“Kiba, smettila di fare il
cretino!”
“io? Ma s’è Naruto il
deficiente qui!”
“ehi cagnaccio perché non te ne vai a sotterrare un osso?!
Qua stiamo cercando di avere una conversazione!”
Cinque ragazzi intorno ad un tavolo il legno scuro, un
locale apparentemente vuoto.
Due intenti a litigare rumorosamente
“shika devo dirti una cosa…”
-ho paura…-
Il ragazzo venne accarezzato da una piccola e magra mano.
“dimmi Ino” l’altro la guardava fisso negli occhi, in
attesa e titubante
“non qui…non posso” sussurrò quella
“che cosa devi dirgli??” strillò quello dalla chioma bionda
“si, dai, dillo anche a noi! Siamo curiosi!” l’altro
interveniva protendendosi verso i due
-ho paura…-
“fatevi gli affari vostri!” digrignò i denti il felino
dagli occhi color del cielo
“forza! Di che si tratta Ino?!” la pregò l’altro, più
robusto, all’angolo del tavolo
“Shika…” sospirò allora la
giovane, rivolgendosi al Nara
“volevo parlarti…di Kurenai…” disse quella tutto d’un fiato
con dipinta in volto un’espressione fin troppo seria
“ah, e quindi?” domandò lui con disinteresse
“come e quindi! Non ti sembra ci sia qualcosa di strano in
quello che fate?!” la biondina quindi agitò le mani
Era indispettita, da quell’aria indifferente che le
rabbrividiva la carne.
Come poteva essere diventato cosi…freddo?!
“no...” rispose allora tranquillo lui, senza alzare lo
sguardo dal giornale che stava sfogliando
Ella serrò gli occhi in una smorfia indescrivibile.
Le labbra rimasero socchiuse in un mezzo respiro..bloccato
la, sul nascere.
-paura?-
-che ci sia qualcosa...-
-e cosa puo mai esserci?-
Gli altri quattro lo scrutarono…forse un po’ spaventati da
quella risposta
“ma Shikamaru, Ino non ha tutti i torti, qualcosa di strano
sta succedendo”
La voce piena dell’Akimichi penetrò la mente del moro, che
guardandosi intorno, riuscì a scorgere visi ugualmente preoccupati
“che cosa intendete dire?” si chiese allora lui, un po’
confuso forse
“che non esci mai, sei sempre da Kurenai-sensei e non hai tempo più nemmeno di vedere
la tua ragazza!”
“c-cosa…?” i nocciola si sgranarono per captare ogni
parola…ogni espressione, per capire quindi…cosa stessero dicendo
-cosa puo esserci!??!-
-gia…cosa?-
-un…sentimento forse…-
“ma che dite?!” Shikamaru mostro la sua irrequietezza di fronte a tali accuse, così esagerate
a parer suo.
“è vero sai?! Stai sempre con quella donna e la sua
mocciosa!”
Tutti si voltarono verso quella voce, abbastanza stupida da
far alzare il Nara in piedi
Quello strinse i pugni e corrucciò le sopracciglia, in un
viso colmo d’ira
“cos’hai detto?!” tutto accadde in un secondo
“che cos’hai detto razza di verme?!”
-un sentimento…?
E che sentimento, sentiamo.
Gelosia, Rabbia, Amicizia,
Fiducia o Gratitudine?-
-no…-
La mano stringeva la camicia dell’altro, impaurito e
stupito
“ehi ehi, Shika buono…”
“buono un cazzo Kiba! Non osare parlare così di Kurenai e Yuzumi chiaro,
cagnaccio pulcioso?!”
Era arrabbiato…
No, che dico…
Infuriato
E non ne avrebbe mai ammesso il perché…
o forse l’avrebbe fatto…
forse lo stava gia facendo…
nella sua testa…
-e cosa allora?-
forse si stava rendendo conto, e stava accettando…
-forse…l’amore…-
Ne prendeva atto ed ammetteva a se stesso….
Che si, quell’aiuto era diventa una canzone,
quelle lacrime dei baci
e quelle parole degli sguardi
così tutto si ricomponeva in un nuovo puzzle che prima non
esisteva…
ed era quel puzzle, quello di cui avevano tutti paura…
il loro puzzle…
la loro storia…
-come l’amore..?!-
-ho terribilmente paura di
starmi innamorando di lui-
-…-
-lo so, è terribile-
-ma come te ne sei accorta?-
-saranno state le sue
sigarette…-
Shikamaru, lasciò andare l’altro giovane, che si ricompose
quasi subito
“ehi Shika che t’è
preso?!” domandò Choji, comparendo alle sue spalle
“niente…sto bene…” il Nara abbassò gli occhi
socchiudendoli, come se non volesse vedere più niente.
Perché il film della sua anima era gia li
Ed Era abbastanza…
E non
ne poteva più
Gli sforzi, le notti, il tempo per loro…
Era tutto una malizia agli occhi degli altri
E lui
allora?
Chi pensava all’impegno che ci metteva lui ogni giorno?
Proteggeva il Re, era una cosa nobile…una cosa da premiare
E allora perché?
Perché doveva essere tutto così dannatamente difficile?
“grazie che stai bene! Vaffanculo Nara!”
abbaiò il lupo un po’ lontano dall’altro
“Kiba calmati..” gli sussurrava Naruto, che gli
era affianco
Shikamaru non si mosse, anzi, non alzò nemmeno gli occhi
per vederlo dimenarsi nella sua posizione.
Mise invece una mano nella tasca del giubbotto da chunnin, per
estrarne un pacchetto in cartone.
Sigarette
-che cosa c’entrano le sigarette
ora?!-
-fuma le stesse… fuma le stesse
di Asuma e…-
-ti ricordano lui?-
-hanno lo stesso odore, di
quelle odiosissime sigarette-
E quel fumo che gli macchiava i polmoni, gli ricordava lui…
Gli ricordava la sua promessa, che mai…
Mai avrebbe infranto…
Nemmeno a costo di rimanere solo…
Così, fumava…quelle stesse sigarette…
Assaporava quell’odore sobrio e sfatto…
Che sapevo di quel tempo lontano in cui gli era stato
detto…
Mi fido di te…Shikamaru
Era lontano, si, quel tempo…
Ma indelebile, incancellabile, eterno…
Era il suo tempo…
Quello che aveva vissuto più di tutto
Quello che avrebbe ricordato per sempre…
E non voleva lasciarlo andare, anche se ora non esisteva
più…
Guardò i suoi amici negli occhi, uno per uno, scrutando
nella loro anima…
Quegli sguardi si facevano intimoriti, spiazzati, si
guardavano intorno alla ricerca di un perché…
Shikamaru estrasse una sigaretta, con due dita se la mise
fra le labbra, assaporando con la lingua quell’odore misto di tabacco e vecchi
ricordi.
L’accese, assistendo tutti alla fiamma del suo accendino…
Nessuno disse niente
Nessuno osò fiatare
Non c’erano parole da dire…
Solo il fumo di quella sigaretta
“Shika…” il lamento della
ragazza, con gli occhi languidi, lo chiamava
Lui non rispose. Si limitò a lanciarle uno strano sguardo
di sfida
“io… beh…. Poi ne parliamo va bene?”
Si poteva udire,dalla sua voce flebile, quanto avesse
timore di lui, di un suo gesto, si una sua reazione.
Perciò non aspettò nemmeno una risposta…
Il Nara voltò le spalle ai suoi compagni… che forse un tempo
avrebbe anche chiamato “amici”
E cominciò a camminare.
-cosa dovrei fare?-
-forse ti converrebbe dirglielo-
Pronunciò un solo
“ciao”
Forse pensava avrebbe risolto tutto, con quel saluto
Forse credeva che l’argomento non si sarebbe mai più
toccato.
Ma non poteva sperarci più di tanto
-dirglielo?!? Ma come posso!?
Sai se lo si venisse a sapere in giro?!-
Così si fermò in cima ad un tetto
Il suo vecchio tetto
Quello dove trascorreva le giornate da piccino
Con solo le nuvole
-è vero, non ci avevo pensato-
-potresti allontanarlo-
-allontanarlo..?-
-gia, gli dici che non lo vuoi più in casa, cose così,
fai in modo che non vi
stia cosi addosso, e questa strana storia finirà-
Senza promesse, senza ragazza, senza amici appiccicosi
Era solo, con le nuvole
Così si sdraiò li, col sapore della sua sigaretta ancora
tra le dita
E quei sospiri che vennero subito dopo…
Un po di pace
finalmente
-si forse…forse dovrei-