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Autore: MellowMas    02/10/2014    2 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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| Ricordo che la storia non è mia, ma di BetTheDuckisInTheHat.  L'unico merito che mi prendo è quello della traduzione. Grazie comunque a tutti quelli che seguono la ff! :D |

Com’era immaginabile, Santana non si presentò a lavoro il giorno seguente.
Brittany si convinse che fosse normale, che non tutti lavorano  anche il sabato, sebbene la brunetta avesse lavorato nei fine settimana precedenti.
Dopo un turno di lavoro alquanto noioso, Brittany arrivò finalmente a casa. Il signor Heckins non le aveva più fatto sapere nulla delle sue chiavi e ciò poteva solo essere un bene per la bionda, che aveva ritrovato le proprie nello scomparto del frigo riservato alle verdure.  Sebbene non ricordasse come potessero esserci finite, fu grata di ritrovarle, non si sarebbe più dovuta preoccupare di reperire i soldi che avrebbe altrimenti speso per fare delle nuove chiavi e cambiare le serrature.
Quando entrò nell’appartamento, lo trovò più freddo del solito: non poteva parlare con Puck perché questo era dall’altra parte del mondo e Cassandra se n’era andata per via del riscaldamento che non ne voleva sapere di funzionare.
Aveva davvero bisogno di sfogarsi, però. Per via delle preoccupazioni che aveva riguardo a Santana, quel giorno era addirittura andata da Marley, la centralinista, per chiedere al signor Lynn qualche informazione sulla salute della ragazza. Sfortunatamente, Ryder non si trovava da nessuna parte.
La bionda dovette tenersi i propri dubbi, con una consapevolezza in più: era già affezionata a Santana.
Troppo affezionata. Avrebbe dovuto chiederle il numero quando ne aveva la possibilità.
Non le interessava più sapere se aveva una possibilità con la mora, a questo punto avrebbe accettato qualsiasi cosa, anche solo esserle amica. Voleva solo togliersi quel macigno dal petto.
Aprì il frigo soprappensiero, trovandolo vuoto. Fu allora che comprese che neanche lei voleva restare in quel dannato appartamento.
Dieci minuti più tardi era nella sua macchina, diretta verso l’unico posto  che l’avrebbe fatta sentire a casa.
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“Papà?” Urlò, mettendo piede nel salotto. Suo padre l’aveva obbligata a tenere la chiave di casa anche in seguito al suo trasloco.
“Ehilà, lampo!” Rispose una voce dalla cucina. Brittany sorrise all’udire quel soprannome, la chiamava così da... beh, da sempre.
L’appartamento di suo padre era poco più grande del suo, ma conteneva ancora buona parte delle sue cose. La sua  stanza da letto era rimasta intonsa da quando se n’era andata.
“Come va con il lavoro?” Chiese lei, lasciandogli un bacio sulla guancia.
“Oh, beh. Non ci sono poi tante persone che muoiono dalla voglia di farsi riparare la macchina da un anziano.” Lui ci rise su, tirando fuori dal forno i maccheroni al formaggio. “Se mi avessi avvisato ti avrei preparato qualcosa di meglio.”
“Non ti preoccupare, posso farmi qualcosa da me.” Gli diede una spintarella con il fianco, invitandolo a spostarsi dal forno. “E poi non sei anziano, pà.”
Si lasciò scappare una risata, le mise una mano sul fianco e le baciò la fronte. “ Non serve, c’è cibo in abbondanza.”
Brittany sorrise, semplicemente, avvolgendogli le braccia attorno alla schiena. Prese un respiro, lasciandosi cullare dal profumo del suo dopobarba.
Lo aiutò a spostare i piatti e le posate in salotto, dove entrambi mangiarono comodamente sul divano.
Si prese il suo tempo per osservare il padre, intento ad azzannare la sua cena. Sembrava stanco, i capelli bianchi  lo facevano sembrare più vecchio di quanto non fosse. Edward Pierce, o Eddie P, aveva già quarantatré anni quando sua moglie rimase, a trentasette anni, incinta di Brittany; il che lo rendeva un bellissimo sessantatreenne.
“Quanto ti manca alla pensione?” Domandò preoccupata, sapeva che suo padre amasse il suo lavoro ma   non le andava a genio che dovesse fare un mestiere tanto faticoso.
“Solo qualche annetto.” Rispose sorridente, cancellando con il pollice le rughette che si erano formate sulla fronte di Brittany. “Non preoccuparti per me, Lampo.”
Riprese a mangiare, sempre con il sorriso sulle labbra. “E a te come vanno le cose?”
“Sto benone.” Brittany non osò alzare gli occhi dal suo piatto, non le piaceva dover mentire.
“Sì? Noah mi ha detto che ti ha dovuto procurare un lavoro.”
Ugh. Beccata.
“Ha fatto la spia!” Brittany ora avrebbe voluto sprofondare tra i maccheroni.
“Piccola, non devi vergognarti. Ti posso comunque aiutare io.” L’uomo posò il piatto vuoto sul tavolino.
“Pà, campi a fatica, non hai proprio bisogno di buttare via soldi per me.” Lo rimproverò alzando finalmente lo sguardo, nella speranza di suonare più sicura e convincente.
“Non posso permettere che mia figlia diventi una senzatetto! Avresti dovuto dirmi che non riuscivi a trovare un  lavoro.” Borbottò lui, incrociando le braccia.
“ è stata una cosa temporanea.” Protestò la bionda, prendendo le mani del padre tra le sue. “E poi adesso ho un lavoro –con un ottimo stipendio!- e posso pagare l’affitto senza problemi.”
“E va bene. Però se dovessi mai aver bisogno di qualcosa..” sembrava quasi più pacato ora che sapeva che sua figlia poteva mantenersi un tetto sulla testa. “ io ho solo te, e tu hai me. Lascia che ti aiuti.” Affermò tristemente, Brittany sapeva che era vero. Gli occhi dell’uomo sembravano quasi supplicarla.
“Ok. Mi farò aiutare se dovessi avere bisogno.”
Lui le diede un altro bacio sulla guancia, accendendo poi la TV.
“Ho ricevuto una lettera da tua madre.” Disse come se niente fosse, nel mezzo di uno show televisivo. Brittany si alzò immediatamente, guardandolo sconcertata.
“In realtà, è più un..annuncio.” borbottò, passandosi una mano sul viso. Okay, ora Brittany era più che altro curiosa.
L’uomo si alzò, dirigendosi verso una scrivania vicina all’entrata. Aprì un cassetto e quando fece ritorno al divano aveva una lettera stretta tra le mani e un po’ più di tristezza negli occhi.
Brittany l’aprì in fretta, riconobbe la calligrafia della madre. Ed eccolo lì. Una partecipazione di matrimonio.  
Annunciava lo sposalizio della signora Susan Pierce con Dwight Evans. Quel nome le era familiare per qualche motivo, ma non capì perché.
Brittany alzò lo sguardo verso il padre. Era davvero di pessimo gusto una cosa del genere.
Suo padre, come se avesse capito la domanda che si stava ponendo la figlia, sospirò prima di parlare. “ E’ una specie di boscaiolo famoso.”
Qualcosa scattò nella mente della bionda. “E’ quello della Evans Lumber &Co.?”
Lui annuì e lei rispose con una faccia sorpresa.
“Dev’essere in vena di affari.” Constatò l’uomo, desolato.
Brittany si alzò in piedi e nascose la faccia nel petto del padre, abbracciandolo con quanta più forza possibile.
Scosse la testa prima di parlare. “Papà, tu sei l’uomo più fantastico che conosca e il padre migliore del Mondo!” I suoi occhi si riempirono di lacrime quando incontrò lo sguardo della persona più importante della sua vita.
“Piccola..”Le prese le guance tra le mani e portò via la lacrima solitaria che aveva rigato il viso della bionda. “E tu sei la figlia migliore del mondo.”
Rimasero abbracciati per tutto il tempo necessario.
Brittany gli voleva davvero tanto bene. Si ricordò di come, quando il padre di Noah se ne andò, prese sotto la sua ala protettiva il ragazzo, rendendolo partecipe anche alle gite di famiglia.
Quando capì di avere dei gusti sessuali particolari il primo che lo seppe fu suo padre, il quale accettò la cosa con naturalezza. La madre, invece, disse che non era altro che una delle tante stranezze di Brittany e che sarebbe passata con il tempo. Faceva finta che quel coming out non fosse mai avvenuto.
Però non passò con il tempo.
Un anno dopo Brittany tornò a casa con quella che era la sua ragazza dell’epoca e disgraziatamente a casa c’era solo sua madre. Questa  le prese da parte e disse loro che era irrispettoso  da parte loro costringerla ad accettare un tale abominio, non avrebbe mai accettato lo stile di vita della figlia. Così portò fino a casa la ragazza e quando ritornò nella propria dimora, quella sera, diede uno schiaffo alla bionda.
Si guardarono, l’una di fronte all’altra, nel salotto. Brittany con la sua guancia arrossata e sua madre con tutto il suo disappunto. La donna diede alla figlia un ultimatum: se non avesse posto fine a tutte quelle stranezze, se ne sarebbe dovuta andare di casa.
Brittany, la quale era sempre stata fedele a se stessa, non ci mise molto a rispondere che avrebbe preferito vivere per strada piuttosto che condividere un tetto con qualcuno che non la amava.
Fu costretta dalla madre a fare le valigie.
Quando il padre tornò a casa, una volta appresa la vicenda, si fiondò nella camera della figlia, dove una Brittany spaventata e ferita stava  piangendo le sue ultime lacrime. Anche lui pianse nel loro lungo abbraccio. Brittany lo capì perché la sua maglia, in seguito a quel lungo contatto, era diventata umida.
Quando pochi minuti dopo sentì delle urla provenire dal salotto non le ci volle molto a capire cosa stesse succedendo.
Il padre di Brittany stava dando a sua moglie il suo ultimatum. La sua condizione era semplice: se la madre non avesse accettato la figlia per quello che era allora li avrebbe persi entrambi.
Edward Pierce conosceva la risposta già prima di proporle quell’ultimo patto.
I due lasciarono la casa il mattino dopo. Quello fu ciò che la magnanimità  di Susan Pierce gli concedette: un’ultima notte.
Eddie finì con l’affittare l’appartamento in cui viveva tutt’ora.
Brittany non sentiva la madre da sette anni.
Il padre della bionda la rassicurò spesso, ripetendole che non era colpa sua se avevano divorziato. Il loro matrimonio era sul lastrico da tempo, Susan era insoddisfatta della sua vita e dei problemi finanziari della famiglia. Durante una lite ammise che l’unico motivo per cui non lo aveva ancora lascaito era l’obbligo matrimoniale, la promessa che fece davanti a Dio.
“Domani lavori?” Chiese, interrompendo i pensieri della figlia.
Scosse la testa.
“Ti andrebbe di passare qua la notte? Possiamo divertirci come ai vecchi tempi!”
Brittany ringraziò mentalmente il sesto senso di suo padre, non avrebbe fatto ritorno volentieri in quell’appartamento freddo.
Inoltre si divertiva sempre tantissimo con suo padre.
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Nonostante il padre dovesse lavorare anche di domenica, i due riuscirono a divertirsi.
Lei gli fece dei pancakes per colazione e passò la giornata in officina con lui. In seguito dovette uscire con i colleghi di suo padre, i quali erano talmente gentili ed adorabili che solo un mostro si sarebbe lamentato  della loro compagnia.
Ricevette – incredibilmente- un messaggio da Cassandra, in cui la avvisava che non sarebbe tornata a casa. Si sorprese anche solo del fatto che si fosse disturbata di farglielo sapere.
Si ritrovò sola quella notte, nel calore del suo vero letto.
Nei giorni precedenti era riuscita a distrarsi e non pensare ad una certa moretta..
Con l’arrivo del lunedì, però, non riuscì a fare a meno di tormentarsi nuovamente al pensiero di Santana.
L’avrebbe mai più rivista?

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Ehi there. Lo ammetto, quando ho letto questo capitolo ha lasciato a bocca asciutta anche me. 
Motivo per cui ho deciso di pubblicare a brevissimo quello successivo, studio permettendo. 
Quindi, a prestissimo! 


 
  
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