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Autore: _browns eyes_    04/10/2014    2 recensioni
E se non ci riuscisse, come diamine facevo a crescerla da solo? E se sbaglio qualcosa, e se non cresce nel modo che desiderava e la deludessi. Chiusi gli occhi per calmarmi, soprattutto per non piangere, ma non funzionò perché appena li riaprii una lacrima sfuggì al mio controllo.
Mi fermai ormai non ero nulla, mi voltai la fissavo vuoto. Lei si avvicinò a me lentamente e mi abbracciò ed io scoppiai a piangere. Come diavolo facevo a crescere una bambina da solo?
Ero semplicemente terrorizzato.
**
“Come? Dammi almeno un motivo!”
“C’è il tuo sposo, fatti aiutare da lui! Io mi tiro fuori”
“Perché? Adesso che eravamo diventati amici”
“è questo il punto! Noi non saremo mai amici!” urlai, facendola sobbalzare
“Perché fai così?”
“Non ti voglio intorno sapendo che non sei più mia. Non ti voglio intorno sapendo che non ti posso baciare e farti diventare mia! Ma soprattutto non ti voglio intorno sapendo che Sheyleen ha intorno sua madre e che non si ricordi di lei. Perché sei tu la madre!” sbraitai in lacrime, lei mi guardò sbalordita.
**
Spero che vi piaccia :)
Enjoy it :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16:

Guilt is burning
Inside I'm hurting
This ain't a feeling I can't keep

(Blame by Calvin Harris ft John Newman)

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Ero sul divano, avvolta da una coperta di lana e mangiando una ciotola di cereali. Era la mattina di Natale e non poteva cominciare nel peggior dei modi. Avevo un mal di testa assurdo, dovuto al fatto che avevo pianto per quasi tutta la notte. Mi sentivo terribilmente in colpa per Dylan. Scossi la testa e mi misi l’ennesima cucchiaiata in bocca, cambiando programma alla televisione e mettendo qualche film natalizio. Ero alla metà del film, quando, alzandomi per andare in cucina, sentii qualcuno prendermi i fianchi. Urlai e gli tirai una gomitata tra le costole. Mi voltai di scatto e vidi il mio fidanzato piegato in due. Spalancai gli occhi e mi avvicinai subito.
-Oddio, amore scusa- esclamai, mettendo le mie mani sopra la sua schiena. Lui scosse le testa e con cautela si tirò su.
-Ed io che volevo farti una sorpresa- soffiò, massaggiandosi la parte dolorante. Mi sentii ancora più in colpa, sentendo quelle parole.
-Ma si può sapere da dove sei entrato?- chiesi, guardandomi intorno per capire la situazione. Lui indicò la porta dietro di noi.
-Queen mi ha dato le chiavi qualche giorno fa- si limitò e si avvicinò a me, facendo aderire i nostri corpi. Annuii semplicemente ancora con lo sguardo verso quella direzione, ma quando li portai ai suoi occhi marroni, che luccicavano, nella mia mente si fecero spazio alcuni azzurri cristallino. Abbassai la testa e, dandogli un bacio a stampo sulle labbra, lo presi per mano, facendolo sedere sul divano.
-Allora, com’è andata l’esposizione?-
-Sono uscito con 105 e ti ricordi quell’azienda, che mi voleva assumere in prova. Beh indovina?- sorrise, facendomi spalancare gli occhi sorpresa.
-Vuol dire che..- lasciai la frase in sospeso.
-Si verrò qui, insieme a te. Mi hanno fatto firmare un contratto di circa sei mesi e poi se vado bene, mi assumono definitivamente- comunicò, gioendo come un bambino. Lo abbracciai di scatto, nascondendo il mio viso tra la sua incavità del collo e con quel dolce profumo di muschio bianco, che mi annebbiava completamente. Non era per nulla uguale a quello di Louis, anzi quello di quest’ultimo era molto più dolce, molto più buono, soprattutto quello di ieri sera, mischiato leggermente con dell’alcool. Spalancai gli occhi per quel paragone e mi allontanai di scatto, notando il suo sguardo sorpreso.
-Ti ho preso una cosa- balbettai, alzandomi e indicando il corridoio, dove c’erano le camere. Lui sembrò capire, eppure continuò con quello sguardo confuso. -Insomma è Natale o no? Abbiamo una tradizione da rispettare- proseguii, andandomene in camera.

Una volta dentro, mi appoggiai con le spalle alla porta e tirai un sospiro. Dovevo riprendermi il più presto possibile. Mi avvicinai al cassetto della mia scrivania per prendere un piccolo cofanetto blu, che conteneva un piccolo ciondolo di argento. L’avevo preso qualche giorno fa quando ero andata a fare shopping con Queen, Tina e Paige: era come un segno di pace. Lo presi e, portandomelo vicino al petto, sospirai nuovamente. “Ce la posso fare. Non è mai successo nulla con Louis” m’imposi, annuendo e ritornando di là con un passo deciso. Però questa decisione crollò non appena vidi il mio fidanzato venirmi incontro con un enorme sorriso. Abbassai di scatto la testa con quel senso di colpevolezza, che aumentava sempre di più. Dovevo finirla; dovevo essere sincera, anche perché non potevo portarmelo ancora per molto. Sospirai e, conducendolo nuovamente su divano, appoggiai il mio regalo sul tavolino di vetro davanti al sofà rosso. Misi le mie mani sulle sue e lo guardai.
-Ti devo dire una cosa- cominciai, anche con un tremolio nella mia voce. -è abbastanza difficile cosi.. Quindi ti prego non mi interrompere- premisi, facendolo annuire. 

Aprii la bocca, ma il campanello mi bloccò sul nascere. Portai lo sguardo sulla porta d’ingresso e sbuffai. Gli dissi di aspettare un attimo e andai ad aprire, trovandoci l’unica persona che non volevo proprio vedere in quel momento.
-Che ci fai qui?- sibilai, riducendo l’apertura della porta. Lui mi guardò con un sguardo triste.
-Brooke, senti ti devo parlare- esclamò Louis, avvicinandosi.
-No, ora no. Senti ti chiamo io- tirai le conclusioni, allontanandomi di poco, ma lui insistette.
-è importante-
-Non posso ora, Louis. Cerca di capirlo- affermai con durezza, ma non demordeva. Non feci in tempo a rispondere nuovamente che udii dei passi avvicinarsi e raggiungermi alla soglia. Mise il suo braccio sulla porta per aprirla un po’ di più in modo che si vedesse anche la sua figura. Notai Louis irrigidirsi subito e guardarmi con uno sguardo deluso e triste.
-Possiamo fare qualcosa?- domandò gentilmente Dylan
-No, sono venuto sono a dare gli auguri di natale a Brooke- rispose Louis. -Me ne stavo andando- Dylan mi fissò in cerca di spiegazioni, che non tardarono ad arrivare.
-Lui è Louis, un mio amico- lo presentai, indicando il castano davanti a me. -Louis, lui è il mio fidanzato..-
-Quasi marito- mi corresse Dylan con un accenno di acidità.
-Ok, quasi marito Dylan- gli concessi.
-Molto piacere, Brooke mi parla continuamente di te- mentì Louis, porgendogli la mano all’altro castano. Lo guardai senza capire qual’era il suo piano.
-Peccato che io ho sentito parlare veramente poco. Mi hanno detto che un certo Louis sta aiutando la mia bellissima fiancè con i preparativi- disse quest’ultimo.
-Eccomi in persona-
-Grazie allora-
-Non fa nulla.. l’ho fatto con piacere- balbettò con un accenno di tristezza, cosa che non mi sfuggii.  
-Credo che.. si insomma.. andare- boccheggiai, interrompendo quella conversazione.
-Giusto. Beh grazie ancora- fu Dylan per primo a salutare e ritornarsene dentro. 

Lo seguii per un piccolissimo tratto poi guardai Louis, che non c’era più. Inarcai un sopracciglio e, sporgendomi, lo vidi verso l’ascensore. Non sapevo cosa fare, ma in quel momento le gambe si mossero nuovamente.
-Aspetta- esclamai, prendendogli il braccio e voltandolo verso di me. -Te l’avevo detto che non era il momento giusto-
-Sai che c’è? Non m’importa-
-Senti possiamo parlarne domani?- gli chiesi, quasi supplicando. Lui non disse nulla, ma continuava a fissare da un’altra parte. Lo richiamai. -Louis!-
-Ok, va bene- si arrese, alzando le spalle. Sorrisi leggermente e lo abbracciai velocemente.
-Mi dispiace- mi sussurrò, sparendo poi per l’ascensore. Mi lasciò li impalata con il ricordo della sera precedente e un terribile senso di nausea mi prese. 

Entrai dentro casa e mi chiusi la porta alla mie spalle con lo sguardo disperso. Vidi la figura di Dylan con le braccia incrociate e appoggiato allo stipite della cucina.
-Brooke..- mi chiamò. Mugnai qualcosa per risposta. -Siete amici?- mi domandò, colpendomi direttamente al petto.
-Certamente, perché?- titubai per qualche secondo.
-Così- rispose con un tono che la diceva lunga.
-Dy'- lo ripresi per farmi spiegare meglio. Infatti sospirò.
-Non sono cieco, Bis. Forse per te è un amico, ma per lui no- confessò. Rimasi spiazzata per alcuni secondi, assimilando quelle parole come delle piccole lame. Scossi la testa e, avvicinandomi e portando le braccia intorno al suo fianco, gli concessi un piccolo sorriso.
-è fidanzato, se ti può confortare. E poi siamo solo buoni amici e non potrebbe succedere niente tra di noi- mentii, ricevendo una piccola scossa sulle mani e un groppo in gola fastidioso.

“Faceva avanti e indietro per quel corridoio da circa mezz’ora e non riusciva a calmarsi.  Stava aspettando il suo fidanzato, il quale stava sostenendo un’intervista molto importante. Decise alla fine di sedersi a terra e, portandosi le ginocchia al petto, ci nascose il viso stanco e quell’espressione triste, che l’affliggeva oramai de due giorni. Odiava mentirgli e odiava portare quel peso sullo stomaco. Non ce l’avrebbe mai fatta da sola. Era passata circa un’ora da quando la ragazza era in quella posizione e aveva chiuso gli occhi per riposarli un po’ dalla luce di quelle lampadine a neon, un ragazzo, insieme ad altri quattro amici, passò proprio di li e fu inutile dire della sua sorpresa. Si avvicinò a lunghi passi e si abbassò al suo livello. Le sfiorò il ginocchio e la ragazza alzò di scatto il viso, incrociandolo con quello felice e sorpreso del suo fidanzato. Una piccola scossa le pervase le mani e aveva persino difficoltà ad inghiottire la sua saliva.
-Mi dispiace- mormorò lei a tono basso. Il castano non poté far altro che incrociare un sopracciglio confuso, ma non ribatté, anzi lasciò che la sua fidanzata si spiegava meglio.  Lei guardava dietro di sé, mentre diede la fatica notizia, che lasciò a bocca aperta il ragazzo. Era completamente paralizzato, invece lei si tirò su e se ne andò lentamente con qualche lacrima, che le scendeva sulla guancia.”


Abbassai lo sguardo, sconfortata.
-Hey, amore, che ti prende?- mi domandò dolcemente, alzandomi il mento. Sprofondai i miei occhi nei suoi nocciola e quel peso, che sentivo, aumentava sempre di più.
-Ti va di andare a fare un giro? Londra con gli addobbi è semplicemente meravigliosa- proposi, cercando di sorridere.
-Io avevo pensato a qualcos’altro, ma va bene- accettò. Annuii e, lasciandogli un piccolo bacio a stampo, mi andai a preparare. Avevo davvero bisogno in quel momento di una doccia fredda per schiarirmi le idee.
 

*Louis*
Ero in macchina con l’aria calda, che la riscaldava, e un bel cappuccino caldo tra le mani. Lo sorseggiavo lentamente, perdendomi in quella tranquillità del posto, in cui ero. A parte il fatto che quel Natale ero solo, visto che Sheyleen era andata con Lottie e Harry da mia madre e gli altri erano dalle proprie famiglie. Mi avevano invitato, ma avevo rifiutato perché non mi andava proprio muovermi dalla mia Londra. Fissai il panorama in silenzio, quando il mio cellulare iniziò a squillare. “Finita la tranquillità” pensai, prendendo quell’oggetto e rispondendo. Una voce a tono basso e molto arrabbiata si fece sentire. Inarcai un sopracciglio, eppure quando proseguii ad ascoltarla, capii che era Lottie. 
-Lo sapevi! Perché cavolo non me l’hai detto?-
-Te lo doveva dire lei. Era giusto così-
-Di Darren! Come hai potuto non avvisarmi?- urlò, allontanandolo di poco. Sospirai e prima che potei giustificarmi, mi aveva attaccato in faccia. 

Scossi la testa mortificato e, mettendomi a braccia conserte, guardai dritto davanti a me senza alcuna emozione. La porta alla mia destra si aprì, facendo comparire la figura di una ragazza. Sorrisi amareggiato.
-Non dovevi essere con lui?- chiesi, non appena entrò e si mise comoda sul sedile.
-Lo pensavo anch’io, ma avuto una telefonata importante- rispose Brooke, alzando le spalle. -E tu? Non dovresti essere con Sheyleen?- mi domandò.
-è andata con Lottie da mia madre-
-Perché non ci sei andato anche tu?- continuò confusa.
-Diciamo che in questo periodo non andiamo molto d’accordo, dunque preferisco starle lontano. Sai com’è da evitare qualche litigata nel giorno di Natale- mi limitai, concedendole uno sguardo.
-Ne vuoi parlare?-
-No, grazie. Ti annoierei solamente- rifiutai, riguardando il cielo londinese. Lei annuì distrattamente e guardò davanti come me. -Ti va di andare in un posto?- domandai su due piedi. Brooke mi guardò confusa, ma confermò l’invito. 

Misi in moto e cominciai a guidare sotto le luci e gli addobbi natalizi. Qualche volta sentii il suo sguardo su di me e finsi di fare nulla.
-Sai, il giorno di natale io e la madre di Sheyleen avevamo un rito tutto nostro- esclamai in quel silenzio tombale. Brooke si mise meglio e aumentò il suo interesse.
-Davvero? Qual è?- s'incuriosì.
-Lo vedrai- mi limitai a rispondere con un sorriso incoraggiante.
-Lo vuoi fare con me?- mi chiese scandalizzata. -Ma Louis..-
-è uguale. E poi è Natale, avevo proprio voglia di rifarlo. Ti prego-
-Certo- confermò, facendomi sollevare. Annuii e presi le ultime strade fino al luogo tanto indicato. 

Spensi il motore e, slacciandomi la cintura, mi voltai completamente verso di lei, la quale era sorpresa. Accennai una lieve risata prima di sporgermi sui sedili dietro per prendere delle piccole tovaglie.
-Lago?- balbettò con timore.
-Prima di avere Sheyleen, al tempo del nostro primo tour , durante vacanze natalizie andammo in giro per tutta Londra e qualche paesino circostante poiché adoravamo gli addobbi. Stemmo fuori quasi tutto il giorno e al tramonto passammo da qui, soffermandoci a contemplare quel scenario meraviglioso- spiegai con lo sguardo rivolto all’acqua e con un’estrema malinconia.
-Ti luccicano gli occhi- costatò Brooke, mettendosi a braccia conserte e attirando la mia attenzione.
-Era un bel ricordo- mi giustificai, alzando le spalle.
-Ti manca, non è vero?- proseguì.
-Sono abituato- replicai, non dando peso a quella giusta affermazione. Perché si mi mancava. Mi mancava ogni cosa di lei, ogni cosa che facevamo; ogni cosa dolce; ogni bacio e persino ogni litigata, che avevamo. E avercela accanto con tutti quei ricordi che ti sfiorano la mente ogni tre per due era una situazione ardua e difficile.
-Lou, ci conosciamo da mesi ormai e questa è la prima volta che mi parli di lei, o almeno di una cosa che vi apparteneva con un accenno di malinconia. A te manca più di qualsiasi cosa-
-è un argomento che non vorrei affrontare ora- esclamai, gentilmente. Lei sospirò e annuì.
-Allora che dobbiamo fare? Guardare il lago?- domandò, curiosa e cambiando discorso, al quale ne fui davvero grato. Sorrisi divertito e le porsi una di quelle due tele. Inarcò un sopracciglio, soprattutto quando mi vide togliermi la maglietta. Arrossì di colpo e in quel momento scoppiai a ridere. -Che cavolo stai facendo?-
-Beh, quello che dovrai fare anche tu- affermai, slacciandomi i pantaloni. Brooke spalancò gli occhi e porse lo sguardo dall’altra parte, aumentando il mio divertimento.
-Tu sei pazzo!-
-Andiamo è una cosa di trenta secondi. E poi sono sicuro che ti piaccia vedermi così- la sfidai, ricevendo un pugno sul braccio.
-Stupido. Che cosa si deve fare per la precisione?- domandò, rilassandosi di poco. La fissai divertito, mordicchiandomi il labbro inferiore.
-è una sorpresa, andiamo. Non guardo- dissi, coprendomi gli occhi. 
-So già che è una stupidata, ma va bene- si arrese, iniziando a togliersi prima il cappotto, poi la felpa con la seguente maglietta sotto. Sbirciai e la vidi a petto nudo con quel reggiseno di pizzo nero, che la slanciava ulteriormente. Riportai lo sguardo dall’altra parte con un piccolo sorriso sulla faccia. Percepii il mio battito cardiaco aumentare e una sensazione proveniente dallo stomaco. Scossi la testa e aspettai con ansia che avesse finito. -Fatto- esclamò, attirando la mia attenzione. Mi voltai completamente, vedendola in intimo e fissare l’acqua misto tra divertita e preoccupata.
-Almeno sarà un Natale differente- provai a sdrammatizzare, ma lei non rispose, bensì mi regalò uno sguardo di sfida prima di scendere e correre verso il lago. Sbarrai gli occhi e, scendendo, mi tolsi i pantaloni, rimanendo in boxer. 

Corsi verso di lei e, prendendola in spalla, entrammo nell’acqua gelida. Ci bagnammo in quell'acqua gelida per poi schizzare verso la macchina, ridendo. Li ci mettemmo le due tele sulle spalle e accesi il riscaldamento immediatamente. Eravamo bagnati da capo a piedi, persino i suoi capelli, ma le nostre risate si udivano solamente il quel luogo. Iniziò a strofinarsi le mani ripetutamente, palmo contro palmo. Le regalai un sguardo fugace e, non appena iniziò a soffiare dell’aria calda dentro esse, un piccolo sorriso mi sfuggì. Girandomi verso di lei, gliele presi. Mi guardò per un attimo confusa, al contrario di me che passai le mie mani calde sulle sue e ci alitai dentro leggermente per scaldarle di più. Quando alzai gli occhi, vidi il suo viso a poca distanza dal mio e mi persi nei suoi dolcissimi occhi marroni. Quel contatto visivo prese l’atmosfera dell’auto e qualche minuto dell’orologio. Ci avvicinammo progressivamente fino a sentire il suo respiro sopra la mia pelle, provocandomi un leggero solletico. Il cuore pulsava velocemente e volevo che quel momento non finisse mai.
-Cosa mi stai facendo?- mormorò a voce talmente bassa da aver paura di essere sentita. Mi lasciò completamente senza parole. -Non riesco a capire- proseguì con quel tono.   
-Brooke..- la chiamai in cerca di una spiegazione.
-Non posso continuare così- esclamò all’improvviso, allontanandosi. -Non posso mentire a Dylan senza pudore-
-Non è mentire. Siamo amici e..-
-Amici? Louis ieri ci siamo baciati e lo stavamo rifacendo ora- ribatté duramente, lasciandomi sorpreso.
-Eravamo ubriachi e non sapevamo cosa stavamo facendo..-
-Ok e adesso?- mi bloccò, facendomi rimanere a bocca asciutta. Lei si rilassò e mi concesse un sguardo triste. -Visto?- esclamò. -Non possiamo fare questo a Dylan ed Eleanor-
-Cosa? Essere amici?- m’irritai. -Dobbiamo chiedere il permesso ai nostri fidanzati per essere amici?-
-Non è la questione di essere amici. Ci siamo baciati-
-Eravamo fottutamente ubriachi.. Non era nulla di serio!- urlai. -Tu hai provato qualcosa?- continuai, lasciandola a bocca a mezz’aria. Il silenzio cadde improvvisamente, si sentì solamente il mio respiro accelerato. La vidi abbassare lo sguardo, porgendolo sulle sue mani. Durò qualche minuto, rimanendo sorpreso e in un certo senso felice, visto che non aveva ancora negato. Significava che quel briciolo di sentimento, che provava per me, c’era ancora. -Brooke, tu hai provato qualcosa?- domandai nuovamente con quelle parole.
-Non voglio fargli questo soprattutto che ci dobbiamo sposare e..-
-Non hai risposto- le feci notare.
-E tu hai provato qualcosa?- rigirò la domanda, ottenendo il mio silenzio. -Ecco appunto-
-è diverso- replicai prontamente.
-Senti, facciamo così. Dimentichiamoci tutto. Facciamo finta che non sia successo nulla. è meglio per entrambi- disse, rimettendosi i vestiti. Annuii debolmente, imitandola. Le regalai una piccola occhiata e sospirai, mettendo in moto. -Mi riporti a casa per favore- domandò gentilmente. 

Accettai e durante il viaggio di ritorno fu silenzioso, cupo e triste. Arrivati davanti alla palazzina, vidimo una figura famigliare davanti alla porta.
-Non è possibile- sussurrai, battendo leggermente un pugno sul volante. Brooke lo guardò senza emozioni, anzi mi salutò velocemente e lo raggiunse. Notai che quel ragazzo mi stava fissando con uno sguardo fin troppo serio nei miei confronti per poi farsi, ironico: mise il braccio sulla schiena della mora, attirandola a se, e la baciò al di fuori della castità. Aumentai di scatto la preda sul volante e, mormorando qualche parolaccia, me ne andai il più veloce possibile da li. Avevo visto e subito abbastanza per quel giorno.

Heilà a tutte :D 
Come state?
Vi presento, sempre con il solito ritardo, il sedicesimo capitolo. 
Si vede la figura di Dylan in questo capitolo e nei prossimi, insieme ad altri personaggi, già esistenti u.u 
Allora, devo dire che amo scrivere i momenti di Louis e Brooke. Li adoro *^*
Beh anche i flashback mi divertono, ma questi momenti dolci sono i miei preferiti. 
Che dire?
Come vi è sembrato? Vi è piaciuto?
Me lo fareste sapere attraverso una piccola recensione *^*
Mi vanno benissimo anche due righe. E poi accetto di tutto u.u
Comunque, prima di sparire vi lascio sempre con le foto dei personaggi a fine capitolo e vorrei ringraziare
le meravigliose persone che l'hanno messa tra: preferita/seguita/ricordata; chi l'ha recensita fino ad ora e anche quelle che la leggono :3
Un particolare ringraziamento ad Sara_Scrive per il meraviglioso banner.
Grazie a tutte :*
Alla prossima.
Ciaoo xx

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(Dylaan *^*)

  
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