Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: MillyMalfoy    10/10/2008    3 recensioni
Naruto Shippuden. Due anni e mezzo sono passati, da quando Naruto è partito dal Villaggio della Foglia. Hinata nel suo cuore ha imparato ad amare qualcuno che non porta il suo nome, ma quando lui tornerà, cosa succederà nella vita e nel cuore di Hinata? E se poi un ulteriore dramma cambiasse nuovamente tutto?
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara , Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Il sole era alto nel cielo, attorno a noi solo sabbia, nulla più.

Il sudore, dalle nostre fronti,  scendeva copioso lungo il corpo.

Osservavo i miei stanchi compagni di viaggio.

Bravissimi Ninja: i miei compagni di infanzia e adolescenza, oramai solo un ricordo lontano di momenti felici.

“Cosa sta succedendo?” chiese Kakashi ai suoi vicini.

In lontananza una decina di ninja della Sabbia circondavano qualcosa celato alla nostra vista.

Tacitamente allungammo il passo e raggiungemmo l’orizzonte.

“Cosa succede?” chiese nuovamente Kakashi.

“L’Akatsuki ieri sera ci ha attaccato. Siete voi i ninja che il villaggio della Foglia ha inviato?” chiese uno di loro.

“Sì, siamo noi. Abbiamo saputo del rapimento” disse Neji interrompendo il suo parlare e volgendo il suo sguardo su di me.

“Il rapimento di Gaara”  intervenni.

Fu allora che i ninja della  Sabbia notarono la mia presenza, io mi sforzai il più possibile per non far trasparire la mia agitazione alla loro attenzione.

Spostai lo sguardo su ciò che prima mi era nascosto e il mio cuore sussultò.

A terra, riverso esanime, un corpo malconcio: “Kankuro!” gridai lanciandomi nella sua direzione.

Mi inginocchiai al suo fianco, il respiro era flebile, quasi impercettibile.

Le lacrime incominciarono a scendermi lungo le guance. Sentivo le persone attorno a me parlare, sapevo che stavano ragionando su come trasportare il corpo.

Ero  perfettamente consapevole che avrei dovuto reagire razionalmente, distaccatamente, come un vero ninja, che sarei dovuta essere fredda e composta, ma lì, a terra di fianco a me, giaceva il fratello di mio marito, del mio Gaara, la mia futura famiglia.

Molti dei ninja al mio fianco mi osservavano con curiosità e rimprovero: pretendevano che reagissi come loro, come un fiero componente della mia casata, del mio villaggio. Ma io non ero più un ninja.

“Cosa gli è successo?” chiesi faticando a riconoscere la mia voce.

Uno dei combattenti della Sabbia mi rispose: “Ha inseguito i rapitori di Gaara lungo il deserto. Lo abbiamo appena ritrovato”.

Follia, solo questo comandò le mie membra e la mia mente. Persi il totale controllo del mio essere. La rabbia che fino a quel momento avevo trattenuto si riversò sul debole corpo di Kankuro.

Lo afferrai per le spalle e incominciai a scuoterlo, gridando: “Stupido! Non azzardarti a morire! Deve essere un maledetto gene di famiglia! Tu non devi dimostrargli nulla. Lui ti ama”.

“Smettila immediatamente”. Fredda la voce, distaccato il tono, ma imperativo, un semplice e chiaro ordine di mio cugino, che recepii e a cui obbedii senza nemmeno protestare.

“Dobbiamo portarlo a Suna il prima possibile, in modo che possa essere curato” aggiunse addolcendo l’intonazione, cercando di darmi una ragione e una motivazione per reagire, una volta resosi conto della mia disperazione.

Lasciai quindi la presa sul corpo di Kankuro.

“Lo porterò io” disse Naruto caricandoselo sulle spalle.

I nostri sguardi s’incontrano e lo ringraziai silenziosamente.

Ironicamente, sapevo che Gaara si fidava di lui. Io mi fidavo di lui.

Incominciammo la corsa verso Suna.

Io, l’ultima della fila, faticavo a mantenere il passo con gli allenati ninja della Sabbia e della Foglia.

Non riuscivo a vedere Naruto, troppo lontano da me, ma speravo che riuscisse a raggiungere in tempo il villaggio.

Quando vidi Suna mi fermai. Nessuno si rese conto della mia mancanza:  erano tutti troppo impegnati a cercare soccorso per Kankuro.

Io ero paralizzata: quello che sarebbe dovuto essere il mio grande giorno si era trasformato nel peggiore dei miei incubi.

“Gaara” dissi al vento. Strinsi i pugni,  rimandai le lacrime nel luogo da cui era venute. Ripresi a camminare, ma ogni passo era pesante.

Avrei così tanto voluto poter vedere il suo sguardo  alle porte della città.

Avrei così tanto voluto sentire le sue braccia avvolgermi e ascoltare la sua voce pronunciare parole che solo per me aveva riservato il suo cuore.

Fu lì, ai piedi di quella città, il momento esatto in cui compresi che non appartenevo più al villaggio della Foglia, che oramai aveva un'altra casa, che avevo un altro ruolo, ma nello stesso momento, come pioggia fredda mi risvegliò l’idea che il mio mondo non era né il villaggio della Foglia, né quello della Sabbia, ma solamente il mio Gaara.

Quell’uomo meraviglioso che conoscevo, quel ragazzo premuroso e attento di cui possedevo il cuore, quel marito che avevo sempre sognato di avere.

Poi entrai a Suna  e lui non c’era. Ad attendermi solo un ragazzo dai capelli biondi, con un sorriso incerto.  Dal cuore fragile e dai sogni impossibili.

Il mio passato che si scontrava con il mio futuro per distruggere il mio presente.

“Hinata” disse. “Stavo aspettandoti. Nessuno ti ha atteso, mi dispiace, se lo avessi saputo…”.

“No” dissi interrompendolo  “Dovevi portare Kankuro qui al sicuro, solo tu potevi farlo, inoltre avevo bisogno di un momento per restare da sola, ho così tanti pensieri in testa, sono così confusa”  conclusi.

“Non saresti dovuta entrare così a Suna…lui sarebbe dovuto essere qui  ad attenderti alle porte della città, non io. Avresti dovuto attraversare le porte di questa città acclamata da una folla adorante indossando vesti d’oro, non in una consunta tuta viola. Mi dispiace” disse.

“Ti dispiaci troppo Naruto, per qualcosa di cui non hai colpa, né potere.  Possiamo solo vivere, non ci è concesso avere il comando della nostra esistenza” risposi.

“Sei sempre stata così saggia, e io così cieco” ribatté.

“Ho solamente imparato ad attendere con speranza. Le cose migliori avvengono con il tempo a chi ha saputo aspettare” dissi.

Giunse Temari e ci interruppe.

“Hinata” mi disse irritata. “Sono la rappresentanza inviata dal villaggio della Sabbia per accoglierti” continuò senza mai guardami in volto.

“Naruto” disse prima di voltarsi e incominciare a camminare.

La seguii verso Suna: la mia futura casa, il mio inferno.

Perché ogni casa che passavamo, ogni stanza che percorrevamo, era senza di lui.

Entrammo nel palazzo più grande del villaggio, e Temari mi condusse in una grande  stanza. Un letto e un semplice mobile sulla destra. Tre sole foto a decorare la stanza. Mi avvicinai al mobile su cui erano appoggiate: la prima ritraeva Kankuro, Temari e Gaara ancora bambini. Mi voltai verso Temari che voltò subito lo sguardo.

Sapevo quanto fosse difficile per lei accettarmi sapendo che i suoi fratelli erano in pericolo di vita: avrebbe voluto essere al fianco di Kankuro e non lì a fare da balia a me, così le dissi: “Voglio vedere Kankuro”.

Si voltò nuovamente verso di me: le sorrisi, ma il suo volto rimase impassibile.

Mi disse: “Immediatamente”.

Uscì dalla stanza e si diresse lungo il corridoio, il passo pesante e veloce, tanto che faticai a seguirla.

Giungemmo in quello che avrei definito il sotterraneo del palazzo, anche se non avevo la minima idea di dove fossi.

Cinque uomini lavoravano attorno al corpo di Kankuro. Temari si mise al suo fianco senza toccarlo, mentre Sakura e una vecchia che non conoscevo conducevano il rito di guarigione.

Kakashi e Naruto se ne stavano fuori dalla porta in silenzio. Neji, Tenten, Rock Lee e Gai erano affacciati sull’ uscio a osservare i curatori.

Io ero terrorizzata. Indietreggiai  fino ad incontrare con la schiena il muro, e mi lasciai scivolare esanime lungo il freddo cemento della parete fino a ritrovarmi seduta sul pavimento.

Mentre il mio corpo discendeva, la mia mente si perdeva nei ricordi.

Il giorno in cui Naruto lasciò Konoha, l’odore dell’aria quel giorno. Il ricordo delle lacrime sulla pelle quella notte.

Poi il ricordo delle medesime lacrime, ma versate per qualcuno così simile e al contempo così differente.

Il ricordo di mio padre quando mi disse che mi aveva trovato un marito. La delusione nel capire di essere solo uno strumento di alleanza per la mia famiglia e per il mio villaggio.

La gioia per aver compreso  che era stato lui ad avermi chiesto in moglie, e poi il ricordo di quella sera abbracciati sotto le fronde di un albero ad osservare un pacifico tramonto in attesa delle illuminate stelle.

 

Tuo cugino è davvero un ninja promettente” mi disse. La sua mano sulla mia, le nostre dita incrociate.

“Sì, diventerà un bravissimo ninja. Sarà lui lo Hyuga di cui tutti si ricorderanno: di lui e di mia sorella” risposi.

“Ti fa molto male?” mi chiese.

Sospirai. Lui mi capiva meglio di chiunque altro al mondo.

“Non sono gelosa di mia sorella, la adoro, e voglio davvero bene anche a mio cugino, te lo giuro. E’ solo che  …” mi interruppe completando la mia frase.

“E’ solo che vorresti che tuo padre ti mostrasse almeno un po’ dell’affetto che ha per te. Perché tu non fai altro che domandarti se prova dell’affetto per te, e vorresti davvero una risposta a questa semplice domanda”. Sospirai e lui mi baciò il capo.

Chinai il viso e baciai la sua  mano.

Sentii il suo abbraccio stringersi ancora di più.

“Io mi pento” incominciò “mi pento perché non ho mai dimostrato ai miei fratelli il mio affetto. Siamo solo noi oramai, e ho passato, sprecato così tanto tempo a notare il disprezzo e l’orrore degli altri nei miei confronti  che non ho mai veramente notato quanto mi siano stati vicini, sempre fedeli. So quanto sia stata dura per loro crescere al mio fianco. Sono due persone che dovresti veramente conoscere, ti piacerebbero. Avresti davvero tante cose di cui poter parlare, loro non sono come me, non stanno sempre in silenzio come faccio io” mi disse. I suoi occhi brillavano.

“Abbiamo tutti e tre l’amore per te in comune” gli risposi “Poi sono sicura che loro sanno che li ami ,e conoscono la profondità del tuo cuore e la purezza dei tuoi sentimenti” conclusi.

 

“Hinata” qualcuno mi chiamò. Sollevai il viso e vidi Temari in piedi di fronte a me, le mani sui fianchi. “Kankuro deve riposare, e dovresti farlo anche tu” mi disse.

Mi sollevai da terra e la seguii. Non mi attese, non mi parlò, mi condusse semplicemente fino alla porta dei miei alloggi.

“Come sta Kankuro?” chiesi con voce incerta.

“Guarirà hanno detto,  anche se non credo t’importi più del dovuto” mi rispose. Percepii le sue parole anche se le pronunciò con un filo di voce. Rimasi in silenzio, presi fiato e chiesi: “Quando partiremo alla ricerca di Gaara?”.

“Noi domani mattina, tu mai. Saresti solo d’impiccio, ci faresti rallentare” mi rispose seccata e fredda.

“Non vi farò rallentare, ve lo prometto…io devo venire con voi..” cercai di protestare.

“Tu resterai qui a Suna, qui in questa stanza, la sua stanza, come lui avrebbe voluto, al sicuro. Ti verrà portato il cibo necessario, ma non ti sarà concesso di lasciare la tua stanza, la stanza di Gaara. Di questi tempi non ci si può fidare di nessuno. Tu sei solo una bambola, solo un simbolo di alleanza fra due villaggi, e devi imparare da subito quale è il tuo posto. Questo è il tuo dovere, questo è un ordine” mi rispose.

Il sangue si paralizzò nelle mie vene. La testa incominciò a girarmi vorticosamente. Non capivo da dove derivasse tutta questa durezza e animosità che mi veniva riservata. Il mio cuore era stato spezzato e rapito, e ora colei che avrebbe dovuto condividere il mio dolore mi dimostrava solo un muro di disprezzo.

Sapevo che la maschera che Temari aveva deciso di indossare era una protezione, un disperato tentativo di difendersi da una sofferenza inevitabile. La rabbia e la gelosia avevano trovato il loro sfogo perfetto nella mia presenza. Così decisi di combattere la paura con l’unica arma che possedevo in quel momento: la comprensione.

“Non sei nemmeno in grado di rispondere, di provare a ribellarti. Ti arrendi così facilmente ad un rifiuto? Perché non reagisci? Perché lui ha scelto di sposare te, una vuota e debole ragazzina della Foglia? Perché il potente Gaara ha scelto te fra molte? Perché una bambola senza spina dorsale? Perché non ha scelto una degna compagna invece che te?” mi gridò arrabbiata la Kunoichi della sabbia.

Mi avvicinai a lei e le afferrai i polsi. Lei cercò di divincolarsi e sfuggirmi, sicura della sua forza superiore, ma la mia presa su di lei era salda.

“Non ti rispondo semplicemente perché tu ami Gaara esattamente quanto lo amo io.

E perché lui ti ama esattamente quanto ama me”. Violenti singhiozzi incominciarono a scuotere il corpo di Temari.

Cercai da avvolgerla in un abbraccio, come mi era possibile.

Restammo così per qualche minuto, il tempo dovuto per permetterle di rimpossessarsi del suo solito impeccabile contegno.

“Partiremo domani mattina, ora riposati. Domani manderò qualcuno a chiamarti” mi disse prima di sparire dietro l’enorme porta di legno della camera.

Mi trovai così spaventosamente sola.  In una stanza vuota  a chiedermi perché mai Gaara avesse stabilito di farmi dormire nella sua camera, rendendomi il torto di non accompagnare il mio sonno, di non essere al mio fianco pronto a stringermi, a coccolarmi.

Ritornai ad osservare le foto che prima avevo così frettolosamente abbandonato . Ritrovai le foto di Gaara con i suoi fratelli. La seconda cornice nascondeva una bellissima istantanea  di noi due.

Nella foto ho un’espressione così sorpresa, mentre  lui che mi cinge da dietro. Fu uno dei giorni più belli della mia vita.

La terza e ultima foto, mi ritrae in ginocchio: indosso un kimono blu con ricamati dei fiori rosa, i capelli ancora corti. Me la scattò mia sorella, una domenica pomeriggio, durante una delle riunioni del clan Huyga. In mano reggo una tazzina piena di the.

Non sono particolarmente bella, o sorridente, o espressiva in quella foto, ma lui mi chiese di donargliela e io lo feci.

“Ti amo” sussurrai al vento, con la speranza che potesse portargli le mie parole.

Ma qualcun altro le ricevette.

“La porta era aperta” mi disse.

“Naruto” sussurrai, voltandomi per incontrarne lo sguardo.

“Kankuro si rimetterà presto” incominciò a dire cercando di rassicurarmi.

Poi si ammutolì, abbassò il capo, prese fiato e riprese a parlare: “Domani mattina all’alba partiremo alla ricerca di Gaara e dei suoi rapitori”.

“Verrò con voi!” affermai.

Abbassò nuovamente lo sguardo, non voleva che leggessi il dolore nei suoi occhi.

Sospirai.

“Naruto, ti prego, cerca di…” dissi, ma venni interrotta: “Io ti capisco. Cerco di farlo, ci provo davvero, ma è così difficile”.

“Mi dispiace” dissi “lo sai che non vorrei mai e poi mai essere io la causa del tuo dolore. Non desidero altro che vederti felice, ma non posso abbandonarlo, non posso non seguirvi nella sua ricerca, io devo salvarlo. Ho già rinunciato a troppe possibilità in questa vita, per non aggrapparmi a questa”.

Terminate le mie parole, sentii un improvviso freddo, e mi diressi così alle vetrate della terrazza che cercai invano di chiudere, perché erano già serrate.

“Sono contrario all’idea che tu venga con me domani. Vorrei solo saperti al sicuro, anche se fra le braccia di un altro, ma al sicuro. Non posso essere felice senza di te, ma posso vivere senza sensi di colpa, sapendoti felice, sapendoti realizzata, sapendoti amata e protetta.  Mi uccide sapere che domani potremmo trovarci in pericolo mortale, che potrei non essere in grado di proteggerti, di salvarti. Ma lo posso accettare, posso capire perché devi farlo, e anche se mi fa soffrire questa consapevolezza, non posso fare altro che prometterti tutto il mio impegno in questa missione. Noi riusciremo a salvare Gaara, io ci riuscirò”.

Abbassò il capo, mi parve un semplice sforzo per trattenere le lacrime, poi riprese a parlare: “Ti capisco anche perché … anch’io ho bisogno di ritrovare Gaara… devo farlo, devo affrontare quei traditori. Nessuno meglio di me può capire cosa stia passando Gaara…sapere di non essere altro che un involucro. Nessuno meglio di me può comprendere la frustrazione e  l’ira che si può provare verso qualcuno a cui interessa semplicemente il mostro che racchiudi, lo stesso mostro che ti ha fatto crescere solo, odiato, osservato, indicato, deriso, che ha allontanato tutti per paura, per ignoranza, per incomprensione. Io so cosa significa convivere ogni giorno con un mostro”. Il suo petto si alzava ritmicamente, il fiato corto. I suoi occhi azzurri brillavano, le sue membra tremavano. Per un momento ebbi la netta sensazione che anche lui sentisse il mio stesso freddo.

“Grazie Naruto” gli dissi mentre mi avvicinavo a lui, mentre afferravo le sue mani, mentre cercavo di riscaldarlo. “Ancora una volta” dissi mentre con due dita gli sollevavo il mento, in modo che i nostri occhi fossero uniti. “Tu sai che io mi sono innamorata della meraviglia che circonda quel mostro”  dissi.

Distolse lo sguardo, si allontanò e si diresse verso la porta, ma prima di uscire e chiuderla dietro di sé si volto e mi chiese: “Quelle parole …. Quelle che hai pronunciato quando sono entrato … non … non erano per me, vero?”.

Chiusi gli occhi, presi il fiato e gli risposi: “No, erano per lui”.

“Riposati, partiremo all’alba” mi disse prima di uscire e chiudere la porta.

Allora, sola in camera, corsi ad aprire la finestra della terrazza. Avevo improvvisamente bisogno di aria, e un freddo vento mi colpì. Le mie gote si colorarono, mi strinsi in un abbraccio a cercare un po’ di conforto, poi osservai il cielo.

La luna piena alta sopra la mia testa, attorniata dalle stelle, sue figlie, pronte ad illuminare il mio cuore.

Sorrisi all’astro lunare e lei mi riscaldò.

“Io sono l’acqua che bagna la sabbia , io sono la superficie del suo mondo, il cuore della sua vita e lui è il mio salvatore, il mio creatore, il mio amore. Perché a noi tale sorte è destinata? I più grandi amori in tragedia è giusto che si concludano? Forse per non creare torto a te bellezza fra le beltà del mondo? Oppure è più semplicemente colpa della mia lussuria, di quel bacio che mai le mie labbra avrebbero dovuto donare? Madre Luna, amica della mia infanzia. Aiutami, consolami, prega con me affinché anche questa marea possa finire e la pace possa tornare a essere la regina del mio cuore” le dissi con le lacrime che inondavano i miei occhi.

Poi lo vidi, piccolo e lontano, in un'altra terrazza, sotto la mia.

“Kankuro” sussurrai mentre i miei piedi si muovevano da soli, correndo fuori dalla porta, lungo le scale, per poi fermarsi improvvisamente davanti a quella porta socchiusa ed entrare lentamente , fino a giungere al suo fianco.   Il suo petto era vistosamente fasciato.  Appoggiai le mani sul fresco marmo del balcone, passarono pochi secondi, poi senza nemmeno voltarsi verso di me  mi parlò: “Hinata”, mi salutò.

“Kankuro” gli risposi.

“Sono ancora vivo. Dicono che guarirò, ma io non ne sono così convinto. Oggi non ho davvero più nessuna certezza. L’unica cosa che so per certo è che sei solamente una sciocca bambina viziata, Hyuga”.

 

Per un momento credetti che Naruto gli avesse raccontato del nostro bacio, ma le parole che mi disse subito dopo dissiparono ogni mio dubbio.

“Sei una stupida a partire alla sua ricerca. Rallenterai solamente il gruppo di ninja, sarai solo d’impiccio e morirai certamente. E se mio fratello o mia sorella moriranno a causa tua non potrò mai perdonartelo”.

Fissai immobile la luna per pochi attimi, cercai di ritrovare in lei la mia forza, poi gli risposi: “Sono consapevole di non essere il ninja più forte del villaggio della Foglia o della Sabbia, ma io ho qualcosa che nemmeno il più motivato dei vostri combattenti ha: io ho il mio amore per lui. Ho bisogno di andare perché quando lui verrà liberato, quando si risveglierà da questo incubo devo essere al suo fianco, devo essere il braccio su cui si appoggerà per camminare. Poi tu osi redarguirmi, quando tu per primo sei corso nel deserto incauto e impreparato per salvarlo. Solo per amore. Quindi tu più di chiunque altro dovresti capirmi”.

“Gaara mi ha chiesto di proteggerti, di aiutarti, di vegliare su di te. Lui ti ama più di chiunque altro” concluse Kankuro, poi chiuse gli occhi nel tentativo di trattenere il turbinio di emozioni che lo stava divorando.

“Tuo fratello ti ama, ci ama. In maniera diversa sicuramente, ma con la stessa intensità, ed è anche per questo che devo salvarlo, perché lui ha bisogno di voi, della sua famiglia, esattamente come me. Anche io ho bisogno del vostro appoggio” conclusi.

“Salvalo. Riportalo a casa.” fu tutto quello che mi disse. Ma capii che le mie parole lo avevano colpito.

“Lo farò” gli risposi “ma ora andiamo a riposare, ne abbiamo bisogno entrambi” conclusi lasciandolo solo nella sua camera.

Rientrata in camera di Gaara mi preparai per dormire. Mi infilai sotto le coperte del morbido letto, e piansi per minuti lunghi ed interminabili. Fu così che mi addormentai.

                                                                                                                                         

 

 

Ecco il nuovo capitolo!!!

 

Mille anni, lo so, sono passati dall’ultimo aggiornamento, e quindi chiedo mille volte scusa!!

 

Ora commenti:

 

hinata93 : Gaarahina invece che NaruHina… sono ancora sul ciglio dell’indecisione… chi trionferà in amore? Non so ancora bene! Spero che questa storia continui a piacerti!

 

mchm:  Gaara in trappola mi sembrava una possibilità troppo dolce e appetibile per non creare un capitolo si misura per Hinata! Una sviolinata ogni tanto se la merita anche lei!

 

V@le:  Ecco il prossimo capitolo! Spero continui a piacerti il GaaraHinata, siamo davvero poche, ma buone:D!!

 

Ayumi: Leggere i tuoi commenti mi riempie sempre di gioia! Da una bravissima autrice come te i complimenti fanno sempre piacere!! Dimmi che cosa ne pensi di questo capitolo scritto in viaggio e a più riprese!  Spero possa essere di suo gradimento!!! Poi dobbiamo anche decidere una data:D!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: MillyMalfoy