Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Northern Isa    06/10/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16


Le lezioni di Antiche Rune con Abigail erano continuate, ma Roderick non aveva dimenticato quanto fosse andato vicino a farsi scoprire da Lamia – proprio da lei! – la prima volta. In quel caso si era inventato una scusa e l’aveva distratta con degli incantesimi spettacolari che aveva sostenuto di aver approfondito proprio quel giorno per farle piacere. Ma non poteva rischiare di nuovo, non quando la posta in gioco era così alta. Così aveva convinto Abigail a dargli lezioni non più in biblioteca, ma nella torre ovest, in modo da gravitare cautamente intorno agli alloggi di Lady Ravenclaw. Una quasi verità era più prudente di una menzogna completa.
Le cose stavano esattamente in quel modo. Lui stava mentendo alla sua promessa sposa, alla ragazza con cui aveva condiviso quasi tutta la vita, all’amica con cui era sempre stato sincero. Non era fiero di ciò che faceva, ma non aveva scelta: il Lord suo padre gli aveva imposto di mantenere il segreto con tutti. Roderick aveva giurato fedeltà a Lord Slytherin quando era stato scelto come suo allievo, mentre avrebbe giurato fedeltà a Lamia solo il giorno delle loro nozze.
Erano passate intere settimane, e il mago sentiva che le Antiche Rune non erano più una materia completamente oscura, anzi si sarebbe aspettato di trovare difficoltà nell’apprendimento in cui non si era effettivamente imbattuto.
Quella mattina, Roderick si era recato nella torre ovest, in un’aula vuota in cui si era dato appuntamento con Abigail. Lei non era ancora arrivata, perciò si sedette comodamente su un sedile e iniziò a giocherellare con la sua bacchetta nell’attesa.
«Sapevo che non ti avrei trovato intento a ripassare» esclamò una voce gioviale. Roderick sollevò lo sguardo e Abigail lo raggiunse rapidamente, depositando accanto a lui la pila di rotoli di pergamena che aveva portato con sé.
«E tu sei in ritardo» rispose il giovane, ricambiando il sorriso, consapevole che erano pari.
«Lady Hufflepuff era via, così Lady Ravenclaw ha tenuto la lezione di Antiche Rune al posto suo, ma è stata avvisata tardi, così ci ha fatto recuperare la mezz’ora che avevamo perso.»
Roderick aggrottò le sopracciglia; quando notò l’espressione tirata della ragazza, capì che anche lei stava pensando che Lady Hufflepuff fosse nel monastero che avevano visitato anche loro. Ogni volta che ripensava all’esperienza, il mago si sentiva pervadere da un brivido freddo. A giudicare dall’aria che aveva, Abigail era rimasta più impressionata di lui.
«Coraggio, mettiamoci al lavoro» propose lei, scuotendo le spalle. «Ripetiamo le declinazioni e iniziamo a tradurre queste frasi. Stai seguendo il mio consiglio?»
Roderick ricordò che, una settimana prima, la ragazza gli aveva suggerito di annotare su un rotolo di pergamena da portare sempre con sé i termini in cui man mano si imbattevano, così da poterli ripetere e memorizzare più facilmente. All’inizio l’idea gli era sembrata buona, ma poi se ne era dimenticato.
«Sì, molto utile» mentì. «Iniziamo, dai.»
I due staccarono gli occhi dai libri solo quando giunse il momento per Roderick di andare a lezione di Divinazione; il giovane salutò l’amica e si precipitò nell’aula, cogliendo Lord Slytherin sulla soglia.
«Quando finisce la lezione, aspettami» sussurrò il mago, badando di non farsi udire da nessuno. Poi fece il suo ingresso nell’aula come se si fosse accorto a malapena della sua presenza.
Il giovane andò a sedersi allo stesso tavolo di Lamia e Baldric, e per le due ore successive ascoltò il loro Capocasa parlare della Moleosofia. Quando la lezione terminò, finse di dover riordinare alcune pergamene e suggerì agli amici di non aspettarlo, ma di iniziare ad andare in Sala Grande per il pranzo.
Rimasto da solo con Lord Slytherin, questi gli pose una domanda in norreno. Sorpreso di sentirlo esprimersi in quella lingua, il giovane esitò prima di rispondere un “bene, grazie”. Quando serrò le labbra, sperò tanto che il Fondatore gli avesse chiesto come stava procedendo lo studio. A giudicare dalla espressione soddisfatta  che questi esibì poco dopo, Roderick si disse che doveva aver intuito bene.
«Mi fa piacere sapere che hai preso seriamente l’impegno che ti ho affidato» constatò Lord Slytherin, intrecciando le dita davanti a sé.
«Grazie, mio signore.» Roderick si esibì in un discreto cenno del capo.
«È arrivato il momento di chiederti dell’altro» disse ancora il mago. Il giovane Ravenclaw si sentì perforare dallo sguardo acuminato che il Fondatore gli rivolgeva, e si chiese cosa mai questi avesse ancora in serbo per lui, e soprattutto perché non arrivava rapidamente al punto, come era solito fare. «Vieni con me, usciamo nel parco» disse, alzandosi.
Roderick lo seguì fuori dal castello senza dire una parola, curioso, ma anche un po’ inquieto. Il sole era tiepido sulla pelle, e la neve scricchiolava sotto la suola degli stivali. Alcuni ragazzi, del primo o forse del secondo anno, stavano dirigendosi verso uno dei giardini di Lady Hufflepuff, chiacchierando animatamente tra di loro, e Lord Slytherin si portò lontano dalle loro orecchie con poche falcate.
«Tu sai che conoscevo i tuoi genitori, vero, ragazzo?» domandò il Fondatore senza preavviso. Roderick, incapace di capire cosa c’entrassero i suoi genitori nel nuovo incarico che doveva assumersi, annuì. «E sai, naturalmente, che tua madre Vistoria era una Veela.»
Roderick annuì di nuovo.
«Sì, signore.»
«E dimmi, quell’aitante cavaliere di Lord Gryffindor vi ha spiegato le caratteristiche delle Veela in una lezione di Cura delle Creature Magiche?»
Roderick aggrottò le sopracciglia. Avrebbero quel genere di creature tra qualche settimana, ma, dal momento che lui era figlio di una di esse, era già abbastanza informato sull’argomento.
«Sono dotate di una bellezza straordinaria che dà assuefazione a chi sta loro intorno» sciorinò il ragazzo. Il giovane ricordava distintamente il momento in cui la zia gli aveva spiegato qualcosa sulle Veela e su sua madre, nonostante fosse stato molto piccolo. Sapeva che aveva ereditato parte delle caratteristiche di Vistoria; il suo bell’aspetto, il suo fisico asciutto, nonostante non praticasse attività fisica, e la tendenza a venire spesso accontentato da chi lo circondava erano un’impronta sbiadita di ciò che era stata sua madre. A Roderick piaceva quella sua condizione, ma la apprezzava ancora di più quando pensava che si trattava di ciò che di Vistoria era rimasto in lui.
«Molto bene» approvò Lord Slytherin. «Ma c’è dell’altro. A volte le Veela possono risultare delle creature spaventosamente belle, altre volte solo spaventose.» Il mago si morse le labbra, aggrottò le sopracciglia e si fermò. I suoi stivali erano affondati nella neve fin quasi alle caviglie. «Le Veela hanno un’ulteriore caratteristica: possono esplodere palle di fuoco attraverso i palmi delle mani.»
Quell’informazione non era nuova per Roderick, anche se, sforzandosi di tornare indietro nel tempo con la memoria, gli pareva di ricordare che sua zia non gliel’avesse mai accennata.
Lord Slytherin taceva, come se, rivelato quel dato, fosse impossibilitato ad andare oltre.
«Sì, mio signore» rispose il ragazzo, più per colmare quel silenzio che per altro.
Il Fondatore gettò un’occhiata sbilenca alle sue spalle, si passò una mano sul mento, poi la appoggiò sulla spalla di Roderick. Era sul punto di dirgli dell’altro, quando allontanò bruscamente la mano e la sua espressione ritornò quella di sempre.
«Tu sei figlio di una Veela, devo sapere se anche tu sei in grado di esplodere palle di fuoco dai palmi.»
Roderick strabuzzò gli occhi e trattenne il respiro, spiazzato.
«Io, mio signore? Perché dovrei farlo?»
«Tu provaci e basta, a tempo debito te lo spiegherò.»
Prima che il ragazzo potesse trattenerlo con qualche altra domanda, Lord Slytherin ruotò su se stesso in un turbinio del mantello scuro e si avviò a grandi passi verso la facciata di pietra del castello.
Tre giorni dopo l’inusuale richiesta del Fondatore, Roderick non aveva ancora iniziato le prove per verificare la tesi di quest’ultimo. La sua idea non era sciocca, del resto il ragazzo aveva ereditato tanto dalla madre, perché non anche quell’abilità? Ma da un’altra parte la possibilità di lanciare palle di fuoco gli appariva così lontana dalla realtà.
Il giovane si arrestò nel bel mezzo del corridoio del secondo piano, rivolse i palmi verso di sé e iniziò a fissarli. Nulla nei solchi sottili che attraversavano la sua pelle lasciava intendere che si sarebbero aperti per vomitare fuoco.
«Rod, perché ti sei fermato?» protestò Brayden, che era quasi andato a sbattere contro la schiena dell’amico. Roderick si riscosse, nascose le mani nel farsetto che indossava e riprese a incedere verso l’aula di Incantesimi. Quel giorno, seguire la lezione risultò particolarmente difficile. Il giovane infatti non riusciva a non pensare al nuovo incarico che gli era stato assegnato dal Capocasa. Doveva trovare un luogo in cui esercitarsi, possibilmente lontano dagli altri studenti o dagli insegnanti: nonostante lui dubitasse di riuscire in ciò che gli era stato chiesto da Lord Slytherin, non voleva correre il rischio di appiccare fuoco alla scuola. Avrebbe avuto la bacchetta a portata di mano e sarebbe stato lesto a scagliare un Aguamenti, ma la confusione e le tracce di bruciato avrebbero richiesto troppe spiegazioni da parte sua.
Il luogo che gli sembrava più adatto per quegli esperimenti era la Foresta Proibita. Non era certo allettato dall’idea di inoltrarsi in essa da solo, ma avrebbe cercato di non addentrarsi troppo, rimanendo vicino al limitare della stessa, e forse sarebbe andato tutto bene.
Quanto ci avrebbe impiegato per riuscire a produrre il fuoco dalle mani? Avrebbe dovuto organizzarsi, in modo da evitare che le sue assenze dal castello causassero sospetti. Già con lo studio delle Antiche Rune aveva fatto innervosire Lamia ed era andato molto vicino a farsi scoprire; aggiungendoci quell’ulteriore impegno, Roderick la vedeva molto dura. Ma in qualche modo doveva fare, o avrebbe scontentato Lord Slytherin.
Le elucubrazioni del ragazzo coprirono l’intero arco della lezione di Incantesimi, così, quando l’insegnante assegnò agli studenti il compito di incantare delle coppie di oggetti per farli comportare allo stesso modo con l’Incanto Simul, si accorse di non aver minimamente compreso il movimento che andava effettuato.
Ritornato in Sala Comune, Roderick avrebbe avuto un’ora di libertà prima di incontrarsi con Abigail per la loro lezione. Quella volta, la scusa inventata dal ragazzo con i suoi amici era stata una punizione con Hankerton Humble, affibbiatagli da Lord Gryffindor. Era stato piuttosto difficile convincerli che era stato punito, dal momento che, in sette anni di istruzione magica, non era mai accaduto niente del genere, nemmeno quando a dodici anni aveva tinto, più o meno involontariamente, i capelli di un’allieva di lady Hufflepuff. Alla fine però Lamia, Baldric e gli altri avevano assimilato la novità e si erano esibiti in una serie di proteste unilaterali nei confronti del Fondatore, ma poi anche queste erano andate scemando.
Affondando tra i cuscini scuri di un divano della Sala Comune, Roderick si portò la testa tra le mani. Come al solito, anche quell’anno si era impegnato il minimo indispensabile per ottenere dei risultati decenti, ma le cose non stavano andando come sperato. La preparazione per l’esame di fine anno era più pesante di quanto lui non avesse previsto, inoltre lo studio delle Antiche Rune contribuiva a portargli via diverse ore alla settimana. E pensare che si stava impegnando in una materia per la quale non gli sarebbe stato assegnato nemmeno un voto! Ma Lord Slytherin aveva voluto così, e lui non aveva potuto fare a meno di obbedire. Sempre più spesso gli tornava in mente come, al terzo anno, il suo Capocasa si fosse imposto di farlo studiare di più per fargli prendere dei voti migliori. Nel vedere quelli di quell’anno colare a picco come sassi sul fondo del Lago Nero non avrebbe dovuto protestare, giacché era soprattutto per lui che Roderick stava mettendo da parte gli impegni scolastici. L’ultimo della serie era stato proprio Incantesimi; il giovane avrebbe dovuto esercitarsi con l’incantesimo Simul, ma non aveva idea di come fare.
Roderick allungò il collo per dare un’occhiata a Lamia. La sua promessa sposa era seduta a un piccolo tavolo circolare in un angolo, e stava dando un’occhiata ai compiti che avrebbe dovuto svolgere per il giorno dopo. Se avesse iniziato con il Simul, forse Roderick avrebbe potuto capire, osservandola, il movimento del polso e la formula da declamare.
La speranza del giovane fu incenerita quando la strega afferrò le mappe stellari di Astronomia e iniziò a compilarle, sfogliando di tanto in tanto il libro di testo. Immediatamente un senso di gelo che nulla aveva a che fare con l’umidità dei sotterranei lo attanagliò.
«Alef» sussurrò in direzione del giovane dai capelli ramati che, poco distante da lui, stava giocando a Scacchi Magici con il suo gemello. «Stasera dobbiamo consegnare la mappa di Astronomia?»
«Quella che potrebbe valere come metà punteggio della valutazione di fine anno?» domandò distrattamente il Gallese, muovendo il cavallo. Il senso di gelo che Roderick provava gli raggiunse la spina dorsale. «No, abbiamo ancora una settimana di tempo prima di doverla consegnare a Lady Ravenclaw.»
Il ragazzo sospirò di sollievo. Prima che potesse rilassarsi del tutto però Ruben aggiunse:
«Se non l’hai ancora iniziata, ti converrebbe farlo. Noi abbiamo iniziato la settimana scorsa, quando tu eri con tua zia, e siamo ancora a metà lavoro. È un compito di una lungaggine insopportabile.
Anche quella era una menzogna: la settimana scorsa aveva visto sua zia solo di sfuggita, era con Abigail che era stato.
Roderick lanciò un’ulteriore occhiata furtiva alla pergamena che veniva man mano compilata dalla mano bianca di Lamia. Avrebbe dovuto concentrarsi sui compiti di Astronomia, ma c’era ancora tempo, anche se poco. Ciò che era più urgente era l’incanto Simul, insieme al compito di Divinazione, ma lì avrebbe inventato qualcosa.
Dopo essere stata china sulla sua mappa stellare per mezz’ora, Lamia raddrizzò la schiena e la mise da parte. Roderick sarebbe dovuto andare da Abigail di lì a poco, ma forse aveva ancora una possibilità di spiare la sua promessa sposa mentre si esercitava con il nuovo incantesimo appreso.
Lamia trasse infatti i suoi appunti di Incantesimi e la sua bacchetta, le più rosee aspettative di Roderick si stavano concretizzando; quando però la ragazza iniziò a puntare il bastoncino di legno contro la boccetta d’inchiostro e la penna, le sue labbra non si mossero affatto.
È un incantesimo non verbale, realizzò con affanno il giovane. Non c’era tempo da perdere: doveva lasciare i sotterranei per dirigersi verso la torre ovest, e non sapeva fino a che ora avrebbe studiato Antiche Rune. Se voleva capire qualcosa di quel Simul, doveva smetterla di osservare e passare all’azione.
Roderick si alzò dal divano e raggiunse Lamia, per sedersi accanto a lei intorno al piccolo tavolo circolare.
«Ehm… Sembra interessante» esordì, mentre la penna e il calamaio si esibivano in un simultaneo inchino rivolto alla strega.
«È l’incantesimo che ha spiegato mio padre oggi» ribatté Lamia, asciutta.
Roderick fu sorpreso dalla sua reazione irritata, non riuscendo a intuirne la ragione. Aveva iniziato a non sopportare le sue risposte caustiche, ma non doveva scoraggiarsi.
«Ti dispiacerebbe… farmi vedere come fai? Forse oggi mi è sfuggito qualcosa.»
Lamia raddrizzò di scatto il collo, piantandogli sul viso un’occhiata incandescente.
«Ti è sfuggito qualcosa?» ripeté, sollevando le sopracciglia e dilatando le narici. Si alzò repentinamente, richiudendo il libro con uno schiocco e caricandoselo sulle braccia, insieme alle pergamene, alla penna e al calamaio. Sibilando in Serpentese, attraversò la Sala Comune e si sbatté la porta del dormitorio dietro le spalle.
L’attenzione degli altri allievi di Lord Slytherin era stata catalizzata dal comportamento rumoroso della ragazza, tanto che questi interruppero le attività in cui erano immersi. Dopo aver seguito attentamente la sua uscita di scena, ognuno tornò a dedicarsi allo studio, ai giochi o alle chiacchiere.
Sbalordito per la reazione della strega, Roderick si sollevò a sua volta dal sedile quasi senza udire il brusio che percorreva la Sala Comune. Si avvicinò a Baldric, intento a studiare le caratteristiche delle scope rudimentali che cavalcava durante le lezioni di Volo, e si sedette accanto a lui.
«Perché Lamia reagisce così?» domandò, sinceramente perplesso. Non aveva ragione di dubitare che l’amico avesse notato il suo atteggiamento riottoso.
Baldric richiuse il libro che aveva aperto sulle ginocchia e si avvicinò a Roderick con espressione seria.
«È arrabbiata con te.»
«Questo lo avevo notato» osservò il giovane Ravenclaw, scuotendo le spalle. «Quello che vorrei capire è perché.»
Baldric si guardò intorno, poi tornò a concentrarsi sull’amico.
«Prima la punizione con Lord Gryffindor, e ora scopre che sei indietro coi compiti. Pensa che tu stia perdendo tempo, e stia facendo anche perdere punti alla nostra Casa.»
Roderick ascoltò con attenzione, stringendo le labbra per l’irritazione.






NdA: Sembra che Rod sia un genio delle rune? La verità è che tra il norreno e l’inglese antico intercorreva, secondo Wikipedia, un rapporto di mutua intelligibilità: i parlanti possono capire con relativa facilità la lingua dell’altro.
La Moleosofia è una tecnica divinatoria con cui si predice il futuro guardando i difetti degli oggetti o di un volto umano.
L’incantesimo Simul (“insieme”) è una mia invenzione.


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Northern Isa