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Autore: FiammaBlu    05/10/2014    1 recensioni
Ho scritto questo romanzo molto tempo fa, si può dire sia stato il primo lavoro serio in cui mi sono cimentata. Ve lo propongo e spero vi divertirete anche voi a seguire i tre fratelli protagonisti della storia nelle loro avventure che li porteranno a crescere e a prendere in mano le redini della famiglia.
L'ambientazione è fantasy, inventata, ma segue le regole di D&D.
Sono 30 capitoli.
Il boia, che stava per tirare la leva della botola, si fermò guardandola. Sanie salì sulla piattaforma seguita da due soldati della Guardia Reale del Sultano. Indossava uno stupefacente abito bianco, quasi trasparente, che poco lasciava all'immaginazione. I capelli ricci e lunghi erano sciolti in una nuvola sulla schiena e indossava un paio di sandali bassi e ricamati.
Artiglio Rosso osservò ogni suo passo, la bramava e ammirava con lo sguardo e sorrideva della sua audacia. Sanie lo raggiunse, si asciugò le lacrime che scorrevano incessanti, lo fissò qualche istante, gli circondò il collo con le braccia sensuali e lo baciò profondamente.

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Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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23. Le Catacombe di Hilizia


Klod concluse che Re Hilizia doveva essere stato un uomo egocentrico e che aveva una grande considerazione di sé stesso, probabilmente doveva ritenersi un dio vista la tomba che si era fatto costruire facendoci seppellire dentro tutto il suo popolo. Mai come in quel momento si ritenne fortunato di essere nato in un secolo più illuminato, in cui gli uomini avevano indubbiamente fatto un passo avanti.

Le stanze e i corridoi scavati nella roccia e rifiniti con mattoni e malta erano tutti bui. C’erano delle torce vecchie alle pareti, alcune prendevano fuoco, altre no. Dopo una breve esplorazione, fu evidente che la porta da cui erano entrati permetteva l’accesso delle salme. Il corridoio era in lieve discesa e terminava in una grande stanza dove i morti venivano preparati. C’erano scaffali con vasi pieni di strane e puzzolenti sostanze, bauli strapieni di tessuti bianchi che probabilmente veniva utilizzati per mummificare alcuni corpi, sicuramente quelli dei più ricchi e facoltosi.

Erik fu estremamente scrupoloso e probabilmente evitò la loro morte in almeno tre occasioni. Sembrava che gli ingegneri di Hilizia si fossero divertiti a distribuire trappole e congegni un po’ dovunque per impedire a ladri e razziatori di tombe di depredare ogni cosa. C’erano mattonelle a pressione che aprivano botole piene di aculei, lame o dardi che uscivano dai muri, vasi di coccio che si rompevano e liberavano veleni tossici, per non parlare degli scorpioni.

- Ma come hanno fatto a sopravvivere lì dentro così tanto tempo? - domandò Kathe dopo una corsa forsennata per sfuggire alle bestie arrabbiate che gli erano piovute addosso dopo che Gwaine inavvertitamente aveva toccato una torcia attivando una trappola.

- Non lo so! - rispose seccato Erik - Non toccate niente per favore! - e guardò torvo Gwaine che sorrideva innocentemente.

- Si sono attrezzati bene - Klod si guardò intorno muovendo la torcia. Era una grande sala dalla volta bassa e affrescata. Alla loro destra e sinistra c’erano delle catacombe scavate nella roccia. Ognuna di esse conteneva uno scheletro. Uno scricchiolio sinistro fece gelare il sangue nelle vene a tutti.

- Cos’è? - chiese Kathe tossendo per la polvere.

- Ciò che temevamo… - sussurrò Mark infilando una mano sotto l’armatura e afferrando il suo simbolo sacro e sguainando la spada nello stesso momento.

- E’ un suono raccapricciante… - ammise Annie imbracciando l’arco.

- Solitamente sono lenti e si possono prevedere le loro mosse ma ce ne sono alcuni molto pericolosi e letali… -  aggiunse Gwaine. Celia era rimasta stranamente in silenzio, osservava le tombe aperte.

- Dov’è Erik? - domandò in un sussurro. Si voltarono tutti intorno ma del ladro nessuna traccia.

- Avrà sfruttato le ombre per nascondersi, i suoi lunghi pugnali diventano letali se te li infila nella schiena… - valutò Klod avendolo visto combattere.

Dalle tombe si rialzarono una decina di scheletri scricchiolanti, le orbite vuote e gli abiti a brandelli. Si diressero immediatamente verso di loro come attirati dall’alone di vita che li circondava.

- Sono scheletri, niente magia per loro, una buona lama può bastare - disse Celia gettandosi all’attacco con la spada sguainata e seguita da Mark, Gwaine e Klod. Annie bersagliava i non-morti con precisione incredibile e Kathe era pronta nel caso in cui fosse servito qualche incantesimo sebbene i suoi fratelli se la cavassero egregiamente.

La piccola battaglia terminò rapidamente e nessuno venne ferito. Annie recuperò tutte le frecce e Klod accese tutte le torce ai muri facendo attenzione a non muoverle.

- Complimenti, bel lavoro! - la voce allegra di Erik li riscosse.

- Dove eri finito? - gli chiese Mark ringhiando.

- Ho controllato la strada più avanti - rispose il ladro offeso incrociando le braccia al petto. Poi la sua attenzione venne attirata da un luccichio all’interno di una delle catacombe. Con un movimento fluido la raggiunse e frugò fra i resti.

- Ma sei un uomo terribile! - disse Annie oltrepassandolo.

- Colgo l’attimo mia cara, colgo l’attimo - filosofeggiò lui mettendosi in tasca qualcosa. Il bottino del villaggio dei goblin si era rivelato una piccola meraviglia. Kathe era riuscita ad identificare tutti e tre gli oggetti che aveva ritenuto interessanti. Un anello riportava incise delle piume tutte intorno e la maga gli aveva detto che era un anello della caduta morbida che permetteva a chi lo indossava di non sfracellarsi al suolo cadendo da piccole altezze. Un paio di grezzi bracciali si erano rivelati magici e capaci di proteggere chi li indossava. Il terzo era una pozione per curare le ferite. La spada che Klod aveva trovato dalla Regina Ragno era estremamente affilata e capace di ferire profondamente.

L’esplorazione li condusse oltre altri corridoi e sale, dovunque c’erano catacombe piene di scheletri vecchi di millenni. A volte si animavano e li attaccavano ostinatamente, le orbite vuote e le bocche spalancate. In altri casi restavano immobili.

- Questo labirinto sembra infinito - commentò Kathe accasciandosi su una sedia polverosa in una grande stanza dove Erik aveva appena disinnescato una trappola nel pavimento.

- Sono ore che camminiamo e combattiamo, sono stanca e, a meno che non volete che lanci una palla di fuoco ai prossimi morti che incontreremo, devo riposarmi e studiare - aggiunse la maga sospirando. I due cavalieri si guardarono.

- Erik, Annie potete trovare un posto sicuro? - chiese Mark spostando l’attenzione sui due.

- Al giusto prezzo… - iniziò Erik ma Annie lo spinse senza troppa grazia verso il corridoio che dovevano ancora esplorare. Sentirono il ladro borbottare e poi zittirsi ad una battuta sagace di Annie.

- Dobbiamo trovare la camera sepolcrale di Hilizia, le leggende dicono che costruì il suo letto eterno sul cuscino di luce… - citò Celia recitando alcune parole che aveva letto in uno dei libri al Monastero.

- Sembra proprio che parli della fonte che cerchiamo - annuì Gwaine sedendosi. La stanza conteneva alcuni scaffali pieni di pergamene che si polverizzavano appena le toccavi, alcuni tavoli e tre sedie sgangherate oltre i resti distrutti degli ultimi scheletri che avevano combattuto.

- Venite, di qua! - la voce di Annie li chiamò dal corridoio. Li raggiunsero lungo il corridoio illuminato dalle torce fumose fino in una stanza che non aveva altri accessi tranne l’entrata.

- Da qui potremo facilmente controllare la posizione e il corridoio che va a destra sfocia in una stanza più grande in cui potremmo spostarci in caso venissimo sorpresi - spiegò Annie.

- Non si può fare di più in questo labirinto di pietra - aggiunse Erik uscendo dalla stanza.

- Dove vai? - gli chiese Mark prendendolo per un braccio.

- Esploro - gli sorrise il ladro divincolandosi e scappando rapido come un gatto.

- Sembra che non riesca a stare fermo - disse Annie andandogli dietro con un sospiro. Celia osservò i due uscire, poi si dedicò alle provviste, togliendole dai tre zaini che si erano portati dietro. Sarebbero state sufficienti forse per tre giorni. Forse. E stavano finendo l’acqua delle borracce.

- Dobbiamo trovare dell’acqua - sussurrò e sentì Mark avvicinarsi. Era incredibile come poteva riconoscerlo anche se non guardava.

- Avremmo dovuto obbligare l’Alto Chierico a darci un Guaritore, avrebbe creato acqua e cibo senza problemi oltre che riuscire a curare anche le ferite più gravi - appoggiò le mani sul tavolo di assi vecchie e cigolanti osservando le provviste.

- Ce la faremo, tre giorni devono essere sufficienti per trovare la fonte e uscire di qui. Inizieremo ora a razionare la carne secca e il formaggio, così riusciremo a mangiare un giorno in più - disse Celia dividendo le porzioni. Ne portò a Klod, Gwaine e Kathe, che era già china sul suo libro e fece passare la borraccia dell’acqua.

Annie e Erik tornarono dopo circa due ore, Kathe, Klod e Gwaine dormivano mentre Celia e Mark erano seduti fuori dalla stanza di guardia.

- Si amano, vero? - chiese Annie in un sussurro al ladro mentre mangiava lentamente la carne secca seduta al tavolo.

- Sì ma lei è promessa al figlio del Duca e lui non è nessuno per reclamarla - rispose il ladro con amarezza spostando lo sguardo su Kathe che dormiva come un sasso, i lunghi capelli che l’avvolgevano come una nuvola d’oro. Annie osservò il profilo aquilino del ladro, la barba brizzolata come i capelli corti che ne invecchiavano l’età.

- E tu chi sei, Erik Cools? - gli chiese Annie stringendo gli occhi.

- Io? Io non sono nessuno - rispose bevendo da una fiaschetta d’argento che portava sotto l’armatura leggera.

- Questo non è vero - lo studiò la cercatrice, e se c’era qualcosa che sapeva fare bene era individuare chi fossero le persone - Le tue mani, come ti muovi, come combatti, come parli, niente di tutto questo fa di te una persona comune. L’unica cosa che ti avvicina ad un cittadino qualsiasi sono le abilità da ladro che avrai imparato probabilmente lasciando la tua famiglia, forse perché non andavi d’accordo con tuo padre o magari per la presenza ingombrante di un fratello - parlò lentamente ed Erik la ascoltò incuriosito alzando un sopracciglio.

- Quanto ci sono andata vicino? - e gli strizzò l’occhio.

- Molto - disse lui lentamente - Ma non ha alcuna importanza -

- Questo dipende solo da te a da quanto tieni ad una certa persona… - gli fece notare Annie - Si può sempre tornare indietro, ricordalo - e gli picchiò con una mano sull’avambraccio. Erik rimase in silenzio fissandola, poi si alzò e uscì. Mark fece per chiamarlo ma Celia lo fermò.

- Sa badare a sé stesso -

Mark annuì.

- Svegliamo Klod e Gwaine - aggiunse la chierica stanca alzandosi ma la sua faccia si fece terrea quando si spostò verso il corridoio.

- Per la dèa… - sussurrò. Mark seguì il suo sguardo e scattò nella stanza gridando e svegliando gli altri. Annie era già uscita con l’arco imbracciato.

- E’ uno spettro, non permettetegli di toccarvi, risucchia la vita! - gridò Celia sguainando la spada e lanciandoci sopra un incantesimo che l’avrebbe resa più letale e la lanciò a Klod che l’afferrò al volo meravigliato. La creatura traslucida avanzava lentamente nel corridoio, sospesa da terra. Sembrava un uomo dai lunghi capelli, le orbite nere e senza fondo, con un tunica stracciata e lacera, le mani grifagne protese in avanti pronte a ghermire le prede.

- Che fai, Celia? - gridò il fratello.

- Se necessario usa quella - disse Celia senza staccare lo sguardo dalla creatura. E corse verso di essa.

Klod udì Mark imprecare e lo vide seguire Celia insieme a Gwaine. Annie lanciò una freccia, che trapassò la creatura senza ferirla. Anche lei imprecò in modo poco femminile.

- E’ una creatura pericolosa - disse l’esploratrice digrignando i denti.

Celia si arrestò davanti allo spettro che proseguiva la sua fluttuante avanzata. Protese le mani in avanti e recitò la preghiera con voce sommessa, come una litania. Ripeté la formula più volte, a voce sempre più alta, dove chiedeva l’intercessione del Dio Padre Shekhar e della Dèa Madre Sosistras per scacciare per sempre quella creatura delle tenebre, corrotta e malevola. Il medaglione brillò e una luce accecante investì lo spettro che spalancò la bocca sdentata in un grido muto e disperato. La forza della fede e la risposta degli dèi all’invocazione di Celia fu totale e lo spettro svanì nel nulla. La chierica riabbassò le braccia lungo i fianchi e quando si voltò si ritrovò a guardare gli scuri e adirati di Mark.

- Non lo fare mai più, non da sola - disse a denti stretti.

- Non avrei mai permesso che si avvicinasse ai miei fratelli, so come si scaccia uno spettro - replicò lei indurendo lo sguardo. L’evocazione la indeboliva sempre, prosciugava le energie chiamare gli dèi.

- Sono creature potenti e pericolose, uccidono al tocco, volevi morire? - si voltò di scatto chiudendo la discussione senza permetterle una replica e tornò nella stanza. Celia sospirò.

- Devi ammettere che ha ragione - disse Gwaine in tono conciliante.

- Se avessi fallito ci sareste stati voi due, io ho ragione - ribatté Celia fissandolo freddamente.

- Se morissi non se lo perdonerebbe mai, non fargli un torto così grande - il Cavaliere addolcì lo sguardo e tornò verso il gruppo. Celia rimase immobile nel corridoio.

- Gran bel tocco il tuo - la voce di Erik alle sue spalle la riscosse.

- Grazie - disse Celia, e si incamminò verso gli altri.



Il giorno seguente trovarono le scale che scendevano al livello sottostante. Oltre agli scheletri animati incontrarono anche ghoul e ghast, orrendi non morti dalla pelle tirata intorno alle ossa e dai morsi velenosi che paralizzano che si cibano di carne morta, svariati tipi di spettri e fantasmi per non parlare dell’orda di zombi affamati che si trovavano immobili da chissà quanti decenni dietro la porta di un gruppo di catacombe che ospitavano contadini e cittadini di minor rilievo. Rimasero tutti feriti ma nessuno venne infettato dai morsi velenosi dei non morti affamati.

Erik dette sfoggiò della sua abilità nel disinnescare trappole e congegni e Kathe fu certa di vederlo infilarsi in tasca oggetti di varia natura raccolti da terra o nelle catacombe.

Il secondo livello era indubbiamente più elegante e curato del primo. Le tombe spesso erano singole stanze e i morti avevano ricevuto particolari attenzioni e spesso erano stati mummificati. Tutte le stanze e perfino alcuni corridoi erano affrescati. Erano centinaia di anni che nessuno metteva più piede in quelle stanze, la polvere era spessa e lasciavano orme a terra al loro passaggio.

- I soldi hanno sempre fatto la differenza - sghignazzò Klod vedendo le tombe elaborate fatte di marmi e pietre. Erik aveva gli occhi fuori dalle orbite che si posavano avidi su ogni pietra preziosa incastonata.

- Non pensarci neppure - lo redarguì Mark - Conosci la strada, sai dove si trovano queste catacombe, potrai tornare a depredarle quando vorrai - il suo sguardo non ammetteva repliche. Il ladro sembrò quasi in procinto di piangere tanto era lo sforzo che stava facendo per trattenersi.

- Questo corridoio è diverso dagli altri - notò Annie fermandosi. In effetti era ampio almeno il doppio e si perdeva nell'oscurità. Erik avanzò lentamente e con la torcia accese le altre oltre a verificare sempre la presenza di trappole e trabocchetti. Gli altri rimasero tutti immobili e videro il corridoio affrescato illuminarsi lentamente fino a mostrare due enormi porte di ferro intagliate. Ai lati due grandi statue umane di guerrieri in armatura completa con elmi e lance.

- Impressionante - sussurrò Annie avanzando seguita dagli altri.

- Sembra che ci siamo. Un porta del genere non può che condurre alla sala del trono del suo riposo eterno. Il Re Hilizia faceva indubbiamente le cose in grande - commentò Klod con un fischio.

- Ciò che mi insospettisce di più è che non ci siano trappole... - aggiunse Annie. Erik stava già esaminando la porta e quando lo raggiunsero imprecava come uno scaricatore di porto.

- Serve una chiave, questa serratura è molto particolare, non si può scassinare! - e imprecò di nuovo. Kathe lo guardò alzando un sopracciglio.

- Quindi c'è qualcosa a cui devi arrenderti - sogghignò la giovane maga.

- Questa non è una porta qualsiasi, è stata progettata e costruita appositamente per non essere aperta se non con la sua chiave. Il meccanismo è complesso e non c'è alcun modo di aggirarlo - e imprecò ancora dando un calcio alla porta enorme.

- Cerchiamo questa chiave - esordì Gwaine guardandosi intorno. A destra e sinistra della porta c'era un corridoio per parte che si perdeva nel buio e si intravedevano delle statue a dimensione umana che seguivano il cammino.

- Tiriamo una monetina - disse Klod frugandosi in tasca.

- Dividiamoci, faremo prima - ribatté Celia guardandoli.

- Assolutamente no - la contraddisse Mark fronteggiandola.

- Concordo con il Cavaliere, non è una buona idea dividerci - concordò Annie.

- Stiamo finendo il cibo e l'acqua, moriremo qui dentro se non ci sbrighiamo ad uscire - spiegò calma Celia guardandoli uno ad uno.

- Sai che ho ragione - Celia si avvicinò a Mark sfidandolo con lo sguardo. Il Cavaliere rimase in silenzio. Celia si voltò imboccando il corridoio di sinistra.

- Klod, Kathe, Erik - chiamò scandendo i loro nomi. Erik fissò un attimo i due cavalieri ed Annie, alzò le spalle sorridendo e poi schizzò rapido nel corridoio buio.

- Cerchiamo questa maledetta chiave - ringhiò Mark imboccando l'altro corridoio. Gwaine e Annie si guardarono e sorrisero.



- Non ti muovere - sibilò Celia tenendo premuta la mano intorno alla lama infilzata profondamente nella schiena di Erik. Kathe piangeva senza posa, aveva sangue dovunque ma Celia sapeva che era del ladro. Una volta raggiunto il fondo del corridoio, le statue si erano sgretolate, mummie orrende e dai bendaggi marci li avevano aggrediti alle spalle muovendosi silenziosamente. La battaglia era stata furiosa e solo alla fine una delle ultime mummie era riuscita a piantare la sua spada arrugginita nella schiena del ladro. Celia aveva evocato ancora il potere degli dèi e ancora una volta essi avevano risposto, alcune mummie si erano completamente disintegrate sotto la potenza della fede ma avevano dovuto affrontare le altre.

- Klod devi estrarre la spada con un colpo secco, nessuna esitazione, chiaro? - gli disse Celia iniziando a mormorare l'incantesimo che gli avrebbe salvato la vita. Il fratello annuì, piantò bene i piedi a terra, afferrò l'impugnatura e tirò. Il sangue scaturì copioso nonostante Celia premesse con le mani, poi l’incantesimo fece il resto sanando ogni cosa. La chierica si appoggiò sui talloni e sospirò. Erik si voltò verso di lei con sguardo pieno di gratitudine.

- Sembra che i guerrieri proteggano qualcosa, vediamo cosa c'è oltre questa porta - Celia si rialzò imitata da Erik aiutata da Kathe che gli passò un braccio sotto le spalle. Klod dette un calcio alla porta con poche cerimonie. Le assi vecchie cedettero e la porta cadde in avanti. Oltre c'era una stanza buia, di cui si intravedeva solo una parte del mobilio. Klod accese una torcia a muro vicino alla porta ed entrò.

- E' uno studio - disse Kathe in un sussurro. Klod si spostò e accese altre torce illuminando così la stanza.

- Uno studio pieno di trappole - aggiunse Erik staccandosi dall'abbraccio.

- Cercate di non toccare niente e restate fermi, il pavimento potrebbe essere pericoloso - borbottò il ladro iniziando il suo meticoloso controllo.

Kathe fece spaziare lo sguardo sull'ampia stanza. C'era una grande scrivania piena di carte e libri, candele consumate e strani oggetti che non vedeva l'ora di guardare da vicino. Sul lato sinistro c'erano tre scaffali pieni di pergamene e su quello destro una dispensa chiusa da pesanti ante. Dietro la scrivania si intravedeva un baule e al muro era appeso un arazzo che rappresentava una specie di vulcano da cui usciva una colonna di luce anziché un'eruzione di lava.

- Sembra stranamente tutto a posto e quando è così mi insospettisco sempre - disse Erik sedendosi sulla grande poltrona dietro la scrivania.

- Significa che posso vedere se c'è qualcosa di interessante? - domandò Kathe piena di speranza con gli occhi che brillavano. Celia e Klod sorrisero e quando Erik annuì la giovane maga si gettò sullo scaffale pieno di pergamene.

- Il baule si può aprire Erik? - chiese Celia esaminando la scrivania - Ti senti bene? Ho qualche altro incantesimo che può aiutarti - aggiunse la chierica osservandolo con occhio critico. Il ladro guardò il baule, poi tirò fuori una piccola boccetta e ne trangugiò il contenuto. Celia la riconobbe immediatamente, era una pozione dei Guaritori del Monastero per curare le ferite, chissà dove l'aveva trovata. Era un procedimento elaborato ma replicava quasi perfettamente gli effetti dell'omonimo incantesimo.

- Klod per favore mi potresti tirare giù le altre pergamene che non ci arrivo? - Kathe era seduta a terra circondata da pergamene aperte che aveva scartato e pergamene chiuse che aveva riposto ordinatamente vicino a sé. Il fratello si allungò e le mise vicino tutte quelle che mancavano. Una nuvola di polvere invase l'aria ma Kathe sembrò non farci caso.

La scrivania non sembrava avere niente di interessante a parte un piccolo scrigno che Celia sollevò. I libri erano tutti antichissimi, le pagine si sgretolavano, e parlavano tutti di magia, di resurrezione, di draghi e di vita eterna. Erik si alzò e si inginocchiò davanti al baule esaminandolo accuratamente. Celia osservò lo scrigno. Era intagliato, forse d'oro ma se Erik l'aveva lasciato lì probabilmente non era di valore. Un piccolo pulsante sul davanti ne permetteva l'apertura. Lo premette e il coperchio scattò rivelando all'interno un carillon. Era rivestito di velluto rosso e una figurina femminile con una lunga veste bianca e le braccia allargate iniziò a ruotare su sé stessa al suono di una dolce melodia. Si voltarono tutti, Erik con lo sguardo allarmato.

Le torce tremolarono, un'aria gelida riempì la stanza. Celia posò lentamente lo scrigno, Klod sguainò la spada e Kathe raggiunse Erik vicino al baule stringendo in mano una pergamena.

- Che succede? - sibilò Klod avvicinandosi a Celia.

- Niente di buono... - sussurrò la chierica guardandosi intorno. La stanza era piccola, se qualcosa doveva accadere sarebbe avvenuto lì.

- Sotto la scrivania c'è una botola, se qualcosa non va per il verso giusto nasconditi lì sotto - il sussurro di Erik fu così lieve che per poco Kathe non comprese bene ciò che le stava dicendo. Avrebbe voluto ribattere ma dal centro della stanza, davanti alla scrivania, sorse uno spettro nero e traslucido. Passò attraverso la pietra levigata finché non fu completamente visibile. Fluttuava leggero da terra, inconsistente e trasparente.

- Per la dèa - sibilò Celia estraendo la spada lentamente.

- Cos'è? - chiese Klod mettendosi davanti a lei.

- E' un wraith, uno spettro potente che può essere trovato in antiche catacombe o a guardia di tesori vincolato da un incantesimo di un potente mago. Non dovete assolutamente farvi toccare - disse in modo che anche Erik e Kathe potessero sentire.

- Se è qui significa che protegge qualcosa e che siamo nel posto giusto -

La creatura era immobile, poi all'improvviso si lanciò su Klod. Il giovane sollevò la spada magica a difesa, lo spettro scartò evitando la lama e cercò di artigliarlo al braccio. Ma Klod fu più veloce, lo evitò e vide Celia con la coda dell'occhio che si spostava di lato e mormorava un incantesimo.

I dardi magici di Kathe trafissero lo spettro che lanciò un grido agghiacciante. Cercò ancora di ghermire Klod ma il giovane attinse a tutte le abilità acquisite e riuscì ad evitare lo spettro e a colpirlo con la spada. Celia aveva terminato l'incantesimo e Klod la vide all'improvviso accanto a sé.

- Non riesco a scacciarlo ma sono riuscita a fare un incantesimo che ci proteggerà per un po' - gridò la chierica frapponendosi fra il fratello e lo spettro gemente.

Klod la udì sussurrare un'altra preghiera, la sorella allungò la mano e afferrò lo spettro. Il medaglione dell'Ordine si illuminò, lo spettro urlò quando l'incantesimo lo colpì e si allontanò dalla chierica guardandola con occhi che bruciavano come tizzoni ardenti.

Celia vide Erik schizzare fuori dalla stanza e immaginò che fosse andato a chiamare Mark. Ma non sarebbe stato necessario, loro tre avrebbero rimandato lo spettro nelle tenebre da dove era uscito.

- Insieme! - gridò la chierica, e Klod colpì la creatura con tre fendenti veloci e precisi, Kathe lanciò ancora i suoi dardi che non fallivano mai il bersaglio e Celia gli afferrò nuovamente il braccio infliggendogli ferite dolorose grazie alla magia divina. La creatura lanciò un ultimo grido lacerante e si polverizzò svanendo nel nulla. Per la prima volta Klod udì Celia tirare un sospiro di sollievo.

- Siamo stati fortunati, è una creatura molto pericolosa. Non sono neanche riuscita a scacciarlo, come vedi non sono così brava come sostengono i due cavalieri - sorrise stancamente e Klod l'abbracciò.

- Ce la siamo cavata, come sempre - e le strizzò l'occhio sorridendo.

- La chiave deve essere qui da qualche parte, troviamola - aggiunse Celia iniziando a frugare sulla scrivania. Klod si dedicò al baule che Erik aveva già aperto. Kathe aprì la pergamena che stringeva in mano con occhi sognanti.

- Sembra che tu abbia trovato qualcosa di prezioso

- Klod guardò la sorella che aveva un'espressione estasiata.

- Sì, è un incantesimo molto raro e potente, si chiama tempesta di ghiaccio - sussurrò appena leggendo le fitte rune sulla pergamena - Potrò copiarlo nel mio libro e studiarlo e usarlo in futuro -

- Almeno qualcosa abbiamo trovato - le sorrise il fratello. Il baule conteneva un pugnale in una fodera lavorata, molti sacchetti di cuoio pieni di monete, alcune strane boccette dall'aspetto poco invitante, quello che sembrava un ramo di quercia levigato, un paio di guanti e un piccolo sacchettino di velluto. Klod prese il sacchetto e lo aprì versando il contenuto sulla mano. Ne uscirono cinque meravigliosi rubini dalla forma a lacrima. Pensò istantaneamente a Arielle, le sarebbero stati benissimo, li avrebbe fatti incastonare in una collana e in due orecchini. Rimise le pietre nel sacchetto e se lo infilò in tasca.

- Nel baule la chiave non c'è - disse tirando fuori tutte le cose e mettendole sulla scrivania. Kathe e Celia, che stava mettendo a soqquadro la dispensa chiusa a destra, si avvicinarono.

- Il pugnale è molto bello ed è sicuramente magico ma adesso non posso identificarlo, le pozioni non hanno etichette, se volete potete provarle per vedere che effetti danno - disse ridacchiando la giovane maga - Questa invece è sicuramente una bacchetta magica! - aggiunse con un gridolino soddisfatto prendendo il ramo di quercia.

- Stavo per buttarlo, credevo fosse un ramo - disse Klod osservando lo strano oggetto leggermente attorcigliato.

- Buttare!? Per la dèa... - Kathe sbiancò e strinse la bacchetta al petto spalancando gli occhi. Celia sorrise e la sua attenzione cadde sullo scrigno a terra che aveva evocato lo spettro. Lo raccolse e lo osservò attentamente, rigirandolo più volte e cercando altre aperture.

- Maledetto congegno! Sono sicura che la chiave è qui dentro nascosta - imprecò Celia cercando di sfilare il rivestimento di tessuto rosso del carillon.

- Così lo rovinerai, è carino - valutò Klod mentre contava le monete nei sacchetti di cuoio.

- E' un oggetto incantato, chi lo ha creato lo ha legato allo spettro - spiegò Kathe - Ma è probabile che nasconda anche la chiave -

- Forse vi posso dare una mano io - la voce di Erik interruppe le loro riflessioni. Si girarono e Erik entrò nella stanza seguito da Mark, Annie e Gwaine. Nonostante stessero bene, avevano gli abiti macchiati di sangue segno che anche loro avevano combattuto. Mark sollevò la mano mostrando la chiave.

- L'hanno trovata - disse Klod, e un sorriso si allargò sul suo volto dove la barba iniziava a scurire la pelle.

- E' solo metà - spiegò Erik - Venendo verso di voi l'abbiamo provata ma è ovvio che è solo metà della chiave originale -

- Era incastonata in una statua di bronzo che si è animata, non è stato facile abbatterla... - ammise Annie.

Erik prese lo scrigno che prima aveva ignorato reputandolo di poco valore, e lo rigirò fra le mani. In pochi istanti trovò un vano nascosto che scattò rivelando la chiave.

- E ora mettiamole insieme - disse raggiante. Mark gli porse la sua metà e il ladro le avvicinò, con una piccola torsione le incrociò e infine, raddrizzandole, ottenne la chiave completa con un lieve clic. Era molto più grande delle chiavi normali, d'altronde la serratura non era comune.

- Bene ora possiamo vedere cosa c'è oltre quella grande porta - esordì soddisfatto Erik mostrando la chiave completa.

Misero in uno zaino tutto quello che avevano trovato nel baule e tornarono alla porta. Erik inserì la chiave e girò. Al momento non accadde niente ma dopo qualche secondo un cigolio profondo mise in moto il meccanismo legato alla serratura. I due portoni si spalancarono lentamente verso l'interno buio e polveroso.

- Il soffitto non ci è crollato addosso, il pavimento non è collassato, non sono spuntate lame o dardi per ucciderci... siamo stati fort... - ma Klod non riuscì a terminare la frase. Le due grandi statue ai lati della porta si animarono.

Erik imprecò e lanciò un'occhiataccia a Klod che aveva già estratto la spada. L'armatura a piastre che lo proteggeva era pesante e gli era occorso del tempo per abituarsi a portala ma fu felice di indossarla contro quei colossi di pietra.

- Sono golem... - sussurrò Kathe - Sono animati magici -

- Come si sconfiggono? - chiese Erik arretrando insieme al resto del gruppo.

- Non lo so - rispose lentamente la maga fissando esterrefatta le due creature che muovevano il primo passo verso di loro.

- Spada e magia insieme sono sempre un'ottima accoppiata! - gridò allegro Gwaine lanciandosi nel primo attacco impugnando la spada bastarda a due mani.

Annie arretrò imitata da Kathe, afferrò una manciata di frecce dal piumaggio giallo e iniziò a colpire i due golem. Il golem sulla destra era solo così Kathe si concentrò e lanciò la palla di fuoco, non voleva ferire i compagni dato che la sua esplosione era sempre ampia e imprevedibile. Il costrutto arrestò la sua avanzata ma l'incantesimo lo aveva danneggiato.

Il golem a sinistra colpì Gwaine e Klod che vennero atterrati e Celia e Mark riuscirono ad andare a segno con ogni fendente. Le lame magiche delle loro armi intaccavano la pietra resistente senza perdere il filo.

Gwaine e Klod si rialzarono e colpirono nuovamente il golem che barcollò ma riuscì a colpire coi pugni giganti sia Celia che Mark. Kathe notò che quando la sorella si rialzò dolorante passò la spada nella mano sinistra. Un nodo d'angoscia le strinse lo stomaco. Evocò il fulmine che colpì in pieno il golem a sinistra che ormai le aveva quasi raggiunte. Annie spostò la mira e iniziò a bersagliarlo. Un braccio si sgretolò e zoppicava vistosamente ma continuò ad avanzare.

Gwaine abbandonò il primo golem e colpì quello che si stava avvicinando a Annie e Kathe attirando la sua attenzione. La creatura si arrestò e calò il suo pugno colpendo pesantemente il Cavaliere che rovinò a terra apparentemente privo di sensi.

Klod e Celia evitarono i due pugni del golem e lo attaccarono ancora. Mark scattò versò Gwaine e in un attimo evocò la magia divina e aiutò l'amico guarendo una parte delle sue ferite. Kathe lo colpì coi suoi dardi magici e il golem finalmente crollò al suolo sgretolandosi. Mark e Gwaine si ripararono dai detriti anche se vennero inevitabilmente colpiti da alcune rocce.

Annie mirò ancora in piedi che aveva evidenti difficoltà di movimento e aveva perduto una delle mani di pietra. Mark e Gwaine raggiunsero i due fratelli e tutti e quattro insieme riuscirono a sconfiggerlo. La creatura si sgretolò e vennero colpiti da una pioggia di detriti di roccia.

- State tutti bene? - la voce di Mark li riscosse. Si rialzarono scuotendosi via la polvere borbottando e tossendo. Klod esplose in una risata che li fece voltare.

- La prossima volta giuro che non aprirò bocca! - e rise ancora. Annie e Kathe li raggiunsero e la maga cercò Erik senza vederlo.

- Dov'è Erik? - chiese spostando lo sguardo. Tutti si voltarono e si resero conto che il ladro era sparito.


   
 
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