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Autore: breath    05/10/2014    4 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"You got to meet me
 Your eyes are running
 And no one sees that
 How everyone goes

 And if you're lookin' for some kind of feeling
 You're taking every chance
 I see that by the evening
 And we'll be long gone
 I will be long gone."
| Benjamin Booker - By The Evening |



Bonnie aprì l'anta del frigorifero e prese due birre fredde, le mise sul tavolo e le aprì per poi andare in camera di Cassie, seguendo la fonte della musica che da ore regnava sovrana nell'appartamento.
- Queste sono le ultime due- disse porgendone una all'amica che la guardò sorpresa.
- Ma come? Ne avevamo almeno sei!- 
- Siamo chiuse in questa stanza da stamattina, mi sorprende che ci abbiamo messo tanto a finirle!- replicò la mora abbandonando la bottiglia appena iniziata per terra e avvicinandosi al letto letteralmente sommerso dall'intero contenuto dell'armadio di Cassie.
- Allora dobbiamo comprarne delle altre o non riusciremo mai a finire, abbiamo bisogno di energia- stava intanto dicendo quest'ultima appoggiando la fredda superficie del vetro contro la fronte in cerca di un po' di ristoro dal caldo.
- Ci vorrebbe un bel caffè allora- disse Bonnie piegando una maglietta color pesca e riponendola in una delle due grandi valigie che giacevano aperte sul pavimento.
- La birra è più buona... ed è fredda- replicò Cassie schioccando rumorosamente la lingua contro il palato e riservandole un'occhiata complice.
- E' vero, non ero più abituata a passare così tanto tempo in questo forno.- 
Si passò una mano sulla fronte sudata e si chinò per prendere un altro sorso di birra.
- Ah la signorina si era abituata a stare in una bella casa fresca in collina eh!- disse Cassie con tono scherzoso, ricevendo una maglietta in faccia.
- Anche tu non è che passassi più tanto tempo qui- disse poco dopo Bonnie per poi aggiungere cauta
- L'hai detto a Rob?-
- Cosa? Che vado tre mesi in Giappone? Sì e non l'ha presa benissimo- disse la bionda sconsolata.
- Naturalmente è contento per me perché ha capito che è una grande opportunità per me, mi avvantaggerà rispetto alle altre interpreti che si limitano ad andare in Europa ma tre mesi sono lunghi e un rapporto a distanza spaventa entrambi.- 
Il suo sguardo si perse fuori dalla finestra, come sperando di intravedere una soluzione nel paesaggio che si presentava fuori da essa.
- Quindi cosa avete deciso?- 
- Che rimarremo insieme per adesso, che ci proveremo... non so se sia la cosa migliore da fare ma è l'unica, non riesco a immaginarmi senza di lui.- 
Fece una pausa abbassando lo sguardo e poi rivelò
- Mi aveva chiesto di andare a vivere insieme.- 
Bonnie la raggiunse e la abbracciò, con tanto slancio, dato sia dalla voglia di consolarla che dalla sbronza, che entrambe caddero sul letto sopra i vestiti, non potendo a quel punto fare a meno di scoppiare a ridere. 
Quando le risa cessarono si guardarono con le lacrime agli occhi e le mani sulle pance doloranti, il breve momento di tristezza era già stato sepolto sotto strati di risate. 
- Vedrai che ce la farete, giorno per giorno, non ho mai visto nessuno come voi due, sprizzate amore da tutte le parti- disse poi la mora attorcigliandosi tra le dita una bionda ciocca dei capelli dell'amica e scatenando le sue risate.
- Vuoi dire che siamo come una di quelle coppie tutte amorino mio di qua e tesoruccio caro di là che prendevamo sempre in giro?-
- Forse un pochino-  rispose la mora ridacchiando e riparandosi con le mani mentre un imprecisato capo di abbigliamento volava in direzione della sua faccia.
- Guarda che anche tu e Slash non siete tanto meglio... e poi ogni volta che usciamo insieme sembra che siate sul punto di chiudervi da qualche parte per scopare! Mi ricordo ancora benissimo quella volta che vi abbiamo sorpreso in macchina!- disse Cassie puntando accusatrice, ma con tono scherzoso, l'indice contro di lei e facendo di nuovo scoppiare a ridere Bonnie.
- Dai è stata solo quella volta, avevamo entrambi alzato un po' il gomito... e che ci posso fare se lui è sempre arrapato?- disse poi cercando di giustificarsi.
- Non lo è solo lui! Da quando state insieme anche tu sei più sfacciata nell'esprimere il tuo... chiamiamolo affetto- insistette la bionda maliziosa.
- E' che lui è così... diciamo coinvolgente- concluse infine. 
Non sapeva mai come definire bene a parole la miriade di sensazioni che Slash le provocava ogni volta che stavano insieme. 
Cassie sorrise furba e le fece l'occhiolino per poi sporgersi oltre il letto per prendere le loro birre e passarle la sua.
- Come sta andando in Arizona?-
- Non lo so, non sono riuscita a sentirlo, il nuovo lavoro mi sta prendendo via un sacco di tempo e quando ho provato a chiamarlo non sono riuscita a contattarlo... ma ho sentito Steve e mi ha detto che tutto sta andando bene.-
- E ci credi?-
- A dire il vero non lo so se devo fidarmi della sua parola, Steve ha un concetto relativo della parola bene, ma insomma penso che sia già una cosa positiva il fatto che abbia deciso di andarci no?- alzò la testa per trovare una conferma nell'amica. 
Non le aveva ancora detto niente ma non sapeva come avrebbe fatto tre mesi senza di lei, senza i suoi consigli e la sua presenza, sempre pronta a sorreggerla o semplicemente ad allungarle un pacco di biscotti.
- Beh dopo quello che è successo quella notte sarebbe stato veramente assurdo se non avesse deciso di fare qualcosa.-
- Non farmi ricordare quella notte, ti prego- disse la ragazza risvegliando involontariamente quei brutti ricordi.
- Giusto, scusa... dai continuiamo a fare queste benedette valigie o non finiremo più.- 
Le due si alzarono dal letto e, cercando di dimenticare quegli ultimi istanti, ripresero a piegare i vestiti e metterli, insieme agli altri effetti personali di Cassie, nelle valigie.

- Bonnie io vado al 7 Eleven a prendere delle altre birre, vuoi qualcos'altro?- la voce di Cassie la raggiunse dal corridoio.
- Sigarette! E non metterci troppo che qui sto facendo tutto io- le gridò in risposta per poi sentire la porta chiudersi. 
Si sedette stancamente sul letto e cominciò a riporre le ultime cose rimaste nella valigia ma le lasciò subito perdere quando sentì squillare il telefono. 
Si precipitò in salotto e alzò subito la cornetta sperando di sentire una voce a lei ben conosciuta.
- Bonnie?- fu invece la profonda voce di Axl a raggiungere le sue orecchie, non poté frenare la delusione che nacque in lei. 
- Sì sono io, tutto bene?- Axl non l'aveva mai chiamata e uno strano, brutto presentimento si fece strada in lei spezzando l'allegria che aveva caratterizzato quella giornata.
- Non proprio, Slash ha avuto un po' di problemi in Arizona...- 
A quelle parole sentì la terra mancarle sotto i piedi, appoggiò una mano al muro, come per sostenersi nel caso in cui le gambe le fossero veramente cedute, e con l'altra strinse più forte il telefono.
- Che tipo di problemi?- cercò di mantenere un tono calmo, magari era subito saltata a conclusioni affrettate e forse Axl si riferiva solo a semplici rompicapi che non avevano niente a che fare con l'argomento droga.
- Del tipo che si è portato con lui una montagna di eroina e cocaina e ha passato le giornate a sballarsi così tanto che ha cominciato a farsi non so che trip e prima ha distrutto il bagno rompendo la doccia poi ha deciso di farsi una corsetta per il resort nudo come un verme urlando che qualcosa lo stava inseguendo e usando le altre persone come scudi umani.- 
La voce del rosso pareva enormemente seccata nel raccontare cosa era successo con una lenta cadenza accompagnata infine da uno sbuffo. 
Bonnie rimase in silenzio, troppo sconvolta per dire niente, ammutolita per il fatto che la scenario che temeva di più, quello che aveva paura di ricreare anche nella sua testa sotto forma di una brutta fantasia, si fosse veramente verificato. 
Si sedette per terra stringendosi le ginocchia e cercando di elaborare quello che il cantante le aveva appena detto. Lei aveva veramente creduto che Slash ci avrebbe provato, che il suo decidere di andare via significasse che sarebbe riuscito a ripulirsi ma ora veniva a sapere che le sue parole non erano mai state sincere, che le aveva mentito facendola sperare in un suo miglioramento ed aveva semplicemente cambiato il posto in cui devastarsi. 
Sentì di nuovo che tutte le emozioni negative, che in quei giorni sembravano averle dato un po' di tregua, tornavano a farsi sentire con la stessa intensità di prima, se non più forti. Le parole di Axl erano state come sale sparso su ferite che stavano guarendo. 
Pensò che doveva aspettarselo: non era riuscita a parlarci per tutto quel tempo, avrebbe dovuto immaginarsi che qualcosa era andato storto e si diede della stupida perché era stata un'illusa, perché aveva creduto alle sue parole e aveva sperato.
- Ci sei ancora?- la voce di Axl la risvegliò. 
- Sì ci sono- rispose a fatica cercando di mantenere una voce ferma. 
- Ti ho chiamata perché domani arriverà a Los Angeles e abbiamo organizzato una riunione al Sunset Marquis per parlargli e convincerlo ad andare in riabilitazione, questa cosa non è più accettabile.-
- Ok, va bene- rispondeva come un'automa torturando il filo del telefono, il capo appoggiato contro il muro, gli occhi chiusi e un groppo nella gola che faceva ogni secondo più male rendendole faticoso non solo parlare ma anche respirare.
- Dovesti esserci anche tu, più persone ci sono e meglio sarà, non potrà sfuggirci.-
- Va bene, a che ora?- la sua voce malferma non sfuggì al rosso, il cui tono divenne più gentile.
- Alle tre... io e Izzy non ci saremo, lui deve essere a casa per la visita mensile di quei stronzi che vogliono controllare che sia pulito.-
- Tu invece?-
- Erin ha la visita in ospedale e devo andare con lei- disse il rosso, non riuscendo a mascherare più di tanto la gioia che la gravidanza della sua ragazza, nonostante tutti i problemi che i due avevano, gli aveva procurato.
- Ok allora domani al Sunset Marquis alle tre- ripeté Bonnie sospirando. 
Sentì un lungo silenzio provenire dall'altra parte della cornetta e pensò che la linea fosse caduta ma poi risentì la voce di Axl, bassa ed incerta.
- Vedrai che si ripulirà, in un modo o nell'altro... non preoccuparti.-
- Ok- rispose semplicemente lei, in quel momento non si sentiva in grado di articolare una parola più lunga di quella, per poi salutarlo ed agganciare.
- Eccomi, visto che non ci ho messo tanto?- in quel momento la porta si aprì e Cassie entrò nell'appartamento con un sacchetto in mano. Sacchetto che abbandonò per terra per correre verso l'amica che era seduta per terra, la testa sulle ginocchia piegate, che abbracciava con le braccia, e il corpo scosso dai singhiozzi.

Bonnie parcheggiò la macchina nel parcheggio del Sunset Marquis e scese stancamente facendosi aria con una copia del RIP. In quei giorni, anche se erano a metà Novembre, Los Angeles era un forno e l'impianto d'aria condizionata della sua macchina aveva deciso di non funzionare più quella mattina, costringendola a fare dei viaggi in macchina che somigliavano più che altro a saune. 
Poche ore prima aveva accompagnato Cassie all'aeroporto insieme a Robert. Il viaggio era stato segnato dal silenzio, nessuno dei tre era particolarmente allegro e le parole proferite erano state poche perché ognuno era troppo perso nei suoi pensieri per intavolare una conversazione degna di questo nome e dire non solo poche, banali parole su argomenti come il tempo o imprecazioni contro l'impianto di condizionamento. 
Poco prima di partire Cassie aveva abbracciato forte l'amica accarezzandole i capelli come era sempre solita fare per confortarla e le aveva detto, con tono incoraggiante ma con gli occhi lucidi, che tutto sarebbe andato per il meglio, che l'avrebbe chiamata ogni giorno e che quei tre mesi sarebbero volati. 
Bonnie si era limitata ad annuire, a stringerla forte, come una bambina che si attacca disperatamente alla madre prima di lasciarla. Infine aveva sorriso e le aveva raccomandato di divertirsi senza preoccuparsi troppo poi si era allontanata di qualche passo per lasciare alla bionda e a Rob lo spazio per salutarsi.
Dopo la partenza di Cassie i due si erano diretti di nuovo verso la macchina e, finestrini abbassati e musica alta, erano tornati verso il centro cercando di distrarsi parlando di musica. Bonnie lo aveva riportato a casa e infine si era diretta verso l'albergo che conosceva abbastanza bene visto che le era capitato di fare dei servizi fotografici lì. 

Una volta entrata nell'edificio tirò un sospiro di sollievo nel sentire il fresco che vi regnava dentro e si diresse verso la reception mettendosi sulla testa gli occhiali da sole che prima coprivano i suoi occhi. Chiese quale fosse la camera e aspettò mentre la receptionist chiamava per chiedere conferma che la stessero aspettando.
Una volta che le dissero il numero e il piano della camera, si avviò verso l'ascensore, non riuscendo più ad ignorare l'angoscia che dal pomeriggio precedente l'aveva attanagliata. 
Si appoggiò al muro dell'ascensore e si diede una rapida occhiata allo specchio osservando il suo viso segnato dalla stanchezza che neanche il trucco era riuscito a mascherare più di tanto. 
Avrebbe potuto provare con tutta se stessa a nascondere lo sconvolgimento di cui era preda ma il suo viso sarebbe stato un testimone fin troppo sincero della notte quasi insonne che aveva passato rigirandosi nel letto, troppo accaldata e tormentata dai pensieri per riuscire a dormire un sonno tranquillo.
L'ascensore si fermò e lei si diresse verso la suite bussando leggermente sul legno dipinto di bianco. La porta si aprì e il viso di Alan le apparve davanti, serio e segnato dal nervosismo che non riusciva a mascherare più di tanto
- ah, mancavi solo tu- le disse scostandosi dall'ingresso per farla entrare.
Dentro l'ampia, lussuosa stanza illuminata dalle ampie finestre che offrivano una vista mozzafiato della città, erano presenti una quindicina di persone. Alcune erano in piedi con un bicchiere o una sigaretta tra le dita, altre invece erano sedute sui due divanetti messi uno di fronte all'altro e divisi da un basso tavolino di legno chiaro. 
Su uno di questi c'era Steven, il viso teso e lo sguardo scattante, le mani che, sebbene fossero appoggiate sulle gambe accavallate, non riuscivano a mascherare un tremito incontrollabile. 
Vicino a lui era seduto Doug che stava parlando al telefono, Bonnie sentì che a un certo punto pronunciava il nome di Axl. 
Ultimamente il cantante e il road manager avevano stretto un rapporto molto esclusivo. Axl si affidava a lui per quasi qualsiasi cosa, dall'autista che avrebbe dovuto portare lui ed Erin alle visite mediche fino alle comunicazioni agli altri membri della band. 
Quando la vide le fece un semplice cenno con il capo e continuò a parlare al telefono allora Bonnie si diresse verso Steven per poi sedersi accanto a lui salutandolo con un bacio sulla guancia. 
Lui la strinse a sé e poi sbuffò impaziente prima di prendere un bicchiere pieno di Jim Beam appoggiato sul tavolo.
Il ghiaccio nel bicchiere tintinnava sbattendo contro la superficie di vetro che stringeva forte tra le mani tremanti.
Bonnie lanciò un'occhiata a quelle mani che tradivano ogni tentativo del biondo di sembrare normale e frugò nella borsa alla ricerca delle sigarette, anelando a quella calma fasulla che le avrebbero procurato. Se ne accese una inspirando profondamente poi si alzò e si diresse verso il minibar per versarsi anche lei un bicchiere del liquido ambrato. 
Mentre stava mettendo i cubetti di ghiaccio nel bicchiere una voce femminile la raggiunse alle spalle.
- Non credo che ci abbiano presentate, tu sei Bonnie vero?- si girò di tre quarti e incontrò un viso gentile e segnato da un tipo di bellezza fiera che neanche l'età riusciva a vincere. 
La donna le tendeva la mano e Bonnie, lasciato il bicchiere sul ripiano bar, la strinse prontamente.
- Sì, sono io.-
- Io sono Ola, la madre di Saul- le disse poi la donna, anche se Bonnie aveva indovinato subito la sua identità, aveva la stessa chioma folta del figlio e lo stesso sguardo acceso e curioso.
- Mi dispiace che non ci sia ancora stata l'occasione per conoscerci, sono sempre via per lavoro, ma Saul mi ha detto qualcosa di una misteriosa nuova ragazza- le disse poi sorridendole, rendendo così evidente quanto il suo sorriso assomigliasse a quello del figlio, e facendole l'occhiolino.
- Anche Slash mi ha parlato molto di lei- disse la ragazza sforzandosi di sorridere. Era vero, nelle lunghe notti che avevano passato insieme a bere e chiacchierare il riccio le aveva parlato della sua famiglia e, sebbene il suo tono fosse tinto da sfumature più intense di affetto quando parlava della nonna, la ragazza aveva capito che era profondamente legato anche alla madre. 
Ola assunse un'espressione stupita, come se non se non si fosse minimamente aspettata di sentire quella parole.
- Saul mi aveva detto che eri molto bella ma non che fossi anche così educata- disse guardandola con interesse per poi distogliere lo sguardo, avendo notato che quei complimenti inaspettati l'avevano imbarazzata, e versarsi anche lei un po' di liquore in un bicchiere mentre aggiungeva con tono più serio.
- Senti, io so di non essere mai stata una madre molto presente ma non riesco a credere che sia arrivato al punto che sia diventata necessaria una riunione del genere per convincerlo ad andare in riabilitazione. Non mi sembra che abbia mai esagerato ma io non lo vedo molto quindi non mi accorgo di queste cose, tu invece magari lo vedi più spesso e ti sei accorta di qualcosa...- Bonnie abbassò lo sguardo non sapendo cosa dire. 
Come avrebbe potuto dire alla madre del suo ragazzo, per giunta appena conosciuta, che il figlio era un tossico in piena regola? Che si alzava la mattina bevendo e tirando su per poi continuare con questo ritmo per tutto il giorno? Come faceva a dirle che vedeva esseri che non esistevano e passava le notti vagando per casa armato e in preda alle allucinazioni più inquietanti?   
- Lui... - lanciò uno sguardo a Steven ancora seduto sul divano e poi agli altri presenti nella stanza, assicurandosi che nessuno fosse a portata d'orecchio. 
- Ultimamente le cose con la band non vanno tanto bene e penso che questo sia il suo modo per allontanarsi dai problemi e dall'irrequietezza che il non essere più in tour gli provoca. E' solo che non riesce a trovare il limite e ormai questa cosa lo sta solo distruggendo- disse infine, scegliendo di essere sincera. 
Ola annuì seria, studiando il suo viso, poi prese un altro sorso dal suo bicchiere.
- E pensi che approcciarlo così, metterlo all'angolo senza lasciargli via di scampo sia la cosa migliore?- chiese poi, sinceramente interessata al parere della ragazza.
- Non lo penso, se non ne è convinto per primo lui non penso che questa cosa funzionerà ma...- si passò una mano tra i capelli sospirando e cercando di non dare troppo a vedere quanta sofferenza le stesse procurando quella situazione. 
- Penso che non ci sia più nessun'altra cosa da fare a questo punto, ho provato a parlargliene ma lui è testardo e odia fare quello che altri gli impongono ma d'altra parte, continuando così...- inspirò profondamente chiudendo gli occhi, doveva calmarsi prima di lasciare uscire dalla sua bocca quelle parole che avevano preso forma nella sua testa. 
- Continuando così non so fino a quando... il suo fisico resisterà- disse infine, distogliendo lo sguardo dalla donna davanti a lei e finendo in un sorso quello che era rimasto del contenuto del bicchiere. 
Sentì comunque sulla pelle lo sguardo di Ola che la fissava in silenzio, probabilmente basita.
Fu salvata dai suoi penetranti occhi scuri quando la porta si aprì e Duff fece il suo ingresso nella camera, anche lui sul viso aveva un'espressione seria che raramente gli aveva visto addosso e che stonava con l'allegria che di solito lo caratterizzava. 
Dietro di lui c'era Slash, il viso ancora assonnato, probabilmente si era appena svegliato, su cui spiccava lo sconcerto nel vedere tutte quelle persone nella stanza e un piede fasciato, Steven le aveva detto che se lo era ferito  calpestando i vetri della doccia rotta, che rendeva la sua camminata fino a una poltrona lenta e zoppicante.
Si buttò su questa pesantemente e da quella posizione, scomposta ma allo stesso tempo fiera come quella di un leone, cominciò a guardare in silenzio gli altri, soffermandosi sul viso di ogni persona presente nella stanza. 
Quando Bonnie sentì infine il suo sguardo posarsi anche su di lei si sentì ancora più a disagio, come se fosse stata sporca, colpevole di un reato gravissimo. 
Sostenne quello sguardo accusatore cercando di mostrarsi forte e decisa ma poi lo abbassò e cominciò a torturare con la punta della scarpa la moquette che copriva il pavimento della stanza, non era riuscita a sopportare le recriminazioni che aveva letto nei suoi occhi.

Fu uno strazio assistere  a quella scena che anche a lei sembrò patetica, nonostante le buone intenzioni con cui era stata pensata ed organizzata.
Tutti i presenti nella stanza presero parola, uno per uno, per dire a Slash che si stava si stava rovinando, che non era più quello di una volta e che doveva andare in riabilitazione, concetto su cui Doug calcò molto nel suo discorso accalorato e che alla ragazza sembrò un po' troppo melodrammatico, tanto da risultare finto. 
Il ragazzo all'inizio ribatté ripetendo come al solito le stesse vuote giustificazioni ma poi, quando vide che i suoi soliti modi persuasivi non funzionavano più, si zittì e rimase in silenzio per tutto il tempo fumando e rivolgendo loro solo ogni tanto qualche sguardo bruciante. 
Bonnie non si era mossa di un millimetro, come il ragazzo fumava in silenzio ed ogni secondo che passava si sentiva sempre più a disagio perché capiva che quella cosa non avrebbe portato da nessuna parte, magari alla fine ci sarebbe andate davvero in riabilitazione perché costretto, Doug aveva chiaramente detto che era tutto già organizzato, ma non era per niente convinta che avrebbe funzionato. 
Lo stavano mettendo alle strette e, come un animale messo in gabbia, lui si sarebbe solo rivoltato contro di loro. 
Si rendeva conto che non era quello il modo per portarlo a smettere e si pentiva di trovarsi lì, sotto il suo sguardo che sentiva sulla pelle, sguardo che non riusciva a sostenere per più di qualche secondo. 
Ma d'altra parte neanche lei avrebbe saputo cosa fare, come affrontare quella situazione e capiva che forse, anche se sbagliato, quello era davvero l'unico modo. 
Il piede fasciato di Slash spiccava come un segnale luminoso ed attirava continuamente il suo sguardo portandola a chiedersi in maniera ossessiva cosa era successo durante la sua breve permanenza in Arizona. 
Accanto a lei neanche Ola diceva niente, si limitava a guardarsi intorno spaesata, bevendo dal suo bicchiere e ogni tanto andando verso la finestra per guardare silenziosa fuori.
- Qualcun altro vuole dire qualcosa?- chiese Alan quando un lungo silenzio scese nella camera, guardando verso Ola e poi verso Bonnie come per incoraggiarle a parlare. Bonnie sentì per la milionesima volta lo sguardo penetrante di Slash trapassarla, in attesa di sentire qualcosa uscire dalla sua bocca. 
Alzò il viso incrociando i suoi occhi scuri e poi come una codarda li abbassò di nuovo, decidendo di rimanere in silenzio: non sapeva cosa dire e sapeva che se avesse aperto bocca le sue parole sarebbero solo risultate vuote e banali, come quelle che aveva già sentito nell'ultima mezz'ora uscire fuori da altre bocche. 
Incrociò lo sguardo di Doug, che la guardava in attesa e con rimprovero sul viso severo, poi si accese un'altra sigaretta mentre il manager prendeva di nuovo parola.
- Slash tu devi andare in riabilitazione, non ci sono altre opzioni, è già tutto organizzato. Andrai in un'ottima struttura a Tucson che ha un eccellente programma di recupero e vedrai che starai meglio.- 
Slash guardò l'uomo dritto negli occhi con aria di sfida per quelli che sembrarono a tutti minuti interminabili poi il suo sguardo si spostò su Duff e infine su Steven, che agitato si muoveva sul divano, si vedeva lontano un miglio che l'unico pensiero del biondo in quel momento era quello di una dose.
- Mi pare di capire che non ho scelta no? Visto che, a quanto pare, sono tanto rovinato, al contrario di voi... - disse infine con tono ironico guardando di nuovo i due compagni di band che erano messi esattamente come lui, se non peggio. 
Doug e Alan tirarono un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole e poi cominciarono a riferire a Slash tutti i dettagli della sua partenza. Volevano che partisse quella sera stessa ma il riccio insistette per partire il mattino seguente dicendo che voleva almeno tornare per un paio d'ore a casa e preparare le sue cose, il che significava, Bonnie lo capì amaramente, che voleva passare la notte a sballarsi per bene. 
I due, ignari delle sue reali motivazioni, acconsentirono alla fine e poi se ne andarono, seguiti dopo poco dagli altri che, ora che lo scopo che li aveva riuniti lì era stato raggiunto, non vedevano il motivo di attardarsi ulteriormente, data l'aria pesante che si respirava nella stanza. 
Rimasero Duff, Ola, Slash e Bonnie, che non riusciva a muoversi dal posto che aveva occupato vicino al mobiletto degli alcolici né per andare dal riccio né per uscire da quella camera. 
Vide Ola avvicinarsi solare al figlio e sedersi accanto a lui per poi cominciare a parlarci tranquillamente, evitando accuratamente argomenti spinosi. 
Dopo un po' gli accarezzò i capelli, tanto simili ai suoi, con affetto e lo abbracciò prima di alzarsi ed avvicinarsi a Bonnie per abbracciare anche lei calorosamente, sorprendendola non poco. Al di là delle spalle della donna la mora incrociò di nuovo lo sguardo di Slash che stava osservando attentamente la scena.
- Tienilo anche tu un po' d'occhio ok?- si raccomandò con tono vivace facendole di nuovo l'occhiolino per poi voltarsi ed abbandonare quella stanza. 
- Duff mi dai un passaggio fino a casa?- chiese a quel punto il riccio, ignorando Bonnie deliberatamente.
- Sì certo- rispose il bassista guardando la ragazza incerto e spaesato: si aspettava che il chitarrista chiedesse a lei un passaggio. 
Slash si alzò a fatica dalla poltrona e si avviò lentamente, zoppicando, verso la porta. Bonnie lo guardava mordendosi a sangue il labbro inferiore, non sapendo cosa fare.
- Slash- lo richiamò infine con voce debole, che però risuonò forte nel silenzio della stanza. 
Lo vide fermarsi e poi girarsi verso di lei, rivolgendole uno sguardo pieno di sfida che la ammutolì.
- Cosa c'è?- le chiese scocciato.
- Uhm... vi lascio soli- disse Duff, che aveva assistito alla scena in silenzio, prima di uscire. Slash si accese un'altra sigaretta e la guardò senza tradire una certa impazienza.
- Come stai?- chiese infine Bonnie, non sapendo esattamente cosa dirgli ma sapendo di non volere che lui se ne andasse così, lasciandola lì con l'amaro in bocca.
- Una meraviglia- disse lui sarcastico, soffiando fuori il fumo.
- Hai organizzato tu questa cosa?- le chiese subito dopo senza abbandonare il tono pieno di sarcasmo. Bonnie scosse la testa. 
- Me l'ha detto ieri sera Axl, non ne sapevo niente... anzi a dire la verità non sapevo niente di quel che cazzo stava succedendo prima di ieri sera visto che tu non ti sei degnato di fare la fatica di alzare la cornetta per dirmi come te la passavi- non voleva aggredirlo a quel modo, come avevano fatto prima gli altri, ma non era riuscita a trattenere quelle parole che le erano sfuggite dalle labbra e la rabbia che quella situazione aveva fatto nascere in lei. 
Lui la guardò furioso poi rise, una risata senza gioia.
- Beh adesso lo sai no? Non sono riuscito a ripulirmi, non ho fatto quello che volevi.-
- Pensavo lo volessi anche tu- mormorò lei incrociando a disagio le braccia sul petto in segno di difesa. 
Come diavolo stava riuscendo lui, che era nel torto, a farla sentire colpevole? 
Come se lei l'avesse costretto a fare una cosa che non voleva mentre in realtà era lui che aveva avuto l'idea.
- Beh pensavi male.- 
- Quindi hai pensato bene di devastarti più del solito vero? Cosa hai visto che ti ha fatto correre per tutto il resort completamente nudo?- 
Dopo quelle parole e quel suo tono, tutta la colpevolezza che l'aveva inizialmente invasa era sbiadita e anche il suo tono aveva assunto tinte di sfida. Non era colpa sua, non poteva permettersi di incolparla per quel suo esilio volontario quando lei aveva solo voluto cercare di rallentare quella sua folle corsa verso il suicidio.
Il riccio sbuffò lanciandole un'occhiata di traverso e poi si sedette di nuovo, non riusciva a stare per troppo tempo in piedi.
- Sempre loro, solo che non erano più così amichevoli come le altre volte- disse infine freddo. 
Bonnie si sedette vicino a lui, cercando di diminuire anche fisicamente quel mare pieno di ostilità che li separava, e cercò i suoi occhi, magari se gli avesse mostrato che in realtà lei era dalla sua parte sarebbe riuscita a farlo ragionare e a fargli capire che quella in realtà sarebbe potuta essere un'opportunità per riprendere in mano la sua vita, per spodestare quel principe illegittimo che si era seduto su un trono che non gli apparteneva manipolandolo con false promesse di felicità. 
Ma lui le negò ostinatamente quello sguardo, quel punto di incontro, che lei stava cercando.
- Senti, neanche a me piace questa cosa ma forse a questo punto è l'unica strada da prendere o non riuscirai veramente più ad uscirne- disse allora scegliendo un tono arrendevole e morbido per fargli capire che gli era vicino.
- Sì che posso, se lo voglio- replicò lui testardo.
- Ma non vuoi- constatò lei con amarezza arrendendosi per l'ennesima volta davanti a quel muro.
- Non adesso, no... ma a quanto pare sono obbligato no?- la sua voce assunse di nuovo un tono sarcastico. 
Bonnie rimase in silenzio, non sapendo più cosa dire, si era aspettata che lui non la accogliesse con calore ma non aveva previsto tutta quella ostilità da parte sua. 
Era un terreno che non conosceva e non sapeva come muovercisi, le sembrava che qualcuno l'avesse appena bendata e lei stesse cercando di muoversi al buio su un terreno pieno di trappole.
- Ci vediamo- disse lui infine, alzandosi, senza rivolgerle più uno sguardo e poi andandosene verso la porta. 
Sentì i suoi passi lenti farsi sempre più lontani, la porta aprirsi e poi chiudersi rumorosamente lasciandola sola in quella grande stanza.


Buongiorno! Vi allieto la domenica con un altro capitolaccio pieno di gioia ed amore :P
A parte gli scherzi, non ho raccontato più dettagliatamente quello che è successo in Arizona perché Bonnie non era presente ed alla fine è lei la protagonista ma mi sono fiondata subito a raccontare la riunione organizzata per convincere Slash ad andare in riabilitazione. Fa una breve comparsa anche Ola, Slash dice che alla riunione sembrava più che altro un pesce fuor d'acqua io mi sono attenuta a quello che diceva lui. Spero di averla resa abbastanza verosimile, comunque io me la immagino così: una madre che vuole bene al figlio ma che allo stesso tempo è incredibilmente distratta, presa dal proprio lavoro. Inoltre è una figlia degli anni '60/'70 quindi ha un rapporto diverso nei confronti della droga (basta pensare che, quando era appena adolescente o qualcosa del genere, Slash si faceva le canne insieme a lei) per questo a mio parere non sembra più di tanto preoccupata. 
Per quanto riguarda la gravidanza di Erin, lo so, sono mesi avanti perché lei è rimasta incinta più tardi, se non sbaglio dopo essersi sposata con Axl. Comunque vi avevo già avvisati del fatto che per quanto riguarda la storia personale di quei due sono abbastanza ignorante, chiedo perdono.
Infine (poi concludo, promesso) so che molte forse hanno sperato che Bonnie si dimostrasse un po' più cazzuta nei confronti di questa situazione e che prendesse Slash per le orecchie o cose simili e, nel caso in cui lo abbiate pensato, vi ricordo che Bonnie non è perfetta, è una normalissima ragazza, peraltro ancora giovane, che si ritrova a dover fare i conti con una cosa del genere e non è che esista un manuale "Come comportarsi se il tuo ragazzo, chitarrista di un gruppo famoso, è un tossico" quindi anche lei fa quello che può ma non sempre si comporta in modo perfetto.
Detto ciò e concluse queste note infinite, spero come al solito che il capitolo vi sia piaciuto, le recensioni sono sempre ben accette e mi rifarò sentire con il prossimo o a metà settimana o nel weekend, come al solito.

Breath
  
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