ATTACCO
#Insetti

L’attacco arrivava da lontano, era partito tutto dall’albero solitario in cima alla collina che si stagliava contro il celo arancione del tramonto e che allungava i suoi rami secchi verso i nuvoloni neri che si stagliavano all’orizzonte.

Erano inumanamente contabili dall’occhio umano, proseguivano la loro marcia in file ordinate, una di seguito all’altra come soldati perfettamente addestrati; percorrevano i sentieri segnati dalle loro antenate, tra i fili d’erba mossi dal vento e non sembravano poter trovare un motivo per desistere dalla loro impresa.

Niall le stava osservando da tempo ormai, le aveva viste alzarsi dalle loro tane, uscire in massa dai loro buchi e cominciare la discesa verso il fondovalle pronte ad attaccare il nemico, conquistare il bottino e tornare indenni alla loro principale e segreta occupazione.

Ben presto l’avrebbero raggiunto e il ragazzo poteva già sentire sulla pelle le loro zampette fastidiose, si diceva avessero una forza sovraumana, probabilmente sarebbero state capaci di sollevare anche lui e trascinarlo nelle loro buie gallerie sotterranee per poi scorticarlo e spolparlo piano piano, partendo dalla pelle fino ad arrivare al midollo nelle ossa, esiste una soglia al dolore, o così sperava; si dice che quando stai per morire non senti più nulla, come se la pace dei sensi venisse anticipata di qualche minuto, o di qualche ora…

Ma a quello che “si dice” si affida solo l’uomo spacciato…

Sentì i nervi tendersi sotto la pelle e i peli rizzarsi sugli avanbracci, era terrorizzato dall’attacco, ma non poteva permettersi di abbandonare così il suo tesoro, non dopo tutta la fatica che avevano fatto per procurarselo e, inoltre, da quello sarebbe dipesa la sopravvivenza non solo sua, ma anche quella dei suoi amici intorno. E mentre la sua mente veniva pervasa dal dubbio sull’importanza della loro causa, notò, con la coda dell’occhio, un’altra fila di quelle soldatesse che attaccavano il bersaglio sul fianco sinistro, loro erano  il bersaglio.

Stronze sleali, non sarebbe mai riuscito a difendere la sua postazione da un attacco da più fronti, sarebbero arrivate, avrebbero invaso il loro territorio, sarebbero riuscite a conquistare il bersaglio e l’avrebbero assalito, ricoprendolo, gettandolo a terra e soffocandolo per poi usarlo come tana sostitutiva per far sviluppare i loro cuccioli.

Standosene lì sdraiato non poteva fare niente se non urlare, e quello fece non appena la prima poggiò le zampe sul bordo di stoffa; urlò, urlò a pieni polmoni, urlò più forte che poteva, urlò con tutto il fiato che aveva in gola indicando ai compagni la grassocce piccole creature nere che stavano continuando a riversarsi sui quadretti bianchi e rossi in direzione del loro obiettivo.

“Che cazzo ti urli! Muovi il culo no?” gli sbottò Zayn rotolando sulla tovaglia del pic-nic con la sigaretta incastrata tra le labbra e lanciandogli un pugno sulla coscia per poi allungare una mano verso la busta di carta contenente la pizza ai piedi di Niall e alzarla sopra la testa.
“Pesaculo…” borbottò scacciando con una mano le formiche che erano salite sulla stoffa.

 

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Non riesco a credere di essere riuscita (ripetizioni del cazzo!) a durare per ben due giorni, vediamo domani come va,,,