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Autore: saitou catcher    04/10/2014    5 recensioni
Con la vittoria alla Cava, i Ribelli hanni inferto un primo, vero colpo decisivo al sistema degli Aldermen. Ma basterà questo a fermare Hostel? Per Deine e i suoi amici si rivela sempre più dura la battaglia contro chi detiene il potere assoluto...
Seguito della storia "La Saga del Cristallo-L'inizio della rivolta"
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Saga del Cristallo'
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Il giorno seguente, il sole splendeva alto nel cielo. Chino sul computer, Derrick continuava l'attività del giorno prima, il lato destro del volto segnato dall'impronta della tastiera, lì dove si era addormentato sul lavoro. Di tanto in tanto, alzava gli occhi al cielo e si abbandonava sullo schienale della sedia, prendendo un lungo sorso dalla tazza di caffé che gli stava accanto.

In quel momento, la porta della Sala Computer si aprì, e Ariadne fece il suo ingresso, il folto caschetto rosso spettinato, e il volto deformato da un enorme sbadiglio. -'Giorno, Derrick- biascicò, lasciandosi cadere su una sedia. -La colazione?

-La vuoi davvero sapere?- ribatté l'altro. -Porridge.

Ariadne scoppiò a ridere. -Persino qui?

-È una persecuzione- ribatté l'altro cupo.

-Che cosa?- intervenne Daywine, entrato in quel momento. Aveva i capelli ancora più spettinati di quelli della sorella, e si esibì in uno sbadiglio ancora più spettacolare. -Comunque, buongiorno.

-Buongiorno- rispose la voce di Deine dietro di lui. Daywine si voltò verso la ragazza, ma Deine lo superò senza uno sguardo, andando a mettersi accanto ad Ariadne.

Daywine la osservò, mentre la giovane si rifiutava ostinatamente di incontrare il suo sguardo. Sapeva a cosa fosse dovuta l'improvvisa ostilità di Deine nei suoi confronti, ma allo stesso tempo non aveva idea di come rimediarvi.

Subito dopo averla baciata, Daywine si era reso conto di essere estremamente confuso in merito alla natura dei suoi sentimenti per Deine. Gli piaceva- era ragionevolmente sicuro che gli piacesse- ma c'era in lei qualcosa che lo respingeva.

Deine non voleva il suo aiuto. Non aveva mai avuto bisogno di lui. Fin dal loro primo incontro si era dimostrata decisa a voler fare tutto da sola, a non voler accettare da lui nessun tipo di protezione, irrimediabilmente trincerata dietro la sua maschera di guerriera dura e indipendente, che non ha bisogno di nessuno. Di certo non aveva mai fatto mostra di avere bisogno di lui, e Daywine si chiedeva cosa quel bacio avesse significato per lei, cosa lei davvero provasse nei suoi confronti. Aveva la fastidiosa sensazione di non esserle necessario. Di essere qualcosa di gradevole, ma di cui si poteva tranquillamente fare a meno.

-Non è che lei non ti voglia bene, Daywine- era stata la risposta di Derrick quando il ragazzo gliene aveva parlato- Ma nei momenti normali Deine ha la simpatia di una martellata sulle gengive, ed in generale nutre la bizzarra idea che dover essere aiutati sia un segno di debolezza. Se vuoi che questa situazione si sblocchi, devo parlarle di quello che senti. Anche perché sono disposto a mettere una mano sul fuoco sul fatto che in questo preciso momento Ariadne e Deine stanno avendo la stessa identica conversazione, e che Deine avrà decisamente rifiutato l'idea, quindi, a meno che tu non ti dia una svegliata, non uscirete più da questa situazione.

Ma Daywine non l'aveva fatto, quel primo passo. Forse per orgoglio, forse per paura, nemmeno lui avrebbe saputo dirlo. Era perfettamente consapevole del fatto che il suo fosse un comportamento estremamente infantile, ma non era in grado di cambiare, almeno per il momento.

Così, anche quel giorno, quando Deine si tenne a distanza, Daywine fece finta di nulla, andando a sedersi accanto a Derrick.

-Beh. Adesso che ci siamo tutti, che ne dite di fare colazione?- domandò.

-Dobbiamo aspettare il capo- rispose Derrick.

Daywine sbuffò teatralmente. -Il giorno in cui smetterà di indire riunioni di primo mattino saremo tutti più contenti-borbottò.

-Io per primo- ribatté una voce dalla soglia.

I quattro ragazzi sussultarono, e si voltarono di scatto verso la soglia. Vale fece il suo ingresso, impertubabile e gelido come sempre, nonostante le profonde occhiaie che gli segnavano il viso.

-Ehi, che faccia, capo- lo salutò Derrick- Dormito male?

-Io dormo sempre male- fu la risposta. Vale si sedette al tavolo con loro, massagiandosi stancamente la radice del naso. Mentre nella sala scendeva il silenzio, Ariadne si alzò e si diede da fare, distribuendo la colazione ai suoi compagni.

-Oh- commentò Deine, rallegrata- Porridge.

-Si chiama pappetta, Deine. Pappetta- fu la cupa risposta di Derrick.

-Basta con le chiacchere- intervenne improvvisamente Vale. Pose sul tavolo i documenti trovati la sera prima, spingendoli al centro del tavolo -Ieri sera, frugando nel laboratorio, ho trovato questi.

Gli occhi di tutti si volsero verso di lui, e con poche, coincise parole spiegò loro come li aveva trovati.

-Perché un passaggio segreto dovrebbe essere lasciato aperto?- mormorò Deine, le sopracciglia aggrottate.

-Che importa?- ribatté Daywine. -Abbiamo trovato quello che cercavamo, no?

-Primo, di questo non sarei tanto sicuro- rispose Vale. -In secondo luogo, Deine ha fatto un'osservazione intelligente. Da quel poco che mi avete raccontato di lui, Basser non mi sembrava il tipo da distrazioni simili.

-Potrebbe essere entrato per nascondere dei progetti quando abbiamo attaccato, e poi essersi scordato di chiudere- disse Daywine con un'alzata di spalle. -In ogni caso, di cosa stiamo parlando?

-Derrick, qualche idea?- domandò Vale,mentre i documenti passavano in mano a quest'ultimo.

Il giovane scosse la testa. -Non riconosco quest'edificio- disse, puntando un dito sulla piantina.

Deine si sporse e gliela prese fra le mani, osservando il disegno con espressione concentrata. -È strano- disse- perché a me sembra di riconoscere la struttura del Laboratorio.

Gli occhi di tutti si puntarono su di lei. -A me non è sembrato- ribatté Vale.

-Non è proprio uguale- disse Deine. -Però ci somiglia moltissimo. La stanza grande, al piano terra, da cui partono tutti quei corridoi, potrebbe essere benissimo l'ingresso del Laboratorio, anche se lì c'era un cartello che indicava il corridoio giusto. E... Daywine, ti ricordi che quando Basser e gli Aldermen uscirono dalla stanza degli esperimenti noi ci nascondemmo sotto una scala?

-Sì, ma che c'entra?- rispose il ragazzo, che sembrava sorpreso che lei gli avesse rivolto la parola.

-Cosa c'è al piano superiore del Laboratorio?- chiese Deine a Vale.

-Lo studio del Direttore, e delle stanze chiuse a chiave.

-Beh, corrisponde- Deine fece scorrere un dito sulla piantina, lungo un corridoio segnato da diverse porte.

-E questo che significa?- replicò Vale. -Che quello che cerchiamo si troverebbe qui, proprio sotto il nostro naso?

-No, perché questo non è il nostro Laboratorio- ribatté Daywine. - L'edificio di questa cartina ha tre piani.

-Tre piani?- Deine corrugò la fronte, perplessa. -E tu dove li vedi tre piani, scusa?

-Qui- Daywine si sporse a poggiare il dito su un punto preciso della cartina, lì dove vi era segnata una stanza di forma circolare, dalla quale partiva un unico corridoio che la collegava a quello che Deine aveva chiamato “piano terra”.

La ragazza aggrottò le sopracciglia. -Ma questo non è il piano terra, vedi? Lo dicono anche le scritte: questo è un livello sotterraneo....- si bloccò improvvisamente, come folgorata. -Livello sotterraneo...- si alzò in piedi di scatto, gli occhi spalancati. -Per l'amor del cielo, Daywine, ce lo abbiamo avuto davanti!

-Ma di che stai parlando?- ribatté il ragazzo, del tutto spaesato.

Deine si rivolse a Vale, e gli raccontò in breve della sala circolare che lei e Daywine avevano visitato il giorno prima.

Nei minuti che seguirono, nessuno parlò. Vale sedeva immobile, gli occhi persi dietro qualcosa che solo lui poteva vedere, quasi non avesse ascoltato tutto quello che era appena avvenuto intorno a lui.

Poi, i suoi occhi tornarono sui suoi compagni gelidi e concentrati. -Supponiamo che la tua idea sia giusta- disse a Deine. -Come dovremmo fare per arrivare a questo fantomatico edificio?

-A questo proposito, forse ho la risposta- intervenne Derrick.

Tutti lo osservarono, sorpresi, mentre l'uomo tirava fuori dalla tasca un piccolo telecomando con un unico pulsante rosso.

-E quello sarebbe?- domandò Vale.

-Qualche giorno fa, io e Ariadne ci siamo messi a frugare nella stanza del Direttore- rispose Derrick. -Mister Occhietto Bello, pace all'anima sua, non teneva granché in considerazione le sue cose, quindi è stato facile mettere le mani su questo- lo lanciò e lo riacchiappò al volo. -”Secondo te a cosa serve?” mi ha chiesto Ariadne. “E io che ne so?” le ho risposto. Beh, forse adesso lo sappiamo.

Vale lo fissava, e una vena aveva preso aveva preso a pulsare sulla tempia. -E questo quando avevi intenzioni di dirmelo?- domandò col suo tono più calmo e più gelido.

Il sorriso di Derrick vacillò appena. -Potrei essermene scordato?- disse in tono di scusa.

Vale sembrava sul punto di uccidere qualcuno, ma chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.

-Beh- disse infine- a questo punto, credo che dovremo verificare.

 

Deine e Daywine si ritrovavano di nuovo nella stessa grotta della sera prima.

-Come dovrebbe funzionare questo coso, esattamente?- stava chiedendo Daywine a Derrick via radio.

-Se spingi il pulsante nella direzione giusta, dovrebbe attivarsi il meccanismo di apertura della porta- rispose Derrick.

-Dovrebbe?

-Beh, chi sono io per dire che funzionerà?

Daywine prese un profondo respiro, quindi puntò il telecomando contro la parete di fronte a lui e premette il pulsante. Non accadde nulla. Daywine si voltò e fece il giro su se stesso, cercando di individuare il punto preciso in cui il meccanismo si sarebbe attivato. Poi, finalmente accadde: il pavimento sotto di loro fu attraversato da una vibrazione, e un sordio brontolio riecheggiò nelle profondità della caverna... mentre un'intera parete scivolava di lato, rivelando un cunicolo lungo e umido che si perdeva nel buio.

-Tombola!- la voce di Daywine era esultante. -Avevamo ragione, Derrick! Funziona!- si volse a Deine. -Forza, Deine, andiamo.

-Fermi- li gelò la voce di Vale negli auricolari.

Daywine si bloccò con un piede a mezz'aria, la mascella serrata. -Che cosa c'è ancora?- sbottò.

-È una trappola- rispose semplicemente Vale.

Per alcuni istanti regnò il silenzio. -Cosa te lo fa pensare?- disse infine Daywine.

-Troppe coincidenze fortunate, tutte insieme- disse Vale. -Non è possibile che alla Cava siano stati così sbadati. Se proprio volete saperlo, tutti questi improvvisi colpi di fortuna mi danno tanto l'idea di essere stati messi qui apposta, come delle esche. E noi stiamo abboccando.

-Non ti sembra di essere un po' paranoico?- ribatté Daywine. -Tutti commettono degli errori. Perché non potrebbe semplicemente essere che, per una volta, ci è andato tutto liscio dall'inizio alla fine?

-Perché non succede mai. Ed ora ascoltatemi. Non azzardetevi ad entrare in quel tunnel prima che vi abbia raggiunti io.

-Cosa?!- esplose Daywine- Stai scherzando, vero?

-Ho la voce di uno che scherza?

-Senti, non abbiamo bisogno di una balia! Sia io che Deine siamo perfettamente in grado di...

-È un ordine, Daywine.

Fu la frase più sbagliata che avrebbe potuto dire, ed entrambi se ne accorsero subito. Il volto di Daywine s'infiammò per la rabbia, e, con un gesto brusco, il ragazzo si tolse l'auricolare.

-Cosa stai facendo?- gli domandò Deine.

-Aspettarlo, certo- sibilò il ragazzo mentre toglieva la torcia dalla cintura e l'accendeva. -Così lui può prendersi tutto il merito. Certo, come no- mentre parlava, si avviò verso il tunnel oltrepassandone la soglia.

-Daywine, cosa fai?- sgomenta, Deine gli tenne dietro. -Aspettami!

Lo seguì nel buio e nell'umidità del tunnel, cercando di distinguere la figura di lui, leggermente circonfusa dal bagliore della torcia.

-Daywine!- gli gridò dietro la ragazza- Potrebbe essere davvero una trappola!

Il ragazzo si voltò a guardarla. -E da quando in qua, se si sa che è una trappola, non ci si getta dentro?- rispose, prima di sparire nell'oscurità.

 

-Daywine?- Vale armeggiò con l'auricolare- Daywine!

Silenzio. La comunicazione si era interrotta. Vale strinse la mascella, cercando di contenere il torrente di furia che montava dentro di lui. Avrebbe dovuto sapere che non gli avrebbe dato retta. Lo conosceva ormai abbastanza bene da sapere che il ragazzo non obbediva mai algi ordini, sopratutto se provenivano da lui.

-Cos'è successo?- dietro di lui, Ariadne appariva preoccupata.

-È andato da solo.

-Cosa?!- Ariadne spalancò la bocca. -Perché diavolo l'ha fatto?

-Perché mettersi nei guai è scritto nei suoi geni- fu la risposta di Vale. -Vado a prenderli.

Ariadne annuì. -Vengo con te.

Vale si voltò a guardarla. -Assolutamente no.

Gli occhi della ragazza si ridussero a due fessure. -Devo scatenare un altro paio di esplosioni, prima che voi vi decidiate a capire che sono stufa di essere lasciata da parte?- sibilò.

Vale la fissò per un lungo attimo, quasi valutando tutte le opzioni, quindi le si mise davanti. Era molto, molto più alto di Ariadne, che istintivamente si alzò sulle punte dei piedi.

-A tre condizioni- disse infine.

-Tutto quello che vuoi- ribatté pronta l'altra.

-Numero uno: si fa tutto quello che dico io, senza discutere. Se io ti dico di saltare, tu salti. Se ti dico di correre, corri. Se ti dico di nasconderti...

-... io mi nascondo- completò la ragazza- Numero due?

-Niente colpi di testa. Prima di prendere qualsiasi iniziativa, pensaci dieci volte. E poi chiedimi il permesso.

-Numero tre?

-Non ti staccherai da me nemmeno un istante. Se ti perdo di vista, anche per un solo secondo, non appena torneremo convincerò Redhent ad incatenarti al letto. Ci siamo intesi?

-Perfettamente- rispose Ariadne, che non aveva nessuna intenzione di obbedire.

Gli occhi di Vale si ridussero a due fessure. -Bene. Andiamo, allora- si avviò verso la porta.- Derrick, tu rimani qui.

-Cosa?- sbottò l'altro. -Non voglio restare a parlarmi addosso!

-Magari in questo modo ti accorgerai di quanto irritante sia la tua parlantina.-Vale si assicurò meglio la spada alla cintura ed oltrepassò la soglia, seguito a ruota da Ariadne, i cui occhi brillavano per l'eccitazione.

 

L'oscurità del tunnel era un po' meno fitta, adesso, e Deine riusciva a distinguere la figura di Daywine davanti a lei. A pochi metri da loro, il tunnel si apriva sul mondo esterno, spargendo un debole chiarore nelle profondità del cunicolo.

-Ci siamo, Deine- Daywine indicò l'uscita.

I due ragazzi superarono l'apertura, e per un istante rimasero immobili, abbagliati dalla luce del sole. Attorno a loro, gli alberi si levavano alti, verdi contro lo sfondo di un azzurro intenso.

-Eccolo- questa volta fu Deine a indicare. Al di là degli alberi, la luce del sole lambiva un edificio di cemento basso e rettangolare, completamente circondato dalla boscaglia.

-Avevi ragione tu- commentò Daywine-Somiglia al Laboratorio.

I due ragazzi superarono la distanza che li separava dal complesso con cautela, trasalendo ogni volta che i loro piedi urtavano troppo violentemente il terreno. In breve si ritrovarono a ridosso di una parete, nascosti dall'ombra protettiva del muro.

-Secondo te, è sorvegliato?- domandò Deine.

-Penso di sì- rispose Daywine. -Ma non vedo guardie- disse, dopo essersi cautamente sporto.

Deine sentì lo stomaco attorcigliarsi. Adesso era sicura che fosse una trappola.

-Beh, entriamo?- chiese Daywine.

Deine annuì, e i due strisciarono lungo il muro finché non trovarono una finestra. Rapidamente, Daywine ne scassinò la serratura, e s'isso finò a poter scivolare all'interno, seguito a ruota da Deine.

L'interno era buio, asfittico, e gelido. C'era qualcosa di inquietante nell'atmosfera, un senso di oppressione che superava persino quello trasmesso dalla Cava. La luce delle lampade al neon appese al soffitto bastava appena a penetrare l'oscurità che gli avvolgeva da ogni dove. Quando si mossero, i loro passi risuonarono innaturalmente forti nel silenzio gelido che li circondava.

Attraversarono il corridoio per sbucare in una stanza ampia, dalla forma rettangolare. Anche da quella, come nel Laboratorio originale, partivano diversi corridoi.

-E adesso dove dovremmo andare?- si chiese Deine.

-Da nessuna parte, bellezza- le rispose una voce dietro di lei.

La ragazza si voltò di scatto, e si ritrovò la canna di un fucile a pochi centimetri dal viso. Dietro di lei, sentì Daywine irrigidirsi, mentre un gruppo di uomini armati li circondava.

-Però- commentò uno di loro. -Non credevo che la Ribellione avrebbe mandato dei poppanti.

Deine strinse la mascella. -Poppanti?- ringhiò. -Non credo proprio...

Si mosse, più veloce di quanto avrebbero potuto pensare, e con uno scatto metallico tre artigli di acciaio affilatissimo fuoriuscirono dalle sue nocche, squarciando la gola dell'uomo che la teneva sotto tiro. Con un calcio, Deine allontanò un suo compagno e lo mandò a sbattere contro un alto soldato.

Dietro di lei, Daywine si era mosso altrettanto rapidamente, estraendo la pistola con un unico movimento fluido e freddando i due soldati davanti a lui. Uno degll uomini si scagliò contro di lui e Daywine lo afferrò per un braccio, mentre col taglio dell'altra mano gli assestava un colpo al lato del collo.

Attorno a loro, i sorveglianti del luogo avevano preso a sparare. Deine si abbassò per sferrare una decisa gomitata nello stomaco di un avversario. Si alzò, compì una mezza torsione col busto, e gli artigli disegnarono uno squarcio rosso sul petto di un sorvegliante.

Un proiettile la colpì di striscio, e Deine sussultò nel sentire la pelle bruciare. Approffittando della sua distrazione, un soldato le si scagliò adddosso, mandandola sul pavimento. Deine lo colpì con una testata, un fiotto di sangue che le schizzava in faccia. L'uomo allentò la presa, e Deine lo pugnalò dritto al centro del petto.

Il cadavere le si accasciò sopra, senza vita, ma prima che lei potesse muoversi, qualcuno lo tolse da sopra di lei, e Deine si trovò davanti il volto stravolto di Daywine.

-Corri!- le gridò, tirandola su con uno strattone. Senza lasciarle il braccio, scattò tra il sibilo degli spari, e i due s'infilarono nel corridoio che avevano imboccato poco prima.

Si appoggiarono al muro, ansimanti, mentre i passi dei nemici si facevano più vicini.

-Sai, credo che Vale avesse ragione- esalò Daywine- Era davvero una trappola.

Deine si limitò a lanciargli una sola occhiata rovente, prima di partire in corsa nel buio del corridoio.

 

Salve a tutti!

Innanzitutto, vorrei scusarmi per il vergognoso ritardo nell'aggiornamento; la scuola mi ha inghiottita nel suo turbine. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e se vi sembra che la conclusione del capitolo sia un po' a cavolo, sappiate che è perché il grosso degli eventi deve svolgersi nel prossimo capitolo (eh, sì, questa volta s'inizia col botto!).

E poi vorrei chiedervi un'altra cosa: compatite Daywine. Dopotutto, ha diciassette anni, è nella cosidetta “età cretina” (disse dall'alto dei suoi... quasi diciassette anni? Comunque XD). Anche perché quelle di questo capitolo non saranno le uniche cavolate che farà.

Un bacio a tutti,

Saitou

 

 

 

 

 

  
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