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Autore: Strega_Mogana    06/10/2014    1 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Corro il rischio di non poter aggiornare domani.
Così ho deciso di anticipare di un giorno.


Capitolo 2: La voce della coscienza

Sudava in quel letto come se qualcuno gli avesse acceso un fuoco sotto il materasso o direttamente in corpo.
Sudava e si dimenava mentre raccapriccianti Dissennatori con le labbra tumefatte si avvicinavano per baciarlo, e le loro mani morte cercavano di toccarlo e trascinarlo in un mondo vuoto e privo di emozioni.
Si dimenava e gemeva mentre sentiva la risata di Patricia esplodere attorno a lui, mentre figure femminili con addosso vestiti da principesse gli urlavano che quella era la sua meritata fine.
I cattivi non vincono mai. Nessun felici e contenti per l'assassino Severus Piton.
Severus aprì gli occhi di scatto. Sudava e tremava nel suo letto al sicuro a Hogwarts.
Si sentiva bollente e, contemporaneamente, ricoperto da gelido sudore.
Tentò di spostare le lenzuola e mai gesto così semplice e abituale gli sembrò difficile e impossibile come in quel preciso momento.
Riuscì con la sua ferrea forza di volontà a mettersi seduto.
Il contatto con il pavimento gelido gli fece battere violentemente i denti.
Quando riuscì, dopo vari tentativi inutili, ad alzarsi la sua stanza vorticò così velocemente che dovette aggrapparsi con forza ad una sedia per non cadere o per non vomitare tutto quello che aveva nello stomaco.
Si mosse piano, con gli occhi socchiusi, nella stanza illuminata solo dalle braci di un fuoco morente nel camino.
A tentoni prese la bacchetta sul comodino, la mosse cercando di appellare la vestaglia, ma si sentiva troppo debole e quell’incantesimo di appello, che gli riusciva ogni mattina anche dopo aver ricevuto violenti Cruciatus, non riuscì e la vestaglia restò inanimata ai piedi del letto.
Sentiva la pioggia fuori dalle mura del castello, sentì i tuoni e la testa che rimbombava ad ogni colpo. Reggendosi ai mobili, un passo alla volta, combattendo contro le vertigini e la nausea si avvicinò alla sua personale dispensa alla ricerca di una pozione ricostituente che l'aiutasse a riprendere le forze e preparare una pozione antinfluenzale.
Non si fidava molto delle pozioni di Poppy.
Era un pozionista ex spia e, come tale, si fidava solo del suo lavoro.
Con lo sguardo appannato dalla febbre spostò le ampolle che tintinnarono fastidiosamente tra di loro rimbombandogli nella testa in modo doloroso.
Cercò un paio di volte, combattendo contro la vista doppia e le gambe che sembravano volessero cedere da un momento all'altro. Quando si convinse che non c'era la pozione che stava cercando, andò con molta calma nel suo personale laboratorio. Per fortuna era nella stanza accanto e solo una porta lo sperava dal suo prezioso calderone.
L'odore delle pozioni e degli ingredienti, solitamente un odore gradevole per il suo naso, gli provocò un conato di vomito e gli ci volle una gran forza di volontà per non usare il calderone come secchio.
Un insulto a tutto quello che rappresentava.
Concentrandosi il più possibile si sedette sull'unica sedia presente, quella dove, solitamente, abbandonava mantello e casacca per lavorare e mosse con un gesto stanco la bacchetta.
Il fuoco si accese debolmente sotto il pentolone nero. La fiamma non era abbastanza alta, ma quello poteva sistemarla.
Alcuni ingredienti volteggiavano fino al tavolo dove un coltello tremante iniziò a tagliarli.
Severus chiuse un attimo gli occhi cullato dal rumore ritmico della lama che cozzava contro il tavolo di legno.
Sospirò di sollievo quando il mal di testa e la nausea scemarono e aspettò che il coltello finisse il suo lavoro.

* * * *


Patricia entrò nello studio circolare visibilmente preoccupata, indossava una semplice veste da strega color avorio che faceva spiccare i capelli neri e gli occhi verdi, aveva le guance arrossate per la corsa.
Il Preside sedeva dietro la sua scrivania come se fosse un giorno qualunque.
- Stai bene? – domandò apprensiva - Minerva mi ha mandato un gufo. Diceva che non ti sei sentito bene stanotte.
- Ho avuto un po' di febbre. - minimizzò lui senza smettere di leggere l'ultima uscita di Pozioni Moderne – Mi sono preparato una pozione e ora sto bene. Colpa di quella corsa sotto l'acqua insieme a te. La prossima volta sarai tu ad offrirmi il pranzo.
- Peccato... - mormorò lei sedendosi su una delle poltroncine che, solitamente, occupavano gli studenti mandati da lui per ricevere severe punizioni – ho portato un libro di favole e speravo di leggertelo mentre eri incosciente.
- Preferisco sedermi nell’ufficio di Gazza e ascoltare la storia della sua vita.
La strega fece una smorfia e mise un libro sulla scrivania, il pozionista alzò lo sguardo dalla rivista per vedere un tomo alto quanto un’enciclopedia, la copertina era di pelle marrone, aveva incisa una parola dorata che non riconobbe e quello che sembrava il disegno di una casa di marzapane in rilievo.
Sollevò un sopracciglio scettico.
- Te lo lascio lo stesso.- fece la donna alzandosi – Leggilo, non può farti che bene, burbero mago vestito di nero. Sono quasi certa che una delle tue storie preferite sarà Robin Hood. Non chiedermi perché, ma ho questa sensazione.
- Ti ho già detto che sono storielle stupide. Non lo voglio, grazie.
Patricia si alzò dalla sedia con un sorriso, lasciando il libro al suo posto, lanciò un’occhiata alla finestra alle spalle del mago.
- Il tuo camino è collegato al Ministero? – il Preside annuì - Ha iniziato a piovere e non voglio correre sotto l’acqua per arrivare a Hogsmeade e smaterializzarmi.
Il mago si alzò nello stesso momento in cui Patricia si avvicinò al camino in tutta fretta. Severus afferrò il libro di fiabe e allungò il passo per afferrare anche l’amica.
- Ti ho detto che non lo voglio!
- Non morde sai? – ridacchiò lei allungando la mano nel sacchetto appeso accanto al camino e prendo una manciata di polvere – Potrebbe anche piacerti la Foresta di Sherwood.
La donna buttò la polvere tra le fiamme che divennero immediatamente verdi smeraldo.
Tutto accadde in pochi attimi, lei entrò tra le fiamme nello stesso istante in cui lui le afferrò un braccio.
Il mondo accanto a loro vorticò in un turbinio verde.
La presa sul libro di fiabe si allentò, Severus lo fece cadere senza realmente rendersene conto.
Lo vide aprirsi ai loro piedi e una luce accecante li avvolse.
Poi non sentì più nulla.

* * * *



Il professore di pozioni stava cercando di liberarsi dal un cespuglio di more selvatiche dove era precipitato.
Si guardò attorno mentre strattonava il mantello ormai strappato in un paio di punti. Si era risvegliato in quella che, all’apparenza, sembrava una rigogliosa foresta.
Il sole filtrava dalle alte chiome degli alberi sentiva degli uccellini cinguettare e un coniglio era sparito dentro una tana davanti a suoi occhi solo poco prima.
Non aveva la minima idea di dove fosse finito.
Il suo ultimo ricordo lucido erano le fiamme del camino che avvolgeva entrambi, poi quello stupido libro che si apriva e una luce accecante che li aveva avvolti.
Si era risvegliato in mezzo ai rovi, con dei graffi sulla pelle e un umore decisamente coordinato ai vestiti che usava.
Di Patricia, ovviamente, nessuna traccia. Strattonò ancora una volta la vegetazione, si liberò dal groviglio di spine che gli imprigionava le caviglie e si guardò attorno.
- Patricia!- urlò – Andiamo Patricia non è il momento di giocare. – nessuna risposa neppure in lontananza – Salazar, Patricia! Rispondi! Dove diamine ti sei cacciata?
Udì un lieve lamento, quasi come il pigolio di un animale impaurito.
- Guarda in alto…- mormorò la donna con un filo di voce.
Severus alzò lo sguardo, Patricia era sdraiata pericolosamente su un ramo di una grande quercia. Nonostante fosse in alto Severus vide subito che stava tremando.
- Scendi da lì!
- Non… non... posso. – balbettò la ragazza tremante.
- Perché no?
- Soffro di vertigini. – spiegò con voce strozzata.
- Soffri di vertigini?- ripeté incredulo – E quando voli sulla scopa?
- Mi hai mai visto su una scopa, Severus? – ribatté lei acidamente.
Patricia si mosse con troppa foga, il ramo oscillò pericolosamente. La strega si sbilanciò e rotolò di lato andando incontro al vuoto sotto di lei.
Severus chiuse gli occhi cercando di non guardare mentre lei precipitava, aspettò il tonfo ma non sentì nessun rumore.
Aprì un occhio… poi l’altro… e constatò con orrore che la donna si era aggrappata al ramo e penzolava a quattro metri d’altezza.
- Dammi una mano! – urlò l’altra costringendosi a non guardare giù – Severus, fai qualcosa di utile!
Severus mise una mano all’interno del mantello e sbiancò.
- La mia bacchetta! – gridò guardando a terra – Merlino dov’è finita la mia bacchetta!
- Pensi alla tua stupida bacchetta in un momento del genere?- urlò furiosa la donna – Trova un modo per farmi scendere senza che mi rompa l’osso del collo!
- Giusto. – mormorò il mago guardandosi attorno, come se fosse disponibile una scala in mezzo ad un bosco.
Non trovando nulla che facesse a caso suo sollevò ancora lo sguardo sull’amica valutando ogni possibile soluzione.
Con un sospiro si posizionò meglio sotto di lei e allungò le braccia.
- Lasciati andare!
- Ti sei rincretinito?
- Ti prendo al volo io, fidati. – spiegò il mago.
- Rassicurante…- fece l’altra chiudendo gli occhi, provò a lasciare la presa, ma non ci riuscì. Serrò le palpebre con forza e si aggrappò quanto possibile al ramo – ...non… non riesco Severus. L’altezza mi terrorizza a morte.
- Smettila di fare la bambina e lasciati andare!- urlò arrabbiato.
- Sto facendo la bambina?- rispose a tono lei – Sono appesa ad un ramo e tu mi dici che sono una bambina! Non mi sto divertendo!
- Ti ho detto che ti prendo al volo e tu fai la spiritosa.
- Spiritosa? - strillò Patrica offesa - Severus io sto tremando di paura e tu non fai altro che dirmi che sono una bambina! Sei… sei… – non riuscì a finire la frase che le mani sudate cominciarono ad allentare la presa.
La strega urlò agitando le gambe, il dondolio del ramo era un chiaro segno che presto si sarebbe spezzato.
- Sto per scivolare! – gridò in preda al panico la donna.
- Lasciati andare. Non ti succederà nulla.
- Non riesco Severus.
- Smettila di frignare e sganciati da quel dannato ramo! - ordinò severo.
- Non dirmi cosa devo fare! – urlò esasperata lei.
Non appena finì di urlare le mani lasciarono totalmente la presa lasciandola cadere proprio in testa all’amico.
Severus era pronto ad afferrarla, aveva posizionato bene il corpo e bilanciato correttamente il peso sui piedi, ma quando se la ritrovò tra le braccia non riuscì a sostenere il suo peso e cadde.
Rotolarono entrambi a terra, lui la teneva stretta, lei si era aggrappata al suo collo tremante come una foglia.
Quando si fermarono, Patricia aveva il viso premuto con forza sulla sua casacca.
- Sei a terra. – le sussurrò l’uomo all’orecchio – E’ tutto finito.
La donna si guardò attorno con i grandi occhi verdi sgranati dal terrore, fece un sospiro di sollievo. Poi cominciò a sbraitare.
- Non osare mai più urlarmi in quel modo hai capito! Io non sono una tua studentessa! Non darmi più ordini! – si alzò dal terreno e si guardò attorno per la prima volta.
- Tu… tu…- cominciò Severus forzandosi di non strozzarla con le proprie mani – io… io.. argh!!! – si allontanò qualche passo cercando un sentiero o, comunque, un qualche punto di riferimento conosciuto.
Purtroppo la foresta era molto fitta, non vedeva molto oltre alla vegetazione, gli alberi sembravano semplici pini e querce. Insomma nulla di caratteristico.
Sentì la presenza dell’amica accanto, ma non le disse nulla.
- Scusa. – mormorò lei con un filo di voce – Hai ragione, mi sono comportata come una bambina. Ero molto spaventata.
- Non importa Patricia. Anch’io ti devo delle scuse, sono stato troppo duro. – fece lui – Ora dobbiamo capire dove siamo.
- Io posso rispondere. – echeggiò un’acuta voce allegra spuntata dal nulla.
- Chi ha parlato?- fece Patricia guardandosi attorno.
- Io. – rispose la vocetta.
- Fatti vedere! – urlò Severus sospettoso - Esci allo scoperto.
- Ma io sono allo scoperto!
La strega fece un passo in avanti guardandosi attorno.
- Ehi ferma! Così mi schiacci!
- Cosa?- la ragazza alzò il piede. Sotto la suola c’era un piccolo esserino verde, vestito di stracci e molto denutrito – Non posso crederci…- mormorò facendo un passo indietro, ma il piede si incastrò in una radice sporgente e cadde a terra.
- Stai bene? - domandò Severus chinandosi per aiutarla ad alzarsi.
Il suo sguardo si posò sullo strano esserino che stava appoggiato al suo ombrellino tutto rattoppato e arrugginito, era in piedi su una foglia che, date le piccole dimensioni dell'essere, sembrava un grande tappeto verde.
– E tu chi... cosa… sei?
- Come chi sono?- fece sconcertato l'altro – Io sono il Grillo Parlante! - si tolse il cappellino malconcio e fece un teatrale inchino.
L'unica risposta del mago fu il sopracciglio che si inarcava in una perfetta mezzaluna.
- Insomma! – urlò indignato il grillo pestando un piccolo piedino a terra, il gesto di stizza fece ondeggiare la grande foglia e, per poco, l'essere non cadde – Non mi conoscete? Il Grillo Parlate… Pinocchio… La Coscienza… Geppetto… La Fatina dai capelli Turchini….
- Patricia conosci una strega che si chiama così?
La donna guardava l’animale incuriosita, non capiva se fosse una sua allucinazione causata dalla caduta o se fosse realmente il Grillo Parlante di Pinocchio.
- Io conoscevo una strega che si faceva chiamare così, - confermò sorridendo - ma non erano i capelli ad essere turchini.- il mago sollevò lo sguardo al cielo e scosse mestamente il capo - Se lei è il Grillo Parlante, - continuò la donna - mi sa dire dove ci troviamo?
- Ma certamente! – rispose entusiasta – Benvenuti nella Foresta di Sherwood! – aprì le piccole braccia come se volesse abbracciare l'intera foresta.
Una delle cuciture della vecchia giacca si allentò, strappandosi all'altezza del gomito.
- Maledizione! - imprecò il Grillo esaminando il danno – Era la mia giacca buona!
Patricia e Severus si guardarono in faccia.
- Scusa Grillo... - mormorò la strega – io non... non ho capito bene. Dove hai detto che siamo?
- La Foresta di Sherwood, - ripeté il grillo socchiudendo gli occhi insospettito mentre cercava di unire i lembi strappati del buco che si era formato sul gomito – … ma voi non leggete? Non conoscete le fiabe?
- Severus... quando siamo caduti abbiamo battuto la testa vero?
- E’ molto probabile. – rispose stordito – Commozione celebrale… a volte non sa di averle.
- Esatto. – confermò lei – Sì, allucinazioni causate dalla caduta. Oppure abbiamo mangiato qualcosa che ci ha fatto male, quel pesce a pranzo ieri non mi sembrava freschissimo.
- Tu hai la bacchetta Patricia?
- No, la tengo sempre nella stessa tasca, ma è come sparita.
Piton annuì pensieroso.
C'era qualcosa di strano in quel posto, qualcosa che lo inquietava molto più degli occhi rossi dell'Oscuro Signore.
Per prima cosa doveva capire cos'era successo. Perché la Metropolvere non aveva funzionato?
Perché erano finiti in quella foresta che non riconosceva?
Un'improvvisa illuminazione gli fece accapponare la pelle.
Il libro... quello stupido libro... si era aperto...
- Patricia, - fece il mago – il libro che mi avevi portato... dove... dove l'hai preso?
- Me l'ha regalato Arthur Weasley l'anno scorso al mio compleanno.
- E ti sei fidata di uno che lavora all'Ufficio Uso Improprio dei Manufatti Babbani? Di uno che trova divertente a prendere la scossa con le spine elettriche?
- Sei troppo sospettoso! L'ho letto un sacco di volte e non mi è mai successo nulla.
- Patricia ti rendi conto che abbiamo un'allucinazione davanti ai nostri occhi che dice di essere il Grillo Parlante? E’ meglio se troviamo un sentiero per uscire di qui.
Il Grillo Parlante non era un tipo che mollava facilmente, socchiuse gli occhi e guardò molto attentamente un fiore. Mise l’ombrello sgangherato tra i denti e cominciò ad arrampicarsi sullo stelo, arrivò alla corolla tutto sudato e senza fiato, si mise a saltare su un petalo e a sbraitare.
- Io sono realmente il Grillo Parlante!
- Se sei il Grillo Parlante. – fece Patricia iniziando a cercare un sentiero – Perché sei vestito di stracci? Se non sbaglio la fatina ti aveva messo dei vestiti puliti.
- Da quando Pinocchio è diventato umano non ho più un lavoro.
- E non sei andato a fare la Coscienza di qualcun altro?
- Ora tutti vogliono fare i politici, gli avvocati, gli assicuratori o i venditori d’auto… sono lavori che non vanno d’accordo con la coscienza e gli altri sono troppo arrabbiati con i primi così hanno fatto tacere la propria coscienza per potersi vendicare… il mondo sta andando a rotoli. – spiegò rassegnato scuotendo la piccola testa verde e pelata.
- Capisco. E cosa vuoi da noi?
- Io so come uscire di qui.
Con un movimento fluido e fulmineo Severus lo acciuffò dalla corolla del fiore.
- Tu sai come farci uscire?
Il grillo non rispose, cercava disperatamente di allentare la presa del mago che lo stava letteralmente stritolando, il piccolo volto paffuto era passato dal verde ad un intenso colore rosso.
- Severus lo stai uccidendo!- urlò la donna liberando l’esserino da quella morsa mortale.
- Gr… gra… grazie…- boccheggiò il Grillo prendendo aria dal palmo della mano di Patricia – ... ancora qualche secondo e ci restavo secco, non bastava Pinocchio e il suo martello.
- Hai detto che sai come farci da qui. – lo aggredì Piton - Avanti parla!
Il Grillo lo guardò storto, si alzò e si spolverò il vestito liso.
- Sì, so come farvi uscire ma non ve lo dirò fino a quando quello lì, - disse stizzito puntando un dito verde contro Severus – … non mi chiede scusa.
Patricia lo guardò, la sua occhiata valeva più di mille parole.
- Io non chiedo scusa a quella bestiaccia!
- Severus…- mormorò Patricia, il tono non ammetteva repliche – avanti chiedi scusa al Signor Grillo Parlante.
- Non ci penso nemmeno. – ribatté voltandogli le spalle – E’ una follia! – borbottò ricominciando a cercare un sentiero per conto proprio - Ora mi devo scusare con un Grillo. Io li butto nei pentoloni bollenti! Ci faccio le pozioni con quegli inutili insetti verdi.
Il Grillo Parlante cominciò a tremare.
La strega lo aiutò a tornare sulla corolla del fiore, poi si avvicinò all’amico.
- Severus… – gli sussurrò all’orecchio – può essere l’unico modo per uscire da qui e tornarcene a casa. Io non vedo un sentiero e senza la magia siamo completamente indifesi. Se non hai un piano alternativo, ti prego per una volta di fare il gentile.
Piton si bloccò e le lanciò un’intesa occhiataccia, poi buffò. Chiuse gli occhi e borbottò quelle che sembravano scuse.
- Non ho capito…- fece il Grillo tendendo un minuscolo orecchio – può ripetere?
- Scusi, non volevo stringerla in mano è stato un… incidente.
- E si scusa anche per avermi dato della bestiaccia?
Severus alzò gli occhi al cielo, Patricia lo stava guardando implorandogli di dargli retta.
- Sì, anche per quello.
- E promette di non usare mai più i grilli come ingrediente delle pozioni? – continuò l’esserino con un sorriso.
Severus si voltò con uno scatto, prese quello scocciatore per il colletto della camicia e lo lasciò a penzolare a pochi centimetri dal suo naso.
- Senti esserino verde, non farmi perdere la pazienza altrimenti infilo te dentro un calderone e ti posso assicurare che sarai ancora vivo quando l’acqua comincerà a bollire.
Il Grillo divenne bianco come il latte, deglutì un paio di volte e poi tornò del suo solito colorito verde chiaro.
- Va… va bene…- borbottò l’animale – accetto le scuse. Ora se non le dispiace…
Severus lo guardò torvo poi lo passò nelle mani di Patricia.
- Allora bestiaccia. – disse Piton con tutta la scortesia di cui era capace – Dove diavolo siamo e dove dobbiamo andare per uscire da questo posto?
   
 
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