Capitolo 16:
Guilt is burning
Inside
I'm hurting
This
ain't a feeling I can't keep
(Blame by Calvin Harris ft John Newman)
-Oddio, amore scusa- esclamai, mettendo le
mie mani sopra la sua schiena. Lui scosse le testa e con cautela si tirò su.
-Ed io che volevo farti una sorpresa- soffiò,
massaggiandosi la parte dolorante. Mi sentii ancora più in colpa, sentendo
quelle parole.
-Ma si può sapere da dove sei entrato?-
chiesi, guardandomi intorno per capire la situazione. Lui indicò la porta
dietro di noi.
-Queen mi ha dato le chiavi qualche giorno
fa- si limitò e si avvicinò a me, facendo aderire i nostri corpi. Annuii
semplicemente ancora con lo sguardo verso quella direzione, ma quando li portai
ai suoi occhi marroni, che luccicavano, nella mia mente si fecero spazio alcuni
azzurri cristallino. Abbassai la testa e, dandogli un bacio a stampo sulle
labbra, lo presi per mano, facendolo sedere sul divano.
-Allora, com’è andata l’esposizione?-
-Sono uscito con 105 e ti ricordi
quell’azienda, che mi voleva assumere in prova. Beh indovina?- sorrise,
facendomi spalancare gli occhi sorpresa.
-Vuol dire che..- lasciai la frase in
sospeso.
-Si verrò qui, insieme a te. Mi hanno fatto
firmare un contratto di circa sei mesi e poi se vado bene, mi assumono
definitivamente- comunicò, gioendo come un bambino. Lo abbracciai di scatto,
nascondendo il mio viso tra la sua incavità del collo e con quel dolce profumo
di muschio bianco, che mi annebbiava completamente. Non era per nulla uguale a
quello di Louis, anzi quello di quest’ultimo era molto più dolce, molto più
buono, soprattutto quello di ieri sera, mischiato leggermente con dell’alcool.
Spalancai gli occhi per quel paragone e mi allontanai di scatto, notando il suo
sguardo sorpreso.
-Ti ho preso una cosa- balbettai, alzandomi e
indicando il corridoio, dove c’erano le camere. Lui sembrò capire, eppure
continuò con quello sguardo confuso. -Insomma è Natale o no? Abbiamo una
tradizione da rispettare- proseguii, andandomene in camera.
Una volta dentro,
mi appoggiai con le spalle alla porta e tirai un sospiro. Dovevo riprendermi il
più presto possibile. Mi avvicinai al cassetto della mia scrivania per prendere
un piccolo cofanetto blu, che conteneva un piccolo ciondolo di argento. L’avevo
preso qualche giorno fa quando ero andata a fare shopping con Queen, Tina e Paige:
era come un segno di pace. Lo presi e, portandomelo vicino al petto, sospirai
nuovamente. “Ce la posso fare. Non è mai successo nulla con Louis” m’imposi,
annuendo e ritornando di là con un passo deciso. Però questa decisione crollò
non appena vidi il mio fidanzato venirmi incontro con un enorme sorriso.
Abbassai di scatto la testa con quel senso di colpevolezza, che aumentava
sempre di più. Dovevo finirla; dovevo essere sincera, anche perché non potevo
portarmelo ancora per molto. Sospirai e, conducendolo nuovamente su divano,
appoggiai il mio regalo sul tavolino di vetro davanti al sofà rosso. Misi le
mie mani sulle sue e lo guardai.
-Ti devo dire una cosa- cominciai, anche con
un tremolio nella mia voce. -è abbastanza difficile cosi.. Quindi ti prego non
mi interrompere- premisi, facendolo annuire.
Aprii la bocca, ma il campanello
mi bloccò sul nascere. Portai lo sguardo sulla porta d’ingresso e sbuffai. Gli
dissi di aspettare un attimo e andai ad aprire, trovandoci l’unica persona che
non volevo proprio vedere in quel momento.
-Che ci fai qui?- sibilai, riducendo
l’apertura della porta. Lui mi guardò con un sguardo triste.
-Brooke, senti ti devo parlare- esclamò
Louis, avvicinandosi.
-No, ora no. Senti ti chiamo io- tirai le
conclusioni, allontanandomi di poco, ma lui insistette.
-è importante-
-Non posso ora, Louis. Cerca di capirlo-
affermai con durezza, ma non demordeva. Non feci in tempo a rispondere
nuovamente che udii dei passi avvicinarsi e raggiungermi alla soglia. Mise il
suo braccio sulla porta per aprirla un po’ di più in modo che si vedesse anche
la sua figura. Notai Louis irrigidirsi subito e guardarmi con uno sguardo
deluso e triste.
-Possiamo fare qualcosa?- domandò gentilmente
Dylan
-No, sono venuto sono a dare gli auguri di
natale a Brooke- rispose Louis. -Me ne stavo andando-
-Lui è Louis, un mio amico- lo presentai,
indicando il castano davanti a me. -Louis, lui è il mio fidanzato..-
-Quasi marito- mi corresse Dylan con un
accenno di acidità.
-Ok, quasi marito Dylan- gli concessi.
-Molto piacere, Brooke mi parla continuamente
di te- mentì Louis, porgendogli la mano all’altro castano. Lo guardai senza
capire qual’era il suo piano.
-Peccato che io ho sentito parlare veramente
poco. Mi hanno detto che un certo Louis sta aiutando la mia bellissima fiancè
con i preparativi- disse quest’ultimo.
-Eccomi in persona-
-Grazie allora-
-Non fa nulla.. l’ho fatto con piacere-
balbettò con un accenno di tristezza, cosa che non mi sfuggii.
-Credo che.. si insomma.. andare-
boccheggiai, interrompendo quella conversazione.
-Giusto. Beh grazie ancora- fu Dylan per
primo a salutare e ritornarsene dentro.
Lo seguii per un piccolissimo tratto
poi guardai Louis, che non c’era più. Inarcai un sopracciglio e, sporgendomi,
lo vidi verso l’ascensore. Non sapevo cosa fare, ma in quel momento le gambe si
mossero nuovamente.
-Aspetta- esclamai, prendendogli il braccio e
voltandolo verso di me. -Te l’avevo detto che non era il momento giusto-
-Sai che c’è? Non m’importa-
-Senti possiamo parlarne domani?- gli chiesi,
quasi supplicando. Lui non disse nulla, ma continuava a fissare da un’altra
parte. Lo richiamai. -Louis!-
-Ok, va bene- si arrese, alzando le spalle.
Sorrisi leggermente e lo abbracciai velocemente.
-Mi dispiace- mi sussurrò, sparendo poi per
l’ascensore. Mi lasciò li impalata con il ricordo della sera precedente e un
terribile senso di nausea mi prese.
Entrai dentro casa e mi chiusi la porta
alla mie spalle con lo sguardo disperso. Vidi la figura di Dylan con le braccia
incrociate e appoggiato allo stipite della cucina.
-Brooke..- mi chiamò. Mugnai qualcosa per
risposta. -Siete amici?- mi domandò, colpendomi direttamente al petto.
-Certamente, perché?- titubai per qualche
secondo.
-Così- rispose con un tono che la diceva
lunga.
-Dy'- lo ripresi per farmi spiegare meglio.
Infatti sospirò.
-Non sono cieco, Bis. Forse per te è un
amico, ma per lui no- confessò. Rimasi spiazzata per alcuni secondi, assimilando
quelle parole come delle piccole lame. Scossi la testa e, avvicinandomi e
portando le braccia intorno al suo fianco, gli concessi un piccolo sorriso.
-è fidanzato, se ti può confortare. E poi
siamo solo buoni amici e non potrebbe succedere niente tra di noi- mentii, ricevendo una piccola scossa sulle
mani e un groppo in gola fastidioso.
-Mi dispiace- mormorò lei a tono basso. Il
castano non poté far altro che incrociare un sopracciglio confuso, ma non
ribatté, anzi lasciò che la sua fidanzata si spiegava meglio. Lei guardava dietro di sé, mentre diede la
fatica notizia, che lasciò a bocca aperta il ragazzo. Era completamente
paralizzato, invece lei si tirò su e se ne andò lentamente con qualche lacrima,
che le scendeva sulla guancia.”
Abbassai lo sguardo, sconfortata.
-Hey, amore, che ti prende?- mi domandò
dolcemente, alzandomi il mento. Sprofondai i miei occhi nei suoi nocciola e
quel peso, che sentivo, aumentava sempre di più.
-Ti va di andare a fare un giro? Londra con
gli addobbi è semplicemente meravigliosa- proposi, cercando di sorridere.
-Io avevo pensato a qualcos’altro, ma va
bene- accettò. Annuii e, lasciandogli un piccolo bacio a stampo, mi andai a
preparare. Avevo davvero bisogno in quel momento di una doccia fredda per
schiarirmi le idee.
*Louis*
Ero in macchina con l’aria calda, che la
riscaldava, e un bel cappuccino caldo tra le mani. Lo sorseggiavo lentamente,
perdendomi in quella tranquillità del posto, in cui ero. A parte il fatto che
quel Natale ero solo, visto che Sheyleen era andata con Lottie e Harry da mia
madre e gli altri erano dalle proprie famiglie. Mi avevano invitato, ma avevo
rifiutato perché non mi andava proprio muovermi dalla mia Londra. Fissai il
panorama in silenzio, quando il mio cellulare iniziò a squillare. “Finita
la tranquillità” pensai, prendendo quell’oggetto e rispondendo. Una
voce a tono basso e molto arrabbiata si fece sentire. Inarcai un sopracciglio,
eppure quando proseguii ad ascoltarla, capii che era Lottie.
-Lo sapevi! Perché cavolo non me l’hai
detto?-
-Te lo doveva dire lei. Era giusto così-
-Di Darren! Come hai potuto non avvisarmi?- urlò, allontanandolo di poco. Sospirai e prima che potei
giustificarmi, mi aveva attaccato in faccia.
Scossi la testa mortificato e,
mettendomi a braccia conserte, guardai dritto davanti a me senza alcuna emozione.
La porta alla mia destra si aprì, facendo comparire la figura di una ragazza.
Sorrisi amareggiato.
-Non dovevi essere con lui?- chiesi, non
appena entrò e si mise comoda sul sedile.
-Lo pensavo anch’io, ma avuto una telefonata
importante- rispose Brooke, alzando le spalle. -E
tu? Non dovresti essere con Sheyleen?- mi domandò.
-è andata con Lottie da mia madre-
-Perché non ci sei andato anche tu?- continuò
confusa.
-Diciamo che in questo periodo non andiamo
molto d’accordo, dunque preferisco starle lontano. Sai com’è da evitare qualche
litigata nel giorno di Natale- mi limitai, concedendole uno sguardo.
-Ne vuoi parlare?-
-No, grazie. Ti annoierei solamente-
rifiutai, riguardando il cielo londinese. Lei annuì distrattamente e guardò
davanti come me.
Misi in moto e
cominciai a guidare sotto le luci e gli addobbi natalizi. Qualche volta sentii
il suo sguardo su di me e finsi di fare nulla.
-Sai, il giorno di natale io e la madre di
Sheyleen avevamo un rito tutto nostro- esclamai in quel silenzio tombale.
Brooke si mise meglio e aumentò il suo interesse.
-Davvero? Qual è?- s'incuriosì.
-Lo vedrai- mi limitai a rispondere con un
sorriso incoraggiante.
-Lo vuoi fare con me?- mi chiese
scandalizzata. -Ma Louis..-
-è uguale. E poi è Natale, avevo proprio
voglia di rifarlo. Ti prego-
-Certo- confermò, facendomi sollevare. Annuii
e presi le ultime strade fino al luogo tanto indicato.
Spensi il motore e,
slacciandomi la cintura, mi voltai completamente verso di lei, la quale era
sorpresa. Accennai una lieve risata prima di sporgermi sui sedili dietro per
prendere delle piccole tovaglie.
-Lago?- balbettò con timore.
-Prima di avere Sheyleen, al tempo del nostro
primo tour , durante vacanze natalizie andammo in giro per tutta Londra e
qualche paesino circostante poiché adoravamo gli addobbi. Stemmo fuori quasi
tutto il giorno e al tramonto passammo da qui, soffermandoci a contemplare quel
scenario meraviglioso- spiegai con lo sguardo rivolto all’acqua e con
un’estrema malinconia.
-Ti luccicano gli occhi- costatò Brooke,
mettendosi a braccia conserte e attirando la mia attenzione.
-Era un bel ricordo- mi giustificai, alzando
le spalle.
-Ti manca, non è vero?- proseguì.
-Sono abituato- replicai, non dando peso a
quella giusta affermazione. Perché si mi mancava. Mi mancava ogni cosa di lei,
ogni cosa che facevamo; ogni cosa dolce; ogni bacio e persino ogni litigata,
che avevamo. E avercela accanto con tutti quei ricordi che ti sfiorano la mente
ogni tre per due era una situazione ardua e difficile.
-Lou, ci conosciamo da mesi ormai e questa è
la prima volta che mi parli di lei, o almeno di una cosa che vi apparteneva con
un accenno di malinconia. A te manca più di qualsiasi cosa-
-è un argomento che non vorrei affrontare
ora- esclamai, gentilmente. Lei sospirò e annuì.
-Allora che dobbiamo fare? Guardare il lago?-
domandò, curiosa e cambiando discorso, al quale ne fui davvero grato. Sorrisi
divertito e le porsi una di quelle due tele. Inarcò un sopracciglio,
soprattutto quando mi vide togliermi la maglietta. Arrossì di colpo e in quel
momento scoppiai a ridere. -Che cavolo stai facendo?-
-Beh, quello che dovrai fare anche tu- affermai,
slacciandomi i pantaloni. Brooke spalancò gli occhi e porse lo sguardo
dall’altra parte, aumentando il mio divertimento.
-Tu sei pazzo!-
-Andiamo è una cosa di trenta secondi. E poi
sono sicuro che ti piaccia vedermi così- la sfidai, ricevendo un pugno sul
braccio.
-Stupido. Che cosa si deve fare per la
precisione?- domandò, rilassandosi di poco. La fissai divertito,
mordicchiandomi il labbro inferiore.
-è una sorpresa, andiamo. Non guardo- dissi,
coprendomi gli occhi.
-So già che è una stupidata, ma va bene- si arrese,
iniziando a togliersi prima il cappotto, poi la felpa con la seguente maglietta
sotto. Sbirciai e la vidi a petto nudo con quel reggiseno di pizzo nero, che la
slanciava ulteriormente. Riportai lo sguardo dall’altra parte con un piccolo
sorriso sulla faccia. Percepii il mio battito cardiaco aumentare e una
sensazione proveniente dallo stomaco. Scossi la testa e aspettai con ansia che
avesse finito.
-Almeno sarà un Natale differente- provai a
sdrammatizzare, ma lei non rispose, bensì mi regalò uno sguardo di sfida prima
di scendere e correre verso il lago. Sbarrai gli occhi e, scendendo, mi tolsi i
pantaloni, rimanendo in boxer.
Corsi
verso di lei e, prendendola in spalla,
entrammo nell’acqua gelida. Ci bagnammo in quell'acqua gelida per
poi schizzare
verso la macchina, ridendo. Li ci mettemmo le due tele sulle spalle e
accesi il riscaldamento immediatamente. Eravamo bagnati da capo a
piedi,
persino i suoi capelli, ma le nostre risate si udivano solamente il
quel luogo.
Iniziò a strofinarsi le mani ripetutamente, palmo contro palmo.
Le regalai un sguardo fugace e, non appena iniziò a soffiare
dell’aria calda dentro
esse, un piccolo sorriso mi sfuggì. Girandomi verso di lei,
gliele presi. Mi
guardò per un attimo confusa, al contrario di me che passai le
mie mani calde
sulle sue e ci alitai dentro leggermente per scaldarle di più.
Quando alzai gli
occhi, vidi il suo viso a poca distanza dal mio e mi persi nei suoi
dolcissimi
occhi marroni. Quel contatto visivo prese l’atmosfera
dell’auto e qualche
minuto dell’orologio. Ci avvicinammo progressivamente fino a
sentire il suo
respiro sopra la mia pelle, provocandomi un leggero solletico. Il cuore
pulsava
velocemente e volevo che quel momento non finisse mai.
-Cosa mi stai facendo?- mormorò a voce
talmente bassa da aver paura di essere sentita. Mi lasciò completamente senza
parole. -Non riesco a capire- proseguì con quel tono.
-Brooke..- la chiamai in cerca di una
spiegazione.
-Non posso continuare così- esclamò
all’improvviso, allontanandosi. -Non posso mentire a Dylan senza pudore-
-Non è mentire. Siamo amici e..-
-Amici? Louis ieri ci siamo baciati e lo
stavamo rifacendo ora- ribatté duramente, lasciandomi sorpreso.
-Eravamo ubriachi e non sapevamo cosa stavamo
facendo..-
-Ok e adesso?- mi bloccò, facendomi rimanere
a bocca asciutta. Lei si rilassò e mi concesse un sguardo triste. -Visto?-
esclamò. -Non possiamo fare questo a Dylan ed Eleanor-
-Cosa? Essere amici?- m’irritai. -Dobbiamo
chiedere il permesso ai nostri fidanzati per essere amici?-
-Non è la questione di essere amici. Ci siamo
baciati-
-Eravamo fottutamente ubriachi.. Non era
nulla di serio!- urlai. -Tu hai provato qualcosa?- continuai, lasciandola a
bocca a mezz’aria. Il silenzio cadde improvvisamente, si sentì solamente il mio
respiro accelerato. La vidi abbassare lo sguardo, porgendolo sulle sue mani.
Durò qualche minuto, rimanendo sorpreso e in un certo senso felice, visto che
non aveva ancora negato. Significava che quel briciolo di sentimento, che
provava per me, c’era ancora. -Brooke, tu hai provato qualcosa?- domandai
nuovamente con quelle parole.
-Non voglio fargli questo soprattutto che ci
dobbiamo sposare e..-
-Non hai risposto- le feci notare.
-E tu hai provato qualcosa?- rigirò la
domanda, ottenendo il mio silenzio. -Ecco appunto-
-è diverso- replicai prontamente.
-Senti, facciamo così. Dimentichiamoci tutto.
Facciamo finta che non sia successo nulla. è meglio per entrambi- disse,
rimettendosi i vestiti. Annuii debolmente, imitandola. Le regalai una piccola
occhiata e sospirai, mettendo in moto. -Mi riporti a casa per favore- domandò
gentilmente.
Accettai e durante il viaggio di ritorno fu silenzioso, cupo e
triste. Arrivati davanti alla palazzina, vidimo una figura famigliare davanti
alla porta.
-Non è possibile- sussurrai, battendo
leggermente un pugno sul volante. Brooke lo guardò senza emozioni, anzi mi salutò
velocemente e lo raggiunse. Notai che quel ragazzo mi stava fissando con uno
sguardo fin troppo serio nei miei confronti per poi farsi, ironico: mise il
braccio sulla schiena della mora, attirandola a se, e la baciò al di fuori
della castità. Aumentai di scatto la preda sul volante e, mormorando qualche
parolaccia, me ne andai il più veloce possibile da li. Avevo visto e subito
abbastanza per quel giorno.
Heilà a tutte :D
Come state?
Vi presento, sempre con il solito ritardo, il sedicesimo capitolo.
Si vede la figura di Dylan in questo capitolo e nei prossimi, insieme ad altri personaggi, già esistenti u.u
Allora, devo dire che amo scrivere i momenti di Louis e Brooke. Li adoro *^*
Beh anche i flashback mi divertono, ma questi momenti dolci sono i miei preferiti.
Che dire?
Come vi è sembrato? Vi è piaciuto?
Me lo fareste sapere attraverso una piccola recensione *^*
Mi vanno benissimo anche due righe. E poi accetto di tutto u.u
Comunque, prima di sparire vi lascio sempre con le foto dei personaggi a fine capitolo e vorrei ringraziare
le meravigliose persone che l'hanno messa tra:
preferita/seguita/ricordata; chi l'ha recensita fino ad ora e anche
quelle che la leggono :3
Un particolare ringraziamento ad Sara_Scrive per il meraviglioso banner.
Grazie a tutte :*
Alla prossima.
Ciaoo xx