seconda 8059 dopo un anno circa :3
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La fortuna ama le persone non troppo sensate*


*Erasmo Da Rotterdam



 
 
Gokudera sospirò e si sistemò il cappello in testa, calandosi meglio la visiera sugli occhi, nascosti da un paio di occhiali da sole. Allungò il collo e sbirciò dietro l’angolo della strada al quale si era fermato.
“Finalmente ci siamo” pensò con trepidazione, scrutando Tamamura che si incontrava con altri ragazzi, di sicuro suoi amici.
 
 
Dopo aver deciso di voler aiutare Yamamoto, aveva iniziato ad osservare Tamamura con estrema attenzione. Qualcuno avrebbe potuto contestargli che lo stesse praticamente stalkerando, ma per Gokudera quello era l’unico modo per scoprire le sue mosse e i suoi punti deboli.
“Conosci il tuo nemico” era il primo passo verso la vittoria e la Tempesta aveva tutte le intenzioni di vincere.
Non sapeva neanche perché si fosse tanto arrabbiato per quello che era successo al punto da decidere di scendere in campo, ma si disse che non aveva più molta importanza.
 
Semplicemente non era riuscito a sopportare la vista di Yamamoto in quelle condizioni.
Doveva fare tutto ciò che era in suo potere per salvare l’idiota del baseball. Il perché lo volesse non gli era ancora chiaro, ma aveva comunque deciso di non interrogarsi oltre.

Del resto era anche una questione personale, dato che Tamamura, per sbarazzarsi di Takeshi, aveva coinvolto anche Hayato.
Una volta sistemato il senpai, avrebbe messo ordine anche dentro di sé.
 
E così, eccolo là, camuffato e nascosto, a pedinare Tamamura per il quarto giorno consecutivo. Per quanto all’inizio, complice la rabbia, avesse optato per una linea d’azione decisa, ovvero picchiarlo a sangue finché non avesse confessato, con la razionalità venuta fuori con la calma aveva capito che in quel modo non sarebbe arrivato da nessuna parte, anzi, avrebbe solo rischiato di peggiorare le cose.
 
Tamamura era un tipo più falso e subdolo di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, quindi per sconfiggerlo, bisognava essere più furbi di lui e ripagarlo con la stessa moneta.
Da qui, la decisione di pedinarlo per scoprire qualsiasi cosa potesse essere utile. Doveva trovare le prove della sua colpevolezza, anche se in effetti non c’era nessun indizio che Tamamura fosse coinvolto nel furto alla libreria, se non la certezza assoluta da parte di Gokudera.
 
 
Per i primi tre giorni non era successo niente di rilevante e Hayato aveva cominciato a dubitare di se stesso: Tamamura si era comportato normalmente a scuola, non aveva parlato di nulla di compromettente e anche fuori non aveva fatto alcunché degno di nota, tanto che spiarlo era quasi diventato noioso.
Poi però era giunto quel quarto giorno e Gokudera si disse che finalmente quella poteva essere la volta buona.
 
Uscito da scuola, Tamamura si era diretto verso il centro-città e si era incontrato con altri tre ragazzi: si erano salutati e si erano incamminati verso la loro meta che la Tempesta scoprì essere una sala giochi.

Sempre nascosto da occhiali e cappello e stando ben attento a non farsi notare, lo vide entrare e lo seguì, rimanendo in osservazione.
Quando vide che la via era libera, entrò ed osservò il suo bersaglio con la coda dell’occhio: lo vide mettersi a giocare a “Death’s Game”, mentre gli amici si divisero. Gli si avvicinò e fingendo di urtarlo per errore, gli sottrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
 
Non per vantarsi, ma fin da ragazzino era sempre stato un abile ladro: aveva dita lunghe, mani veloci e una prontezza di riflessi eccezionale.
Si scusò senza fermarsi e per sua fortuna Tamamura era troppo concentrato sul gioco per accorgersi di qualcosa. Gokudera si allontanò rapido e appena fu al riparo da occhi indiscreti, si mise a controllare il telefonino.
 
Non sapeva cosa ci avrebbe trovato né sapeva bene cosa cercare, ma pensò che un tentativo non avrebbe certo fatto male. L’idea di sottrargli il cellulare, poi, gli era venuta l’istante in cui pochi minuti prima aveva visto l’altro controllarlo e rimetterselo in tasca e una vocina dentro di lui gli aveva anche dato dell’idiota per non averci pensato prima.
 
Non che si aspettasse chissà quale ribaltamento della situazione, ma quella poteva essere la prima pista sensata, dato che finora non aveva ottenuto nulla di utile.

Ispezionò innanzitutto le sezioni dei messaggi e delle chiamate; in quest’ultimo trovò il nome “Yoshida Izuki” ripetuto diverse volte fino al giorno del furto: non gli avrebbe dato importanza se non avesse visto un sms ricevuto subito dopo l’incidente alla libreria.
“Ho fatto come mi hai chiesto. Ora voglio il resto del compenso. Ci vediamo al solito posto tra 20 minuti”.
 
Per un momento l’intero corpo di Gokudera si paralizzò, ma la mente prese a lavorare frenetica.
Possibile che Tamamura fosse stato tanto stupido da non cancellare le prove? E possibile che Gokudera fosse stato così fortunato da trovare proprio quello che cercava?
 
Certo, quel messaggio non poteva essere definito incriminante, ma se le cose stavano come il bombarolo pensava –ovvero che Tamamura aveva pagato quel Yoshida per mettere la penna nella borsa di Yamamoto- allora voleva dire che era davvero vicino a trovare le risposte che avrebbero salvato l’idiota de baseball.
Sentendo una piccola scarica di adrenalina attraversagli la schiena, Gokudera si concesse un sorriso di soddisfazione.
 
Uscì rapido dalla sala giochi e, spacciandosi per Tamamura, inviò un messaggio a Yoshida chiedendogli di vedersi nella piazzetta centrale del parco.
All’inizio il contatto si dimostrò riluttante, ma quando Gokudera gli scrisse che gli avrebbe pagato il nuovo lavoretto il doppio dell’ultimo, Izuki cambiò rapidamente idea e accettò l’incontro.
 
 
 
Hayato guardò l’orologio per l’ennesima volto e sbuffò, irritato. Yoshida era in ritardo di quasi mezz’ora e la Tempesta aveva già esaurito la sua poca pazienza. Proprio quando stava per mandargli un altro messaggio chiedendogli dove diavolo fosse finito, sentì dei passi in avvicinamento e pochi istanti dopo, nella piazzetta illuminata solo dai lampioni data l’ora, comparve la figura di un ragazzo che si fermò proprio nel cerchio di luce gialla.
 
Gokudera, nascosto dietro un albero, lo osservò: indossava dei jeans neri decorati con alcune catene, una felpa bianca con una stampa geometrica nera e un paio di sneakers consumate. Il tutto gli dava un’aria abbastanza comune, ma il bombarolo non si lasciò ingannare.
 
Yoshida si guardò attorno e sputò a terra. << Aaaah! Quel bastardo di Tamamura prima mi dice di sbrigarmi e poi non si fa neanche vedere! Che pezzo di merda! >> sbottò a voce alta, non curandosi che qualcuno potesse sentirlo, anche se in effetti, a quell’ora, il parco era completamente deserto.
 
La Tempesta si allontanò dal suo nascondiglio e si avvicinò all’altro che lo fissò con aria confusa e guardinga allo stesso tempo.
Gokudera portava i capelli completamente nascosti sotto un cappello scuro e il cappuccio della felpa che indossava gli copriva parte del volto. Se quello che aveva di fronte era davvero il colpevole del furto alla libreria, di sicuro aveva visto sia lui che Yamamoto: non poteva rischiare di essere riconosciuto.
 
Osservandolo meglio, Hayato notò i capelli biondi tenuti su col gel e le orecchie ricoperte di piercing: gli occhi erano abbastanza grandi per essere quelli di un giapponese, mentre il naso aquilino e la labbra sottili gli conferivano un’aria cattiva.
<< Chi cazzo sei? >> lo apostrofò, affilando lo sguardo.
Gokudera si avvicinò fino a ritrovarsi a pochi passi da lui e si mise le mani in tasca. << All’ultimo momento Tamamura non è potuto venire e ha mandato me >>.
 
Yoshida lo fissò per alcuni istanti. << Che gli è successo? >>.
L’altro scrollò le spalle. << Problemi in famiglia >>.
<< E perché sei conciato in quel modo? Che hai da nascondere? >>.
<< Non voglio rimanere coinvolto negli affari sporchi di Tamamura. Sono qui perché gli devo un favore, ma la mia identità non è affar tuo >>.
 
Il biondo storse la bocca in un sorriso freddo. << Okay, amico, non ti scaldare: non mi fotte niente di te. Mi interessano solo i soldi. Allora, qual è il lavoro questa volta? Se è disposto a pagarmi il doppio rispetto all’ultimo, dev’essere qualcosa di grosso; o è un’altra cazzata? >>.
 
Il bombarolo mise su uno sguardo confuso, solo per poi ricordarsi che l’altro non avrebbe potuto notarlo. << Un’altra cazzata? Intendi il lavoro alla libreria dell’altro giorno? Sei stato bravo >>.
 
Quello si atteggiò in un’espressione trionfante e Gokudera seppe che aveva abboccato all’amo. Conosceva fin troppo bene i tipi come quel Yoshida: dietro l’arroganza e l’ostentata sicurezza nascondevano solo il desiderio di essere ammirati e rispettati.
 
<< Già, proprio quello. È stato fin troppo facile: ho solo dovuto seguire uno di nome Yamamoto, un tizio con una faccia da idiota, mettergli quella costosa penna nella borsa mentre era distratto e bam! I commessi del negozio hanno fatto tutto il resto >>. Concluse il tutto con una risata soddisfatta e Gokudera dovette reprimere l’impulso di farlo saltare in aria.
 
Non era il momento. Doveva continuare a farlo parlare.
Si impose di curvare le labbra in un ghigno allegro. << Hai fatto davvero un ottimo lavoro: Tamamura ha fatto bene a rivolgersi a te. Tanto per curiosità, quanto ti ha pagato? >>.
 
 
Il biondo allargò il suo sorriso compiaciuto. << 14000 pezzi (circa 100€ ndr). Anche se non ho chiesto i dettagli, sembrava proprio che volesse sbarazzarsi di quel tipo a tutti i costi. Tamamura è decisamente un bastardo coi fiocchi: meglio non averlo come nemico >>.
 
<< Sono d’accordo: è decisamente un bastardo. Ma presto avrà quello che si merita >>.
Yoshida aggrottò le sopracciglia, confuso. << Che vuoi dire? >>.
<< Non ti riguarda >> rispose l’altro lapidario, poi si voltò e prese ad allontanarsi.
<< Ehi! >> sbraitò il biondo, << dove cazzo stai andando? E il nostro accordo? Ehi! >>.
 
La Tempesta si fermò e voltò leggermente la testa verso l’altro ragazzo. << È appena saltato. Ho tutto quello che mi serve adesso >>.
Il biondo lo guardò allontanarsi con un’espressione di rabbia mista a perplessità stampata in faccia, senza neanche sapere cosa pensare. Una parte di lui avrebbe voluto fermare quello sconosciuto e chiedere spiegazioni, ma qualcosa gli disse che sarebbe stato meglio non fare domande.
 
Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e se la portò alle labbra con un scatto rabbioso. << Fanculo! >> imprecò tra i denti. Non solo aveva perso l’occasione per farsi soldi facili, ma per venire a quel cavolo di appuntamento aveva pure saltato la messa in onda del film Crows Zero, il suo preferito.
“Che serata di merda!” pensò avviandosi verso casa.
 
 
 
 
Stranamente quella mattina Tsuna arrivò puntuale a scuola.
Si sedette al suo banco e voltò uno sguardo triste verso il posto vuoto di Takeshi. Sospirò sconsolato, mentre come ancora una volta una sensazione d’impotenza si impadroniva di lui.
 
Non sapeva cosa fare per aiutare il suo amico e neanche Reborn era stato di qualche utilità. L’unica cosa che gli aveva dato un po’ di speranza erano state le parole di Gokudera di pochi giorni prima: “Non ti preoccupare, Decimo: sistemerò tutto io”.
 
E quella mattina neanche l’italiano si era ancora visto. “Chissà che fine ha fatto…” si disse Tsuna con una punta di apprensione.
Il flusso dei suoi pensieri pieni di preoccupazione fu interrotto da una musichetta proveniente dagli altoparlanti della scuola.
 
<< Buongiorno, Namimori! Qui è Tatsuda Haruka che parla e, come ogni mattina, vi comunico gli annunci della giornata >>.
Tsuna si sorprese per alcuni istanti, prima di ricordarsi che a parlare era un membro del club di giornalismo che si occupava di diffondere le notizie e gli appuntamenti della scuola tramite i diffusori presenti in ogni aula.
La sua sorpresa derivava dal semplice fatto che, arrivando quasi sempre in ritardo, si era  sempre perso gli annunci.
 
<<… e per quanto riguarda l’assemblea di domani… ehi! Chi sei? Non è permesso entrare qua! C-che fai: fermati! >>, un forte trambusto proruppe dagli altoparlanti, lasciando l’intera scuola in confusione.
Dopo alcuni secondi di silenzio totale, le trasmissioni ripresero, ma quello che l’intera scuola media Namimori poté sentire non ebbe niente a che vedere con le notizie del giorno.
Anche se, in effetti, fu un vero e proprio scoop.
 
…è stato fin troppo facile: ho solo dovuto seguire uno di nome Yamamoto, un tizio con una faccia da idiota, mettergli quella costosa penna nella borsa mentre era distratto e bam! I commessi del negozio hanno fatto tutto il resto.
Tamamura ha fatto bene a rivolgersi a te. Tanto per curiosità, quanto ti ha pagato?
14000 pezzi. Anche se non ho chiesto i dettagli, sembrava proprio che volesse sbarazzarsi di quel tipo a tutti i costi. Tamamura è decisamente un bastardo coi fiocchi: meglio non averlo come nemico.
 
Tsuna sgranò gli occhi, incredulo. E come lui, tutti quelli che avevano appena ascoltato la registrazione che incastrava Tamamura e scagionava Yamamoto.
Subito dopo però sorrise.
Non capiva bene cosa fosse successo, ma era sicuro che ci fosse Gokudera dietro tutto quello.
Si sarebbe fatto raccontare tutto per filo e per segno, ma adesso la cosa davvero importante era una sola: Yamamoto sarebbe finalmente tornato tra loro.
 
 
 
 
Takeshi si avvicinò al tavolo con un sorriso e depose le ordinazioni dei clienti; i due signori ringraziarono e presero subito a mangiare con gusto.
 
Il ragazzo si allontanò e tornò al bancone. Il padre lo osservò e sospirò sconsolato: da quando il figlio era stato sospeso da scuola non aveva fatto altro che aiutarlo al ristorante di giorno e allenarsi con la spada di sera e per quanto gli avesse detto di non sforzarsi troppo, Takeshi aveva continuato a fare di testa sua.
 
Sembrava che volesse tenersi occupato in tutti i modi e non era difficile immaginarne il perché.
 
Yamamoto senior stava per dirgli di andare a riposarsi un po’, quando qualcuno fece il suo ingresso nel ristorante e le labbra dell’uomo si curvarono in un sorriso.
 
<< Takeshi! >> lo chiamò, << servi il nuovo cliente >>.
Il moro, che era di spalle intento  a pulire, si voltò e i suoi occhi si puntarono su Gokudera per poi sgranarsi.
Da quando avevano avuto quella discussione alcuni giorni prima non si erano più visti e la Pioggia non si sarebbe mai aspettato di vederlo proprio là, a casa sua, con un’aria seria e determinata.
 
La Tempesta si avvicinò al bancone. << Devo parlarti >> gli disse fissandolo negli occhi.
Il padre del moro gli mise una mano sulla spalla. << Prenditi una pausa. Qua ci penso io >>.
 
Yamamoto annuì e salì al piano di sopra, seguito dal bombarolo. Quando furono nella sua stanza, chiuse la porta e si tolse il grembiule dai fianchi, buttandolo sulla sedia.
 
Hayato lo osservò: indossava un paio di jeans chiari abbastanza stretti da fasciargli le gambe magre ma atletiche e una maglietta bianca a maniche corte che non nascondeva assolutamente le linee dei muscoli del petto e delle spalle.
L’italiano deglutì a vuoto e d’un tratto gli sembrò che facesse davvero caldo in quella stanza. Che cavolo gli era preso?
 
Approfittò della scusa di prendere qualcosa dalla borsa per distogliere lo sguardo dal moro che intanto si era seduto sul bordo del letto e lo guardava con aria confusa.
<< Sono venuto per portarti questi >> disse, allungandogli alcuni quaderni. Fu costretto ad avvicinarsi per consegnarglieli, ma appena quello li prese, Gokudera si allontanò di diversi passi, sempre evitando di fissarlo direttamente.
 
Yamamoto abbassò gli occhi sui quaderni e la sua confusione aumentò. << Cosa sono? >> chiese, risollevando lo sguardo verso l’altro.
<< Gli appunti delle lezioni e i compiti per domani: ti serviranno >>.
 
L’altro aggrottò le sopracciglia. << Di che stai parlando? Ti sei forse scordato che sono stato sospeso? >>.
Un angolo della bocca di Gokudera si curvò verso l’alto. << Dovrebbero chiamarti a momenti per dirti che la tua sospensione è appena stata annullata >>.
 
Takeshi si alzò in piedi e lo raggiunse in poche falcate, costringendo Hayato a sgranare gli occhi. << Gokudera, che cosa hai fatto? >>.
 
Il bombarolo si impose di guardarlo negli occhi. << Ti ho salvato il culo, idiota. Dovresti ringraziarmi >>. Poi tirò fuori il cellulare con il quale aveva registrato tutta la conversazione con Yoshida e fece partire play.
Ascoltarono in silenzio, ma mentre il viso della Tempesta era impassibile, su quello della Pioggia si dipinse incredulità, sorpresa e sofferta consapevolezza.
 
Il silenzio che si venne a creare una volta finita la registrazione fu talmente pesante da spingere Gokudera a parlare. << Questa mattina tutta la scuola l’ha ascoltata e il Preside ha già preso provvedimenti contro Tamamura: dicono che potrebbe anche essere espulso. Beh, direi che se lo merita, visto quello che ha fatto. E comunque avevo ragione io: sapevo che era lui il colpevole >>.
 
Yamamoto rimase zitto per altri secondi mentre la sua mente elaborava tutte le informazioni. << Quindi sei stato tu? >> domandò alla fine.
 
Gokudera affilò lo sguardo, infastidito: non gli piaceva il modo in cui l’altro lo stava guardando, come se lo stesse accusando di qualcosa. << Ho fatto quello che tu non hai avuto le palle di fare. Ho ripagato quel bastardo di Tamamura con la sua stessa moneta e, tanto per essere chiari, non mi sento assolutamente in colpa, anzi! È stata la cosa giusta: quel figlio di puttana meritava anche di peggio. Se non vuoi ringraziarmi, non fa niente >>, si allontanò e si spostò verso la porta, << l’ho fatto solo perché non volevo che il Decimo continuasse a preoccuparsi. Vedi di tornare a scuola e di scusarti con lui >>.
 
Stava per aprire la porta, quando si sentì afferrare per il polso. Si voltò verso il moro e lo fissò, incapace di comprendere il significato del suo sguardo. Era serio, ma allo stesso tempo sembrava che qualcosa stesse trattenendo una sorta di felicità.
<< Aspetta. Non… non  è che non ti sono grato per quello che hai fatto, è solo che… >>.
 
Gokudera liberò il braccio con uno strattone e lo guardò in cagnesco. << Stai ancora difendendo Tamamura per caso? Dopo tutto quello che ha fat… >>.
<< Non è questo! >> lo interruppe il moro, << non si tratta di Tamamura >>.
<< E allora cosa? >>.
<< Si tratta di te >>.
L’altro sgranò gli occhi, sorpreso, ma Yamamoto riprese subito. << Ero… preoccupato per te. Avevo paura che facessi qualche pazzia, tipo pestare a sangue Tamamura e… non volevo che ti mettessi nei guai a causa mia. Eri già stato coinvolto con tutta quella storia delle voci su noi due e temevo che ti succedesse qualcosa >>.
 
Una parte di Hayato avrebbe voluto prenderlo a pugni per così tanta idiozia, mentre l’altra ebbe quasi voglia di scoppiare a ridergli in faccia.
Quell’idiota del baseball si era davvero preoccupato così tanto per lui?
Alla fine prese un profondo respiro e si impose di non insultarlo come al suo solito. << Sto bene, okay? Sono stato attento e non mi è successo niente, quindi smettila di avere quella faccia da funerale: è irritante. Ti preferisco quando sorridi come un ebete >>.
 
Si pentì di quelle ultime parole già mentre le pronunciava e quando vide Yamamoto sgranare gli occhi e poi sorridere imbarazzato, sentì il volto andargli a fuoco.
<< Non dicevi che anche il mio sorriso è irritante? >> scherzò il moro, mettendo Gokudera ancora più a disagio.
 
<< Infatti è irritante anche quello! >> sbottò, distogliendo lo sguardo, sperando che non si notasse il rossore delle sue guance, << ma il tuo comportamento di questi giorni è stato peggio, perciò se devo scegliere, scelgo il male minore >>.
 
Takeshi scoppiò in una breve risata liberatoria e Hayato ebbe l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, quando quel suono era parte integrante delle sue giornate, ma lui era sempre stato troppo impegnato a criticare e sbuffare per riuscire ad apprezzarlo.
Gli sembrò molto più bello di allora, il suono che più di ogni altro identificava Yamamoto, che era parte di lui e si imbarazzò ancora di più per aver avuto certi pensieri
 
<< Bene, visto che sei tornato l’idiota sorridente di sempre, ora posso anche andarmene >> dichiarò con voce tremante e affrettata.
Improvvisamente voleva allontanarsi il più possibile dall’altro ragazzo: c’era qualcosa nel suo cuore e nel suo stomaco che stava pulsando dolorosamente e per quanto assurdo, la sua mente gli stava dicendo che la causa era la vicinanza del moro.
 
Si voltò nuovamente, deciso ad uscire da quella stanza e da quella casa, quando venne fermato per la seconda volta: solo che non fu il suo braccio ad essere bloccato, ma l’intero suo corpo.
Strabuzzò gli occhi appena percepì le braccia di Yamamoto cingerlo da dietro e stringersi sul suo addome, mentre la sua schiena aderiva al petto dell’altro.
Takeshi poggiò la testa sull’incavo del suo collo e Gokudera sentì il respiro caldo solleticargli la pelle.
 
<< C-che cazzo stai facendo? >> sbottò la Tempesta con voce incerta, il corpo rigido sotto quell’abbraccio confortevole.
<< Fammi restare così per un po’ >> gli rispose la Pioggia e, come a dare forza alle sue parole, lo strinse più forte, abbracciando i suoi fianchi con goffa dolcezza.
 
Se possibile, gli occhi di Hayato si sgranarono ancora di più e il suo cuore iniziò a ringhiargli tra le costole, come una mandria di bufali inferociti.
La sua mente si annebbiò per alcuni istanti, incapace di fargli muovere un muscolo qualsiasi: una parte di lui gli stava gridando di liberarsi subito da quella stretta e magari ringraziare l’idiota del baseball con un bel pugno sul naso, ma l’altra gli stava sussurrando con voce soave di rilassarsi, anche solo per un momento, anche se era tutto strano e assurdo, anche se aveva l’impressione di avere il corpo in fiamme.
 
Perché era così piacevole stare là, stretto tra le braccia di un ragazzo che credeva di detestare? Lui, che pur essendo italiano non tollerava il contatto fisico non richiesto, si stava davvero lasciando abbracciare da Yamamoto in quel modo?
 
Socchiuse gli occhi e buttò fuori l’aria che non si era accorto di trattenere, mentre Takeshi sentiva il corpo dell’altro rilassarsi e le proprie labbra curvarsi in un leggero sorriso.
Se gli avessero detto che abbracciare Gokudera sarebbe stato così bello non ci avrebbe mai creduto: il suo corpo era magro ma caldo e i suoi capelli profumavano di qualcosa che non riusciva a riconoscere ma che gli stava inebriando il cervello.
 
Mosse leggermente la testa e la sua guancia sfiorò la pelle dell’altro: d’improvviso provò l’irrefrenabile desiderio di poggiarci le labbra per scoprire che sapore avesse e sentì la gola farsi secca.
Non sapeva cosa fosse quello che stava avvertendo: non aveva mai provato niente di simile  per nessuno e non aveva la più pallida idea di cosa fare.
 
<< H-hai finito? >> gli chiese d’un tratto il bombarolo, dato che quell’imbarazzante situazione andava avanti da circa un minuto.
<< Ancora un po’ >> disse l’altro dopo alcuni secondi, una leggera nota divertita nella voce.
 
Proprio l’istante dopo la porta della stanza di Yamamoto si spalancò di colpo e i due ragazzi non ebbero alcun modo di muoversi dalla loro posizione mentre il padre del moro bloccava la sua avanzata e li fissava con aria sorpresa.
Rimasero tutti e tre immobili per lunghi secondi, Takeshi che ancora abbracciava Hayato e questi che fissava l’uomo con l’espressione di stava osservando un fantasma.
<< Pa-papà! >> esclamò d’un tratto Yamamoto junior lasciando andare l’altro.
 
Gokudera ne approfittò per allontanarsi rapido di alcuni passi, come se si fosse scottato e tenne lo sguardo basso, le guance in fiamme.
Il moro si accarezzò la nuca e abbozzò un sorriso, chiaramente imbarazzato. << Papà, che…che succede? >>.
 
L’uomo lasciò vagare lo sguardo confuso tra i due ragazzi per altri secondi prima di parlare. << Ha appena chiamato la scuola: dice che hanno trovato il vero colpevole del furto e che la tua sospensione è finita. Domani puoi tornare a frequentare >>.
 
Concluse il tutto con un enorme sorriso, a cui il figlio rispose allo stesso modo. Anche se Gokudera l’aveva già anticipata, la notizia ufficiale non poté che togliergli un grosso peso dal petto e renderlo felice.
 
Finalmente sarebbe potuto tornare a scuola e nessuno avrebbe più potuto dargli del ladro.
<< È una notizia stupenda e bisogna festeggiare! Perché non inviti i tuoi amici a cena? Sono sicuro che saranno tutti felicissimi >> propose l’uomo allegro.
Takeshi sgranò gli occhi per un istante, ma alla fine annuì: quando suo padre si metteva in testa qualcosa, era impossibile fargli cambiare idea.
<< Ottimo! >> esclamò quello, dando una pacca sulla spalla del figlio. Poi lanciò un’occhiata all’altro ragazzo che era rimasto in silenzio tutto il tempo e decise che era meglio tornare di sotto.
<< Beh, ora è meglio che vada: il ristorante non si gestisce certo da solo! Voi… continuate pure >> disse allegro; poi uscì rapido dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
 
I due ragazzi fissarono il punto in cui un attimo prima c’era stato l’uomo e solo dopo alcuni secondi si resero entrambi conto del significato nascosto dietro quelle ultime parole.
O forse lo colsero perché si sentivano colpevoli. Fatto sta che Gokudera si sentì talmente imbarazzato da desiderare di sprofondare in una buca e Yamamoto abbassò gli occhi, un sorriso nervoso a curvargli le labbra.
 
<< Scusa per prima >> iniziò la Pioggia voltandosi verso l’altro.
Il bombarolo si sforzò di ricambiare lo sguardo, nonostante la confusione di emozioni che sentiva dentro di sé; scrollò le spalle, fingendo disinteresse. << Non importa. Ora devo andare >>.
 
Takeshi lo guardò mentre si spostava verso la porta. << Ci sarai questa sera? >>.
Hayato si fermò sull’uscio e voltò leggermente la testa. << Se viene il Decimo non posso certo mancare >>. Poi uscì fuori e non vide il sorriso che si allargò sul volto dell’altro.







Ciaossu a tutti! ^^ sono in un dannato ritardo, lo so: perdonatemi <3 questa storia si è allungata più del previsto e ammetto che per un po' non ho avuto nessuna idea nè voglia di scrivere.... ma avevo promesso che non l'avrei lasciata in sospeso, perciò eccomi qua :D
spero che qst capitolo vi sia piaciuto. all'inizio volevo metterci più azione e magari anche un pestaggio ai danni di Tamamura -so che tutti voi lo aspettavate XD- ma alla fine ho deciso per una vendetta più sottile e silenziosa....
abbiamo anche finalmente un po' di yaoi u.u yeah! è ancora poco, ma la storia non è finita.... cmq questo potrebbe essere il penultimo o il terzultimo capitolo, perciò diciamo che siamo cmq quasi alla fine...
come sempre ringrazio tutti voi che leggete, commentate e che seguite la mia piccola creatura u.u vi abbraccio tutti e alla prossima <3
PS: il film Crows Zero citato da Yoshida è uno dei miei film preferiti: ci sono azione, combattimenti, ragazzi fighi e una colanna sonora rock da sballo <3 vi consiglio assolutamente di guardarlo! non ve ne pentirete ;)

 
  
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