Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: sbriashi    05/10/2014    0 recensioni
Juliet Lewis è una trentenne inglese che vive a New York, lavora come cameriera in un ristorante e pensa che l'uomo perfetto non esista. Ma quando tornerà a Brighton per il compleanno della sua migliore amica si accorgerà che si sbagliava e la sua vita subirà una svolta inaspettata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo mi svegliai di mal umore. Non c'era un motivo preciso per non essere serena, ero giù di morale senza ragione. Forse perché stavo iniziando a provare qualcosa per qualcuno che non era Logan. Rimossi subito quel ridicolo pensiero dalla mia mente e corsi in bagno a prepararmi per la colazione.
Uscii dalla mia camera, presi l'ascensore e mi diressi verso la hall dell'albergo. Mentre camminavo spedita, la signora che stava dietro il bancone della reception attirò la mia attenzione.
«Mi scusi, è lei la signorina Lewis della stanza 109?» mi domandò gentilmente.
La osservai all'iniziò un po' disorientata ma poi annuii.
«Ho qualcosa per lei.»
Mi fece segno di aspettare, poi si abbassò e frugò in un cassetto fino a che non tirò fuori un piccolo biglietto piegato in due parti.
«Ecco, tenga.»
Me lo porse ed io lo afferrai delicatamente ancora non molto convinta.
«Che cos'è?» le chiesi mettendo in mostra il biglietto davanti a lei.
«Mi dispiace, non lo so. Lo hanno consegnato al mio collega ieri notte e stamattina quando sono arrivata per cominciare il mio turno mi ha consegnato questo dicendomi di darlo a lei.»
«Oh, ho capito. Beh, grazie lo stesso.»
Dopo aver salutato quella gentile signora mi diressi verso l'entrata ed uscii a prendere un po' d'aria. Appena fui certa che non ci fosse nessun tipo sospetto nei paraggi decisi di aprire il biglietto.
 
Ti andrebbe di vederci?
Ti aspetto a mezzogiorno davanti alla fermata di Russell Square
Io sarò puntuale, e tu?
 
 
Lo lessi e rilessi almeno venti volte prima di rendermi conto della situazione. Non avevo assolutamente idea di chi poteva essere. Pensai a Tom ma non gli avevo minimamente accennato dove io alloggiassi. Il mio non era l'unico albergo in tutta Londra, capiamoci.
Forse Harry? Ma non era da lui fare una cosa del genere. Il mio numero ce l'aveva, avrebbe potuto semplicemente chiamarmi.
Rosie? È la mia migliore amica, se voleva vedermi non mi chiedeva un appuntamento.
E se fosse stato Luke? Oh, merda. Forse mi ero sbagliata su di lui, forse non era così bravo come sembrava e voleva tradire Rosie con la sua migliore amica.
Sbuffai rumorosamente ormai rimasta a corto di sospettati. Poi ad un certo punto si accese come una lampadina sopra la mia testa: Logan. L'altra sera non si era fatto sentire per niente ed il pomeriggio si comportava in modo strano al telefono. E se mi avesse fatto una sorpresa? Lui era l'unico tranne Rosie a sapere dove mi trovassi esattamente. Non poteva essere altrimenti, si trattava di lui.
Avrei voluto telefonargli, magari anche per mandargli all'aria i piani e dirgli che avevo già capito tutto. Oppure avrei fatto finta di niente e mi sarei finta sorpresa appena lo avrei visto. Dopodiché avremmo pranzato insieme e passato una giornata meravigliosa a Londra. E finalmente con questo gesto si sarebbe davvero dimostrato l'uomo perfetto.
 
Infilai il piccolo foglio nella tasca della mia giacca stando attenta a non sgualcirlo e mi fiondai subito a fare colazione nel primo locale Starbucks che trovai. Mi gustai il mio solito caffè mattutino stravaccata su uno dei divanetti del negozio con lo sguardo perso nel vuoto, ancora troppo ansiosa per quell'invito misterioso.
Approfittai della rete libera ed entrai sul mio profilo Facebook. Scorsi un po' di notizie non molto interessati sulla Home quando mi accorsi di avere un messaggio non visualizzato. Aprii la chat ed era Harry.
 
Harry:
Divertita ieri sera?
Juliet:
La festa più emozionante della mia vita. E tu?
Harry:
Qualche bicchiere in più non mi avrebbe fatto male.
Juliet:
E poi come saresti tornato a casa? Strisciando?
Harry:
Fino a Brighton? Un po' difficile.
Juliet:
Potevi rimanere a Londra con noi!
Harry:
Certo! L'unico idiota tra le coppiette.
Juliet:
Quali coppiette?
Harry:
Non far finta di non capire!
Juliet:
Smettila di pensare male.
Harry:
E tu smettila di negare che ti piace Tom.
Juliet:
Oh mio Dio! Siamo solo AMICI.
Harry:
Si, come dici tu ;)
 
Chiusi l'applicazione sbuffando, lasciando il mio amico senza una risposta. Quel ragazzo mi stava facendo impazzire. Decisi che presto o tardi avrei ucciso sia lui che Tom.
Quando controllai l'ora capii che era venuto il momento di prendere la metro o avrei fatto tardi all'appuntamento. Mi aveva praticamente imposto implicitamente di non ritardare quindi feci tutto in fretta e furia.
Mentre mi avvicinavo sempre di più al luogo di incontro mi saliva l'ansia ed anche la nausea. Una parte di me era sicura che fosse Logan ma l'altra aveva qualche dubbio. In fin dei conti era pur sempre un appuntamento al buio ed io... l'avevo accettato veramente?
Più cercavo di non pensarci e più mi sentivo a disagio. Osservavo ogni singolo passante in cerca di uno sguardo familiare, in cerca di una conferma. Ma non trovai niente di tutto ciò.
Finalmente intravidi la fermata della metro in Russell Square ed inspirai profondamente prima di ricominciare a camminare. Il cuore mi pulsava all'impazzata e non aveva alcuna intenzione di calmarsi, come me d'altronde. Non riuscivo a tranquillizzarmi in nessun modo, era incredibile.
Arrivata a destinazione mi guardai un po' intorno ma non riconobbi nessuno, così controllai l'ora e realizzai di essere arrivata in anticipo di quasi dieci minuti. All'improvviso il suono del mio telefono mi fece sobbalzare ma mi calmai appena vidi che si trattava di Rosie. Mi aveva scritto che avrebbe preso il treno delle 17:00 per tornare a Brighton e mi chiedeva se avessi intenzione di andare insieme a lei. Prima che potessi risponderle mi dovetti bloccare.
«Non pensavo che saresti venuta sul serio.»
Una voce calma e profonda che proveniva da dietro di me mi fece mancare il respiro e mi voltai di scatto quasi spaventata.
Una volta che lo vidi il mio cuore smise di battere all'impazzata, si fermò proprio. Osservai quegli occhi così simili ai miei ed in un attimo mi ci persi dentro. Quel sorriso mi faceva sciogliere come neve al sole e mi faceva impazzire il fatto che non potevo fare niente per impedirlo.
«Tom?»
Non sapevo se essere delusa o felice. Nel dubbio decisi di essere arrabbiata. Io uscivo con Logan quindi Tom non poteva permettersi di comportarsi come l'uomo dei miei sogni. Non poteva e basta.
«Non l'avevi capito?»
No, Hiddleston. Non l'avevo capito!
«No, insomma... come hai fatto a sapere il nome del mio hotel? E perché quel biglietto? Cioè... Dai! No, no, no... sto impazzendo!»
Tom mi uccise ulteriormente con la sua dolce e buffa risata. Dovevo avere proprio un'aria stupida.
«L'ho chiesto a Rosie, ma non potevo chiederle anche il tuo numero. Sarei sembrato troppo sfacciato.»
Aveva chiesto il nome dell'albergo alla mia migliore amica. Perché non ci ero arrivata subito?
«Ho capito. Adesso spiegami perché il biglietto era anonimo!» esclamai quasi urlando sventolandogli il pezzo di carta davanti gli occhi.
«Sinceramente? Non lo so, mi piaceva l'idea di farti scervellare per cercare di capire chi fossi.»
Sospirai rassegnata al fatto che non ci avevo indovinato affatto e che Tom era riuscito nel suo intento. Ma quindi, aspettate un attimo... ero ad un altro appuntamento con Tom Hiddleston? Stavolta però uno vero, dove eravamo soltanto io e lui.
«Bene, ci sei riuscito! Adesso però che facciamo?» gli chiesi nervosa mentre stavo andando nel panico più totale.
«Ti porto a pranzo. Conosco un locale molto carino dietro l'angolo, vieni?»
Allungò un braccio verso di me e mi porse la sua mano, in attesa che io l'afferrassi. Senza pensarci gliela strinsi ed iniziammo a camminare insieme. Non esitai un secondo ad andare con lui e questo mi fece riflettere. Che diavolo stavo facendo? Mi stavo facendo mettere i piedi in testa da quei sentimenti che avrei dovuto sopprimere?
 
Più tardi mi ritrovai a mangiare Fish & Chips insieme a Tom in un piccolo pub situato dietro la fermata della metropolitana a Russell Square. Il posto era veramente carino però sinceramente mi aspettavo un po' di più da un attore famoso come lui. Quel locale era fin troppo economico.
«Guarda che puoi parlare, non ti mangio.» mi disse lui ad un certo punto.
In effetti non avevo gran voglia di conversare, ero troppo impegnata a lottare contro i miei sentimenti.
«Scusami, oggi sono un po' così.»
Incrociò le braccia e le poggiò sul tavolo.
«Così come?» mi domandò un secondo prima di sorseggiare un po' della sua birra. Io mi limitai a sospirare senza guardarlo negli occhi.
«Senza voglia di vivere.»
Tom rise per un nanosecondo e poi tornò serio.
«Beh, pensa che fra due giorni sarai di nuovo a New York.»
Finalmente alzai il viso e lo guardai dritto in faccia.
«E questo dovrebbe farmi stare meglio?»
Alzò un sopracciglio e si allontanò dal tavolo appoggiando tutta la schiena alla sedia.
«Allora vorresti rimanere qua?»
«No, non lo so... un po' mi manca New York.»
Abbassai di nuovo lo sguardo con un'aria un po' triste. Mi stavo abituando di nuovo all'Inghilterra, alla mia casa, ai miei vecchi amici... sì, anche a Tom. Tornare in America voleva dire ricominciare a lavorare, stare da sola quasi tutti i giorni, lavorare, uscire con un ragazzo di cui sapevo soltanto il nome e lavorare.
«Che cosa fai di bello là?» cambiò argomento, forse aveva notato il mio sguardo malinconico.
«A parte lavorare? Niente di che. La mattina di solito esco a fare colazione con una mia collega, dopo pranzo faccio la mia passeggiata quotidiana a Central Park e poi inizio a lavorare.»
Osservai Tom e sembrava molto interessato a ciò che dicevo. Forse stava solo fingendo ma anche se fosse stato così in quel momento mi dava un senso di sicurezza. Non avevo mai trovato un ragazzo a cui interessava veramente ciò che avevo da dire.
«E dove abiti precisamente?»
«A Manhattan nell'Upper West Side.»
Tom sgranò gli occhi e per poco non sputava la birra che stava bevendo.
«Sicura di essere soltanto una cameriera?»
Scoppiai a ridere per la sua reazione, in effetti aveva ragione a dubitare del mio lavoro. Il quartiere in cui abitavo era uno dei più lussuosi ed ovviamente uno dei più centrali della città.
«Purtroppo sì, sono soltanto una cameriera. Ho speso un patrimonio per il mio appartamento ma direi che ne è valsa la pena.»
«Quindi, da vera fan dei Beatles che tu dici di essere, scommetto che il tuo giretto quotidiano lo fai a Strawberry Fields, non è vero?»
Come cavolo aveva fatto ad indovinare? E soprattutto, come faceva a ricordarsi che a me piacciono i Beatles?
 
Tom insistette così tanto per pagarmi il pranzo che alla fine dovetti cedere. Tutta quella sua gentilezza nei miei confronti mi dava sui nervi. Insomma, che cosa avevo di così speciale infondo? Non sapevo proprio spiegarmelo.
Decidemmo di andare a fare due passi per le vie verdi di Hyde Park, la tipica passeggiata post-pranzo.
«Non sarà come Central Park ma è comunque molto bello.» ammisi mentre camminavo al fianco di Tom.
Lui non faceva altro che guardarsi intorno, osservava ogni singolo albero o cespuglio, forse per la paura di essere scovato dai paparazzi.
«Visto? È sicuramente meglio di un giorno di shopping.»
Gli avevo detto che se non mi avesse chiesto di vederci avrei passato tutto il giorno rinchiusa nei negozi ad Oxford Street. Eppure forse aveva ragione, stavo preferendo lui allo shopping. Avevo la febbre per caso?
Ridacchiai senza dargli una risposta precisa e nel mentre Tom sporse il viso verso il mio e mi lasciò un piccolo bacio caldo sulla guancia. Mi senti avvampare e non riuscii a non farglielo notare, infatti lui sorrise e mi accarezzò la schiena per qualche secondo. Sarei morta da un momento all'altro, ne ero troppo sicura. Per stroncare il magico momento decisi che era arrivato il momento di andare a casa o alla sua prossima mossa gli sarei saltata addosso.
«Uhm, sta iniziando a fare freddino e non ho neanche portato la giacca. Oltretutto dovrei tornare in albergo perché alle cinque me ne torno a Brighton. È un problema per te?» dissi mentre mi strofinavo le braccia con le mani e simulavo i brividi di freddo. Tom mi guardò per un attimo con un'espressione strana e poi si levò la sua giacca per poi posarla sulle mie spalle da vero gentiluomo.
«Tieni, prendi pure la mia. Sai come tornare all'hotel?»
«Sì, non preoccuparti. Piuttosto... come farò a restituirti la giacca?» gli chiesi stringendola sempre di più a me e sorridendo come un'idiota. In realtà con tutto quel buon odore che emanava non gliel'avrei mai più data indietro. Stiamo parlando del profumo di Tom Hiddleston, non se intendete.
«Ci vedremo ancora.» mi rispose con tono sicuro.
Annuii un po' confusa, l'indomani io sarei stata a Brighton e lui a Londra o chissà dove a girare chissà quale film. Quando mai ci saremmo rivisti? Non glielo chiesi e lo salutai semplicemente con un cenno della mano. Prima di allontanarmi da lui rimasi a fissarlo negli occhi per qualche secondo ed in quel momento ebbi come la sensazione di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Il suo viso, le sue labbra, i suoi capelli... all'improvviso ogni cosa di lui sembrò fatta apposta per me. 

 

Ciao a tutti :D 
Sono tornata finalmente. 
Scusate il ritardo ma non riesco mai a trovare un po' di tempo da dedicare a questa fanfic :(
Vorrei poter stare ore a scrivere di Tom ma purtroppo anche io ho i miei impegni e.e
Grazie mille per leggere e recensire :) mi regalate tante gioie <3
Spero che vi piaccia!
Al prossimo capitolo :)

-Mary
   
 
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